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giovedì 3 marzo 2011

Bradley Manning: un gay diverso da sopprimere con la pena di morte o con il carcere a vita

Bradley Manning, 23 anni, ritratto in questa foto mentre chiede "equality" (parità) durante una manifestazione per i diritti degli omosessuali. Rischia la pena di morte e quasi sicuramente il carcere a vita, per aver rilasciato all'organizzazione WikiLeaks migliaia di documenti top secret, in cui si denunciavano gli orrori della guerra, mentre svolgeva il suo incarico di analista informatico in Iraq, nei ranghi della U.S Army. È detenuto, dal luglio 2010, in isolamento nel carcere militare di Quantico, in Virginia, in condizioni che il suo avvocato Glenn Greenwald, ha denunciato essere inumane, che gli standard di altri paesi costituiscono tortura. In particolare, Bradley è detenuto in isolamento e costretto a dormire senza vestiti, in mutande, anche se gli è permesso di tenere una coperta; gli vengono confiscati gli occhiali da vista, non permettendogli così di vedere, e gli è stato imposto di portare un 'grembiule antisuicidio'.
In tutto il mondo la società è composta in gran parte da lavoratori "eterodiretti", che significa in soldoni "comandati da altri". L'eterodirezione si sostanzia ad esempio nell'ordinamento giuridico italiano nell'art. 2094 del codice civile, in cui si sottolinea il fatto che il prestatore di lavoro subordinato è appunto, testuali parole, "sotto la direzione dell'imprenditore". Ora, provate a traslare il concetto, applicandolo alla subordinazione a cui è sottoposto un qualsiasi militare. Il concetto si radicalizza, ne conveniamo tutti, per arrivare alla cieca obbedienza. Ben arrivati al classico marine, una macchina da guerra, una specie di robot nelle mani del ministero della difesa statunitense. Ora, per le gerarchie militari dell' U.S Army, l'incubo peggiore, il MALE ASSOLUTO, è avere tra le proprie file, annidato come cellula dormiente proprio un ragazzo omosessuale come Bradley Manning, che per contrasto con gli "eterodiretti" potremmo definire "gaydiretto"; costui, pensa. Si è ritagliato un angolo tutto suo in quel cervello tormentato da ordini anche illogici. Riflette, è pericoloso nella misura in cui può compromettere un equilibrio, non importa se imbevuto d'ipocrisia.
Bradley Manning

Ritiene di avere una coscienza a cui dover rendere conto. Sogna un mondo migliore, meno ipocrita. Bradley Manning è un analista informatico ed ha accesso al Secret Internet Protocol Router Network. Davanti ai suoi occhi, sulla sua workstation, scorrono velocemente migliaia di singole immagini ed informazioni che insieme possono formare un puzzle, una cruda verità, che provoca angoscia. Bradley Manning è tormentato. Stavolta, un video gli trapana l'animo. Si tratta di un video conosciuto nella rete con il nome di "Collateral Murder" (morti collaterali), in cui due elicotteri americani AH-64 Apache  scambiano la macchina fotografica ed il cavalletto di due reporters della Reuters, il ventiduenne Namir Noor-Eldeen ed il suo assistente Saeed Chmagh, per un RPG (un lanciarazzi) e dei fucili mitragliatori Ak47; Namir Noor-Eldeen era il primo ad arrivare come sempre sul teatro degli scontri per documentare questa triste guerra.
Bradley Manning
Gli avevano già sparato ad una gamba, gli avevano rotto il naso, era stato incarcerato; ma lui era sempre il primo ad arrivare nel teatro degli scontri, con l'arma più potente che ci sia: una macchina fotografica. Gli elicotteri Apache, mitragliano i reporters, compiono una strage in cui moriranno in una terribile sequenza 12 civili innocenti, compreso un padre che con i suoi bambini tentava con il proprio furgoncino di portare i reporters e altri feriti in ospedale. Bradley Manning vede il video classificato top secret e di fronte all'assassinio di un suo coetaneo e di altri civili, crolla e non riesce ad andare oltre. Ed è l'inizio dei suoi guai. Il motivo per cui sto scrivendo. Guardate attentamente il video "Collateral murder".

 
Questo è il video "Collateral murder" visto da Bradley Manning. Ascoltate al minuto 05:19 il mitragliere dell'Apache che sghignazza "ha,ha ha, li ho colpiti"; al minuto 05:28 "sto cercando nuovi obiettivi" come se stesse giocando ad un videogame, in cui la vita non vale assolutamente niente, anzi uccidere garantisce maggior punteggio; al minuto 06:29 il mitragliere esclama soddisfatto "guarda quei morti bastardi" e l'elicotterista gli risponde "Bello, bel colpo"; al minuto 09:39, Saeed Chmagh è ancora vivo e sta per essere caricato su un furgoncino giunto in soccorso che ospita anche dei bambini. L'elicotterista sbuffa un "Come on, let us shoot!", lamentandosi di questi continue richieste di autorizzazione per poter aprire il fuoco. Poi apre il fuoco e si consuma la strage di innocenti. Al minuto 12:54 festeggiano con un "Yeah" quando un blindato passo sopra il corpo di uno dei civili colpiti. A proposito dei bambini sul furgoncino, al minuto 15:29, i soldati americani, che ancora non realizzano di aver mitragliato degli innocenti esclamano in modo assurdo: "è un loro errore, portare i loro figli in battaglia".

Questo video doveva restare segreto. Qualcuno, l'accusa indica proprio Bradley Manning, ha avuto il coraggio di ribellarsi a questa e a tante altre atrocità e ha deciso che il mondo doveva sapere. "I want people to see the truth" disse Bradley Manning in seguito in una chat. Il video è stato quindi consegnato a WikiLeaks (dall'inglese "leak", "perdita", "fuga di notizie"), un'organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un contenitore (drop box) protetto da un potente sistema di cifratura, documenti coperti da segreto (segreto di stato, segreto militare, segreto industriale, segreto bancario) e poi li carica sul proprio sito web. Ecco perchè il video è arrivato fino a noi. Bradley Manning viene arrestato, con l'accusa di aver divulgato il video e altre centinaia di migliaia di documenti riservati. In un'intervista al Guardian del dicembre 2010, Julian Assange, il portavoce di WikiLeaks che ha sempre affermato il fatto che "la prima vittima della guerra sia la verità", lo ha definito un eroe. Nell'ottobre 2010, WikiLeaks ha potuto diffondere più di 300.000 documenti riservati dell'esercito statunitense che rivelano gravi inadempienze delle autorità statunitensi nel perseguire abusi, torture e violenze perpetrate durante la guerra in Iraq. La divulgazione dei documenti ha rivelato inoltre la morte di decine e decine di migliaia di civili (Fonte La Repubblica 23 ottobre 2010). Se si pensa alla morte di Nicola Calipari, tutto questo non desta stupore.
A sinistra il soldato Bradley Manning che avrebbe violato il segreto militare per far conoscere al mondo l'orrore della guerra. A destra uno screenshot del filmato ""Collateral murder".
È sulla persona di Bradley Manning, analista della Decima Divisione di Montagna, che dobbiamo concentrarci; è su questo ragazzo dal viso rubizzo, che all'età di 13 anni vide i propri genitori divorziare e scoprì la propria omosessualità, che dobbiamo riflettere. A scuola, preso di mira per il suo essere un po' effemminato, aveva il coraggio di dissentire dai propri insegnanti. Un vero ribelle, costretto per un periodo a vivere anche in una macchina poichè il padre non accettava la sua omosessualità. Ebbe una relazione con Tyler Watkins, un hacker che lo convinse che l'informazione debba essere libera (testuali parole: "information should be free").

Bradley Manning, con il suo compagno Tyler Watkins.
Ingabbiato nel nonsense e  nella frustrazione personale di chi vede infranti continuamente i propri ideali, in quella condizione di sospensione esistenziale in cui si trovano molti soldati sul teatro di guerra, ha rotto genialmente il ciclo dell'ipocrisia, che ha come unico risultato quello di negare alla società civile la verità. Ricordate le discordanti versioni sulle modalità, sollevate dal ministro La Russa, che hanno portato alla morte il giovane alpino italiano Matteo Miotti? Imbarazzante. Il nodo cruciale è proprio questo: la possibilità da parte della società civile tutta, la vostra possibilità ammesso che vi interessi, di accedere alla verità. Sono parole di Bradley Manning: i want people to see the truth… regardless of who they are ... because without information, you cannot make informed decisions as a public. Bradley Manning non può e non deve essere l'anomalia. Non possiamo costruire una società nella quale, individui come lui vengono incarcerati e considerati un pericolo pubblico, al punto che debbano essere vegliati giorno e notte dalle guardie carcerarie.  Di fronte a tutto ciò che intacca la purezza della nostra coscienza, il nostro senso civico, la nostra onestà, il nostro pudore, abbiamo il diritto naturale ed aggiungo il dovere di ribellarci. Abbiate il coraggio di dare un senso alla vostra vita, ribellatevi. Come scrissi in un post, tempo addietro, le regole ingiuste vanno infrante.
A sinistra Julian Assange ed a destra Bradley Manning.
I ministri Frattini e La Russa hanno pubblicamente condannato Julian Assange, deplorandone l'operato. A loro volta non hanno mai speso una parola per affermare il principio sacrosanto che la società civile abbia il diritto di conoscere la verità, qualunque essa sia. Non hanno mai detto niente sulle atrocità della guerra. Ad esempio gli U.S.A hanno invaso l'Iraq adducendo la presenza di armi di distruzione di massa, che poi non sono mai stato rinvenute. Non si può continuare a prendere in giro la società civile, insabbiando una verità dietro l'altra. Il mondo sta cambiando ed ha fame di verità. I popoli del nordafrica, non adulano più i faraoni. I giovani in tutto il mondo utilizzando la tecnologia, prendono a morsi la verità e si fanno beffa dei potentati. Riflettete; questa storia non ve l'ha raccontata doverosamente il Tg1, ma l'avete letta per caso su internet. Il sistema ufficiale non passa questo tipo di notizie, è impegnato nel tentativo mistificatorio di far passare come normale, il bacio dell'anello a Gheddafi da parte di Berlusconi. Il governo italiano non muoverà un dito per le sorti di Bradley Manning, è impegnato piuttosto nel sottolineare, per compiacere le gerarchie ecclesiastiche irritate dagli scandali del Premier che possono deturpare "lo stato di ipocrisia", come mai sotto il berlusconismo i gay potranno sposarsi o adottare dei figli. Il governo ha cavalcato la doverosa campagna per Sakineh, una donna iraniana che rischia la lapidazione, solamente perchè tale campagna era strumentale a difendere il principio dell'esportazione della democrazia attraverso la guerra. L'attuale governo, non spenderà una parola per un giovane omosessuale, che ha sacrificato la sua vita per consegnare alla società civile una scomoda verità. Devi farlo tu.
Bradley Manning ha perso la sua libertà e rischia la vita affinché anche tu possa accedere alla verità. Non sprecarla. Lotta.


sabato 19 febbraio 2011

L'Arcadia dello spirito nelle Bucoliche di Virgilio

Epitafio sulla tomba di Virgilio: "Mantova mi ha dato la
vita, i Calabri me l'hanno rapita, ora Partenope mi tiene
con sé; ho cantato pascoli, campagne, eroi."
Voglio intercettare quella luce che indora l'uva sui colli solatii; voglio vivere la mia vita a contatto con la natura per avvicinarmi il più possibile alle espressioni del rapporto umano più vero: l'amore e l'amicizia. Voglio parlare di Virgilio (Publio Virgilio Marone), per immergermi nella quieta esistenza della vita campestre e allontanare momentaneamente l'inquitudine per le torbide vicende del berlusconismo che al momento soffocano il Bel Paese. L'apparente distanza degli argomenti trattati non impedisce, spero, che si faccia sentire la meditazione sugli avvenimenti contemporanei. Quanti di voi hanno sognato di fuggire dalla violenza del traffico cittadino, dall'annientamento e dal soffocamento dell'ombra di un palazzo di nove piani? quanti di voi sognano di rifugiarsi in una "Arcadia dello Spirito", in una campagna alla ricerca di un otium idealizzato, dove il tumulto e il timore non raggiungano la quiete dell'esistenza campestre, semplice, sobria, dedita alla bellezza? T.S. Eliot ha scritto a proposito della solitudine: "Tu strascuri e sminuisci il deserto, il deserto non è solo dietro l'angolo, il deserto è compresso nel vagone della metropolitana, è accanto a te, il deserto è nel cuore di tuo fratello". Questo per dire, che costruiamo frequentatissimi non-luoghi, come mastodontici centri commerciali,  dove paradossalmente ci sentiamo però sempre più soli. Ho già parlato in un post di come Francesco Petrarca, l’illustre poeta, quando scelse di stabilirsi ad Arquà Petrarca nel 1370, disse queste parole: "Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo".
01/05/2010 Gregge di pecore, fotografate sul monte Baldo dove mi reco spesso anche per passeggiate a cavallo.
Già, perchè nelle nostre città caotiche è impossibile coltivare il regno dello spirito, in cui si possano rinforzare gli ideali umani più profondi; è impossibile riflettere su un ideale di amicizia pura e incondizionata, sulla nostra infanzia e su tutte le piccole cose che ci davano quiete; è impossibile accorgerci dell'ombra protettiva degli alberi, del mormorio dei ruscelli, del quieto pascolare delle caprette quando le notizie delle guerre dei nostri giorni, ci riportano all'amara realtà uccidendo la leggerezza e la scherzosità. In questo post, quindi voglio guardare alla vita dei pastori, alle loro gare di canto, ai loro amori.


Nell'immagine il dio Pan, insegna a Dafni 
a suonare il "Flauto di Pan" (Pompei,ca. 100 a.C.) 

Virgilio è nato nella poesia. Quand'era in attesa del futuro poeta, la madre sognò di partorire un ramo di lauro, e di vederlo subito crescere fino al cielo. Storicamente il "ramo di lauro" venne alla luce il 15 ottobre del 70 a.C vicino a Mantova, nell'area di Pietole ed Andes. Virgilio, figlio di proprietari terrieri, conobbe negli allora incantati paesaggi della pianura padana, la vita e il lavoro della gente di campagna, che tanta parte ebbero nella sua ispirazione. Pensate che Virgilio, dopo aver composto le "Bucoliche" tra il 42 ed il 39 a.C, la sua prima prima opera compiuta, doveva fuggire per la strada all'importuno entusiasmo della gente durante i suoi soggiorni a Roma; in questo momento il popolo italiano acclama i partecipanti ai reality e ai talent show, un mondo dei balocchi effimero. Anche nelle "Georgiche",  composte tra il 37 ed il 30 a.C, il poeta celebra il lavoro dei campi, nella concretezza della coltivazione degli alberi e della vite, dell'allevamento del bestiame e delle api. Leggendo le  Bucoliche di Virgilio mi sono annotato tutte le parole chiavi che potessero alimentare quell'immagine per il tutto, che va sotto il nome di Arcadia e le ho trascritte qui di seguito; parole in disuso ("armenti", "farro" etc) che leggendo tutto d'un fiato, hanno il potere di portarci, come per magia, in un altro mondo. 

abete, acqua, aglio, agnelli, agnellino, allori, altare, alveare, amore, api, aquila, aratro, arco, argilla, argini, aria, ariete, armenti, arsura, avena, barba, bastone, bestia, bosco, buoi, cacio, cagne, cardo, calendule, camini, campagna, campi, campicello, cani, canna, canto, canzoni, capanna, capre, capretti, castagne, cavalle, cera, cerbiatti, cervi, cesto, cielo, cespugli, cicale, cigno,  cinghiali, citisio, città, colombe, contagio, contadino, cornacchia, corno, cotogne, covi, cuccioli, cuore, danza, dei, dio, dirupi, disgrazia, dolore, edera, elicriso, erbe, estate, faggio, falcetto, fanciullo, farro, fatica, fiere, filari, fiore, fiumi, flauto, focacce, focolare, foglie, fonti, formaggio, fragole, frasche, frassino freddo, fresco, frumento, frutti, fuliggine, fuoco, gelo, germoglio, gesta, ghiaccio, ghiande, ghirlanda, giacinto, gigli, ginepri, giogo, gioia, giovane, giovenche, giunco, gloria, gole, grappoli, gregge, grifi, grotta, ibisco, incenso, inverno, lana, latte, lauri, lavanda, leccio, legna, libertà, lido, linci, linfa, lupo,  madri, mandria, manico, mare, mele, mesi, messi, miele, mietitori, mirto, monti, more, muschio, narciso, nettare, nevi, nido, noccioli, noci, nubi, nuvole, oca, odore, olio, olivo, olmo, ombra, ontani, orgoglio, orticello, orzo, ovili, palude, papaveri, pascoli, pastori, pasture, pecore, pelo, peri, pesci, piana, piante, pianto,  pietà, pietra, piffero, pini, pioggerella, pioggia, pioppo, poeta, pomi, porcai, porpora, potatore, povertà, prati, primavera, prugne, querce, ramarro, rami, rasoio, rastrello, resina, riso, riparo, risparmio, ritmo, riva, roccia, roseti, roveto, rugiada, rupi, silvestre, salceto, salice, sambuco, sassi, schiavitù, scorza,selve, sera, serpe, serpillo, siepe, silenzio, soffio, sole, solchi, sonno, sorgenti, speranza, spiga, stalla, stelle, stelo, suolo, sussurro, tempietto, terra, Terra, tetto, timo, tori, torrenti, tortora, tracce, valichi, valli, valore, vampa, vento, verde, versi, viburni, vimini, viole, violetta, vino, vite, vitella, volpi, zampillo, zampogna, sefiro, zoccoli, zolle
Paesaggio amenico che ho recentemente fotografato nel viaggio in Scozia

Sono i processi di lunga durata che creano paesaggi stabilizzati, culturalmente identificabili, mentre i mutamenti di breve durata, creano paesaggi antagonisti, confusi, paesaggi del mutamento e della crisi. Questa è una massima che ho trovato nei libri di quel genio che era Eugenio Turri, massimo geografo italiano. Durante i miei viaggi, dove ho sentito veramente vicino il mondo egreste e bucolico tratteggiato da Virgilio è stato nelle isole greche dell'Egeo, in particolare Ios e Creta. In Italia invece ho sentito  tale sensazione avvicinandomi agli ulivi di Sirmione, vicino alla Grotta di Catullo e ad Arco di Trento in una spianata di ulivi che ho fotografato.
Video che ho girato alla Tomba di Omero; è l'Arcadia?

Eccovi alcuni passi tratti dalle Bucoliche: Qui tra i fiumi di sempre e le sorgenti sacre prenderai il fresco e l'ombra. Di qua la siepe - quella di sempre - sul limite vicino, dove le api iblèe succhiano il fiore del salceto, ti sedurrà col suo sussurro a abbandonarti al sonno. Di là, sotto l'alta rupe, canterà al vento il potatore; e intanto né le rauche colombe, che tu ami, né la tortora in cima all'alto olmo cesserà il suo pianto. 
Una capra che scruta l'orizzonte nel paesaggio egreste di Ios, dove mi sono recato più volte.


Così il pastore Melibeo nelle Bucoliche: Avanti mie caprette, gregge felice un tempo, avanti! Mai più vi guerderò, sdraiato in una verde grotta, arrampicarvi di lontano sul ripido roveto. Non canterò più canzoni; mai più, caprette, sarò il vostro pastore mentre brucate citiso fiorito e amaro salice. 
Sdraiarsi tra gli steli d'erba. Sentirsi in simbiosi con Madre Terra e con la Natura. Sorridere.  
Nelle gole di Samaria a Creta ho osservato in libertà gli ultimi esemplari di kri-kri, una razza locale di capre selvatiche minacciata di estinzione.

mercoledì 9 febbraio 2011

Per alcuni decenni sulle reti Mediaset è andata in onda la rappresentazione dell'IDEA DELLA PROSTITUZIONE. Ed ora, con la crisi, i nostri figli si prostituiscono.

Aida Yespica si spoglia davanti a Mastella (Canale 5 il Bagaglino). Per anni sulle reti Mediaset è andata in onda la rappresentazione della prostituzione, intendendosi con questa qualsiasi prestazione sessuale effettuata dietro corrispettivo, senza che la prestazione sessuale debba necessariamente consistere in una congiunzione carnale. Infatti, qualsiasi attività diretta a eccitare e soddisfare la libidine sessuale del destinatario si configura come prestazione sessuale e integra prostituzione se è appositamente retribuita dal destinatario della medesima (Cass., sez. III, 8.10.2004, n. 45785). In tal caso gli spettatori hanno retribuito Mediaset aumentando l'audience d'ascolto.
Un' indagine di studenti.it ha fotografato in modo spietato una delle prime subdole degenerazioni sociali frutto anche  del berlusconismo, intendendo con questo anche la decennale promozione di disvalori sul  monopolio televisivo commerciale di Silvio Berlusconi: il culo della Belen e della Aida Yespica per dirlo senza mezze misure; in particolare il 30% dei giovani partecipanti al sondaggio ritiene la prostituzione un'alternativa possibile se mancano i soldi per studiare oppure un'occupazione. Sono sempre più i giovani che decidono di prostituirsi, principalmente in webcam, per far fronte al lavoro che non c'è, per pagarsi gli studi o semplicemente per potersi permettere il superfluo. Mostrarsi in webcam nudi ed assecondare le richieste di un pubblico pagante è diventata una valida alternativa per  giovani dalla libido facile che fuggono da lavoro sottopagati e dal precariato ma anche per chi ricerca una guadagno facile e veloce.

Aida Yespica su Canale 5
Negli anni del  dominio neotelevisivo del reality show in cui si enfatizza l'esibizione delle lacrime come presunto segno della verità dei sentimenti, è stato fomentato un giubilante giovanilismo in cui il corpo degli adolescenti è oggetto di un vero e proprio culto sociale e lo scatenamento della libido sessuale tipico della pubertà è incitato più che inibito dalla cultura dominante. I teenager  guardano al sesso con pragmatismo, lontani dal sogno di un amore romantico. Ragazzi e ragazze che, tra sbornie da weekend e serate in discoteca, si dedicano al cyber-bullying, tramite l'invio di e-mail e sms intimidatori e la diffusione in rete di video compromettenti. "Che farne dei vent'anni quando non sono più ciò che fugge ma ciò su cui il nostro desiderio, la nostra attenzione, il nostro rimpianto pervicacemente sostano? Come la mettiamo con la giovinezza, quando la giovinezza è tutto?" scrive il bravissimo Antonio Scurati in "Gli anni che non stiamo vivendo".
Inizialmente erano le veline che andavano in onda sempre più svestite durante Striscia la Notizia e che entravano mezze nude nelle case degli italiani, poi le letterine, le meteorine e così via in un vorticoso alludere alla sfrenatezza sessuale che ha trovato la propria apoteosi simbolica nello squallore delle notti di Arcore, in cui lo stesso proprietario delle Reti Mediaset sembra che esercitasse l'odierno Ius primae noctis o il Droit du seigneur su prostitute, aspiranti show-girl o deputate.
Che per aumentare gli ascolti sulle reti mediaset sia andata in onda una rappresentazione dell'idea della prostituzione non lo sostiene soltanto il sottoscritto; basta guardare questo trailer di Videocrazy - Basta apparire, un film documentario del 2009 diretto da Erik Gandini che ovviamente non vedremo mai sulle televisioni italiane.

Videocracy è un'analisi di come in Italia il potere della televisione influenzi comportamenti e scelte della popolazione, essendo essa la principale fonte di informazione per la quasi totalità delle persone. Gandini focalizza l'attenzione soprattutto sull'impero mediatico di Silvio Berlusconi e su come questo sia la fonte del suo potere politico. Il documentario non approfondisce la vicenda berlusconiana ma si evolve per suggestioni, evidenziando la penetrazione sociale dei valori promossi dalla televisione commerciale.

Alessia Marcuzzi, attuale presentatrice del Grande
Fratello, simula sesso orale con l’aiuto di un würstel
in prima serata su Italia 1 durante "Così fan tutte".
Il fenomeno sociale  drasticamente in aumento è quello della prostituzione virtuale come la vendita di prestazioni erotiche e sessuali tramite web cam, il cui pagamento avviene principalmente tramite carte prepagate. Il potere della televisione ha quindi influenzato comportamenti e scelte della popolazione, che vede quasi dieci milioni di italiani frequentare ed alimentare la prostituzione. Il sito di Cam 4 è solo una delle centinaia di piattaforme di live show dove avvengono tali esibizioni molto spesso dietro il compenso di cosiddette tips, gettoni virtuali dal valore di 0,01$, la nuova valuta monetaria del sesso online. Lo sa bene la Prof.ssa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati di Milano, che in un articolo così spiega la prostituzione virtuale di una ragazzina dodicenne: "Innanzitutto, perché una ragazzina così giovane comincia, di fatto, a prostituirsi “virtualmente”? Tra l’altro, senza nessuna percezione delle implicazioni morali del suo comportamento? Lo fa perché si diverte. Perché soddisfa il proprio bisogno di esibizionismo, oggi non solo lasciato a briglia sciolta, ma iperattivato dai modelli mediatici di riferimento. Lo fa perché ne trae una molteplice gratificazione narcisistica: perché diventa oggetto di desiderio, ma senza “sporcarsi” in contatti diretti; perché si consente il gusto della trasgressione più eccitante, usando addirittura i bagni della scuola come miniset fotografico; perché riesce a farsi pagare puntualmente dai suoi clienti d’immagini, e a comprarsi in piena autonomia i vestiti che le piacciono; perché ha scelto acquirenti non minacciosi e non rischiosi, in quanto coetanei e, probabilmente, più immaturi di lei. In scala ridotta, perché superminorenni, i protagonisti di questa storia agiscono paradossalmente rispettando ciascuno le regole del libero mercato: io ti vendo un prodottino che tu vuoi, e tu mi paghi subito quanto concordato. Punto. Tutti felici, tranne gli adulti. In un mondo plutocratico, ma qui dovremmo dire “scheicratico” (schei = denaro, ricchezza, in veneto), la ragazzina ha agito quello che respira nell’aria. L’importante è guadagnare. Tanto e subito. Possibilmente senza troppa fatica (questa è una novità, mutuata dal modello mediatico delle veline, rispetto al passato di durissimi lavoratori, tipico dei veneti)
Il mercato che allude alla prostituzione,
in cui troneggiano riviste di Gossip,
viene gestito tra gli altri da Alfonso Signorini,
Lele Mora, Febrizio Corona.

  Avendo ormai la società perso di vista quegli indispensabili anticorpi etici ed una conseguente capacità di legiferare in modo virtuoso, non rimane che chiedersi banalmente se tutto questo sia o meno legale. L'extrema ratio a cui appellarsi è oramai sempre la giustizia e ci si lamenta pure per la sua lentezza, proprio perchè intasata di istanze per incapacità del legislatore. “L’atto di prostituzione non implica di necessità la congiunzione carnale, comunque realizzata, o anche il solo contatto fisico tra i soggetti del rapporto, dovendosi invece far coincidere la relativa nozione con quella, assai più ampia, di prestazione sessuale a pagamento, qualificabile come tale ogni qual volta essa consista in comportamenti oggettivamente idonei a stimolare l’istinto sessuale del fruitore” (pronuncia della Suprema Corte del 3.6.2004, n. 36157). In tal senso segnalo un'altra pronuncia tendente a qualificare l'attività di prostituzione, quella posta in essere da delle ballerine di un locale notturno le quali, dietro il pagamento di un sovrapprezzo da parte dei clienti, si appartavano con questi per farli assistere da vicino allo spettacolo erotico. Sebbene non vi fosse, nemmeno in questo caso, nessun contatto fisico tra cliente e ballerina, la giurisprudenza configurava i delitti di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione (per approfondimento vedere Cass., sez. III, 12.2.2003, n. 13039). La volontà dimostrata dai giudici di porre un vero e proprio freno al dilagare del preoccupante fenomeno della mercificazione del proprio corpo a fine sessuale si scontra con una innarestabile penetrazione sociale dei valori promossi dalla televisione commerciale, che si riflettono conseguentemente in uso distorto di internet.
Nella puntata del terzo serale di Amici, un programma di Maria de Filippi in onda in prima serata su Canale 5 e visto da un pubblico molto giovane, il ballerino Josè Perez  ha indossato un perizoma ai limiti dello spogliarellismo. Sono talmente frequenti le immagini spinte in televisione che è difficile oramai tracciare un confine tra l'arte e la mera pornografia venduta per aumentare l'audience.

Migliaia di giovani fanno i casting Mediaset sperando di "farcela anche loro", di diventare famosi. A proposito del programma di Amici, così Antonio Scurati scrive in "Gli anni che non stiamo vivendo": "I ragazzi di Amici, gli aspiranti ballerini, cantanti, attori di questa scuola per celebrità, non saranno mai famosi. E non lo saranno perchè lo sono già. La fama non li attende in un futuro raggiunto a fatica grazie allo sviluppo dei loro personali talenti; li travolge nel presente in virtù di un meccanismo di pura e semplice visibilità mediatica. Il loro momento di fulgore non è il culmine di un'esistenza, di una carriere artistica, ma il riverbero abbagliante che si rimpiange per tutta una vita."
Maria de Filippi con il ballerino Vito Conversano. I giovani guardano al tempio televisivo ed alla moda come ad un oracolo, coltivando il valore del corpo, elevandolo ad un vero e proprio culto sociale; ecco quindi teenager para-anoressiche consacrate all'effimero. L'esempio da imitare è quello del ballerino che sappia contare soltanto fino ad otto; chi coltiva il proprio spirito studiando, chi riempie la propria anima attraverso la fatica dell'apprendimento scolastico ed universitario è uno sfigato, condannato alla precarietà.
Tecniche della tv commerciale pornografica

domenica 6 febbraio 2011

Hey you, surprised? More than surprised.


Il sabato sera mentre guido preferisco ascoltare la radio; la radio è imprevedibile rispetto alla tua scaletta di canzoni preferite che in qualche modo già ti piacciono; le canzoni poi, per quanto intramontabili, a furia di ascoltarle si rovinano; questo sabato sera quindi mi sono fatto sorprendere dalla canzone che ho riportata sopra, Childhood's End dei Marillon , un gruppo che ho scoperto esser nato nella bellissima Scozia visitata durante le vacanze di natale. La canzone mi ha stregato. La strofa che mi fa impazzire è questa: Hey you, surprised? More than surprised. La dedico a quegli amici che l'altro sabato mi hanno sopportato fino a tarda notte, quando pieno di hotels stravincevo a Monopoli festeggiandoli tutte le volte che tirando i dadi venivano a trovarmi nel mio bellissimo hotel a Parco della Vittoria; la dedico a chi era con me in macchina quando è arrivata questa bellissima canzone; la dedico a chi è in questo momento dall'altra parte del mondo e che aspetto a braccia aperte "Hey you, you've survived. Now you've arrived To be reborn in the shadow of the magpie"; la dedico a quell'amico che saluterò il prossimo sabato e che in questo momento è sotto profilassi perchè sta per partire per un safari in Kenya; per farla breve la dedico a quelle persone vere che mi vogliono veramente bene e che io porto sempre nel mio cuore; grinta, grinta e grinta.

31/12/2010 Alberto al Castello di Edinburgo

Childhood's End

And it was morning

And I found myself mourning,

For a childhood that I thought had disappeared

I looked out the window

And I saw a magpie in the rainbow, the rain had gone

I'm not alone, I turned to the mirror

I saw you, the child, that once loved


The child before they broke his heart

Our heart, the heart that I believed was lost


Hey you, surprised? More than surprised

To find the answers to the questions

Were always in your own eyes


Do you realise that you give it on back to her?

But that would only be retraced in all the problems that you ever knew

So untrue

For she's got to carry on with her life

And you've got to carry on with yours


So I see it's me, I can do anything

And I'm still the child

'Cos the only thing misplaced was direction

And I found direction

There is no childhood's end

You are my childhood friend, lead me on


Hey you, you've survived. Now you've arrived

To be reborn in the shadow of the magpie


Now you realise, that you've got to get out of here

You've found the leading light of destiny, burning in the ashes of your memory

You want to change the world

You'd resigned yourself to die a broken rebel

But that was looking backward

Now you've found the light


You, the child that once loved

The child before they broke his heart

Our heart, the heart that I believed was lost


So it's me I see, I can do anything.

I'm still the child

'Cos the only thing misplaced was direction

And I found direction

There is no childhood's end

I am your childhood friend, lead me on


La Fine dell’Infanzia

Ed era mattina

E mi ritrovai immerso nella tristezza

Per un infanzia che pensavo fosse sparita

Guardai fuori dalla finestra

E vidi una gazza nell’arcobaleno, la pioggia non c’era più

Non sono solo, mi girai verso lo specchio

Vidi te, il bambino, che una volta amava


Il bambino prima che gli rompessero il cuore

Il nostro cuore, il cuore che credevo fosse perduto


Ehi tu, sei sorpreso?

Più che sorpreso

Di trovare le risposte alle domande

Sono sempre state nei tuoi occhi


Ti rendi conto che gliela stai mandando indietro? (lost in translation)

Ma quello potrebbe essere rintracciato solamente in tutti i problemi che tu hai conosciuto

Così falso

Lei deve andare avanti con la sua vita

E tu con la tua


Ecco, vedo, sono io, posso fare qualunque cosa

E sono ancora il bambino

Perché l’unica cosa che è stata manomessa è la direzione

E ho trovato la direzione

Non c’è nessuna fine dell’infanzia

Tu sei il mio amico d’infanzia

Guidami


Ehi tu, sei sopravissuto.

Adesso sei arrivato

Per rinascere all’ombra della gazza


Adesso ti rendi conto che devi uscire da questo posto

Hai trovato la luce-guida del destino, brucia nelle ceneri della tua memoria

Vuoi cambiare il mondo

Vuoi rassegnarti a morire come un ribelle distrutto

Ma quello era solo un guardarsi indietro

Adesso hai trovato la luce


Tu, il bambino che una volta amava

Il bambino prima che gli rompessero il cuore

Il nostro cuore, il cuore che credevo fosse perduto


Ecco, vedo, sono io, posso fare qualunque cosa

E sono ancora il bambino

Perché l’unica cosa che è stata manomessa è la direzione

E ho trovato la direzione

Non c’è nessuna fine dell’infanzia

Tu sei il mio amico d’infanzia

Guidami

venerdì 4 febbraio 2011

Milioni di italiani che ...

Milioni di Italiani che.. non sanno più amare
Milioni di italiani che..se ne vanno. Che dall'Italia stiano emigrando verso paesi stranieri le persone di talento o con alta specializzazione professionale l'ho capito da tempo e sicuramente dal 9 marzo 2008 quando scrissi "ETH Zurigo: Politecnico di Zurigo dove il ricercatore è veramente il protagonista", dopo essere andato a trovare uno dei miei amici che stava svolgendo il proprio dottorato di ricerca. Anche il filmato che riporto qui sopra, lo devo ad una anima in fuga all'estero. In questo senso, entro sempre più in contatto con italiani all'estero che se ne sono andati senza guardarsi indietro. L'importo della borsa di studio per un dottorato di ricerca in Italia è nettamente inferiore rispetto ad altri paesi avanzati, pertanto i giovani ricercatori più brillanti trovano facilmente lavoro presso università e centri di ricerca stranieri, con livelli di retribuzione adeguati e soprattutto interessanti prospettive di ricerca e inserimento professionale. Per approfondire il fenomeno e affrontare l'entità della perdita che sopporta in tal senso il nostro paese, rimando ad un interessante articolo di Repubblica. Ma non voglio tediare questo articolo con la solita nenia che ricorda il danno irrimediabile che si provoca al progresso culturale, tecnologico ed economico di un paese quando ciò accade. Figlio mio lascia questo paese, ormai è un leitmotiv. Voglio invece riflettere sul fatto che molti giovani, ricercatori e non, stanno lasciando questo paese e che secondo la ricerca Eurispes 2011, il 50,9% della fascia 25-34 anni si trasferirebbe volentieri all'estero. Non credo che i giovani se ne vadano via soltanto per darsi maggiori chance ed opportunità, cavalcando una globalizzazione che ci vede oramai cittadini del mondo. Io credo che lo facciano anche perchè l'aria che si respira in Italia è diventata nauseante. Una sensazione palpabile. Hai la netta sensazione che in Italia un processo di involuzione culturale, di stagnazione ed ottundimento della coscienza, abbia riconsegnato il popolo italiano a quella mediocrità, che nella storia ha già visto fiorire prima la follia fascista e dopo alcuni decenni, classi politiche schifosamente corrotte. La colpa non è del capitano d'industria di turno senza scrupoli, Silvio Berlusconi; è la punta di un iceberg. Il problema è che costui è espressione di un popolo che non ne vuole sapere di unirsi intorno a quei valori fondanti una società virtuosa; gli italiani non coltivano più un  senso di condivisione ed appartenenza e non rincorrono neanche più principi di equità e solidarietà sociale o quell'amore per il bello che abbiamo conosciuto durante l'Umanesimo o il Rinascimento; ecco quindi tassi intollerabili di evasione fiscale in cui i più furbi fanno pagare le tasse ai più ingenui, 10 milioni di italiani che frequentano ed alimentano la prostituzione e quindi il malaffare che la circonda, decine e decine di italiani bigotti dediti patologicamente ai giochi d'azzardo ed alle lotterie milionarie, milioni di persone oramai spiritualmente ritardate che non leggono altro che le riviste scandalistiche di Alfonso Signorini, milioni di italiani che guardano incantati il sedere della Belen alimentando il culto della donna oggetto o che si mettono in fila ai casting dei programmi Mediaset per diventare "tronisti"o "famosi", milioni di italiani che si mettono al volante scambiando le strade per i circuiti della Formula 1 uccidendo il proprio prossimo, milioni di italiani che non vogliono affrontare i numeri dell'indebitamento pubblico, milioni di italiani che assumono sostante stupefacenti e che abusano dell'alcool, milioni di italiani che divorziano o tradiscono la propria compagna\o che però voterebbero contro il riconoscimento delle coppie di fatto, milioni di italiani ossessionati dai vestiti firmati e dalla moda effimera in una ricerca spasmodica dell'ottimismo consumistico e di falsi appagamenti, milioni di italiani incapaci di provare amore e desiderio, milioni di italiani che assumono farmaci e psicofarmaci come fossero caramelle in preda a stordimento, confusione, incubi, insonnia, irritabilità, ansia, aggressività, tensione, milioni di italiani incollati al televisore per rincorrere la cronaca più nera negli speciali morbosi di Bruno Vespa o Studio Aperto, milioni di persone che si emozionano davanti all'esibizione delle lacrime come presunto segno della verità dei sentimenti nei reality show, milioni di adolescenti in preda alla sfrenatezza sessuale e che mettono il proprio giovane corpo al centro di un vero e proprio culto sociale, milioni di italiani che vanno dai maghi e cartomanti a farsi predire il proprio futuromilioni di italiani che hanno adottato i modelli comportamentali mafiosi e sono dediti al compromesso, milioni di italiani che bestemmiano e usano il turpiloquio per sporcare le altrui conversazionimilioni di italiani che sfregiano di abusi edilizi il patrimonio paesaggistico, milioni di italiani prigionieri del tradizionalismo bigotto dei dogmi della Chiesa Cattolica, milioni di italiani dediti alla pornografia ed al sesso virtuale attraverso le videochat e le webcammilioni di italiani che costringerebbero Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro all'eterna sofferenza, milioni di italiani che votano Lega e Berlusconi e che credono che Emilio Fede possa considerarsi un giornalista.

lunedì 31 gennaio 2011

Amici e compagni di avventure, fino alla fine.


Sono scene molto forti, difficili da accettare e da mandare giù. Gli animali provano sentimenti molto forti. Ho già postato una storia di amicizia tra uomo ed animale che ha commosso il mondo ed anche la storia di Rochy, un pastore tedesco che ha percorso 600 km in cerca del proprio padrone. Nel filmato sopra, un cane rischia la propria vita per cercare di mettere in salvo la propria compagna o un compagno di avventure, probabilmente già morto dopo essere stato investito. Nel filmato sotto invece, un gatto non si da pace della morte improvvisa della propria compagna\o, anch'esso investito e cerca di svegliare quel corpo inanimato. Straziante. 

 

Tra le esperienze personali più belle, ho già raccontato di come mi son dato da fare assieme ai miei amici per sfamare una cucciolata di Border Collie sul Monte Baldo. Andare al supermercato e comprare sacchi e sacchi di croccantini e portarli a quelle creature che se le pappavano con gusto è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Tutte le volte contavo quella marea di cuccioli per paura che qualcuno non ce l'avesse fatta. Ho spazzolato orgogliosamente il pelo di quella cagna, che stressata dalla innumerevole cucciolata, sembrava non crederci. C'è un altro episodio che non dimenticherò mai; ero in Turchia, la stavo attraversando in macchina quando in una strada desolata lontanissima da luoghi abitati, ho incontrato una cagna molto magra e un cucciolo che camminavano a fianco della strada. Chiunque conosca la pietà si sarebbe fermato. La cagna era determinata, il volto carico di apprensione e lo sguardo fisso sull'orizzonte. Non avevamo che crackers, in macchina e li abbiamo buttati tutti in terra sperando che si sfamassero. Ma la diffidenza verso l'uomo malvagio che probabilmente in passato aveva indurito il carattere della cagna, non le ha permesso di fidarsi. Il cucciolo invece si avvicinava più coraggiosamente. La cagna ci guardava con uno sguardo assente e la sua unica volontà era quella di riprendere quel triste cammino lungo la strada. Per decine e decine di km non ci sarebbero stati luoghi abitati. Il senso di responsabilità di quella mamma, le imponeva di continuare e continuare, quel viaggio disperato della speranza. Ho ripreso il viaggio, portandoli con me nel mio cuore.

Tutto l'amore che ho


Se la vita non è eterna, allora prima o poi ci dobbiamo confrontare con la morte e con una dimensione in assenza di vita terrena. Cosa resta? Cosa è veramente eterno? Tutto l'amore che ho, è il primo singolo estratto da Ora, album di Jovanotti che è uscito il 25 gennaio 2011; è questo il senso di un video in cui Jovanotti non dispera di fronte alla violenza sulle strade, ai terroristi, agli animali feroci, ma anzi con il sorriso finale ricorda come nell'esistenza terrena l'esperienza più sublime è l'esperienza dell'essere amati.

giovedì 11 novembre 2010

Tu non sai più chi baci. La prostituzione del bacio.

Magritte - The lovers.
Conoscere chi baci è la premessa per poter provare un sentimento d'amore. Tu non sai più chi baci, perchè non stai più cercando un'anima di cui innamorarti perdutamente, ma hai come un foro di un proiettile che pensi di poter riempire a suon di slinguazzate banali che lasciano soltanto un retrogusto di colpevolezza e superficialità. Il bacio di Via col vento viene gettato al vento, in baci convulsivi che fanno seguito a pianti ed ad angoscie esistenziali, perchè quando baciamo e non proviamo amore, si spegne in noi qualcosa di profondamente magico per dar spazio a ciò che è fine a se stesso. La prostituzione del bacio, passa per la teoria banale che vorrebbe il bacio, addirittura a stampo nei programmi della televisione commerciale, quale strumento tattoriale per capire veramente l'affinità con il partner sconosciuto. La teoria della giustificazione del banale.

è solo un film e tu sei spettatatrice?
La verità è che esiste anche la prostituzione del bacio, al di là di qualsiasi giudizio morale. 10 milioni di italiani frequentano prostitute. 10 milioni di italiani non sanno pià cosa possa significare baciare per amore. Milioni di teenager bacino in webcam ogni giorno un partner diverso. Altri milioni di italiani bacerebbero in bocca Berlusconi in cambio dei 1000 euro della D'addario. Nessuno cerca più di chiudere la propria esistenza a testa alta, guardando la propria amata e dicendole "ho amato solo te, anche con quest'ultimo bacio. Il nostro bacio è per sempre". Per questo ci commoviamo e piangiamo come coccodrilli ipocriti davanti ai film. Chi teorizza l'amore eterno viene deriso. Non siamo in grado di diventare attori e protagonisti di una vita virtuosa. In una vita frenetica tormentata dal lavoro, dalla ricerca di un successo effimero personale, dalla cementificazione delle emozioni naturali, abbiamo dimenticato che la più bella esperienza di una vita terrena è l'esperienza dell'essere amati. Essere amati non da centinaia di bocche plastificate, ma da una ed una sola. Da quella più bella di tutte. Quella per la quale saremo in grado di morire e che quando baciamo, dallo sfarfallio dello stomaco alle stelle che girano, ci fa sentire perennemente in volo in questo mare che è la vita.

mercoledì 20 ottobre 2010

La storia di Devis in esplorazione

Poche persone sono in esplorazione. Le altre si sono perse per strada.
Il 20 Aprile 2010 dedicai un post a Devis ed al suo progetto di Ecovillaggio.
Ieri MTV, gli ha trasmesso lo speciale "La storia di Devis". Nel video si è parlato anche di Into the Wild.

sabato 9 ottobre 2010

Federico Aldrovandi ha vinto la sua battaglia grazie all'amore ed alla tenacia dei suoi genitori

Il 29 febbraio del 2008 mi ero unito anch'io convintamente alle migliaia di appelli alla Giustizia per Federico Aldrovandi chiedendo con forza un rinnovamento nelle polizia di stato italiana che ancora si deve affrancare del tutto dalla cultura arbitraria del manganello sfasciateste. Lo Stato ha riconosciuto, in un accordo tra le parti raggiunto all'inizio di Ottobre 2010, alla famiglia di Federico Aldrovandi, ragazzo ucciso a Ferrara durante un controllo di polizia il 25 settembre 2005, quasi due milioni di euro, ammettendo sostanzialmente la propria responsabilità, nelle persone di Paolo Forlani, Luca Pollastri, Enzo Pontani e Monica Segatto per aver ecceduto nel loro intervento, infierendo sul giovane in una colluttazione imprudente usando i manganelli che poi si sono rotti, ammanettandolo a pancia in giù con le mani dietro la schiena, posizione che avrebbe causato un'asfissia posturale.
Di questa storia rimarrà il ricordo per una giovane vita spezzata ed il coraggio e la grinta di due genitori che non hanno creduto alla versione fornita inizialmente dalla polizia ed hanno quindi cominciato a raccogliere prove e testimonianze arrivando a pubblicare in un blog su Kataweb le foto del figlio massacrato pur di rendere evidente l'ingiustizia.

mercoledì 22 settembre 2010

My Malta, mi riprendo l'estate.


Questa Estate mi deve ancora qualcosa. L'ho passata sui libri, salvo una settimana a Creta , tutta spesa dietro una ricerca che dovevo svolgere per conseguire un master universitario. My Malta, mi riprendo l'estate.
Si guida a sinistra.
Anche Malta, come Creta, è immersa nel mito. La vicina isola Gozo si pensa sia la leggendaria isola di Calypso citata nell’Odissea di Omero, un pacifico, mistico luogo remoto. Chiese barocche e fattorie in pietra tratteggiano il paesaggio. La Storia che pulsa ancora oggi nei templi megalitici di 5000 anni fa', che pare precedono perfino le piramidi egiziane di Giza, come nelle fortificazioni innalzate dai Cavalieri di San Giovanni nel 1500. Mamma mia sto arrivando. Dove dormire? Già il nome rilassa. Relax. L'ubicazione tra il mare aperto ed il tramonto in una baia è da infarto. Lo pronuncio con calma: Paradise Bay Resort Hotel Paradiseeeeeeee cosaaaaa?

Paradise Bay Resort Hotel
Paradise Bay Resort Hotel



Malta è stata lo sfondo per personaggi quali, Achille pie' veloce, Braccio di Ferro, il Conte di Montecristo e James Bond. La vicinissima isola Comino è stata il set cinematografico del Film "Laguna Blu", il film che da sempre ha agitato i sonni di quando eravamo adolescenti. Già, nell'esistenza terrena l'esperienza più sublime è l'esperienza dell'essere amati.

Nella foto l'immensa statua del Cristo nell'isola di Gozo. Malta la Cattolica, preparati a ballare con me.

domenica 19 settembre 2010

Kibera, baraccopoli di Nairobi, 1 milione di persone, l'85% malate di AIDS

Il testo che segue è tratto dal libro "Africa on the road" del giovanissimo esperto Vagabonding Fabio Miggiano, ideatore e autore del progetto di viaggio, ricerca e sensibilizzazione nel sud del mondo, di cui è testimonianza il portale web  http://www.africaontheroad.it/

Il sole in Africa sorge come un palla di fuoco lanciata in alto nel cielo. In un istante il buio della notte scompare e tutto si riempie di una luminosità accecante. È sempre emozionante osservare come la notte se ne vada in pochi minuti e le stradine di Riruta si risveglino. Un attimo prima la Kabira road è deserta e ancora coperta dal cielo stellato e da un silenzio irreale. Subito dopo appare il sole, la gente sbuca da ogni angolo del quartiere e in un battito di ciglia le strade si ripopolano: bimbi in divisa vanno a scuola, gente in giacca e cravatta va a lavorare negli uffici del centro, donne con taniche gialle corrono al pozzo a prende l’acqua o dietro un banchetto a mettere in fila pomodori, banane e manghi, giovani spingono carretti già carichi di merce da trasportare dall’altra parte del compound. A volte mi chiedo dove fossero tutti fino a qualche minuti prima. Dopo una colazione veloce lascio Kivuli. Qualche chilometro a piedi fino alla stazione dei bus. Strada di fango rosso, bancarelle piene di frutta, pesce secco e vestiti, gente che svolge le attività più disparate per tirare avanti, la musica che già dalle prime ore della giornata pervade le strade. Prendo un matatu diretto verso il centro. I matatu sono minibus che fungono da taxi, colmi all’inverosimile, con disegni accattivanti sulla carrozzeria e musica reggae o rap a tutto volume. Ci si ritrova schiacciati tra una ventina di persone, sballottati dalle buche profonde della strada che gli autisti percorrono a folle velocità.
Kibera, la baraccopoli.
 Scendo ad Adam’s , poche centinaia di metri da Kibera, la più grande baraccopoli di Nairobi e una delle più estese al mondo. A Kibera vivono circa 800 mila persone (ma molti dicono che si sia superato il milione) in baracche di fango e lamiera. Ci sono fogne a cielo aperto e nessun servizio sanitario e sociale. È una distesa impressionante di lamiere arrugginite, fino ai grattacieli del centro che s’intravedono tra la foschia e lo smog di questa città infinita. Nella bidonville il tasso di AIDS è elevatissimo, si pensa sia intorno all’85%, ed entrare nello slum di Kibera è come entrare in un tunnel senza uscita. Solo più tardi riuscirò a capire che l’uscita esiste.



Una delle prime persone che ho visto è Mama Esther, una donna sui 35/40 anni, anche se probabilmente la malattia la invecchia. Per arrivare alla sua baracca si cammina lungo una delle strade più larghe di Kibera e poi si svolta sulla destra. Non ci sono vie, non ci sono nomi, non ci sono numeri civici, non c'è nulla di nulla. Ad un certo punto ritrovo una serie di cortiletti uniti da piccoli viali, ed in mezzo le solite pareti di fango e lamiera delle case. Una tenda bianca nasconde l'interno buio della piccola stanza in cui Esther trascorre tutta la giornata. Entriamo, io ed Henry Mutuku, un ragazzo poco, più che ventenne che ho conosciuto questa mattina nei pressi della mia pensione. Lui sarà, la mia guida a Kibera ed è la prima volta che anche lui si spinge fin qua. Esther è li, e sussurra qualcosa da dietro la tenda a righe che ripara il letto. Nella camera ci sono: una vecchia poltroncina, una piccola lampada a cherosene e un fornelletto, qualche stoviglia buttata in una bacinella sotto il letto, un mucchio di lenzuola e alcuni vestiti di fianco al letto. La parete alle mie spalle è ricoperta da sacchi di plastica neri, due taniche vuote sono dietro Ia porta e una piccola finestra sula parete di fronte fa passare la poca luce che illumina l'ambiente. Il pavimento è di terra rossa e una borsa completamente impolverata è appesa a un muro. Ogni cosa sembra essere lì da tempo. La polvere ha ricoperto quasi tutto. In una caraffa sul comodino c'è un po' di porridge. Lo scaldiamo. Appena acceso, il fornelletto a cherosene riempie la stanza di un odore insopportabile, petrolio bruciato. L'aria si fa irrespirabile e i vapori della fiamma coprono tutti gli altri odori. Apro la porta per far correre un po' d'aria. Henry mi dice che vuole andare a riempire una tanica d'acqua. Avverte Esther e io resto a farle compagnia. Ha la voce esile, la vedo solo dal petto in su: il resto del corpo è nascosto dalla tenda. Non vuole toglierla perché dice che dietro è sporco. Rimane sdraiata, lo sguardo fisso nel vuoto, mi punta gli occhi solo un paio di volte per poi distoglierli immediatamente quando si accorge che anche io la guardo. I suoi occhi sono davvero tristi. Ha occhiaie profonde , un polso magrissimo e la pelle ruvida e secca. Mi sento un po’ a disagio. Provo ad usare le poche parole in swahili che conosco e cerco di percepire quello che mi vuole dire. Mi chiede come mi chiamo, mi dice che viene da Kakamega. Dopo qualche tentativo di parlare d’altro, rimaniamo entrambi in silenzio. Io la osservo. Lei, piano piano, chiude gli occhi. Mi guardo attorno. Mi stupisce uno dei calendari che c’è sul muro. È del 1999. C’è una foto di due giraffe con il Kilimnjaro sullo sfondo. Pensare che l’Africa sia anche quello, mentre mi trovo a Kibera, mi travolge. La bellezza e l’orrore dell’Africa stanno in quella baracca, in una foto e in una donna malata di AIDS sdraiata sul letto. Penso che abbia tenuto il calendario per sognare ogni tanto il posto da cui lei viene: Kakamega, la savana, gli animali, il suo villaggio.


Rientra Henry con la tanica piena d’acqua. Il porridge è ormai caldo, lo verso in una tazza mentre Henry lava i piatti. Le passo la tazza, lei ne prende un sorso e la posa velocemente sul comodino. Chiude gli occhi e si immobilizza. Rimango in silenzio. Quando Henry finisce di lavare i piatti decidiamo di andare via. Prima porgiamo una preghiera in swahili. Capisco solo quando incominciano a recitare il Padre Nostro e li seguo in italiano. Un Padre Nostro particolare, come sempre capita da queste parti. Mentre sono lì, penso a come possa esistere un Dio che permetta tutto ciò. Lei mi stringe la mano e sento la forza che solo la preghiera riesce ancora a darle, lezione che ricevo ogni giorno. Poi la saluto, le tendo la mano e la ringrazio, promettendole che tornerò. Henry mi spiega che da tempo cercano di convincerla a tornare al suo villaggio per due motivi. Il primo, perché avrebbe qualcuno vicino a lei (qui infatti non ha neanche un parente); e il secondo, perché i costi di sepoltura sarebbero nettamente inferiori. Perché ormai non c’è più nulla da fare. Al villaggio però non vuole tornare, non vuole che la sua gente la veda così. In campagna, soprattutto quando uno è malato di AIDS, le gente pensa che sia vittima di uno “Jin”, uno spirito cattivo, mandato da qualcuno. Ed è una disgrazia quando uno della propria famiglia è vittima di questi spiriti. Esther quindi preferisce morire, qua, sola, nella preghiera.
Fabio Miggiano a 21 anni ha attraversato tutta l'Africa. L'avventura è stata poi inscatolata in un portale web  http://www.africaontheroad.it/
 Il sole caldo che batte sulla lamiera dei tetti trasforma queste piccole camere in fornaci. L’odore forte di fango, residui di cibo, a volte d’urina rende il respiro affannoso, ma dopo un po’ ci si abitua. Il calore che continua a bruciare è quello delle persone come Esther, gente dallo stomaco di ferro, ma con un cuore d’oro. Gente che è capace di sorridere nonostante storie terribili alle spalle e le condizioni disumane in cui vive. Gente che ringrazia per il nulla materiale che possiede e per le fatiche che è costretta a sopportare. Gente che vive l’oggi senza pensare al domani e che, nonostante tutto, continua a sperare. Gente che ascolta musica rap e mangia hamburger, ma che è ancora molto legata alle proprie tradizioni. Joseph è un ragazzo burundese di diciotto anni, fuggito dal suo paese dopo aver visto uccidere il padre da un gruppo di guerriglieri e arruolatosi in seguito nell’esercito. Dopo qualche mese di dura vita militare nell’esercito tutsi, Joseph ha deciso di rifugiarsi in Kenya. A Nairobi è riuscito a trovare uno sponsor per una scuola e sta cercando di crearsi un futuro da rifugiato, con la consapevolezza di non poter più tornare nel suo paese. Maria (mi racconta una sua amica) era una donna congolese. Scappata dal suo villaggio perché credeva di essere vittima di un sortilegio inflittole da qualcuno geloso della sua bellezza, si è nascosta a Nairobi dove è morta tre settimane fa in una squallida baracca di Kibera, dopo aver accettato di essere malata di AIDS e non vittima di una maledizione. Caroline è una donna con la pelle scura come il carbone e un fisico robusto, nascosto sotto i coloratissimi tessuti a fiori. È madre di cinque figli e deve mantenerne altri tre, orfani di suo fratello. Sopravvive lavando gli indumenti per i vicini e facendo qualche lavoretto per loro. Suo marito l’ha abbandonata qualche anno fa, dopo che lei è rimasta incinta per la quinta volta. Nonostante tutto, è una persona piena di gioia e vitalità, ed è una delle donne più impegnate della parrocchia di Riruta. Ogni domenica va all’altare durante la Messa per ringraziare il Signore della vita che le ha donato.

Moses è un giovane masai: lobo dell’orecchio forato, come tradizione vuole, occhio con taglio orientale e pelle di un nero così profondo da ci si può perdere. È venuto a lavorare qui a Nairobi come guardiano notturno. Moses è innamorato di J., una ragazza attraente del suo villaggio, di cui porta sempre in tasca una foto ingiallita. Dice che rimarrà qui ancora per due o tre mesi, giusto il tempo per comprare le quattro mucche che gli servono per poter riscattare J. dai suoi genitori.


Victor è un ex bimbo di strada. Magro. Dimostra metà degli anni che ha, capelli rossicci carenti di melanina, sintomo della scarsa alimentazione che poteva permettersi con l’elemosina e qualche piccolo furto. Ora vive in una struttura di riabilitazione. Ha smesso di fare uso di colla. Va a scuola e ha da mangiare ogni giorno. Non parla volentieri dell’anno e mezzo che ha vissuto per strada. Adesso è felice. Sta imparando a scrivere e a leggere, anche se fa più fatica dei suoi compagni di classe.


Kibera, la baraccopoli.
Maryanne è una ragazza diciannovenne di Korogocho, una delle baraccopoli più violente di Nairobi. È bellissima, ha lineamenti raffinati, tipici dell’etnia nilotica, un fisico filiforme e il portamento elegante che si addice a una principessa. Lavora in centro. Per mantenere suo figlio vende “amore” ai clienti ricchi degli hotel della città. Orami è quasi un anno. Non ha mai terminato la scuola primaria perché è rimasta incinta a 14 anni. Non le piace il lavoro che fa. Vorrebbe un giorno trovare un buon impiego per mantenere dignitosamente lei e il suo piccolo. È ancora una bambina, ma i suoi occhi dimostrano il suo difficile e doloroso passato. Il mese prossimo dovrà sostenere un colloquio per un corso di taglio e cucito in una parrocchia della zona in cui vive. Dice che fra poco la sua vita cambierà.



Lazarus è volontario presso un’associazione che si occupa di assistenza ai malati di AIDS a Kibera. Non ha un altro lavoro e dedica tutto il tempo ai suoi pazienti. Una notte di metà gennaio, un incendio ha bruciato la sua baracca. Le uniche cose che è riuscito a salvare sono state il pigiama che aveva addosso e un paio di ciabatte infradito. Ha iniziato piano piano a ricomprarsi qualche vestito grazie all’aiuto di alcuni amici, senza mai smettere il suo lavoro a Kibera.

Di fronte alle storie di queste persone, la nostra fortuna è una evidente certezza, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Ogni sera mi addormento con un po’ di tristezza, pensando a tutte quelle vite appese a un filo, al dramma che si respira fra i più deboli, fra gli emarginati, degli emarginati, fra i poveri del Terzo Mondo. Ma nonostante tutto, riesco a superare i momenti tristi con la condivisione della sofferenza che incontro ogni giorno fra le strade di questo continente, e alla quale sto imparando a rispondere con le armi più potenti e sottili che l’uomo possieda, l’amore e il silenzio.

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