domenica 29 giugno 2014

Dal suicidio di Raul Gardini a quello tentato da Roberto Meneguzzo. Similitudini agghiaccianti per i due finanzieri scalatori di 'Fondiaria', precipitati sotto il peso delle loro tangenti e dopo essersi messi di traverso a Mediobanca.

Raul Gardini (Ravenna, 7 giugno 1933 – Milano, 23 luglio 1993)
Sono passati poco più di 20 anni, sufficienti per farci perdere la memoria. Viviamo il telegiornale di oggi, dimenticando quello di ieri. Cinicamente ci stupiamo sempre per quello che accade in fondo ciclicamente, perdonerete il gioco di parole. Era un caldo luglio del 1993. Tirava un'aria torrida da Tangentopoli. Le cravatte soffocavano come nodi scorsoi. Raul Gardini, imprenditore rampante, conosciutissimo negli ambienti patologici della finanza per la scalata alla Montedison (che all'epoca controllava tra l’altro anche 'Fondiaria', storica e florida compagnia di assicurazioni fiorentina dove Mediobanca di Renato Cuccia aveva sempre fatto il bello ed il cattivo tempo, al punto da considerarla "la pupilla dei suoi occhi") di traverso alla Mediobanca di Enrico Cuccia, sta per mollare la presa alla parete della vita. Le sue stesse mani, da scalatore finanziario, lo fanno precipitare nel vuoto, premono il grilletto di una vecchia Walter Ppk calibro 7,65, resa famosa per lo più dai film di James Bond, l'agente 007. Soltanto tre giorni prima di lui anche il suo acerrimo rivale presidente dell'ENI, Gabriele Cagliari, si era ucciso apparentemente soffocandosi con un sacchetto di plastica nelle docce del carcere di San Vittore. Ironia della sorte, il palazzo nobiliare in cui  Raul si uccide, di sua proprietà e considerato tra le migliori espressioni dell'architettura neoclassica a Milano, si chiama Belgioioso. La stanza dei bottoni di Renato Cuccia, dove sorge la sede di Mediobanca, cuore della vecchia Milano e centro del potere finanziario,  sempre per ironia della sorte stava invece in Via Filodrammatici
Palazzo Belgioioso, Milano.
Raul Gardini era considerato un 'capitano coraggioso' la cui barca il 'Moro di Venezia' da lui voluta e finanziata dalla Montedison da lui spavaldamente scalata, era stata protagonista indiscussa nel 1992 diventando la prima barca italiana nella storia a vincere la Louis Vuitton Cup, la più famosa e prestigiosa competizione velistica. Prigioniero del suo personaggio, travolto dal gusto di sfidare il mondo, giocatore d'azzardo, fumatore incallito, amante della vela, stile da Yuppie. L'uomo, abituato nella sua solitudine e patologia soltanto a 'vincere', sorridente e brillante con una apparente contagiosa voglia di vivere, non aveva retto all'idea di finire in carcere vedendosi distruggere giorno dopo giorno davanti agli occhi dei suoi figli. Antonio di Pietro stava per bussare alla sua porta.
Trovarono sul comodino, un biglietto su carta intestata. 'A Idina, Ivan, Eleonora, Maria Speranza e Elisa: grazie. Raul'. Sono i nomi della moglie, dei figli e della suocera. Se di suicidio quasi certamente si tratta, da un punto di vista finanziario il dito venne puntato contro l'omicida Mediobanca guidata da Enrico Cuccia, istituto di credito italiano fondato nel 1946, centro del mondo finanziario e politico italiano, indispensabile supporto della grande impresa nell'Italia degli anni Ottanta
Enrico Cuccia (Roma, 1907 – Milano, 2000)
L'istituto costituì il perno di un sistema di alleanze, ora al tramonto, che attraverso partecipazioni incrociate e patti parasociali garantiva stabilità degli assetti proprietari dei maggiori gruppi industriali. Mediobanca fu pertanto la gran regista con  i cosiddetti 'patti di sindacato', vere e proprie «scatole cinesi», strumentali a tenere insieme un capitalismo basato sulle relazioni e i favori reciproci: io aiuto a controllare il tuo gruppo traballante, e tu fai lo stesso per me. Se mi fai lo sgambetto, ti puoi anche suicidare. Non vi meraviglierete se l'Italia versa in condizioni disperate. Cuccia, inavvicinabile dai giornalisti e con il culto del silenzio (parlare per lui era il vero peccato mortale), cattolico praticante, uomo completo che poteva vantare elogi dal Duce Benito Mussolini in persona così come di aver realizzato delicate operazioni di collegamento tra i gruppi della resistenza antifascista, 'fece fuori' finanziariamente Raul Gardini per poi presentarsi con una cravatta nera, tornando a casa da Mediobanca, a palazzo Belgioioso subito dopo che Raul si era sparato; una sfinge che cammina, nemmeno una parola
Raul Gardini era riuscito quindi nell’audace impresa di controllare anche 'Fondiaria', autonominandosi Presidente e rigettando le candidature proposte dallo stesso Cuccia, che per quel motivo ruppe con lui le relazioni. Raul Gardini pagò tangenti, sviluppando spregiudicati intrecci a spirale vorticosa con la politica, dimenticando che più che la politica contava Mediobanca che invece aveva irrispettosamente più che indispettito. Nella fretta di andarsene a 60 anni Raul non lasciò direttamente alcuna 'ricetta morale' se non un pensiero ai suoi cari. 
Roberto Meneguzzo (Malo 1956 - ?)
A 58 anni, nel giugno 2014, ha provato a togliersi la vita un altro finanziere 'scalatore', per il mondo della finanza il fondatore della Mediobanca del Nord-Est, il vicentino Roberto Meneguzzo. Non ha retto al brusco passaggio dai confortevoli salotti buoni dell’imprenditoria veneta alla atmosfera cupa e fredda di una cella nel carcere di La Spezia. Arrestato a seguito dell'inchiesta sul MOSE di Venezia in quanto avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel piano corruttivo, in una notte di giugno ha cercato di farla finita, soffocandosi con il lenzuolo. Roberto Meneguzzo era balzato all'attenzione per il tentativo di scalata a Fondiaria, anche lui di traverso a Mediobanca, e per aver messo il naso nelle Assicurazioni Generali sempre controllate da l'istituto di via Filodrammatici. «Fondiaria diabolicum», aveva detto, con una battuta storica, l’avvocato AgnelliL’inizio del declino del suo «salottino buono» del Nord-Est viene da molti ascritto proprio alla rottura traumatica con Mediobanca. Anzi negli ambienti finanziari viene dato per certo che il periodo buio di Roberto Meneguzzo inizi proprio con il tentativo di conquistare Fondiaria. Con quella operazione, in seguito fallita, Meneguzzo si era messo troppo di traverso a Mediobanca. Renato Cuccia si sa non c'è più, scomparso nel 2000, ma il suo spirito aleggia ancora se non fosse che il civico di via Filodrammatici dove ha sede Mediobanca è stato ribattezzato "piazzetta Enrico Cuccia".  
Se soppesando le due personalità troverete inopportuno un paragone tra Raul Gardini ed il semplice dottore commercialista in Vicenza Roberto Meneguzzo, quest'ultimo, che comunque il nomignolo di «nuovo Cuccia» se l'era preso eccome si potrebbe difendere citando i suoi rapporti di amicizia con il faccendiere Marco Milanese, fiduciario dell’ex ministro Giulio Tremonti ed il fatto che la sua voce wikipedia creata dalla sua società nel 2008, preparata sapientemente soltanto in inglese per presentarlo candidamente all'estero, gli attribuisse la disponibilità di gestire quale CEO di Palladio Finanziaria un patrimonio di circa 700 milioni di euro, diventati l'anno seguente 2000 milioni di euro nel curriculum presentato alla Parmalat in quanto nella lista dei candidati per il Consiglio di amministrazione proposti da Intesa Sanpaolo.
Hotel Excelsior al Lido di Venezia.
Le ultime similitudini dei due scalatori, che rappresentavano nell’immaginario collettivo 'malato' i classici finanzieri di successo, vanno contestualizzate proprio in quella Venezia aristocratica che dopo gli scandali del MOSE non è più Serenissima. Raul Gardini aveva comprato la maledetta Ca' Dario, dove si erano già suicidati un po' tutti (anche proprio con un colpo di pistola), stupendo palazzotto veneziano affacciato sul Canal Grande. Un palazzo definito diabolico tanto quanto la storia della assicurazione Fondiaria. La figlia Eleonora Gardini, primogenita di Raul e Idina, aveva inoltre sposato nel 1987 Giuseppe Cipriani, della nota famiglia veneziana di albergatori e ristoratori. 
La finanziaria di Roberto Meneguzzo, laurea all' Università Ca' Foscari di Venezia che attraversa anch'essa momenti bui, ha nella città della Serenissima legami molto forti con la partecipata Est Capitalal momento commissariata, di Gianfranco Mossetto, professore in quiescienza della Ca' Foscari, che aveva importanti progetti immobiliari al Lido di Venezia, riqualificazioni di hotel, tra tutti l'Hotel Excelsior e il Grand Hotel Des Bains, quelli che dai primi del '900 accolgono le maggiori celebrità internazionali e i divi in visita a Venezia, e la costruzione di darsene. Proprio in uno di questi hotel al Lido della Est Capital, l'Excelsior, ora passato sotto il controllo del nuovo gestore HinesRoberto Meneguzzo era solito soffermarsi in una delle suite a lui riservate. Proprio nella sua suite sono avvenute alcune perquisizioni. Per la stessa maledizione che ha condannato la Fenice, il Molino Stucky, la suite presidenziale «San Marco» dell'Excelsior è andata a fuoco proprio quando la proprietà passava dalla Est Capital al nuovo gestore. Non esiste limite alla meraviglia. Il Des Bainsl'albergo di "Morte a Venezia" di Thomas Mann, l'altro gioiello, era andato a fuoco proprio poco dopo l'acquisto sempre da parte della società finanziaria Est Capital. Dove i soldi scorrono a fiumi, pare che i sistemi antincendio non funzionino ammesso che esistano. 
Incendio al Grand Hotel Des Bains
(era di  proprietà di Est Capital)
al Lido di Venezia
.
Ho voluto scrivere questo articolo non per glorificare Raul Gardini o Roberto Meneguzzo. Le loro vite effimere  da 'capitani coraggiosi', accomunate da una ingorda ed insana propensione alla tangente pagata anche con i soldi dei cittadini, non lasciano nulla se non forse l'attuale debito pubblico italiano alle future generazioni, ed una immagine fumosa di un capitalismo italiano francamente indecente. Ho voluto accostare le vite di due finanzieri per accendere un faro sulla tipologia di personalità che sta rovinando il Bel Paese. A coloro che fossero mossi da tanta pena o simpatia per i due finanzieri, come per la loro categoria, chiedo di aprire gli occhi sulle centinaia o migliaia di Angelo di Carlo, la classe operaia che va in paradisoScrissi che non avrei dimenticato Angelo. Io sono ancora vivo, qui a ricordarlo. Lo porto nel mio cuore. Simbolicamente con lui ricordo tutti coloro che in questo paese si sono visti negare qualsiasi sogno e la felicità, per colpa di una classe imprenditoriale e politica, se non anche accademica, una generazione di pederasti del dio denaro, che volevano bramosamente raggiungere, a scapito della vita dei loro concittadini italiani, quella suite che perfino Dante avrebbe fatto bruciare all'Inferno. Per quanto tempo ancora dedicheremo tutta la nostra esistenza all'accumulo effimero, qualitativamente in modo spesso mafioso e quantitativamente impedendo al nostro prossimo, i nostri figli, di avere le medesime opportunità di accedere ad una qualche forma di benessere? C'è un problema disumano di distribuzione della ricchezza. Io lo percepisco, voi continuate pure a far finta di niente buttando via la vostra vita in un sacchetto di cellophan. Sottrarre le risorse agli altri, non significa concorrere al progresso materiale della società. Arrestare l'arricchimento dei pochi e l'impoverimento dei tanti per tornare ad essere di nuovo felici. "Finchè esiste la povertà, non può esserci una vera libertà." diceva Nelson Mandela. Qualche anno or sono, folgorato sulla via di Marrakech, scrissi per la prima volta sulla necessità di stabilire un tetto all'arricchimento personale oltre il quale si possa guadagnare soltanto per la gloria morale di donare tutto il superfluo in beneficienza. Un vero privilegio quello di poter donare agli altri che proprio chi si santifica di lauree e specializzazioni negli States, come i tanti Meneguzzo, dovrebbe riscoprire. I furbi staranno già ridendo. Non ci arrivano, accecati dall'ingordigia. Quel limite salva anche la loro vita. In tutte le cose esiste un limite superato il quale non può sussistere il giusto.

venerdì 27 giugno 2014

Tour a Venezia: Goethe 1786, Byron 1816, Hemingway 1948, tangentisti del #MOSE e famiglia Casalesi 2014.

Venezia 1948, Hemingway.
Venezia offre svaghi e divertimenti per tutti i gusti da tempi immemorabili. Per gli esteti più raffinati non c'è niente di meglio, tra un museo e l'altro, di una piacevole pausa in un locale storico e aristocratico come il Quadri di Piazza San Marco, il Caffè Florian, oppure l'Harry's Bar. 
George Gordon Byron
Questi locali accolsero illustri ospiti come Goldoni, Lord Byron, Foscolo, Goethe, Dickens, Proust, D'Annunzio, Eleonora Duse, Rousseau, Stravinsky e Modigliani e tanti altri. 
Al giorno d'oggi, quelli del tuo debito pubblico oltre i 2000 miliardi di euro, sorseggiando un ottimo caffé ed assaggiando qualche delizioso pasticcino puoi invece avere il privilegio di assistere ad uno spettacolo come fossi comodamente seduto in prima fila su una jeep durante un avventuroso safari: lo scambio di qualche raffinata tangente ai tempi del MOSE (leggi a proposito cosa dice Arrigo Cipriani il patron dell'Harry's Bar). Puoi assistere al privilegio di vedere anche i tuoi soldi, venendo le tangenti pagate con soldi pubblici, scorrere a fiumi nell'allegria generale di un carnevale che dura tutto l'anno. Arlecchino passa la busta a Brighella. La guardia di finanza fu la prima a immortalare quelle succulente buste così generosamente spesse da non entrare nella tasca interna della giacca come nel caso che segue.

VENEZIA, pagamento della mazzetta. Nello specifico l’imprenditore Nicola Falconi passa la bustarella a Pio Savioli, consulente del Co.Ve.Co, cooperativa che fa parte del Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico del Mose.

Durante il tour safari per Venezia avete quindi la possibilità di assistere a queste straordinarie relazioni tra animali. Non avvicinatevi troppo per non disturbarli, ricordatevi che stanno lavorando. L'aspetto interessante e notevole, soprattutto dal punto di vista antropologicoè che tutto questo è avvenuto, e avviene, in una atmosfera rilassata, senza mai che il Sindaco, il Rettore, il Patriarca, o le altre cariche pubbliche abbiano tuonato e si siano scagliati contro la corruzione dilagante che avveniva proprio sotto il loro naso per parecchi anni. Garbo agiografico. Sarebbe come chiedere a Bruno Vespa di parlare in diretta televisiva del fatto che il suo collaboratore per tanti anni a Porta a Porta Renato Mannheimer sia indagato dalla Procura di Milano per associazione a delinquere finalizzata a una frode fiscale da 7 mln di euro
Durante la bella stagione c'è la possibilità di rilassarsi seduti ai tavolini all'aperto sorseggiando uno spritz tonificante, nel cuore di Piazza San Marco, cullati dalla musica dell'orchestra privata del Caffè Florian. Sbirciando l'occhio sul tavolino del vicino, nella giornata fortunata, potreste assistere alla stipula dell' appalto dei sogni di tutta una vita, dove prestigiose imprese si impegnano ad asfaltare il Canal Grande piuttosto che a vendere all'asta il Canaletto qui di seguito riportato, il vero originale ai tempi del MOSE. 
Dipinto del Canaletto ai tempi del MOSE. @cassiuslullaby
Agli appassionati esperti cacciatori della selvaggina più rara, si consiglia di mettersi davanti all'ingresso di una nota impresa assicuratrice per poter scorgere i sacchi del nero giornaliero, che a Venezia rappresenta il vero petrolio, arrivare con l'aristocratico 'gatto sornione con gli stivali' (i piani di accumulo assicurativi hanno caratteristiche di impignorabilità ed insequestrabilità che attraggono coloro che necessitano, e sognano, di blindare il proprio capitale evaso al fisco).
Oppure sorprenditi con il tour dei "bacari", le caratteristiche osterie di Venezia, dove l'ubriaco cantore nordista, rimasto indietro, canta ancora in loop le lodi di un altro megaprogetto, quello della sublagunare di Renato Brunetta che tanto ama Venezia.
Non dimenticate di far visita anche all'Università Ca' Foscari dove con un po' di fortuna potreste incontrare il pregiudicato Paolo Scaroni, o simili, invitato dal Magnifico Rettore Carlo Carraro ad inaugurare l'anno accademico.
Gli amanti dell'opera lirica e del balletto possono assistere agli spettacoli del Gran Teatro La Fenice, ricostruito "com'era e dov'era" dopo il terribile incendio del 1996. Nel loggione, se fortunati, scorgerete Piergiorgio Orsoni ancora con l'elmetto, di ritorno da una attenta ispezione ai cantieri del MOSE o il patriarca Scola, impegnatissimo con la sua fondazione a cui i tangentisti donavano generosamente per accaparrarsi un posto in prima fila e meritarsi la sua benedizione.
Ma io lo so, voi avete ancora voglia di svagarvi, instancabili! Se avete voglia di trasgredire il Casinò di Venezia fa al caso vostro. Gattonando piano piano, elegantissimi, potreste fortunosamente imbattervi negli esponenti della famiglia Casalesi, l'ultima rispettabile famiglia illustre che ai tempi del MOSE degna la Serenissima di amorevoli attenzioni, ancora una volta immortalate da quei 'paparazzi' della guardia di finanza.


#Veneziastaiserena

giovedì 26 giugno 2014

Andavano a New York a promuovere ed esportare il sistema MOSE, a concessionario unico modello 'Frank Costello', eccellenza mafiosa del made in Italy.

Da sinistra a destra: Matteo Zoppas, Presidente della Confindustria Venezia – Unione degli Industriali della Provincia di Venezia; Michael Bloomberg, Sindaco di New York; Giorgio Orsoni, ex Sindaco di Venezia; Carlo Carraro, Rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia; Hermes Redi, Direttore Generale del Consorzio Venezia Nuova; Antonio Armellini, Ambasciatore e Consigliere del Sindaco per gli Affari internazionali, intenti a promuovere il MOSE a New York nel Febbraio 2013. Robe da soli uomini.
Quali sono le motivazioni culturali che possono spingere delle persone a prendere un volo e ad andare a promuovere ed esportare il modello MOSE a New York nel Febbraio 2013? Nel 2005 scrivevo nella mia umilissima tesi di laurea dedicata alla laguna di Venezia« Le motivazioni culturali che mi hanno spinto a prendere in esame il territorio della Gronda, sono state l’intensa banalizzazione e marginalizzazione che hanno contraddistinto queste aree, con la conseguenza di negare spesso alla natura e all’uomo, un rapporto diretto tra laguna e terraferma, attraverso un irrigidimento  della Gronda, con la presenza di macroinfrastrutture (casse di colmata, aeroporto Marco Polo, Porto Marghera, discariche) e microinfrastrutture marginalizzanti (ad esempio occupazioni abusive con arginature fisse e privatizzazioni di specchi d’acqua lagunari e la loro esclusione dal moto naturale delle maree). Questo irrigidimento della Gronda lagunare, ha comportato quindi una generica cementificazione e antropizzazione del territorio, intaccando le aree umide, fondamentali aree di transizione tra terra e acqua, già praticamente scomparse per le azioni della bonifica, che ha coinvolto questi territori nel corso della prima metà del XX sec. » Nessuno mi pagò per scrivere questo. Anzi, era una lotta che mi costringeva a scrivere più per evitare la querela che a denunciare liberamente il modus operandi. La letteratura di propaganda favorevole alle grandi opere invece è da sempre una corsa in discesa all'oro di chi l'ha commissionata. Ricordo ancora come di fronte alle difficoltà e alla frustrazione, il cafoscarino Prof.re Francesco Vallerani mi confidasse il disagio e la solitudine di chi trova il coraggio di denunciare i reati ambientali piuttosto che le sconcertanti colate di cemento che rovinano il Bel Paese. 
Irrigidimento della Gronda lagunare.
All'epoca non esisteva neppure la voce ''Gronda Lagunare'' su Wikipedia, che creai e che riporta ancora oggi l'immagine chiave dell'"irrigidimento" della Gronda lagunare tratta dalla tesi di laurea. Io la mia parte da studente la feci eccome, ignaro che qualche anno più tardi avrei visto i cafoscarini sindaco Orsoni e rettore Carraro farsi un selfie a New York promuovendo il sistema MOSE. 
Un anno che dedicai alla laguna per capire prima di tutto e poi cercare di trasmettere il messaggio allarmante che « non esiste più una zona di passaggio tra acqua e terra che consenta alla laguna, per così dire, di “muoversi” liberamente in una fascia di transizione.» Quando scaviamo canali profondi per le petroliere o le grandi navi costruiamo delle autostrade che permettono all'acqua di entrare velocemente a bomba in laguna in modo quantitativamente e qualitativamente innaturale. Se a questo scempio, vi aggiungete l'inesorabile scomparsa delle fondamentali aree umide che fungono da spugna 'anti acqua alta', che assorbono e rilasciano lentamente l'acqua, e la loro sostituzione con sponde rigide, eccovi che l'acqua per effetto dell'irrigidimento delle sponde viene 'rimbalzata' indietro provocando il fenomeno dell'acqua alta. 
Cosa fare? Proibire le grandi navi in laguna e lo scavo dei micidiali canali figli dei grandi interessi? Ripristinare le aree umide? Macchè sciocchi, quello che il buon senso e la cultura suggeriscono non drenano denaro e lasciano a secco le tasche idrovore dei furbetti. Eccoci al sistema MOSE, sistema tangentizio pagato con i soldi dei cittadini, e ad un debito pubblico che ne consegue che strozzerà, già lo sta facendo, le famiglie italiane.
Sulle risposte da dare siamo quindi culturalmente stati asfaltati da una cricca di furbi. Dove esiste un problema infatti, ci sarà sempre qualcuno che propina la grande opera, urgente e a carattere emergenziale, con grande movimentazione di terra. Lo sappiamo tutti quali sono le aziende in Italia interessate da sempre alla movimentazione di terra. 
Cantieri MOSE a Venezia.
L'amarezza di vedere quei volti sorridenti a New York intenti a promuovere il sistema MOSE, quello di Matteo Zoppas che non occupandosi più di lavatrici di qualità (la svedese Electrolux ha rilevato la Zoppas - Zanussi) lo trovi un po' ovunque con tanto tempo da perdere (il fratello Federico Zoppas siede nel CdA della Palladio Finanziaria di Roberto Meneguzzo coinvolto nel scandalo mose), e i volti di Piergiorgio Orsoni e Carlo Carraro, menti irrigidite e figuranti ai tempi di una Venezia (anche con l' Università) scopertasi indecente. Non voglio neanche parlare della presenza del solito panciuto rappresentante del Concessionario unico. Il MOSE rappresenta una mafia impostasi prima di tutto a livello culturale. Eccellenza mafiosa del made in Italy. Facciamo pure un ponte tra Venezia e New York (quello sullo stretto di Messina non decolla). Cosa nostra americana iniziò ad emergere nella Lower East Side di New York tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900. Le famiglie più famose sono state le cinque di New York: Gambino, Lucchese, Genovese, Bonanno e Colombo. Al suo apice (anni 1920-1950) la mafia italo-americana è stata la più potente organizzazione criminale di tutti gli Stati Uniti. A New York la maggior parte dei progetti edili, movimentazione terra, non potevano essere effettuati senza l'approvazione delle cinque famiglie. Ed al giorno d'oggi? Il 20 gennaio 2011, circa 800 agenti appartenenti a FBI, polizia statale, federale e locale hanno eseguito 110 arresti in una maxioperazione antimafia, decapitando le Cinque famiglie di New York, in particolare i Colombo, e altre due famiglie minori, per un totale di 127 persone incriminate. Una operazione che ricorda per portata quella appunto sulle tangenti del MOSE coadiuvata dalla procura di Venezia. Questi numeri rendono l'idea di come lo spirito della Mafia non sia una invenzione letteraria, ma tuttora una solida colata di cemento. Leggetevi l'articolo 'La mafia di New York si riorganizza' del Febbraio 2014. Non lo scrivo io, lo dice FBI che « la mafia a New York, in ripresa, ha imparato ad adattarsi ai tempi nuovi. » Ditemelo voi cosa andiamo a esportare a New York. Io dico, basta. Non se ne può più di sta roba. Fatemi capire, noi abbiamo il coraggio di andare ancora oltreoceano a parlare del sistema a concessionario unico modello 'Frank Costello'? Esiste un limite superato il quale, esiste solo la vostra indecenza.



Con riferimento a quello che chiamavo l’avvento dei ‘corsari della laguna’, non meno esiziali del turco più feroce, scrivevo nelle conclusioni della mia tesi: « ciò vale soprattutto per la politica e l’atteggiamento che si sono adottati nei confronti della laguna e di questi luoghi, ben diverso dal rispetto quasi sacrale che avevano gli antichi. Sotto il governo della Repubblica, la preservazione della laguna era immedesimata infatti con la conservazione della prosperità politica dello Stato, anzi della sua stessa esistenza. Anticamente i veneziani, con la consapevolezza che un palo fa paluo, minacciavano dunque di morte chiunque si permettesse d’introdurre nella laguna elementi che ne stravolgessero in qualche modo l’ecosistema. Se in questi luoghi, capita di percepire malesseri, per l’aria che si respira, per le vedute squarciate da elementi estranei al paesaggio, e per innumerevoli altri fattori, è anche perché si è perduto il rapporto culturale con il territorio; se perfino con Varrone nel De Re Rustica 37 a. C., iniziano valutazioni estetiche e di diletto e non solo di utilitas, perché intuisce che un bel paesaggio accresce anche il valore venale del terreno, ci sarebbe da domandarsi se le infrastrutture che progettiamo per questi luoghi, spesso figlie dell’emergenza o della necessità sociale, che crediamo indispensabili, siano veramente un valore aggiunto per questi luoghi, o piuttosto non aiutino ad accrescere una generica svalutazione e una banalizzazione imperante, di cui avranno consapevolezza solo le future generazioni. La tecnica propagandistica è sempre quella, e cioè quella prima di tutto di creare i presupposti culturali, perché un determinato ‘megaprogetto’, sia percepito come necessario e inevitabile dalla società civile.» 
Oltre alle mie umili parole correva l'anno 2005/06, che comunque mi trovo costretto a rivendicare orgogliosamente per differenziarmi da queste fattezze umane, quelle importanti di Italia Nostra, l'unica a tuonare culturalmente contro il MOSE, e dei movimenti sociali guidati da Tommaso Cacciari

martedì 24 giugno 2014

Venezia, cercasi pifferaio magico per ricacciare I RATTI NEI FONDI NERI DELLE FOGNE.


Edoardo Bennato - La fantastica storia del pifferaio magico

Ed allora, c'era una volta 
una città che diventava brutta, 
diventava cattiva ogni giorno di più... 
E nessuno, in mezzo a tanta gente, 
e nessuno, poteva farci niente, 
perché ognuno pensava solamente per sé...

VENEZIA DERATTIZZAZIONE IN CORSO

domenica 22 giugno 2014

In procura a Venezia, uno alla volta, per carità!

Adattamento del Barbiere di Siviglia (Rossini), in grassetto le poche modifiche apportate, che forse meglio canzonano le arie della città lagunare. L'opera è dedicata al rasoio di Occam del procuratore Carlo Nordio della Procura di Venezia che, nel Giugno 2014, fece letteralmente la barba al sistema delle « tangenti  pagate con i soldi dei cittadini ». In una Venezia indecente, il mio ringraziamento a tutti coloro impegnati di questi tempi come il barbiere Figaro. In procura, uno alla volta!
Largo al factotum della città.- Largo
Presto in procura che l'alba è già. - Presto
Ah, che bel vivere, che bel piacere, che bel piacere
per un procuratore di qualità, di qualità!
Ah, bravo Nordio!
Bravo, bravissimo! Bravo!
Fortunatissimo per verità! Bravo!
Fortunatissimo per verità, fortunatissimo per verità!
Pronto a far tutto,
la notte e il giorno
sempre d'intorno in giro sta.
Miglior cuccagna per un procuratore,
vita più nobile, no, non si da.
Intercettazioni e interrogatori
manette e domiciliari,
al mio comando
tutto qui sta.
V'è la risorsa,
poi, del mestiere
colla segretaria... col cavaliere...
colla segretaria... col cavaliere...
che bel vivere.. che bel piacere! che bel piacere!
per un procuratore di qualità! di qualità!
Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono,
portaborse, ingegneri, commercialisti, politici, assessori, sindaci, funzionari, magistrati, governatori, generali:
Qua la parrucca... Presto la toga...
Qua l'ordinanza...
Presto i lampeggianti...
tutti mi chiedono, tutti mi vogliono! Qua la parrucca, presto la toga,
Presto i lampeggianti, ehi!
NordioNordioNordio!, ecc.
Ahimè, Ahimè, che furia!
Ahimè, che folla!
Uno alla volta, per carità! per carità! per carità!
uno alla volta, uno alla volta, uno alla volta, per carità! Ehi, Nordio! Son qua.
Nordio qua, Nordio là, 
Nordio su, Nordio giù,
Pronto prontissimo son come il fulmine:
sono il factotum della città.
della città! della città! della città!
Ah, bravo Nordio! Bravo, bravissimo;
a te fortuna non mancherà.

venerdì 20 giugno 2014

Vostra Eminenza Angelo Scola, se solo Robin Hood ti avesse incrociato in laguna. Mentre tutti a Venezia rubavano, tu benedicevi le loro coscienze.

Un angelo in laguna? Il caso Angelo Scola.
Robin Hood si sa, amava rubare ai ricchi, per ridistribuire ai poveri. Quei San Martini appesantiti che entravano nella foresta di Sherwood (da cui oggigiorno prende il nome il circuito scomunicato ed eretico dei centri sociali) e non intendevano donare il proprio mantello, ne uscivano lietamente alleggeriti. Immaginatevi per un attimo il cardinale Angelo Scola addentrarsi zampettando con il suo pesante fardello, le sue bisacce stracolme, in quella foresta. Con lui tutti gli averi della Fondazione 'Studium Generale Marcianum' da lui creata. Per l'amor di Dio, averi regolarmente denunciati e contabilizzati e aggiungiamoci fin da subito per non indispettirlo 'Scola Santo Subito'Robin Hood non avrebbe battuto ciglio, lo avrebbe fatto uscire in sandali e mutande, convertendolo de facto all'ordine francescano. Forse perfino quel criminale del faccia d'Angelo, Felice Maniero, colui che tra le provincie di Padova e Venezia veniva visto quasi come un Robin Hood del Brenta, lo avrebbe volentieri alleggerito. Purtroppo Angelo Scola, adesso arcivescovo di Milano, ha invece imperato indisturbato in lungo ed in largo in una laguna senza più banditi se non l'abbaiare innocuo dei movimenti e dei centri sociali, finendo per diventare a suo tempo addirittura il candidato favorito per il dopo-Ratzinger. Dio ce ne scampi. Le frequentazioni tra Angelo Scola e Benedetto XVI risalgono ai tempi della 'Congregazione della Dottrina della Fede' essendo il primo consulente ed il secondo prefetto.
Benedetto XVI e Angelo Scola. 
Negli ultimi anni è chiaro a molti che l'Italia dal debito pubblico sconsacrato venga costantemente rovinata proprio da politici cattolici mezzani, quelli che si mettono e sempre stanno nel mezzo, quelli che mai si scompongono, mai una difficoltà vera. Un cattolicesimo ipocrita che funge da cuscino morbido e accogliente per delle teste corrotte. Una classe dirigente che diventa tale proprio in virtù dell' appartenenza alla Borghesia Cattolico Romana, quella a cui apparteneva Mario Monti, la cui attività taumaturgica di stampo bocconiano avrebbe dovuto risollevare l'Italia e rappresentare una novità dirompente in uno scenario quasi compromesso, e che invece si presentò agli italiani dal salotto di quel camerlengo ipocrita di Bruno Vespa, quello stesso salotto cattolico in cui era stata confezionata con garbo agiografico la politica berlusconiana più becera. Per certi versi non evangelici, purtroppo la "condanna a morte" di questo paese è un certo stile della curia. Vediamo come.
L'operato di Angelo Scola in qualità di patriarca di Venezia tra il 2002 e il 2011 si deve ascrivere a quel patto morboso e malato tra politica e bigottismo religioso che ci ha trascinati negli abissi della stagnazione, quella che per intenderci ci ha portati a celebrare la messa cattolica al Re del Porno (con Rocco Siffredi, Ilona Staller, Eva Henger, Paolini) e a rifiutarla a Piergiorgio Welby, piuttosto che ad avere in parlamento lo scempio dei tanti Giovanardi, il belato dei Bondi, e quei Casini che di fronte alla condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra di Salvatore Cuffaro dichiarò "I miei sentimenti di amicizia con Salvatore Cuffaro appartengono a me come uomo e come cristiano: non li ho mai rinnegati e non li rinnego". Ve li ricordate gli anni cupi e misteriosi di andreottiana memoria?
Angelo Scola.
Mentre a Venezia assistiamo all'ennesimo crollo del sistema, dalla politica alla magistratura, dai controllori del Magistrato alle Acque ai giudici della Corte dei Conti, e l'Italia si sveglia con l'ennesimo comunicato sul record del debito pubblico a 2.146 miliardi miliardi di euro,  emerge che la Fondazione 'Studium Generale Marcianum' voluta da Angelo Scola riceveva finanziamenti da coloro coinvolti nello scandalo tangenti. Il debito pubblico immorale creatosi principalmente negli anni della Democrazia Cristiana dallo scudo crociato non potrà oggigiorno che aumentare se i soldi pubblici destinati ad una opera pubblica quale il Mose vengono in parte dirottati a favore di qualsiasi tipo di fondazione, in questo caso quella cattolica di Angelo Scola. Titola il Gazzettino: ''Fondi alla Curia per un posto in prima fila con Scola e Papa Ratzinger.'' Per farla breve, i corrotti facevano a gara a rimpinguare le casse della suddetta Fondazione per accreditarsi moralmente nell'entorage veneziano, presentandosi immacolati come se avessero fatto la prima comunione.
Screenshot del sito web della Fondazione  'Studium Generale Marcianum'  di Angelo Scola da cui si evince il partenariato con l'impresa di costruzioni Mantovani coinvolta nello scandalo veneziano.

Il meccanismo della lavatrice delle coscienze sporche era in vigore a Venezia anche grazie all'Università Ca' Foscari, vero e proprio Vaso di Pandora fortunatamente ora scoperchiato. Onorificenze 'vendute' dalle Università come la Chiesa vendeva le indulgenze. Non stupitevi se il Rettore Carlo Carraro, che fece la scuola cattolica all'Istituto Barbarigo della diocesi di Padova e che naturalmente siede anche nel CdA della Fondazione Marcianumdichiarò a mezzo stampa a commentare la nomina del cardinal Angelo Scola ad arcivescovo nella Milano del celeste Formigoni: « non posso nascondere il dispiacere per l’Università veneziana. Perdiamo un punto di riferimento culturale con il quale in questi anni abbiamo condiviso la stessa visione rispetto all’importanza della formazione per il futuro dei nostri giovani e della nostra società. Si tratta di convinzioni profonde che sicuramente troveranno sempre una salda àncora nel Patriarcato e nei progetti condivisi con Sua Eminenza Angelo Scola ». Permettetemi di dire che i due avevano anche come riferimento le Assicurazioni Generali, visto che Scola era amico personale dell’ex presidente Antoine Bernheim mentre Carlo Carraro era lautamente pagato nel Consiglio di Amministrazione.
Quella dichiarazione fece venire i capelli bianchi al Prof. Dario Calimani che espresse turbamento, per una realtà come quella universitaria in cui la cultura dovrebbe nascere dal dibattito che si sviluppa all’interno dell’istituzione piuttosto che da ispirazioni, visioni e ideologie esterne. 
Angelo Scola e  Piergiorgio Orsoni.
Rimane indelebile il fatto oggettivo che il nome del cardinale sia stato fatto diverse volte nell'ambito dell'inchiesta sul Mose e che i soldi della Cricca andassero anche alla sua Fondazione.  Il sistema Mose oliava ogni angolo della laguna, non poteva mancare quindi anche il Patriarcato di Venezia.  Fu proprio Angelo Scola a sostenere strenuamente la candidatura di Piergiorgio Orsoni a Sindaco di Venezia. Orsoni, definito dal corriere il Professore cattolico, è tutt’ora procuratore di San Marco, la più prestigiosa carica vitalizia della Repubblica di Venezia dopo il Doge, legata a doppio filo con il patriarcato. Nel consiglio di amministrazione della Fondazione eccovi sia il capo supremo delle tangenti, Mazzacurati, sia Orsoni, ex sindaco di Venezia.
Angelo Scola.
In una recente dichiarazione Angelo Scola ha dimostrato l'intenzione « di tutelarsi legalmente nei confronti di chi continuasse a dare informazioni imprecise, scorrette o false. Una tutela necessaria perché sia rispettata la verità e perché non sia disturbata la missione pastorale del cardinale Scola nella Chiesa di Milano. » Si sa, Angelo Scola appartiene in modo indissolubile a Comunione e Liberazione, tanto che anche da quelle parti arrivarono gli Auguri a "Papa Angelo Scola" in una gaffe memorabile subito dopo la nomina di Papa Francesco. Una lezione francescana.
Sicuramente non perderanno l'occasione per tacciare questo articolo di moralismo, contro il quale Comunione e Liberazione ha lanciato una crociata. Io dico che fortunatamente nella Chiesa è prevalsa una visione del mondo diversa e lo spessore della persona del Papa Francesco viene riconosciuto giorno dopo giorno tanto quanto quello di Angelo Scola si affievolisce. Da citare anche le parole dell'attuale Patriarca di Venezia che parla apertamente di un esame di coscienza anche per la Chiesa a Venezia.
Sono io quindi che mi tutelo moralmente scrivendo questo articolo. Mentre tutti a Venezia rubavano, tu Angelo benedicevi le loro coscienze. Se solo Robin Hood ti avesse incrociato in laguna.

martedì 17 giugno 2014

Ecco perché le mucche impazziscono e l'uomo contrae malattie neurologiche croniche, degenerative e irreversibili. Dietro la produzione di latte e derivati una infinita sofferenza.


Dietro un bicchiere di latte, dietro un pezzettino di formaggio può nascondersi crudeltà e sfruttamento. L’organizzazione animalista Mercy for Animals ha diffuso un video-inchiesta che mostra maltrattamenti, abusi, torture di ogni tipo nel più grande allevamento di mucche “da latte” del Canada. Se accade in Canada, immaginatevi quando importiamo il latte dai paesi dell'est. Accade ovunque. Questo lager di torture, dove le mucche allo stremo con mastiti devono produrre massivamente quel candido latte che colora le nostre immacolate colazioni serene, prova che non sono le mucche ad essere diventate pazze. La ricerca si occupa di contrastare malattie neurologiche croniche, degenerative e irreversibili che dagli animali si trasmettono all'uomo ma abbiamo perso di vista il contesto generale in cui questi morbi si possono concepire e sviluppare. Come fa l'Unione Europea a imporre all'Italia delle quote latte anche alle mucche libere in alpeggio? Come si fa a non tenere in considerazione anche il benessere degli animali e il loro stato psico-fisico? Come possiamo nella produzione di latte pensare ad una produzione di massa con una gara al ribasso sul prezzo del prodotto finale? Il mondo che stiamo costruendo non si regge in piedi come una mucca pazza. Anche la mucca Camilla sta soffrendo al giorno d'oggi. Pazzi noi.

Dopo aver visto tanta sofferenza nel video, è doveroso ricordare cosa sia veramente la vita anche per gli animali. Solo per ricordare a chi ha cementificato persino la propria capacità di sognare, se non quella di concepire almeno un contesto sano, riporto alcune fotografie che ho scattato in questi giorni nello Yorkshire (UK). Combattete per un mondo migliore, per la Natura.

domenica 8 giugno 2014

Ca' Foscari come il Vaso di Pandora. Mai così in basso in 150 anni di prestigiosa storia di questa istituzione.

Alcuni dei magici intrecci nel CdA di Ca' Foscari, Vaso di Pandora. 
Università Ca' Foscari, mai così in basso in 150 anni di prestigiosa storia di questa istituzione, che ne dica Radio Mosca che afferma il contrario. Abbiamo visto quello che appare a tutti gli effetti un cerchio magico e bim bum bam, ne abbiamo dedotto che purtroppo Ca' Foscari ancora puzza. Che l'Università Ca' Foscari abbia toccato il fondo con la gestione del Rettore uscente Carlo Carraro è noto ormai a tutte quelle persone che non sono rimaste con le dita intrecciate davanti al televisore durante gli esperimenti di ipnosi del mago Casella sulla Rai. 
Ci sono motivi per pensare che sia noto perfino a Carlo Carraro che in questi giorni sta sornionamente impacchettando le sue cose preparandosi ad un lungo viaggio che lo porterà negli States dove andrà ad occuparsi altrove di cambiamenti climatici. Sono molti a ringraziarlo per il lavoro svolto e ad augurargli di andare a cambiare il clima da un'altra parte. 
Il Mago Silvan
Chissà, magari il suo maggior cruccio e rimpianto, quale genio incompreso dalla lampada creativa,  è di non essere riuscito a convincere il Senato Accademico a riconoscere al Mago Silvan una onorificienza per alti meriti “nel campo dell’illusionismo e della prestidigitazione”. Sim, sala, bim, neanche la magia del suo Blog istituzionale dal titolo 'Parliamone' ha incantato, visto che nelle ultime elezioni rettorali il 75% dei voti sono andati a candidati che si erano dichiarati non allineati al suo governo, che ne voglia Carlo Carraro che ora si sbraccia a rilasciare magiche dichiarazioni affermando che ci sia continuità con il suo operatoIl meccanismo della propaganda rettorale funzionava infatti esattamente come quello di qualsiasi Ministero della Propaganda che sciorinava i successi oggettivi innegabili in termini di costruzioni di nuove strade e ponti culturali, di bonifiche di paludi universitarie e ovviamente gli eccellenti risultati conseguiti nello sport universitario, senza mai far cenno al baratro morale nel quale l'Università, e Venezia tutta, stava precipitando. Non è mai stata proferita la parola magica 'corruzione', proprio quella che sta innegabilmente spolpando il Bel Paese. Per non parlare della parola 'Etica'. Lo stesso errore concettuale di quei nonnetti, duri di comprendonio come la sella di un cosacco, che ti dicono 'quando c'era quel grande Statista, Lui si che le cose le faceva e lo stato sociale funzionava', poi che quel Lui abbia fatto anche le leggi razziali e ci abbia mandato a morire persino in Russia, trascinandoci nell'oblio, non importa. Non stupisce che l'ultima di Carlo Carraro sia stata quella di mandare Ca' Foscari 'a morire intellettualmente a Mosca'. Ma con quest'ultimo scempio il Vaso di Pandora ora è colmo e persino la maga Nicoletta Paciaroni vede ora tra le sue carte quella del 'carro', della dipartenza del Rettore Carraro.
L'amara ironia della rete. Su twitter hashtag #ReFasullo
Non c'è trucco e non c'è inganno, se arrestano il Prof. Piergiorgio Orsoni a Ca' Foscari si parla di sport. Se il rettore manda in missione un prorettore a Mosca a consegnare una 'pizza onorificienza' a domicilio al controverso ministro della cultura russo che avrebbe copiato la sua tesi al 67%, allora a Ca' Foscari si parla di sostenibilità. Se Ca' Foscari sta per svendere 'tre palazzi storici per una cassapanca' ad una finanziaria allora nell'ateneo veneziano l'argomento principale proposto potrebbe essere il danno 'disumano' che gli studenti arrecano alle royalties fotocopiando i libri. Tutto questo mentre Carlo Carraro siedeva, lautamente oliato, su uno dei CdA, quello delle Generali, tra i più vergognosi della storia repubblicana. C'è da chiedersi se non fosse Tariq Aziz a suggerire al Rettore dal carcere le strategie di comunicazione (o la Casaleggio Associati del #vinciamonoi?), quello che per intenderci andava a belare nella tv di stato che Saddam Hussein stava per vincere la guerra anche quando si sentivano in sottofondo le cannonate dei tank americani avvicinarsi a Baghdad.  
Il vaso di Pandora, leggendario contenitore di tutti i mali.
(opera di Stefano Tulipani
Per noi comuni mortali, semplici malgari dell'altopiano di Asiago, è comunque la composizione del Consiglio di Amministrazione della Ca' Foscari a rappresentare il vero mistero dell' arte della prestidigitazione. La miglior tesi di laurea potrebbe essere quella che riesca a sbrogliare questa matassa noiosamente attorcigliata. Il Dott. Andrea Valmarana membro del CdA cafoscarino e consulente dell'Università in materie fiscali siede anche nel collegio sindacale, un organo di vigilanza, del Gruppo Morellato & Sector SpA di proprietà del fratello del Rettore, famiglia Carraro. Parliamone. Rampollo di un’antica famiglia vicentina nobilitata dai dogi della Serenissima nell’elenco delle “Case fatte per soldo”, sempre il Dott. Andrea Valmarana siedeva nel Cda della finanziaria Palladio e risulta allo stato attuale incaricato da questa nel collegio sindacale della Est Capital Group Spa a cui la finanziaria Palladio partecipa. C'è qualcosa che non va anche da quelle parti, con l'amministrazione straordinaria per decreto del ministero dell’Economia motivato da irregolarità e la rimozione del Presidente il cafoscarino Prof. Gianfranco Mossetto, anch'egli specializzazione negli States. Si pensi che poteva essere proprio la Est Capital del prof. Gianfranco Mossetto, secondo indiscrezioni comparse a seguito di alcune dichiarazioni di Carlo Carraro, a realizzare guarda a caso la nuova casa dello studente da circa 900 posti che Ca' Foscari voleva realizzare a Santa Marta in accordo con l'Iuav. La presenza del Dott. Andrea Valmarana in entrambi gli organi societari (Ca' Foscari - Est Capital), con accesso a notizie riservate su un affare da 40 milioni di euro, configura o no un chiaro conflitto di interessi? Parliamone.
Prof. Gianfranco Mossetto. Dolce vita a Venezia.
Tornando con la bacchetta magica sulla finanziaria Palladio, hanno da pochi giorni proprio arrestato l'amministratore delegato, il cafoscarino Roberto Meneguzzo (anche lui specializzazione negli States), che aveva il suo capitale nelle Assicurazioni Generali. Parliamone. Proprio a rappresentare anche Roberto Meneguzzo nel Cda delle Generali il Rettore Carlo Carraro era stato nominato consigliere indipendente da un altro membro del Cda di Ca' Foscari, prof. Domenico Siniscalco, Presidente di Assogestioni (fino al Novembre 2013), l’associazione italiana delle società di gestione del risparmio. Carlo Carraro e Domenico Siniscalco si frequentano anche nella Fondazione ENI, il primo presidente del comitato scientifico, il secondo membro del CdA della Fondazione con a guida Paolo Scaroni, anch'egli sempre nel CdA delle Generali. Questi vorticosi incroci erano già apparsi a margine di un articolo del Gazzettino e su una inchiesta dell'Espresso ma il buon senso non è più di casa da parecchio tempo a Ca' Foscari, pronta a suonare nei comunicati stampa come Orfeo l'inesistenza di qualsiasi conflitto di interesse senza accorgersi che Euridice è già entrata negli Inferi.

Abbiamo visto anche come il ragioniere Vincenzo Consoli, la cui Veneto Banca partecipa pesantemente nella Palladio finanziaria in cui il ragioniere è membro del CdA e del comitato esecutivo, si ritrovi, qualche anno dopo la laurea honoris causa conferitagli da Ca' Foscari, in qualità di sponsor e ospite d'onore alla consegna dei diplomi di laurea a Ca' Foscari nel novembre 2011. 
Sul blog del Rettore nel settembre 2010 propendevo alla seguente riflessione critica: « non sento lo studente protagonista dell’università italiana, ma vedo ancora fiorire un modello di Professore, più interessato ad appagare il proprio ego ed a coltivare una propria carriera personale, che preoccupato di trasmettere con passione una qualche forma di sapere alle nuove generazioni. » Ora, quattro anni dopo, aggiungo: vedo quel modello di Professore affarista uscire lentamente in modo evanescente dal Vaso di Pandora scoperchiato. Buon viaggio. 

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