sabato 28 giugno 2008

La verità è ovunque anche dove la si neghi

Giovedì ho sostenuto l'esame di Filosofia di diritto a Padova. Ciò che mi porto dentro di quest'esame sono i seguenti punti che butto giù in modo molto spiccio:
1) L'uomo è un'esistenza indigente di verità e quindi l'intero non può essere un oggetto del pensiero; cioè la sacrosanta ignoranza dell'uomo, accertabilissima, e riassumibile nel "io so di non sapere" di Socrate. La sua sapienza consiste nel continuare a cercare la verità, consapevole di non possederla mai completamente;
2) Il razionalismo è una sorta di malattia critica (e morale) - che informa di sè molta parte del pensiero moderno - per la quale l'uomo si arroga di avere a disposizione premesse prime evidenti (in realtà: non dimostrate) da cui sarebbe in grado di derivare verità certe e norme certamente valide; 3) La verità è ovunque anche dove la si neghi; 4) La pena di morte non è una pena. Si contesta l'omicidio per commetterne un altro, egualmente arbitrario. L'esecuzione capitale è un atto intrisecamente delittuoso: l'ordinamento che lo prevede non rispetta la condizione della propria validità; 5) Norberto Bobbio nel Convegno de L'Aquila del 1964 "Dallo scopo che la ricerca del fondamento si propone nasce l'illusione del fondamento assoluto, l'illusione cioè che a furia di accumulare e vagliare ragioni ed argomenti, si finirà per trovare la ragione e l'argomento irresistibile cui nessuno potrà rifiutare di dare la propria adesione ..ogni ricerca del fondamento assoluto è, a sua volta, infondata";
6) La cultura contemporanea: l'unico atteggiamento maturo di fronte al fondamento è quello di rinunciarvi. Le parole, i discorsi, le nozioni, i concetti: un ammasso di materiale depositato davanti al soggetto che non deve più domandarsi "perchè c'è" o "quale ordine nasconda in se stesso", ma deve soltanto prendere atto che accade. Così il soggetto può, finalmente, usarne secondo un principio e un ordine che egli stesso ponga, di volta in volta, a seconda della convenienza contingente;
7) Nella postmodernità, il processo diviene una messinscena, un nostalgico surrogato della realtà e, in ultima analisi, una costruzione priva di oggettività e funzionale al mantenimento delle strutture di potere;
8) Una delle immagini che, a mio avviso, meglio rappresenta la postmodernità è, sicuramente, quella di una perdita: si è smarrita l'antica fiducia che un discorso descrittivo sia in grado di "dire le cose come stanno". Il tramonto dell'oggettività ed il conseguente trionfo del relativismo comportano, a loro volta, la scomparsa di ogni possibilità di controllo per qualsiasi forma di discorso descrittivo, decretando così la definitiva scomparsa della verificabilità;
9) La tortura è basata su presupposti illogici. Se il dolore inflitto è sopportabile, infatti, chi vi è soggetto può continuare a mentire; se invece è insopportabile, è pronto a confessare o a testimoniare qualsiasi cosapur di ottenere sollievo;
10) Libertà e giustizia sono valori complementari, ma nella loro pienezza incompatibili: la libertà, infatti, è il valore supremo dell'individuo rispetto alla società, mentra la giustizia è il valore supremo per la società rispetto agli individui che la compongono;
11) Verso di Pindaro, tanto amato da Niezsche: Diventa ciò che sei!, cioè realizza le tue autentiche potenzialità;
12) Esistono infiniti beni, materiali e spirituali, che possiedono una valore relativo: solo la dignità, tra i beni, possiede un valore assoluto. A questo allude lo splendido frammento di Eraclito: per quanto tu possa camminare e neppure percorrendo l'intera via, tu potresti mai trovare i confini dell'anima; così profondo è il suo logos;
13) Nel Mahahharata, la più grande opera poetica della tradizione induista, Bhima, dopo aver tagliato il braccio al nemico e averlo schiaffeggiato con quello stesso braccio, dopo avergli sfondato il petto, troncata la testa e bevutone il sangue, grida con la delusione del vendicatore che non è riuscito a esaurire fino in fondo la sua brama di vendetta: Cos'altro mi resta da fare? La morte ti difende!;
14) E' un'illusione pensare che nell'esperienza umana possa mai realizzarsi una giustizia assoluta: la giustizia infatti, possiede limiti insuperabili, sia fattuali che di principio;
15) Nell'esistenza terrena l'esperienza più sublime è l'esperienza dell'essere amati

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