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mercoledì 25 luglio 2012

Ci siamo sbranati il 28% della superficie agricola nazionale negli ultimi 40 anni.

Ho scattato questa fotografia il 24 Luglio 2012 in transito sulla A4 nei pressi di Brendola (VI). Mi piange il cuore, un altro pugno in un occhio. Capannoni e capannoni costruiti di fronte a villa Schroder in via Quintino Sella in località Pedocchio, Brendola (VI). Chi ha licenziato questo piano di lottizzazione che ha previsto questi insediamenti produttivi così a ridosso della villa pagherà mai?
<< Ci siamo sbranati il 28% della superficie agricola nazionale negli ultimi 40 anni.

domenica 8 gennaio 2012

Niente da fare Londra non mi ha incantato.

Prima di scattare questa foto, ho guardato questo palazzo di Londra incredulo. Se questo é un edificio.
Ho trascorso il capodanno 2012 a Londra e mi sono reso conto che la cosa piú banale che potrei dire é che Londra sia una cittá bellissima. Fosse solo quello. Il problema é che Londra é una cittá dal futuro segnato. Invasa da Indiani, Pachistani e Bengalesi e dalle gang dei coltelli conosce le tensioni razziali di una metropoli sostanzialmente improduttiva alle prese con una crisi epocale.

Quasi tutte le cabine telefoniche sono diventate una specie di bacheca di annunci pornografici. Uno squallore.



Da tanti anni a questo parte sentivo parlare di Londra come di una cittá stupenda. L'isola che non c'é per i giovani in cerca di avventure oltre Manica. Non c'era un giovane in circolazione che non sognasse di raggiungere il paese dei balocchi. Si prendeva l'aereo, si trovava un qualche lavoretto in qualche pub e ci si sentiva nell'ombelico del mondo. 

Ma chi é che si puó entusiasmare in una situazione come questa?
Ma chi é che si puó entusiasmare in una situazione come questa? Questi palazzi pieni di colletti bianchi grondano crisi.
Sará che le voci che mi hanno sempre raggiunto parlavano di shopping da Harrods (che palle) e di finanza specchiata sul Tamigi, sono arrivato per fortuna nella City con un occhio critico e ho avuto la conferma che la percezione su Londra fosse frutto di una ipnosi collettiva dove la maggioranza delle persone si aggregavano al pensiero unico che vedeva Londra una meta agognata. Certo per gli assidui frequentatori dei Night Club e per i modaioli rimarrá una cittá dove esibire le proprie limitazioni, ma Londra non regge il confronto con le cittá italiane Venezia, Firenze, Roma per citarne solo le piú rappresentative.

La vista dal Victoria Embankment. Questo palazzo mi ricorda le Vele di Scampia. Neanche sul Tamigi la situazione migliora.


Tragalgar Square che pensavo fosse enorme si deve essere nel frattempo ristretta perché l'ho trovata mille volte piú piccola ed insipida di Prato della Valle a Padova.
Trafalgar Square, la Grande delusione.
Buckingham Palace la seconda Grande delusione.

Buckingham Palace non pare paragonabile neanche all'ombra delle Procuratie in Piazza San Marco a Venezia. Il campanile di San Marco quasi quasi batte il Big Ben. Ecco il Palazzo di Westminster ha il suo fascino, ma insomma preferisco il mio Palazzo Ducale sul bacino di San Marco.
L'orrore si manifesta in tutta la sua opulenza. I palazzi della finanza.
Alberto Sciretti con alle spalle il palazzo di Westminster. 31/12/2011

Il palazzo di Westminster.
Il palazzo di Westminster come ho detto ha il suo fascino. Si salva anche la ruota panoramica London Eye anche se in fondo é una macchina da soldi. Per il resto, niente da fare Londra non mi ha incantatato.
London Eye.

Big Ben.

London Eye illuminata per il capodanno.





giovedì 22 settembre 2011

C'era una volta Mestre..

Mestre non l'ho mai digerita. Là dove c'era l'erba ora c'è una città dormitoio senza un'anima. Dio me ne scampi dal frequentare il centro di Mestre. Una noia. Questa città non trasmette. Per divertirmi frequento Treviso, i borghi dei colli euganei e dei colli berici, sostanzialmente dove la storia dell'uomo non ha bitumato la natura. Certo negli ultimi anni le cose a Mestre sono notevolmente migliorate, ma il danno provocato dalla inesistenza e dal mancato rispetto di un piano regolatore è incolmabile. Una crescita selvaggia e schizzofrenica ti marchia. Mi resta la possibilità di dire che sono nato a Venezia, così come peraltro indica fortunatamente la carta d'identità dei mestrini. Adesso che a Mestre è tornato dopo secoli il Tram (entrò in funzione nel 1891), ho pensato di condividere su Google decine di immagini storiche di Mestre. C'era una volta Mestre..

domenica 10 ottobre 2010

Gli alberi hanno un cuore che può sanguinare

Nel parco nazionale di Masoala in Madascar, un taglialegna abusivo mette a nudo il cuore del legno di rosa (una varietà di palissandro). Sono centinaia gli ex agricoltori e abitanti delle città che invadono il parco, guadagnando meno di 5 euro al giorno per abbattere un albero che ne frutterà migliaia. Nel giro di poche ore si abbatte un albero che magari aveva messo radici 500 anni prima. I taglialegna rimuovono con le asce tutta la parte esterna del tronco finché rimane solo il caratteristico cuore violaceo. (Fonte National Geographic: vedi reportage)
Leggendo Mauro Corona, si può imparare ad abbracciare gli alberi. Leggendo il National Geographic e precisamente questo reportage , ho visto come gli alberi vengono letteralmente uccisi ed il loro cuore sanguina. In Madascar, la quarta isola del mondo per superficie (585 mila chilometri quadrati), ha 90 per cento della flora e della fauna che sono endemiche, e non si trovano in nessun altro luogo del pianeta: orchidee, piante carnivore, aquile serpentarie, sfolgoranti camaleonti di Parson o lemuri come il vari rosso.

Il “viale dei baobab”, vicino a Morondava, è area protetta dal 2007, ma è anche l’unico tratto sopravvissuto di una fitta foresta abbattuta per fare spazio ai campi coltivati. (Fonte National Geographic: vedi reportage)
Lo spettacolo extraterrestre di enormi baobab con i tronchi a forma di carota possono bene identificare una bellezza unica e indimenticabile. Noi, dall'alto della nostra vorace società consumistica che ci vede consumare un litro di benzina per andare ad acquistare un litro di latte, non possiamo giudicare la disperazione quotidiana dei malgasci, anche perchè ignoriamo deliberatamente il loro dramma preferendo occuparci di gran lunga dei particolari macabri della storia di Cogne, Erba, Garlasco, Avetrana, etc. Il malgascio medio vive con circa un dollaro al giorno. Nel giro di poche ore si abbatte un albero che magari aveva messo radici 500 anni prima. Il danno alla foresta è di gran lunga più grave della perdita del prezioso legname: per ciascuno di quei ceppi di legno di rosa vengono abbattuti quattro o cinque alberi dal tronco più leggero, con i quali viene fabbricata la zattera che porterà il pesante ceppo a valle.  I cinesi, con la loro fissazione per il legno di rosa, sono i maggiori acquirenti.

(Fonte National Geographic: vedi reportage)

Un "pullulare di bande organizzate scatenate in una corsa sfrenata al disboscamento, alimentata anche dall’insaziabile appetito di legname degli approvvigionatori cinesi, che nel giro di pochi mesi hanno importato dalle foreste del Nord-Est del paese legno di rosa per un valore di circa 160 milioni di euro." (Fonte National Geographic: vedi reportage)


Video by Alberto Sciretti

sabato 11 settembre 2010

Fari allo xenon ti accecano? è la macchina del capo che ha sempre gli abbaglianti accesi



Sensazione di un SUV dietro che ti brucia la retina degli occhi ed incendia lo specchietto retrovisore con i fari allo xenon; è la macchina del capo descritta in questra traccia audio che descrive in ogni sua forma, l'accidia della società moderna. Il capo è un mostro, un titano invincibile e ai suoi piedi il popolo addormentato e spiritualmente ritardato, un sonno barbaro dove il futuro è nero elegante. L'artista è una sorta di pseudodemone, si muove in fredde sonorità e svela concetti tristemente realistici di una società plastificata.

Sotto il guanto di velluto di un umanitarismo efficacemente supportato da manipolazione genetica, impiego di sostanze psicoattive, ipnopedia e divertimenti ipertecnologici, l'umanità è finalmente riuscita a sconfiggere le malattie, l'aggressività, la guerra, l'ansia, la sofferenza, il senso di colpa, l'invidia e il dolore. Ma il prezzo di tale vittoria ha un nome: omogeneizzazione, mediocrità, divertimenti banali, affetti superficiali, gusti triviali, falso appagamento, incapacità di provare amore e desiderio.

martedì 18 maggio 2010

UN TERRITORIO IN CUI SI MUORE DI TUMORE

We inhabit the corrosive littoral of habit (1940) di James Gleeson
Ribellarsi, ribellarsi ancora finché gli agnelli diverranno leoni

La gente purtroppo è in grado solamente di piangersi addosso, di commiserarsi vicendevolmente per il triste ed infausto fato, vivendo privatamente la malattia oncologica nella disperazione più totale. Si vive il male oscuro con timida vergogna, come se chi ne fosse affetto avesse in qualche modo sbagliato peccando. Malattia come un segno del peccato. Nell'apprendere la notizia, tutti ricerchiamo una colpa innata nell'ammalato: "avrà fumato tanto" "beveva?", quasi ad esorcizzare il pensiero che in fondo possa capitare a chiunque. Chi si ammala, è fuori. Game over.

Un iconema della malattia. Pablo Picasso - Science and Charity
Taluni più arditi, trovano il coraggio di parlarne e allora un intero condominio o una intera via scopre improvvisamente che quasi ogni famiglia conosce o ha conosciuto il male oscuro. Ma la solidarietà che può sorgere, non diventa mai ribellione verso quello che ho chiamato ironicamente il tramonto più bello del mondo. Di fronte a questa emergenza ambientale la società  incredibilmente incrementa il proprio vuoto ed il proprio essere spiritualmente ritardato, attaccandosi alle inezie più superficiali e non ribellandosi. Tutti guardano al cielo e pregano, come se da lì potessero arrivare delle risposte, quando le cause delle morti atroci e corrosive sono lì davanti ai nostri occhi, come aveva capito un operaio fuori dal comune Gabriele Bortolozzo.



Nel 2006 l'avevo riportato testualmente ancora nella mia tesi "Il paesaggio della Gronda della laguna nord", dedicata proprio a questi temi. Esattamente a pag. 260, citavo l’ “Analisi geografica dell’incidenza dei tumori, ASL di Venezia, Mestre e Dolo - Periodo 1988-1997” del Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chiururgiche, Istituto Oncologivo Veneto:

"Complessivamente la popolazione della zona esaminata presenta un’incidenza di neoplasia superiore a quella registrata mediamente nella nostra Regione dal RTV. Emerge, in particolare, per entrambi i sessi un eccesso significativo per il tumore del polmone e del fegato che complessivamente non mostrano importanti differenze di distribuzione geografica."

Come si riporta in questo sito http://margheraonline.it/blog , il nostro territorio, la zona in cui viviamo, paga da decenni un tributo pesantissimo all’inquinamento: tangenziale e passante, grandi navi ed aeroporto, centrali elettriche, polo chimico di Marghera. Porto Marghera, in particolare, è stata la prima zona industriale costruita in Italia nel dopoguerra e la prima a dotarsi di inceneritori di rifiuti industriali (due nel 1960) che urbani (due nel 1962).
Immagine suggestiva ed inquitante di un sinistro tramonto su Porto Marghera.
Oggi a Porto Marghera sono attivi, oltre agli impianti chimici:

• 3 centrali elettriche a gas;
• 1 centrale elettrica a nafta;
• 1 centrale elettrica a carbone;
• 1 centrale elettrica a carbone + CDR (combustibile derivato dai rifiuti);
• 1 inceneritore di sfiati e prodotti gassosi;
• 1 inceneritore per clorurati liquidi;
• 1 inceneritore di RSU (rifiuti solidi urbani);
• 1 impianto di inertizzazione di RTN (rifiuti tossico nocivi);
• 1 raffineria (4 milioni di tonnellate di petrolio processati e movimentati ogni anno);
• 1 impianto per la lavorazione del cloro-soda con stoccaggio di cloro e CVM;
• 1500 camini che emettono sostanze tossiche risultato di sfiati industriali o fumi di combustione.
Salvador Dalì - The face of War
Alcuni di questi impianti sono attivi fin dagli anni ’60 e nel corso del tempo, a volte per inconsapevolezza a volte per dolo, sono stati riversati in acqua, aria e terra composti chimici altamente tossici con gli immaginabili impatti sull’ambiente e sulla nostra salute.

A fronte di un così desolante scenario ogni cittadino di buon senso si augura che si inizi quanto prima a bonificare il territorio e che si cerchi di sostituire le lavorazioni più impattanti con attività meno nocive: la zona di Porto Marghera, infatti, potrebbe essere sfruttata per fieristica (ci sono spazi enormi), cantieristica, darsene per barche di ogni misura (in laguna c’è carenza di posti), centri per lo studio di energie alternative, come ad esempio la produzione di energie da moto ondoso o flussi di masse acquee, che affianchino il centro per lo studio applicativo dell’idrogeno già presente al Vega, eliminazione del ciclo del cloro e sostituzione con la lavorazione di plastiche senza cloro. Non è possibile immaginare distese di campi di grano, solo perchè quelle terre sono irrimediabilmente inquinate.

 Quando, si può chiedere a buon diritto ogni abitante di Marghera, Mestre, Venezia e tutte le zone limitrofe, cominceranno le bonifiche? Quando si inizierà a dare un volto nuovo a questo territorio? Certo, la strada è lunga e complessa, ma quando si comincerà a percorrerla?
Purtroppo la risposta che giunge dai nostri amministratori ancora una volta va nella direzione opposta. La Giunta Regionale uscente ha “coronato” il proprio mandato con una serie di azioni che sembrano voler istituire proprio in casa nostra una filiera del trattamento del rifiuto industriale tossico nocivo, facendo arrivare rifiuti da tutta Italia (e domani chissà, forse anche da altre parti d’Europa). In pochi mesi sono state infatti concesse autorizzazioni per l’aumento di lavorazioni a diverse aziende che trattano rifiuti industriali:
L’inceneritore SG31 ha lavorato dal 1972 proprio in quest’ottica: costruito e predisposto per trattare i fanghi di Porto Marghera, è stato in funzione fino a circa un anno fa; è stato poi disattivato perché il nostro polo industriale non produce più sufficiente materiale di scarto per giustificare economicamente il funzionamento dell’inceneritore. I nostri amministratori, la Giunta Regionale presieduta da Galan, anziché cogliere quest’occasione come il primo passo verso una nuova Marghera, hanno ben pensato di incatenare una volta di più questo territorio al ruolo di pattumiera, di fogna chimica, e questa volta a disposizione di chiunque, in Italia, vorrà scaricare da noi i propri scarti industriali tossico-nocivi.

Salvador Dalì - The Three Sphinxes of Bikini (1947)
Oltre al maggior inquinamento da rifiuto tossico si scaricherà nel nostro Comune anche l’aumento di PM10 prodotte dal traffico dei mezzi che porteranno qui i rifiuti dalle altre regioni.
Ognuno di questi fattori (inceneritori, traffico, trattamento rifiuti industriali tossico-nocivi) ha sulla salute effetti devastanti. Le diossine, prodotto dell’incenerimento, non vengono metabolizzate dal nostro organismo e si cumulano nelle nostre cellule; già col latte materno, il primo alimento, le diossine vengono passate al neonato. Sono in aumento costante le patologie infantili: oltre alle problematiche respiratorie (allergia, asma, broncospasmo) sono in costante aumento del 2% annuo i tumori infantili; l’incremento più consistente riguarda proprio i bimbi sotto l’anno di età: + 3,2%. Le polveri sottili, combinandosi con inquinanti quali ossidi di azoto e ossi di zolfo, veicolano all’interno del nostro corpo acidi che attaccano il sistema respiratorio e residui tossico/cancerogeni delle combustioni; questo incide sulla mortalità sia a breve termine (+ 3%) che a lungo termine per cause cardiovascolari, respiratorie e per tumore polmonare. Nel veneziano sono stati rilevati aumenti significativi dell’incidenza delle neoplasie maligne dei tessuti molli e dei sarcomi con sedi viscerali.

Brunetta e Zaia (candidati rispettivamente alle cariche di Sindaco di Venezia e Governatore del Veneto) hanno rilasciato dichiarazioni sulla presunta “vocazione” di Porto Marghera ad ospitare lavorazioni chimiche pericolose, tutto ciò a 6,4 km da piazza Ferretto a Mestre, a 4 km dal parco San Giuliano, a 5 km da piazza Mercato a Marghera, a 6,2 km da piazza San Marco a Venezia.

venerdì 10 aprile 2009

Forza italia che costruisce "pugni negli occhi"

La casa di Francesco Petrarca ha un valore inestimabile per molteplici motivi, che vanno al di là del valore che può avere la casa museo di uno tra i più grandi letterati al mondo; la casa, insieme al paesaggio circostante bucolico dei colli euganei e alle atmosfere del borgo di Arquà Petrarca (PD) che magicamente nel corso dei secoli si sono conservate, rappresenta tuttora adesso un coacervo di verità, che altrove non è più possibile cogliere.
Arquà Petrarca, insieme a qualche altro borgo, è riuscito miracolosamente nei secoli a conservare intatto il paesaggio che lo circonda a dispetto di un Veneto ormai ricoperto da scheletri di capannoni industriali abbandonati; la speculazione edilizia in queste zone, tuttavia è sempre in agguato come dimostra il tentativo da parte degli amministratori di Arquà Petrarca di Forza Italia di trasformare un´area agricola in zona residenziale, a due passi dalla casa del poeta; 22 mila metri quadrati di fabbricati in località Sassonegro, progettati in spregio al piano ambientale del Parco Colli euganei, l' oasi verde dove sorge, appunto, il borgo antico di Arquà Petrarca. Uno schiaffo inferto alla storia e all' ambiente, che ha spinto la Procura della Repubblica di Padova a ordinare il blocco dei cantieri e a indagare otto persone per abusi e concussioni. Tra loro - accanto a costruttori, tecnici, direttori di cantiere e amministratori - figura Giuseppe Trentin, già sindaco di Arquà in quota Forza Italia e coordinatore del partito di Berlusconi nella Bassa padovana.

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