sabato 27 ottobre 2007

Vajont e Petrolchimico di Marghera: morire in Veneto all'improvviso o lentamente.


Un binario divelto dalla furia delle acque. Vajont, 1963. Siamo più forti noi o la natura?

Le caratteristiche salienti che accomunano i due tra i più gravi disastri umani ed ecologici della nostra Repubblica, sono incredibilmente tanti e principalmente sono questi:
1) L'essere stati voluti ed ideati dal medesimo capitano d'industria, uomo di spicco del regime fascista;
2) Aver causato migliaia di morti;
3) Aver sfruttato impropriamente o inquinato uno dei quattro elementi della terra, l'acqua, ed esser stati due tra i più gravi disastri ambientali della nostra repubblica.

Per quanto riguarda la tragedia del Vajont consiglio la visione del film capolavoro italiano Vajont, del sito internet http://www.vajont.net/ , della denuncia civile di Marco Paolini http://vajont.org/vajont_static/paolini.html
Per quanto riguarda il disastro del Petrolchimico consiglio il sito dell'associazione Gabriele Bortolozzo http://agb.provincia.venezia.it/bortolozzo/gabriele.htm
Uno dei momenti più belli , tratto dal Film "Vajont"
Questo articolo è tratto dalla tesi di laurea "Paesaggio della Gronda lagunare della Laguna Nord" di Sciretti Alberto

L’idea iniziale di un porto industriale in terraferma, cominciò a prendere forma alla fine del XIX secolo, dopo che a Venezia si era ormai capito che lo sviluppo di un moderno sistema industriale e portuale, indispensabile alle sorti economiche della città, e peraltro in essa già presente, poneva problemi insormontabili di accessibilità e di compatibilità con il tessuto urbano esistente [1]. Porto Marghera sorse concretamente nel 1917 da un’ idea di Giuseppe Volpi [2], e cioè quella della ‘grande Venezia’, industriale e moderna, frutto di ‘genialità’; costui rappresentava perfettamente l’espressione della cultura coraggiosa e spregiudicata dei capitani d’industria moderni, ignari dei rischi connessi all’evocazione delle forze sconosciute del progresso. Quando si pensa a Giuseppe Volpi come ad un d’annunziano uomo d’azione, ispirato da ideali protesi al bene della comunità, non si conosce probabilmente fino in fondo, il conflitto d’interessi insito nella volontà del Volpi di creare un distretto industriale in questa fascia delle gronda lagunare; Volpi che aveva a disposizione una abbondante liquidità di denaro, profitti eccezionali ottenuti con la guerra, dalle principali imprese energetiche e metallurgiche italiane, fu a lungo presidente della S.A.D.E. (Società Adriatica di Elettricità) [3], da lui costituita nel 1905. Aveva dunque tutto l’interesse perché nascesse un distretto industriale a cui poter fornire in seguito l’elettricità, in regime di monopolio. Se il Petrolchimico si è rilevato il più grave disastro ambientale di sempre della storia italiana, non è stato da meno, la costruzione da parte della stessa S.A.D.E., della diga del Vajont [4], pensata negli anni '40, ma realizzata solo alla fine degli anni '50 [5].

---------------Note-------------

[1] Divenuto ben presto necessario l'ampliamento della Stazione Marittima, si sviluppò un ampio dibattito dal quale emerse già nel 1902, ad opera di Luciano Petit, l'idea rivoluzionaria e decisiva per l'avvenire della città, di un nuovo porto in terraferma. Camillo Pavan, Porto Marghera, le origini , ristampa anastatica, dalla rivista “Le Tre Venezie”, giugno 1932. (http://www.camillopavan.it/)
[2] Lettera di Giuseppe Volpi al direttore di “Le tre Venezie”, Palazzo San Beneto, Venezia 24 maggio 1932.
[3] La S.A.D.E., a cui partecipavano alcuni personaggi del mondo economico veneziano, iniziò la sua attività di elettrificazione, acquistando alcuni impianti a Belluno, Cividale e Palmanova. Nel giro di pochi anni, grazie anche all'opera dell' ingegnere Achille Gaggia, chiamato dal Volpi a dirigere tecnicamente la società, attraverso una politica di acquisizione di piccole centrali locali, giunse a controllare un' area che andava dai confini orientali del paese fino a Verona e a Bologna. A metà degli anni '20, la S.A.D.E. aveva già raggiunto una dimensione di primo piano tra i grandi gruppi elettrici italiani. Anche se la produzione idroelettrica fu a lungo dominante (circa 320.000 KW alla fine degli anni '30), la S.A.D.E. era dotata di una serie di centrali termiche nel Veneto a Venezia, Padova, Soria (VR), nel Friuli e in Emilia Romagna. L'impegno maggiore nel settore termico, si ebbe tuttavia tra 1926 e il 1930, quando fu realizzata la grande centrale a carbone e nafta di Porto Marghera con una potenza di 57.000 Kw. L'impianto era stato chiaramente programmato da Volpi in relazione allo sviluppo del polo industriale di Marghera, di cui fu uno dei principali promotori (nel polo erano presenti industrie chimiche, elettrochimiche ed elettrometallurgiche con aziende come la Montecatini, la Vetrocoke, la Società Anonima Veneta Alluminio e più tardi l'AGIP). La stessa SADE era presente in alcune industrie metallurgiche come la San Marco e la Metallurgica Feltrina. Nel 1944, dopo l'arresto e la fuga di Giuseppe Volpi in Svizzera, per i suoi stretti legami con il governo fascista, la presidenza della S.A.D.E. passò ad Achille Gaggia, uomo di fiducia di Giuseppe Volpi. (http://www.enel.it)
[4] Vajont è il nome del torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, nei pressi di Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno. La storia di queste comunità venne sconvolta dalla costruzione della diga del Vajont, che determinò la frana del monte Toc nel lago artificiale. La sera del 9 ottobre 1963 si elevò una giganteca ondata, che seminò ovunque morte e desolazione. La stima più attendibile è, a tutt'oggi, di 1910 vittime. Sono stati commessi tre fondamentali errori umani che hanno portato alla strage: l'aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico; l'aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza; il non aver dato l'allarme la sera del 9 ottobre per attivare l'evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione. Fu aperta un'inchiesta giudiziaria. Il processo venne celebrato nelle sue tre fasi dal 25 novembre 1968 al 25 marzo 1971 e si concluse con il riconoscimento di responsabilità penale per la previdibilità di inondazione e di frana e per gli omicidi colposi plurimi. Ora Longarone ed i paesi colpiti sono stati ricostruiti. La zona in cui si è verificato l'evento catastrofico continua a parlare alla coscienza di quanti la visitano attraverso la lezione, quanto mai attuale, che da esso si può apprendere. (http://www.vajont.net/ - Sito ufficiale a cura del Comune di Longarone)
[5] Il 30 gennaio 1929, la S.A.D.E. di Giuseppe Volpi chiese la concessione di derivazione del torrente Vajont per la produzione di energia elettrica, corredata dal progetto dell'ingegnere Carlo Semenza. Il 22 giugno del 1940, la S.A.D.E. del capitano d'industria Giuseppe Volpi chiese al Ministero dei lavori pubblici l'autorizzazione per utilizzare i deflussi del Piave, degli affluenti Boite, Vajont e altri minori, nonchè la costruzione di un serbatoio della capacità di 50 milioni di metri cubi creato mediante la costruzione nel Vajont, presso il ponte del Colombèr, di una diga alta 200 metri. Il 15 ottobre 1943 Giuseppe Volpi, nella sua qualita' di ministro dell'Industria in carica, grazie alla confusione di quei giorni di una Roma allo sbando, convoca e ottiene per la sua S.A.D.E. il voto favorevole del Consiglio Superiore Fascista dei Lavori Pubblici: alla riunione sono presenti 13 componenti sull'organico dei 34, dunque senza che neanche aver raggiunto il numero legale. Gli scavi, iniziarono nel settembre 1956 senza autorizzazione, e la diga fu pronta nel 1960.

venerdì 19 ottobre 2007

In memoria di Angelo D'Arrigo: dove osano solo le aquile

Angelo d'Arrigo guidò per 5.300 km uno stormo di gru siberiane, specie in via d'estinzione, nate in cattività, reintroducendole così nel loro habitat naturale. Nel 2004 volò sopra l'Everest con un'aquila nepalese. Ha lottato per la salvaguardia dei Condor.
Ci sono persone che rimpiangi di non aver mai conosciuto, Angelo d'Arrigo è per me sicuramente tra queste. Il sito che ne ricorda le gesta e l'Uomo è http://www.angelodarrigo.com/
Ma chi è Angelo d'Arrigo? Ne riporto la biografia tratta da Wikipedia, l'enciclopedia gratuita:

Angelo D'Arrigo (Catania, 3 aprile 1961 - Comiso 26 marzo 2006), nato da madre francese e padre italiano, è stato un pilota di deltaplano detentore di vari record mondiali di volo sportivo.
Laureato all'Università dello Sport di Parigi nel 1981, dopo aver ottenuto i brevetti di istruttore di volo libero con deltaplano e parapendio, di guida alpina e di maestro di sci, si distingue in gare internazionali vincendo campionati mondiali ed europei di volo libero. Abbandona poi il circuito agonistico dedicandosi a progetti che uniscono la sua passione per il volo con la ricerca scientifica aeronautica e sugli uccelli migratori, segnando vari record mondiali di traversata in volo senza motore.
Nel 2001 sorvola il Sahara e il Mar Mediterraneo seguendo la rotta dei falchi migratori.
Nel 2002 compie la traversata in deltaplano sulla Siberia. Il progetto, in collaborazione con il Russian Research Institute for Nature and Protection di Mosca, vede D'Arrigo guidare per 5.300 km uno stormo di gru siberiane, specie in via d'estinzione, nate in cattività, reintroducendole così nel loro habitat naturale.
Nel 2004 vola sopra l'Everest con un'aquila nepalese, un altro record mondiale. L'avventura è raccontata nell'emozionante ''Flying Over Everest'' di Fabio Toncelli.
Nel 2006 segue la rotta migratoria dei condor sulle montagne dellAconcagua nella Cordigliera delle Ande.
Muore nel 2006 in un incidente durante una dimostrazione di volo a Comiso: l'aereo da turismo su cui si trovava come passeggero, pilotato da un Generale dell'Aeronautica Militare Italiana, precipita da un'altezza di 200 metri per cause ancora da stabilire.
In memoria di suo marito, la vedova Laura Mancuso ha istituito la
Fondazione Angelo d'Arrigo, un ente di benificenza.
La Doc Lab - National Geographic Channel in associazione con Rai Uno,hanno prodotto il documentario di Marco Visalberghi "Nati per volare", dedicato ad Angelo d'Arrigo e alla sua battaglia per la salvaguardia dei condor, che è stato presentato in anteprima mondiale nel marzo 2007.

I record:

Angelo d'Arrigo è attualmente detentore dei seguenti record:
Prima traversata in solitario del Mediterraneo in deltamotore: Catania (IT) / Il Cairo (EG)
Prima traversata in solitario del Sahara in deltamotore: Il Cairo (EG) / Casablanca (MA)
Prima traversata del Sahara in deltaplano
Prima traversata del Mediterraneo in deltaplano
Prima traversata della Siberia in deltaplano
Primo sorvolo dell'Everest in deltaplano
Record di distanza deltamotore no stop: 1830 km
Record di altitudine con deltamotore: 9.100 mt
Record di altitudine con delta idrovolante: 6.500 mt
Record di velocita ascensionale in deltamotore
Record di altitudine in deltaplano sull'etna 6.480mt

Anch'io amo i volatili. Non oso immaginare quali emozioni si possano provare nel vedere volare un'aquila od un condor, come ha potuto provare Angelo. Ma chissà, la vita è bella proprio per questo, perchè è piena di sorprese. A proposito di sorprese. Nell'Aprile del 2006 è entrato nella mia vita un pappagallo davvero speciale, che ho chiamato Isidoro. La cosa incredibile che è entrato lui nella mia vita, atterrando sulla spalla dei miei genitori che in quel momento passeggiavano per Viale Garibaldi, un grande viale alberato di Mestre.

Isidoro, nelle sue tipiche pose maestose. Viene trattato come un Imperatore. Lui chiama, io corro.


L'estate del 2006 è scappato in maniera rocambolesca, ed è volato libero per il cielo di Mestre per 10 giorni. Era Luglio, e non si respirava dal caldo che faceva. Il Comune di Venezia aveva allertato i cittadini informando circa ondate di calore pericolose per la salute. Faceva un caldo atroce. Al decimo giorno da quando era volato via, quando proprio non nutrivo più nessuna speranza, mi son svegliato improvvisamente sentento cantare la sua compagna, Isabel. Erano le 7 del mattino, troppo strano. Mi sono affacciato al balcone e ho visto Isidoro che volteggiava intorno al mio palazzo. Ho cosparso il balcone di pannocchiette e di recipienti pieni d'acqua, ho messo la gabbia con la sua compagna Isabel per attirarlo e sono riuscito a riprenderlo, in modo rocambolesco, e giusto in tempo: stava morendo disidratato. Proprio perchè rispetto anche gli animali non mostro il video, in cui si vede che iniziò a cantare per ringraziarmi, quando subito dopo gli feci un bagno d'acqua fresca con lo spruzzatore, dopo i 10 giorni di calura. Ma è un video straziante; dove si capisce quanto un animale, possa volerti bene, se ti prendi cura di lui. Per parecchi mesi, ha avuto sintomi da schock, dovuti ai 10 giorni in cui non ha ne mangiato ne bevuto, e non è stato facile recuperarlo. C'erano dei momenti dove proprio si assentava,nascondendosi e mostrandosi ombroso. Ora si è ripreso completamente, e ha dato alla luce due splendidi pappagallini, che proprio in questi giorni stanno muovendo i primi passi.



18/10/2007 I piccoli di Isidoro

Mi è capitato di vedere macchine veloci, sfrecciare per le strade e colpire uccelli che niente possono con una società che si evolve a ritmi sempre più frenetici che non tengono conto dei ritmi della natura. La velocità ormai è tutto. Il treno deve andare sempre più veloce. Gli uccelli non popolano più le nostre città. Sono ben lontani i tempi in cui si raccontava ai bambini delle cicogne sui tetti o che si sentivano le rondini arrivare in città con la Primavera. Ora si sentono solo rombare i clacson delle persone che schiave delle loro stesse nevrosi cittadine, neanche più possono immaginare quali emozioni si possano provare nel vedere uno stormo di migratori in volo.
Nella mia tesi ho parlato molto degli uccelli, in particolare di quelli migratori, che non trovano più nella nostra laguna veneta un punto di riferimento sicuro. Ho scritto nella mia tesi, tra le tante considerazioni:

"Abbiamo una rappresentazione ben precisa di cosa sia un filo spinato, elemento a cui associamo immagini infelici, ma nella sostanza molto spesso nella progettazione della modernità applicata ai nostri usi e costumi, creiamo delle barriere subdole, senza preoccuparci minimamente delle conseguenze. Incentiviamo e ricerchiamo la velocità nelle autostrade, le linee ferroviarie ad alta velocità, i rapidi spostamenti attraverso i vettori aerei, e perdiamo dall’altro lato, la vista di un lento stormo di gru [1] alzarsi in volo, piuttosto che la vista di qualche rara cicogna [2]. I volatili sono in queste zone ad esempio, ovviamente visti e percepiti soltanto come un pericolo per i vettori aerei [3]."

[1] AA.VV, Venezia e le sue Lagune, II, Stab. Tip. Antonelli, Venezia 1847, p. 218.
[2] AA.VV, Venezia e le sue Lagune, II, Stab. Tip. Antonelli, Venezia 1847, p. 2005; C. G. Filiasi, Memorie storiche dei Veneti primi e secondi, VI, Fenzo, Venezia 1796-98 , p. 176.
[3] Un Decreto del Ministero dei Trasporti, ha costituito in quest’ultimi anni la Bird Strike Committee Italy (BSCI), un'apposita commissione per il controllo del livello di popolazione dei volatili negli aeroporti e per lo studio dei sistemi di prevenzione e di allontanamento. Nella realtà aeronautica, le collisioni tra uccelli ed aeroplani non comportano un grosso pericolo per i passeggeri. Dalle casistiche, non risultano casi d'impatto conclusi in modo drammatico. Questi inconvenienti avvengono quasi esclusivamente nelle fasi di atterraggio e decollo. Per ovviare a ciò, qualche aeroporto è ricorso allora ad un metodo che può essere definito ‘ecologico-naturale’. Si tratta dell'impiego dei falchi in funzione di ‘gendarmi’ aeroportuali. Quest'attività non ha riscontrato successo sul territorio nazionale, al punto che solo tre aeroporti usano questo sistema. Il primo esperimento fu fatto nell'aeroporto di Milano; gli attivi attualmente sono Torino Caselle, Ronchi dei Legionari in Friuli ed il Marco Polo di Tessera (VE). In quest’ultimo, i falchi ‘arruolati’ (della specie pellegrini, sacri ed altri) vivono in un particolare regime di semi-libertà. Passano abitualmente il loro tempo su un piccolo e anatomico supporto circolare, al quale sono simbolicamente assicurati da una cordicella. Una volta al giorno, anche se non c'è una reale necessità operativa, il falconiere fa volare, a turno, ogni soggetto. Prima viene controllato il peso e poi, con un cappuccetto in testa, vengono portati in una zona idonea dell'aeroporto. Fonte: Gianni di Lenardo, Responsabile del servizio di falconeria presso l'aeroporto "Marco Polo" di Venezia Tessera.

sabato 13 ottobre 2007

Blog Action Day: le emozioni che può dare solo e soltanto la Natura incontaminata

Quest' articolo è dedicato all'Ambiente.

Da sempre, fin da quando ero piccolo, coltivo una passione sconfinata per la natura ed il paesaggio, intesi nella lora accezione più pura e incontaminata; da anni nei weekend ricerco le emozioni più vere visitando i nostri borghi veneti e limitrofi (in questi ultimi anni mi sono recato decine di volte ad Asolo (TV), Arquà Petrarca (PD), Borghetto (VR), Montagnana (PD), Sirmione (BS) ma anche Portobuffolè (TV), Soave (PD), Monselice (PD), Este (PD), Riva del Garda e tanti altri); può essere d'aiuto visitare http://www.borghitalia.it/ e http://www.touringclub.it/bandiere_arancioni/comuni.asp?area=comuni .
Mi sono innamorato dei colli asolani, dei colli euganei, dei monti lessini, del monte Baldo..(e della laguna veneta naturalmente); se avete voglia di visitare i parchi del veneto è utilissimo http://www.parchiveneto.it/ ; per quanto riguarda l'approccio con la laguna consiglio Valle Averto http://www.wwf.it/oasi/schedeoasi.asp e la passeggiata sull'argine destro del Taglio del Sile da Portegrandi a Caposile, dal quale è possibile ammirare la laguna Nord. Parallelo all'argine sinistro c'è la cosidetta strada Jesolana e il paesaggio di bonifica con i suoi casolari (Ca' Risorta, Ca' Speranza...); e perchè non spendere una parola per la Riviera del Brenta http://www.riviera-brenta.it/ con la stupenda Villa Pisani, che resiste con il suo fascino all'industrializzazione selvaggia?
L'ultimissima sopresa è stata Lazise sul lago di Garda, http://www.lazisecomune.it/ visitata il 06/10/2007 prima di festeggiare la chiusura di una famosa discoteca di Bardolino (VR), che consiglio http://www.hollywood.it/ per la sua splendida location (riaprirà primavera prossima).
Sono sempre più intollerante ai plastificati centri commerciali, coacervi di insegne pubblicitarie e manifestazioni di marketing aggressivo, ai galattici hotel con sale congressi, ai palazzi delle banche; sono sempre più attirato dai borghi storici, dalla casupola diroccata del contadino, dai castelli medioevali, dai paesaggi ancora incontaminati (sempre più rari), da tutto ciò che è stato costruito dall'uomo non in un'ottica economica; il mio pensiero si può sintetizzare in una frase bellissima di Francesco Petrarca, lettera a Francesco Bruni, 24 maggio 1371

"Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo."

Ora riporto un video, delle sequenze che ho tratto dal film il Gladiatore; questo è il paesaggio che veramente mi emoziona, e purtroppo invece, paradossalmente è il paesaggio che stiamo perdendo; un campo di grano, semplice e calmo, è sostituito da qualcosa di cemento, plastica, vetro, che sia frenetico ed alienante.


Riporto un appunto mio di qualche anno fa'

"passeggiando sui camminamenti paesaggistici di Riva del Garda e di Sirmione era percettibile come si sia creato un ciclo virtuoso turismo / paesaggio, per cui torpedoni di turisti, apprezzano i percorsi che costeggiano il lago, dove panchine paesaggistiche, percorsi "vita" per fare ginnastica e jogging, cura del verde pubblico fanno da padroni..insomma a Riva del Garda, veramente si rischia la perfezione in termini di "fruibilità del paesaggio". Tale perfezione non si è applicata, anche ai bordi lagunari. Il paesaggio delle laguna non è fruibile al grande pubblico se non in parte nell'oasi WWF Valle Averto e sporadicamente in altre zone sparse a macchia di leopardo, non in continuata comunicazione tra di loro".

E' notizia di ieri, che Al Gore abbia vinto il premio nobel per la pace, per "gli sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall'uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti"; ne esce ancora una volta sconfitta la politica del presidente G. Bush, cui fece bene il presidente Venezuelano a dire:
Dear Mr Danger, You are a donkey

Fra circa una settimana, il 15 Ottobre 2007, si celebrerà in tutto il mondo il Blog Action Day, ed il tema di quest'anno sarà l'ambiente. Se possiedi un blog e vuoi partecipare anche tu a questa iniziativa, tutto quello che dovrai fare sarà creare, per quel giorno, un post relativo all'ambiente, usando lo stile, forma o modo che meglio preferisci. Potrai scegliere un qualsiasi argomento legato all'ambiente e raccontarcelo. Organizza una giornata per la pulizia del tuo parco o della tua spiaggia, e condividi la tua storia. Se ti piace scrivere, inventati un racconto sul tema dell'ambiente. Hai un podcast, un videoblog o un fotoblog? Partecipa anche tu! L'idea alla base dell'iniziativa è proprio quella di creare un effetto di massa, condividendo più storie e idee possibili tutti insieme.Se hai intenzione di partecipare, registra ora il tuo blog assieme agli altri 7000 che l'hanno già fatto! Puoi inoltre visitare il sito ufficiale del Blog Action Day blog per maggiori informazioni su come anche i blogger possono cambiare il mondo.

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