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domenica 5 gennaio 2014

Le mappe degli autovelox o quelle nei nostri morti.

LETTERA APERTA AL DIRETTORE DEL GAZZETTINO

Gentile Direttore,

chi le scrive è una delle tanti api volate via dall'Italia durante il Berlusconismo in cerca di una regina produttrice di quel dolce miele chiamata ancora 'speranza'. Quell'arnia io l'ho trovata oltremanica. Che la Regina infonda maggiore speranza del nostro re lo stabilisce, oltre al magico gioco degli scacchi, la crescita del PIL a parti invertite,  più 1.8% per loro, meno 1.8% per noi.
Non le scrivo tuttavia la solita lettera di protesta avverso quei tanti pesticidi tutti italiani che ucciderebbero anche le api più laboriose. La mia vuole essere una lettera aperta, critica nei confronti del suo giornale, ma credo allo stesso tempo propositiva al rafforzamento di una cultura diffusa che rispetti quanto di più prezioso ci sia rimasto, la vita. Trovandomi nella privilegiata posizione di poter confrontare giornalmente i quotidiani inglesi con quelli italiani tra cui il suo, ho colto nel suo quotidiano la silenziosa assenza di una regia che, oltre a riportare fedelmente articoli di cronaca sulle centinaia di vittime della strada, promuova allo stesso tempo riflessioni e approfondimenti sulle cause che ci portano letteralmente a morire come moscerini sulle strade. Non credo che le sfide del futuro si possano affrontare attraverso la mera pubblicazione di articoli che riportano la morte violenta sulla strada di un nostro fratello o di una nostra sorella. Uno sterile freddo necrologio non ci aiuta a prevenire e a riflettere. Il suo giornale merita una campagna a favore dell'introduzione dell'omicidio stradale, il cui iter legislativo fortunatamente sembrerebbe a buon punto, così come di iniziative a favore dei limitatori di velocità installati di serie su tutti gli autoveicoli da disinserire solo in casi di emergenza da denunciare poi alle autorità. Il suo quotidiano merita inchieste giornalistiche sui motivi per i quali quel Veneto da cui provengo annovera le strade più pericolose d'Italia, dalla Pontebbana alla Romea, secondo un rilevamento statistico promosso nel 2006 dall'ACI in collaborazione con l'ISTAT. Noi lettori meritiamo giornalisti che sappiano anche schiaffeggiare arditamente e tirare per le orecchie giunte, sindaci, assessori quando i nostri morti si ripetono tutti gli anni nei soliti tratti stradali e per gli stessi maledetti motivi, gridando vendetta. I meri elenchi della spesa lasciateli a noi.
Tempo addietro, consultando l'edizione del NordEst del 30 Novembre 2011, presi nota a titolo esemplificativo dei seguenti articoli che venivano riportati, tutti accumunati da un unico comune denominatore, la mancanza di rispetto per la propria vita e quella degli altri: a) Avvocato ucciso dall'auto guidata da un ubriaco mentre aspetta il bus (Mestre) b) Investita da un'auto mentre attraversa sulle strisce pedonali: morta anziana (Verona) c) Camion travolge un'auto sulla Pontebbana: muore uomo di 60 anni, ferita una 33enne (Pordenone).
Se solo potessimo raccogliere in un puzzle le migliaia di articoli che in questi anni hanno raccontato incidenti stradali mortali ci accorgeremmo che il quadro che si configura denota un assoluto disprezzo o disinteresse per la vita che qui in Gran Bretagna fortunatamente non ho avuto modo di percepire. Il disprezzo di quei politici che non sono intervenuti con opere pubbliche atte a prevenire ulteriori incidenti stradali o quel diffuso accettato disinteresse con il quale riportiamo in un articolo un incidente stradale, senza aggiungere alcuna riflessione sulla cultura che ha promosso quell'episodio violento.
La coscienza di qualcuno si sarà svegliata da questo torpore mortale, quando una madre, Carla Tessari, non resse il dolore per la perdita del figlio 24enne, ucciso in uno schianto frontale da un'auto contromano guidata da un conducente positivo al test su alcol e sostanze stupefacenti, e si tolse la vita. Il dramma disumano consumatosi a Vicenza, non rende pienamente l'idea di una cultura avverso la vita, se non si prende in considerazione quell'altro caso in provincia di Cuneo, era il 26 Aprile 2009, di una madre di 5 figli, uno dei quali ancora minorenne, travolta mortalmente da una Seat Ibiza guidata da un giovane di 19 anni affetto completamente da droga e alcool; Caterina Marchesano stava andando a lavorare di mattina presto, dopo aver preparato come ogni domenica la colazione ai suoi cinque figli. Sulla sua strada ha incrociato l’auto di un giovane di ritorno da una notte di sballo. La cultura della vita ha incrociato la cultura della morte.
Ci sono tantissimi modi per prendere posizione tra la vita e la morte, scegliendo per sempre la vita. Alcune iniziative che sommariamente mi vengono in mente sono un contatore sul vostro sito che ci tenga aggiornati sul numero delle vittime di questa strage altrimenti silenziosa, una campagna sulla carta stampata che ci ricordi che guidare un'automobile equivalga a possedere un'arma, una mappa sul vostro sito dei punti maggiormente a rischio per chi guida. Chiedete qualcosa in più anche a noi lettori e faremo la nostra parte, partecipando a questa lotta per la vita. In fondo, se ci pensiamo bene oltre 3mila morti sulle strade all'anno dovrebbero farci credere che l'unica vera guerra possibile è quella per la salvaguardia della nostra stessa vita. Siamo tutti alla ricerca delle mappe degli autovelox e dei tutor e pretendiamo che il sangue sia lavato via velocemente dall'asfalto perché le code per gli altrui incidenti sono più una noia che un momento per riflettere. Siamo tutti tremendamente di fretta, stiamo correndo verso la morte.

Un cordiale saluto
Alberto Sciretti

Cambridge, 05/01/2014

giovedì 19 dicembre 2013

Martini, l'aperitivo made in Italy.

Quando ci si trova all'estero come il sottoscritto, in alcuni momenti, in particolare quelli di festa, hai bisogno di ritrovare quel contatto viscerale con la madrepatria che per un verso non vorresti ma dall'altro ricerchi, in particolare quando ti rende fiero di essere italiano. Personalmente se devo organizzare una festa, se ho ospiti a cena, non riesco a capacitarmi senza avere almeno una bottiglia di Martini in frigo. Sono tanti i prodotti che ci rendono fieri di appartenere a questo magnifico paese purtroppo attualmente in una fase convulsa autodistruttiva, ma il Martini in particolare ha quella capacità tutta esclusiva di riassumere in una bottiglia attraente l'essenza ed il significato profondo dell'aperitivo italiano (e di un made in Italy irresistibile). Martini & Rossi la multinazionale di origine italiana nata nel 1863 che deteneva il marchio Martini (celebrato nella cartellonistica d'autore anche da Andy Warhol) si è fusa con Bacardi nel 1993 diventando uno dei principali produttori di bevande alcoliche nel mondo. Martini, Bacardi, un sospiro da sabato sera ed ed è subito festa.

mercoledì 5 gennaio 2011

Se hai freddo e loro hanno caldo, sei in Scozia.

31/12/2010 Castello di Edimburgo poche ore prima dell'Hogmanay, il famoso capodanno scozzese.
A fine vacanza il tachimetro segna 1300 miglia inglesi. Appena rientrato in Italia, li  trasformo in 2091 kilometri e torno a guidare a destra. La Scozia. Strade strette e sinuose che saettano in un firmamento di pecore. Le stelle che ti guidano sono delle borchie metalliche con catarifrangente lungo la linea di divisione delle corsie. Il Sole che mi illumina il cammino però è l'Assisted GPS, la cui voce suadente ha cantato dall'inizio alla fine del viaggio. Sul ciglio volpi, lepri e fagiani falciati nel tentativo di attraversare la strada. I corvi banchettano. Sentieri fangosi solcati dalle pecore, diventati delle zuppe imbevute d'acqua. Pozzanghere. Paesaggi ordinati rigogliosi di un'erba verdeggiante che flirta con la candida neve. Foschia. Il buio scende presto. Quante pecore. Quanta selvaggina. Che forza questa Scozia.

03/01/2011 Nelle terre del castello di Howard
Puoi fare centinaia di miglia senza incontrare una pompa di benzina. L'unica che forse trovi è chiusa, sommersa dalla neve. Nessuna casa ferisce arrogantemente un'altra esibendo vanitosamente uno sfarzo evanescente. Le case sono imbevute nel tè della modestia; sono molto piccole e raccolte e portano i colori del paesaggio circostante. Muretti e staccionate squadrano le proprietà. I villaggi sembrano abbandonati. Le macchine tutte uguali. Procedono tutti alla stessa andatura. Poche esili figure anonime vi compaiono nelle strade. L'unica porta aperta alla baldoria e quella del pub. Qui si apre un'altra porta; quella dell'alcool e del gioco scommessa, calcio o cavalli che siano. Birra a fiumi. Qualcuno per la strada corre. Footing con la pila.

30/12/2010 Vallo di Adriano
Tu hai freddo e sei vestito per sfidare il Polo Nord, loro hanno caldo. I giovani sfilano a manichette corte, orgogliosamente temprati alle basse temperature. I negozi nelle grandi città vendono abbigliamenti primaverili; ma siamo in inverno. Ti guardi intorno e le persone vestono al massimo una felpa o una giacca che pare trasparente.

Alberto Sciretti lungo il Vallo di Adriano.
Ti viene ancora più freddo. Guardi il Kilt e ti si congelano i pensieri. Non solo. Mangi fish and chips e ti rendi conto che questo paese è proprio un altro mondo; non si può mischiare e compromettere nella UE. Abbiamo prese delle corrente diverse. Ma non è per quello. Noi uniamo l'acqua calda e fredda in un unico rubinetto. Loro tengono ben separate l'acqua calda dall'acqua fredda; due rubinetti ben distinti, nei lavabi scomodi per te che cerchi acqua tiepida; è come se conoscessero da tempi più remoti di noi la netta differenza tra il bene ed il male. Forse è proprio questo spirito che ha salvato qualche decennio fa' l'Europa, dal nazismo e dal fascismo. Sarà che ho visitato la parte dell'United Kingdom più attaccata alla terra ed ai suoi valori, ma ho colto oltre al paesaggio ordinato i germi di una sana e longeva democrazia.

sabato 18 dicembre 2010

In memoria di MARC BRADSHAW: alcool, droga e cattive amicizie ci uccidono.

Marc Bradshaw, born on the 9th of September 1977, in everlasting memory of my dearest son who died tragically from these cliffs on the 8th of july 2000. Always remember his smile and his love and never forget him in your prayers. May God always keep you with him and grant you eternal rest. DAD

A settembre in un viaggio a Malta, per puro caso in un punto bellissimo su una scogliera a Mellieha (l-Ahrax tal-Mellieha) mi sono imbattuto in questo straziante ricordo di un papà, Ric Bradshaw, che ha voluto ricordare il proprio figlio con una targa commemorativa posta a pochi metri dal ciglio di una scogliera (alta più o meno come 10 piani di un palazzo) dal quale il suo unico figlio è caduto all'età di 22 anni. Marc Bradshaw voleva ammirare il tramonto da queste scogliere con i suoi amici. Incontrare la morte in un posto così metafisico in un giorno di vacanza, pietrifica. Never forget in your prayers. La targa è un buon deterrente per chi si avvicina al bordo.
Al mio ritorno mi sono interessato, all'accaduto ed ho scoperto che, l'otto luglio del 2000 l'elicottero di soccorso della Protezione civile Maltese, chiamato alle 04:48 dagli amici di Marc Bradshaw, ha dovuto attendere quasi 40 minuti prima del decollo, perché non poteva operare nel buio. Ric Bradshaw, il padre, ha quindi scoperto che nel 2000 il Dipartimento della Protezione Civile Maltese non disponeva di elicotteri in grado di operare al buio ed ha intentato causo al governo maltese. Sembra tra l'altro che quando Marc Bradshaw fu raggiunto dagli amici e dai soccorritori avesse ancora polso. Nella sentenza emessa durante il processo, il giudice Sig. Tonio Mallia ha dichiarato che le autorità hanno fatto tutto il possibile, anche se l'operazione di salvataggio avrebbe potuto essere svolta meglio "con il senno di poi". Lo stesso giudice ha però scritto nella sentenza: The court however believes it has to rebuke the victim’s friends who although they realised that Marc Bradshaw was drunk did not try to protect him by keeping him away from danger and they left him reach the edge of the cliffs. The judge also added that the victim had high levels of alcohol in his blood as well as traces of Ecstasy taken during the same rave party.” La corte tuttavia deve rimproverare gli amici della vittima che, anche resosi conto che Marc Bradshaw fosse ubriaco, non hanno cercato di progetterlo tenendolo lontano dal pericolo e hanno pertanto lasciato che raggiungesse il bordo della scogliera. Il giudice ha aggiunto che la vittima aveva un alto tasso alcolemico nel sangue così come tracce di Ecstasy preso durante lo stesso rave party. Il magistrato aveva concluso dicendo che le cause della morte di Bradshaw sono state accidentali, che non vi era alcuna prova che qualcuno avesse contribuito all'incidente e che non vi era alcuna negligenza da parte dei soccorritori.
La scogliera dalla quale è precipitato tragicamente Marc Bradshaw

domenica 7 giugno 2009

"I love radio rock": il film sulle prime radio pirata

Nel novembre 2007 avevo scritto un post "Fortezze marine e le prime radio pirata" su un argomento che mi sembrava affascinante. Il 12 Giugno 2009 esce nelle sale cinematografiche "I love radio rock", la storia di una radio libera pirata che negli anni '60 trasmetteva da una nave nel bel mezzo del Mare del Nord, sfidando le severe leggi di una Gran Bretagna ancora in preda al rigore dei colletti bianchi inglesi.
In Italia il pubblico si è avvicinato alle radio quando erano già "libere", espressione riferita alle emittenti radiofoniche nate in Italia dopo la liberalizzazione dell'etere sancita dalla Corte Costituzionale nel 1976 , grazie al film "Radiofreccia" di Luciano Ligabue, un vero rocker italiano.
Ecco il trailer di "I love radio rock" e una citazione dalla tesi di laurea del Dott. Federico Lusi, a cui va il merito di aver approfondito tali tematiche e soprattutto di aver condiviso (Felicità è vera soltanto se condivisa).
"Le radio pirata rappresentano, senza dubbio, uno dei simboli più significativi della ribellione e della voglia di cambiamento che permeò tutti gli anni ’60. Con esse il variegato mondo giovanile ebbe modo di diffondere i propri ideali e stili di vita, ma anche di rompere un sistema della comunicazione rigido e burocratico, che non permetteva una libera concorrenza tra le emittenti. Le trasmissioni radio, fino ad allora quasi esclusivamente nelle mani dei monopoli degli enti pubblici, fatta eccezione per Radio Luxembourg, venivano ora gestite da privati che operavano da stazioni al di fuori del territorio di un paese e delle sue leggi in materia di comunicazione di massa. Queste radio trasmettevano illegalmente da vecchie navi, spesso registrate negli elenchi navali di paesi tradizionalmente disponibili ad offrire bandiere di comodo, oppure da piattaforme risalenti alla II guerra mondiale situate al largo delle coste scandinave e inglesi, in condizioni precarie ed esposti alle intemperie e ai pericoli che il mare del Nord poteva riservare." Fonte Tesi di laurea "I PIRATI CHE SOLCARONO L’ETERE. STORIA DELLE RADIO OFFSHORE CHE DAI MARI DEL NORD SFIDARONO LA BBC E L’INFLUENZA CHE QUESTE EBBERO SULLA MUSICA DEL PERIODO" del Dott. Federico Lusi,Relatore Prof. Michele Sorice,Correlatore Prof. Andrea Vianello, Anno Accademico 2005/2006.

mercoledì 29 aprile 2009

La cultura della droga\morte e la cultura della vita: giovani ad un bivio

Pochi giorni fa', il 26 Aprile 2009, muore una madre di 5 figli uno dei quali ancora minorenne, travolta da una Seat Ibizia guidata da un giovane di 19 anni affetto completamente da droga e alcool; la madre stava andando a lavorare di mattina presto, dopo aver preparato come ogni domenica la colazione ai suoi cinque figli. Sulla sua strada, in provincia di Cuneo, ha incrociato l’auto del giovane di ritorno da una notte di sballo. La cultura della vita ha incrociato la cultura della droga\morte. Nel ricordo di questa madre, scrivo quanto segue.

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Vorrei morire a questa età, vorrei star fermo mentre il mondo va, ho quindici anni. Programmo la mia drum-machinee, suono la chitarra elettrica, vi spacco il culo, è questione d’equilibrio, non è mica facile Charlie fa surf, quanta roba si fa MDMA ma le mani chiodate, se Charlie fa skate, non abbiate pietà crocifiggetelo, sfiguratelo in volto con la mazza da golf alleluja alleluja Mi piace il metal, l’r'n'b, ho scaricato tonnellate di filmati porno e vado in chiesa e faccio sport, prendo pastiglie che contengono paroxetina, Io non voglio crescere, andate a farvi fottere
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I mass media parlano degli adolescenti sporadicamente in modo ibrido e distaccato come se fossero una scatola da aprire e subito da richiudere per paura che esca di tutto o come un filmato porno proibito da ingurgitare velocemente, d'altronde non è politically correct; la Chiesa vede solo chirichetti candidi con candelabri in mano, gigli bianchi da fotografare e conservare in una cornice, giammai giovani con almeno un preservativo in tasca; la politica meno che meno affronta la realtà di ragazzi senza personalità, ossessionati da canne e droghe chimiche, perchè altrimenti dovrebbe entrare in psicanalisi, visto che se tanti giovani sono allo sbando è proprio perchè la politica ha consumato e consuma il futuro dei giovani consegnando a loro solo debiti e spazzatura;
Cocaina
girate la maniglia, aprite la porta dei giovani, ma fatelo senza ipocrisie, senza volere vedere ciò che ad ognuno fa comodo vedere; (aprite le porte della discoteca Alter Ego di Verona la discoteca considerata dai più di tendenza, ma non fermatevi alla notizia del Ministero dell'Interno che riporta: "Le indagini hanno permesso infatti di appurare che ogni sera all’Alter Ego giungevano spacciatori provenienti da Milano, Brescia, Bergamo, Vicenza, Padova, Venezia oltre che Verona i quali tranquillamente spacciavano nella discoteca cocaina, ecstasy, chetamina, MDMA, hashish, richiamando così un gran numero di giovani ai quali assicuravano, in occasione di interventi delle forze dell’ordine, il deflusso da porte secondarie per evitare di incappare nei controlli narco-alcolemici. All’interno del locale anche i minorenni potevano far uso di bevande alcoliche e droga; è stato inoltre accertato che uno dei titolari si è reso responsabile di abusi e violenze sessuali in danno di minori. 'Alter Ego' chiuso, quindi, e manette ai proprietari.")

Per capire questa immagine digita le parole "Emo" e "tagliano" su un motore di ricerca; una certa cultura "emo" ha teorizzato i tagli ogni qual volta si soffra, come se il male fisico potesse sopperire al male interiore. Insomma un fenomeno di subcultura adolescenziale, che si espande a macchia d'olio grazie ad internet, sta ormai invadendo diversi settori del mondo adolescenziale, quello sociale e psicologico, quello economico, quello spirituale; Emo sta ad indicare emo-zioni forti e senza censura, sopratutto per quelle tristi e con riferimenti più o meno espliciti al suicidio; infatti sta ad indicare anche la radice greca della parola sangue emo globina. Emo si propone come soluzione ai problemi adolescienziali promuovendo il chiudersi in se stessi, la depressione, procurarsi dolore fisico per non sentire quello mentale e, da qui la tendenza al taglio delle vene, simbolo di questo movimento. Anche il sesso è caratterizzante, si parla infatti di emo sessualità: molti emoboy si baciano appassionatamente tra loro, si stringono, si accarezzano e si tengono sovente per mano e filmano o fotografano, le loro emozioni per poi divulgarle orgogliosamente sul web.
ecco l'inferno dantesco: ragazzini impasticcati ad un rave party, giovani alcolizzati disadattati senza spazio ne tempo come sciami d' api realizzati con il bicchiere di superalcolico costantemente in mano e la maglietta dei Tokio Hotel come emblema, chi inebriato nei fumi della cannabis, chi impallidisce virtualmente sulla webcam ossessionato dal sesso virtuale delle videochat, chi indemoniato fa sniffing con cocaina o con la colla o la vernice o con bombolette vuote di butano per accendini (droghe povere), chi psicadelico sparandosi nelle orecchie, per ore e ore, suoni particolari alla ricerca di effetti sfreccia superando costantemente con lo scooter un traffico altrimenti monotono provando brividi e canticchiando "Charlie fa surf, quanta roba si fa MDMA"; già eccolo qui l'inno alla droga, il manifesto "culturale" e musicale di chi a 15 anni fa uso di sostanze stupefacenti; Charlie fa surf parla di un quindicenne che si droga, scarica video porno e suona la chitarra. Sono davvero così i ragazzini? chiede un giornalista della Stampa all'autore della canzone che risponde «La canzone si ispira a un’opera di Maurizio Cattelan al Museo di Rivoli, dove c’è un ragazzino seduto di spalle, le mani inchiodate al banco con delle matite. Io cerco di immaginare cosa ci sia nel suo cuore, per questo il linguaggio è sboccato, come quello degli adolescenti, un esercito di piccoli ribelli inquadrati in un anticonformismo di massa. Abiti, comportamenti, droghe: tutto già previsto»

Pillole di ecstasy. I disegni ed i colori brillanti sono utilizzati appositamente per rendere la sostanza stupefacente più invitante e suscitare meno refrattarietà nel consumatore (soprattutto occasionale)
I commenti alla canzone "Charlie fa surf" sono emblematici: dice una ragazza "io penso che nella strada della droga bene o male ci passano tutti anche i più disgraziati del mondo!io sono la prima che uso certe sostanze ma penso che nn ci sia niente di male a parte il fatto che ci roviniamo.infine sballarsi è bello perche nel momento che sei fuori ti dimentichi di tutti i problemi…e a mio parere charlie fa bene prendere un po di md o qualche pasta, l unica cosa che nn si deve provare è l eroina.questa è una cosa che mi fa paura…questa sostanza è meglio evitarla,ho degli amici eroinomani e sto vedendo che fine stanno facendo." e subito dopo ribatte PikkolaDiabolika93 "ho 15 anni io 15 e il testo non è una cavolata.. succedono veramente queste cose, siamo costretti ogni giorno a vivere con gente ke ci tratta come pezze da piedi e ke non ci capisce.. problemi di simpatia da parte di alcuni professori, genitori ke invece di pensare ke siamo ragazzi e vogliamo divertirci pretendono ke ci comportiamo da adulti ma se kiediamo di uscire la sera non ci danno il permesso xk siamo troppo pikkoli, problemi sentimentali, lo studio ke x gli adulti è sempre troppo poko.. siamo stressati.. vorremmo scappare di casa, lontano dalla nostra città, dalla nostra famiglia, dalla solita gente, vorremmo un po’ di pace.. così la troviamo in squallidi rimedi ke possono darti tutto questo momentariamente.. capisco ke gli adulti hanno problemi +seri di noi.. ma noi evidentemente reagiamo peggio..ho passato un periodo ke mi tagliavo dopo le litigate con i miei.. mi sentivo benissimo dopo.. non so il perkè.. adesso bevo superalcoolici quando studio tnt o sto tnt a skuola.. cmq qnd mi sento spossata.. ne necessito, non è per sentirmi +grande o per fare vedere qlks ad altri.. anke xk non vado in giro cn bottiglie di wisky a dire ke bevo..la nostra è una generazione così..si può essere in ste condizioni a st’età?.. come andremo a finire?.. mi sento strana.."

Ragazzi Emo; agli emo piace indossare capi neri abbinati a colori sobri, soprattutto sui loro capelli, come il fucsia o il viola elettrico. Gli emo tendono a pettinarsi con la frangetta che gli copre un occhio; attualmente, sia i ragazzi che le ragazze usano spesso jeans stretti ed aderenti, hanno una lunga frangia asimmetrica in testa e gli occhi truccati di nero. Sono frequenti t-shirt aderenti raffiguranti le band preferite, cintura con le borchie colorate con tonalità accese, scarpe da skater o in generale scarpe nere, Converse o Vans; filosofia di vita, con un atteggiamento bisessuale vagamente depresso o comunque vicino alle atmosfere del suicidio "wertheriano" .

Ecco il tipico linguaggio degli adolescenti di oggi, in particolare di un emo, fatto di sms virtuali e monosillabi con l'onnipresenza della k per sostituire la c gutturale o il ch “Inizierei kon 1a delle mie solite frasi, ma mi dv sfogare... ...nn ne posso + dei pregiudizi, delle kazzate ke ti fanno stare di merda e tutto! kazzo sn emo? saranno kazzi miei... ho problemi kon le multinazionali??? ma saranno anke kazzi miei o no? minkia ma kome kazzo state? ripigliatevi 1 èò kazzo, siete + merde voi ke giudikate di qlsiasi altra persona! kazzo vi pensavo superiori a certe kose... ...kazzo ma ke siamo tornati alla silo? alle medie erano meglio di voi... ...ok forse 1 po' borghesotti e falsi... ...1 po' tanto, lo ammetto... ...ma sempre meglio di voi... ...kazzo sn emo ma askolto hard-pop e rap italiano? bè kazzi miei, sn emo? bè kazzi miei e stra miei! amo la musika, qualsiasi tipo. askolto di tutto dal rep al pop dal jz al r&b, alla klassika alla kountry (si skrive kosì???) kazzo askolto fibra ma anke pavarotti askolto i lost ma anke i mcr kazzo sul mio mp3 c'è di tutto hause,metal,emocore,punk,rock,pop... di tutto trovi qualsiasi genere, kompreso l'acid-punk (ke nn konosce nex) e il metal emokore(pure questo nn lo konosce nex) ma a voi ke ve ne fotte minkia +tosto ke essere figlia di papino o pekorella truzza ke vive x seguire 1a moda stupida!
Filmato su come diventare ed essere Emo
Per alimentare la cultura della vita voglio riportare quanto detto da Billie Holiday, una cantante statunitense, fra le più grandi di tutti i tempi nei generi jazz e blues, nella sua autobiografia che ho letto recentemente "La Signora canta il blues": "[...] per il bene di qualche ragazzo che rimmarrà fottuto per tutta l'esistenza [...] non avete che a guardare la storia della mia vita. Se una morale c'è è questa: se credete che le droghe servano a eccitarvi e a emozionarvi, non ne avete la più pallida idea. [...] è da pazzi pensare che per suonare o cantare ci voglia la droga. Perchè la droga può sistemarvi in una maniera tale che non ce la farete mai più, nè a cantare nè a suonare. [...] Io non voglio fare prediche a nessuno. Non le ho mai fatte, e non ho intenzione di cominciare proprio ora. Spero però che qualche ragazzo legga questo libro, e che c'impari qualcosa. [...] Anche se solo un ragazzo ci trovasse una sola cosa da imparare, a me basterebbe. [...] Le droghe non hanno aiutato nessuno a cantar meglio. A Lady Day ci potete credere. Lei ne ha prese quanto basta per saperlo bene. E se qualcuno cerca di convincerti del contrario, chiedigli un po' che cosa sa, lui, sugli stupefacenti, più di quello che sa Lady Day. [...] Le droghe servono a una cosa sola: ad ammazzarti piano piano, un poco alla volta. E ad ammazzare, oltre a te, anche la gente a cui vuoi bene. Questa è la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità."
L’adolescenza è l’epoca in cui l’esperienza la si conquista a morsi.

lunedì 17 dicembre 2007

L'Amore per la vita e non solo..

La valle della Loira tra Sully-sur-Loire e Chalonnes. Castelli della Loira sto arrivando!!!!

Ho già parlato dell' incredibile estate che ho passato. Ora sto organizzando un viaggio, visiterò i castelli della Loira i giorni prossimi al capodanno, che invece passerò a Parigi. Cosa festeggiare scuotendo la bottiglia a 10 minuti dalla mezzanotte, cosa festeggiare saltando come un grillo per l'Avenue des Champs-Élysées?? Beh, oggi ad esempio l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato la risoluzione per la moratoria contro la pena di morte nel mondo con 104 voti a favore, 54 contro e 29 astenuti. La risoluzione è stata approvata alle 11.45, ora di New York. Non ci sono solo brutte notizie. Non tutti hanno mollato. C'è chi ci crede ancora. La vita è bellissima, perchè è piena di sorprese. Chi non molla, prima o poi i propri sogni li realizza. Non sei ancora convinto\a?
Allora senti che musica, questa poesia curda (la mia poesia preferita):
LA CANNA E IL VENTO
Non era mai accaduto
nel boschetto
Gli alberi erano tutti innamorati
di una canna
una cannuccia sottile
che amava invece il vento,
il vento che porta la pioggia
Così il boschetto l'aveva ripudiata
La canna innamorata
Rispose: "Per me questo va bene"
Voi, state pure tutti da una parte,
Che dall'altra c'è il vento della pioggia.
Così vuole il mio cuore
il boschetto, offeso,
sentenziò la morte
per quell'innamorata dagli occhi di rugiada.
Chiamò il picchio dal becco forte, e il picchio colpì nel cuore
tre, quattro, cinque volte
nel cuore della piccola canna
Da quel giorno
La canna innamorata divenne un flauto.E da quel giorno
Le ferite degli amanti
Parlano con le dita del vento
E cantano.
Ovunque nel mondo
Da quel giorno.
Se leggendo questa poesia, non senti l'Inno alla vita, all'Amore, allora ...credo che tutto sia perduto. Thira, a Santorini, Isole Cicladi. Un formicaio bianco, mescolato al tenue azzurro della piscine, che attende immobile, l'infinito spettacolo del tramonto che si ripete, tutte le sere. Un arcobaleno quotidiano. Santorini, i will come back! Quei drinks..sorseggiati piano piano sulle terrazze che danno a strapiombo sul mare..accompagnando il sole che tramonta..gli amici intorno che si rincorrono per le stradine strette...
Thira, a Santorini, Isole Cicladi

A Ios, le attrazzioni si possono raggiungere con il quod.
I tramonti di Santorini, sono i più belli del mondo? Così si dice. Il mio problema è che mi resta da scoprire il resto del mondo per poterlo dire. Ma le atmosfere di Santorini, come di tutte le Cicladi in generale, sono un qualche cosa di indescrivibile.

Santorini, ai bordi della caldera. Al tramonto le barche da pesca e da turimo rientrano al porticciolo. La sensazione è quella di essere sospesi nel vuoto, in una dimensione dove tu sei spettatore, e l'Immenso è il protagonista. L'isola vulcanica, in tal senso, trasmette molta forza. Hai bisogno di grinta? Vai a Santorini

Mykonos.
I colori della Grecia: il bianco ed il blu.
Ios con i mulini a Vento e le fortificazioni veneziane.
A nord dell'isola è possibile visitare la tomba di Omero dove si presume che il poeta sia stato seppellito dopo la sua morte causata da una malattia che lo ha colpito nel suo viaggio verso Atene. E' a mio parere uno dei posti più belli di tutte le isole Cicladi. Non riesci a parlare, sei annichilito dalla storia, dal vento li fortissimo, dal rispetto per un qualche cosa che comunque è più avanti di te, pur facendo parte della storia antica. Omero..


Ios, la tomba di Omero
Le capre, qui sono più felici di tanti uomini che soffocano immersi nella big city life (dove l'uomo muore intellettualmente diventando un colletto bianco in cerca di un presunto successo, fumo negli occhi)

Mylopotas. Non scrivo per incantare serpenti, o per vendere pentole. Racconto la mia vita attraverso esperienze dirette. Siete un gruppo di persone giovani tra i 16 e i 30 anni? Andate a Mylopotas; è la spiaggia che avete sempre sognato. Vuoi delle indimenticabili partite a beach volley fino al tramonto, vuoi un'acqua cristallina in uno scenario arcadico, tra caprette e ulivi? Vuoi assaporare le emozioni dell'Arcadia di Sannazaro e allo stesso tempo, stare tra migliaia di giovani che hanno solo uno scopo nella loro giornata e cioè fare casino, casino, casino? Vai a Mylopotas.
Confermo parola su parola quanto riportato da Wikipedia
Quando arriva l’oscurità subito si capisce il motivo di una simile tranquillità durante il giorno. Quelle che di giorno sono calde e semi-deserte stradine del centro (“Chora”) si riempiono in maniera per molti inimmaginabile di persone pronte a partecipare ad un party grande come tutto il villaggio e che dura fino all’alba. Il Villaggio pullula di piccoli locali dove gli alcolici a fiumi e la musica a volume alto che si diffonde anche per le stradine fa si che ogni persona sia trascinata a fare festa come non mai. Ogni locale nella fascia post-apertura (quindi nella fascia dalle 23 alle 1.30) fa di tutto, ma proprio di tutto…non è raro essere presi “di peso” e buttati dentro!, per farvi entrare per riempire il locale e far sì che il party più forte della sera avvenga appunto lì dentro attirando ancora nuovi clienti. Ogni club piazza fuori dall’entrata almeno un paio di ragazzi chiamati kamaki(dal greco esca)(di solito ragazze!) che urlano delle frasi per convincervi a scegliere quel locale per la vostra serata (anche offrendovi alcolici a basso costo). Ogni notte a Ios è una festa e la si passa saltando da un locale all’altro (la maggior parte offre ingresso gratuito oppure ingresso gratuito con consumazione obbligatoria) fino all’alba quando i locali chiudono e i più vivaci continuano a ballare e far festa per le stradine intonando cori e canti! I turisti che popolano l’isola sono quasi tutti giovani di età compresa tra i 16 e i 30 anni che sanno bene cosa li aspetta sull’isola e che, spesso, fanno anche più di tre giorni di viaggio per raggiungerla, la maggior parte dei turisti di Ios scopre l’isola nella vacanza post-maturità. Molti dei turisti che popolano l’isola tornano quasi ogni anno per trovare un luogo (cosa sempre più rara) dove tutti hanno voglia di fare festa indipendentemente dalla nazionalità o dai vestiti che uno porta. La polizia locale, che chiude sempre un occhio sull’abuso di alcol dei turisti non tollera assolutamente la guida in stato di ebrezza e ancora meno l’introduzione di droga sull’isola. Nonostante gli alcolici a basso costo (uno dei più in voga è il Flaming lamborghini) va comunque prestata un po’ di attenzione a cosa si beve. Alcuni club hanno la cattiva abitudine di diluire i drink con soluzioni alcoliche probabilmente da solo distillate durante l’anno e che aumentano di gran lunga i “postumi della sbornia”. Con un po’ di buon senso si riescono comunque ad evitare simili inconvenienti. Un motto (preso da una maglietta di uno dei locali di Ios) che descrive l’atmosfera notturna è il seguente: “Party hard or…go home!” (“festeggia duro o tornatene a casa!”) oppure altre magliette simili (quasi tutti i locali ne danno una omaggio ogni 7 shoots).
Ore 6 del mattino. Santorini. Tutta la notte passata in discoteca a ballare. Chiedo pietà. voglio dormire. Si è bello vedere l'alba insieme, ma adesso...andiamo a dormire! ZZzzzzz
Mylopotas dall'alto. La spiaggia ideale.
L'incredibile Red Beach di Santorini. Dalla foto, si può intuire la natura vulcanica dell'isola, la forza dell'isola.
Per spronare l'uomo ad elevarsi dallo stagno di rane, Platone ha scritto nel Fedone...
Poi, riprese, «ritengo che la terra sia grandissima e che noi, dal Fasi alle colonne d'Ercole, non ne abitiamo che una ben piccola parte, solo quella in prossimità del mare, come formiche o rane intorno a uno stagno; e molti altri popoli vivono anch'essi in regioni un po' simili alle nostre. Infatti, sparse su tutta la superficie terrestre vi sono cavità di ogni specie, per forma e per grandezza, nelle quali si raccolgono l'acqua, la nebbia e l'aria. Ma la terra vera e propria, la terra pura si libra nel cielo limpido, dove son gli astri, in quella parte chiamata etere da coloro che sogliono discutere di queste questioni; ciò che confluisce continuamente nelle cavità terrestri non è che un suo sedimento. Noi che viviamo in queste fosse non ce ne accorgiamo e crediamo di essere alti sulla terra, come uno che stando in fondo al mare credesse di essere alla superficie e vedendo il sole e le altre stelle attraverso l'acqua, scambiasse il mare per il cielo; costui non è mai riuscito, per inerzia o debolezza, a salire alla superficie del mare e non ha mai, così, potuto osservare, emergendo dalle onde e sollevando il capo verso la nostra dimora, quanto essa fosse più pura e più bella della sua, né ha sentito mai parlarne da qualcuno che l'abbia vista. È quello che capita anche a noi: relegati in qualche cavità della terra, crediamo di abitare in alto, sulla sua sommità e chiamiamo cielo, l'aria, convinti come siamo che esso sia lo spazio dove si volgono gli astri; il caso è identico e anche noi, per debolezza e inerzia, siamo incapaci di attraversare gli strati dell'aria, fino ai più eccelsi; se potessimo giungere fin lassù o aver l'ali per volare in alto, noi vedremmo, levando il capo, le cose di lassù, come i pesci che, emergendo dalle onde, vedono quanto accade quaggiù; e se le nostre facoltà fossero in grado di sostenerne la vista, noi riconosceremmo che il vero cielo è quello, quella la vera luce e la vera terra. Perché questa nostra terra, le sue pietre e tutta quanta la regione che abitiamo, sono guaste e corrose come, dalla salsedine, quelle sommerse nel mare; nulla nasce nel mare di cui valga la pena parlare, nulla che sia, per così dire, perfetto, ma dirupi e sabbie e distese di fango e pantani ovunque, anche dove c'è terra, insomma, cose che non si possono per nulla paragonare alle bellezze che abbiamo noi; quelle di lassù, poi, sono di gran lunga superiori alle nostre. E sarà bello come ascoltare una favola, Simmia, sentir parlare di queste terre vicine al cielo.». «Oh, sì, Socrate,» esclamò Simmia, «e noi ascolteremo volentieri questa favola.

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