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venerdì 8 ottobre 2010

Chiedono la pena di morte, perchè sono più bestie della BESTIA?

La pena di morte non è una pena. Si contesta l'omicidio per commetterne un altro, egualmente arbitrario. Illogico. Ti uccido perchè tu hai ucciso.

L'esecuzione capitale è un atto intrisecamente delittuoso: l'ordinamento che lo prevede non rispetta la condizione della propria validità. Per fortuna l'articolo 27 della Costituzione italiana comma 4: "Non è ammessa la pena di morte". Nessuno tocchi Caino, insomma. A questo punto, posto che ignorantia legis non excusat, chiedono la pena di morte violando la Costituzione italiana, perchè sono più bestie della BESTIA?

Medioevo \ Barbarie

lunedì 4 ottobre 2010

L'art.21 della Costituzione non vale per un libraio che sostiene di amare Milingo

Se passasse Francesco Totti e scrivessessimo "I love Milito" (attaccante Inter) succederebbe qualcosa?

Ma come, in questi giorni in tutta la rete non si fa che parlare della bestemmia del premier Silvio Berlusconi e la censura dello Stato cosa fa, si materializza con forza con un povero libraio borbottino, Salvatore Rizzuto Adelfio, che rivendicando il ruolo del libraio come operatore culturale, aveva esposto nella propria libreria "AltroQuando" uno striscione ironico con scritto I love Milingo, in concomitanta con la visita del Papa a Palermo ed il relativo adiacente passaggio.  La Costituzione vigente, così all'art. 21 Art. 21 co.1: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. L’opera censoria delle forze dell’ordine pare lesiva della libertà democratica di espressione del pensiero e per questo la rete è insorta parlandone, anche con riferimento alla contemporanea bestemmia del premier.


"Pazzesco. Ho visto il video della Digos che fa una irruzione stile rogo nazista dei libri del '33. Non so se aver più timore di rapinatori o se della Polizia. Il fine settimana a scodinzolare dietro dietro il papa... La settimana scorsa a manganellare studentini (detto con affetto... ho 50 anni) di 16/18/20 anni a Torino. Dopo che li avevano già bastonati in altre città. Bastoni per chi a Napoli protesta per evitare l'ennesima discarica a 300 mt da casa, dato che ha già 3 malati di cancro in casa...Bastoni per chi protesta per la chiusura degli stabilimenti. Bastoni... bastoni... bastoni...Brutti segnali" Tratto dal Blog di Beppe Grillo.

sabato 2 ottobre 2010

Magnifici cambiamenti climatici all'Università Ca' Foscari Venezia. La questione morale

30/09/2010 L'entrata principale di una Ca' Foscari irriconoscibile è sbarrata fisicamente da decine di poliziotti in assetto antisommossa, chiamati a tutelare l'ordine pubblico rispetto alle sacrosante proteste dei 39 lavoratori dell'Università reintegrati dal giudice. Scudi e manganelli fuori luogo alimentano nientemeno che la tensione ed il nosense nel tempio delle idee, del dialogo e della conciliazione. Lo Stato non è più in grado di tutelare il diritto al lavoro, se non per mano di una magistratura sempre più intasata e pertanto astutamente criminalizzata. L'unico pericolo concreto è rappresentato dall'incapacità manifesta di un rettore, Prof. Carlo Carraro, esperto di cambiamenti climatici, di ricevere dignitosamente i propri lavoratori in quella che più volte i giudici hanno sancito essere la loro sede naturale di lavoro. I lavoratori sono stati ricevuti nel cortile in una atmosfera surreale, indegna di una Università. La temperatura del clima a Ca' Foscari sta aumentando e tende a surriscaldarsi e questa incapacità saccente ed imbarazzante non contribuisce a rasserenare il clima.


Nella serata del 30 Settembre 2010, il Prof.re Carlo Carraro, circondato da decine di poliziotti in assetto antisommossa, chiamati irrazionalmente da Bologna a contenere un “pericolosissimo” manipolo di lavoratori disperati ed esasperati che da troppi maledetti mesi chiedono il rispetto delle ordinanze dei giudici, ha, tra le tante cifre richiamate in un freddo cortile ed in una atmosfera surreale, parlato della necessità di reperire 700.000 euro per sbloccare l’ennesima impasse in una vicenda vergognosa anche per l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che molto probabilmente si ritroverà a rispondere in solido con l’appaltatore di retribuzioni, contributi previdenziali, effettuazione e versamento delle ritenute fiscali sui redditi di tutti i lavoratori coinvolti nella vicenda. Si pensi che perfino gli antichi veneziani nel loro glorioso Arsenale evitavano gli appalti nella costruzione degli scafi perché pur favorendo la produttività, non davano sufficienti garanzie di qualità. Per questo motivo, dopo essere stato adottato in vari casi per la costruzione di tutta la galera, venne limitato esclusivamente alle opere morte e alle attrezzature, cioè alle parti in cui la lavorazione affrettata non pregiudicava la sicurezza dello scafo. A Ca’ Foscari, come ovunque, il servizio di portineria è parte dello scafo, è il biglietto da visita che rappresenta in prima linea l’immagine dell’Università con i propri clienti e più in generale con gli utenti tutti. Quando lo studente percepisce un disservizio da parte del servizio erogato dalla portineria, lo imputa a Ca’ Foscari e non alla cooperativa che si è aggiudicata l’appalto.
Purtroppo Ca' Foscari è sempre più imbevuta di ipocrisia; tanto più si solleva palpabile una questione morale all'Università tanto più evapora timidamente il coraggio di denunciarla da parte dei suoi protagonisti.  Un malloppo val bene una laurea, scriveva sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella in una vicenda poco chiara che riguardava l'Università Ca' Foscari. A nessuno sembra importare che la società civile guardi sempre più all'Università esattamente come nel medioevo un contadino guardava il castello baronale del proprio Signore di turno. Il nodo cruciale è come sempre il conflitto d'interesse tra il ruolo pubblico che si ricopre e  i meri interessi privati. Qui si solleva la questione morale, a Ca' Foscari come altrove. La questione più spinosa è anche quella paradossalmente meno dibattuta anche purtroppo in una Università.

Nelle aule universitarie si affronta nella teoria il Total Quality Management, un modello di qualità che prevederebbe, tra i tanti aspetti anche la possibilità di mettere in discussione i metodi di lavoro da parte dei lavoratori, eppure questi lavoratori delle portinerie nella pratica vengono trattati come dei paria e si vedono negare oltre al diritto al lavoro anche il diritto di parola sul blog del Rettore nella vicenda incresciosa  che li riguarda. L'Università è indifferente rispetto alla politica illegale dell'attuale cooperativa che ha vinto l'appalto e si limita a contare, come ha fatto il Rettore nella serata richiamata, i lavoratori come se fossero figurine da eliminare una ad una prima di arrivare ad una soluzione fisiologica. L'istituzione pubblica non è insorta neanche quando sui 28 lavoratori assunti inizialmente dalla nuova cooperativa al posto dei 39 reintegrati, ben 18 circa sono stati portati alle dimissioni a suon di turni massacranti in violazione della normativa giuslavorista, con irreali ambulanze davanti alle sedi universitarie e funzionari della Direzione Provinciale del Laovoro - Servizio Ispezione del Lavoro chiamati a mettere luce sulla vicenda.

Dicevo che lo studente non sa distinguere, tra Università e cooperativa. Sinceramente non so più neanche io distinguere i volti dell'attuale classe dirigente e della gerontocrazia. Nella fretta potrei scambiare il Prof.re Carlo Carraro con Alessandro Profumo o Cesare Geronzi e tanti altri. Guardateli i volti di chi si occupa di finanza a discapito dell'economia reale; sono tutti uguali, patinati di ipocrisia e pronti a risolvere con compromessi e transazioni economiche i nodi morali della vita, costruendo un modello di società impregnata di ingiustizia. L'esame di etica economica l'hanno superato velocemente come se fosse un pesante carretto trainato da uno stupido mulo. Sembrano costruiti nel laboratorio della saccenza e della presunzione con lo stampino. Sono quasi tutti dei premi nobel mancati, che alterano la realtà vendendo fumo, così come si vende una “gondoeta” in plastica ad un turista in Lista di Spagna spacciandola per oro zecchino; credono fermamente di dire verità sacrosante mentre pronunciano le menzogne più artefatte. Visto ed appurato che sono un ideologo provocatore, incapace di cogliere la sublime magnificenza di chi come l'attuale Rettore Carlo Carraro, probabilmente è stato il protagonista indiscusso ed incompreso della mostra Russie sul totalitarismo e sulla mistificazione, cercando di togliere in un episodio poco chiaro le mailing list alle RSU di Ca’ Foscari in violazione di legge (art. 28 Legge 20 maggio 1970 n.300), ho trovato  i 700.000 euro. È stato facile trovare i 700.000 euro. Cosa vuoi che siano 700.000 euro al giorno d'oggi.




Contemporaneamente alla nomina nell’ Aprile 2010 del Prof.re C. Carraro nel Cda delle Assicurazioni Generali presieduto da Cesare Geronzi in barba al principio fumoso del cumulo di incarichi rispetto al suo attuale mandato di Rettore, è emerso da uno studio-pilota dal titolo "Finanza e armamenti: le connessioni di un mercato globale" realizzato dall’Osservatorio sul Commercio di Armi (Os.C.Ar) di IRES Toscana – Istituto di ricerche Economiche e Sociali – vincitore del bando di finanziamento della Fondazione Culturale Responsabilità Etica onlus per il 2009, che le Assicurazioni Generali hanno acquistato, come tante altre banche bisogna dirlo, quote di aziende che producono: armi nucleari (210 mila euro), bombe a grappolo (160 mila), ed altre tipologie di armi controverse (370 mila) (Valori, n.78, Aprile 2010). Ora, se il Prof.re Carlo Carraro riuscisse a convincere il suo amico Cesare Geronzi ad investire questi 740.000 nella pacifica istruzione universitaria togliendoli dalle disponibilità dei fabbricanti di morte, il problema sarebbe risolto. Peccato che la mia sembri soltanto ideologia. In fondo questa storia, se la raccontassimo ad un semplice malgaro dell'Altopiano di Asiago non la capirebbe. Beato lui.
Cesare Geronzi, che presiede il Consiglio di Amministrazione delle Assicurazioni Generali, è imputato per il reato di bancarotta in due processi di competenza del Tribunale di Roma. Uno riguarda il crack Cirio, mentre l'altro il crack Parmalat ed Eurolat, accaduti tra il 2002 e il 2003. All'epoca dei reati contestati, Geronzi era dirigente del gruppo bancario Capitalia e assisteva finanziariamente il gruppo Cirio e il gruppo Parmalat. A Marzo 2010 i processi devono ancora avere inizio (Il Sole 24 Ore, Svolta al processo Eurolat Cesare Geronzi prosciolto dall'accusa di estorsione, 23 Marzo 2010).
Cesare Geronzi secondo Marco Travaglio

Il lavoro è essenziale per il benessere di tutti: oltre ad assicurare un reddito, apre la strada al progresso sociale ed economico dando più potere agli individui e alle loro famiglie e comunità. Per realizzare questo progresso però il lavoro deve essere dignitoso. Dignitoso significa che garantisce una posizione produttiva e sufficientemente retribuita, sicurezza sul lavoro e protezione sociale per sé e per le proprie famiglie. Lavoro dignitoso significa migliori prospettive per lo sviluppo personale e per l'integrazione sociale, libertà di manifestare le proprie opinioni, di organizzarsi e di partecipare alle decisioni riguardanti la propria vita, e dà pari opportunità di trattamento a tutte le donne e gli uomini. "Il lavoro non è una merce" si disse in una Conferenza generale dellOrganizzazione internazionale del Lavoro, riunita a Filadelphia nel 1944. Nel 2010 possiamo dire che questa vicenda semplicemente non è dignitosa.

giovedì 16 settembre 2010

In ricordo di Falcone e Borsellino, gridano MAFIOSO a Cesare Dell'Utri


Tutto inizia da un "Vi sembra giusto??" ed il finale è una musica che più o meno fa' così "FUORI LA MAFIA DALLO STATO". Musica.

sabato 11 settembre 2010

Il popolo italiano cacciò Bettino Craxi, per poi nominare imperatore il suo migliore amico

Paul Ginsborg (Londra 1945 -) è uno storico inglese, tra i più noti studiosi contemporanei della storia d'Italia. Fellow del Churchill College di Cambridge, nella cui Università ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Sociali e Politiche. In Italia ha avuto incarichi di insegnamento alle Università degli Studi di Siena e Torino. Dal 1992 insegna Storia dell’Europa contemporanea nella Facoltà di Lettere di Firenze. Qui viene riportato un interessante stralcio di uno dei suoi libri più noti "L'Italia del tempo presente. Famiglia, società civile, Stato 1980-1996" (Einaudi 1998), p. 289.
Nel luglio 1976 la Corte costituzionale aveva emanato un’importante sentenza in cui si definivano le linee guida per la regolamentazione del sistema televisivo. Le trasmissioni nazionali avrebbero dovuto continuare ad essere riservate alla televisione pubblica, mentre alle emittenti private la Corte riservava trasmissioni in ambito locale, in base alla constatazione che le frequenze disponibili erano sufficienti a "consentire la libertà d’iniziativa economica privata senza pericoli di monopoli e oligopoli privati". La Corte aveva inoltre dichiarato che l’etere era una risorsa collettiva, e aveva chiesto al Parlamento di emanare in tempi brevi un’adeguata regolamentazione dell’intero settore dei mass media. Il Parlamento non potè né volle prendere nessuna iniziativa di questo tipo. Trascorsero alcuni anni in cui il mercato della televisione commerciale, libero da vincoli, restò aperto a ogni incursione e a ogni prevedibile conseguenza. Fu proprio in questo periodo che Silvio Berlusconi potè edificare il proprio impero televisivo. Egli era il più dinamico fra gli imprenditori dell’etere, il più preparato a correre sul filo della legalità, colui che sembrava disporre di maggiori risorse finanziarie. Berlusconi era intimo amico di Bettino Craxi. Entrambi milanesi, trascorrevano insieme le vacanze a Portofino e a san Moritz. Un’amicizia così stretta non poteva non influire profondamente sulla politica del governo in ambito televisivo. Il 16 ottobre 1984, due mesi dopo che Berlusconi aveva acquistato rete4 ottenendo così il quasi completo monopolio sull’ emittenza televisiva commerciale, i pretori di Torino, Roma e Pescara ordinarono che i suoi ripetitori venissero parzialmente oscurati. Le motivazioni erano semplici. La sentenza della corte costituzionale del 1976 consentiva l’esistenza di emittenti commerciali scala locale e non nazionale, e le tre reti nazionali di Berlusconi infrangevano palesemente tale dettato. Roma e il Lazio, Torino e il Piemonte, l’Abruzzo e una parte delle Marche si trovarono all’improvviso senza Canale 5, Italia 1 e rete 4. Per gli utenti fu un’esperienza sconcertante. Quel giorno i programmi delle emittenti berlusconiane prevedevano trasmissioni di grande richiamo: un cartone animato di grande successo tra i più piccoli come i Puffi, sceneggiati e film quali Dallas, Dynasty e Mezzogiorno di fuoco (tutti su canale5), l’uomo di Singapore (Italia1), New York, New York (Rete4). Tutto considerato, non era il momento più adatto per ritrovarsi di fronte a uno schermo vuoto. Abbastanza prevedibilmente, il pubblico reagì con accese rimostranze. Le reti di Berlusconi, che continuavano a trasmettere nel resto del Paese, soffiavano sul fuoco chiedendo rispetto per un nuovo diritto del cittadino,"la libertà di telecomando". Di fronte a quella crisi mediatica, la prima nella storia della Repubblica, Bettino Craxi reagì con una rapidità e una determinazione che avrebbero potuto definirsi esemplari se fossero state adottate per altre e più degna causa. Il Consiglio dei Ministri, convocato per il 20 Ottobre, emanò immediatamente un decreto legge valido 6 mesi che consentiva la ripresa delle trasmissioni commerciali su tutto il territorio nazionale. La televisione commerciale era così regredita a un hobbesiano stato di natura, lasciando a Berlusconi tutto il tempo per consolidare il suo stretto controllo del settore.

domenica 29 agosto 2010

Senza ipocrisie, in memoria della Sig.ra Marina Badiello


Stanziali sullo sfondo e nomadi in primo piano a confronto.

Chi come me, intende promuovere i valori della cultura, della tolleranza e vede un arricchimento culturale in una società multietnica, non può esimersi dal provare ad immedesimarsi per un attimo nei panni di un marito e di una figlia che hanno perso tragicamente la persona che più amavano, per mano di alcuni rom delinquenti.
Certo non si può strumentalizzare un singolo episodio e trarne da un singolo fatto di cronaca la condanna di una intera etnia; neanche ignorare però quel dolore infinito, che merita una seria riflessione. Poteva capitare a chiunque e se fosse capitato a me credo che avrei sperimentato l'odio. Senza ipocrisie, così ho intitolato questo post.
Pochi giorni fa due nomadi pluripregiudicati hanno imboccato ad una velocità folle e contromano una stradina a Padova uccidendo una casalinga Marina Badiello, che doveva raggiungere il supermercato Famila di via Fornace Morandi, sarebbe poi tornata a casa e avrebbe preparato la cena per il marito e per la figlia Alessia.
La questione dei Rom, Zingari, Giostrai, Nomadi etc, va affrontata non cercando l'albero dove impiccarli e non accendendo cerini, come delle bestie ignoranti chiedono a gran voce, ma civilmente ed in modo dignitoso, posto che possiamo vantarci di appartenere ad una società civile che si è allontanata dalle barbarie del nazismo. Le persone che gridano al nodo scorsoio (molti si professano "leghisti", in tal senso "legati all'ignoranza"), sono pericolose perché coltivano l'odio e lo riversano ad ondate verso il diverso, qualunque esso sia, come se questo fosse la causa della loro infelicità, che invece si sostanzia nell'incapacità di amare.

Una rom sembra indicare un'altra direzione alla legalità, rappresentata dal funzionario delle forze dell'ordine.
Se il primo pensiero e la prima obiezione, è che alla guida di quell'auto assassina impazzita ci potesse essere anche un delinquente italiano (ce ne sono tanti, lo sappiamo tutti, dai finanzieri furbetti nell'epoca del "Berlusconismo" ai figli di papà che con il macchinone compiono le stragi del sabato sera), il secondo pensiero è che oggettivamente queste etnie si comportano ancora come i predoni nel deserto. Arrivano, si accampano e incominciano a predare, perché incapaci nel loro nomadismo di trovare altre fonti di sostentamento. Una popolazione nomade vive come un parassita, sempre e solo a spese della comunità stanziale, perché il suo stile di vita non le permette di raccogliere reddito in nessun altro modo. Le macchine, gli ori ed i valori che sono nelle nostre case sono nella maggior parte dei casi il loro sostentamento; il loro bottino.

La Mini Cooper nella foto, come tante altre macchine a grossa cilindrata, sono frutto del loro lavoro. Quale? Purtroppo è da tanti anni che non si occupano più del riciclo della carta o del mestiere degli arrotini. La segregazione li spinge sulla inesorabile strada della delinquenza.
Nomadi e stanziali sono stati per millenni due universi complementari, diventando sempre più conflittuali con l’espandersi dell’agricoltura e il diffondersi del modello urbano. Da una parte la “civitas”, dall’altra i senza fissa dimora, considerati barbari e guardati sempre con diffidenza.
Molti organismi di tutela dei diritti umani, nonché studiosi ed esponenti del mondo della cultura, hanno denunciato che nei media italiani l'immagine sociale degli “zingari” viene costruita quasi esclusivamente nel racconto di fatti di cronaca, quasi sempre “nera”, con la rappresentazione dello “straniero lontano da Noi”, dello “straccione” e del “parassita”. Riprova ne è il fatto che quasi tutti gli italiani sono convinti che i rom  siano "ladri di bambini", quando invece nella giurisprudenza italiana non c'è ancora un episodio conclamato che possa avallare questa idiozia. Luoghi comuni, terribili ed indelebili; impossibile estirparli dalle menti perchè eccitano gli istinti più bestiali.
Abbiamo sterminato quasi tutte le popolazioni indigene del mondo perché avevano una cultura e un modo diverso di vivere rispetto al nostro. In particolare i Rom sono sempre stati perseguitati, fino alla deportazione e al genocidio sistematico.
Circa 500.000 Rom si ritiene che siano stati trucidati dai nazisti, perchè detentori di un gene molto pericoloso: l’istinto al nomadismo. Il loro è un “genocidio dimenticato”, rimosso dalla memoria collettiva per i secolari pregiudizi che la società europea ha avuto verso di loro; è stata attribuita a questa etnia una sorta di “propensione a delinquere”, una predisposizione naturale per il furto, il rapimento dei bambini e la magia nera (la chiromanzia, praticata dalle donne). In questi anni oscuri della Storia, anche allora tutto iniziò dal presupposto che la Polizia dovesse schedare, con uno specifico formulario, “le persone che per il loro aspetto, i loro usi e costumi possono apparire zingari o meticci zingari” ed anche “le persone che vanno in giro alla maniera degli zingari”. I dati devono essere trasmessi all’Ufficio Centrale del Reich per la lotta alla piaga zingara, a Berlino.

Questo senso di colpa, questo olocausto, non deve però permettere a taluni di porsi fuori dal sistema attuale delle regole, razziando impunemente quello che gli altri accumulano con il sudore della propria fronte. Per questo, guardando a questo fatto di cronaca come a tanti altri, l'unica soluzione che sembra palesarsi, posto il fatto che queste etnie rifiutano l'integrazione ed una vita stanziale in cui sia chiara una loro identità sociale, è l'espulsione permamente delle famiglie delinquenti dal territorio nazionale come in questi giorni sta avvenendo in Francia. Non me ne voglia Primo Levi che nel libro "La Tregua" disse sapientemente: "Ma quante sono le menti umane capaci di resistere alla lenta, feroce, incessante, impercettibile forza di penetrazione dei luoghi comuni?"

mercoledì 25 agosto 2010

Università Ca' Foscari Venezia: reintegrato il concetto di lavoro dignitoso, che non può essere merce

Portale del quotidiano la Repubblica. In primo piano la notizia del reintegro dei lavoratori.

In questi mesi ho sperato con tutto il cuore che la Sig.ra Giustizia arrivasse all'Università Ca' Foscari Venezia a ridare serenità ed un sorriso a quei lavoratori con cui la schizzofrenica macelleria sociale si era schifosamente divertita. Sono anche orgoglioso di aver contribuito ed agito nel mio piccolo assieme ad altre persone, affinché fosse ripristinato il concetto di lavoro dignitoso, perchè il lavoro non è una merce (Filadelphia 1944). Oggi finalmente si è palesata la Sig.ra Giustizia, annunciandosi nei quotidiani a tiratura nazionalein tutta la sua purezza e bellezza imparziale. Che classe, che schianto. Pochi giorni fa' la Sig.ra era andata a trovare gli operai della Fiat, mettendo in fuga l'assurdità ed il nosense. Ora fortunatamente è toccato all'Università Ca' Foscari Venezia, dove per dirla tutta, questi lavoratori non avevano trovato la solidarietà incondizionata di tutta la compagine cafoscarina (non ho memoria di uno sciopero di solidarietà), ma soltanto la strenua ed isolata difesa di taluni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, che nel loro sito web hanno strillato per mesi quella che è stata e rimarrà negli annali e nella memoria, UNA VICENDA INDEGNA. Il lavoro invece è dignitoso.
Fotografia tratta da sito web del coordinamento dei lavoratori della cultura in lotta

martedì 24 agosto 2010

All-in: vorrei dedicare questa canzone al Presidente Berlusconi


A furia di "All-In", gli italiani si stanno rovinando la vita. Nel testo di questa canzone "Escort 25",  che dedico al Presidente Berlusconi, c'è il modello di vita di tanti Italiani.

venerdì 20 agosto 2010

La vera guerra è sulle strade: girano auto che sono delle bombe


Nella faraonica Formula 1, dove vengono consumati migliaia e migliaia di litri di combustibile in pochissimi attimi di tempo, come se il Pianeta Terra disponesse di materie prime illimitate, dove il gusto della velocità mortale e dei cavalli roboanti deve entrare ben bene nella mente di chi assiste allo spettacolo in modo tale che poi ricercherà negli autosaloni auto sportive costose e riproporrà quegli atteggiamenti aggressivi sulle strade, proteggiamo nell'abitacolo le vite dei nostri piloti  nel nome della sicurezza prima di tutto. La speranza degli illusi è che queste automobili siano la punta di diamante di una ricerca delle case produttrici di automobili rivolta anche ad una maggiore sicurezza, al rispetto della vita. In verità è uno degli show del consumismo più becero, finalizzato al marketing di segmenti di macchine che raggiungono velocità che violano il codice della strada. Quale ipocrisia: migliaia di persone muoiono in italia sostanzialmente per l'eccesso di velocità e non abbiamo ancora prescritto un limitatore di velocità obbligatorio da poter disinserire solo in caso di emergenza e solo nei casi previsti dalla legge.



Una Fiat 500 incontra una Audi Q7. L'ingiustizia sociale in questo incontro. 

Ancora nel 2010, girano infatti delle automobili alimentate a benzina che sono delle vere e proprie bombe pronte a scoppiare. Così, in una banalissima strada di provincia è morta carbonizzata viva con i suoi due figli di 14 e 5 anni, una madreUna madre con i suoi figli, arsi vivi. La sua Citroen C3 è stata improvvisamente tamponata da dietro ed è stata catapultata nell'altra corsia dove sopragiungeva un'altra autovettura. A lei e ai suoi figli va il mio pensiero ed il mio ricordo. In questi giorni quasi tutti piangono la morte di Francesco Cossiga. Io non piango la morte di Francesco Cossiga, ha fatto la sua vita, "picconava" il prossimo verbalmente e pace all'anima sua. Non mi ha mai trasmesso nulla e le sue "picconate" mi pare non contenessero valori universali ma erano fini a sé stesse, in un mondo alieno come è quello della politica italiana. Insomma non è morto Nelson Mandela. Piango invece per un rogo. Si perchè in un paese migliore, dove la cultura della vita è un valore, il paese si sarebbe fermato e si sarebbe domandato se ancora nel 2010 è possibile morire arsi vivi, prigionieri in una macchina con i propri figli. Stento a credere infatti che nel 2010 non si possa prevenire adeguatamente, in un nocciolo indistruttibile, la fuoriuscita di combustibile da un'auto incidentata. Costerebbe troppo, è la risposta ipocrita di chi decide che la difesa della vita è un costo. In un paese normale, la priorità sarebbe questa e non quella di annusare la bara di Francesco Cossiga. La priorità sarebbe quella di, costi quel che costi, pretendere per legge dalle case produttrici e sotto la diretta supervisione dell'apparato statale, che le macchine in circolazione non siano delle potenziali bombe circolanti con indicatori di velocità che contengono valori quali 190, 220, 250, 270, etc.  

martedì 18 maggio 2010

UN TERRITORIO IN CUI SI MUORE DI TUMORE

We inhabit the corrosive littoral of habit (1940) di James Gleeson
Ribellarsi, ribellarsi ancora finché gli agnelli diverranno leoni

La gente purtroppo è in grado solamente di piangersi addosso, di commiserarsi vicendevolmente per il triste ed infausto fato, vivendo privatamente la malattia oncologica nella disperazione più totale. Si vive il male oscuro con timida vergogna, come se chi ne fosse affetto avesse in qualche modo sbagliato peccando. Malattia come un segno del peccato. Nell'apprendere la notizia, tutti ricerchiamo una colpa innata nell'ammalato: "avrà fumato tanto" "beveva?", quasi ad esorcizzare il pensiero che in fondo possa capitare a chiunque. Chi si ammala, è fuori. Game over.

Un iconema della malattia. Pablo Picasso - Science and Charity
Taluni più arditi, trovano il coraggio di parlarne e allora un intero condominio o una intera via scopre improvvisamente che quasi ogni famiglia conosce o ha conosciuto il male oscuro. Ma la solidarietà che può sorgere, non diventa mai ribellione verso quello che ho chiamato ironicamente il tramonto più bello del mondo. Di fronte a questa emergenza ambientale la società  incredibilmente incrementa il proprio vuoto ed il proprio essere spiritualmente ritardato, attaccandosi alle inezie più superficiali e non ribellandosi. Tutti guardano al cielo e pregano, come se da lì potessero arrivare delle risposte, quando le cause delle morti atroci e corrosive sono lì davanti ai nostri occhi, come aveva capito un operaio fuori dal comune Gabriele Bortolozzo.



Nel 2006 l'avevo riportato testualmente ancora nella mia tesi "Il paesaggio della Gronda della laguna nord", dedicata proprio a questi temi. Esattamente a pag. 260, citavo l’ “Analisi geografica dell’incidenza dei tumori, ASL di Venezia, Mestre e Dolo - Periodo 1988-1997” del Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chiururgiche, Istituto Oncologivo Veneto:

"Complessivamente la popolazione della zona esaminata presenta un’incidenza di neoplasia superiore a quella registrata mediamente nella nostra Regione dal RTV. Emerge, in particolare, per entrambi i sessi un eccesso significativo per il tumore del polmone e del fegato che complessivamente non mostrano importanti differenze di distribuzione geografica."

Come si riporta in questo sito http://margheraonline.it/blog , il nostro territorio, la zona in cui viviamo, paga da decenni un tributo pesantissimo all’inquinamento: tangenziale e passante, grandi navi ed aeroporto, centrali elettriche, polo chimico di Marghera. Porto Marghera, in particolare, è stata la prima zona industriale costruita in Italia nel dopoguerra e la prima a dotarsi di inceneritori di rifiuti industriali (due nel 1960) che urbani (due nel 1962).
Immagine suggestiva ed inquitante di un sinistro tramonto su Porto Marghera.
Oggi a Porto Marghera sono attivi, oltre agli impianti chimici:

• 3 centrali elettriche a gas;
• 1 centrale elettrica a nafta;
• 1 centrale elettrica a carbone;
• 1 centrale elettrica a carbone + CDR (combustibile derivato dai rifiuti);
• 1 inceneritore di sfiati e prodotti gassosi;
• 1 inceneritore per clorurati liquidi;
• 1 inceneritore di RSU (rifiuti solidi urbani);
• 1 impianto di inertizzazione di RTN (rifiuti tossico nocivi);
• 1 raffineria (4 milioni di tonnellate di petrolio processati e movimentati ogni anno);
• 1 impianto per la lavorazione del cloro-soda con stoccaggio di cloro e CVM;
• 1500 camini che emettono sostanze tossiche risultato di sfiati industriali o fumi di combustione.
Salvador Dalì - The face of War
Alcuni di questi impianti sono attivi fin dagli anni ’60 e nel corso del tempo, a volte per inconsapevolezza a volte per dolo, sono stati riversati in acqua, aria e terra composti chimici altamente tossici con gli immaginabili impatti sull’ambiente e sulla nostra salute.

A fronte di un così desolante scenario ogni cittadino di buon senso si augura che si inizi quanto prima a bonificare il territorio e che si cerchi di sostituire le lavorazioni più impattanti con attività meno nocive: la zona di Porto Marghera, infatti, potrebbe essere sfruttata per fieristica (ci sono spazi enormi), cantieristica, darsene per barche di ogni misura (in laguna c’è carenza di posti), centri per lo studio di energie alternative, come ad esempio la produzione di energie da moto ondoso o flussi di masse acquee, che affianchino il centro per lo studio applicativo dell’idrogeno già presente al Vega, eliminazione del ciclo del cloro e sostituzione con la lavorazione di plastiche senza cloro. Non è possibile immaginare distese di campi di grano, solo perchè quelle terre sono irrimediabilmente inquinate.

 Quando, si può chiedere a buon diritto ogni abitante di Marghera, Mestre, Venezia e tutte le zone limitrofe, cominceranno le bonifiche? Quando si inizierà a dare un volto nuovo a questo territorio? Certo, la strada è lunga e complessa, ma quando si comincerà a percorrerla?
Purtroppo la risposta che giunge dai nostri amministratori ancora una volta va nella direzione opposta. La Giunta Regionale uscente ha “coronato” il proprio mandato con una serie di azioni che sembrano voler istituire proprio in casa nostra una filiera del trattamento del rifiuto industriale tossico nocivo, facendo arrivare rifiuti da tutta Italia (e domani chissà, forse anche da altre parti d’Europa). In pochi mesi sono state infatti concesse autorizzazioni per l’aumento di lavorazioni a diverse aziende che trattano rifiuti industriali:
L’inceneritore SG31 ha lavorato dal 1972 proprio in quest’ottica: costruito e predisposto per trattare i fanghi di Porto Marghera, è stato in funzione fino a circa un anno fa; è stato poi disattivato perché il nostro polo industriale non produce più sufficiente materiale di scarto per giustificare economicamente il funzionamento dell’inceneritore. I nostri amministratori, la Giunta Regionale presieduta da Galan, anziché cogliere quest’occasione come il primo passo verso una nuova Marghera, hanno ben pensato di incatenare una volta di più questo territorio al ruolo di pattumiera, di fogna chimica, e questa volta a disposizione di chiunque, in Italia, vorrà scaricare da noi i propri scarti industriali tossico-nocivi.

Salvador Dalì - The Three Sphinxes of Bikini (1947)
Oltre al maggior inquinamento da rifiuto tossico si scaricherà nel nostro Comune anche l’aumento di PM10 prodotte dal traffico dei mezzi che porteranno qui i rifiuti dalle altre regioni.
Ognuno di questi fattori (inceneritori, traffico, trattamento rifiuti industriali tossico-nocivi) ha sulla salute effetti devastanti. Le diossine, prodotto dell’incenerimento, non vengono metabolizzate dal nostro organismo e si cumulano nelle nostre cellule; già col latte materno, il primo alimento, le diossine vengono passate al neonato. Sono in aumento costante le patologie infantili: oltre alle problematiche respiratorie (allergia, asma, broncospasmo) sono in costante aumento del 2% annuo i tumori infantili; l’incremento più consistente riguarda proprio i bimbi sotto l’anno di età: + 3,2%. Le polveri sottili, combinandosi con inquinanti quali ossidi di azoto e ossi di zolfo, veicolano all’interno del nostro corpo acidi che attaccano il sistema respiratorio e residui tossico/cancerogeni delle combustioni; questo incide sulla mortalità sia a breve termine (+ 3%) che a lungo termine per cause cardiovascolari, respiratorie e per tumore polmonare. Nel veneziano sono stati rilevati aumenti significativi dell’incidenza delle neoplasie maligne dei tessuti molli e dei sarcomi con sedi viscerali.

Brunetta e Zaia (candidati rispettivamente alle cariche di Sindaco di Venezia e Governatore del Veneto) hanno rilasciato dichiarazioni sulla presunta “vocazione” di Porto Marghera ad ospitare lavorazioni chimiche pericolose, tutto ciò a 6,4 km da piazza Ferretto a Mestre, a 4 km dal parco San Giuliano, a 5 km da piazza Mercato a Marghera, a 6,2 km da piazza San Marco a Venezia.

domenica 2 maggio 2010

C'è chi sale e c'è chi scende, ma a salire c’è più speranza.

01/05/2010 Alberto Sciretti sul Monte Baldo.
Sullo sfondo Malcesine e il Lago di Garda.
Ho già parlato di quello che ho chiamato il Garda Style, dove il Lago di Garda e le bellezze circostanti diventano la piattaforma delle proprie imprese sportive, delle proprie tensioni emotive, delle proprie aspirazioni e dei sogni difficilmente realizzabili, della voglia di riscatto, della ricerca di sè e di verità, della ricerca di un mondo parallelo idilliaco.
Io continuo a salire perchè c'è più speranza. Quando incontro qualcuno che scende lo saluto. 
Mi resta per fortuna tutta la vita invece per attuare quanto disse Madre Teresa di Calcutta "Se vuoi salire fino al cielo, devi scendere fino a chi soffre e dare la mano al povero".

Viandante sul mare di Nebbia è un dipinto ad olio
su tela di Casper David Friedrich.


Ieri sono andato a caccia di emozioni partendo ancora una volta dall""osservatorio-Turri”, un punto d' osservazione collocato sul monte Baldo sul quale il compianto Eugenio Turri usava recarsi per scrutare e controllare il paesaggio. La stagione delle conquiste è alle porte: buona caccia di emozioni a tutti. Grinta! il vostro fucile sono le vostre idee.







Per una simpaticissima coincidenza, mentre il 1 Maggio salivo con i miei amici sul Monte Baldo, salivano anche le visite del Blog "In esplorazione oltre lo stagno di rane" che si assestavano a fine giornata a n. 2418 visitatori! La maggior parte di questi visitatori vi entrano casualmente, attraverso la ricerca di qualche foto e se ne escono altrettanto velocemente. Dal visitatore casuale e fortuito, si passa poi al visitatore che effettivamente nella maggior parte dei casi cerca un qualche "contenuto", che appartiene normalmente a quei 250 - 300 visitatori medi giornalieri. In questo gruppo vi rientrano anche i miei amici e le persone che mi conoscono nella vita reale.
In fondo, in fondo, scendendo nei bassifondi e nelle viscere della morbosità patologica, c'è invece l'indirizzo IP del visitatore virtuale affetto da delirio e da psicosi  che è il destinatario della denuncia alla Polizia Postale per furto d'identità e diffamazione. La giustizia, lenta o veloce che sia,  prima o poi arriva.

venerdì 30 aprile 2010

Furto d'identità e diffamazione

Nella serata del giorno 30/04/2010 ignoti si attribuivano la mia identità su facebook e si prodigavano nel diffamarmi sul web. 
Furto d'identità 30/04/2010
Mi pare ovvio che sporgerò denuncia alla Procura della Repubblica e presso la Polizia Postale per violazione degli artt. 494 e 595 del Codice Penale.
Art. 494. Sostituzione di persona.
Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all'altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito, se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica con la reclusione fino a un anno.

Art. 595. Diffamazione.
Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032.
Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2.065.
Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516.
Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza o ad una autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate.
Si segnalano qui di seguito casi simili:
1) http://torino.repubblica.it/dettaglio/taroccato-su-facebook-il-profilo-del-professore/1629649 (furto di identità e diffamazione on line tramite utilizzo di facebook verificatosi al Politecnico di Torino)
2) http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/cronaca/2009/24-aprile-2009/da-molfetta-parte-prima-querela-diffamazione-via-facebook-italia-1501258666107.shtml (È la prima querela per diffamazione a "mezzo Facebook" d’Italia)
3)http://www.personaedanno.it/CMS/Data/articoli/files/017662_resource1_orig.doc (E’ tenuto al risarcimento del danno colui che lede la reputazione, l’onore o il decoro di una persona mediante l’invio di un messaggio per il tramite del social network “Facebook”.)

Aggiornamento:

1) Il giorno 04/05/2010 è stata presentata formale denuncia al Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni "Veneto".
2) A seguito del commento anonimo ricevuto sul presente post il 05/05/2010 è stata presentata una integrazione di denuncia il giorno 05/05/2010.

domenica 18 aprile 2010

Recording Nuclear Look in Veneto

  
Video di Alberto Sciretti. Look nucleare.


27 febbraio 2009 - Giancarlo  Galan annuncia l'ipotesi di costruire una centrale nucleare a Porto Tolle in Veneto. 16 aprile 2010 - Giancarlo Galan diventa ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. La Guerra è pace. Presto, il nucleare sembrerà per questo Paese una scelta obbligata e la soluzione di tutti i mali. Giammai si metterà in discussione il nostro tenore di vita con tutti gli sprechi correlati. Lo show deve andare avanti e ci vuole energia, un nuovo sole.

Nel Febbraio 2010, un incidente industriale ha provocato lo sversamento nel fiume Lambro di 2600 tonellate di idrocarburi. "Chiare, fresche e dolci acque". La Natura viene sempre più violentata. Pochi si stanno arricchendo, impoverendo le future generazioni e obliterando spudoratamente la natura. L'ascensore sociale è rotto. Quando una persona incomincia ad accumulare milioni di euro, ciò succede non solo perchè abbiamo di fronte un bravo imprenditore onesto o disonesto a seconda dei casi, ma anche perchè quell' imprenditore ha, nella maggior parte dei casi, raggiunto una posizione dominante e di controllo del mercato, altrimenti quelle stesse ricchezze sarebbero distribuite più equamente dalla concorrenza. Raggiunta una certa soglia di ricchezza, l'azione dell'imprenditore ha come unico risultato quello di impedire alle future generazioni di poter salire su quell'ascensore sociale a cui dovrebbero poter accedere tutti. Non è un discorso di comunismo o capitalismo, questa è una mera analisi delle opportunità e della possibilità di una persona di poter prendere quell'ascensore sociale senza trovarci scritto "Guasto", perchè dentro ad esempio c'è Berlusconi fermo ai piani alti con 10 miliardi di euro.

GUARDA QUESTO VIDEO 
UNITI E CATTIVI CONTRO IL NUCLEARE

domenica 21 marzo 2010

Ecco perchè Renato Brunetta non è venuto all'Università Ca' Foscari

Renatoooooooo dove seiiiiiiiiiiiiiiii
In questo video, ecco perchè Renato Brunetta non è venuto all'Università Ca' Foscari di Venezia il 19 Marzo 2010 alle ore 16. Il motivo stà tutto in questo video girato alle ore 16.20, già venti minuti dopo il presunto inizio dell'incontro con il candidato sindaco. Semplicemente non solo la notizia dell'arrivo del "Ministro più amato dagli italiani" così come si definisce lui, non aveva riempito la sala, ma la stessa aveva ampi settori completamente vuoti. Pochi minuti dopo il video, il Rettore annuncerà la defezione del personaggio Brunetta. A quel punto ho espresso il mio dissenso in sala verbalmente, prendendomi per fortuna qualche applauso dagli studenti dell'Onda e qualche bofonchiato Va in cueo de to mare de tomare da 2 persone anziane e colorite dalle ombre del Partito della libertà. Alla sera ho scritto sul Blog del Rettore quanto segue:
Gent.le Prof.re C. Carraro, sono lo studente che questo pomeriggio ha chiesto a gran voce “rispetto”, all’auditorium Santa Margherita. Solo apparentemente questo candidato sindaco non c’era; Renato Brunetta c’era infatti; era rappresentato da tutte quelle persone presenti che vengono giornalmente insultate attraverso un utilizzo privato e distorto dei siti istituzionali e dei mass media; c’erano gli studenti dell’”Onda” che esattamente un anno fa’ il personaggio Brunetta definì irresponsabilmente “guerriglieri da trattare come tali”; c’era l’apparato di sicurezza il cui costo grava sui cittadini, perché questi personaggi arroganti seminano odio e alterano la realtà vendendo fumo, così come si vende una “gondoeta” in plastica ad un turista in Lista di Spagna spacciandola per oro zecchino. Renato Brunetta utilizza tecniche di vendita, quali la doppia proposta; crede fermamente di dire verità sacrosante mentre pronuncia le menzogne più artefatte. Proteggere la laguna ed allo stesso tempo sventrarla con la translagunare; costruire un’opera faraonica che faccia perdere al turista la percezione di attraversare una laguna unica al mondo, quella percezione sublime che ebbe ad esempio Goethe arrivandovi con una semplice barca. Ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda, sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe. Non mi sembra di chiederle molto, ma davvero se un premio nobel mancato, manca anche all’appuntamento con l’Università e con la cittadinanza, non si può liquidare la platea con uno sterile annuncio. Era una ottima occasione per improvvisare un dibattito sull’Università pubblica e sul suo futuro. C’è chi sostiene nella propria campagna elettorale di essersi candidato per amore; anch’io stasera ero venuto con amore ed ho perso il mio tempo. L’utilizzo del bipensiero, per portare avanti gli interessi di pochi (appalti, grandi opere) e allo stesso tempo ottenere i voti dei tanti, a Ca’ Foscari non passa. Prof.re, diffidi di chi, oltre a promettere 50.000 nuovi posti di lavoro a Venezia, parla di una Grande Università. Non ci caschi almeno lei. Piuttosto che cercare come Renato Brunetta il proprio nome nell’ articolo a firma di Ricardo Franco Levi, che trattava dei "futuri Keynes", si ricordi che le persone che fanno veramente la Storia, le più alte moralmente, quali Gandhi, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, Nelson Mandela etc., erano e sono persone UMILI e SEMPLICI. C’è chi ritiene Renato Brunetta moralmente alto. In tal caso ci terrei almeno che il metro utilizzato non fosse quello cafoscarino.
Questo il video girato all'uscita dell'auditorium Santa Margherita dove avrebbe dovuto svolgersi l'incontro con il personaggio Renato Brunetta.

Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima

Ieri sera sono andato al cinema a vedere Invictus - L'invincibile - film diretto da Clint Eastwood. Dopo aver visto lo splendito film "Gran Torino" sempre di Clint, non potevo perderlo. Infatti non ha tradito le aspettative. "Io sono il padrone del mio destino, Io sono il capitano della mia anima." questo è quanto ti rimane dentro dopo aver visto il film. Questo motto è tratto da una poesia "Invictus", di William Ernest Henley, che era stata la fonte di ispirazione per Nelson Mandela, durante i 28 anni trascorsi in prigione nella prigione di Robben Island, la più dura del Sud Africa.
Robben Island
INVICTUS "Dal profondo della notte che mi avvolge, buia come il pozzo che va da un polo all'altro, ringrazio tutti gli dei per la mia anima indomabile. Nella morsa delle circostanze, non ho indietreggiato, né ho pianto. Sotto i colpi d'ascia della sorte, il mio capo sanguina, ma non si china. Più in là, questo luogo di rabbia e lacrime incombe, ma l'orrore dell'ombra, e la minaccia degli anni non mi trova, e non mi troverà, spaventato. Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la pergamena, Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima" William Ernest Henley
Per Nelson Mandela poche parole. Lui è e rimarrà per sempre una delle persone a cui intendo ispirarmi per non cadere mai nell'oblio e buttare via attimi preziosi della mia vita. Rimane il dolore per i 28 anni durante i quali un'anima così pura è stata ingabbiata ingiustamente in pochi metri quadri. Quanti una volta usciti sarebbero riusciti a perdonare? Primo Presidente nero del Sudafrica dopo la fine dell'apartheid, e Premio Nobel per la Pace nel 1993, è un Uomo.

giovedì 18 marzo 2010

Renato Brunetta candidato Sindaco di Venezia: l'utilizzo del bipensiero nel marketing veneziano

Renato Brunetta ha pubblicato un video nel febbraio 2010 nel quale con gli occhi gonfi di lacrime e la voce belante afferma, testuali parole:

Quando venivo a Venezia, la gente mi fermava e diceva dai fai il sindaco. Sono venuto alla regata e dalle rive, era anche un po’ imbarazzante, la gente che mi faceva la ola, ero nel motoscafo, io non sono molto alto, e non mi si vede tanto nei motoscafi, e la gente diceva renatooo renatooo fai il sindaco..queste cose commuovono

Impossessarsi della ola della regata veneziana ai fini della propria patetica propaganda personale, è un atto di autoipnosi, di un volontario ottundimento della coscienza. Manipolare la realtà attraverso il bipensiero. La sottigliezza più estrema è credere fermamente di dire verità sacrosante mentre pronuncia le menzogne più artefatte. Ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda, sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe. Fare uso della logica contro la logica. Sapere e non sapere. Rinnegare la morale proprio nell'atto di rivendicarla. Renato Brunetta ha assimilato queste tecniche di vendita, quali una per tutte la doppia proposta, a Venezia in Lista di Spagna come venditore ambulante. Ora diventa facile manipolare la realtà ed insultare arrogantemente il prossimo chiunque esso sia: basta essere dei Premi Nobel mancati.

Esattamente 1 anno fa Brunetta disse: "Gli studenti dell'Onda vanno trattati come guerriglieri" "questi non hanno la dignità dei guerriglieri che sono una cosa seria, sono quattro ragazzotti in cerca di sensazioni più o meno violente." Fonte: http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-10/brunetta-onda/brunetta-onda.html Brunetta sarà a Venezia in auditorium santa margherita venerdì 19 alle ore 16.00 a Venezia. Sono benvenuti anche interventi da parte del pubblico. L'ingresso è libero fino al limite della capienza dei posti disponibili.

domenica 14 marzo 2010

Il bipensiero di Renato Brunetta: la doppia proposta

"Chi controlla il passato" diceva lo slogan del Partito "controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato". Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda; sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe, fare uso della logica contro la logica; rinnegare la morale proprio nell'atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito l'unico suo garante; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all'occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo. Soprattutto, saper applicare il medesimo procedimento al procedimento stesso. Era questa, la sottigliezza estrema: essere pienamente consapevoli nell'indurre l'inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto. Anche la sola comprensione della parola "bipensiero" ne implicava l'utilizzazione.

Ecco Renato Brunetta in un video dove, con gli occhi gonfi di pianto patetico, descrive le ole della gente tra le rive mentre passa il suo motoscafo. Con gli occhi gonfi di pianto ricorda come lui sia difficilmente distinguibile nel motoscafo eppure la gente lo ha notato.. Un simile processo di alterazione continua è atto di autoipnosi, di un volontario ottundimento della coscienza. L’essenza del governo oligarchico non è l’eredità che passa di padre in figlio, ma la persistenza di una determinata visione del mondo e di un determinato modello di vita, che i morti impongono ai vivi. Un gruppo dirigente è tale finchè ha la possibilità di nominare i propri successori. Al partito non interessa perpetuare il proprio sangue, ma se stesso. Non è importante chi detenga il potere, purchè la struttura gerarchica resti immutata. Tutte le convinzioni, i costumi, i gusti, le emozioni, gli atteggiamenti mentali che caratterizzano il nostro tempo sono stati in realtà programmati al solo fine di sostenere la mistica del Partito e di impedire che venga colta la vera natura della società contemporanea. Da parte dei proletari, in particolare, non vi è nulla da temere: abbandonati a se stessi, continueranno, generazione dopo generazione, secolo dopo secolo, a lavorare, generare e morire, privi non solo di qualsiasi impulso alla ribellione, ma anche della capacità di capire che il mondo potrebbe essere diverso da quello che è.

Il bipensiero implica la capacità di accogliere simultaneamente nella propria mente due opinioni tra loro contrastanti, accettandole entrambe. L'uomo sa quindi di essere impegnato in una manipolazione della realtà, e tuttavia la pratica del bipensiero fa sì che egli creda che la realtà non venga violata. Un simile procedimento deve essere conscio, altrimenti non potrebbe essere applicato con sufficiente precisione, ma la tempo stesso ha da essere inconscio, altrimenti produrrebbe una sensazione di falso e quindi un senso di colpa. Il bipensiero consiste nel fare uso di una forma consapevole di inganno, conservano al tempo stesso quella fermezza di intenti che si accompagna alla più totale sincerità. Raccontare deliberatamente menzogne e nello stesso tempo crederci davvero, dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario, richiamarlo in vita dall’oblio per tutto il tempo che serva, negare l’esistenza di una realtà oggettiva e al tempo stesso prendere atto di quella stessa realtà che si nega, tutto ciò è assolutamente indispensabile.

domenica 7 marzo 2010

Cittadino dell'Italianistan anno 2010

Salve, sono un Cittadino dell'Italianistan anno 2010. Vivo a Milano 2, in un quartiere costruito dal Presidente del Consiglio. Lavoro a Milano in un’azienda di cui è principale azionista il Presidente del Consiglio. Anche l'assicurazione dell'auto con cui mi reco a lavoro è del Presidente del Consiglio, come del Presidente del Consiglio è l'assicurazione che gestisce la mia previdenza integrativa. Mi fermo tutte le mattine a comprare il giornale di cui è proprietario il Presidente del Consiglio. Quando devo andare in banca, vado in quella del Presidente del Consiglio. Al pomeriggio, quando esco dal lavoro, vado a far la spesa in un ipermercato del Presidente del Consiglio, dove compro prodotti realizzati da aziende partecipate dal Presidente del Consiglio. Alla sera, se decido di andare al cinema, vado in una sala del circuito di proprietà del Presidente del Consiglio, e guardo un film prodotto e distribuito da una società del Presidente del Consiglio: questi film godono anche di finanziamenti pubblici elargiti dal governo presieduto dal Presidente del Consiglio. Se invece la sera rimango a casa, molto spesso guardo la TV del Presidente del Consiglio, con decoder prodotto da società del Presidente del Consiglio, dove i film realizzati da società del Presidente del Consiglio sono continuamente interrotti da spot realizzati dall'agenzia pubblicitaria del Presidente del Consiglio. Seguo molto il calcio, e faccio il tifo per la squadra di cui il Presidente del Consiglio è proprietario. Quando non guardo la TV del Presidente del Consiglio guardo la RAI, i cui dirigenti sono stati nominati dai parlamentari che il Presidente del Consiglio ha fatto eleggere. Quando mi stufo navigo un po’ in internet, con il provider del Presidente del Consiglio. Se però non ho proprio voglia di TV o di navigare in internet leggo un libro, la cui casa editrice è di proprietà del Presidente del Consiglio. Naturalmente, come in tutti i paesi democratici e liberali, anche in Italianistan è il Presidente del Consiglio che predispone le leggi che vengono approvate da un Parlamento dove molti dei deputati della maggioranza sono dipendenti ed avvocati del Presidente del Consiglio, che governa nel mio esclusivo interesse, naturalmente!

mercoledì 3 marzo 2010

Un capo del Governo.

"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?

Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare"

Il testo è di Elsa Morante, una tra le più importanti autrici di romanzi del dopoguerra, nata nel 1912 e morta nel 1985. Lo scritto risale al 1945, è intitolato Il "Capo del Governo" ed è contenuto in Pagine autobiografiche postume, pubblicato in "Paragone Letteratura" n.456 del febbraio 1988.

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