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mercoledì 17 febbraio 2010

La corruzione comincia con un piatto di pasta

"La corruzione comincia con un piatto di pasta" diceva Indro Montanelli
La Corte dei conti, allarme corruzione. La corruzione e' un ''tumore maligno'' contro il quale non ci sono ''anticorpi'' nella pubblica amministrazione e che con gli anni addirittura sembra peggiorare. Nel 2009 le denunce sono infatti aumentate del 229%. E' la Corte dei Conti a mettere il dito nella piaga e a parlare della necessita' di recuperare ''senso etico'' perche' ''se non c'e' senso etico nell'agire - ha detto oggi il presidente della magistratura contabile Tullio Lazzaro - non bastano mai i giudici, i carabinieri o le altre forze dell'ordine a combattere questo male''.
È poi assai grave - aggiunge il presidente Lazzaro (leggi l'intervento) - la mancanza di «anticorpi» nella Pa contro le condotte illecite individuali che causano «offuscamento dell'immagine dello Stato e flessione della fiducia che la collettività ripone nelle amministrazioni e nelle stesse istituzioni del Paese» Alla malversazione vera e propria si affianca poi tutta quella serie di comportamenti che portano ad ''un ingente spreco di risorse pubbliche''.
Ho già parlato in un precedente post di una mafia più civile e una società più mafiosa. Una mafia sempre più in giacca e cravatta e una società che cambiandosi abito troppe volte al giorno sceglie il travestimento. Insomma, abbiamo interi pezzi di società che hanno ormai introiettato i modelli comportamentali dei mafiosi. E lo si vede in tutti i campi". (Antonio Ingroia , magistrato)

martedì 26 gennaio 2010

Italia anno 2010: le coppie di fatto nell' anno 0 della tolleranza

Matthew Wayne Shepard (1976 - 1998)
 Un po di tempo fa' dedicai un post "Lo specchio della vita delle donne nei Kilim", a Rachel Corrie (10 aprile 1979 – Rafah, 16 marzo 2003) un ragazza attivista statunitense pacifista. Ora mi sento di parlare di un ragazzo americano Matthew Wayne Shepard (1º dicembre 1976 - 12 ottobre 1998), studente all' Università del Wyoming.
Matthew Wayne Shepard (1976 - 1998)
Matthew Wayne Shepard venne derubato e torturato da due ragazzi in una località vicino a Laramie, Wyoming la notte tra il 6 ottobre e il 7 ottobre 1998, a causa del suo orientamento sessuale. Shepard fu trovato dopo 18 ore di agonia, con una frattura dalla nuca fino oltre l'orecchio destro. Parte del cervello era stata danneggiata in modo tale da risultare compromessa la capacità del suo corpo di regolare il battito cardiaco, la temperatura corporea e altre funzioni vitali. C'era inoltre circa una dozzina di piccole ferite sulla testa, sul collo e sulla faccia.  Morì cinque giorni dopo a causa delle ferite subite.
Matthew Wayne Shepard (1976 - 1998)
I suoi assassini stanno attualmente scontando la pena in prigione. Gli avvocati hanno dimostrato che Shepard venne attaccato esclusivamente a causa del proprio orientamento sessuale. Il suo caso, grazie anche alla famiglia che ha scelto di non mettere a tacere l'episodio ma di parlarne in pubblico, è diventato un simbolo contro la discriminazione in tutto il mondo.

Matthew Wayne Shepard (1976 - 1998)
Il processo vide l'inquietante introduzione nel diritto della "difesa da panico gay"; inoltre un gruppo di oppositori omofobi, capeggiati dal pastore della Chiesa Battista Fred Phelps, di distinse per la propria follia protestando con picchetti ai funerali di Shepard e al processo dei suoi assalitori. La violenta protesta si concretizzò con cartelli e slogan come «Matt Shepard marcisce all'inferno», «L'Aids uccide i finocchi morti» e «Dio odia i froci».

« È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo. » (Diario di Anna Frank)

In Italia anno 2010, Regno della Chiesa e dei talk show in cui invitano l'onorevole Mussolini a parlare dei diritti delle coppie di fatto, i diritti sono conservati e cristalizzati secondo una tradizione secolare, la stessa che ha ucciso i diritti di Giovanna d'Arco, Giordano Bruno, Galileo Galilei, Piergiorgio Welby, Eluana Englaro e di migliaia di altre persone, le cui sofferenze rimangono inascoltate. Per sempre ricorderò la definizione di vita di Piergiorgio Welby:

"Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso – morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita – è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c’è pietà";
La vita del 22 enne Matt Shepard vittima dell'intollerenza, continua nella Fondazione  fondata dai genitori di Matthew, Judy e Dennis, attivi sostenitori dei diritti gay ed educatori alla tolleranza.

martedì 8 dicembre 2009

Discorsi sugli imprenditori italiani: la ricchezza di certe persone supera la loro capacità di contare


Discorsi sugli impreditori italiani da Ios (Estate 2009)

Sì, parlo di te, povero Pinocchio, di te che sei così dolce di sale, da credere che i denari si possano seminare e raccogliere nei campi, come si seminano i fagioli e le zucche. Anch’io l’ho creduto una volta, e oggi ne porto le pene. Oggi (ma troppo tardi!) mi son dovuto persuadere che per mettere insieme onestamente pochi soldi, bisogna saperseli guadagnare o col lavoro delle proprie mani o coll’ingegno della propria testa. (Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio - Storia di un burattino Capitolo 19)

Nell'ultima deposizione al processo per il crac Parmalat l'ex patron Calisto Tanzi aveva negato di avere sottratto soldi all'azienda e di avere un tesoro nascosto. La guardia di finanza ha scoperto invece il 05/12/2009 dei preziosi Van Gogh, Picasso, Modigliani, Cezanne, Ligabue, De Nittis, e un Monet che gli apparterrebbero .

giovedì 3 dicembre 2009

Figlio mio, lascia questo Paese


Lettera aperta al figlio di Pier Luigi Celli, direttore generale della Luiss

Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.
Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.
Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.
Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.
Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.
Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.
Preparati comunque a soffrire.

Con affetto,
tuo padre
30 Novembre 2009

L'autore è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli.

giovedì 22 ottobre 2009

Le Università Italiane nelle mani di KION S.p.a. tramite Esse3 e U-gov: la fine della logica e la nuova dipendenza economica

Questo articolo descrive passo dopo passo la consegna dell'apparato gestionale delle Università Italiane nelle mani di una Società per Azioni, KION S.p.a. , azienda praticamente a "monopolio legale" omogenizzante, che nei prossimi anni potrebbe interferire pesantemente nell' apparato che sottende alla cultura italiana, cultura che secondo gli artt. 9, 33 e 34 della Costituzione e l'art. 6 della L. 168 del 1989 sarebbe invece assolutamente libera e promossa da Università, Enti pubblici autarchici, che proprio per la loro intrinseca natura, giammai dovrebbero ritrovarsi subalterni o soggetti a dipendenza economica (art. 9 legge n.192/1998) verso una Società per Azioni, un pescecane da un fatturato complessivo infatti di 34.238.747 di Euro (quadriennio 2004-2007). Queste cifre infatti trasformano la "Costituzione culturale" in una "Costituzione Commerciale" e l'autarchia dell'Università, cioè la capacità di amministrare i proprio interessi, non è più pura ma compromessa alla logica di interessi privati non certamente pubblici. Gli aspetti amministrativi e di gestione connessi alla "autonomia organizzativa", esplicitamente prevista dall'art.6 della L. 168 del 1989, vengono consegnati nelle mani di.. U-GOV il sistema informatico integrato per la governance degli Atenei progettato da KION S.p.a. Il Leviatano è il nome di una creatura biblica. Dal punto di vista allegorico, il Leviatano rappresenta spesso il caos primordiale, la potenza priva di controllo. In matematica il numero del Leviatano è definito come 10 alla 666!. É un numero estremamente grande, molto maggiore del numero di particelle nell'universo. Kion ha intrapreso questa strada, trasformando procedure informatiche semplici in un cervellone leviatano.


Esse3 un software gestionale per la gestione della "Segreteria e dei Servizi agli Studenti" è commercializzato da KION S.p.a e viene utilizzato al momento dalla maggior parte delle Università Italiane.

Una interpellanza parlamentare della Seduta n. 173 del 7/5/2009 al Ministero dell'ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA, inizia questa lunga storia raccontando di come Cineca sia sulla carta un Consorzio Interuniversitario nato senza scopo di lucro formato da 37 Università italiane, da alcuni Centri di Ricerca e dato importantissimo, dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - Miur , con una convenzione sottoscritta in data 14 luglio 1967.
IL LOGO DEL CINECA
Il Cineca è attualmente retto da uno statuto, che nella sua versione originaria è stato approvato dal Presidente della Repubblica il 13 ottobre del 1969. Nel 2005 lo statuto è stato modificato, per adeguare i principi costitutivi delle attività alle nuove esigenze del Paese; all'Ente pertanto è stata riconosciuta personalità giuridica di diritto privato, continuando ad essere sottoposto a vigilanza ministeriale (articolo 1 comma 2 dello Statuto). Le risorse finanziarie del Consorzio provengono, in modo maggioritario, dal Ministero dell'università e della Ricerca. Gli scopi del Cineca, come risulta dall'articolo 3 dello Statuto, sono volti a soddisfare specifiche finalità di interesse generale non aventi carattere industriale o commerciale. Con più di trecentocinquanta dipendenti, opera nel settore del trasferimento tecnologico attraverso il calcolo scientifico ad alte prestazioni, la gestione e lo sviluppo di reti e servizi telematici, la realizzazione di sistemi informativi articolati e complessi per il trattamento di grandi quantità di dati. Sviluppa applicazioni e servizi avanzati di Information Technology, svolgendo il ruolo di trait d'union tra la realtà accademica, l'ambito della ricerca pura e il mondo dell'industria e della Pubblica Amministrazione. Ad un certo punto il Cineca, con una nuova politica di Governance, che non si capisce come possa convivere con la sua natura di Consorzio senza scopo di lucro, incominciò a partecipare direttamente a svariate società di capitali con il medesimo Amministratore Delegato, tra cui Kion Spa, società controllata pertanto da Cineca, che dall'Ente riceve commesse del valore di milioni di euro; il paradosso che Kion S.p.a è rappresentata dal medesimo Direttore del Cineca, Dott. Mario Lanzarini, amministratore delegato il quale ai sensi dell'articolo 12 dello Statuto del Cineca ha, tra l'altro, "compito di direzione e vigilanza di ogni attività del Consorzio"; nell'interpellanza parlamentare della Seduta n. 173 del 7/5/2009 presentata da Raisi Renzo per la prima volta pubblicamente si discute di una possibile esistenza di un conflitto di interessi anche nella determinazione del prezzo delle commesse della Kion Spa con il Cineca; la Kion Spa presenta nel quadriennio 2004-2007 un fatturato complessivo infatti di 34.238.747 Euro, presumibilmente tutti riferibili a commesse con Cineca e consorziati costi per servizi esterni pari a 12.800.356 Euro; parrebbe pertanto che la dirigenza Cineca, così facendo (ossia tramite l'acquisto delle quote di una società commerciale) avesse trasferito su una società esterna le proprie commesse.

Il Processo di Bologna è un processo di riforma a carattere europeo che si propone di realizzare entro il 2010 uno Spazio Europeo dell'Istruzione Superiore. Vi partecipano al momento 46 paesi europei.
KION è un’azienda creata da Cineca per la progettazione e la realizzazione di applicazioni e soluzioni a valore aggiunto nell’area dei sistemi informativi per le università. KION opera in particolare nell’area dell’amministrazione e della didattica e dei servizi per gli studenti e i docenti. I software gestionali attualmente commercializzati ESSE3, il Sistema per la gestione della "Segreteria e dei Servizi agli Studenti" (ESSE3 viene ufficialmente presentato agli Atenei italiani il 26 Ottobre 2001). Il mercato al quale KION si apre è dunque costituito in primis dagli Enti cui istituzionalmente si rivolge CINECA e quindi dagli Atenei italiani che hanno l'obbligo di adeguarsi alla nuova normativa ministeriale e che rappresentano il target del progetto ESSE3.

Dal 2002 in poi, la storia commerciale di KION è storia di conquista delle Università Italiane, a poco a poco infatti tutte si sono affidate a Esse3 dando inizio a una nuova era in termini di costi delle commesse sulle piattaforme informatiche. Dal 2001 ad oggi, KION è arrivata a servire 64 università di diversa dimensione (dalle piccole alle grandi in termini di numero studenti e facoltà) e "vocazione" (tradizionali e telematiche). Di recente KION si sta proponendo addirittura anche all'estero con il progetto K2E (Kion to Europe).

C'è solo un piccolo problema: Esse3 e U-Gov sono rispettivamente il Caimano divoratore e il Leviatano entropico che divorano semplicità per rendere comprensibile il tutto solo ai loro consulenti; qualsiasi ragionamento lineare e banale deve scontrarsi ora con una mentalità esclusivamente tecnicista proiettata in un mondo abnorme e mostruosamente complicato al punto che solo i consulenti KION possono mettere mano al codice sorgente (questo mondo ben è rappresentato dalle pagine 6 e 7 di questa tesi di laurea su Esse3); gli interventi dei consulenti normalmente si sà generano fatturazioni e quindi non è quantificabile il costo che le Università si dovranno accollare nei prossimi anni.... presumibilmente tante fatture da decine di migliaia di euro quante saranno le modifiche da apportare al sistema gestionale, visto che le Università ora dipenderanno in tutto e per tutto da KION e i loro dipendenti pubblici addetti, già additati da organi dello Stato al pubblico ludibrio come fannulloni, se anche chiedessero della formazione adeguata contribuirebbero a "spennare" la propria Università con 500 € a persona per corso di formazione.

I costi ufficiali dei corsi di formazione sul sito della società KION S.p.a , che nel quadriennio 2004-2007 ha fatturato complessivamente 34.238.747 Euro

In Facebook è nato un gruppo per la chiusura di Esse3 definito come "incasinatissimo, inutile, sistema informatico universitario". In questa lettera ufficiale così gli studenti dell'Università degli Studi di Salerno definivano ancora nel Dicembre 2006 Esse3: "Con la presente vogliamo esprimere tutto il nostro sdegno per quanto riguarda i problemi legati all'utilizzo della piattaforma ESSE3. Sin dal primo momento in cui è stata utilizzata nelle nostre Facoltà, tale piattaforma ha arrecato grossi disagi agli studenti che noi abbiamo l'onere di rappresentare. I problemi più frequenti riguardano operazioni che dovrebbero essere immediate, basti pensare alle prenotazioni on-line degli esami da sostenere oppure alla compilazione o modifica dei piani di studio. Molto spesso, quando l'autenticazione va a buon fine, il malcapitato studente che vuole apportare delle variazioni al proprio piano di studio deve solo incrociare le dita e sperare che la piattaforma riesca a caricare le modifiche [...] Ancor più drammatica è la situazione relativa alle prenotazioni degli esami on-line; abbiamo infatti verificato che gli studenti incontrano grosse difficoltà nell'effettuare la prenotazione degli esami da sostenere perchè non risultano presenti nell'elenco degli esami da selezionare. [...] la piattaforma "ESSE3" si è rivelata un vero e proprio disastro. [..] La piattaforma "ESSE3" rappresenta la negazione di tutti i princìpi base dell'ingegneria del software ".


Ma mentre a tutti i problemi tecnici c'è un rimedio, il danno irreparabile arrecato alle Università è anche nei costi: "nuovo cervellone informatico costato 700 mila euro (più 200 mila l’anno per la manutenzione)" di queste cifre si parla in questo articolo della Stampa. Questi costi sono insostenibili alla luce dei pesanti tagli e dei sottofinanziamenti di cui soffrono attualmente le Università italiane; sono soldi sottratti alla Ricerca e al diritto allo studio delle nuove generazioni. L'Italia, che sta involvendo, continua infatti a non investire nell'istruzione e nella ricerca.
L'aspetto più grave è che nel rapporto tra le Università Italiane e KION S.p.A. potrebbe palesarsi una possibile violazione della legge n.192/1998 "Abuso di dipendenza economica", che disciplina la subfornitura nelle attività produttive".
A norma dell’art. 9 della suddetta legge infatti, “si considera dipendenza economica la situazione in cui un'impresa sia in grado di determinare, nei rapporti commerciali con un'altra impresa, un eccessivo squilibrio di diritti e di obblighi. La posizione di dipendenza è valutata tenendo conto anche della reale possibilità per la parte che abbia subito l'abuso di reperire sul mercato alternative soddisfacenti”. L’intento della regolamentazione coincide con la protezione di tutti quei soggetti di mercato, imprese o singoli consumatori, che versano in una situazione di “debolezza”, rectius scarso potere contrattuale, nei confronti di altri soggetti, che, al contrario, occupano quelle posizioni che la stessa legislazione definisce “dominanti”. In sostanza le Università si ritroveranno a dipendere a caro prezzo in tutto e per tutto da questa società che tramite Esse3 e U-Gov gestirà, in una posizione dominante monopolistica, il flusso informatico delle carriere di tutti gli studenti universitari italiani.

Non resta che monitorare questa pagina web http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=12034&stile=6&highLight=1 dalla quale si evince che l'iter dell'INTERPELLANZA 2/00376 è in corso e che l'attuale delegato a rispondere all'interpellanza sarà il MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 14/07/2009.



C'è una misura nelle cose; vi sono precisi confini, oltre i quali e prima dei quali non può sussistere il giusto. La verità renderà più libere le Università.

mercoledì 26 agosto 2009

Lo spirito della mafia.

«Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.» (Giovanni Falcone)
« Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. »
(Paolo Borsellino)
Il mio video "Spirito della mafia" è frutto delle seguenti considerazioni:

  1. "Abbiamo oggi una mafia più civile e una società più mafiosa. Una mafia sempre più in giacca e cravatta e una società che cambiandosi abito troppe volte al giorno sceglie il travestimento. Insomma, abbiamo interi pezzi di società che hanno ormai introiettato i modelli comportamentali dei mafiosi. E lo si vede in tutti i campi". (Antonio Ingroia , magistrato);


  2. Uno dei primi a denunciare lo spirito della mafia è stato L. Sciascia nel romanzo Il Giorno della Civetta (1961): una mentalità, un modo particolare di concepire i rapporti sociali in base a uno stato d’animo in una società che, negli organi politici e d'informazione, all'epoca ne negava addirittura l'esistenza;


  3. Il 26 settembre del 1991 durante la staffetta televisiva Maurizio Costanzo Show e Samarcanda di Michele Santoro si consuma uno degli episodi più drammatici della storia recente del nostro sventurato paese: un ancora giovane democristiano Totò Cuffaro attacca prepotentemente la magistratura alla presenza del magistrato Giovanni Falcone ed il "giornalismo mafioso" di Maurizio Costanzo. (L. Sciascia indicava proprio nello stato d’animo di eccessivo orgoglio, di prepotenza e di superbia, gli indizi per riconoscere i presunti "uomini d’onore"). Il magistrato Giovanni Falcone verrà ucciso pochi mesi dopo la trasmissione nella strage di Capaci, il 23 maggio 1992; il suo collega Paolo Borsellino poco dopo, il 19 luglio 1992; Maurizio Costanzo scamperà invece alla morte nell'attentato di via Fauro del 14 maggio 1993, reo di essere un giornalista in prima linea contro la Mafia (Maurizio Costanzo bruciò in diretta una maglietta con scritto "Mafia made in Italy") e pagando la sua amicizia con Giovanni Falcone ospite frequente delle sue trasmissioni. La suddetta trasmissione televisiva del 26 settembre 2009, alla luce dei fatti cronologicamente riportati, è il documento storico più importante a disposizione dei contemporanei per capire il linguaggio della mafia e vede tra gli astanti anche una sconcertata Rita Dalla Chiesa (nel video, riferendosi al discorso di Totò Cuffaro la si vede mormorare "è pazzo"), figlia del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa assassinato dalla Mafia 10 anni prima, il 3 settembre 1982;


  4. Totò Cuffaro, soprannominato "Totò vasa vasa" ("bacia bacia") per la sua abitudine a salutare tutti quelli che incontra con due baci sulla guancia, attualmente vicesegretario nazionale dell'UDC venne successivamente eletto democraticamente presidente della Regione siciliana dal 17 luglio 2001 fino alle dimissioni del 26 gennaio 2008 dopo giorni di pressioni da parte dell'opinione pubblica; Il 18 gennaio 2008 Cuffaro era stato dichiarato colpevole di favoreggiamento semplice nel processo di primo grado per le 'talpe' alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. La sentenza di primo grado aveva condannato Cuffaro a 5 anni di reclusione nonché all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ad oggi ricopre la carica di Senatore della Repubblica Italiana e Membro della 5ª Commissione permanente (Bilancio), Membro della 8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni), Membro della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e Vice Segretario dell'Udc dal 24 febbraio 2009 è membro della Commissione di Vigilanza Rai;



  5. "La mafia è sì un'associazione criminale, è sì un problema di polizia e di ordine pubblico; ma non è soltanto questo. È un fenomeno assai più complesso, caratterizzato da una fittissima trama di relazioni con la società civile e con svariati segmenti delle istituzioni. Di qui un intreccio di interessi e un reticolo di alleanze, connivenze e collusioni che sempre hanno fatto della mafia un pericoloso fattore di possibile inquinamento della politica, dell'economia e della finanza (con tutti i rischi che ciò comporta per l'ordinato sviluppo di un sistema democratico). Considerare la mafia come un insieme di qualche centinaio di sbandati, pur violenti e feroci, è dunque riduttivo." (Gian Carlo Caselli);


  6. Nel video sopra riportato, ho voluto inserire un discorso di Michele Greco, membro di Cosanostra, effettuato durante il maxiprocesso, esemplare e rappresentativo del linguaggio subdolo mafioso; il giorno in cui la corte si ritirò in camera di consiglio si avvicinò al microfono e pronunciò poche frasi rivolto al presidente: "Signor giudice, io vi auguro la pace, perché solo con la pace si può giudicare";


  7. Nel video sopra riportato si capisce come Salvatore Riina fu tra i primi (24 Maggio 1994, Corte di Assise di Reggio Calabria) a capire che la magistratura andava aggredita pubblicamente, accusandola di essere politicizzata e precisamente "comunista". Ecco qui il suo discorso riportato anche nel video: “C’è uno strumento politico ed è il Partito comunista. Ci sono i Caselli, i Violante, poi questo Arlacchi che scrive i libri… Ecco, il nuovo governo si deve guardare dagli attacchi dei comunisti”. La tecnica è stata successivamente perfezionata da Silvio Berlusconi, attuale Capo del Governo Italiano, che non perde occasione per delegittimare giornalmente questo potere dello Stato, insinuandosi nelle croniche debolezze della magistratura come i processi troppo lunghi e additandola quindi al pubblico ludibrio come nemico pubblico;


  8. Il giorno 22 dicembre 2002, nello stadio di Palermo viene esposto uno striscione: «Uniti contro il 41 bis. Berlusconi dimentica la Sicilia»




I magistrati eroi G. Falcone e P. Borsellino nella più bella fotografia rimasta ai giovani d'oggi, che di fronte ad un paese in cui il debito pubblico sfiora ad oggi i 1750 miliardi di euro, non possono esimersi dal domandarsi cosa e dove sia questa Mafia che apparentemente parrebbe così lontana ed impersonale, ma che in sostanza si manifesta nel pensiero comune, diventando una forma mentis, una impostazione della mente nella formulazioni dei pensieri quotidiani.


"Made in Italy" è una bellissima canzone di Andrea Lucisano, che raggiuntomi su questo blog mi ha ricordato in rima che "prima regola dell'omertà, nessuno parla nessuno sà".

martedì 9 giugno 2009

Volere volare via: perchè voglio andare via con la scopa di una strega

Pubblico questo mio video nel giorno in cui il Movimento Sociale Italiano presenta le cosiddette ronde nere, volontari della Guardia nazionale che intenderebbero affiancare le ronde padane nelle strade non appena sarà in vigore il disegno di legge sulla sicurezza; indosseranno una divisa con camicia grigia o kaki, basco con aquila imperiale romana, fascia nera al braccio con impressa la ruota solare simbolo del nascente Partito nazionalista italiano. Fonte Corriere della Sera e Repubblica)

A qualche anno dall'aberrazione del fascismo continua la vergogna italiana, nonostante l'apologia del fascismo sia un reato previsto dalla legge 20 giugno 1952, n. 645 (contenente "Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione"), anche detta "legge Scelba", che all'art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque «fa propaganda per la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità» di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque «pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».

Ho provato a scandagliare il web per pescare pesci che se ne volessero andare via e per capire a che punto bolle l' insofferenza tra i giovani.
Cosa significa elevarsi dallo stagno di rane in una epoca di forte stagnazione culturale e di standardizzazione di massa? rivoltanto il world wide web si trovano qua e là segni di vita: alessandro in uno suo post intitolato "Ecco perchè voglio andare via" racconta di un paese dove se il pedofilo è un prete è meglio che non se ne parli e che radio vaticana con le sue onde elettromagnetiche ha potuto inondare di leucemia le zone di Cesano e La Storta vicino a Roma (e qui mi è tornato a mente un mio post sullo stile della curia) e ricorda come in tutta la giurisprudenza italiana non esista un solo caso di rom che abbia rubato dei bambini, parlando quindi di una caccia alle streghe;

questo punto mi interessa molto. Già, il clima da caccia alle streghe non è semplice da rappresentare e da dimostrare perchè ha il proprio domicilio nelle nostre coscienze dormienti; su questo terreno da anni oramai lavora morbosamente e pateticamente Studio Aperto il Tg di Italia Uno in linea con il Grande Fratello, che con musiche smielate, morbosamente tratta tutto ciò che può provocare nell'ascoltatore ira, rabbia, odio, cercando di riscaldare la nostra capacità di scagliarci rispettivamente contro le etnie più disparate, trattando i casi più drammatici ripetutamente fine a creare quello scatto d'ira che è la scintilla che ha dato la possibilità in passato di sterminare ebrei, omosessuali, zingari e dissidenti politici come Matteotti, tutto ciò che rappresenta l'altro (le porcate degli italiani vengono sapientemente occultate, così come i dati che raccontano di come la maggior parte degli stupri e degli abusi avvenga nelle case degli italiani; insomma il timone mediatico deve sempre creare pathos emotivo delineando un presunto nemico "diverso" per distogliere l'attenzione); lo sforzo televisivo è concentrare nel limare le complessità ed a favorire pensieri semplici e banali quali "i rom rubano i bambini"; nel libro 1984 di George Orwel questi meccanismi di ipnosi collettiva vengono descritti sapientemente.

un esempio di atmosfera da caccia alle streghe, è la seguente: terremoto in abruzzo a poche ore dalla tragedia Bruno Vespa (un giornalista?) e altri suoi colleghi si riempivano la bocca sulla presenza di bande di sciacalli (possibilmente di etnia rumena) che avrebbero infestato impunemente le macerie delle case abruzzesi. Oltre al dramma del terremoto vissuto emotivamente da tutti gli italiani, interi minuti di trasmissione televisiva venivano dedicati alla caccia allo sciacallo fino all'intervento del Premier Berlusconi che prometteva pubblicamente l'inasprimento delle leggi a riguardo; ora è logico che un qualsiasi telespettatore bombardato per ore dall'idea che persone meschine scorazzino impunemente per le case sventrate rubando le poche cose rimaste alle sventurate persone colpite dal terromoto, arriva a concepire di appendere al primo albero con un bel nodo scorsoio lo sciacallo. Creata questa cortina emotiva, ecco che l'intervento del Premier Berlusconi a promettere l'inasprimento delle leggi, diventa la valvola di sfogo di questa tensione emotiva e quindi si trasforma nel salvatore, nel buon pastore, nel padre di famiglia modello. Peccato, che non mi risulta sia stato denunciato e condannato nessun sciacallo. Lo "sciacallo" è un artifizio televisivo, un LUOGO COMUNE che i mass media sbrodolano al popolino per coinvolgerlo emotivamente, tenendolo frastornato e incredulo, provocandogli pathos emotivo per poi manipolare lo stato d'animo. Ora anche se fosse esistito in mezzo a centinaia di migliaia di persone per la strada il ladro di turno (cosa che statisticamente è del tutto possibile) possibile che l'attenzione mediatica morbosa si debba posare sul luogo comune dello "sciacallo" e non magari sulla mafia che ha permesso che gli edifici fossero costruiti con la polvere? il giornalismo italiano si è ridotto a provocare scariche emotive iraconde al popolino?
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Torniamo ad Alessandro che sapientemente continua "Voglio andarmene perché io non sono come i miei connazionali. Voglio andarmene soprattutto perché sto diventando come loro. Agli italiani piace il manganello e anche a me sta iniziando a piacere"; a questo punto mi è tornata in mente la drammatica storia di Federico Aldobrandi e del manganello facile.... Alessandro continua "Mi avete chiesto perché voglio andare via dall'Italia. Eccolo il motivo. Perché gli italiani sono persone di merda. Pezzenti che se ne fottono della giustizia, che amano solo la vendetta e la prepotenza, la loro legge. Idioti che fanno quello che gli dice la TV [...]"
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Altro spunto di Maurizio Parodi (Milano) che scrive: "Addio Italia bella, voglio andare via. Ho 30 anni, un lavoro che mi procura molte soddisfazioni, eppure sono convinto che dall' Italia si puo' soltanto scappare. In Paesi come l' Australia, la Nuova Zelanda, gli Stati Uniti, il Canada e anche il Sudamerica si trova lavoro piu' facilmente e si puo' vivere meglio se solo si e' un po' dotati. Consiglio i giovani di farlo finche' sono in tempo, finche' hanno spirito di avventura: la vita e' troppo bella per relegarla a un futuro di sicure incertezze. Io andro' in Australia dove mi aspettano amici, casa e lavoro. Maurizio Parodi (Milano)".
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In questo articolo rotafixa scrive struggemente "Mi sono reso improvvisamente conto di essermene andato. Io non sono più in Italia, e non sono più italiano. E' come se fossi espatriato e avessi cambiato la mia intera storia. Non riconosco più in me quasi alcuno dei comportamenti che vedo negli altri. I riferimenti "culturali" di base, per esempio quelli che ci fanno ridere alle battute, quelli che fanno capire ad un gruppo di persone di cosa si sta parlando, i sottintesi, perfino alcuni gesti che aiutano le discussioni, sono ormai sballati ai miei occhi. Per dire: quando gli altri parlano di calcio io vago con la testa per i fatti miei. Argomento irrilevante, quando non nocivo per una decente socialità. Oppure: visto che da oltre un decennio non vedo tv, non entro nelle discussioni degli altri, quasi sempre incentrate su "hai visto ieri...". O il cinema, idem. Mi sembra che girino tutti a vuoto, avvinghiati alla mangiatoia di cibi malsani o nocivi. Il tempo inesorabile passa, il chiacchiericcio ronza. E' ovvio che ciò sia derivazione della strana vita che conduco avendo scelto, irrimediabilmente, di spostarmi come mi sposto. La mia città non è più la stessa di quella degli altri da un lungo periodo, ma adesso mi sembra anche essere venuta con me in un posto diverso, magari non proprio di questo stesso identico pianeta ma di uno lievemente in asincrono con questo. In fantascienza dicono "un'altra dimensione" no? E' così per me. Ho aperto una porta e sono scivolato via, senza andarmene mai. Sensazione meravigliosa"
Potrei riportare altre centinaia di dichiarazioni d'intenti o di testimonianze di giovani a cui la terra sotto i piedi in Italia scotta; il fenomeno ha preso tale consistenza che è nato un sito http://www.scappo.it/ un blog dedicato a tutti quelli che cercano qualcosa di diverso, che vorrebbero fuggire o sono fuggiti dal proprio paese di origine. Da visitare..prima di andarsene ovviamente.

venerdì 14 novembre 2008

La "condanna a morte" di questo paese è lo stile della curia

Lo stile della Curia, come imparò a sue spese Fra Paolo Sarpi a cui attentarono i sicari mandati dalla Chiesa, si attua a suon di stilettate giornalistiche.
L' "Avvenire", il quotidiano dei vescovi italiani, si è schierato contro l'interruzione delle cure ad Eluana Englaro. L'immagine qui riportata è la prima pagina dell'Avvenire di Venerdì 14 Novembre 2008; l'immagine di sfondo sta a rappresentare la Giustizia italiana ed il titolo è "Condanna a morte per Eluana".
Visto che durante tutta la mia vita il mio destino mi ha portato a studiare la Storia e quindi ho dovuto prendere atto tra gli innumerevoli episodi storici che in questo momento non è possibile citare tout court
  1. Giovanna d'Arco e Giordano Bruno sono stati bruciati sul rogo;
  2. Galileo Galilei è stato costretto dalla chiesa ad abiurare;
  3. la Chiesa vendeva le indulgenze come hamburger e patatine provocando la reazione di Martin Lutero;
  4. con la complicità della Chiesa e con i crocifissi in mano sono state sterminate intere popolazioni del Sud-America ed in altre parti del mondo;
  5. la Chiesa tentò di assassinare fra Paolo Sarpi il quale scampato ai sicari disse "Riconosco lo stile della Chiesa";
  6. la gran parte dell'arretratezza del meridione d'Italia si deve proprio al latifondo ecclesiastico la cd "manomorta ecclesiastica" che per secoli ha afflitto buona parte del paese e molti dei mali che affliggono la società italiana dalla gerontocrazia adreottiana alle innumerevoli ingiustizie sociali (vedi l'emblematica condizione di disparità in cui si trova la donna, ancora quasi del tutto esclusa dagli organi decisionali quali cda, parlamento..La classifica stilata dal World Economic Forum che analizza la condizione femminile in base alla partecipazione alla vita politica, economica, l'istruzione e l'assistenza sanitaria vede l'Italia 67esima: dopo di noi in Europa solo Repubblica Ceca, Romania, Grecia, Cipro e Malta; prima di noi nel mondo Lituania, Moldavia, Lesotho, Filippine, Botswana, Mozambico) si possono imputare allo status quo portato avanti a remi indietro dalla Chiesa;
  7. si sono perfino negati i funerali a Piergiorgio Welby dopo averne mortificati i diritti naturali. Piergiorgio Welby aveva detto in una lettera al Presidente della Repubblica: "Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso – morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita – è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c’è pietà";
  8. in questi ultimi anni la Chiesa ha pesantemente e con successo interferito nella politica italiana prodigandosi per negare i diritti alle coppie di fatto estranee al concetto di famiglia cattolica e per disconoscere agli omosessuali la capacità di amare veramente e di essere persone come tutte le altre, relegandole ai margini della società;
  9. la Chiesa ritiene prevalente il suo diritto a disporre della vita di Eluana Englaro, arrivando come in questo caso ad asserire che la Giustizia italiana l'ha condannata a morte rispetto al diritto del padre che l'ha messa al mondo e che chiede che si ponga fine a questo accanimento terapeutico che la figlia avrebbe rifiutato e che Piergiorgio Welby ha felicemente descritto essere una non-vita;
  10. la Chiesa continua a mietere vittime criminalizzando moralmente i metodi contraccettivi e nella sua politica non si fa portavoce di quegli "ultimi che dovrebbero essere i primi", ed è distante anni luce dal messaggio d'amore lasciato da Gesù Cristo e da Francesco d'Assisi e da quei missionari che oggigiorno con coraggio combattono contro l'analfabetismo e la fame nei paesi in via di sviluppo.
Visto che l'Avvenire in un ottimo esempio di bipensiero orwelliano si può permettere liberamente di accusare la giustizia italiana di omicidio, allora ho pensato per la par condicio di predisporre anch'io una mia prima pagina ideale:

Nell'immagine Angelo Bagnasco , nella sua tipica espressione cristiana e caritatevole, (Pontevico, 14 gennaio 1943) è un cardinale e arcivescovo cattolico italiano, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e Arcivescovo metropolita di Genova, nonché generale di corpo d'armata dell'Esercito Italiano (è stato a capo dei cappellani, e come tale è generale di corpo d’armata in pensione)

sabato 1 novembre 2008

Connivenza tra Francesco, capo dei mazzieri con le mazze tricolori e alcuni poliziotti.

Una mazza da baseball è un'arma pericolosissima in grado di uccidere all'istante e di spappolare il capo di una persona. Nella foto alcuni neofascisti armati di mazze tricolori a Piazza Navona negli scontri del 29/10/2008

60 anni fa' questo paese, ebbe bisogno di un intervento chirurgico esterno per asportare un male, il fascismo, che aveva conquistato quasi l'intera società, ormai priva degli anticorpi per guarire. 60 anni dopo questo scempio di vite ed ideali, dall'abissino ucciso all'onorevole Matteotti, spavaldi neofascisti hanno fatto arrivare a piazza navona un camion con decine di spranghe e mazze da baseball con il tricolore in grado di fare ragionare gli studenti (la maggior parte di centro-sinistra) che manifestavano contro i provvedimenti del governo (di centro-destra) sulla Scuola ed Università. Questa è l'ennesima e GRAVISSIMA nuova vergogna italiana. Un rigurgito neofascista, che già attraversa tutte le curve degli stadi di calcio, che è penetrato anche nelle partite di calcio della nazionale italiana e che ora approda senza più timori reverenziali anche nella storica piazza Navona. Così la società incomincia ad accettare l'operato di questi "bravi" ragazzi (quello che fanno son ragazzate), incomincia quel processo di accettazione psicologica del più forte e prepotente. La mazza psicologica. Nel prossimo filmato si può notare come le forze dell'ordine, parlino con alcuni elementi che brandiscono le mazze da baseball come se si conoscessero, invitandoli a defilarsi ed ad andare via, prima che fossero obbligati dall'evidenza all'arresto. Una eventuale connivenza gravissima la lascio al giudizio delle vostre coscienze e della vostra onestà intellettuale, poichè la verità è ovunque anche dove la si neghi, al di là di quello che possa dire io o che possiate dire voi.

Francesco neofascista con una mazza tricolore in mano grida "Tutti in linea, nessuno passa, nessuno passa, NON SIAMO QUI PER PROVOCARE (ecco un bell'esempio del cosiddetto bipensiero orwelliano: con la mazza in mano, grida che non vuol provocare..). Pochi minuti dopo i gravi scontri un poliziotto rivolgedosi a Francesco, che non giace a terra arrestato come i suoi compagni neofascisti, gli dice "Levati Francesco, vai via vai via" E Francesco allora a braccia spalancate grida come a proteggerli e ad informare i poliziotti "Questi qua sono i miei ragazzi, questi qua sono i miei ragazzi, ... lo sapete, la conoscete la situazione.."

ABBIAMO DIRITTO DI SAPERE:

1. Chi è questo Francesco e perchè è conosciuto dalle forze dell'ordine che gli dimostrano un trattamento di favore se non sudditanza.

2. Chi è il poliziotto che lo chiama per nome e quali sono i suoi rapporti con questo Francesco.

3. Qual'è la situazione conosciuta dalle forze dell'ordine a cui allude questo Francesco.

L'apologia del fascismo è in Italia un reato, come sancito dalla Legge Mancino 20 giugno 1952, n. 645 “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione” che all'art. 1 recita: "si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista". Mentre l'art. 4: "Chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità indicate nell'articolo 1 è punito [...]"

Io condanno qualsiasi tipo di estremismo sia di destra che di sinistra. Proprio per questo le menzogne di Studio Aperto (come sempre) sulla vicenda mi fanno rabbrividire; Studio Aperto è forse la punta dell'iceberg della vergogna del giornalismo italiano televisivo: parlano genericamente di scontri tra studenti senza mostrare o menzionare neanche le mazze da baseball con il tricolare brandite dai mazzieri, che tristemente ricordano episodi di squadrismo fascista che hanno portato questo paese alla rovina. Le mazze da baseball, in grado di spappolare la testa di una persona, sono un dettaglio che non deve essere raccontato.

sabato 28 giugno 2008

La verità è ovunque anche dove la si neghi

Giovedì ho sostenuto l'esame di Filosofia di diritto a Padova. Ciò che mi porto dentro di quest'esame sono i seguenti punti che butto giù in modo molto spiccio:
1) L'uomo è un'esistenza indigente di verità e quindi l'intero non può essere un oggetto del pensiero; cioè la sacrosanta ignoranza dell'uomo, accertabilissima, e riassumibile nel "io so di non sapere" di Socrate. La sua sapienza consiste nel continuare a cercare la verità, consapevole di non possederla mai completamente;
2) Il razionalismo è una sorta di malattia critica (e morale) - che informa di sè molta parte del pensiero moderno - per la quale l'uomo si arroga di avere a disposizione premesse prime evidenti (in realtà: non dimostrate) da cui sarebbe in grado di derivare verità certe e norme certamente valide; 3) La verità è ovunque anche dove la si neghi; 4) La pena di morte non è una pena. Si contesta l'omicidio per commetterne un altro, egualmente arbitrario. L'esecuzione capitale è un atto intrisecamente delittuoso: l'ordinamento che lo prevede non rispetta la condizione della propria validità; 5) Norberto Bobbio nel Convegno de L'Aquila del 1964 "Dallo scopo che la ricerca del fondamento si propone nasce l'illusione del fondamento assoluto, l'illusione cioè che a furia di accumulare e vagliare ragioni ed argomenti, si finirà per trovare la ragione e l'argomento irresistibile cui nessuno potrà rifiutare di dare la propria adesione ..ogni ricerca del fondamento assoluto è, a sua volta, infondata";
6) La cultura contemporanea: l'unico atteggiamento maturo di fronte al fondamento è quello di rinunciarvi. Le parole, i discorsi, le nozioni, i concetti: un ammasso di materiale depositato davanti al soggetto che non deve più domandarsi "perchè c'è" o "quale ordine nasconda in se stesso", ma deve soltanto prendere atto che accade. Così il soggetto può, finalmente, usarne secondo un principio e un ordine che egli stesso ponga, di volta in volta, a seconda della convenienza contingente;
7) Nella postmodernità, il processo diviene una messinscena, un nostalgico surrogato della realtà e, in ultima analisi, una costruzione priva di oggettività e funzionale al mantenimento delle strutture di potere;
8) Una delle immagini che, a mio avviso, meglio rappresenta la postmodernità è, sicuramente, quella di una perdita: si è smarrita l'antica fiducia che un discorso descrittivo sia in grado di "dire le cose come stanno". Il tramonto dell'oggettività ed il conseguente trionfo del relativismo comportano, a loro volta, la scomparsa di ogni possibilità di controllo per qualsiasi forma di discorso descrittivo, decretando così la definitiva scomparsa della verificabilità;
9) La tortura è basata su presupposti illogici. Se il dolore inflitto è sopportabile, infatti, chi vi è soggetto può continuare a mentire; se invece è insopportabile, è pronto a confessare o a testimoniare qualsiasi cosapur di ottenere sollievo;
10) Libertà e giustizia sono valori complementari, ma nella loro pienezza incompatibili: la libertà, infatti, è il valore supremo dell'individuo rispetto alla società, mentra la giustizia è il valore supremo per la società rispetto agli individui che la compongono;
11) Verso di Pindaro, tanto amato da Niezsche: Diventa ciò che sei!, cioè realizza le tue autentiche potenzialità;
12) Esistono infiniti beni, materiali e spirituali, che possiedono una valore relativo: solo la dignità, tra i beni, possiede un valore assoluto. A questo allude lo splendido frammento di Eraclito: per quanto tu possa camminare e neppure percorrendo l'intera via, tu potresti mai trovare i confini dell'anima; così profondo è il suo logos;
13) Nel Mahahharata, la più grande opera poetica della tradizione induista, Bhima, dopo aver tagliato il braccio al nemico e averlo schiaffeggiato con quello stesso braccio, dopo avergli sfondato il petto, troncata la testa e bevutone il sangue, grida con la delusione del vendicatore che non è riuscito a esaurire fino in fondo la sua brama di vendetta: Cos'altro mi resta da fare? La morte ti difende!;
14) E' un'illusione pensare che nell'esperienza umana possa mai realizzarsi una giustizia assoluta: la giustizia infatti, possiede limiti insuperabili, sia fattuali che di principio;
15) Nell'esistenza terrena l'esperienza più sublime è l'esperienza dell'essere amati

venerdì 16 maggio 2008

Disobbedienza civile alla Thoreau

Babylon by ZivCG. A modern view
Bruegel Pieter the Elder, The "Little" Tower of Babel c. 1563 (180 Kb); Oil on panel, 60 x 74.5 cm; Museum Boymans-van Beuningen, Rotterdam. La torre di Babele è la leggendaria costruzione di cui narra la Bibbia nel libro della Genesi. La torre, in mattoni, fu costruita nel Sennaar (in Mesopotamia) con l'intenzione di arrivare al cielo e dunque a Dio. Dal punto di vista archeologico, si fa corrispondere la biblica Torre di Babele alla gigantesca ziqqurat iniziata dal sovrano babilonese Nabucodonosor I (XII secolo a.C.). Proprio per questa sua mole straordinaria, essa fu considerata dagli Ebrei simbolo dell'arroganza umana. Dal Libro della Genesi « Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese del Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non dispenderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. » (dalla Bibbia, libro della Genesi 11, 1-9)
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Disobbedienza Civile (Civil Desobedience) è il titolo di un famoso saggio di Henry David Thoreau ,presentato per la prima volta nel 1848 ed infine pubblicato nel '49. In questo saggio Thoreau condanna apertamente le scelte del governo statunitense, in particolare la permissione della schiavitù e la guerra espansionistica contro il Messico; per questi motivi egli si rifiutò di pagare le tasse, tentando di boicottare la politica del governo e di non contribuire al rafforzamento dello schiavismo nel Sud, ma presto venne incarcerato (probabilmente solo per una notte, poiché una sua zia pagò per lui la tassa in questione). Proprio da quest'esperienza nasce Disobbedienza Civile, in cui egli spiega i motivi del suo arresto ingiusto, sostenendo che è ammissibile non rispettare le leggi quando esse vanno contro la coscienza e i diritti dell'uomo; Thoreau fonda così i primi movimenti di protesta e resistenza non violenta, che verranno successivamente rappresentati da Martin Luther King e Gandhi. Quando infatti Thoreau scrive che è necessario disubbidire a leggi ingiuste, o perlomeno attuare una sorta di "resistenza" ad esse, egli non pensa ad una rivolta violenta, ad una rivoluzione armata, ma semplicemente ad una non collaborazione col governo che le ha imposte. Una delle idee principali del saggio è che qualsiasi forma di governo limita drasticamente la singolarità di ogni individuo, perché significa far decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato unicamente a coloro che sono al potere, non tenendo conto del parere e delle esigenze del popolo; la legge non rende perciò l'uomo giusto, lo rende anzi ingiusto quando egli, fedele ai suoi valori ed alla sua libertà, non la rispetta. Più che "Il governo migliore è quello che governa meno", Thoreau sostiene quindi l'idea che "Il governo migliore è quello che non governa affatto". Con Disobbedienza Civile possiamo quindi considerare Thoreau un anarchico, sì, ma pur sempre un anarchico non violento.
Riporto qui di seguito il testo integrale di Disobbedienza Civile, sottolineandovi in grassetto le parti a mio avviso più rilevanti. Vi ho inserito dei quadri di Pieter Bruegel il Vecchio (ca. 1525 – 1569) che è stato un pittore fiammingo della prima metà del Cinquecento.
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Disobbedienza Civile di Henry David Thoreau


Accetto di tutto cuore l'affermazione, - "Il governo migliore è quello che governa meno", e vorrei vederla messa in pratica più rapidamente e sistematicamente. Se attuata, essa porta infine a quest'altra affermazione, alla quale pure credo, - "Il miglior governo è quello che non governa affatto", e quando gli uomini saranno pronti, sarà proprio quello il tipo di governo che avranno. Il governo è nell'ipotesi migliore solo un espediente; ma la maggior parte dei governi sono di solito espedienti inutili, e tutti i governi sono tali di quando in quando. Le obiezioni che sono state sollevate contro l'esistenza di un esercito permanente, ed esse sono molte, sono consistenti e meriterebbero di prevalere, potrebbero essere sollevate anche contro l'esistenza di un governo permanente. L'esercito permanente è solo un braccio del governo permanente. Il governo stesso, che è soltanto la forma nella quale il popolo ha scelto di esercitare la propria volontà, è allo stesso modo suscettibile di abusi e di deviazioni, prima ancora che il popolo possa agire mediante esso. Prova di ciò è l'attuale guerra contro il Messico, ad opera di un numero relativamente piccolo di individui che si servono del governo permanente come di un proprio strumento; in fondo, il popolo non avrebbe acconsentito a quest'impresa. Questo governo americano, - che cos'è se non una tradizione, anche se recente, che si sforza di trasmettersi inalterata ai posteri, ma che sta perdendo parte della propria integrità istante dopo istante? Non ha la vitalità e la forza di un singolo uomo vivente, dal momento che un solo uomo è in grado di piegarlo alla sua volontà. Si tratta di una sorta di cannone di legno per il popolo stesso; e, se le persone dovessero usarlo per davvero gli uni contro gli altri, sicuramente si spezzerà. Ma è necessario nonostante ciò, perché il popolo deve avere un qualche complicato macchinario, e deve poterne sentire il rumore, per soddisfare la sua idea di governo. In questo modo i governi mostrano come sia facile che gli uomini si lascino ingannare, persino che essi stessi si autoingannino, per proprio vantaggio. È notevole, dobbiamo tutti ammetterlo; tuttavia questo governo, da parte sua, non ha mai portato avanti nessuna impresa con la stessa alacrità con la quale è venuto meno ai propri compiti. Esso non mantiene libero il paese. Esso non colonizza l'Ovest. It does not educate. Esso non fornisce istruzione. Il carattere innato del popolo americano ha ottenuto tutto quello che è stato ottenuto; ed avrebbe fatto qualcosa di più, se il governo non si fosse talvolta messo in mezzo. Infatti il governo è un espediente mediante il quale gli uomini potrebbero tranquillamente lasciarsi in pace a vicenda; e, come si è detto, quanto più i governati vengono da esso lasciati in pace, tanto più è vantaggioso. Se scambi e commerci non fossero fatti di gomma, non riuscirebbero mai a superare gli ostacoli che i legislatori pongono continuamente sulla loro strada; e se uno dovesse giudicare questi uomini soltanto in base agli effetti delle loro azioni, e non, in parte, in base alle loro intenzioni, essi meriterebbero d'essere considerati e puniti come quei malvagi che ostruiscono i binari ferroviari. Tuttavia, per parlare in modo pratico e da cittadino, a differenza di coloro che si definiscono anarchici io non chiedo che si abolisca immediatamente il governo, ma chiedo immediatamente un governo migliore. Si lasci che ogni uomo renda noto quale tipo di governo susciterebbe in lui il rispetto, e quello sarà il primo passo per riuscire ad ottenerlo. Dopo tutto, la ragione pratica per la quale, quando il potere è per una volta nelle mani del popolo, si permette ad una maggioranza di governare, e lo si fa per un lungo periodo ininterrotto, non sta nel fatto che la cosa più probabile è che essa sia nel giusto, né nel fatto che ciò sembra la cosa più equa alla minoranza, ma nel fatto che la maggioranza è fisicamente la più forte. Ma un governo nel quale la maggioranza comandi in tutti i casi non può essere basato sulla giustizia, neppure nei limiti nei quali gli uomini la intendono. Non può esistere un governo nel quale non siano le maggioranze a stabilire, virtualmente, il giusto e l'ingiusto, bensì la coscienza? - nel quale le maggioranze decidano soltanto le questioni alle quali sia possibile applicare la regola dell'opportunità? Deve il cittadino - anche se solo per un momento, od in minima parte - affidare sempre la propria coscienza al legislatore? Perché allora ogni uomo ha una coscienza? Io penso che dovremmo essere prima uomini, e poi cittadini. Non è desiderabile coltivare il rispetto della legge nella stessa misura nella quale si coltiva il giusto. Il solo obbligo che ho diritto di assumermi è quello di fare sempre ciò che ritengo giusto. Si dice abbastanza correttamente che una corporazione non abbia coscienza; ma una corporazione costituita da uomini di coscienza è una corporazione con una coscienza. La legge non ha mai reso gli uomini neppure poco più giusti; ed anzi, a causa del rispetto della legge, perfino gli onesti sono quotidianamente trasformati in agenti d'ingiustizia. Un risultato comune e naturale del non dovuto rispetto per la legge è il seguente, che potresti vedere una fila di soldati, colonnello, capitano, caporale, soldati semplici, trasportatori di esplosivi, tutti che marciano verso le guerre in bell'ordine, per monti e valli, contro la propria volontà, ahimè, contro il proprio buon senso e le proprie coscienze, cosa che rende la marcia molto faticosa, e che produce una palpitazione del cuore. Essi non hanno dubbi sul fatto d'essere coinvolti in un maledetto pasticcio; sono tutti uomini d'animo pacifico. E ora, cosa sono? Uomini? oppure fortini e depositi di armi ambulanti, al servizio di qualche potente senza scrupoli? "Visitate l'arsenale, e prendete un "marine", ecco l'uomo che il governo americano riesce a creare, ecco come può ridurre un uomo con la sua magia nera - una mera ombra, un vago ricordo d'umanità, un uomo ancora vivo e già, si potrebbe dire, sepolto sotto le armi con tanto di corteo funebre, anche se potrebbe succedere che


"Non un tamburo si udiva, non una nota funebre, Mentre in fretta trasportavamo il suo cadavere al riparo; Non un soldato sparò un colpo d'addio sopra il sepolcro nel quale seppellimmo il nostro eroe".
La massa degli uomini serve lo stato in questo modo, non come uomini soprattutto, bensì come macchine, con i propri corpi. Essi formano l'esercito permanente, e la milizia, i secondini, i poliziotti, i posse comitatus, ecc. Nella maggior parte dei casi non v'è alcun libero esercizio della facoltà di giudizio o del senso morale; invece si mettono allo stesso livello del legno e della terra e delle pietre, e forse si possono fabbricare uomini di legno che serviranno altrettanto bene allo scopo. Uomini del genere non incutono maggior rispetto che se fossero di paglia o di sterco. Hanno lo stesso tipo di valore dei cavalli e dei cani. Tuttavia persino esseri simili sono comunemente stimati dei buoni cittadini. Altri, come la maggior parte dei legislatori, dei politici, degli avvocati, dei ministri del culto, e dei funzionari statali, servono lo Stato principalmente con le proprie teste; e, dato che raramente fanno delle distinzioni morali, sono pronti a servire nello stesso tempo il diavolo, pur senza volerlo, e Dio. Pochissimi, come gli eroi, i patrioti, i martiri, i riformatori in senso elevato, e gli uomini, servono lo Stato anche con la propria coscienza, e dunque per la maggior parte necessariamente gli si oppongono; e sono comunemente trattati da esso come nemici. Un uomo saggio sarà utile soltanto come uomo, e non si sottometterà ad essere "argilla", né "ad otturare un buco per non far entrare il vento", ma lascerà questo compito alle sue ceneri almeno:
"Sono di nascita troppo nobile per diventare di proprietà, Per essere il secondo al comando, O un utile servo e strumento Di qualunque stato sovrano al mondo".
Chi si concede interamente ai propri simili appare loro essere un uomo inutile ed egoista; ma chi si concede loro solo in parte, è considerato un benefattore ed un filantropo. Come deve comportarsi un uomo, oggi, nei confronti di questo governo americano? Io rispondo che non può esservi associato senza che ciò sia un disonore. Non mi è possibile neppure per un momento riconoscere come il mio governo quell'organizzazione politica che sia anche un governo schiavista. Tutti gli uomini riconoscono il diritto alla rivoluzione, quindi il diritto di rifiutare l'obbedienza, e d'opporre resistenza al governo, quando la sua tirannia o la sua inefficienza siano grandi ed intollerabili. Ma quasi tutti sostengono che non sia questo il caso ora. Ma lo era, essi pensano, all'epoca della Rivoluzione del '75. Ma se qualcuno mi dicesse che quello era un cattivo governo perché tassava certe merci straniere d'importazione, è molto probabile che io non solleverei difficoltà su ciò, perché posso fare a meno di quelle merci: tutte le macchine hanno il loro attrito, ed esso ha forse un lato positivo in grado di controbilanciare quello negativo. Ad ogni modo, è un gran male darvi molto peso. Ma quando l'attrito arriva ad avere la sua macchina, e l'oppressione ed il ladrocinio sono organizzati, allora io dico, non teniamoci questa macchina più a lungo. In altre parole, quando un sesto della popolazione di una nazione che si è impegnata ad essere il rifugio della libertà è formato da schiavi, ed un intero paese è invaso e sottomesso ingiustamente da un esercito straniero, ed è soggetto alla legge marziale, penso che non sia troppo presto per gli uomini onesti per ribellarsi e fare una rivoluzione. Ciò che rende questo compito ancora più urgente è il fatto che il paese assoggettato non è il nostro, ma nostro è l'esercito invasore. Paley, per molti una riconosciuta autorità su questioni morali, nel suo capitolo dedicato al "Dovere di Sottomissione al Governo Civile", risolve l'intero dovere civile in termini di convenienza e prosegue dicendo che, "fino a quando l'interesse dell'intera società lo richieda, cioè, finché il governo in carica non possa essere combattuto o cambiato senza danno pubblico, è volere di Dio che al governo in carica si presti obbedienza, e non oltre". ... "Ammettendo questo principio, la legittimità di ogni caso particolare di resistenza si riduce ad un calcolo, da un lato della quantità di pericolo e offesa, e dall'altro della probabilità di successo e di quanto costerà ottenere una riparazione". Su questo, afferma, ogni uomo dovrà giudicare per sé. Ma Paley non sembra aver mai contemplato quei casi ai quali il principio della convenienza non si applica, quando un popolo, così come un individuo, deve fare giustizia, costi quel che costi. Se ho ingiustamente strappato una tavola ad un uomo che sta per annegare, devo restituirgliela a costo d'annegare io stesso. Ciò, secondo Paley, non sarebbe conveniente. Ma in un caso simile, chi si salvasse la vita, in realtà la perderebbe. Questo popolo deve smettere di tenere schiavi e di fare guerra al Messico, anche se ciò dovesse costargli la sua esistenza come popolo. Nella loro prassi, le nazioni concordano con Paley; ma qualcuno pensa davvero che il Massachusetts stia facendo ciò che è giusto, nella crisi attuale? "Una puttana di rango, una sgualdrina vestita d'argento, Ha il suo strascico sollevato, e la sua anima si trascina nella sporcizia". Parlando in maniera pratica, coloro i quali nel Massachusetts si oppongono ad una riforma non sono un centinaio di migliaia di politici del Sud, ma un centinaio di migliaia di mercanti e di contadini qui, i quali sono più interessati al commercio ed all'agricoltura che all'umanità, e non sono disposti a rendere giustizia agli schiavi ed al Messico, costi quel che costi. Non me la prendo con gli avversari lontani, ma con coloro che, vicino a noi, offrono la propria collaborazione e fanno gli interessi di coloro che sono lontani, e senza i quali questi ultimi sarebbero inoffensivi. Siamo abituati a dire che la massa degli uomini è impreparata; ma il cambiamento in meglio è lento, in quanto i pochi non sono sostanzialmente più saggi o migliori dei molti. Non è tanto importante che molti siano buoni come te, quanto il fatto che esista da qualche parte qualcosa di buono in assoluto, poiché questo influenzerà l'intera massa. Ci sono migliaia di persone che in teoria si oppongono alla schiavitù ed alla guerra, ma che in pratica non fanno niente per porvi fine; persone che, considerandosi discendenti di Washington e di Franklin, se ne stanno sedute con le mani in tasca, e dicono di non sapere cosa fare, e che non fanno niente; che addirittura pospongono la questione della libertà a quella del libero scambio, e leggono tranquillamente il listino-prezzi e le ultime notizie dal Messico dopo cena, e magari si addormentano su entrambi. Qual è il prezzo corrente di un uomo onesto e di un patriota oggi? Esitano, e si rammaricano, e talvolta fanno petizioni; ma non fanno niente con serietà ed in maniera efficace. Aspetteranno, ben disposti, che altri pongano rimedio al male, così da non doversene più rammaricare. Al massimo, si limitano a dare un voto che costa loro poco, ed un debole incoraggiamento ed un Augurio al giusto, quando passa loro vicino. Ci sono novecentonovantanove patroni della giustizia per ogni uomo giusto; ma è più facile trattare con l'effettivo possessore di una cosa piuttosto che con il suo temporaneo custode. Ogni votazione è una sorta di gioco d'azzardo, come la dama o il "backgammon", con una lieve sfumatura morale, un gioco con il giusto e l'ingiusto, con le questioni morali; e naturalmente le scommesse lo accompagnano. Il buon nome dei votanti non è in discussione. Può darsi che io dia il mio voto in base a ciò che considero giusto; ma non è per me vitale che il giusto prevalga. Sono disponibile a lasciare ciò alla maggioranza. L'impegno del voto, dunque, non va mai oltre quello della convenienza. Persino votare per il giusto è un non fare niente per esso. Significa solo manifestare debolmente agli uomini il desiderio che il giusto debba prevalere. Un uomo saggio non lascerà il giusto alla mercé del caso, né desidererà che esso prevalga mediante il potere della maggioranza. C'è pochissima virtù nell'azione delle masse umane. Quando la maggioranza alla fine voterà per l'abolizione della schiavitù, sarà perché la schiavitù le è indifferente, oppure perché sarà rimasta ben poca schiavitù da abolire con il proprio voto. Allora saranno loro gli unici schiavi. Solo il voto di colui che afferma con esso la propria libertà può affrettare l'abolizione della schiavitù. Sento parlare di un congresso a Baltimora, o altrove, per la selezione di un candidato alla Presidenza, un congresso composto prevalentemente da direttori di giornali, e da uomini che sono politici di professione; ma penso, qualunque decisione essi possano prendere, che importanza avrà per un uomo indipendente, intelligente, e rispettabile, se non goderemo noi, ugualmente, del beneficio della sua saggezza e della sua onestà? Non possiamo forse contare su qualche voto indipendente? Non ci sono forse molti individui nel paese che non partecipano ai congressi? Invece no: scopro che il cosiddetto uomo rispettabile s'è immediatamente mosso dalla sua posizione, e che ha perso le speranze nel suo paese, quando il suo paese ha più ragioni di disperare senza di lui. Egli senza indugi adotta uno dei candidati così selezionati come l'unico disponibile, dimostrando così d'essere egli stesso disponibile per qualunque scopo demagogico. Il suo voto non vale più di quello di qualunque straniero senza scrupoli o di qualunque nativo corrotto, che siano stati comprati. Cosa non darei per un uomo che sia un uomo, e che, come dice il mio vicino, abbia una spina dorsale che non puoi trapassare con una mano! Le nostre statistiche sono in errore: la popolazione è stata dichiarata troppo numerosa. Quanti uomini ci sono per ogni mille miglia quadrate nel paese? A mala pena uno. Forse non offre l'America ogni incentivo agli uomini affinché si stabiliscano qui? L'Americano è degenerato in un Tipo Strano, - uno che potrebbe essere riconosciuto dallo sviluppo del suo spirito gregario, e da una manifesta mancanza di intelletto e di serena fiducia in se stesso; uno per il quale la prima e principale preoccupazione, venendo al mondo, è quella di accertarsi che gli ospizi siano in buone condizioni; e, prima ancora di avere legittimamente indossato l'abito virile, quella di raccogliere fondi per il sostentamento di eventuali vedove ed orfani; uno che, in breve, si avventura nella vita solo con l'aiuto della società di mutuo soccorso, la quale ha promesso di dargli una decente sepoltura. Di fatto, non è dovere di un individuo dedicarsi all'estirpazione del male, anche del più grande; giustamente, egli potrebbe avere altre faccende che lo occupano; ma è suo dovere, almeno, tenersene fuori e, se non vi pensa oltre, non dargli il suo supporto praticamente. Se mi dedico ad altri scopi e progetti, dapprima devo almeno verificare che non li sto perseguendo stando seduto sulle spalle d'un altro uomo. Prima di tutto devo scendere da lì, affinché anch'egli possa perseguire i suoi obiettivi. Osservate quale grossolana contraddizione si tollera. Ho sentito alcuni miei concittadini dire: "Vorrei che mi ordinassero di aiutare a sedare un'insurrezione degli schiavi, o di marciare contro il Messico, - figuriamoci se ci andrei"; e tuttavia ognuno di questi stessi uomini ha fornito un sostituto, direttamente, con la loro fedeltà, ed indirettamente, quantomeno, con il loro denaro. Il soldato che si rifiuta di prestare servizio in una guerra ingiusta è applaudito da coloro che non rifiutano di sostenere l'ingiusto governo che fa quella guerra; è applaudito da coloro dei quali egli disprezza e non tiene in alcun conto l'azione e l'autorità; come se lo Stato fosse pentito al punto tale da assumere qualcuno che lo fustighi mentre commette peccato, ma non fino al punto di smettere per un solo momento di peccare. In questo modo, in nome dell'ordine e del governo civile, siamo tutti costretti infine a rendere omaggio ed a sostenere la nostra stessa meschinità. All'iniziale rossore provocato dal peccato, segue l'indifferenza, e da immorale esso diviene, per così dire, amorale, ed in qualche maniera necessario alla vita che abbiamo costruito. L'errore più grande e prevalente richiede che la virtù più disinteressata lo sostenga. Gli animi nobili sono quelli che più probabilmente incorrono nell'insignificante rimprovero al quale è comunemente soggetta la virtù del patriottismo. Coloro che, pur disapprovando il carattere ed i provvedimenti di un governo, gli concedono la propria fedeltà ed il proprio appoggio, ne sono senza alcun dubbio i più coscienziosi sostenitori, e costituiscono molto di frequente i più seri ostacoli alla riforma. Alcuni stanno presentando petizioni alla Stato affinché sciolga l'Unione, affinché non rispetti le richieste del Presidente. Perché non la sciolgono da soli, - l'unione tra sé e lo Stato, - e perché non si rifiutano di versare la propria quota al suo erario? Non hanno forse, con lo Stato, la stessa relazione che lo Stato ha con l'Unione? E non hanno forse le medesime ragioni che hanno impedito loro di opporsi allo Stato, impedito allo Stato di opporsi all'Unione? Come può un uomo essere soddisfatto di prendere semplicemente in considerazione un'opinione, e compiacersi di ciò? Quale compiacimento c'è, se la sua opinione è che egli viene danneggiato? Se il vostro vicino vi truffa anche per un solo dollaro, non vi accontentate di sapere che siete stati truffati, o di dire che siete stati truffati, né di chiedergli di darvi quanto vi spetta; fate invece immediatamente passi concreti per ottenere l'intera somma, e cercate di fare in modo di non essere mai più imbrogliati. L'azione in base ad un principio, - la percezione e l'attuazione del giusto, - cambia le cose ed i rapporti; essa è essenzialmente rivoluzionaria, e non si concilia del tutto con niente che esisteva prima. Essa non solo divide Stati e chiese, divide le famiglie; sì, divide l'individuo, separando ciò che è diabolico in lui dal divino. Le leggi ingiuste esistono: dobbiamo essere contenti di obbedirle, o dobbiamo tentare di emendarle, e di obbedirle fino a quando non avremo avuto successo, oppure dobbiamo trasgredirle da subito? Generalmente gli uomini, con un governo come questo, pensano che dovrebbero aspettare finché avranno persuaso la maggioranza a modificarle. Ritengono che, se opponessero resistenza, il rimedio sarebbe peggiore del male. Ma è proprio colpa del governo se il rimedio è peggiore del male. Lui lo rende peggiore. Perché non è più propenso a prevenire ed a provvedere alle riforme? Perché non ha a cuore la sua saggia minoranza? Perché piange ed oppone resistenza prima d'essere ferito? Perché non incoraggia i suoi cittadini a stare all'erta al fine di evidenziare i suoi errori, ed a fare meglio di quanto lui li indurrebbe a fare? Perché crocefigge sempre Cristo, e scomunica Copernico e Lutero, e dichiara ribelli Washington e Franklin? Si sarebbe portati a pensare che una deliberata e concreta negazione della sua autorità sia l'unico reato mai contemplato dal governo; altrimenti, perché non ha stabilito per questo una pena definita, adeguata e commisurata? Se un uomo che non ha proprietà rifiuta una sola volta di guadagnare nove scellini per lo Stato, viene messo in prigione per un periodo di tempo che non è stabilito da nessuna legge che io conosca, e che è determinato solo dalla discrezione di coloro che l'hanno messo dentro; ma se rubasse novanta volte nove scellini allo Stato, presto gli sarebbe consentito di tornare di nuovo in libertà. Se l'ingiustizia è parte del necessario attrito della macchina del governo, lasciamo stare, lasciamo stare: forse esso si attenuerà, - certamente la macchina si logorerà. Se l'ingiustizia ha una molla, o una puleggia, o una corda, o una manovella esclusivamente per sé, allora si può forse considerare se il rimedio non sia peggiore del male; ma se è di una natura tale da richiedervi d'essere l'agente dell'ingiustizia nei confronti di un altro, allora, io dico, che s'infranga la legge. Lasciate che la vostra vita faccia da contro-attrito per fermare la macchina. Ciò che devo fare è accertarmi, in ogni caso, che non mi sto prestando al male che condanno. Quanto all'adottare i sistemi che lo Stato ha predisposto per rimediare al male, io di tali sistemi non ne conosco. Richiedono troppo tempo, e la vita intera di un uomo se ne sarà nel frattempo andata. Ho altre faccende delle quali occuparmi. Non sono venuto a questo mondo innanzitutto per farne un buon posto nel quale vivere, ma per viverci, buono o cattivo che esso sia. Un uomo non deve fare tutto, ma qualcosa; e poiché non può fare tutto, non è comunque necessario che debba fare qualcosa di sbagliato. Non è affar mio presentare petizioni al governatore o all'Assemblea Legislativa, non più di quanto sia affar loro rivolgere petizioni a me; e, se non ascoltassero la mia petizione, che cosa dovrei fare allora? Ma in questo caso lo Stato non ha previsto nessuna soluzione: la sua stessa Costituzione è il male. Questo potrebbe sembrare sgradevole ed ostinato e tutt'altro che conciliante; invece è trattare con la massima gentilezza e considerazione l'unico spirito che possa apprezzarlo o che possa meritarlo. Di questo tipo è ogni cambiamento in meglio, come la nascita e la morte che sconvolgono il corpo. Non esito a dire che coloro i quali si definiscono abolizionisti dovrebbero immediatamente ritirare in modo effettivo il loro appoggio, sia di persona che in termini di proprietà, al governo del Massachusetts, e non aspettare finché costituiranno la maggioranza per un voto, prima di lasciare che il giusto prevalga mediante loro. Penso che sia sufficiente che essi abbiano Dio dalla loro parte, senza aspettare null'altro. Inoltre, qualsiasi uomo che sia più giusto dei propri vicini costituisce già una maggioranza di uno. Incontro questo governo americano, o il suo rappresentante, il governo statale, in modo diretto e faccia a faccia una volta all'anno, non di più, nella persona del suo esattore delle tasse; questo è l'unico modo nel quale un uomo nelle mie condizioni lo incontra per forza; ed esso allora dice chiaramente, Riconoscimi; e nell'attuale stato di cose, il modo più semplice, più efficace, e assolutamente necessario di trattare con esso su questo punto, il modo di esprimere la vostra scarsa soddisfazione ed il vostro poco amore nei suoi confronti, è dire di no in quel momento. Il mio civile vicino, l'esattore, è proprio colui che devo affrontare, - poiché, dopotutto, è con gli uomini e non con la pergamena che litigo, - ed egli ha volontariamente scelto di essere un rappresentante del governo.Come potrà sapere precisamente chi è, e cosa fa, come ufficiale del governo o come uomo, finché è obbligato a chiedersi se dovrà trattare me, suo vicino, per il quale egli nutre rispetto, come un vicino ed un uomo ben disposto, o come un pazzo ed un disturbatore della pace, ed a capire se può superare questo intralcio alla sua affabilità senza bisogno d'un pensiero o un discorso più insolente o impetuoso che corrispondano alla sua azione? So questo di sicuro, che se mille, se cento, se dieci uomini dei quali potrei fare i nomi, - se solo dieci uomini onesti, - sì, se un uomo ONESTO, in questo Stato del Massachusetts, cessando di tenere schiavi, si ritirasse seriamente da questa associazione, e fosse per questo motivo rinchiuso nella prigione della contea, ciò comporterebbe l'abolizione della schiavitù in America. Perché non conta quanto esiguo l'inizio possa sembrare: ciò che è fatto bene una volta è fatto per sempre. Ma preferiamo parlarne: diciamo che è la nostra missione. La riforma ha molti giornali al proprio servizio, ma non un solo uomo. Se il mio stimato vicino, l'ambasciatore dello Stato, che dedicherà i suoi giorni a definire la questione dei diritti umani in Camera di Consiglio, invece d'essere minacciato dalle prigioni della Carolina fosse fatto prigioniero nel Massachusetts, questo stato così ansioso di attribuire allo stato fratello il peccato della schiavitù, - benché al momento esso possa rivendicare solo un atto di inospitalità alla base della controversia con essa, - l'Assemblea Legislativa non rinvierebbe l'intero argomento all'inverno successivo. Sotto un governo che imprigiona chiunque ingiustamente, il vero posto per un uomo giusto è pure una prigione.
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Bruegel Pieter the Elder, The Triumph of Death c. 1562 (220 Kb); Oil on panel, 117 x 162 cm; Museo del Prado, Madrid

Bruegel Pieter the Elder, Dulle Griet (Mad Meg) c. 1562 (200 Kb); Oil on panel, 117.4 x 162 cm; Museum Mayer van den Bergh, Antwerp. Il quadro meglio di ogni altro, rappresenta nell'arte il concetto della violenza.

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Oggi il posto giusto, il solo posto che il Massachusetts abbia garantito ai suoi spiriti più liberi e meno scoraggiati, è nelle sue prigioni, è l'essere espulsi ed estromessi dallo Stato per volontà della sua stessa legge, così come essi si sono autoesclusi mediante i propri principi. È là che lo schiavo in fuga, ed il prigioniero messicano rilasciato sulla parola, e l'indiano giunto a denunciare le ingiustizie subite dalla sua razza, li troverebbero; su quel suolo separato ma più libero ed onorevole, nel quale lo Stato pone coloro i quali non sono con lui, ma contro di lui, - la sola dimora, in uno stato schiavista, nella quale un uomo libero possa abitare con onore. Se alcuni pensano che la loro influenza là andrebbe perduta, e che le loro voci non affliggerebbero più l'orecchio dello Stato, che tra quelle mura essi non sarebbero più dei nemici, non sanno di quanto la verità sia più forte dell'errore, né quanto più eloquentemente ed efficacemente possa combattere l'ingiustizia colui che l'ha sperimentata un Po sulla propria persona. Date il vostro voto intero, non solo un pezzo di carta, ma tutta la vostra influenza. Una minoranza è senza potere quando si conforma alla maggioranza; non è nemmeno una minoranza in tal caso; ma è irresistibile quando è d'intralcio con tutto il suo peso. Se l'alternativa è tenere tutti gli uomini giusti in prigione, oppure rinunciare alla guerra ed alla schiavitù, lo Stato non avrà esitazioni riguardo a cosa scegliere. Se mille uomini non pagassero quest'anno le tasse, ciò non sarebbe una misura tanto violenta e sanguinaria quanto lo sarebbe pagarle, e permettere allo Stato di commettere violenza e di versare del sangue innocente. Questa è, di fatto, la definizione di una rivoluzione pacifica, se una simile rivoluzione è possibile. Se l'esattore delle tasse, od ogni altro pubblico ufficiale, mi chiede, come uno ha fatto, "Ma cosa devo fare?" la mia risposta è, "Se vuoi davvero fare qualcosa, rassegna le dimissioni". Quando il suddito si è rifiutato di obbedire, e l'ufficiale ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico, allora la rivoluzione è compiuta. Ma supponiamo pure che debba scorrere il sangue. Non c'è forse del sangue versato quando la coscienza è ferita? Attraverso questa ferita scorrono via la vera umanità e l'immortalità di un uomo, ed egli sanguina fino ad una morte eterna. Vedo questo sangue scorrere ora. Ho contemplato l'incarceramento del trasgressore, piuttosto che il sequestro dei suoi beni, - benché entrambi servano allo stesso scopo, - poiché coloro i quali sostengono il diritto più puro, e sono di conseguenza i più pericolosi per uno Stato corrotto, di solito non hanno dedicato molto tempo ad accumulare proprietà. A costoro lo Stato rende un servizio comparativamente piccolo, ed una minima tassa è solita apparire esorbitante, particolarmente se sono costretti a pagarla con speciale lavoro manuale. Se ci fosse qualcuno che vivesse totalmente senza l'utilizzo del denaro, lo Stato stesso esiterebbe a pretenderne da lui. Ma l'uomo ricco - non per fare un confronto offensivo - è sempre venduto all'istituzione che lo rende ricco. In assoluto, più abbondano i soldi, minore è la virtù, poiché il denaro si interpone fra un uomo ed i suoi oggetti, e li ottiene per lui; e certamente non è stata necessaria nessuna grande virtù per ottenere ciò. Esso mette a tacere molte domande alle quali egli sarebbe altrimenti costretto a rispondere; mentre la sola nuova domanda che gli si pone è quella difficile, ma superflua, riguardo a come spenderlo. In questo modo il terreno morale gli viene tolto da sotto i piedi. Le opportunità di vivere sono minori in proporzione all'aumento di quelli che sono chiamati i "mezzi". La cosa migliore che un uomo può fare per la propria cultura quando è ricco è cercare di attuare i progetti che aveva quando era povero. Cristo rispose agli uomini di Erode tenendo conto della loro condizione. "Mostratemi il denaro dei tributi" disse; - ed uno estrasse dalla tasca una moneta; - Se usate denaro che reca l'immagine di Cesare su di sé, e che egli ha reso corrente e di valore, cioè, se voi siete uomini dello Stato, e se con gioia godete dei vantaggi del governo di Cesare, allora rendetegli del suo quando lo chiede; "Rendete perciò a Cesare quel che è di Cesare, ed a Dio quel che è di Dio", - ma egli non li lasciò più saggi di quanto fossero prima né sull'una né sull'altra cosa, poiché essi non vollero sapere. Quando parlo con i più liberi dei miei vicini, mi accorgo che, qualunque cosa essi possano dire sull'importanza e la serietà del problema, e sulla loro considerazione per la tranquillità pubblica, la questione è che non possono fare a meno della protezione del governo attuale, e che temono le conseguenze di un'eventuale disobbedienza per i loro beni e le loro famiglie. Per quanto riguarda me, non mi piacerebbe pensare di dover fare affidamento sulla protezione dello Stato. Ma, se nego l'autorità dello Stato quando mi presenta la cartella delle tasse, presto si prenderà e distruggerà tutte le mie proprietà, tormentando così me ed i miei figli senza fine. Questo è difficile. Questo rende impossibile ad un uomo vivere onestamente, ed allo stesso tempo confortevolmente in apparenza. Non varrà la pena accumulare proprietà; di sicuro svaniranno di nuovo. Dovete affittare o occupare un posto da qualche parte, e far crescere solo un piccolo raccolto, e mangiarlo subito. Dovete vivere una vita interiore, e contare su voi stessi, rimboccandovi sempre le maniche e stando pronti a ricominciare, senza occuparvi di molte faccende. Un uomo potrebbe diventare ricco perfino in Turchia, se sarà da ogni punto di vista un buon suddito del governo turco. Confucio disse, - "Se uno Stato è governato dai princìpi della ragione, la povertà e la miseria sono oggetto di vergogna; se uno Stato non è governato dai princìpi della ragione, ricchezze ed onori sono oggetto di vergogna". No: finché voglio che la protezione del Massachusetts si estenda a me sino a qualche distante porto del sud, dove la mia libertà è in pericolo, o finché sono condizionato soltanto dalla costruzione d'una proprietà in patria mediante un'iniziativa pacifica, posso permettermi di rifiutare lealtà al Massachusetts, e di rifiutare il suo diritto sulle mie proprietà e sulla mia vita. Mi costa meno in ogni senso incorrere nella pena prevista per la disobbedienza allo Stato di quello che mi costerebbe obbedire. Mi sentirei come se valessi meno in tal caso. Alcuni anni fa, lo Stato mi si presentò per conto della Chiesa, e mi ordinò di pagare una certa somma per il sostentamento di un sacerdote, alle funzioni del quale aveva presenziato mio padre, ma io mai. "Paga", mi disse "o sarai rinchiuso in prigione". Mi rifiutai di pagare. Ma, sfortunatamente, un altro uomo ritenne opportuno pagare per me. Non capivo perché il maestro di scuola dovesse essere tassato per supportare il prete, e non viceversa, dal momento che io non ero un insegnante statale, ma mi mantenevo con una sottoscrizione volontaria. Non capivo perché il liceo non potesse presentare una propria richiesta di tasse, e perché lo Stato non sostenesse tale richiesta, così come la chiesa. Tuttavia, su richiesta dei consiglieri comunali, acconsentii a fare per iscritto una dichiarazione di questo tipo: - "Sappiano tutti con la presente che io, Henry Thoreau, non desidero essere considerato membro di alcuna corporazione alla quale non abbia aderito". Diedi questa dichiarazione al segretario comunale; ed egli l'ha tuttora. Lo Stato, avendo appreso in tal modo che non desideravo essere considerato come membro di quella chiesa, da allora non mi ha più fatto una richiesta del genere, sebbene abbia sostenuto che in quell'occasione doveva attenersi alla sua posizione iniziale. Se avessi saputo come identificarle, mi sarei dunque ritirato con accuratezza da tutte le società per le quali non avevo firmato; ma non sapevo dove trovare un elenco completo. Per sei anni non ho pagato la "poll-tax". Una volta per questo fui imprigionato, per una notte; e mentre stavo lì ad esaminare i muri di pietra massiccia, spessi due o tre piedi, la porta di legno e ferro spessa un piede e le grate di ferro dalle quali filtrava la luce, non potevo fare a meno di essere colpito dalla stupidità di quell'istituzione, che mi trattava come se fossi semplice carne e sangue e ossa, da mettere sotto chiave. Mi stupivo che esso avesse concluso alla fine che questo era il migliore uso che poteva fare di me, e che non avesse mai pensato di avvalersi in qualche modo dei miei servigi. Compresi che, se c'era un muro di pietra fra me ed i miei concittadini, ce n'era uno ancora più difficile da scalare o rompere prima che essi potessero arrivare ad essere liberi com'ero io. Non mi sentii imprigionato neppure per un momento, ed i muri mi sembravano un grande spreco di pietra e di malta. Mi sentivo come se solo io, fra tutti i miei concittadini, avessi pagato la mia tassa. Essi chiaramente non sapevano come trattarmi, ma si comportavano come persone rozze. In ogni minaccia ed in ogni cortesia c'era grossolanità, poiché credevano che il mio desiderio più grande fosse quello di trovarmi dall'altra parte di quel muro di pietra. Non potevo fare a meno di sorridere nel vedere con quanta industriosità essi chiudevano la porta in faccia alle mie riflessioni, che li seguivano fuori senza alcun impedimento, e che in realtà esse costituivano l'unico pericolo. Poiché non potevano raggiungere me, avevano deciso di punire il mio corpo; come i ragazzi, i quali, se non possono arrivare a qualcuno per il quale nutrono risentimento, finiscono per maltrattarne il cane. Capii che lo Stato era uno stupido, che era timido come una donna nubile tra i suoi cucchiai d'argento, e che non sapeva distinguere i suoi amici dai suoi nemici, e persi tutto il rispetto che m'era rimasto nei suoi confronti, e lo compatii. Lo Stato dunque non si confronta mai intenzionalmente con il sentimento d'un uomo, intellettuale o morale, ma solo con il suo corpo, con i suoi sensi. Esso non è dotato d'intelligenza od onestà superiori, ma di superiore forza fisica. Non sono nato per essere costretto. Respirerò liberamente. Vediamo chi è il più forte. Che forza ha una moltitudine? Possono costringermi soltanto ad obbedire ad una legge che sia più alta della mia. Essi mi costringono a diventare come loro. Non sono a conoscenza di uomini che vengano costretti a vivere in un modo o in un altro da masse di uomini. Che tipo di vita sarebbe quella, da vivere? Quando incontro un governo che mi dice, "Il tuo denaro o la tua vita", perché dovrei precipitarmi a dargli il mio denaro? Può darsi che esso sia in gravi ristrettezze, e che non sappia cosa fare: non posso aiutarlo in questo. Deve aiutarsi da sé: deve fare come faccio io. Non vale la pena piangerci sopra. Non sono responsabile del perfetto funzionamento dell'ingranaggio della società. Non sono il figlio dell'ingegnere. Percepisco il fatto che, quando una ghianda ed una castagna cadono fianco a fianco, l'una non resta inerte per far posto all'altra, ma entrambe obbediscono alle proprie leggi, e nascono e crescono e fioriscono come meglio possono, fino a quando un giorno una non oscura e non distrugge l'altra. Se una pianta non può vivere secondo la propria natura, essa muore, e così un uomo. La notte in prigione fu abbastanza insolita ed interessante. I prigionieri in maniche di camicia stavano sulla soglia a chiacchierare ed a godersi l'aria della sera, quando io entrai. Ma il secondino disse, "Avanti, ragazzi, è ora di chiudere"; e così si dispersero, ed udii il suono dei loro passi mentre rientravano nelle celle vuote. Il mio compagno di stanza mi fu presentato dal secondino come "un tipo di prim'ordine ed un uomo intelligente". Quando la porta fu chiusa, egli mi fece vedere dove appendere il cappello, e come se la cavava là dentro. Le stanze erano imbiancate una volta la mese; e questa, almeno, era la stanza più bianca, quella arredata più semplicemente, e probabilmente la più pulita della città. Naturalmente, egli volle sapere da dove venissi e cosa mi avesse portato lì; e, quando glielo ebbi detto, gli chiesi a mia volta come lui fosse finito lì, presumendo, naturalmente, che fosse un uomo onesto; e visto come va il mondo, credo che lo fosse. "Perché", mi disse, "mi accusano di aver dato fuoco ad un granaio; ma non l'ho mai fatto". Per quanto riuscii a scoprire, era probabilmente andato a dormire in un granaio quando era ubriaco, ed aveva fumato la pipa là, e così un granaio andò a fuoco. Aveva fama d'essere un uomo intelligente, era stato là dentro in attesa del suo processo per circa tre mesi, ed avrebbe dovuto aspettare per altrettanti; ma s'era decisamente adattato ed accontentato, poiché lo mantenevano gratis, e riteneva d'essere trattato bene. Si mise ad una finestra, ed io all'altra; e capii che, se si restava lì a lungo, l'occupazione principale sarebbe stata quella di guardare fuori dalla finestra. Ben presto avevo letto tutti gli opuscoli che erano stati lasciati lì, ed avevo esaminato da dove erano evasi in passato alcuni prigionieri, e dove una sbarra era stata segata, ed avevo ascoltato la storia dei diversi occupanti di quella stanza; poiché finii per scoprire che persino qui c'erano una storia e dei pettegolezzi che non circolavano mai al di fuori delle mura della prigione. Probabilmente questa è l'unica casa della città nella quale sono composti versi poi stampati sotto forma di circolare, ma non pubblicati. Mi fu mostrato un elenco alquanto lungo di versi composti da alcuni giovani che erano stati scoperti in un tentativo di fuga e che si erano vendicati mettendosi a cantarli. Strappai tutte le informazioni possibili al mio compagno di prigionia, per timore di non rivederlo mai più; ma alla fine egli mi indicò quale fosse il mio letto, e mi fece spegnere il lume. Giacere là per una notte fu come viaggiare in un paese lontano, un paese che non mi sarei mai aspettato di vedere. Mi sembrava di non aver mai sentito i rintocchi dell'orologio municipale prima d'allora, né i suoni serali del paese, dato che dormimmo con le finestre che si trovavano al di qua dell'inferriata aperte. Era come vedere il mio paese natio nella luce del medioevo, ed il nostro fiume Concord s'era trasformato in affluente del Reno, e visioni di cavalieri e castelli mi passavano davanti. Erano le voci degli antichi abitanti, quelle che udivo nelle strade. Ero involontario spettatore ed ascoltatore di qualsiasi cosa venisse fatta e detta nella cucina dell'adiacente locanda del paese, - un'esperienza per me del tutto nuova e rara. Era una visione più intima della mia città natia. Ero proprio dentro di essa. Non avevo mai visto le sue istituzioni prima. Questa è una delle sue istituzioni peculiari, dal momento che è un capoluogo di contea. Cominciai a capire di cosa si occupassero i suoi abitanti. La mattina, le nostre colazioni ci vennero passate attraverso il buco della porta, in piccole gamelle di latta oblunghe e squadrate, siffatte affinché potessero passare, e contenenti una pinta di cioccolata, con pane nero, ed un cucchiaio di ferro. Quando passarono di nuovo a riprendere i recipienti, fui così ingenuo da restituire il pane che avevo avanzato; ma il mio compagno lo afferrò, e disse che dovevo conservarlo per il pranzo o per la cena. Poco dopo egli fu fatto uscire per andare al lavoro a falciare in un campo vicino, ove si recava quotidianamente, e non sarebbe tornato fino a mezzogiorno; così mi augurò una buona giornata, dicendo che dubitava di rivedermi. Quando uscii di prigione, - perché qualcuno interferì e pagò quella tassa, - non notai grandi cambiamenti che avessero avuto luogo nella vita di tutti i giorni, come aveva notato quel tale ch'era entrato in prigione in gioventù e n'era uscito con passo malfermo e con i capelli grigi; e tuttavia ai miei occhi c'era stato un cambiamento sulla scena, - la città, lo Stato, ed il paese, - più grande di qualunque mutamento provocato dal tempo. Vedevo ancora più chiaramente lo Stato nel quale vivevo. Vedevo fino a che punto le persone tra le quali vivevo potevano essere considerate dei buoni vicini ed amici; che la loro amicizia durava solo un'estate; che non avevano grandi intenzioni di fare il giusto; che quanto a pregiudizi e superstizioni erano d'una razza diversa dalla mia, al pari dei cinesi e dei malesi; che a proposito di sacrifici per l'umanità, non correvano alcun rischio, nemmeno per le loro proprietà; che, dopotutto, non erano così nobili ma trattavano il ladro come lui aveva trattato loro, e speravano, con un po' d'osservanza esteriore e poche preghiere, e camminando di tanto in tanto lungo un particolare sentiero, dritto ma inutile, di salvarsi l'anima. Questo potrebbe essere giudicare duramente i miei vicini, dal momento che credo che molti di loro non sappiano che nel loro paese hanno un'istituzione come la prigione. Un tempo c'era l'usanza nel nostro villaggio, quando un povero debitore usciva di prigione, che i suoi conoscenti, guardandolo attraverso le dita, incrociate a rappresentare la finestra della prigione, lo salutassero con un "Come va?" I miei vicini non mi salutarono in quel modo, ma prima mi lanciarono un'occhiata, e poi si guardarono l'un l'altro, come se fossi tornato da un lungo viaggio. Ero stato messo in prigione mentre stavo andando dal calzolaio a ritirare una scarpa che era stata riparata. Quando fui rilasciato il mattino dopo, procedetti nel portare a termine la mia commissione, e, dopo aver calzato la mia scarpa aggiustata, raggiunsi un gruppo che andava per mirtilli, e ch'era impaziente di mettersi sotto la mia guida; ed in mezz'ora, - dato che il cavallo fu presto bardato, - ero in mezzo ad un campo di mirtilli, su una delle nostre colline più alte, a due miglia di distanza; ed allora lo Stato non poteva più essere visto da nessuna parte. Questa è la storia completa de "Le Mie Prigioni". Non mi sono mai rifiutato di pagare la tassa per le strade statali, perché desidero essere un buon vicino tanto quanto desidero essere un cattivo cittadino; e, per quanto riguarda il supporto alle scuole, sto ora facendo la mia parte per istruire i miei concittadini. Non è a causa di qualche voce particolare della cartella delle tasse che mi rifiuto di pagarle. Desidero semplicemente rifiutare obbedienza allo Stato, ritirarmi e starne concretamente alla larga. Non mi interessa seguire il percorso del mio dollaro, ammesso ch'io possa farlo, finché questo non compra un uomo, o un moschetto con il quale sparare a qualcuno, - il dollaro è innocente, - ma mi preoccupo di seguire gli effetti della mia obbedienza. Di fatto, dichiaro tranquillamente guerra allo Stato, a modo mio, sebbene io continui a farne uso ed a trarre da esso i vantaggi che mi sono possibili, come è normale in questi casi. Se altri pagano la tassa che è richiesta a me, per solidarietà nei confronti dello Stato, essi non fanno altro che quello che hanno già fatto nel proprio caso, o piuttosto si rendono complici dell'ingiustizia in misura maggiore di quanto lo Stato non richieda. Se pagano la tassa per una malintesa premura nei confronti dell'individuo tassato, per salvare le sue proprietà, o per impedire ch'egli vada in prigione, è perché non hanno considerato con saggezza quanto essi permettano ai loro sentimenti privati di interferire con il bene comune. Questa, dunque, è la mia posizione attuale. Ma in un caso del genere non si può essere troppo intransigenti, altrimenti la propria azione rischia d'essere influenzata dall'ostinazione o da un eccessivo rispetto delle opinioni degli uomini. Si cerchi dunque di fare solo ciò che si addice a sé ed al momento. Talvolta penso, Ma guarda, questa gente ha buone intenzioni; è solo ignorante; agirebbe meglio, se sapesse come fare: perché dare ai tuoi vicini questa pena di trattarti come non sono inclini a fare? Ma penso pure, questa non è una buona ragione perché io debba fare come loro, o permettere ad altri di patire un dolore molto più grande di questo, di natura diversa. Ancora, dico talvolta a me stesso, Quando molti milioni di uomini, senza ardore, senza cattiva volontà, senza un sentimento personale d'alcun tipo, ti chiedono soltanto pochi scellini, senza la possibilità, questa è la loro posizione, di ritirare o modificare la loro attuale richiesta, e senza la possibilità, da parte tua, di fare appello ad altri milioni di persone, perché dovresti esporti a questa schiacciante forza bruta? Non opponi resistenza al freddo ed alla fame, ai venti ed alle onde, in maniera così ostinata; ti sottometti tranquillamente a mille simili ineluttabilità. Non metti la testa nel fuoco. Ma precisamente in proporzione a quanto considero questa non come una forza completamente bruta, ma in parte una forza umana, e ritengo di avere un rapporto con quei milioni di uomini in quanto milioni di uomini, e non in quanto mere entità brute o inanimate, penso che ci sia una possibilità di appello, in primo luogo e subito rivolta da essi al Creatore e, secondariamente, a se stessi. Ma, se metto deliberatamente la testa nel fuoco, non c'è possibilità di appello al fuoco o al Creatore del fuoco, e posso solo rimproverare me stesso. Se potessi convincermi di avere qualche diritto d'esser soddisfatto degli uomini così come sono, e di trattarli di conseguenza, e non, per certi aspetti, secondo le mie esigenze ed aspettative su come loro ed io dovremmo essere, allora, come un buon Musulmano ed un buon fatalista, dovrei sforzarmi d'essere soddisfatto delle cose come sono, e dire che è la volontà di Dio. E, soprattutto, c'è questa differenza tra resistere a questo e resistere ad una forza meramente bruta o naturale, che a questa posso oppormi con qualche risultato; ma non posso aspettarmi, al pari di Orfeo, di cambiare la natura delle rocce e degli alberi e delle bestie. Non desidero litigare con nessun uomo o nazione. Non voglio spaccare il capello in quattro, fare sottili distinzioni, o proclamare me stesso migliore dei miei vicini. Cerco piuttosto, direi, addirittura una scusa per conformarmi alle leggi del paese. Sono fin troppo pronto a conformarmi ad esse. In verità ho ragione di sospettare di me stesso su questo punto; ed ogni anno, quando passa l'esattore, mi trovo pronto a riesaminare le azioni e la posizione dei governi federale e statale, e lo spirito del popolo, per scoprire un pretesto per conformarmi. "Dobbiamo amare la patria come i nostri genitori, E se mai allontaniamo il Nostro amore o ingegno dal renderle onore, Dobbiamo pensare alle conseguenze ed insegnare all'anima le Questioni di coscienza e di religione, E non il desiderio di potere o di profitto". Credo che lo Stato sarà presto in grado di togliermi di mano tutto il lavoro di questo genere, ed allora non sarò miglior patriota dei miei concittadini. Considerata da un più basso punto di vista, la Costituzione, con tutti i suoi difetti, è molto buona; la legge ed i tribunali sono assai rispettabili; persino questo Stato e questo governo americani sono, per molti versi, alquanto ammirevoli e cose rare delle quali essere grati, come moltissimi li hanno descritti; ma visti da un punto di vista un po' più elevato, sono come io li ho descritti; visti da uno ancora più elevato, e dal più elevato possibile, chi mai dirà come sono, o che non sono affatto degni di nota o di considerazione? Tuttavia, il governo non mi interessa molto, e gli dedicherò meno pensieri possibile. Non sono molti i momenti nei quali vivo sotto un governo, persino in questo mondo. Se un uomo è libero nel pensiero, libero nella fantasia, libero nell'immaginazione, sicché ciò che non è non gli appare mai per molto tempo come ciò che è, i governanti o i riformatori stolti non possono ostacolarlo fatalmente. So che la maggior parte degli uomini la pensa diversamente da me; ma coloro che per professione dedicano la propria vita allo studio di questi o di simili argomenti, mi soddisfano poco o per nulla. Statisti e legislatori, essendo così completamente entro l'istituzione, non la osservano mai in modo chiaro e schietto. Parlano di società in movimento, ma senza di essa non hanno luogo di riposo. Potrebbero essere uomini di una certa esperienza e discernimento, e senza dubbio hanno inventato sistemi ingegnosi e persino utili, per i quali li ringraziamo sinceramente; ma tutta la loro intelligenza e la loro utilità stanno entro limiti certamente non molto ampi. Essi sono soliti dimenticare che il mondo non è governato dalla politica e dalla convenienza. Webster non vede mai secondi fini nel governo, e quindi non può parlarne con autorevolezza. Le sue parole sono saggezza per quei legislatori che non contemplano nessuna sostanziale riforma del governo esistente; ma per i filosofi, e per coloro che legiferano per il futuro, egli non si avvicina mai neppure una volta all'argomento. Conosco persone le cui serene e sagge riflessioni su questo tema rivelerebbero presto i limiti della sua capacità ed apertura mentale. Tuttavia, paragonate alle affermazioni superficiali della maggior parte dei riformatori, ed all'ancor più infima saggezza ed eloquenza dei politici in generale, le sue parole sono pressoché le uniche sensate e degne di stima, e ringraziamo il Cielo per averlo avuto. Al confronto, egli è sempre forte, originale e, soprattutto, concreto. Ciò nonostante, la sua dote non è la saggezza, bensì l'accortezza. La verità dell'avvocato non è la Verità, ma la coerenza, o un espediente di coerenza. La Verità è sempre in armonia con se stessa, e non si prefigge lo scopo principale di mostrare che la giustizia potrebbe accordarsi con il fare il male. Egli merita d'essere chiamato, come è stato chiamato, il Difensore della Costituzione. In effetti le sue uniche azioni determinanti sono difensive. Non è un leader, ma un gregario. I suoi leader sono gli uomini dell'87. "Non ho mai fatto un tentativo" dice "e non mi sono mai riproposto di fare un tentativo; non ho mai appoggiato, né avuto intenzione di appoggiare un tentativo di disturbo a danno dell'accordo così come originariamente è stato stipulato, l'accordo attraverso il quale i diversi Stati sono entrati nell'Unione". Pensando ancora all'approvazione che la Costituzione dà alla schiavitù, egli dice: "Poiché era una parte dell'accordo originario - lasciamo che continui ad esistere". Nonostante il suo eccezionale acume e le sue capacità, egli non è in grado di estrapolare un fatto dalle sue relazioni meramente politiche, e di vederlo come si presenta in senso assoluto per essere elaborato dall'intelletto, - cosa che, per esempio, è giusto che un uomo faccia qui in America oggi riguardo alla schiavitù, - ma si avventura, o è indotto, a dare una risposta senza speranza come quella che segue, pur professando di parlare in senso assoluto, e da un punto di vista individuale, - ma quale nuovo e singolare codice di doveri sociali se ne potrebbe dedurre? "Il modo", egli dice "nel quale i governi di quegli Stati nei quali esiste la schiavitù devono regolarla, è a loro discrezione, sotto la responsabilità che hanno nei confronti dei loro elettori, nei confronti delle leggi universali di proprietà, umanità, e giustizia, e davanti a Dio. Le associazioni costituite altrove, nate da un sentimento umanitario, o da qualunque altra causa, non hanno nulla a che fare con ciò. Esse non hanno mai ricevuto alcun incoraggiamento da me, né lo riceveranno mai". Coloro i quali non conoscono fonti più pure di verità, e che non ne hanno risalito il corso oltre, restano fedeli, e saggiamente vi restano, alla Bibbia ed alla Costituzione, e vi si abbeverano con riverenza ed umiltà; ma coloro che la vedono sgocciolare in questo lago o in quella pozza, si mettono ancora una volta all'opera, e continuano il pellegrinaggio verso la sorgente. Nessun uomo con un talento particolare per la legislazione è comparso in America. Sono rari nella storia del mondo. Ci sono oratori, politici, e uomini eloquenti, a migliaia; ma l'oratore non ha ancora aperto bocca per dire chi sia in grado di risolvere le tanto dibattute questioni del giorno. Amiamo l'eloquenza fine a se stessa, e non per la verità che essa potrebbe esprimere, o per l'eroismo che potrebbe ispirare. I nostri legislatori non hanno ancora imparato il mutuo valore del libero scambio e della libertà, dell'unione e dell'onestà, per una nazione. Essi non hanno predisposizione né talento per i problemi relativamente modesti di tassazione e finanza, del commercio e dell'industria e dell'agricoltura. Se fossimo esclusivamente guidati dal verboso acume dei legislatori del Congresso, ignorando la provvidenziale esperienza e le valide proteste della gente, l'America non conserverebbe a lungo il suo rango fra le nazioni. Il Nuovo Testamento, anche se forse non ho il diritto di dirlo, è stato scritto da milleottocento anni; eppure, dov'è il legislatore che abbia sufficiente saggezza e capacità pratica da servirsi della luce che esso getta sulla scienza della legislazione? L'autorità del governo, per quanto io sia desideroso di sottomettermi ad essa, - dato che ubbidirò di buon grado a coloro i quali sappiano e possano fare meglio di me, ed in molte cose persino a coloro i quali non sappiano e non possano fare altrettanto bene, - è ancora impura: per essere pienamente giusta, deve avere l'approvazione ed il consenso dei governati. Esso non può avere diritti assoluti sulla mia persona o proprietà, al di fuori di quelli che io gli concedo. Il progresso da una monarchia assoluta ad una costituzionale, e da una monarchia costituzionale ad una democrazia, è un progresso in direzione di un vero rispetto per l'individuo. Persino il filosofo cinese era sufficientemente saggio da considerare l'individuo come la base dell'impero. È una democrazia, così come noi la conosciamo, l'ultimo progresso possibile nel governo? Non è possibile fare un passo avanti verso il riconoscimento e l'organizzazione dei diritti dell'uomo? Non vi sarà mai uno Stato realmente libero ed illuminato, finché lo Stato non giunga a riconoscere l'individuo come un potere più elevato ed indipendente, dal quale derivino tutto il suo potere e la sua autorità, e finché esso non lo tratti di conseguenza. Mi compiaccio di immaginare uno Stato che alla fine possa permettersi d'essere giusto con tutti gli uomini, e di trattare l'individuo con rispetto come un vicino; uno Stato che inoltre non consideri in contrasto con la propria tranquillità il fatto che pochi vivano in disparte, senza immischiarsi nei suoi affari e senza lasciarsene sopraffare, - individui che abbiano compiuto tutti i loro doveri di vicini e di esseri umani. Uno Stato che desse questo genere di frutto, e lo lasciasse cadere non appena fosse maturo, preparerebbe la strada ad uno Stato ancora più perfetto e glorioso, che pure ho immaginato, ma che non ho ancora visto in nessun luogo.
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FINE


Bruegel Pieter the Elder, The Tower of Babel 1563 (200 Kb); Oil on oak panel, 114 x 155 cm; Kunsthistorisches Museum Wien, Vienna

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