Masaniello era un giovine di ventisette anni, d'aspetto bello e grazioso, il viso l'aveva bruno ed alquanto arso dal sole: l'occhio nero, i capelli biondi che gli scendevano giù per lo collo. La rivolta che guidò a Napoli nel 1647 fu scatenata
dall'esasperazione delle classi più povere verso le imposte sugli alimenti di necessario consumo. Anche la recente
Rivolta del Pane in Tunisia ed il vento della rivoluzione che soffia nei paesi limitrofi e lambisce l'Albania, è dettato da un senso di ingiustizia che nasce tra le code di chi deve acquistare un pezzo di pane; in queste code, in questi assembramenti, pensate quanto sia facile per le classi più povere confrontarsi e realizzare la propria condizione senza speranza. Qualsiasi stato, più o meno rappresentativo di una oligarchia promotrice di ingiustizie sociali, non sa e non riesce ad affrontare centinaia di migliaia di persone che scendono in piazza chiedendo pacificamente il cambiamento; se spari le persone che protestano raddoppiano; è stata l'intuizione geniale di Gandhi, espressione della sua levatura morale. Ricorderete, non sono passati molti anni da quando Craxi dovette scappare sotto un lancio fitto di monetine, rifugiandosi ad Hammamet. Già, e l'Italia?
L'Italia, mai come in quest'ultimo decennio, è stata attraversata da ingiustizie sociali più o meno manifeste. La forbice pensionistica, cioè la differenza tra la pensione più alta e la minima è di 150 volte tanto, a differenza della Svizzera dove è tre volte tanto; la tassazione finanziaria è del tutto insufficiente e pare piuttosto l'espressione degli interessi degli speculatori senza scrupoli che soffocano l'economia reale. Non parliamo degli stipendi spropositati e spesso immeritati dei manager che sono un vero e proprio schiaffo a qualsiasi principio di equità sociale. Ma non voglio fare l'elenco della spesa delle ingiustizie sociali; in fondo le hanno volute gli italiani,
il popolo dei Po po po po po po: si dorme, si mangia, si xxxx, si guarda la TV sognando uno yacht a Portocervo. Dopo aver votato Mussolini, Andreotti e Craxi, gli italiani, sempre per inseguire i principi di una ricchezza effimera e fine a se stessa, hanno votato l'imprenditore più ricco e con lo stalliere mafioso, Silvio Berlusconi, arricchitosi in barba ai principi di moralità e legalità. Tanti sono orgogliosi di essere italiani. Io preferirei essere in tutta franchezza Neozelandese, Canadese, Australiano, Svedese, Danese, Inglese, etc.
Ecco perchè tanti giovani se ne sono andati via dall'Italia negli ultimi anni; non sentono questo paese virtuoso. Silvio Berluconi, a cui il popolo attribuisce il merito di "avercela fatta" e di essere un imprenditore impareggiabile, si è semplicemente arricchito ritrovandosi in diverse situazioni di oligopolio e monopolio, uno per tutti il possesso dell'etere in assenza di concorrenza nella raccolta pubblicitaria.
Dato che le risorse di un paese sono oggettivamente finite, nel momento in cui un imprenditore come Silvio Berlusconi diventa proprietario di una ricchezza così spropositata, sancisce parimenti l'impossibilità per i suoi concittadini di accedere alle medesime opportunità. Non basta diffondere l'immagine di un generoso Premier Benefattore, per calmierare questo principio. Se io mi impossessassi di tutta la terra di una valle, come farebbero le future generazioni ad accedere parimenti ai prodotti della terra? Dovrebbero emigrare.
L'ingiustizia sociale si manifesta in Italia, come altrove, nella possibilità da parte di un singolo individuo di accumulare ricchezze spropositate senza freni, togliendo così la possibilità alle attuali ed alle future generazioni di poter accedere alle medesime possibilità ed opportunità in termini di risorse. Ho già detto di come la ricchezza di certi imprenditori superi la loro capacità di contare.
L'ascensore sociale in Italia è rotto da tempo. Quell'ascensore che tanti speravano di poter prendere, diventando come Silvio Berlusconi. Gli italiani si debbono ora confrontare con la dura realtà del berlusconismo e capire di aver votato anche un puttaniere.
La più grande paura di Silvio Berlusconi, ed è il motivo per cui richiama in modo ossessivo lo spettro di un comunismo che non esiste più, è che il "popolo dormiente ed incantato dalle sue televisioni" intuisca improvvisamente che esiste una misura nelle cose, vi sono precisi confini, oltre i quali e prima dei quali non può sussistere il giusto. In parole povere: la sua ricchezza spropositata significa e ha significato la miseria di qualcun'altro. Per questo il mio manifesto politico, si concretizzerebbe nel prevedere una tassazione pari al 100% per quei redditi o quei patrimoni che superano qualche milione di euro. Non esiste merito e qualità personali che possano giustificare l'accumulo di ricchezze spropositate che altro non fanno che impedire al prossimo di accedere, in termini di possibilità, alle medesime risorse. La ricchezza di un singolo individuo non può e non deve condannare alla miseria indirettamente il proprio prossimo. Questo non è un principio politico di destra o di sinistra, ma è un principio assoluto di equità sociale, a cui si richiama la nostra carta costituzionale; ma allora perchè non si è organizzata o non è in cantiere una gigantesca manifestazione ad Arcore per invitare Silvio Berlusconi a rifugiarsi ad Antigua, come fece Craxi ad Hammamet? Perchè la crisi, quella vera, non è ancora arrivata; ma se la disoccupazione giovanile dovesse aumentare, come sta aumentando, ed il debito pubblico dovesse allargarsi,
come si sta allargando, io credo che in Italia assisteremmo a degli esiti inaspettati. Lo sanno quelle migliaia di giovani e studenti che a fine 2010 hanno messo in crisi le istituzioni al grido di "
Non la paghiamo noi la vostra crisi". Ho già parlato del
vento del cambiamento. Lo ha capito anche Silvio Berlusconi, che sta costruendo ville ad Antigua.