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domenica 5 gennaio 2014

Le mappe degli autovelox o quelle nei nostri morti.

LETTERA APERTA AL DIRETTORE DEL GAZZETTINO

Gentile Direttore,

chi le scrive è una delle tanti api volate via dall'Italia durante il Berlusconismo in cerca di una regina produttrice di quel dolce miele chiamata ancora 'speranza'. Quell'arnia io l'ho trovata oltremanica. Che la Regina infonda maggiore speranza del nostro re lo stabilisce, oltre al magico gioco degli scacchi, la crescita del PIL a parti invertite,  più 1.8% per loro, meno 1.8% per noi.
Non le scrivo tuttavia la solita lettera di protesta avverso quei tanti pesticidi tutti italiani che ucciderebbero anche le api più laboriose. La mia vuole essere una lettera aperta, critica nei confronti del suo giornale, ma credo allo stesso tempo propositiva al rafforzamento di una cultura diffusa che rispetti quanto di più prezioso ci sia rimasto, la vita. Trovandomi nella privilegiata posizione di poter confrontare giornalmente i quotidiani inglesi con quelli italiani tra cui il suo, ho colto nel suo quotidiano la silenziosa assenza di una regia che, oltre a riportare fedelmente articoli di cronaca sulle centinaia di vittime della strada, promuova allo stesso tempo riflessioni e approfondimenti sulle cause che ci portano letteralmente a morire come moscerini sulle strade. Non credo che le sfide del futuro si possano affrontare attraverso la mera pubblicazione di articoli che riportano la morte violenta sulla strada di un nostro fratello o di una nostra sorella. Uno sterile freddo necrologio non ci aiuta a prevenire e a riflettere. Il suo giornale merita una campagna a favore dell'introduzione dell'omicidio stradale, il cui iter legislativo fortunatamente sembrerebbe a buon punto, così come di iniziative a favore dei limitatori di velocità installati di serie su tutti gli autoveicoli da disinserire solo in casi di emergenza da denunciare poi alle autorità. Il suo quotidiano merita inchieste giornalistiche sui motivi per i quali quel Veneto da cui provengo annovera le strade più pericolose d'Italia, dalla Pontebbana alla Romea, secondo un rilevamento statistico promosso nel 2006 dall'ACI in collaborazione con l'ISTAT. Noi lettori meritiamo giornalisti che sappiano anche schiaffeggiare arditamente e tirare per le orecchie giunte, sindaci, assessori quando i nostri morti si ripetono tutti gli anni nei soliti tratti stradali e per gli stessi maledetti motivi, gridando vendetta. I meri elenchi della spesa lasciateli a noi.
Tempo addietro, consultando l'edizione del NordEst del 30 Novembre 2011, presi nota a titolo esemplificativo dei seguenti articoli che venivano riportati, tutti accumunati da un unico comune denominatore, la mancanza di rispetto per la propria vita e quella degli altri: a) Avvocato ucciso dall'auto guidata da un ubriaco mentre aspetta il bus (Mestre) b) Investita da un'auto mentre attraversa sulle strisce pedonali: morta anziana (Verona) c) Camion travolge un'auto sulla Pontebbana: muore uomo di 60 anni, ferita una 33enne (Pordenone).
Se solo potessimo raccogliere in un puzzle le migliaia di articoli che in questi anni hanno raccontato incidenti stradali mortali ci accorgeremmo che il quadro che si configura denota un assoluto disprezzo o disinteresse per la vita che qui in Gran Bretagna fortunatamente non ho avuto modo di percepire. Il disprezzo di quei politici che non sono intervenuti con opere pubbliche atte a prevenire ulteriori incidenti stradali o quel diffuso accettato disinteresse con il quale riportiamo in un articolo un incidente stradale, senza aggiungere alcuna riflessione sulla cultura che ha promosso quell'episodio violento.
La coscienza di qualcuno si sarà svegliata da questo torpore mortale, quando una madre, Carla Tessari, non resse il dolore per la perdita del figlio 24enne, ucciso in uno schianto frontale da un'auto contromano guidata da un conducente positivo al test su alcol e sostanze stupefacenti, e si tolse la vita. Il dramma disumano consumatosi a Vicenza, non rende pienamente l'idea di una cultura avverso la vita, se non si prende in considerazione quell'altro caso in provincia di Cuneo, era il 26 Aprile 2009, di una madre di 5 figli, uno dei quali ancora minorenne, travolta mortalmente da una Seat Ibiza guidata da un giovane di 19 anni affetto completamente da droga e alcool; Caterina Marchesano stava andando a lavorare di mattina presto, dopo aver preparato come ogni domenica la colazione ai suoi cinque figli. Sulla sua strada ha incrociato l’auto di un giovane di ritorno da una notte di sballo. La cultura della vita ha incrociato la cultura della morte.
Ci sono tantissimi modi per prendere posizione tra la vita e la morte, scegliendo per sempre la vita. Alcune iniziative che sommariamente mi vengono in mente sono un contatore sul vostro sito che ci tenga aggiornati sul numero delle vittime di questa strage altrimenti silenziosa, una campagna sulla carta stampata che ci ricordi che guidare un'automobile equivalga a possedere un'arma, una mappa sul vostro sito dei punti maggiormente a rischio per chi guida. Chiedete qualcosa in più anche a noi lettori e faremo la nostra parte, partecipando a questa lotta per la vita. In fondo, se ci pensiamo bene oltre 3mila morti sulle strade all'anno dovrebbero farci credere che l'unica vera guerra possibile è quella per la salvaguardia della nostra stessa vita. Siamo tutti alla ricerca delle mappe degli autovelox e dei tutor e pretendiamo che il sangue sia lavato via velocemente dall'asfalto perché le code per gli altrui incidenti sono più una noia che un momento per riflettere. Siamo tutti tremendamente di fretta, stiamo correndo verso la morte.

Un cordiale saluto
Alberto Sciretti

Cambridge, 05/01/2014

domenica 1 dicembre 2013

Se muori, muoio anch'io.

Nello stesso giorno in Italia muore Doriano Romboni pilota che correva in una manifestazione per ricordare un altro pilota Marco Simoncelli e in California muore in un incidente stradale Paul Walker, l'attore di "Fast and Furious" serie di film incentrati sulle corse clandestine di automobili. Non cogliere l'assurdo di queste storie significa aver perso quell'istinto di sopravvivenza che considera la vita, quale risultato di un atto d'amore dei nostri genitori che si sono prodigati per darcela e tenerci in vita, sacra. Se la vita consiste in una continua lotta contro l'entropia, sarà pur vero che le nostres chances di rimanere in vita sono proporzionali anche agli sforzi che la nostra mente compie emancipandosi dagli stili di vita veicolati dai messaggi pubblicitari diffusi dalle case automobilistiche che ci vorrebbero sempre alla guida di roboanti macchine da corsa fiammeggianti e dai film americani modello Fast and Furious. Se solo tutti insieme decidessimo che la nostra vita e quella degli altri rappresentano il bene più prezioso che abbiamo, sarebbe facile installare su tutti i veicoli dei limitatori di velocità da disinserire solo in casi di emergenza da denunciare poi alle autorità. Salviamo i nostri figli, che stanno morendo sulle strade per ignoranza e immaturità. Non limitiamoci alle solite raccomandazioni di circostanza. Diciamolo forte e chiaro, sulla strada è facile morire e uccidere. 

Ne ho parlato tante volte in questo Blog. Nel 2011 con La strage silenziosa continua. Dov'è lo Stato? ed ultimamente con Trussardi, la tragedia silenziosa del «levriero».
La Porsche rossa, sulla quale viaggiava come passeggero Paul Walker. L'attore di "Fast and Furious".

domenica 24 novembre 2013

Trussardi, la tragedia silenziosa del «levriero».

Il Levriero, simbolo dei Trussardi.
In questo blog ho sempre cercato di sviluppare questioni legate alla moralità e allo spirito. Mi posso permettere un tuffo in quello che ritengo il lusso senza peccato. Ho tre paia di indistruttibili Timberland, che negli ultimi dieci anni mi hanno portato ovunque seguendo la direttrice della mia avventura. Insomma, sulle calzature non si scherza. Risparmiare sulle calzature, significa ritrovarsi punto a capo a distanza di pochi mesi. Ma non è di questo che volevo parlare. Trussardi, non solo la qualità di borse e vestiti, ma il senso storico e artistico. Una tragedia che stringe il cuore. Marchio di moda nato nel 1911, vede fin da subito tra i suoi clienti la casa reale inglese che non poteva rinunciare a quei bellissimi guanti pregiati, tocco magico italiano. Poi vennero le valigie e le giacche in pelle. Bella la vita. Poi, il 13 aprile 1999. Nicola Trussardi muore di schianto dopo aver perso il controllo della sua Mercedes-Benz. Non basta. Un colpo al cuore. Anche il figlio Francesco Trussardi muore quattro anni dopo schiantandosi con la sua Ferrari 360.  Una vita ancora da vivere. La passione mortale per la corsa ereditata dal padre. Ora, l'azienda grazie al cielo vola a gonfie vele trattandosi di quel Made in Italy che non tramonta mai. Resta però quella amara sensazione come quando senti che un branco di balenottere si sono arenate morendo sulla spiaggia e non riusciamo a capirne i motivi. L'assurdo della vita, di quando non ci rendiamo conto che al volante uccidere e ucciderci sono un battito di ciglia, gli occhi stanchi si chiudono per un eterno instante. 

Questo è un appello alla famiglia Trussardi. Parlate al cuore dei giovani. Spiegate loro che la vita è veder tornare il levriero. Basta morti sulle strade. 

mercoledì 30 novembre 2011

La strage silenziosa continua. Dov'è lo Stato?

Fa rabbrividire la continua strage che si perpetra sulle strade italiane. Uno stillicidio che non risparmia nessuno. Oggi ho avuto la malaugurata idea di visitare il sito del Gazzettino e come ogni giorno, decine di notizie luttuose che si ripetono, che hanno come unico comune denominatore la totale mancanza di rispetto per la vita umana che contraddistingue la guida di alcuni italiani e le strade da loro percorse. Prendo solo ad esempio l'edizione del NordEst di oggi 30/11/2011 a) Avvocato ucciso dall'auto guidata da un ubriaco mentre aspetta il bus (Mestre) b) Investita da un'auto mentre attraversa sulle strisce pedonali: morta anziana (Verona) 3) Camion travolge un'auto sulla Pontebbana: muore uomo di 60 anni, ferita una 33enne (Pordenone) Ora, ci si aspetterebbe che lo Stato intervenisse con la mano pesante e fermasse questa strage senza fine che vede inermi pedoni e ciclisti falciati da arroganti SUV senza controllo. Niente è impossibile introducendo il reato di omicidio stradale, limitatori di velocità, autovelox fissi ben visibili e segnalati, etc etc. Ma dov'è questo Stato? Io non lo vedo e non lo sento.

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