mercoledì 12 gennaio 2011

Impedite alla legge sul legittimo impedimento di impedire all'impedito di Berlusconi di farsi processare

Silvio Berlusconi e sullo sfondo la Corte Costituzionale.

Domani la Consulta si esprimerà sul legittimo impedimento. Sarà un giorno importante. Lo intuisce chi ha a cuore gli equilibri delicati di una democrazia. Arduo è comprendere come possa conciliarsi il principio costituzionale, che afferma che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, con l’attuale legge sul legittimo impedimento, che prevede all’opposto la possibilità per il presidente del Consiglio di non comparire in un’udienza penale. Siamo alle solite, si fa uso della logica contro la logica: credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda, sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all’occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo; soprattutto, saper applicare il medesimo procedimento al procedimento stesso. È questa, la sottigliezza estrema, tutta italiana, nel paese dei furbetti: essere pienamente consapevoli nell’indurre l’inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto. Anche la sola comprensione della parola “bipensiero” ne implica l’utilizzazione. L’esempio più calzante fu quando Berlusconi, riferendosi ad Eluana Englaro in stato vegetativo da 17 anni, dichiarò che veniva uccisa una ragazza che avrebbe potuto anche generare un figlio. Rinnegare la morale proprio nell’atto di rivendicarla.

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