lunedì 27 febbraio 2012

#forzaluca: «Frutto diretto della sconsiderata azione delle forze dell'ordine»

Espropri in Val di Susa. Questa foto ricorda il ruolo della natura nel Signore degli Anelli, in cui Saruman ed i suoi troll credevano di poter far scempio deliberato della natura, prima che i millenari e saggi uomini-albero si ribellassero contro la supremazia dirompente del mondo moderno.
«Frutto diretto della sconsiderata azione delle forze dell'ordine». Non usa mezzi termini Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, commentando il gravissimo ferimento di Luca Abbà. «L'esecuzione dell'esproprio di un terreno - afferma Ferrero - diventa un'azione militare in cui le regole d'ingaggio dei militari e della polizia sono molto più aggressive di quelle utilizzate in Afghanistan dai militari italiani». (Fonte: http://www.corriere.it/cronache/12_febbraio_27/tav-polemiche_abbce3c0-613b-11e1-8325-a685c67602ce.shtml )

Espropri in Val di Susa.

venerdì 24 febbraio 2012

Non chiamatelo piú RICCO NORD-EST, una intera generazione se ne sta andando.

Emigranti italiani a Ellis Island
(Foto Lewis W. Hine, 1905)
Veneto terra dove lavorare, ma anche regione da cui andarsene per cercare fortuna altrove. Due percorsi che spaccano a metà i giovani veneti, se infatti un 45 per cento dei giovani interpellati in una indagine della Fondazione Corazzin, condotta dal sociologo Ludovico Ferro, ha ammesso di stare bene qui e di non volersi trasferire, il 27 per cento sogna il grande salto: il 19 per cento in un altro Stato europeo e l’8 per cento ancora più lontano. C’è poi un 13 per cento che sogna invece un’altra regione italiana.
«Le mete estere maggiormente dichiarate sono quelle europee - riporta la ricerca - Inghilterra, soprattutto Londra e Spagna e in misura leggermente minore Francia e Germania. Gli Stati Uniti sono invece la principale meta extraeuropea. Chi invece pensa di andarsene, ma guarda comunque all’Italia vede in Milano o Roma, o in misura minore nel Piemonte, Emilia Romagna o Toscana, la meta ideale».
È anche vero che non tutti coloro che manifestano l’intenzione di andare via dalla propria terra alla fine riescano a farlo. La maggior motivazione resta ancora quella del lavoro, ed è comprensibile, se se guardano i dati relativi all’occupazione: ad un anno dalla laurea il 48 per cento dei ragazzi che sono usciti dall’Italia ha un lavoro, contro il 34 di quelli che sono rimasti in patria. All’estero guadagnano in media quasi 1600 euro, in Italia poco più di 1000, secondo le elaborazioni di Almalaurea. Dall’indagine del professor Ferro emergono tre aspetti importanti: il primo fattore di decisione nella scelta del posto dove stabilirsi è il lavoro; i legami di tipo familiare non sono i fattori determinanti e l’offerta culturale e l’ambiente aperto e tollerante non sembrano essere fattori decisivi.
«L’opzione di andarsene è più presente oggi di quanto non fosse nel passato e questo perché il Veneto non ha mai offerto grandi sbocchi per le professioni intellettuali, ma dava invece la possibilità di collocarsi con buon reddito - spiega il professor Ferro - Quando l’aspetto economico viene a mancare entrano in gioco altri fattori: una persona che non ha opzioni immediate, si cerca un posto dove vive bene e trova un lavoro coerente con le proprie aspirazioni». Insomma si punta in alto: "me ne vado e scelgo un posto dove ci sono servizi". «Per i giovani il Veneto resta un posto dove si vive bene, ma ha margini di miglioramento. - continua il sociologo - Oggi per attrarre non basta essere di buon livello, ma puntare all’ottimo. Il Veneto rischia di dare una immagine poco accogliente, anche se in fondo non lo è».
Il "salto" lo fanno sempre più giovani, soprattutto tra coloro che hanno un titolo di studio più elevato: «I cervelli se ne sono sempre andati, i programmi Erasmus e altri contatti poi facilitano questi percorsi, come il possesso della lingua - continua Ferro - Il vero pensiero di chi pensa di andarsene è quello di non avere, fuori casa, una rete di protezione.
Ma alla fine chi va via ha sempre voglia di tornare, ma le condizioni per il ritorno non ci sono quasi mai, diventa un passo indietro non facile da accettare. (Fonte: http://www.gazzettino.it/articolo_app.php?id=45763 )

mercoledì 22 febbraio 2012

Qui tira una brutta aria, la crisi te la senti addosso. C’è un’intera generazione con la valigia in mano.

«Qui tira una brutta aria, la crisi te la senti addosso», cosí due giovani veneti in procinto di emigrare in Australia (Fonte Il Gazzettino http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=182626&sez=NORDEST). «Così se ne va dall’Italia e dal Veneto la meglio gioventù, quella che non ne può più delle incrostazioni del Belpaese e dei troppi furbetti del quartierino che campano sulle spalle degli altri. E’ un esodo impressionante, che porta via il sangue fresco del Paese: non solo e non tanto "i giovani", ma soprattutto quelli che tra loro sono pronti a mettersi in gioco, a rischiare, a rimboccarsi le maniche. Se da una piccola città di provincia come Montebelluna sono partiti negli ultimi mesi una ventina di giovani tra i 18 e i trent’anni, come ci confermano all’agenzia locale della Utpull, significa che il passaparola è un fiume in piena e che c’è un’intera generazione con la valigia in mano
Cambridge ad oggi ha visto la piú bassa crescita di richieste di sussidi di disoccupazione (jobseeker's allowance) confermando la migliore performance economica della Gran Bretagna. Meglio di Londra. La popolazione, ben qualificata, beneficia dei motori propulsori dei colleges. Volendomi riqualificare, imparando una volta per tutte la lingua Inglese, decisi per Cambridge anche sulla base di questa previsione. Le cittá universitarie affrontano meglio la crisi. In fuga dalla crisi, sono stato temporaneamente accontentato. 

domenica 19 febbraio 2012

Brava Emma, cosí si vince Sanremo.


Emma - Non è l'inferno (canzone vincitrice Sanremo 2012)

Ho… dato la vita e il sangue per il mio paese
e mi ritrovo a non tirare a fine mese,
in mano a Dio le sue preghiere
Ho… giurato fede mentre diventavo padre
due guerre senza garanzia di ritornare,
solo medaglie per l’onore
Se qualcuno sente queste semplici parole,
parlo per tutte quelle povere persone che
ancora credono nel bene…
Se tu hai coscienza guidi e credi nel paese
dimmi cosa devo fare per pagarmi da mangiare,
per pagarmi dove stare,
dimmi che cosa devo fare
No, questo no, non è l’inferno,
ma non comprendo com’è possibile
pensare che sia più facile morire
No, non lo pretendo ma ho ancora il sogno
che tu mi ascolti e non rimangano parole
Ho… pensato a questo invito non per compassione
ma per guardarla in faccia e
farle assaporare un po’ di vino e un poco da mangiare
Se sapesse che fatica ho fatto per parlare con mio figlio
che a 30 anni teme il sogno di sposarsi
e la natura di diventare padre
Se sapesse quanto è difficile il pensiero
che per un giorno di lavoro
c’è che ha più diritti di chi ha creduto
nel paese del futuro
No, questo no, non è l’inferno,
ma non comprendo com’è possibile
pensare che sia più facile morire
No, non lo pretendo ma ho ancora il sogno
che tu mi ascolti e non rimangano parole,
Non rimangono parole…
Pensare che sia più facile morire
Io no, non lo pretendo
ma ho ancora il sogno
che non rimangano parole
Non rimangano parole
Non rimangano parole.

giovedì 16 febbraio 2012

Do you remember G. Bush? Esportare la Democrazia sganciando bombe dai caccia. Uccisi 8 pastorelli afghani tra i 9 ai 15 anni.

Samuel Aranda, World Press Photo of 2011
I danni collaterali di una guerra li puó conoscere solo chi li subisce. Nel 2011 tremila e ventun civili sono stati uccisi in Afghanistan. L’8% più del 2010. Per cinque anni consecutivi il conto dei morti è salito. Secondo il rapporto diffuso all’inizio di febbraio dall’Onu il 77% delle vittime civili è causato dagli attentati dei talebani. Bombe nascoste per strada, kamikaze. Il 14% è provocato dalla Nato (187 morti), con un aumento del 9% rispetto all’anno scorso. Attacchi aerei soprattutto. Sul Corriere della Sera del 15 Febbraio ci informano che otto pastori sono stati uccisi accidentalmente in un raid. Avevano dai 9 ai 15 anni (più un diciottenne) secondo gli abitanti del loro villaggio. I ragazzi con misure da adulti «erano armati e sono stati visti muoversi in terreno aperto in maniera tattica». Cioè? «Mantenendo la distanza l’uno dall’altro». Come fanno normalmente i pastori che spostano le pecore. Chi li ha osservati? Forze sul terreno. Di certo almeno un soldato, un avvistatore. Militari Nato e squadre della polizia afghana stavano effettuando un’operazione anti-talebani, cercando armi e munizioni. Quel gruppetto di otto che «dopo 600 metri si sono radunati sotto una grande roccia». A quel punto lo spotter Nato con il binocolo e tutti i gadget in dotazione ha dato l’allarme ed è partita la richiesta per l’intervento dei caccia.  Ragazzini pastori che hanno commesso l’errore di muoversi «in modo tattico» fino a una grande roccia, in un gelido giorno di febbraio del 2012.

Sharing