venerdì 24 febbraio 2012

Non chiamatelo piú RICCO NORD-EST, una intera generazione se ne sta andando.

Emigranti italiani a Ellis Island
(Foto Lewis W. Hine, 1905)
Veneto terra dove lavorare, ma anche regione da cui andarsene per cercare fortuna altrove. Due percorsi che spaccano a metà i giovani veneti, se infatti un 45 per cento dei giovani interpellati in una indagine della Fondazione Corazzin, condotta dal sociologo Ludovico Ferro, ha ammesso di stare bene qui e di non volersi trasferire, il 27 per cento sogna il grande salto: il 19 per cento in un altro Stato europeo e l’8 per cento ancora più lontano. C’è poi un 13 per cento che sogna invece un’altra regione italiana.
«Le mete estere maggiormente dichiarate sono quelle europee - riporta la ricerca - Inghilterra, soprattutto Londra e Spagna e in misura leggermente minore Francia e Germania. Gli Stati Uniti sono invece la principale meta extraeuropea. Chi invece pensa di andarsene, ma guarda comunque all’Italia vede in Milano o Roma, o in misura minore nel Piemonte, Emilia Romagna o Toscana, la meta ideale».
È anche vero che non tutti coloro che manifestano l’intenzione di andare via dalla propria terra alla fine riescano a farlo. La maggior motivazione resta ancora quella del lavoro, ed è comprensibile, se se guardano i dati relativi all’occupazione: ad un anno dalla laurea il 48 per cento dei ragazzi che sono usciti dall’Italia ha un lavoro, contro il 34 di quelli che sono rimasti in patria. All’estero guadagnano in media quasi 1600 euro, in Italia poco più di 1000, secondo le elaborazioni di Almalaurea. Dall’indagine del professor Ferro emergono tre aspetti importanti: il primo fattore di decisione nella scelta del posto dove stabilirsi è il lavoro; i legami di tipo familiare non sono i fattori determinanti e l’offerta culturale e l’ambiente aperto e tollerante non sembrano essere fattori decisivi.
«L’opzione di andarsene è più presente oggi di quanto non fosse nel passato e questo perché il Veneto non ha mai offerto grandi sbocchi per le professioni intellettuali, ma dava invece la possibilità di collocarsi con buon reddito - spiega il professor Ferro - Quando l’aspetto economico viene a mancare entrano in gioco altri fattori: una persona che non ha opzioni immediate, si cerca un posto dove vive bene e trova un lavoro coerente con le proprie aspirazioni». Insomma si punta in alto: "me ne vado e scelgo un posto dove ci sono servizi". «Per i giovani il Veneto resta un posto dove si vive bene, ma ha margini di miglioramento. - continua il sociologo - Oggi per attrarre non basta essere di buon livello, ma puntare all’ottimo. Il Veneto rischia di dare una immagine poco accogliente, anche se in fondo non lo è».
Il "salto" lo fanno sempre più giovani, soprattutto tra coloro che hanno un titolo di studio più elevato: «I cervelli se ne sono sempre andati, i programmi Erasmus e altri contatti poi facilitano questi percorsi, come il possesso della lingua - continua Ferro - Il vero pensiero di chi pensa di andarsene è quello di non avere, fuori casa, una rete di protezione.
Ma alla fine chi va via ha sempre voglia di tornare, ma le condizioni per il ritorno non ci sono quasi mai, diventa un passo indietro non facile da accettare. (Fonte: http://www.gazzettino.it/articolo_app.php?id=45763 )

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