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mercoledì 20 aprile 2011

73 risoluzioni dell'ONU contro Israele. Nessun ispettore. Nessuna guerra per farle rispettare.


Giovane palestinese al funerale di Vittorio Arrigoni. Sullo sfondo un murales dedicato al pacifista italiano.

73 risoluzioni dell'ONU contro Israele. Nessun ispettore. Nessuna guerra per farle rispettare. Questa notizia è stata tratta dal bellissimo blog di Vittorio Arrigoni.

Vittorio Arrigoni è il nuovo Che Guevara

Vittorio Arrigoni, morto a 37 anni per la PACE

il suo motto "Restiamo Umani" 

Che Guevara, morto a 39 anni per la LIBERTÀ

il suo motto "Fino alla vittoria sempre. Patria o morte."

lunedì 18 aprile 2011

Uno dei video più emozionanti di Vittorio Arrigoni


Vittorio Arrigoni, il pacifista italiano risponde a Roberto Saviano.

ISRAELE VERGOGNA: Vittorio Arrigoni era sulla black-list degli israeliani che lo avevano già picchiato e lui aveva pensato che lo avrebbero ucciso.

Articolo di giornale che dimostra come Vittorio Arrigoni fosse stato inserito  nella black list israeliana. Una vergogna anche per lo Stato Italiano non aver difeso all'epoca un proprio cittadino, che aveva l'unica colpa di avere degli ideali pacifisti. L'ambasciato italiana infatti fu solo in grado di dirgli: "Stai tranquillo, Israele è un paese amico".

Vittorio Arrigoni, il volontario italiano ucciso in questi giorni, era stato picchiato da cinque soldati israeliani alla vigilia di Pasqua del 2005; riporto fedelmente l'articolo di giornale: è stato trattenuto in frontiera da soldati israeliani per otto ore, caricato su un autobus e picchiato selvaggiamente da cinque militari. Se non fossero intervenuti i soldati giordani, probabilmente Vittorio Arrigoni 30 anni, sarebbe stato travolto da un autobus. Questo è il bilancio della terribile avventura che il giovane ha subito alla vigilia di Pasqua. Attualmente il trentenne si trova ancora presso l'hotel Concorde ad Hamman, dove lo abbiamo contattato telefonicamente. Il suo arrivo in Italia è previsto per i prossimi giorni. Arrigoni, residente in paese in via Giovanni XXIII, da anni è impegnato come scudo umano per proteggere le popolazioni palestinesi, e come ogni anno, l'altra settimana, si è recato prima in Giordania, per poi passare la frontiera israeliana. Da qui ha avuto inizio l'incubo.

Vittorio Arrigoni.
"Sono arrivato in frontiera alle 9 - ci ha raccontato il trentenne - avevo un passaporto nuovo, perchè il vecchio era scaduto e dovevo recarmi in Palestina da alcuni amici che mi stavano aspettando. Uno di loro è gravemente malato e dovevo portare dei soldi per le sue cure mediche. Quando l'addetta ai controlli ha verificato il mio nome al terminale, ha avuto un sobbalzo. Ho capito che non sarebbe stato facile, ma non avevo idea di quello che sarebbe successo." Da qui è iniziato un lungo interrogatoio. "I militari israeliani hanno incominciato a torchiarmi chiedendomi ripetutamente se ero un delinquente. Hanno effettuato un controllo assurdo al mio bagaglio, spaccando anche alcuni regali che vi erano contenuti. Mi hanno manomesso il cellulare che ora non funziona più. Dopo una mattinata trascorsa in questo modo mi hanno consentito di chiamare l'ambascita italiana. Il personale italiano mi ha invitato alla calma assicurandomi che mai mi avrebbero fatto del male, visto che Isarele è un paese amico". Evidentemente le cose sono andate diversamente. "Ho subito minacce di arresto - ha aggiunto il trentenne - ma nessuno è stato in grado di spiegarmi il perchè io sono sulla così detta BLACK-LIST, cioè la lista nera. Mi hanno ripetuto che non potevo passare per motivi di sicurezza. Poi sono arrivati tre militari, credo fossero di un corpo speciale, perchè erano alti circa un metro e novanta e pesavano intorno ai cento chili. Uno di loro mi ha detto che avrebbero dovuto muovere violenza contro di me. Ho pensato che l'unica cosa che potessi fare era ispirarmi a Ghandhi. E così ho fatto. Non ho opposto alcuna resistenza. Sono stato sollevato di peso e portato in un autobus". Erano circa le 17. Quando le porte si sono chiuse, ci ha spiegato ancora il trentenne, è iniziato il peggio. "Altri due militari attendevano a bordo del pullman di cui una era una donna - ha aggiunto ancora il bulciaghese - Hanno iniziato a picchiarmi selvaggiamente sul volto e a prendermi a calci. Io portavo un ciuffo di cappeli raccolti in una treccina, che mi hanno strappato dal capo. Il tutto è durato per circa quattro minuti, il tempo di raggiungere il confine con la Giordania. Ma ho pensato che mi avrebbero ucciso. E stata un'eternità. Poi mi hanno buttato al di là della frontiera in territorio giordano, gettandomi addosso la treccina che mi avevano strappato. Se i militari giordani non mi avessero raccolto, mi avrebbero travolto con l'autobus."
Il giovane è stato poi medicato in frontiera e condotto in albergo dove ha avvisato l'ambasciata di quanto era successo. "I militari giordani hanno fatto rapporto su quanto hanno visto. Io ho lividi sparsi per tutto il corpo che attestano quanto è successo, ma le ferite più profonde sono nella mia anima. Non sono più un uomo libero, perchè non posso andare dove voglio. Quello che mi sorprende è che Israele sia indicata come l'unica democrazia del Medio Oriente." Della vicenda di Vittorio Arrigoni si è occupata nei giorni scorsi anche Radio Popolare che ha chiamato il giovane e ha mandato in onda una testimonianza in diretta.

domenica 17 aprile 2011

Vittorio Arrigoni scrisse del suo Battello Ebbro ("Le bateau ivre") come Arthur Rimbaud e disse: "brillerò anche per coloro che non hanno osato"

Il Battello Ebbro di Vittorio Arrigoni (1975-2011) e Arthur Rimbaud (1854-1891). Ebbro perchè il distacco da un mondo convenzionale intriso di omogeneizzazione, mediocrità, divertimenti banali, affetti superficiali, gusti triviali, falso appagamento, incapacità di provare amore e desiderio provoca ebbrezza.
C'è una stupenda poesia scritta il 23 Marzo 2005 da Vittorio Arrigoni, il giovane volontario italiano ucciso a Gaza, che rende, più di ogni altro scritto, l'idea di quel miliziano della pace quale lui era. Ed insieme a lui gli altri giovani caduti per la pace della International Solidarity Movement.   Credo sia stata scritta da lui, di suo pugno, perchè si trova ad oggi solamente in questo post sul suo blog, che ci tengo a dire, rappresenta uno dei libri più emozionanti e facilmente accessibili sul web. Sono sicuro che il blog di Vittorio sarà una delle stelle comete che guideranno le future generazioni verso un mondo di pace più giusto. Pensate solo che il suo motto era "Restiamo Umani". Il titolo della poesia "Le bateau ivre" è ripreso volutamente da una poesia di Arthur Rimbaud scritta nel 1871 all'età di sedici anni, in cui il poeta maledetto si identifica nel viaggio di un battello ebbro, che abbandona le costrizioni del mondo occidentale e cerca di realizzarsi nella libertà della natura, rappresentata dal mare aperto. Se Rimbaud tornerà dall'Africa in Europa per morire tra atroci sofferenze a Marsiglia a soli 37 anni e nella sua poesia l’avventura della evasione fantastica verso l'ignoto si conclude con un ritorno rassegnato, maliconico, quasi autodistruttivo, alla più nota acqua d’Europa, Vittorio Arrigoni nella sua poesia vara un fiero battello ebbro di sola andata e lo guida contro gli "orrori del mondo" conscio del proprio "richiamo al dovere". Morirà soffrendo in Medio Oriente, a Gaza il 15/04/2001 a soli 36 anni.  Sono parole sue: "Ho brillato anche per coloro che non hanno osato."

Vengono i brividi a leggere la versione di Vittorio Arrigoni di "Le bateau ivre":

L'odissea oscura si svela
dinnanzi ai prossimi giorni,

ho un battello ebbro come taxi per il non ritorno,
nessun testamento se non il mio ricordo sepolto
nelle coscienze di coloro che ho amato.
i miei ideali sconvolti si fanno brace
e brucia onnipresente il richiamo al dovere
il volere primo della mia anima errante,
Lasciarsi alle spalle ogni scrupolo di conforto
per la passione della compassione
della connivenza con la tragedia,
della ricerca di un medicamento
contro ogni orrore del mondo.


Sarò in Palestina,
entro poco
se le stelle mi saranno compiacenti
e brillerò anche per coloro che non hanno osato,
perchè non è una resa schivare i domini della morte,
ma è per la mia anima offesa un richiamo alla non abdicazione.


Quella strada che il fato mi fece svoltare
che è presto mutata nella mia causa utopica
e mi perdoni la mia musa,
la mia famiglia certificata
e quella atavica che cercai ricomporre
tutti e tutte coloro che son stati sfiorati dai miei tentacoli d'emozione
chiedo perdono
per non aver osato guardare uno specchio
e scoprirmi reso alla ricerca dell'assurdo.

Vittorio Arrigoni.
Per la difficile interpretazione invece della versione di Arthur Rimbaud, intrisa della stessa droga e delle stesse sostanze allucinogene a cui anelava, potete appoggiarvi a questo link. Ecco la versione del poeta maledetto di "Le bateau ivre":

Appena presi a scendere lungo i Fiumi impassibili,
Mi accorsi che i bardotti non mi guidavan più:
Ignudi ed inchiodati ai pali variopinti,
I Pellirosse striduli li avevan bersagliati.


Non mi curavo più di avere un equipaggio,
Col mio grano fiammingo, col mio cotone inglese.
Quando assieme ai bardotti si spensero i clamori,
I Fiumi mi lasciarono scender liberamente.


Dentro lo sciabordare aspro delle maree,
L'altro inverno, più sordo di una mente infantile,
Io corsi! E le Penisole strappate dagli ormeggi
Non subirono mai sconquasso più trionfante.


La tempesta ha sorriso ai miei risvegli in mare.
Più lieve di un turacciolo ho danzato sui flutti
Che eternamente spingono i corpi delle vittime.
Dieci notti, e irridevo l'occhio insulso dei fari!


Più dolce che ai fanciulli qualche acida polpa,
L'acqua verde filtrò nel mio scafo di abete
E dalle macchie rosse di vomito e di vino
Mi lavò, disperdendo il timone e i ramponi.


Da allora sono immerso nel Poema del Mare
Che, lattescente e invaso dalla luce degli astri,
Morde l'acqua turchese, dentro cui, fluttuando,
Scende estatico un morto pensoso e illividito;


Dove, tingendo a un tratto l'azzurrità, deliri
E ritmi prolungati nel giorno rutilante,
Più stordenti dell'alcol, più vasti delle lire,
Fermentano i rossori amari dell'amore!


Io so i cieli che scoppiano in lampi, e so le trombe,
Le correnti e i riflussi: io so la sera, e l'Alba
Che si esalta nel cielo come colombe a stormo;
E qualche volta ho visto quel che l'uomo ha sognato!


Ho visto il sole basso, fosco di orrori mistici,
Che illuminava lunghi coaguli violacei,
Somiglianti ad attori di antichi drammi, i flutti
Che fluivano al tremito di persiane, lontano!


Sognai la notte verde dalle nevi abbagliate,
Bacio che sale lento agli occhi degli Oceani,
E la circolazione delle linfe inaudite,
E, giallo e blu, il destarsi dei fosfori canori!


Ho seguito, per mesi, i marosi che assaltano
Gli scogli, come mandrie di isterici bovini,
Stupito che i lucenti piedi delle Marie
Potessero forzare i musi degli Oceani!


Ho cozzato in Floride incredibili: fiori
Sbocciavano fra gli occhi di pantere con pelli
D'uomo! In arcobaleni come redini tesi
A glauche mandrie soto l'orizzonte dei mari!


Ho visto fermentare gli stagni enormi, nasse
Dove frammezzo ai giunchi marcisce un Leviatano!
Frane d'acqua scuotevano le immobili bonacce,
Cateratte lontane crollavano nei baratri!


Ghiacciaci, soli d'argento, flutti madreperlacei,
Cieli ardenti! Incagliavo in fondo a golfi bruni
Dove immensi serpenti mangiati dalle cimici
Cadon, da piante torte, con oscuri profumi!


Ai bimbi avrei voluto mostrare le dorate
Dell'onda cupa e azzurra, o quei pesci canori.
- Schiune di fiori, mentre salpavo, m'han cullato,
E talvolta ineffabili venti m'han dato l'ali.


Martire affaticato dai poli e dalle zone,
Il mare che piangendo mi addolciva il rullio
Faceva salir fiori d'ombra, gialle ventose,
Ed io restavo, simile a una donna in ginocchio,


Quasi isola, scuotendo sui miei bordi i litigi
E lo sterco di uccelli dagli occhi bioni, e urlanti.
Vogavo ed attraverso i miei legami fragili
Gli affogati a ritroso scendevano a dormire!


Io, battello perduto nei crini delle cale,
Spinto dall'uragano nell'etra senza uccelli,
Né i velieri anseatici, né i Monitori avrebbero
Ripescato il mio scafo ubriacato d'acqua;


Libero, fumigante, di brume viole carico,
Io che foravo il cielo rossastro come un muro
Che porti, leccornie per i buoni poeti,
Dei licheni di sole e dei mocci d'azzurro;


Io che andavo chiazzato dalle lunule elettriche,
Folle trave, scortato dagli ippocampi neri,
Quando il luglio faceva crollare a scudisciate
I cieli ultramarini dai vortici infuocati;


Io che tremavo udendo gemere acento leghe
I Behemot in foia e i densi Maèlstrom,
Filando eternamente sulle acque azzurre e immobili,
Io rimpiango l'Europa dai parapetti antichi!


Ho visto gli arcipelaghi siderei e delle isole
Dai cieli deliranti aperti al vogatore:
- È in queste notti immense che tu dormi e t'esili
Stuolo d'uccelli d'oro, o Vigore futuro?


Ma basta, ho pianto troppo! Le Albe sono strazianti.
Ogni luna mi è atroce ed ogni sole amaro:
L'acre amore mi gonfia di stordenti torpori.
Oh, la mia chiglia scoppi! Ch'io vada in fondo al mare!


Se desidero un'acqua d'Europa, è la pozzanghera
Nera e gelida, quando, nell'ora del crepuscolo,
Un bimbo malinconico abbandona, in ginocchio,
Un battello leggero come farfalla a maggio.


Non posso più, bagnato da quei languori, onde,
Filare nella scia di chi porta cotone,
Né fendere l'orgoglio dei pavesi e dei labari,
Né vogar sotto gli occhi orrendi dei pontoni.



Ritratto di Arthur Rimbaud all'età di diciassette anni, ca. 1872 (Étienne Carjat). Un anno prima aveva composto Il Battello Ebbro.

sabato 5 marzo 2011

La ballata di Sacco e Vanzetti

The Ballad of Nick & Bart (Here's to you) di Ennio Morricone, cantata da Joan Baez. Il testo riprende le parole finali di un discorso di Bartolomeo Vanzetti: Here's to you Nicola and Bart, Rest forever here in our hearts, The last and final moment is yours, That agony is your triumph!

Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono due operai anarchici italiani per errore arrestati, per errore processati, per errore giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni venti. L'uno faceva l'operaio in una fabbrica di scarpe, l'altro il pescivendolo. Vanzetti durante il processo disse: "Al centro immigrazione, ebbi la prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America [...] quella era la Terra promessa eppure le automobili e i tram passavano oltre senza badare a me". La stessa cosa che direbbero gli immigrati giunti in questi giorni sulle nostre spiagge. Erano operai in grado di scioperare, tenere discorsi e leggevano; per questo si guadagnarono la diffidenza e divennero gli imputati ideali da eliminare socialmente per la loro linea di condotta contro il governo. Il giudice che li condannò ingiustamente alla pena di morte li definì "due bastardi anarchici". In risposta allo stesso giudice, Vanzetti esclamò: «Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra — non augurerei a nessuna di queste ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un radicale, e davvero io sono un radicale; ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano.»
 
Durante Sanremo 2011 Emma e Modà hanno cantato la versione di Gianni Morandi di "Here's to you".


La canzone “Ho visto un film” di Gianni Morandi scritta sulle note di "Here's to you"

martedì 22 febbraio 2011

Addio all'ufficio. Ritorno alla terra. Ritorno alla felicità.

 
Proprio ieri, il giorno dopo aver finito di leggere le Bucoliche di Virgilio, come ho raccontato nel precedente post, mentre andavo a trovare sul monte Baldo il Re dei formaggi e la sua bellissima famiglia, un vero guru, di cui parlerò più avanti, ho registrato questo video, che vi lascio interpretare.

Alberto Agnesina e Francesca Di Donato vissero felici e contenti.
Vi serve forse leggere sul Sole24ore la storia di Alberto e Francesca, che hanno detto addio all'ufficio e a Milano per dedicarsi ad un allevamento di capre, per capire che la felicità è altrove? Vi serviva davvero vedere i sorrisi in queste foto per realizzare che la felicità è in una vita condivisa nella natura e nella semplicità?

Alberto e Francesca, dietro di loro i marmocchi...che portano indosso un mantello così pregiato, il cashmere. Le capre Cashmere, che provengono dagli altopiani siderali della Mongolia alti 4500 m, dove vivono in condizioni climatiche anche estreme, sono molto rustiche e abbisognano soltanto di una recinzione, dell'acqua e del fieno;  non richiedono quindi impegni gravosi.
Il progetto di vita di vita di Alberto e Francesca poggia su un allevamento di capre da cashmere, a Cavaglia Sterna, a pochi chilometri da Varallo Sesia (Vercelli). Bamboccioni trentenni, con l'ossessione probabilmente di non diventare dei mancati premi nobel come Renato Brunetta, hanno scelto di vivere a contatto con la natura. "Eravamo stufi di una società in cui si lavora dal lunedì al venerdì per poi trascorrere il fine settimana in un centro commerciale!" dice Alberto, che lavora anche come postino a Varallo per garantirsi una entrata economica sicura. Il bilancio? Ogni capo, richiede inizialmente un investimento capitale pari a 1000 euro e 200 euro di fieno per il mantenimento annuo. Per raccogliere la lana pregiata, circa 100-150 gr per capo, bisogna pettinare la capra a primavera. Si va bene la pettinerò direte voi, ma qual è il guadagno? Allora non avete capito niente della vita. La soddisfazione della vita non sono i schei, ma andare ad una festa dell'Unità ed affermare con sufficienza di produrre lana di cashmere made in Italy!!!!!!
Piccolo di capra Cashmere; Charlie, costretto a prendere il biberon perché quando è nato si è bagnato con il liquido amniotico di un'altra capra e la madre si rifiuta di allattarlo.
Questo tipo di capra mangia rovi, ortiche, un po' di tutto e pertanto sono indicate per la bonifica e il mantenimento dei terreni sottosviluppati o incolti, soprattutto laddove l'intervento dei mezzi meccanici è arduo a causa delle asperità e della pendenza del terreno. Per tutte le altre foto vi rimando al loro sito internet.

sabato 19 febbraio 2011

L'Arcadia dello spirito nelle Bucoliche di Virgilio

Epitafio sulla tomba di Virgilio: "Mantova mi ha dato la
vita, i Calabri me l'hanno rapita, ora Partenope mi tiene
con sé; ho cantato pascoli, campagne, eroi."
Voglio intercettare quella luce che indora l'uva sui colli solatii; voglio vivere la mia vita a contatto con la natura per avvicinarmi il più possibile alle espressioni del rapporto umano più vero: l'amore e l'amicizia. Voglio parlare di Virgilio (Publio Virgilio Marone), per immergermi nella quieta esistenza della vita campestre e allontanare momentaneamente l'inquitudine per le torbide vicende del berlusconismo che al momento soffocano il Bel Paese. L'apparente distanza degli argomenti trattati non impedisce, spero, che si faccia sentire la meditazione sugli avvenimenti contemporanei. Quanti di voi hanno sognato di fuggire dalla violenza del traffico cittadino, dall'annientamento e dal soffocamento dell'ombra di un palazzo di nove piani? quanti di voi sognano di rifugiarsi in una "Arcadia dello Spirito", in una campagna alla ricerca di un otium idealizzato, dove il tumulto e il timore non raggiungano la quiete dell'esistenza campestre, semplice, sobria, dedita alla bellezza? T.S. Eliot ha scritto a proposito della solitudine: "Tu strascuri e sminuisci il deserto, il deserto non è solo dietro l'angolo, il deserto è compresso nel vagone della metropolitana, è accanto a te, il deserto è nel cuore di tuo fratello". Questo per dire, che costruiamo frequentatissimi non-luoghi, come mastodontici centri commerciali,  dove paradossalmente ci sentiamo però sempre più soli. Ho già parlato in un post di come Francesco Petrarca, l’illustre poeta, quando scelse di stabilirsi ad Arquà Petrarca nel 1370, disse queste parole: "Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo".
01/05/2010 Gregge di pecore, fotografate sul monte Baldo dove mi reco spesso anche per passeggiate a cavallo.
Già, perchè nelle nostre città caotiche è impossibile coltivare il regno dello spirito, in cui si possano rinforzare gli ideali umani più profondi; è impossibile riflettere su un ideale di amicizia pura e incondizionata, sulla nostra infanzia e su tutte le piccole cose che ci davano quiete; è impossibile accorgerci dell'ombra protettiva degli alberi, del mormorio dei ruscelli, del quieto pascolare delle caprette quando le notizie delle guerre dei nostri giorni, ci riportano all'amara realtà uccidendo la leggerezza e la scherzosità. In questo post, quindi voglio guardare alla vita dei pastori, alle loro gare di canto, ai loro amori.


Nell'immagine il dio Pan, insegna a Dafni 
a suonare il "Flauto di Pan" (Pompei,ca. 100 a.C.) 

Virgilio è nato nella poesia. Quand'era in attesa del futuro poeta, la madre sognò di partorire un ramo di lauro, e di vederlo subito crescere fino al cielo. Storicamente il "ramo di lauro" venne alla luce il 15 ottobre del 70 a.C vicino a Mantova, nell'area di Pietole ed Andes. Virgilio, figlio di proprietari terrieri, conobbe negli allora incantati paesaggi della pianura padana, la vita e il lavoro della gente di campagna, che tanta parte ebbero nella sua ispirazione. Pensate che Virgilio, dopo aver composto le "Bucoliche" tra il 42 ed il 39 a.C, la sua prima prima opera compiuta, doveva fuggire per la strada all'importuno entusiasmo della gente durante i suoi soggiorni a Roma; in questo momento il popolo italiano acclama i partecipanti ai reality e ai talent show, un mondo dei balocchi effimero. Anche nelle "Georgiche",  composte tra il 37 ed il 30 a.C, il poeta celebra il lavoro dei campi, nella concretezza della coltivazione degli alberi e della vite, dell'allevamento del bestiame e delle api. Leggendo le  Bucoliche di Virgilio mi sono annotato tutte le parole chiavi che potessero alimentare quell'immagine per il tutto, che va sotto il nome di Arcadia e le ho trascritte qui di seguito; parole in disuso ("armenti", "farro" etc) che leggendo tutto d'un fiato, hanno il potere di portarci, come per magia, in un altro mondo. 

abete, acqua, aglio, agnelli, agnellino, allori, altare, alveare, amore, api, aquila, aratro, arco, argilla, argini, aria, ariete, armenti, arsura, avena, barba, bastone, bestia, bosco, buoi, cacio, cagne, cardo, calendule, camini, campagna, campi, campicello, cani, canna, canto, canzoni, capanna, capre, capretti, castagne, cavalle, cera, cerbiatti, cervi, cesto, cielo, cespugli, cicale, cigno,  cinghiali, citisio, città, colombe, contagio, contadino, cornacchia, corno, cotogne, covi, cuccioli, cuore, danza, dei, dio, dirupi, disgrazia, dolore, edera, elicriso, erbe, estate, faggio, falcetto, fanciullo, farro, fatica, fiere, filari, fiore, fiumi, flauto, focacce, focolare, foglie, fonti, formaggio, fragole, frasche, frassino freddo, fresco, frumento, frutti, fuliggine, fuoco, gelo, germoglio, gesta, ghiaccio, ghiande, ghirlanda, giacinto, gigli, ginepri, giogo, gioia, giovane, giovenche, giunco, gloria, gole, grappoli, gregge, grifi, grotta, ibisco, incenso, inverno, lana, latte, lauri, lavanda, leccio, legna, libertà, lido, linci, linfa, lupo,  madri, mandria, manico, mare, mele, mesi, messi, miele, mietitori, mirto, monti, more, muschio, narciso, nettare, nevi, nido, noccioli, noci, nubi, nuvole, oca, odore, olio, olivo, olmo, ombra, ontani, orgoglio, orticello, orzo, ovili, palude, papaveri, pascoli, pastori, pasture, pecore, pelo, peri, pesci, piana, piante, pianto,  pietà, pietra, piffero, pini, pioggerella, pioggia, pioppo, poeta, pomi, porcai, porpora, potatore, povertà, prati, primavera, prugne, querce, ramarro, rami, rasoio, rastrello, resina, riso, riparo, risparmio, ritmo, riva, roccia, roseti, roveto, rugiada, rupi, silvestre, salceto, salice, sambuco, sassi, schiavitù, scorza,selve, sera, serpe, serpillo, siepe, silenzio, soffio, sole, solchi, sonno, sorgenti, speranza, spiga, stalla, stelle, stelo, suolo, sussurro, tempietto, terra, Terra, tetto, timo, tori, torrenti, tortora, tracce, valichi, valli, valore, vampa, vento, verde, versi, viburni, vimini, viole, violetta, vino, vite, vitella, volpi, zampillo, zampogna, sefiro, zoccoli, zolle
Paesaggio amenico che ho recentemente fotografato nel viaggio in Scozia

Sono i processi di lunga durata che creano paesaggi stabilizzati, culturalmente identificabili, mentre i mutamenti di breve durata, creano paesaggi antagonisti, confusi, paesaggi del mutamento e della crisi. Questa è una massima che ho trovato nei libri di quel genio che era Eugenio Turri, massimo geografo italiano. Durante i miei viaggi, dove ho sentito veramente vicino il mondo egreste e bucolico tratteggiato da Virgilio è stato nelle isole greche dell'Egeo, in particolare Ios e Creta. In Italia invece ho sentito  tale sensazione avvicinandomi agli ulivi di Sirmione, vicino alla Grotta di Catullo e ad Arco di Trento in una spianata di ulivi che ho fotografato.
Video che ho girato alla Tomba di Omero; è l'Arcadia?

Eccovi alcuni passi tratti dalle Bucoliche: Qui tra i fiumi di sempre e le sorgenti sacre prenderai il fresco e l'ombra. Di qua la siepe - quella di sempre - sul limite vicino, dove le api iblèe succhiano il fiore del salceto, ti sedurrà col suo sussurro a abbandonarti al sonno. Di là, sotto l'alta rupe, canterà al vento il potatore; e intanto né le rauche colombe, che tu ami, né la tortora in cima all'alto olmo cesserà il suo pianto. 
Una capra che scruta l'orizzonte nel paesaggio egreste di Ios, dove mi sono recato più volte.


Così il pastore Melibeo nelle Bucoliche: Avanti mie caprette, gregge felice un tempo, avanti! Mai più vi guerderò, sdraiato in una verde grotta, arrampicarvi di lontano sul ripido roveto. Non canterò più canzoni; mai più, caprette, sarò il vostro pastore mentre brucate citiso fiorito e amaro salice. 
Sdraiarsi tra gli steli d'erba. Sentirsi in simbiosi con Madre Terra e con la Natura. Sorridere.  
Nelle gole di Samaria a Creta ho osservato in libertà gli ultimi esemplari di kri-kri, una razza locale di capre selvatiche minacciata di estinzione.

mercoledì 9 febbraio 2011

Per alcuni decenni sulle reti Mediaset è andata in onda la rappresentazione dell'IDEA DELLA PROSTITUZIONE. Ed ora, con la crisi, i nostri figli si prostituiscono.

Aida Yespica si spoglia davanti a Mastella (Canale 5 il Bagaglino). Per anni sulle reti Mediaset è andata in onda la rappresentazione della prostituzione, intendendosi con questa qualsiasi prestazione sessuale effettuata dietro corrispettivo, senza che la prestazione sessuale debba necessariamente consistere in una congiunzione carnale. Infatti, qualsiasi attività diretta a eccitare e soddisfare la libidine sessuale del destinatario si configura come prestazione sessuale e integra prostituzione se è appositamente retribuita dal destinatario della medesima (Cass., sez. III, 8.10.2004, n. 45785). In tal caso gli spettatori hanno retribuito Mediaset aumentando l'audience d'ascolto.
Un' indagine di studenti.it ha fotografato in modo spietato una delle prime subdole degenerazioni sociali frutto anche  del berlusconismo, intendendo con questo anche la decennale promozione di disvalori sul  monopolio televisivo commerciale di Silvio Berlusconi: il culo della Belen e della Aida Yespica per dirlo senza mezze misure; in particolare il 30% dei giovani partecipanti al sondaggio ritiene la prostituzione un'alternativa possibile se mancano i soldi per studiare oppure un'occupazione. Sono sempre più i giovani che decidono di prostituirsi, principalmente in webcam, per far fronte al lavoro che non c'è, per pagarsi gli studi o semplicemente per potersi permettere il superfluo. Mostrarsi in webcam nudi ed assecondare le richieste di un pubblico pagante è diventata una valida alternativa per  giovani dalla libido facile che fuggono da lavoro sottopagati e dal precariato ma anche per chi ricerca una guadagno facile e veloce.

Aida Yespica su Canale 5
Negli anni del  dominio neotelevisivo del reality show in cui si enfatizza l'esibizione delle lacrime come presunto segno della verità dei sentimenti, è stato fomentato un giubilante giovanilismo in cui il corpo degli adolescenti è oggetto di un vero e proprio culto sociale e lo scatenamento della libido sessuale tipico della pubertà è incitato più che inibito dalla cultura dominante. I teenager  guardano al sesso con pragmatismo, lontani dal sogno di un amore romantico. Ragazzi e ragazze che, tra sbornie da weekend e serate in discoteca, si dedicano al cyber-bullying, tramite l'invio di e-mail e sms intimidatori e la diffusione in rete di video compromettenti. "Che farne dei vent'anni quando non sono più ciò che fugge ma ciò su cui il nostro desiderio, la nostra attenzione, il nostro rimpianto pervicacemente sostano? Come la mettiamo con la giovinezza, quando la giovinezza è tutto?" scrive il bravissimo Antonio Scurati in "Gli anni che non stiamo vivendo".
Inizialmente erano le veline che andavano in onda sempre più svestite durante Striscia la Notizia e che entravano mezze nude nelle case degli italiani, poi le letterine, le meteorine e così via in un vorticoso alludere alla sfrenatezza sessuale che ha trovato la propria apoteosi simbolica nello squallore delle notti di Arcore, in cui lo stesso proprietario delle Reti Mediaset sembra che esercitasse l'odierno Ius primae noctis o il Droit du seigneur su prostitute, aspiranti show-girl o deputate.
Che per aumentare gli ascolti sulle reti mediaset sia andata in onda una rappresentazione dell'idea della prostituzione non lo sostiene soltanto il sottoscritto; basta guardare questo trailer di Videocrazy - Basta apparire, un film documentario del 2009 diretto da Erik Gandini che ovviamente non vedremo mai sulle televisioni italiane.

Videocracy è un'analisi di come in Italia il potere della televisione influenzi comportamenti e scelte della popolazione, essendo essa la principale fonte di informazione per la quasi totalità delle persone. Gandini focalizza l'attenzione soprattutto sull'impero mediatico di Silvio Berlusconi e su come questo sia la fonte del suo potere politico. Il documentario non approfondisce la vicenda berlusconiana ma si evolve per suggestioni, evidenziando la penetrazione sociale dei valori promossi dalla televisione commerciale.

Alessia Marcuzzi, attuale presentatrice del Grande
Fratello, simula sesso orale con l’aiuto di un würstel
in prima serata su Italia 1 durante "Così fan tutte".
Il fenomeno sociale  drasticamente in aumento è quello della prostituzione virtuale come la vendita di prestazioni erotiche e sessuali tramite web cam, il cui pagamento avviene principalmente tramite carte prepagate. Il potere della televisione ha quindi influenzato comportamenti e scelte della popolazione, che vede quasi dieci milioni di italiani frequentare ed alimentare la prostituzione. Il sito di Cam 4 è solo una delle centinaia di piattaforme di live show dove avvengono tali esibizioni molto spesso dietro il compenso di cosiddette tips, gettoni virtuali dal valore di 0,01$, la nuova valuta monetaria del sesso online. Lo sa bene la Prof.ssa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati di Milano, che in un articolo così spiega la prostituzione virtuale di una ragazzina dodicenne: "Innanzitutto, perché una ragazzina così giovane comincia, di fatto, a prostituirsi “virtualmente”? Tra l’altro, senza nessuna percezione delle implicazioni morali del suo comportamento? Lo fa perché si diverte. Perché soddisfa il proprio bisogno di esibizionismo, oggi non solo lasciato a briglia sciolta, ma iperattivato dai modelli mediatici di riferimento. Lo fa perché ne trae una molteplice gratificazione narcisistica: perché diventa oggetto di desiderio, ma senza “sporcarsi” in contatti diretti; perché si consente il gusto della trasgressione più eccitante, usando addirittura i bagni della scuola come miniset fotografico; perché riesce a farsi pagare puntualmente dai suoi clienti d’immagini, e a comprarsi in piena autonomia i vestiti che le piacciono; perché ha scelto acquirenti non minacciosi e non rischiosi, in quanto coetanei e, probabilmente, più immaturi di lei. In scala ridotta, perché superminorenni, i protagonisti di questa storia agiscono paradossalmente rispettando ciascuno le regole del libero mercato: io ti vendo un prodottino che tu vuoi, e tu mi paghi subito quanto concordato. Punto. Tutti felici, tranne gli adulti. In un mondo plutocratico, ma qui dovremmo dire “scheicratico” (schei = denaro, ricchezza, in veneto), la ragazzina ha agito quello che respira nell’aria. L’importante è guadagnare. Tanto e subito. Possibilmente senza troppa fatica (questa è una novità, mutuata dal modello mediatico delle veline, rispetto al passato di durissimi lavoratori, tipico dei veneti)
Il mercato che allude alla prostituzione,
in cui troneggiano riviste di Gossip,
viene gestito tra gli altri da Alfonso Signorini,
Lele Mora, Febrizio Corona.

  Avendo ormai la società perso di vista quegli indispensabili anticorpi etici ed una conseguente capacità di legiferare in modo virtuoso, non rimane che chiedersi banalmente se tutto questo sia o meno legale. L'extrema ratio a cui appellarsi è oramai sempre la giustizia e ci si lamenta pure per la sua lentezza, proprio perchè intasata di istanze per incapacità del legislatore. “L’atto di prostituzione non implica di necessità la congiunzione carnale, comunque realizzata, o anche il solo contatto fisico tra i soggetti del rapporto, dovendosi invece far coincidere la relativa nozione con quella, assai più ampia, di prestazione sessuale a pagamento, qualificabile come tale ogni qual volta essa consista in comportamenti oggettivamente idonei a stimolare l’istinto sessuale del fruitore” (pronuncia della Suprema Corte del 3.6.2004, n. 36157). In tal senso segnalo un'altra pronuncia tendente a qualificare l'attività di prostituzione, quella posta in essere da delle ballerine di un locale notturno le quali, dietro il pagamento di un sovrapprezzo da parte dei clienti, si appartavano con questi per farli assistere da vicino allo spettacolo erotico. Sebbene non vi fosse, nemmeno in questo caso, nessun contatto fisico tra cliente e ballerina, la giurisprudenza configurava i delitti di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione (per approfondimento vedere Cass., sez. III, 12.2.2003, n. 13039). La volontà dimostrata dai giudici di porre un vero e proprio freno al dilagare del preoccupante fenomeno della mercificazione del proprio corpo a fine sessuale si scontra con una innarestabile penetrazione sociale dei valori promossi dalla televisione commerciale, che si riflettono conseguentemente in uso distorto di internet.
Nella puntata del terzo serale di Amici, un programma di Maria de Filippi in onda in prima serata su Canale 5 e visto da un pubblico molto giovane, il ballerino Josè Perez  ha indossato un perizoma ai limiti dello spogliarellismo. Sono talmente frequenti le immagini spinte in televisione che è difficile oramai tracciare un confine tra l'arte e la mera pornografia venduta per aumentare l'audience.

Migliaia di giovani fanno i casting Mediaset sperando di "farcela anche loro", di diventare famosi. A proposito del programma di Amici, così Antonio Scurati scrive in "Gli anni che non stiamo vivendo": "I ragazzi di Amici, gli aspiranti ballerini, cantanti, attori di questa scuola per celebrità, non saranno mai famosi. E non lo saranno perchè lo sono già. La fama non li attende in un futuro raggiunto a fatica grazie allo sviluppo dei loro personali talenti; li travolge nel presente in virtù di un meccanismo di pura e semplice visibilità mediatica. Il loro momento di fulgore non è il culmine di un'esistenza, di una carriere artistica, ma il riverbero abbagliante che si rimpiange per tutta una vita."
Maria de Filippi con il ballerino Vito Conversano. I giovani guardano al tempio televisivo ed alla moda come ad un oracolo, coltivando il valore del corpo, elevandolo ad un vero e proprio culto sociale; ecco quindi teenager para-anoressiche consacrate all'effimero. L'esempio da imitare è quello del ballerino che sappia contare soltanto fino ad otto; chi coltiva il proprio spirito studiando, chi riempie la propria anima attraverso la fatica dell'apprendimento scolastico ed universitario è uno sfigato, condannato alla precarietà.
Tecniche della tv commerciale pornografica

venerdì 4 febbraio 2011

Milioni di italiani che ...

Milioni di Italiani che.. non sanno più amare
Milioni di italiani che..se ne vanno. Che dall'Italia stiano emigrando verso paesi stranieri le persone di talento o con alta specializzazione professionale l'ho capito da tempo e sicuramente dal 9 marzo 2008 quando scrissi "ETH Zurigo: Politecnico di Zurigo dove il ricercatore è veramente il protagonista", dopo essere andato a trovare uno dei miei amici che stava svolgendo il proprio dottorato di ricerca. Anche il filmato che riporto qui sopra, lo devo ad una anima in fuga all'estero. In questo senso, entro sempre più in contatto con italiani all'estero che se ne sono andati senza guardarsi indietro. L'importo della borsa di studio per un dottorato di ricerca in Italia è nettamente inferiore rispetto ad altri paesi avanzati, pertanto i giovani ricercatori più brillanti trovano facilmente lavoro presso università e centri di ricerca stranieri, con livelli di retribuzione adeguati e soprattutto interessanti prospettive di ricerca e inserimento professionale. Per approfondire il fenomeno e affrontare l'entità della perdita che sopporta in tal senso il nostro paese, rimando ad un interessante articolo di Repubblica. Ma non voglio tediare questo articolo con la solita nenia che ricorda il danno irrimediabile che si provoca al progresso culturale, tecnologico ed economico di un paese quando ciò accade. Figlio mio lascia questo paese, ormai è un leitmotiv. Voglio invece riflettere sul fatto che molti giovani, ricercatori e non, stanno lasciando questo paese e che secondo la ricerca Eurispes 2011, il 50,9% della fascia 25-34 anni si trasferirebbe volentieri all'estero. Non credo che i giovani se ne vadano via soltanto per darsi maggiori chance ed opportunità, cavalcando una globalizzazione che ci vede oramai cittadini del mondo. Io credo che lo facciano anche perchè l'aria che si respira in Italia è diventata nauseante. Una sensazione palpabile. Hai la netta sensazione che in Italia un processo di involuzione culturale, di stagnazione ed ottundimento della coscienza, abbia riconsegnato il popolo italiano a quella mediocrità, che nella storia ha già visto fiorire prima la follia fascista e dopo alcuni decenni, classi politiche schifosamente corrotte. La colpa non è del capitano d'industria di turno senza scrupoli, Silvio Berlusconi; è la punta di un iceberg. Il problema è che costui è espressione di un popolo che non ne vuole sapere di unirsi intorno a quei valori fondanti una società virtuosa; gli italiani non coltivano più un  senso di condivisione ed appartenenza e non rincorrono neanche più principi di equità e solidarietà sociale o quell'amore per il bello che abbiamo conosciuto durante l'Umanesimo o il Rinascimento; ecco quindi tassi intollerabili di evasione fiscale in cui i più furbi fanno pagare le tasse ai più ingenui, 10 milioni di italiani che frequentano ed alimentano la prostituzione e quindi il malaffare che la circonda, decine e decine di italiani bigotti dediti patologicamente ai giochi d'azzardo ed alle lotterie milionarie, milioni di persone oramai spiritualmente ritardate che non leggono altro che le riviste scandalistiche di Alfonso Signorini, milioni di italiani che guardano incantati il sedere della Belen alimentando il culto della donna oggetto o che si mettono in fila ai casting dei programmi Mediaset per diventare "tronisti"o "famosi", milioni di italiani che si mettono al volante scambiando le strade per i circuiti della Formula 1 uccidendo il proprio prossimo, milioni di italiani che non vogliono affrontare i numeri dell'indebitamento pubblico, milioni di italiani che assumono sostante stupefacenti e che abusano dell'alcool, milioni di italiani che divorziano o tradiscono la propria compagna\o che però voterebbero contro il riconoscimento delle coppie di fatto, milioni di italiani ossessionati dai vestiti firmati e dalla moda effimera in una ricerca spasmodica dell'ottimismo consumistico e di falsi appagamenti, milioni di italiani incapaci di provare amore e desiderio, milioni di italiani che assumono farmaci e psicofarmaci come fossero caramelle in preda a stordimento, confusione, incubi, insonnia, irritabilità, ansia, aggressività, tensione, milioni di italiani incollati al televisore per rincorrere la cronaca più nera negli speciali morbosi di Bruno Vespa o Studio Aperto, milioni di persone che si emozionano davanti all'esibizione delle lacrime come presunto segno della verità dei sentimenti nei reality show, milioni di adolescenti in preda alla sfrenatezza sessuale e che mettono il proprio giovane corpo al centro di un vero e proprio culto sociale, milioni di italiani che vanno dai maghi e cartomanti a farsi predire il proprio futuromilioni di italiani che hanno adottato i modelli comportamentali mafiosi e sono dediti al compromesso, milioni di italiani che bestemmiano e usano il turpiloquio per sporcare le altrui conversazionimilioni di italiani che sfregiano di abusi edilizi il patrimonio paesaggistico, milioni di italiani prigionieri del tradizionalismo bigotto dei dogmi della Chiesa Cattolica, milioni di italiani dediti alla pornografia ed al sesso virtuale attraverso le videochat e le webcammilioni di italiani che costringerebbero Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro all'eterna sofferenza, milioni di italiani che votano Lega e Berlusconi e che credono che Emilio Fede possa considerarsi un giornalista.

lunedì 31 gennaio 2011

Amici e compagni di avventure, fino alla fine.


Sono scene molto forti, difficili da accettare e da mandare giù. Gli animali provano sentimenti molto forti. Ho già postato una storia di amicizia tra uomo ed animale che ha commosso il mondo ed anche la storia di Rochy, un pastore tedesco che ha percorso 600 km in cerca del proprio padrone. Nel filmato sopra, un cane rischia la propria vita per cercare di mettere in salvo la propria compagna o un compagno di avventure, probabilmente già morto dopo essere stato investito. Nel filmato sotto invece, un gatto non si da pace della morte improvvisa della propria compagna\o, anch'esso investito e cerca di svegliare quel corpo inanimato. Straziante. 

 

Tra le esperienze personali più belle, ho già raccontato di come mi son dato da fare assieme ai miei amici per sfamare una cucciolata di Border Collie sul Monte Baldo. Andare al supermercato e comprare sacchi e sacchi di croccantini e portarli a quelle creature che se le pappavano con gusto è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Tutte le volte contavo quella marea di cuccioli per paura che qualcuno non ce l'avesse fatta. Ho spazzolato orgogliosamente il pelo di quella cagna, che stressata dalla innumerevole cucciolata, sembrava non crederci. C'è un altro episodio che non dimenticherò mai; ero in Turchia, la stavo attraversando in macchina quando in una strada desolata lontanissima da luoghi abitati, ho incontrato una cagna molto magra e un cucciolo che camminavano a fianco della strada. Chiunque conosca la pietà si sarebbe fermato. La cagna era determinata, il volto carico di apprensione e lo sguardo fisso sull'orizzonte. Non avevamo che crackers, in macchina e li abbiamo buttati tutti in terra sperando che si sfamassero. Ma la diffidenza verso l'uomo malvagio che probabilmente in passato aveva indurito il carattere della cagna, non le ha permesso di fidarsi. Il cucciolo invece si avvicinava più coraggiosamente. La cagna ci guardava con uno sguardo assente e la sua unica volontà era quella di riprendere quel triste cammino lungo la strada. Per decine e decine di km non ci sarebbero stati luoghi abitati. Il senso di responsabilità di quella mamma, le imponeva di continuare e continuare, quel viaggio disperato della speranza. Ho ripreso il viaggio, portandoli con me nel mio cuore.

giovedì 11 novembre 2010

Tu non sai più chi baci. La prostituzione del bacio.

Magritte - The lovers.
Conoscere chi baci è la premessa per poter provare un sentimento d'amore. Tu non sai più chi baci, perchè non stai più cercando un'anima di cui innamorarti perdutamente, ma hai come un foro di un proiettile che pensi di poter riempire a suon di slinguazzate banali che lasciano soltanto un retrogusto di colpevolezza e superficialità. Il bacio di Via col vento viene gettato al vento, in baci convulsivi che fanno seguito a pianti ed ad angoscie esistenziali, perchè quando baciamo e non proviamo amore, si spegne in noi qualcosa di profondamente magico per dar spazio a ciò che è fine a se stesso. La prostituzione del bacio, passa per la teoria banale che vorrebbe il bacio, addirittura a stampo nei programmi della televisione commerciale, quale strumento tattoriale per capire veramente l'affinità con il partner sconosciuto. La teoria della giustificazione del banale.

è solo un film e tu sei spettatatrice?
La verità è che esiste anche la prostituzione del bacio, al di là di qualsiasi giudizio morale. 10 milioni di italiani frequentano prostitute. 10 milioni di italiani non sanno pià cosa possa significare baciare per amore. Milioni di teenager bacino in webcam ogni giorno un partner diverso. Altri milioni di italiani bacerebbero in bocca Berlusconi in cambio dei 1000 euro della D'addario. Nessuno cerca più di chiudere la propria esistenza a testa alta, guardando la propria amata e dicendole "ho amato solo te, anche con quest'ultimo bacio. Il nostro bacio è per sempre". Per questo ci commoviamo e piangiamo come coccodrilli ipocriti davanti ai film. Chi teorizza l'amore eterno viene deriso. Non siamo in grado di diventare attori e protagonisti di una vita virtuosa. In una vita frenetica tormentata dal lavoro, dalla ricerca di un successo effimero personale, dalla cementificazione delle emozioni naturali, abbiamo dimenticato che la più bella esperienza di una vita terrena è l'esperienza dell'essere amati. Essere amati non da centinaia di bocche plastificate, ma da una ed una sola. Da quella più bella di tutte. Quella per la quale saremo in grado di morire e che quando baciamo, dallo sfarfallio dello stomaco alle stelle che girano, ci fa sentire perennemente in volo in questo mare che è la vita.

martedì 19 ottobre 2010

Salviamo SaKineh


Salviamo Sakineh: Firma l'appello

Al 19 Ottobre 2010 sono state raccolte 80655 firme


“Un giorno il capo di una tribù nomade trovò un Kilim abbandonato all’ingresso della sua tenda. Lo prese e lo guardò attentamente e poi disse ad uno dei suoi uomini: “Trovami subito il padre della ragazza che ha tessuto questo Kilim e portamelo nella mia tenda”. Il padre fu trovato e portato nella tenda dell’ Aga che disse:” Da quel che ho capito credo che tu voglia maritare tua figlia con una persona che essa non vuole perché il suo cuore batte per un altro”. Il padre stupito rispose “Si signore, io non sono che un povero nomade e un uomo ricco ha chiesto la mano di mia figlia. Per il suo bene non ho potuto dire di no e a lui l’ho promessa. Ma mia figlia è innamorata di un giovane più povero di me. Ma!? Signore come fate voi a conoscere tutto ciò?” Il Signore mostrò il Kilim e chiese:” E’ stata tua figlia a tesserlo?” “Si Signore, riconosco il lavoro”. “E’ così, ho appreso tutto ciò attraverso il linguaggio di questo Kilim. Ti donerò dei cavalli e dei cammelli e tu potrai cominciare i preparativi del matrimonio con questo giovane. E di anche a tua figlia che lei ha ben tessuto il Kilim, ma che dovrà mettere meno verde nel rosso la prossima volta, mi stavo quasi sbagliando”.

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