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sabato 3 ottobre 2015

A tree on your doorstep, a forest in your mind (Ann Van Herzele)

In esplorazione (New Forest, UK)
Immaginiamo di uscire di casa e incamminarci per la strada. Se incontriamo una persona, può darsi che le rivolgiamo un saluto. Altrimenti è probabile che ci limitiamo a guardarla negli occhi, oppure nemmeno quello, e proseguiamo. Immaginiamo adesso di trovarci in un ascensore su cui sale, insieme con noi, un’altra persona. Molto probabilmente non la guarderemo negli occhi, e con altrettanta probabilità ci limiteremo, nel rivolgerle la parola, ad un semplice saluto imbarazzato.
Immaginiamo di incamminarci, invece che su di una strada, su un sentiero di un parco o in un bosco. Se incontriamo una persona nel nostro cammino, quale sarà in questo caso il nostro atteggiamento? Quasi sicuramente le rivolgeremo il saluto, e così farà l’altra persona. È possibile anche che ci si soffermi, che si faccia un breve dialogo, o che il breve dialogo si evolva in una conversazione, magari in un’amicizia.
La gente ama i boschi. La gente ama gli alberi. In tutta Europa i boschi sono tra i luoghi preferiti e più popolari per passare il proprio tempo libero, per svolgere attività ricreative, sportive e turistiche all’aria aperta, per rilassarsi. Gli alberi, i boschi sono energia e maestosità, simbolo di vita e catalizzatori di emozioni e di comunicazioni.
In parallelo, gli spazi verdi in città, dal piccolo giardino in fondo alla strada alla foresta nei margini urbani, sono ambiti in cui tante persone esprimono interessi personali o di gruppo, a volte condivisi, altre volte conflittuali. I boschi e gli spazi verdi urbani sono al centro della vita delle persone e riflettono la loro quotidianità e il loro immaginario, l’uso che ne fanno (incontrarsi, camminare, giocare, rilassarsi) o la negazione dell’uso che ne vorrebbero fare.
Gli alberi e i boschi alla porta di casa forniscono una incredibile quantità e una elevatissima qualità di beni e servizi per la comunità. Per questo, ora più che mai, i boschi e gli spazi verdi urbani sono boschi di tutti: quegli alberi e quei boschi alla porta di casa che non sono un semplice abbellimento ma rappresentano un elemento vitale della quotidianità degli ambienti urbani. In Europa, i boschi urbani sono una realtà fondamentale per mantenere gli abitanti delle città in contatto con la natura e con i processi naturali. Questi boschi possono offrire piacevoli ambienti per il riposo, il relax e la ricreazione. Sappiamo che la frequentazione giornaliera di boschi ed altri spazi verdi può migliorare la salute mentale e fisica delle persone, acuire le capacità cognitive, essere un prezioso sostegno nella prevenzione e nella cura di malattie non trasmissibili. Le aree verdi contribuiscono a migliorare il clima urbano, a ridurre l’inquinamento atmosferico e proteggere la città da eventi naturali estremi come a garantire la buona qualità e un sicuro approvvigionamento di risorse di acqua potabile.

Fabio Salbitano

docente di Ecologia del paesaggio e di Selvicoltura urbana, Università degli Studi di Firenze

domenica 2 novembre 2014

Avere vent'anni nel Tempio della notte.

Eccomi al centro con a fianco la biondissima dj Lady Helen (Parenzo, estate 2003) 
Quando avevo vent'anni, la parola crisi non esisteva. Ancora ai primi anni del 2000, si faceva la fila per il battesimo della notte, quella cattedrale della vita, la discoteca. Essere in lista, o non essere in lista. Dai 25 ai 50 euro per serata, ma c'era chi ne metteva centinaia, nessuno lesinava ed era pieno di cicale. Le creste di gel alte mezzo metro. File interminabili di sigarette accese in trepidante attesa. La musica pompava dentro, ma anche fuori nel parcheggio per le macchine dei truzzi. Le serate vissute fino all'alba, con l'immortale presunzione di avere il tavolo migliore a bordo pista, la compagnia più bella e casinara. Si faceva a cazzotti per proteggere quel primato. Non si leggeva il Gazzettino il giorno dopo, rattristandosi per le stragi del sabato sera. Niente poteva offuscare quello stile di vita, che ora con l'occhio nero della crisi pare un vacuo specchietto vanitoso per allodole. Quel 'glorioso' passato non esiste più, ce lo ricorda proprio il Gazzettino in un annuncio funebre. I parcheggi deserti, i muri scrostati, i divanetti distrutti, delle discoteche rimangono i resti come per Pompei. La lava della crisi ha lasciato solo lo scheletro di quello che all'epoca veniva considerato il Tempio della notte: 'Prendimi per mano, Io ti porterò con me, Nel tempio della notte, Tra sogno e realtà, Dove il suono nasce morbido, E diventa più sicuro, Ora libero, Ora.... duro'. Di quel mondo che, piaccia o no, non esiste più, rimane un bellissimo sito 'Memories on a dancefloor...' un viaggio emozionale, quasi struggente, nei ruderi di un passato che non ritorna più. Un ultimo saluto. 

sabato 11 ottobre 2014

Tra boschi e paesaggi trasognanti del Trentino, nasce il Tempio del Formaggio. La vacanza secondo divinazione nell'agriturismo di Orazio, il casaro dal 'tocco d'oro'.

Lettini per prendere sole e paesaggio
all'Agriturismo Primo Fiore.
Passeggi tra boschi e prati. I polmoni finalmente si lasciano andare e stantuffano in salita tutta la loro salute in nuvole di vapore. Sembri una locomotiva di felicità. Sei sul Monte Baldo, Trentino. Cammini, cammini, inebriato tra innumerevoli fiori multicolori ed un fortissimo odore di funghi. Tocchi il cielo con un dito, ti viene fame. La radura si apre, il caldo paesaggio ti abbraccia in tutta la sua maestosità. E ti accorgi di quanto è bella la vita, lontana da quella che chiamiamo 'politica'.

Orazio Schelfi, il casaro.
La tua anima ancora vola a decollo verticale, quando improvvisamente lo stomaco ti chiede ancora carburante. Ed e proprio in quel momento che ringrazi di essere di stanza nell'Agriturismo Primo Fiore o nella malga Prà Alpesina entrambe di Orazio Schelfi. Qui la vacanza secondo divinazione si realizza. Quella rara possibilità di ottenere rivelazioni culinarie e non, ritenute inaccessibili, da fonti soprannaturali quali quelle di uno degli ultimi casari, Orazio e la sua bellissima famiglia. Come ho avuto modo orgogliosamente di twittare, Orazio prima di essere un Re Mida del formaggio dall'inconfondibile 'tocco d'oro' è prima di tutto un uomo semplice dal cuore d'oro.



Ancora un bambino, Orazio andava in malga con il padre Luigi.
Dal 1979 gli Schelfi lavorano nella malga Prà Alpesina.
Una vacanza nell'agriturismo di Orazio Schelfi, guance rosse da eterno ragazzo, equivale alla visita di un oracolo. Non per questo, sotterraneo e 'segreto', sotto la struttura si va delineando un vero e proprio 'Tempio del formaggio', che ho avuto la fortuna di poter visitare in anteprima così come una comitiva di persone disabili a cui Orazio ha spalancato per primo le porte. Siamo davanti alla divinazione del mestiere del casaro che dai tempi della civiltà Sumera, III millennio a.C., delizia i nostri palati. Il duro e massacrante lavoro del casaro diventa arte, come la Venezia di pescatori e commercianti di sale si trasformò in quel mito impareggiabile di palazzi in marmo e pietra d'Istria.
Il 'pilastro saggezza' nel 'Tempio del Formaggio' che regge le camere
dell'agriturismo Primo Fiore in Trentino.
La sinergia di prodotti naturali genuini ed autentici serviti nell'agriturismo Primo Fiore sotto la meticolosa supervisione di Miriam, compagna di Orazio da una vita, l'aria fresca, i boschi, i prati ed i paesaggi mozzafiato sono le componenti elettrizzanti di una vacanza o di un weekend indimenticabili.
Quello che arriva generosamente in tavola viene direttamente lavorato prima dalle mucche di Orazio e poi dalle sue stesse mani.
Il formaggio più ricercato il Primo Fiore del Monte Baldo, unico come il foraggio che solo i prati del Monte Baldo donano, è un formaggio delizioso a pasta semidura che assume un carattere speziato grazie alla stagionatura.

Ecco il parco giochi con vista mozzafiato a disposizione dei bambini degli ospiti dell'agriturismo Primo Fiore. Anche le toilette sono state pensate specificatamente per i bambini.
Non vi resta che provare questa esperienza sublime. Andate ad incontrare l'Italia che lavora fino allo stremo nonostante le coltellate della crisi, i morsi della burocrazia parassita e tutti i rischi di chi pioniere, come Orazio e famiglia, prova ad aprire nuove piste. Il genio tutto italiano, quello che da Dante raggiunge nel tempo Roberto Benigni, e quell'impareggiabile made in Italy che ci invidiano in tutto il mondo, sopravvive nel tempo anche grazie alla grinta di questa famiglia italiana che ha costruito con le proprie mani per noi un'isola felice dove poterci disintossicare. Tempo per sé, tempo per staccare la spina, tempo per sognare, lasciarsi andare e rilassarsi. Qui di seguito le immagini che ho scattato per condividerle con voi.


L'ampio giardino a disposizione degli ospiti. Possibilità di praticare l'equitazione e per i bambini di stare a contatto con vitellini, oche, conigli, cavalli, etc.

L'ingresso dell'agriturismo Primo Fiore








La bellezza architettonica completamente green dell'agriturismo Primo Fiore
La struttura pensata per un turismo eco-sostenibile. 
L'ingresso dell'agriturismo Primo Fiore. La famiglia Schelfi alleva bestiame da latte, con il quale produce formaggi, ricotta e burro, bestiame da carne per uso esclusivo dell'agriturismo.
Alcuni tavoli del ristorante. Nella gigantografia Orazio che munge, a sottolineare come i prodotti della tavola siano frutto del lavoro di famiglia
La cucina propone deliziosi piatti tipici della tradizione trentina, preparati con i prodotti dell'orto. La materia prima è tutta proveniente da aziende montane a km 0 e prevalentemente da coltivazione Biologica.
Gli ambienti non sono solo un luogo di passaggio o di soggiorno. Tutte le camere sono una diversa dall'altra e si evidenziano per lo stile d'arredamento alpino.
Le camere sono con vista e spazi per rilassarsi, dove dominano legni dalle calde sfumature e materiali preziosi.

Tutte le camere sono dotate di dettagli curati con amore per fornire il massimo del comfort.




Uno dei preziosi portali che introducono al Tempio del formaggio.
Prime immagini in esclusiva del Tempio del formaggio; l'antico calderone con cui gli Schelfi producono formaggio da generazioni.

Prime immagini in esclusiva del Tempio del formaggio.
E la storia continua... Orazio, sta ancora scavando.

domenica 29 giugno 2014

Dal suicidio di Raul Gardini a quello tentato da Roberto Meneguzzo. Similitudini agghiaccianti per i due finanzieri scalatori di 'Fondiaria', precipitati sotto il peso delle loro tangenti e dopo essersi messi di traverso a Mediobanca.

Raul Gardini (Ravenna, 7 giugno 1933 – Milano, 23 luglio 1993)
Sono passati poco più di 20 anni, sufficienti per farci perdere la memoria. Viviamo il telegiornale di oggi, dimenticando quello di ieri. Cinicamente ci stupiamo sempre per quello che accade in fondo ciclicamente, perdonerete il gioco di parole. Era un caldo luglio del 1993. Tirava un'aria torrida da Tangentopoli. Le cravatte soffocavano come nodi scorsoi. Raul Gardini, imprenditore rampante, conosciutissimo negli ambienti patologici della finanza per la scalata alla Montedison (che all'epoca controllava tra l’altro anche 'Fondiaria', storica e florida compagnia di assicurazioni fiorentina dove Mediobanca di Renato Cuccia aveva sempre fatto il bello ed il cattivo tempo, al punto da considerarla "la pupilla dei suoi occhi") di traverso alla Mediobanca di Enrico Cuccia, sta per mollare la presa alla parete della vita. Le sue stesse mani, da scalatore finanziario, lo fanno precipitare nel vuoto, premono il grilletto di una vecchia Walter Ppk calibro 7,65, resa famosa per lo più dai film di James Bond, l'agente 007. Soltanto tre giorni prima di lui anche il suo acerrimo rivale presidente dell'ENI, Gabriele Cagliari, si era ucciso apparentemente soffocandosi con un sacchetto di plastica nelle docce del carcere di San Vittore. Ironia della sorte, il palazzo nobiliare in cui  Raul si uccide, di sua proprietà e considerato tra le migliori espressioni dell'architettura neoclassica a Milano, si chiama Belgioioso. La stanza dei bottoni di Renato Cuccia, dove sorge la sede di Mediobanca, cuore della vecchia Milano e centro del potere finanziario,  sempre per ironia della sorte stava invece in Via Filodrammatici
Palazzo Belgioioso, Milano.
Raul Gardini era considerato un 'capitano coraggioso' la cui barca il 'Moro di Venezia' da lui voluta e finanziata dalla Montedison da lui spavaldamente scalata, era stata protagonista indiscussa nel 1992 diventando la prima barca italiana nella storia a vincere la Louis Vuitton Cup, la più famosa e prestigiosa competizione velistica. Prigioniero del suo personaggio, travolto dal gusto di sfidare il mondo, giocatore d'azzardo, fumatore incallito, amante della vela, stile da Yuppie. L'uomo, abituato nella sua solitudine e patologia soltanto a 'vincere', sorridente e brillante con una apparente contagiosa voglia di vivere, non aveva retto all'idea di finire in carcere vedendosi distruggere giorno dopo giorno davanti agli occhi dei suoi figli. Antonio di Pietro stava per bussare alla sua porta.
Trovarono sul comodino, un biglietto su carta intestata. 'A Idina, Ivan, Eleonora, Maria Speranza e Elisa: grazie. Raul'. Sono i nomi della moglie, dei figli e della suocera. Se di suicidio quasi certamente si tratta, da un punto di vista finanziario il dito venne puntato contro l'omicida Mediobanca guidata da Enrico Cuccia, istituto di credito italiano fondato nel 1946, centro del mondo finanziario e politico italiano, indispensabile supporto della grande impresa nell'Italia degli anni Ottanta
Enrico Cuccia (Roma, 1907 – Milano, 2000)
L'istituto costituì il perno di un sistema di alleanze, ora al tramonto, che attraverso partecipazioni incrociate e patti parasociali garantiva stabilità degli assetti proprietari dei maggiori gruppi industriali. Mediobanca fu pertanto la gran regista con  i cosiddetti 'patti di sindacato', vere e proprie «scatole cinesi», strumentali a tenere insieme un capitalismo basato sulle relazioni e i favori reciproci: io aiuto a controllare il tuo gruppo traballante, e tu fai lo stesso per me. Se mi fai lo sgambetto, ti puoi anche suicidare. Non vi meraviglierete se l'Italia versa in condizioni disperate. Cuccia, inavvicinabile dai giornalisti e con il culto del silenzio (parlare per lui era il vero peccato mortale), cattolico praticante, uomo completo che poteva vantare elogi dal Duce Benito Mussolini in persona così come di aver realizzato delicate operazioni di collegamento tra i gruppi della resistenza antifascista, 'fece fuori' finanziariamente Raul Gardini per poi presentarsi con una cravatta nera, tornando a casa da Mediobanca, a palazzo Belgioioso subito dopo che Raul si era sparato; una sfinge che cammina, nemmeno una parola
Raul Gardini era riuscito quindi nell’audace impresa di controllare anche 'Fondiaria', autonominandosi Presidente e rigettando le candidature proposte dallo stesso Cuccia, che per quel motivo ruppe con lui le relazioni. Raul Gardini pagò tangenti, sviluppando spregiudicati intrecci a spirale vorticosa con la politica, dimenticando che più che la politica contava Mediobanca che invece aveva irrispettosamente più che indispettito. Nella fretta di andarsene a 60 anni Raul non lasciò direttamente alcuna 'ricetta morale' se non un pensiero ai suoi cari. 
Roberto Meneguzzo (Malo 1956 - ?)
A 58 anni, nel giugno 2014, ha provato a togliersi la vita un altro finanziere 'scalatore', per il mondo della finanza il fondatore della Mediobanca del Nord-Est, il vicentino Roberto Meneguzzo. Non ha retto al brusco passaggio dai confortevoli salotti buoni dell’imprenditoria veneta alla atmosfera cupa e fredda di una cella nel carcere di La Spezia. Arrestato a seguito dell'inchiesta sul MOSE di Venezia in quanto avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel piano corruttivo, in una notte di giugno ha cercato di farla finita, soffocandosi con il lenzuolo. Roberto Meneguzzo era balzato all'attenzione per il tentativo di scalata a Fondiaria, anche lui di traverso a Mediobanca, e per aver messo il naso nelle Assicurazioni Generali sempre controllate da l'istituto di via Filodrammatici. «Fondiaria diabolicum», aveva detto, con una battuta storica, l’avvocato AgnelliL’inizio del declino del suo «salottino buono» del Nord-Est viene da molti ascritto proprio alla rottura traumatica con Mediobanca. Anzi negli ambienti finanziari viene dato per certo che il periodo buio di Roberto Meneguzzo inizi proprio con il tentativo di conquistare Fondiaria. Con quella operazione, in seguito fallita, Meneguzzo si era messo troppo di traverso a Mediobanca. Renato Cuccia si sa non c'è più, scomparso nel 2000, ma il suo spirito aleggia ancora se non fosse che il civico di via Filodrammatici dove ha sede Mediobanca è stato ribattezzato "piazzetta Enrico Cuccia".  
Se soppesando le due personalità troverete inopportuno un paragone tra Raul Gardini ed il semplice dottore commercialista in Vicenza Roberto Meneguzzo, quest'ultimo, che comunque il nomignolo di «nuovo Cuccia» se l'era preso eccome si potrebbe difendere citando i suoi rapporti di amicizia con il faccendiere Marco Milanese, fiduciario dell’ex ministro Giulio Tremonti ed il fatto che la sua voce wikipedia creata dalla sua società nel 2008, preparata sapientemente soltanto in inglese per presentarlo candidamente all'estero, gli attribuisse la disponibilità di gestire quale CEO di Palladio Finanziaria un patrimonio di circa 700 milioni di euro, diventati l'anno seguente 2000 milioni di euro nel curriculum presentato alla Parmalat in quanto nella lista dei candidati per il Consiglio di amministrazione proposti da Intesa Sanpaolo.
Hotel Excelsior al Lido di Venezia.
Le ultime similitudini dei due scalatori, che rappresentavano nell’immaginario collettivo 'malato' i classici finanzieri di successo, vanno contestualizzate proprio in quella Venezia aristocratica che dopo gli scandali del MOSE non è più Serenissima. Raul Gardini aveva comprato la maledetta Ca' Dario, dove si erano già suicidati un po' tutti (anche proprio con un colpo di pistola), stupendo palazzotto veneziano affacciato sul Canal Grande. Un palazzo definito diabolico tanto quanto la storia della assicurazione Fondiaria. La figlia Eleonora Gardini, primogenita di Raul e Idina, aveva inoltre sposato nel 1987 Giuseppe Cipriani, della nota famiglia veneziana di albergatori e ristoratori. 
La finanziaria di Roberto Meneguzzo, laurea all' Università Ca' Foscari di Venezia che attraversa anch'essa momenti bui, ha nella città della Serenissima legami molto forti con la partecipata Est Capitalal momento commissariata, di Gianfranco Mossetto, professore in quiescienza della Ca' Foscari, che aveva importanti progetti immobiliari al Lido di Venezia, riqualificazioni di hotel, tra tutti l'Hotel Excelsior e il Grand Hotel Des Bains, quelli che dai primi del '900 accolgono le maggiori celebrità internazionali e i divi in visita a Venezia, e la costruzione di darsene. Proprio in uno di questi hotel al Lido della Est Capital, l'Excelsior, ora passato sotto il controllo del nuovo gestore HinesRoberto Meneguzzo era solito soffermarsi in una delle suite a lui riservate. Proprio nella sua suite sono avvenute alcune perquisizioni. Per la stessa maledizione che ha condannato la Fenice, il Molino Stucky, la suite presidenziale «San Marco» dell'Excelsior è andata a fuoco proprio quando la proprietà passava dalla Est Capital al nuovo gestore. Non esiste limite alla meraviglia. Il Des Bainsl'albergo di "Morte a Venezia" di Thomas Mann, l'altro gioiello, era andato a fuoco proprio poco dopo l'acquisto sempre da parte della società finanziaria Est Capital. Dove i soldi scorrono a fiumi, pare che i sistemi antincendio non funzionino ammesso che esistano. 
Incendio al Grand Hotel Des Bains
(era di  proprietà di Est Capital)
al Lido di Venezia
.
Ho voluto scrivere questo articolo non per glorificare Raul Gardini o Roberto Meneguzzo. Le loro vite effimere  da 'capitani coraggiosi', accomunate da una ingorda ed insana propensione alla tangente pagata anche con i soldi dei cittadini, non lasciano nulla se non forse l'attuale debito pubblico italiano alle future generazioni, ed una immagine fumosa di un capitalismo italiano francamente indecente. Ho voluto accostare le vite di due finanzieri per accendere un faro sulla tipologia di personalità che sta rovinando il Bel Paese. A coloro che fossero mossi da tanta pena o simpatia per i due finanzieri, come per la loro categoria, chiedo di aprire gli occhi sulle centinaia o migliaia di Angelo di Carlo, la classe operaia che va in paradisoScrissi che non avrei dimenticato Angelo. Io sono ancora vivo, qui a ricordarlo. Lo porto nel mio cuore. Simbolicamente con lui ricordo tutti coloro che in questo paese si sono visti negare qualsiasi sogno e la felicità, per colpa di una classe imprenditoriale e politica, se non anche accademica, una generazione di pederasti del dio denaro, che volevano bramosamente raggiungere, a scapito della vita dei loro concittadini italiani, quella suite che perfino Dante avrebbe fatto bruciare all'Inferno. Per quanto tempo ancora dedicheremo tutta la nostra esistenza all'accumulo effimero, qualitativamente in modo spesso mafioso e quantitativamente impedendo al nostro prossimo, i nostri figli, di avere le medesime opportunità di accedere ad una qualche forma di benessere? C'è un problema disumano di distribuzione della ricchezza. Io lo percepisco, voi continuate pure a far finta di niente buttando via la vostra vita in un sacchetto di cellophan. Sottrarre le risorse agli altri, non significa concorrere al progresso materiale della società. Arrestare l'arricchimento dei pochi e l'impoverimento dei tanti per tornare ad essere di nuovo felici. "Finchè esiste la povertà, non può esserci una vera libertà." diceva Nelson Mandela. Qualche anno or sono, folgorato sulla via di Marrakech, scrissi per la prima volta sulla necessità di stabilire un tetto all'arricchimento personale oltre il quale si possa guadagnare soltanto per la gloria morale di donare tutto il superfluo in beneficienza. Un vero privilegio quello di poter donare agli altri che proprio chi si santifica di lauree e specializzazioni negli States, come i tanti Meneguzzo, dovrebbe riscoprire. I furbi staranno già ridendo. Non ci arrivano, accecati dall'ingordigia. Quel limite salva anche la loro vita. In tutte le cose esiste un limite superato il quale non può sussistere il giusto.

venerdì 23 maggio 2014

Marta Canino, la guardiana sirenetta che protegge Venezia dai fascismi.

Marta Canino, sirenetta a Venezia.
La Sirenetta di Copenhagen protegge con il suo sguardo le bellezze della città dalla furia del mare del Nord. Anche Venezia ha finalmente trovato la sua guardiana sirenetta in una giovane ragazza dalle mille battaglie.  Marta Canino, classe 1985, eroina capace di buttarsi in laguna pur di bloccare il fascismo delle Grandi Navi, è ancora viva e non è soltanto una statua. Determinata e carismatica, dal passo svelto come tutti i giovani veneziani, questa ragazza rappresenta il futuro politico di una città e di una laguna uniche al mondo. 
Venezia più che dalla furia del mite Adriatico va infatti protetta dai vari fascismi che ciclicamente tentano di intaccarne quell'aria pura salmastra, tutta speciale che respiri a Venezia. Un profumo di autentica libertà. Altro che acqua alta, sono i vari tipi di fascismo che uccidono l'anima delle persone nate libere. A proposito di aria che respiriamo, c'è il fascismo delle Grandi Navi, ognuna delle quali inquina come 14mila auto, che si impongono a Venezia. Mostri che sventrano quell'equilibrio delicato e precario chiamato laguna. Ecco quindi Marta impegnata nel comitato No Grandi Navi. C'è poi un altro tipo di fascismo, più subdolo, quello dell'accademico Renato Brunetta che zampetta per Venezia con la scorta che lo protegge dalle sue cazzate, una per tutte la sua proposta di sventrare la laguna con la sublagunare. Eccoti Marta che alla trasmissione Servizio Pubblico con ospite proprio Brunetta innalza gli spiriti parlando senza peli sulla lingua di riciclaggio di manager sporchi all'interno delle università, con riferimento all'ateneo veneziano. Eh si, c'è anche il fascismo del REttore della Cafoscari, Carlo Carraro, che durante il suo mandato ha pensato di invitare e premiare personaggi inquisiti e loschi, per poi tentare, con un colpo di coda finale, di svendere ad una finanziaria il patrimonio immobiliare dell'ateneo composto da splendidi palazzi storici. Puntuale per opporsi Marta occupa le sedi universitarie. La ragazza ha carattere. Chi la ferma.
Marta Canino, ragazza dalle mille battaglie, ora in prima linea nella trasmissione Announo (La7).
Di fascismi patologici ce ne sono tanti, se facessi la lista completa annoierei prima di tutto me stesso. Vi basti pensare, come esempio per il tutto, alla ideologia leghista che ha sempre cercato, senza mai riuscirci politicamente, di impossessarsi di Venezia, nominandola capitale del proprio fascismo.
Abbiamo tutti bisogno di Marta. Marta è quella fatina che dona lustro e vita a pinocchio e che gli fa levitare lo spirito. Il suo carisma è un ascensone culturale, ti spinge a guardare in alto ai grandi ideali. Marta sarà un giorno sindaco di Venezia perché prima o poi sarà donna, come prima o poi ci sarà un papa nero che che 'scolta 'e 'me canson in venessian perché el xé nero africa.  
Si dice che l'apertura mentale dell'uomo sia direttamente legata alla sua cultura: quanto più questa è vasta, tanto più sarà in grado di apprezzere le diversità. Quel dono di saper apprezzare le diversità, quel raro dono che aveva Vittorio Arrigoni per capirci, ha spinto Marta ad unirsi alla carovana “Uniti per la Libertà” per raggiungere con due camion carichi di cibo, medicinali e strumentazioni chirurgiche il campo profughi di Ras Jadire sul confine libico.

La studentessa Marta Canino, nelle immagini del TGR, mentre
viene trascinata via dalla polizia durante inaugurazione anno
accademico a Ca' Foscari. Protestava per presenza in ateneo
di Paolo Scaroni.
Io sono un blogger, scrivo soprattutto per le persone che verranno. La mia indole mi spinge a ricercare quello che ancora non abbiamo esplorato o capito, o che anzi ci impegniamo a perseguitare (le battaglie che Marta conduce costano care, solo il tuffo in laguna per fermare le Grandi Navi costa 2000 euro di multa. Vi lascio immaginare tutto il resto, diffide, denunce, etc). Gli Italiani di oggi stanno ancora leccandosi le ferite dopo aver votato per vent'anni personaggi tra il Berlusconi e l'Umberto Bossi. Che chi piange lacrime di coccodrillo e non riesce a capacitarsi di come abbia potuto votare Giovanardi, Capezzone o Bondi. Non gli pare verosimile.
Ho scelto di 'pontificare' questa giovane ragazza per essersi distinta per dignità in un' epoca involutiva superficiale durante la quale Mediaset si prostituiva in onda con veline, letterine e prostitutine di Arcore. Le battaglie di Marta sono anche per quei giovani lobotomizzati e consumati dalla televisione che hanno prima di tutto perso se stessi oltre che il proprio futuro. Troppe volte ci accorgiamo di quanto accade troppo tardi. Rimpiangiamo e leggiamo i loro libri, Gesù e Socrate, ma all'epoca facevamo a gara per tradirli o condannarli a morte. Io ho deciso di supportare Marta perché la vita è adesso. Mi sono laureato nel 2006 con una tesi sulla laguna di Venezia cercando di condividere quella bellezza obliterata giornalmente da un turismo selvaggio distruggi e fuggi o da capitani di ventura che devono venire a inquinare proprio in un ecosistema unico al mondo come quello della laguna. Condivido inoltre con Marta le pene di Ca' Foscari che mi vedono escluso e bannato dalla vita cafoscarina dopo essere stato tra i primi ad essersi opposto pubblicamente al REttore con commenti sul suo blog. Infine, era il 2008 quando postai il video 'I send an S.O.S to the world: the venetian lagoon is dying', mostrando le condizioni innaturali della laguna e lo schiaffo delle Grandi Navi che si aggiravano per un cimitero privo di flora e fauna. Da allora poco o niente è veramente cambiato. È arrivato il momento di chiederci chi sta veramente difendendo il nostro futuro e la nostra bellezza. Io ho una risposta proposta, Marta Canino la guardiana sirenetta che ci protegge dai fascismi.

Insieme, tutto è possibile.

sabato 17 maggio 2014

L'Italia è molto più grande delle nostre paure, è molto più bella delle nostre preoccupazioni.

Toscana. Questa è l'immagine utilizzata al lancio di un nuovo portale internazionale del turismo. (Villas.com , gruppo booking.com, PRICELINE)
Di certo non mi sento un Renziano. Ho spiegato le ragioni per le quali non me la sento di marciare con Matteo. Di questi tempi mi considero più un Marziano, non riuscendo a trovare una collocazione politica. Devo riconoscere altrettanto che Matteo Renzi affascina. Devo dire che mi ha particolarmente colpito ed affondato, con la seguente dichiarazione: “L'Italia è molto più grande delle nostre paure, è molto più bella delle nostre preoccupazioni.” Mi si è elevato lo spirito sentendo queste bellissime parole. Sono uscito anch'io da questo blog che gufa e mette in guardia sul fatto che il terreno sotto i nostri piedi si sta sgretolando (tu lo vedi il buco dell'ipocrisia?).  Matteo sta chiamando sul suo ponte di comando tutta la ciurma, appellandosi al contributo di tutti. Quando non c'è vento, dovremmo tutti remare, su questo non ci piove. Sono in grande confusione, non lo nego. Ed allora, non mi resta che lodare quella parte della magica Italia, quel leggendario vascello di prima classe che andrà sempre a gonfie vele. Sentite che cannonate, le ho prese da un articolo dell'ANSA. Il turismo ecologico ha registrato in Italia il record storico per giro d'affari a quota 12 miliardi di euro. Dati relativi al 2013, signori. Negli anni della crisi le presenze turistiche si sono moltiplicate nei parchi, nelle oasi e nelle aree verdi. Chi ha saputo proteggere il proprio paesaggio rurale come la Toscana, meta preferita, ne uscirà ancora più forte. Cresce la voglia di attività sportive all'aria aperta quali mountain bike, birdwatching, equitazione, trekking, climbing (+47%). Nel nostro Belpaese salgono verso il sublime l'enogastronomia (15%) e la riscoperta delle tradizioni (10%). Dio mangia italiano, perdonatemi l'espressione. Lassù ordinano italiano. L'Italia detiene la leadership europea nella produzione biologica e nell'offerta di prodotti tipici con 262 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario. Una succulenta torta quella dell'eco turismo su cui mettono le mani ogni anno sempre più turisti stranieri. I nostri agriturismi vengono publicizzati nel mondo come paradisi di emozioni culinarie, vere e proprie università dove puoi intraprendere un corso di cucina, visitare orti e conoscere i prodotti enogastronomici, oltre alle fattorie didattiche per i più piccoli e le osservazioni naturalistiche.
Su questo Matteo, ha ragione. L'Italia è molto più grande delle nostre paure, è molto più bella delle nostre preoccupazioni. Riprendiamoci l'Italia, torniamo a farla splendere. Che possa diventare un'oasi di verde e di pace, un polmone verde per tutto il pianeta, dove la natura regna sovrana. Non lasciamoci contagiare dai violini che accompagnano il Titanic, dai corvi disfattisti che hanno crocifisso l'Italia a priori. Diamogli una giovane speranza. Non facciamola morire. Lottiamo. Amen. 

Un agriturismo nelle colline di Castelfalfi, Toscana.

sabato 1 marzo 2014

Io condottiero berbero in esplorazione a Gran Canaria. La mia felicità in un' isola.


Se mi fermo e penso, penso che in questa vita le vacanze più saporite e spensierate le ho fatte su delle isole. Un decina di estati in Corsica durante l'infanzia, poi Malta, Creta, Palma di Maiorca, però, però, con una precisazione; le isole vulcaniche, hanno qualcosa ancora in più. Mi porto Santorini nel cuore. Adesso posso aggiungervi Gran Canaria. Entrambe isole vulcaniche, hanno quella sabbia dorata con striature nere che sembra darti una sferzata come il pepe. Anche i posti, come le persone ci trasmettono o ci tolgono energie. Gran Canaria, sembra ancora emanare quei primordiali sconvolgimenti che la videro nascere. Quest'isola vive di estremi. Cavalcando l'isola, scivolando dal suo deserto di Maspalomas alle sue montagne, vedi dieci arcobaleni in un giorno, acquazzoni, neve, grandine, pioggia, ma sopratutto tanto tanto sole. Sole tutto l'anno. E le palme. E i cactus. Cosa aspettate a prenotare io non lo so. Ma andatevi a mangiare i cachi nel deserto. La brezza fresca ti mantiene di buon umore e solleva quei cavalloni con cui ci piaceva tanto giocare quando eravamo bambini. Ho fatto il bagno ricordandomi di rispettare l'Oceano Atlantico. E quante avventure alla scoperta delle caverne dei Guanci, indigeni aborigeni delle Canarie, popolazione nativa stimata nella imponente cifra di 30000 o 40000 persone che abitava queste isole prima della colonizzazione da parte degli spagnoli. Gli ultimi indigeni Guanci, sterminati per l'impreparazione militare e le malattie portati dai conquistadores vissero fino al 1496. Quando visiti le montagne, guardali gli anfratti, sono leggenda. Per sfuggire alle preparatissime truppe europee, si ritirarono in caverne naturali o artificiali, situate nelle parti montuose. Qui si distinse Doramas, un condottiero berbero, guerriero delle Isole Canarie, uno dei capi della resistenza degli indigeni dell'isola di Gran Canaria. Egli, un gigante della resistenza, si oppose strenuamente all'invasione rifugiandosi su quel monte che oggi, in sua memoria, si chiama Monte Doramas. Ed allora sono fiero anch'io di come l'ho esplorata. Non mi sono limitato a depositarmi sulla spiaggia come una balena. Ho vissuto, ho lottato. Ho cercato di sintetizzare tutto questo, nel video che ho sopra incorporato. Lottate e viaggiate per rimanere vivi. Riempitevi di emozioni. Nasciamo come sterili bottiglie vuote, per riempirsi di buon vino bisogna che mettiamo in viaggio la nostra anima. 

lunedì 10 febbraio 2014

Voglio essere un canarino per una settimana


Aeroplano che te ne vai..che te ne vai dove Domenico Riso voleva volare. Ricordare, per onorare questa vita meravigliosa. Non sprechiamola. Spendete i vostri maledetti soldi, fate girare quella matta dell'economia. Aeroplano che sembri ormai un treno che tra qualche giorno mi porterai al sole e al mare. Le dune sabbiose. L'acqua salata. Il clima asciutto delle isole. Le palme. Feeling con il vulcano. Le grotte. La musica dei locali. Un aperitivo ghiacciato. La dolce vita. Al diavolo tutto e tutti, Isole Canarie voglio essere un canarino per una settimana

sabato 11 gennaio 2014

Tutti in Sicilia. La rinascita turistica dopo i lampi di lupara.

Una vista dall'alto del Teatro antico di Taormina. Come sfondo il mar Ionio e l'Etna.
Ovunque vado, ovunque chieda è la Sicilia la terra promessa. E il fenomeno è solo agli inizi, vedrete nei prossimi anni. Molto del merito lo dobbiamo ad Andrea Camilleri, il cui comissario Montalbano spopola oltremanica. Negli ultimi anni sembrano gli scrittori i fautori delle direttrici del turismo di massa. Vieni in Svezia per rivivere i luoghi dei tuoi gialli preferiti, era il motto stoccolmiano grazie alla serie di Stieg Larsson. Ora è la Sicilia a rinascere dalle ceneri di una mafia che ha lasciato a questa terra un sapore sconosciuto e misterioso. La Sicilia ha lo stesso fascino di un baule vecchio centinaia di anni che puoi aprire finalmente senza lampi di lupara.  Cultura, buona tavola, clima mite, l'unico vulcano giantesco sempre attivo, mare e tutto quello che volete da questa vita meravigliosa.

giovedì 19 dicembre 2013

Martini, l'aperitivo made in Italy.

Quando ci si trova all'estero come il sottoscritto, in alcuni momenti, in particolare quelli di festa, hai bisogno di ritrovare quel contatto viscerale con la madrepatria che per un verso non vorresti ma dall'altro ricerchi, in particolare quando ti rende fiero di essere italiano. Personalmente se devo organizzare una festa, se ho ospiti a cena, non riesco a capacitarmi senza avere almeno una bottiglia di Martini in frigo. Sono tanti i prodotti che ci rendono fieri di appartenere a questo magnifico paese purtroppo attualmente in una fase convulsa autodistruttiva, ma il Martini in particolare ha quella capacità tutta esclusiva di riassumere in una bottiglia attraente l'essenza ed il significato profondo dell'aperitivo italiano (e di un made in Italy irresistibile). Martini & Rossi la multinazionale di origine italiana nata nel 1863 che deteneva il marchio Martini (celebrato nella cartellonistica d'autore anche da Andy Warhol) si è fusa con Bacardi nel 1993 diventando uno dei principali produttori di bevande alcoliche nel mondo. Martini, Bacardi, un sospiro da sabato sera ed ed è subito festa.

lunedì 30 settembre 2013

Wales, I turn to you.

Me, in Wales 29-09-2013. Panorama Walk (Llangollen)
When the world is darker than I can understand.
When nothing turns out the way I planned.
When the sky turns grey and there's no end in sight.
When I can't sleep through the lonely night.

Wales, I turn to you. Like a flower leaning toward the sun.
I turn to you. 'Cos you're the only one.

domenica 7 ottobre 2012

Arcadia, a myth or a reality?

Thomas Cole, Dream of Arcadia, 1838. Denver Art Museum.
Let me completely disagree with the idea that 'Arcadia remains an imaginary country' ('Myth of Arcadia' by Susan E. Alcock in Cambridge Illustrated History - Ancient Greece by P. Cartledge) In particular in that article written by Susan E. Alcock it is written that, according to a noted botanist Oliver Rakham, 'land has gone to the bad since classical times'. Stop, stop, stop. It has gone to the bad from which point of view?! Are we judging the hard life of a shepherd dressed in rags with the point of view of a literate citizen of Athens or Cambridge? This is homogenizing and, at this point, I would consider better the ideas of the Physiocrats. The fact that Arcadia was one of the major suppliers of Greek mercenaries seems to oblige us to deal with an 'impoverished region of Greece'. But also the literate citizens of the evolved Sparta and Athens were continually forced to fight (not as mercenaries, ma it doesn't matter, as in war more or less we are all the same) if they wanted to survive! So they were all miserable, according to this point of view! You will accuse me: I don't want to accept 'its harsher, grimmer face'. Of course you are right if you use representations as Thomas Cole's paintings. It is time to check our sources, Pausanias' Guide to Greece and Strabo's Geography.

sabato 6 ottobre 2012

My rebellion, all luggage and airline tickets.

Me flying in Cornwall, August 2012.
I am writing alfresco from the garden of a semi-detached house in a green village just outside Cambridge. I blew 33 years few days ago. I left my country with no regrets by one of many Mayflower crossing the English Channel with many young dreamers, "Puritans", rebels fleeing Catholic Italy.

mercoledì 29 agosto 2012

Nils Olof Wessberg e Karen Morgenson. Il loro paradiso nella natura.

Nils Olof Wessberg
C'è una storia da raccontare. Non ne ho trovato traccia in italiano. Una storia vera. C'era una volta uno svedese Nils Olof Wessberg e sua moglie danese Karen Morgenson.

giovedì 2 agosto 2012

"Oro alla Patria" per il debito.


Uno dei lampi più intensi ed inquietanti del consenso degli italiani nei confronti del Fascismo fu sicuramente la "Giornata della fede" all'interno della campagna "Oro alla patria", che chiamò tutte le famiglie italiane ad un dono volontario che permettesse alla nazione in tempesta di superare le difficoltà.

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