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giovedì 17 febbraio 2011

L'intercettore superveloce Gojira ferma la caccia sanguinaria alle balene. La migliore difesa ecologista è l'attacco.

Dalla loro parte il diritto naturale delle balene alla sopravvivenza. Dalla loro parte la legge internazionale. I nuovi ecopirati combattono nel giusto.

In Italia ci siamo abituati. Fatta la legge trovato l'inganno. Questo assunto era stato fatto proprio anche dalle baleniere giapponesi che, con la complicità delle autorità nipponiche, nonostante la caccia per scopi commerciali ai cetacei fosse vietata da una moratoria internazionale del 1986, continuavano in questi anni la mattanza dei cetacei nascondendosi dietro l'assurda ipocrisia della "ricerca scientifica". Le autorità di Tokyo affermavano che questa caccia facesse parte integrante della cultura nipponica e non disdegnavano che, nonostante i dichiarati fini di ricerca, la carne finisse sulla tavola dei giapponesi. Grazie all'attivismo a tenaglia dell'associazione di difesa dell'ambiente Sea Shepherd e alle pressioni diplomatiche di stati virtuosi come la Nuova Zelanda e l'Australia che hanno denunciato il Giappone al tribunale dell'Aia, il Giappone ha sospeso la caccia alle balene nell'Antartico (Fonte il Corriere della Sera 16/02/2011), di cui avevo già parlato in un post a fine 2007. Questo a mio avviso insegna che l'attivismo può cambiare la storia quando interpreta la difesa come attacco. L'immagine dell'intercettore superveloce Gojira credo renda perfettamente questa idea. Un ultimo aspetto. Mentre l'italietta si fa conoscere nel mondo per il bunga bunga, nazioni virtuose come la Nuova Zelanda e l'Australia si distinguono per stile e valori, dimostrando da sempre di essere popoli che non solo non possono conoscere la vergogna del fascismo e del berlusconismo italiano, ma sono interpreti della propria storia nella misura in cui rispettano il pianeta e gli animali che lo abitano.
L'intercettore superveloce Gojira (nome giapponese del mostro cinematografico Godzilla) dell'associazione Sea Shepherd che ha costretto il Giappone a sospendere la caccia alle balene. L'intercettatore  assieme ad altre barche d'appoggio facenti parte della flotta «ecopirata», si sono posti sulla scia delle quattro baleniere giapponesi ed in particolare della nave-mattatoio, l'ammiraglia Nisshin Maru, piazzandosi davanti allo scivolo a poppa e manovrando in modo tale da impedire alle navi arpionatrici l'azione. 


L'intercettore superveloce Gojira ha sostituito il Ady Gil, un trimarano da primato, concepito per l'ambizioso obiettivo di circumnavigare il globo con un mezzo a basso impatto ambientale, acquistato e ribattezzato Ady Gil dalla Sea Shepherd, organizzazione ambientalista non-profit, per operazioni di disturbo nei confronti della flotta nipponica di baleniere. Proprio durante una di queste operazioni, il 7 gennaio 2010, la Ady Gil é affondata in seguito ad una collisione con la baleniera giapponese MV Shōnan Maru 2.

mercoledì 9 febbraio 2011

Per alcuni decenni sulle reti Mediaset è andata in onda la rappresentazione dell'IDEA DELLA PROSTITUZIONE. Ed ora, con la crisi, i nostri figli si prostituiscono.

Aida Yespica si spoglia davanti a Mastella (Canale 5 il Bagaglino). Per anni sulle reti Mediaset è andata in onda la rappresentazione della prostituzione, intendendosi con questa qualsiasi prestazione sessuale effettuata dietro corrispettivo, senza che la prestazione sessuale debba necessariamente consistere in una congiunzione carnale. Infatti, qualsiasi attività diretta a eccitare e soddisfare la libidine sessuale del destinatario si configura come prestazione sessuale e integra prostituzione se è appositamente retribuita dal destinatario della medesima (Cass., sez. III, 8.10.2004, n. 45785). In tal caso gli spettatori hanno retribuito Mediaset aumentando l'audience d'ascolto.
Un' indagine di studenti.it ha fotografato in modo spietato una delle prime subdole degenerazioni sociali frutto anche  del berlusconismo, intendendo con questo anche la decennale promozione di disvalori sul  monopolio televisivo commerciale di Silvio Berlusconi: il culo della Belen e della Aida Yespica per dirlo senza mezze misure; in particolare il 30% dei giovani partecipanti al sondaggio ritiene la prostituzione un'alternativa possibile se mancano i soldi per studiare oppure un'occupazione. Sono sempre più i giovani che decidono di prostituirsi, principalmente in webcam, per far fronte al lavoro che non c'è, per pagarsi gli studi o semplicemente per potersi permettere il superfluo. Mostrarsi in webcam nudi ed assecondare le richieste di un pubblico pagante è diventata una valida alternativa per  giovani dalla libido facile che fuggono da lavoro sottopagati e dal precariato ma anche per chi ricerca una guadagno facile e veloce.

Aida Yespica su Canale 5
Negli anni del  dominio neotelevisivo del reality show in cui si enfatizza l'esibizione delle lacrime come presunto segno della verità dei sentimenti, è stato fomentato un giubilante giovanilismo in cui il corpo degli adolescenti è oggetto di un vero e proprio culto sociale e lo scatenamento della libido sessuale tipico della pubertà è incitato più che inibito dalla cultura dominante. I teenager  guardano al sesso con pragmatismo, lontani dal sogno di un amore romantico. Ragazzi e ragazze che, tra sbornie da weekend e serate in discoteca, si dedicano al cyber-bullying, tramite l'invio di e-mail e sms intimidatori e la diffusione in rete di video compromettenti. "Che farne dei vent'anni quando non sono più ciò che fugge ma ciò su cui il nostro desiderio, la nostra attenzione, il nostro rimpianto pervicacemente sostano? Come la mettiamo con la giovinezza, quando la giovinezza è tutto?" scrive il bravissimo Antonio Scurati in "Gli anni che non stiamo vivendo".
Inizialmente erano le veline che andavano in onda sempre più svestite durante Striscia la Notizia e che entravano mezze nude nelle case degli italiani, poi le letterine, le meteorine e così via in un vorticoso alludere alla sfrenatezza sessuale che ha trovato la propria apoteosi simbolica nello squallore delle notti di Arcore, in cui lo stesso proprietario delle Reti Mediaset sembra che esercitasse l'odierno Ius primae noctis o il Droit du seigneur su prostitute, aspiranti show-girl o deputate.
Che per aumentare gli ascolti sulle reti mediaset sia andata in onda una rappresentazione dell'idea della prostituzione non lo sostiene soltanto il sottoscritto; basta guardare questo trailer di Videocrazy - Basta apparire, un film documentario del 2009 diretto da Erik Gandini che ovviamente non vedremo mai sulle televisioni italiane.

Videocracy è un'analisi di come in Italia il potere della televisione influenzi comportamenti e scelte della popolazione, essendo essa la principale fonte di informazione per la quasi totalità delle persone. Gandini focalizza l'attenzione soprattutto sull'impero mediatico di Silvio Berlusconi e su come questo sia la fonte del suo potere politico. Il documentario non approfondisce la vicenda berlusconiana ma si evolve per suggestioni, evidenziando la penetrazione sociale dei valori promossi dalla televisione commerciale.

Alessia Marcuzzi, attuale presentatrice del Grande
Fratello, simula sesso orale con l’aiuto di un würstel
in prima serata su Italia 1 durante "Così fan tutte".
Il fenomeno sociale  drasticamente in aumento è quello della prostituzione virtuale come la vendita di prestazioni erotiche e sessuali tramite web cam, il cui pagamento avviene principalmente tramite carte prepagate. Il potere della televisione ha quindi influenzato comportamenti e scelte della popolazione, che vede quasi dieci milioni di italiani frequentare ed alimentare la prostituzione. Il sito di Cam 4 è solo una delle centinaia di piattaforme di live show dove avvengono tali esibizioni molto spesso dietro il compenso di cosiddette tips, gettoni virtuali dal valore di 0,01$, la nuova valuta monetaria del sesso online. Lo sa bene la Prof.ssa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati di Milano, che in un articolo così spiega la prostituzione virtuale di una ragazzina dodicenne: "Innanzitutto, perché una ragazzina così giovane comincia, di fatto, a prostituirsi “virtualmente”? Tra l’altro, senza nessuna percezione delle implicazioni morali del suo comportamento? Lo fa perché si diverte. Perché soddisfa il proprio bisogno di esibizionismo, oggi non solo lasciato a briglia sciolta, ma iperattivato dai modelli mediatici di riferimento. Lo fa perché ne trae una molteplice gratificazione narcisistica: perché diventa oggetto di desiderio, ma senza “sporcarsi” in contatti diretti; perché si consente il gusto della trasgressione più eccitante, usando addirittura i bagni della scuola come miniset fotografico; perché riesce a farsi pagare puntualmente dai suoi clienti d’immagini, e a comprarsi in piena autonomia i vestiti che le piacciono; perché ha scelto acquirenti non minacciosi e non rischiosi, in quanto coetanei e, probabilmente, più immaturi di lei. In scala ridotta, perché superminorenni, i protagonisti di questa storia agiscono paradossalmente rispettando ciascuno le regole del libero mercato: io ti vendo un prodottino che tu vuoi, e tu mi paghi subito quanto concordato. Punto. Tutti felici, tranne gli adulti. In un mondo plutocratico, ma qui dovremmo dire “scheicratico” (schei = denaro, ricchezza, in veneto), la ragazzina ha agito quello che respira nell’aria. L’importante è guadagnare. Tanto e subito. Possibilmente senza troppa fatica (questa è una novità, mutuata dal modello mediatico delle veline, rispetto al passato di durissimi lavoratori, tipico dei veneti)
Il mercato che allude alla prostituzione,
in cui troneggiano riviste di Gossip,
viene gestito tra gli altri da Alfonso Signorini,
Lele Mora, Febrizio Corona.

  Avendo ormai la società perso di vista quegli indispensabili anticorpi etici ed una conseguente capacità di legiferare in modo virtuoso, non rimane che chiedersi banalmente se tutto questo sia o meno legale. L'extrema ratio a cui appellarsi è oramai sempre la giustizia e ci si lamenta pure per la sua lentezza, proprio perchè intasata di istanze per incapacità del legislatore. “L’atto di prostituzione non implica di necessità la congiunzione carnale, comunque realizzata, o anche il solo contatto fisico tra i soggetti del rapporto, dovendosi invece far coincidere la relativa nozione con quella, assai più ampia, di prestazione sessuale a pagamento, qualificabile come tale ogni qual volta essa consista in comportamenti oggettivamente idonei a stimolare l’istinto sessuale del fruitore” (pronuncia della Suprema Corte del 3.6.2004, n. 36157). In tal senso segnalo un'altra pronuncia tendente a qualificare l'attività di prostituzione, quella posta in essere da delle ballerine di un locale notturno le quali, dietro il pagamento di un sovrapprezzo da parte dei clienti, si appartavano con questi per farli assistere da vicino allo spettacolo erotico. Sebbene non vi fosse, nemmeno in questo caso, nessun contatto fisico tra cliente e ballerina, la giurisprudenza configurava i delitti di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione (per approfondimento vedere Cass., sez. III, 12.2.2003, n. 13039). La volontà dimostrata dai giudici di porre un vero e proprio freno al dilagare del preoccupante fenomeno della mercificazione del proprio corpo a fine sessuale si scontra con una innarestabile penetrazione sociale dei valori promossi dalla televisione commerciale, che si riflettono conseguentemente in uso distorto di internet.
Nella puntata del terzo serale di Amici, un programma di Maria de Filippi in onda in prima serata su Canale 5 e visto da un pubblico molto giovane, il ballerino Josè Perez  ha indossato un perizoma ai limiti dello spogliarellismo. Sono talmente frequenti le immagini spinte in televisione che è difficile oramai tracciare un confine tra l'arte e la mera pornografia venduta per aumentare l'audience.

Migliaia di giovani fanno i casting Mediaset sperando di "farcela anche loro", di diventare famosi. A proposito del programma di Amici, così Antonio Scurati scrive in "Gli anni che non stiamo vivendo": "I ragazzi di Amici, gli aspiranti ballerini, cantanti, attori di questa scuola per celebrità, non saranno mai famosi. E non lo saranno perchè lo sono già. La fama non li attende in un futuro raggiunto a fatica grazie allo sviluppo dei loro personali talenti; li travolge nel presente in virtù di un meccanismo di pura e semplice visibilità mediatica. Il loro momento di fulgore non è il culmine di un'esistenza, di una carriere artistica, ma il riverbero abbagliante che si rimpiange per tutta una vita."
Maria de Filippi con il ballerino Vito Conversano. I giovani guardano al tempio televisivo ed alla moda come ad un oracolo, coltivando il valore del corpo, elevandolo ad un vero e proprio culto sociale; ecco quindi teenager para-anoressiche consacrate all'effimero. L'esempio da imitare è quello del ballerino che sappia contare soltanto fino ad otto; chi coltiva il proprio spirito studiando, chi riempie la propria anima attraverso la fatica dell'apprendimento scolastico ed universitario è uno sfigato, condannato alla precarietà.
Tecniche della tv commerciale pornografica

venerdì 4 febbraio 2011

Milioni di italiani che ...

Milioni di Italiani che.. non sanno più amare
Milioni di italiani che..se ne vanno. Che dall'Italia stiano emigrando verso paesi stranieri le persone di talento o con alta specializzazione professionale l'ho capito da tempo e sicuramente dal 9 marzo 2008 quando scrissi "ETH Zurigo: Politecnico di Zurigo dove il ricercatore è veramente il protagonista", dopo essere andato a trovare uno dei miei amici che stava svolgendo il proprio dottorato di ricerca. Anche il filmato che riporto qui sopra, lo devo ad una anima in fuga all'estero. In questo senso, entro sempre più in contatto con italiani all'estero che se ne sono andati senza guardarsi indietro. L'importo della borsa di studio per un dottorato di ricerca in Italia è nettamente inferiore rispetto ad altri paesi avanzati, pertanto i giovani ricercatori più brillanti trovano facilmente lavoro presso università e centri di ricerca stranieri, con livelli di retribuzione adeguati e soprattutto interessanti prospettive di ricerca e inserimento professionale. Per approfondire il fenomeno e affrontare l'entità della perdita che sopporta in tal senso il nostro paese, rimando ad un interessante articolo di Repubblica. Ma non voglio tediare questo articolo con la solita nenia che ricorda il danno irrimediabile che si provoca al progresso culturale, tecnologico ed economico di un paese quando ciò accade. Figlio mio lascia questo paese, ormai è un leitmotiv. Voglio invece riflettere sul fatto che molti giovani, ricercatori e non, stanno lasciando questo paese e che secondo la ricerca Eurispes 2011, il 50,9% della fascia 25-34 anni si trasferirebbe volentieri all'estero. Non credo che i giovani se ne vadano via soltanto per darsi maggiori chance ed opportunità, cavalcando una globalizzazione che ci vede oramai cittadini del mondo. Io credo che lo facciano anche perchè l'aria che si respira in Italia è diventata nauseante. Una sensazione palpabile. Hai la netta sensazione che in Italia un processo di involuzione culturale, di stagnazione ed ottundimento della coscienza, abbia riconsegnato il popolo italiano a quella mediocrità, che nella storia ha già visto fiorire prima la follia fascista e dopo alcuni decenni, classi politiche schifosamente corrotte. La colpa non è del capitano d'industria di turno senza scrupoli, Silvio Berlusconi; è la punta di un iceberg. Il problema è che costui è espressione di un popolo che non ne vuole sapere di unirsi intorno a quei valori fondanti una società virtuosa; gli italiani non coltivano più un  senso di condivisione ed appartenenza e non rincorrono neanche più principi di equità e solidarietà sociale o quell'amore per il bello che abbiamo conosciuto durante l'Umanesimo o il Rinascimento; ecco quindi tassi intollerabili di evasione fiscale in cui i più furbi fanno pagare le tasse ai più ingenui, 10 milioni di italiani che frequentano ed alimentano la prostituzione e quindi il malaffare che la circonda, decine e decine di italiani bigotti dediti patologicamente ai giochi d'azzardo ed alle lotterie milionarie, milioni di persone oramai spiritualmente ritardate che non leggono altro che le riviste scandalistiche di Alfonso Signorini, milioni di italiani che guardano incantati il sedere della Belen alimentando il culto della donna oggetto o che si mettono in fila ai casting dei programmi Mediaset per diventare "tronisti"o "famosi", milioni di italiani che si mettono al volante scambiando le strade per i circuiti della Formula 1 uccidendo il proprio prossimo, milioni di italiani che non vogliono affrontare i numeri dell'indebitamento pubblico, milioni di italiani che assumono sostante stupefacenti e che abusano dell'alcool, milioni di italiani che divorziano o tradiscono la propria compagna\o che però voterebbero contro il riconoscimento delle coppie di fatto, milioni di italiani ossessionati dai vestiti firmati e dalla moda effimera in una ricerca spasmodica dell'ottimismo consumistico e di falsi appagamenti, milioni di italiani incapaci di provare amore e desiderio, milioni di italiani che assumono farmaci e psicofarmaci come fossero caramelle in preda a stordimento, confusione, incubi, insonnia, irritabilità, ansia, aggressività, tensione, milioni di italiani incollati al televisore per rincorrere la cronaca più nera negli speciali morbosi di Bruno Vespa o Studio Aperto, milioni di persone che si emozionano davanti all'esibizione delle lacrime come presunto segno della verità dei sentimenti nei reality show, milioni di adolescenti in preda alla sfrenatezza sessuale e che mettono il proprio giovane corpo al centro di un vero e proprio culto sociale, milioni di italiani che vanno dai maghi e cartomanti a farsi predire il proprio futuromilioni di italiani che hanno adottato i modelli comportamentali mafiosi e sono dediti al compromesso, milioni di italiani che bestemmiano e usano il turpiloquio per sporcare le altrui conversazionimilioni di italiani che sfregiano di abusi edilizi il patrimonio paesaggistico, milioni di italiani prigionieri del tradizionalismo bigotto dei dogmi della Chiesa Cattolica, milioni di italiani dediti alla pornografia ed al sesso virtuale attraverso le videochat e le webcammilioni di italiani che costringerebbero Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro all'eterna sofferenza, milioni di italiani che votano Lega e Berlusconi e che credono che Emilio Fede possa considerarsi un giornalista.

lunedì 24 gennaio 2011

Jack London: Il Vagabondo delle stelle

Nel libro Il Vagabondo delle Stelle, Jack London, veleggiando nel cosmo della vita, narra degli eventi storici realmente accaduti, tra questi la storia di Daniel Foss,  che fu l'unica persona a salvarsi del brigantino The Negociator di Alessandria, affondato nell' Oceano Pacifico il 26 Novembre 1811 e che visse tra indicibili sofferenze per cinque anni su un isolotto di scogli di pochi metri quadri, cibandosi della carne cruda delle foche e bevendo acqua piovana, prima di essere avvistato da una nave di passaggio, la U.S.S. Neptune.
Ho eletto da molto tempo Jack London quale mio scrittore preferito. Gli devo la lettura di Zanna Bianca e Il richiamo della foresta, letti durante la mia infanzia. Scusate se è poco. Ora sono all'ultimo romanzo dello scrittore, Il Vagabondo delle stelle (titolo originale The Star Rover). Si dice che Jack London durante la sua vita assumesse delle droghe ed un passaggio profetico del libro così recita "Sono certo che fanno così pure quelli che scrivono romanzi. Si drogano e la loro fantasia va a mille giri". Jack London nel libro si scaglia contro la brutalità della vita carceraria, contro il codice penale della California e quindi contro la pena di morte ed in particolare l'impiccagione e lo fa a suo dire nel 1913. Jack London conobbe il carcere solo per pochi giorni e scrisse questo romano d'evasione in cui c'è proprio tutto: crudo realismo, denuncia sociale e l'avventura. Sono sue parole queste parole scritte nere su bianco nel libro: "non mi sono mai imbattuto in una crudeltà più terribile del sistema carcerario di oggi". Ed ancora: "No, non ho alcun rispetto per la pena di morte. Si tratta di un'azione sporca, che non degrada soli i cani da forca pagati per compierla ma anche la comunità sociale che la tollera, la sostiene con il voto e paga tasse specifiche per farla mettere in atto. La pena di morte è un atto stupido, idiota, orribilmente privo di scientificità". Ascoltate la sua perorazione contro la pena di morte per impiccagione: "Se il collo della vittima si spezza in virtù del perfetto funzionamento del nodo scorsoio e della botola, nonché in virtù del calcolo perfetto della lunghezza  della corda in rapporto al peso della vittima, perchè mai si legano le braccia del condannato?" Insomma lo scrittore, si chiede come mai al condannato vengano legate le braccia, visto che i fautori dell'impiccagione sostengono che il reo muoia istantaneamente. Per evitare che il condannato allenti il nodo nel disperato tentativo di respirare. La perorazione continua: "C'è un'altra domanda che voglio porre  ai pacifici e rispettabili membri della società, la cui anima non ha mai sfiorato le fiamme dell'inferno: perchè, prima di aprirgli la botola sotto ai piedi, al condannato si cala un cappuccio nero sulla testa?" Per evitare che si scorga l'orrore sui volti delle vittime che non muoiono immediatamente. "Non sarà, cari i miei rispettabili concittadini, che questi cani da forca, questi vostri cani da forca hanno paura di vedere sui volti delle vittime i segni terribili di quell'orrore di cui si macchiano al vostro posto, su mandato nostro e vostro?" Queste domande Jack London dice di farle proprio a coloro che dicono di essere seguaci di Cristo.

Non ho versato lacrime quando il 30 dicembre 2006 Saddam Hussein è stato impiccato per crimini contro l'umanità, ma ho colto una illogicità manifesta nel condannarlo a morte per crimini contro l'umanità, giustiziandolo con l' impiccagione. La pena di morte non è una pena. Si contesta l'omicidio per commetterne un altro, egualmente arbitrario.
La tortuna della cella d'isolamento, la fame, la sete, le percosse da parte di secondini perfidi e vendicativi disegnano perfettamente quella condizione, che per certi versi persiste nel nostro attuale sistema carcerario sotto la veste dell'sovraffollamento carcerario. In otto in una stanza da due. Anche nelle carceri si costruisce in altezza, nell'epoca dei letti a castello. Una condizione a cui non ha potuto sopravvivere una foglia debolissima e già priva di linfa vitale, Stefano Cucchi.  
Una immagine può essere scioccante, ma non può esserlo più della verità nuda e cruda. Queste sono le foto scattate al cadavere di Stefano Cucchi, tossicodipendente con altre patologie finito nel sistema carcerario con l'accusa di spaccio. Il volto tumefatto, un occhio rientrato, la mascella fratturata. Pubblicare queste foto come quelle di Federico Aldovrandi è l'unico modo per gridare la verità, di fronte alle mistificazioni di vergognosi politici, uno per tutti nella vicenda Carlo Giovanardi, che disse che Stefano Cucchi era morto perchè "anoressico, drogato e sieropositivo". L'ipocrita grida scandalizzato alla pubblicazione di queste foto, non alle parole di questo pseudo onorevole Giovanardi. Quella di Stefano è innanzitutto una storia di diritti negati che si è consumata in appena una settimana. Se la droga è già una condanna, trova la propria apoteosi nell'attuale sistema carcerario.
Secondo i magistrati della procura di Roma, la morte di Stefano Cucchi sarebbe conseguente all' «abbandono di persona incapace»: questo profilerebbe una accusa nei confronti dei medici e infermieri del Pertini, più grave dell'omicidio colposo, sanzionabile fino ad 8 anni di reclusione mentre il colposo è cinque anni. Nel capo di imputazione i pm scrivono che i medici e gli infermieri in servizio dal 18 ottobre al 22 ottobre dello scorso anno «abbandonavano Stefano Cucchi del quale dovevano avere cura» in quanto «incapace di provvedere a se stesso». In particolare il giovane «era affetto da politraumatismo acuto, con bradicardia grave e marcata, alterazione dei parametri epatici» e «segni di insufficienza renale». Una situazione, secondo i magistrati, che lo poneva «in uno stato di pericolo di vita» e che quindi «esigeva il pieno attivarsi dei sanitari» che invece «omettevano di adottare i più elementari presidi terapeutici e di assistenza che nel caso di specie apparivano doverosi e tecnicamente di semplice esecuzione e adottabilità e non comportavano particolari difficoltà di attuazione essendo peraltro certamente idonei a evitare il decesso del paziente» (Fonte Corriere)

La schiena di Stefano Cucchi fratturata all’altezza del coccige.

Torno ad occuparmi strettamente del libro, anche se è proprio leggendolo che ho pensato al caso di Stefano Cucchi.  Jack London è un genio nel cercare di trasmettere con rabbia a quelli che chiama "suoi concittadini, immersi negli agi" la sordità del sistema carcerario, una insensibilità e indifferenza, dove non entra l'amore vero di Gesù. La tortura crea il vagabondo tra le stelle. In particolare nel libro la sofferenza la induce l'utilizzo della camicia di forza sui detenuti. La sofferenza spinge il vagabondo a camminare tra le stelle in cerca delle formule del cosmo, degli arcani segreti dell'universo, il sapere infinito. La tortura del regime carcerario spinge all'orgia dell'immaginazione, simile a quella che gli uomini sperimentano nei sogni indotti da una droga, o nel delirio, o in uno stato di pura e semplice sonnolenza. Ora vi cito il passo più bello del libro "È la vita a costituire l'unica realtà e il vero mistero. La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. Lo so. Io sono la vita. Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi. Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente ho abitato. [...] La materia è la grande illusione. La materia, cioè, si manifesta nella forma e la forma è un fantasma. [...] Lo spirito è l'unica realtà destinata a durare. Io sono spirito, e sono io che duro." Ed ancora: "La mente...solo la mente sopravvive. La materia fluisce, si solidifica, fluisce di nuovo, le forme che essa assume sono sempre nuove. Poi di disintegrano in quel nulla eterno donde non vi è ritorno.[...] lo spirito è indistruttibile."


Un video dove ho recitato il passo appena proposto di Jack London.
Il Vagabondo delle stelle è ambientato per la maggior parte della propria narrazione nel penitenziario di stato di San Quintino, a Point Quentin in California, a nord della città di San Francisco.

Scrive Jack London: "Pativamo sofferenze atroci. Le nostre guardie, che è come dire i vostri cani da guardia, cari i miei concittadini, erano degli autentici bruti. L'ambiente in cui vivevamo faceva ribrezzo, il cibo era sporco, monotono, poco nutriente. Solo degli essere umani potevano sopravvivere, per mera forza di volontà, ad una dieta così sbilanciata." La critica dello scrittore al sistema carcerario è spesso ironica e pungente "Le celle di isolamente non sono riscaldate: sarebbe davvero immorale proteggere i detenuti dall'inclemenza degli elementi."
Nel libro la singola vita di una persona viene collocata all'interno di un processo più ampio e metafisico dell'intera umanità: "Come avviene per qualsiasi essere vivente, anch'io sono il risultato di un processo di crescita. Non ho avuto inizio quando sono nato o, addirittura, nel momento in cui sono stato concepito. La mia crescita ed il mio sviluppo sono l'esito di un numero incalcolabile di millenni. Tutte le esperienze fatte nel corso di queste e di infinite altre esistenze hanno per gradi dato forma a quell'insieme - possiamo chiamarlo anima o spirito - che è il mio io. Non capite? Io sono tutte queste vite. La materia non ricorda, lo spirito sì. Ed il mio spirito altro non è che la memoria delle mie infinite incarnazioni." Per Jack London "ognuno di noi, ogni essere umano che oggi abiti il pianeta, reca effettivamente dentro di sé la storia immarcescibile della vita fin dal momento in cui essa ebbe inizio. È una storia scritta  nei tessuti e nelle ossa, in funzioni e organi, nelle cellule cerebrali e nello spirito, in tutta una serie di bisogni ed impulsi atavici che attengono tanto al mondo fisico che a quello psichico."


Jack London, 1902 circa.
Lo scrittore ammonisce il lettore nel non dimenticare ciò che è stato: "Sono io quell'uomo, ne sono il risultato, ne sono il compendio, sono il bipede implume che venne su dal fango, creando l'amore e la legge dall'anarchia di quella feconda esistenza che nella giungla lanciava le sue grida e le sue urla. Sono io tutto ciò che quell'uomo era e quanto divenne in seguito. Mi vedo mentre passo con dolore da una generazione all'altra, cacciando e uccidendo pesci e selvaggina, creando campi là dove c'era la foresta, mi vedo mentre fabbrico rozzi utensili di pietra e di osso, costruisco case di legno, copro i tetti con foglie e paglia, trasformo erbe e radici selvatiche nei precursori del riso, del miglio, del grano, dell'orzo e di altri cibi squisiti, imparo ad arare il suolo, a seminare, a fare il raccolto, a immagazzinare, a utilizzare le fibre delle piante e a trasformarle in fili per tesserne indumenti, sì, mi vedo mentre metto a punto sistemi di irrigazione, o lavoro i metalli, apro vie al commercio e mercati, costruisco imbarcazioni, individuo rotte di navigazione, mi vedo mentre organizzo la vita di un villaggio, poi unisco un villaggio all'altro fino a formare singole tribù, poi unisco una tribù all'altra fino a farle divenire nazioni, sempre teso alla ricerca delle leggi che governano le cose e dando agli essere umani leggi che consentono loro di vivere insieme e in amicizia e così uniti configgere e distruggere tutte le creature viscide, urlanti e striscianti che potrebbero distruggerli."
Jack London elegge inoltre l'amore quale esperienza più sublime della vita: "Ciò nonostante, se rifletto su tutto questo con animo sereno, giungo alla conclusione che la cosa più importante di tutta la vita, di tutte le vite, per me e per tutti gli uomini, fino a quando le stelle si sposteranno nel firmamento e non si arresterà il continuo mutamento dei cieli, è stata, è e sarà la donna, più importante di ogni nostra fatica o impresa, più grande d'ogni parto della fantasia e dell'invenzione, più grande di qualsiasi battaglia, di qualsiasi osservazione delle stelle, più grande di qualsiasi mistero..la cosa più grande di tutte è stata la donna. [...] Stretto tra le sue braccia ho dimenticato le stelle. [...] E posso affermare, in conclusione, che non ho mai conosciuto follia più dolce e intensa di perdermi nella bellezza e nel profumato oblio dei suoi capelli. [...] Le stelle possono mutare il loro corso, i cieli possono trarci in inganno, ma la Donna resta per sempre, splendente di luce, eterna, come me, al di là di ogni maschera e di ogni avventura, l'uomo unico, il suo compagno."



Il cottage dove Jack London risiedeva e scrisse tra il 1905 e l'anno della sua morte il 1916. Si trova tuttora in California, nella valle di Sonoma che lo scrittore scelse per i suoi paesaggi incantati. La proprietà di Jack London e della sua fedele compagna Charmian, chiamata anche Beauty Ranch, era articolata in diverse casette inserite in un contesto amenico ed un laghetto; ora la proprietà è un parco protetto su esplicita volontà della moglie Charmian che volle che venisse preservata in memoria di Jack London e dei suoi lavori: il "Jack London State Historic". Il sito web ufficiale del parco è il seguente  http://www.parks.ca.gov/?page_id=478 ; “All I wanted,” disse Jack London, “was a quiet place in the country to write and loaf in and get out of Nature that something which we all need, only the most of us don’t know it.Tra le casette richiamate, si erigono anche le affascinanti e misteriose rovine di quello che fu la casa sogno di Jack London e della moglie Charmian (London's dream house), purtroppo distruttasi in un incendio nel 1913:  WOLF HOUSE
Le rovine della Casa del Lupo di Jack London immersa negli eucalipti. La sua casa sogno. Jack London scrive nel Vagabondo delle stelle: "Ho davanti agli occhi la fattoria dei miei sogni, alla quale vorrei tanto potermi dedicare per una intera esistenza. La mia fattoria! I prati di erba medica, il florido bestiame Jersey, gli alti pascoli, e ancora più su le capre d'angora che brucano i cespugli, dissodando il terreno!"
Il vagabondo delle stelle termina con queste parole "la morte non esiste, la vita è spirito, e lo spirito non può morire. [...] Solo lo spirito, nella sua ascesa verso la luce, resiste e continua a screscere su se stesso in virtù di successive e infinite incarnazioni. Che cosa sarò quando tornerò a vivere? Chissà. Chissà..."

Questo è un libro da leggere. Questo libro non ha eguali nella letteratura. Potrei giurare che sia il libro più bello che abbia mai letto, ma farei un torto ad altre intense emozioni; c'è una cosa che voglio dire prima di chiudere questo post; mi sono ritrovato nel libro quando Jack London racconta di come si sperimentano i sogni "Si, il fascino di questi sogni stava proprio nel loro essere in successione ordinata. [...] Una vera delizia, quando puoi fare tutto così, come la frustrazione di non ricordare da svegli i particolari minuti." Anche a me tanti anni fa', durante l'infanzia, capitava di fare un sogno ricorrente in cui delle forme geometriche si incastravano perfettamente in un mondo parallelo, che badate bene non era il tetris. Sperimentavo un viaggio piacevole in un mondo ordinato, di cui al risveglio ricordavo solo la beatitudine di così tanta perfezione. Probabilmente durante la notte la nostra materia grigia mette ordine all'entropia del giorno. O chissà...chissà.

venerdì 24 dicembre 2010

Il Vittorioso: nel "gioco delle copie" ha molti clienti, il peggio della borghesia italiana

Ho appena finito di leggere il Vittorioso. Arrivato alla quinta edizione in pochi giorni, non ho resistito. Leggibile e devo dire complessivamente piacevole. Il libro, che dà ampia voce ad uno dei giornalisti più discussi e controversi, proietta il lettore nell'ennesimo  mondo autoreferenziale, percorso continuamente dal brivido della vendita e dal "gioco delle copie"; in questo gioco, ecco comparire anche la moglie di Stefano Lorenzetto, indispettita per la mancata pubblicazione sul Il Giornale, dove lavora il marito, della notizia della nascita del loro secondogenito. Stefano Lorenzetto a quel punto, dodici mesi dopo la nascita, si prese una sorta di "rivincita" comprando sullo stesso giornale una inserzione a pagamento in cui si festeggiava il figlio di un anno. Questo episodio è la spia di come in determinati ambienti, come le redazioni dei giornali, si creino dei mondi paralleli autoreferenziali, dove a furia di coltivare il proprio Ego e di sentirsi degli Dei, diventa una questione di vita e di morte che un giornale riporti la notizia della nascita del figlio di un proprio dipendente. Chi se ne frega.
"Bisogna che ci inventiamo qualcosa" sospirava Vittorio Feltri, ossessionato dal grafico delle vendite. Vendere, vendere, vendere. A me non pare un gioco delle copie ma piuttosto una malattia delle copie.
Stefano Lorenzetto scrive: "La spregiudicatezza di Feltri nel fare i giornali l'ho sempre vista coniugata a un fiuto eccezionale per i fatti destinati a diventare eventi e a una cavalleresca noncuranza per le convenienze di schiaramento. Quello che sente di dover fare, fa. Non gl'importa nulla dell'editore, del Palazzo, del costume prevalente, del giudizio dei colleghi: il suo pensiero fisso è rivolto solo al lettore, il suo unico padrone."
Ma io allora mi chiedo; se Maurizio Costanzo negli ultimi sussulti della sua carriera di giornalista creava alla domenica delle arene dove si potessero insultare ed aggredire i concorrenti del Grande Fratello, ottenendo quel "picco" d'ascolto che lo potesse appagare e farlo bofonchiare compiaciuto, non è che quella che il Lorenzetto chiama "spregiuticatezza di Feltri" altro non sia che la solita tecnica aggressiva, mistificatrice e volgare, per creare quella violenza,  quello spernacchiamento nella titolazione, che piace da sempre ai lettori frustrati e che è funzionale solo ad aumentare le vendite a discapito della propria deontologia professionale e di una qualche ricerca di verità e virtù?  A Feltri piace definirsi in "bega con mezzo mondo" e lui stesso riferendosi ai bilanci risanati, ammette che "per sistemare i conti devi fare del male". Sono parole di Vittorio Feltri: "Ho giocato sporco, lo ammetto" riferendosi all'utilizzo di videocassette porno di Moana Pozzi per aumentare la tiratura delle copie. Sono le stesse persone che in Italia hanno il coraggio di indignarsi per le violenze createsi durante i movimenti studenteschi. Per aumentare le vendite del suo giornale Vittorio Feltri deve a suo dire fare male, gli studenti per riprendersi un futuro, a loro negato, non dovrebbero fare male.
Ecco, inoltre il conio di nuovi concetti, quali il killeraggio mediatico ed il dossieraggio. In fondo Vittorio Feltri guadagna sul venduto. A furia di calunniare arriva a guadagnare 750.000 euro lordi l'anno. Addirittura Belpietro, arriva a dichiarare pubblicamente di aver detto battute al vetriolo attribuibili in verità a Vittorio Feltri, vedi il caso del trattamento riservato al giornalista Lucio Lami; è la gara di chi si sente orgoglioso e vuole rivendicare di essere stato il primo a gettare merda, invece che inchiostro. Io ci vedo solo la vergogna di una parte del giornalismo italiano.
Vittorio Feltri ha in comune con Berlusconi quella semplicissima e banale teoria politica che vedrebbe Mani Pulite aver deliberatamene sbaragliato il pentapartito per lasciare volutamente ai comunisti la strada libera per vincere le elezioni, per mancanza di avversari. Entrambi asseriscono che in quel frangente, Berlusconi scese in campo per salvare la democrazia. Imbarazzante in seguito il trattamento del Il Giornale di Vittorio Feltri nei riguardi di Antonio Di Pietro, fino alle scuse ed alla transazione finanziaria, episodi che mineranno per un breve periodo il rapporto tra Vittorio Feltri ed Il Giornale della famiglia Berlusconi.
Mi son trovato d'accordo con Vittorio Feltri soltanto quando asserisce che al giorno d'oggi chiunque vada a comprare il giornale all'edicola ha la sensazione d'avere fra le mani il quotidiano di due giorni prima, talmente ormai le persone sono bombardate da notizie in tempo reale. Condivido il suo essere un animalista convinto. Per il resto, aveva ragione Indro Montanelli a dire "Feltri asseconda il peggio della borghesia italiana. Sfido che trova i clienti." Già, uno che tiene un busto di Benito Mussolini nel suo ufficio, non può che assecondare il peggio della borghesia italiana.

Montanelli e Feltri a confronto.

giovedì 2 dicembre 2010

questa è la mia fede: su questa giudicherete l'opera mia


Sono nella vita dei popoli, come in quella degli individui, momenti solenni, supremi, nei quali si decidono le sorti di un lungo avvenire, quando tra due vie schiuse al moto, tra due insegnamenti, tra due principii diversi, la nazione oscilla incerta nella scelta e cerca una norma alla propria azione. Allora ogni uomo ha diritto di chiedere all'altro: in che credi? e a ogni uomo corre debito di rispondere: questa è la mia fede: su questa giudicherete l'opera mia. [...] L'Italia è oggi in uno di questi momenti. Il fermento è universale in Italia; ma senza intento determinato, senza unità di credenza intorno alla via da tenersi, prorompe in sommosse senza nome e senza frutto, non promove di un passo la causa della nazione. L'accordo tra governi e governati è cessato; ma il principio intorno a cui i governati devono raccogliersi non è francamente, apertamente bandito. Il popolo, ove durasse anche per poco in sì fatto stato, cadrebbe rapidamente dall'anarchia morale in una diffidenza profonda di cose e d'uomini, e da quella nel sonno d'inerzia ond'esciva poc'anzi. E quel sonno, per un popolo che viaggia in cerca di nuovi destini, è la morte: il sonno del viandante tra le nevi dell'Alpi, al quale è mal fido amico chi non lo scuote e non gli grida all' orecchio : cammina innanzi o perisci.
Cammina innanzi o perisci! È tempo di dire al pòpolo, a una gioventù buona ma traviata pur troppo dai faccendieri politici, tutta e nuda la verità. Da due anni s'è speso in Italia oro, entusiasmo, sangue, tanto quanto basterebbe a crear due nazioni, non una; e ci troviamo a un dipresso là d'ondo partimmo.

giovedì 11 novembre 2010

Tu non sai più chi baci. La prostituzione del bacio.

Magritte - The lovers.
Conoscere chi baci è la premessa per poter provare un sentimento d'amore. Tu non sai più chi baci, perchè non stai più cercando un'anima di cui innamorarti perdutamente, ma hai come un foro di un proiettile che pensi di poter riempire a suon di slinguazzate banali che lasciano soltanto un retrogusto di colpevolezza e superficialità. Il bacio di Via col vento viene gettato al vento, in baci convulsivi che fanno seguito a pianti ed ad angoscie esistenziali, perchè quando baciamo e non proviamo amore, si spegne in noi qualcosa di profondamente magico per dar spazio a ciò che è fine a se stesso. La prostituzione del bacio, passa per la teoria banale che vorrebbe il bacio, addirittura a stampo nei programmi della televisione commerciale, quale strumento tattoriale per capire veramente l'affinità con il partner sconosciuto. La teoria della giustificazione del banale.

è solo un film e tu sei spettatatrice?
La verità è che esiste anche la prostituzione del bacio, al di là di qualsiasi giudizio morale. 10 milioni di italiani frequentano prostitute. 10 milioni di italiani non sanno pià cosa possa significare baciare per amore. Milioni di teenager bacino in webcam ogni giorno un partner diverso. Altri milioni di italiani bacerebbero in bocca Berlusconi in cambio dei 1000 euro della D'addario. Nessuno cerca più di chiudere la propria esistenza a testa alta, guardando la propria amata e dicendole "ho amato solo te, anche con quest'ultimo bacio. Il nostro bacio è per sempre". Per questo ci commoviamo e piangiamo come coccodrilli ipocriti davanti ai film. Chi teorizza l'amore eterno viene deriso. Non siamo in grado di diventare attori e protagonisti di una vita virtuosa. In una vita frenetica tormentata dal lavoro, dalla ricerca di un successo effimero personale, dalla cementificazione delle emozioni naturali, abbiamo dimenticato che la più bella esperienza di una vita terrena è l'esperienza dell'essere amati. Essere amati non da centinaia di bocche plastificate, ma da una ed una sola. Da quella più bella di tutte. Quella per la quale saremo in grado di morire e che quando baciamo, dallo sfarfallio dello stomaco alle stelle che girano, ci fa sentire perennemente in volo in questo mare che è la vita.

sabato 30 ottobre 2010

In cerca dei Titani: le grotte di Calypso\Ulisse a Gozo e di Zeus a Creta

Dentro la grotta di Calypso\Ulisse a Gozo. Settembre 2010
Dentro di me c'è un po' di Ulisse. Almeno così ho pensato a Gozo quest'estate in quella che per convenzione abbiamo eletto essere la grotta di Calypso, dove  Ulisse rimase ammaliato dalla ninfa dei mari per ben sette anni, prigioniero della sua bellezza.
Gli amori di Ulisse e Calipso, dipinto di Jan Brueghel il Vecchio, Londra, Johnny van Haeften Gallery
Omero nel V canto dell'Odissea, parlando delle adiacenze della grotta ci racconta di pioppi e cipressi che odorano di vita, viti ricche di grappoli, prati fioriti di viole.
Panorama dalla Grotta di Calypso\Ulisse. Il mare.

Nelle viscere della Grotta di Zeus a Creta. Agosto 2010

Dico sempre che solo mettendo in viaggio l'anima si evita che essa, annoiata, abbandoni il proprio corpo. Prima di morire fisicamente puoi morire miseramente umanamente. Visitando la Grotta di Zeus a Creta mi batteva forte il cuore; è una scoscesa caverna dentellata  di stalattiti e stalagmiti, in cui sono stati rinvenuti resti di un santuario minoico. Sempre una leggenda...indica questa grotta come il luogo in cui Rea, sposa di Crono, partorì Zeus. Come per la tomba di Omero, di cui ho parlato a lungo , uno dei luoghi a cui sono particolarmente affezionato, la grotta è situata in un panorama mozzafiato (vedi foto sotto), da cui è possibile abbracciare tutto l'altopiano di Lassithi. 
Panorama dalla grotta di Zeus (Diktéo Andro). Creta

Scontro Tra Titani. In cerca dei Titani

martedì 19 ottobre 2010

Salviamo SaKineh


Salviamo Sakineh: Firma l'appello

Al 19 Ottobre 2010 sono state raccolte 80655 firme


“Un giorno il capo di una tribù nomade trovò un Kilim abbandonato all’ingresso della sua tenda. Lo prese e lo guardò attentamente e poi disse ad uno dei suoi uomini: “Trovami subito il padre della ragazza che ha tessuto questo Kilim e portamelo nella mia tenda”. Il padre fu trovato e portato nella tenda dell’ Aga che disse:” Da quel che ho capito credo che tu voglia maritare tua figlia con una persona che essa non vuole perché il suo cuore batte per un altro”. Il padre stupito rispose “Si signore, io non sono che un povero nomade e un uomo ricco ha chiesto la mano di mia figlia. Per il suo bene non ho potuto dire di no e a lui l’ho promessa. Ma mia figlia è innamorata di un giovane più povero di me. Ma!? Signore come fate voi a conoscere tutto ciò?” Il Signore mostrò il Kilim e chiese:” E’ stata tua figlia a tesserlo?” “Si Signore, riconosco il lavoro”. “E’ così, ho appreso tutto ciò attraverso il linguaggio di questo Kilim. Ti donerò dei cavalli e dei cammelli e tu potrai cominciare i preparativi del matrimonio con questo giovane. E di anche a tua figlia che lei ha ben tessuto il Kilim, ma che dovrà mettere meno verde nel rosso la prossima volta, mi stavo quasi sbagliando”.

sabato 16 ottobre 2010

Ca' Foscari è diventata la lavatrice della reputazione per chi deve rifarsi un nome

La facciata dell'Università Ca' Foscari Venezia sul Canal Grande, con due cartelloni inseriti digitalmente dal sottoscritto e che mai vedrete nella realtà, perchè le baronie universitarie non possono permettersi di autoflagellarsi, autorizzando una comunicazione efficace come questa che possa dar modo di pensare alla società civile che qualcosa stia cambiando nelle Università italiane.
Venerdì 22 ottobre, alle ore 11, l’Università Ca’ Foscari inaugura in Auditorium Santa Margherita l’anno accademico 2010/2011. Sul palco ovviamente ci mancava un personaggio come Paolo Scaroni, Amministratore Delegato di Eni SpA che ha patteggiato 1 anno e 4 mesi perché, quand’era alla Techint, pagava mazzette al Psi in cambio di appalti dall’Enel. Berlusconi lo promosse presidente dell’Enel e poi dell’ Eni.
Prima dell'arrivo della tenda di Gheddafi a Ca' Foscari, Paolo Scaroni può essere un ottimo biglietto da visita secondo l'attuale Rettore, l'importante pare è tenere lontana Margherita Hack e tutti quelli come lei che non drenano denaro ma idee. La ricercatrice Francesca Coin ultimamente ha drenato idee, scrivendo alla Gelmini una lettera aperta ripresa da Repubblica appellandosi anche ad una orizzontalità nei rapporti sconosciuta in Italia e parlando del fatto che in questo paese l' autonomia di pensiero viene a volte considerata non tanto come una conquista sublime ma come un segno di arroganza precoce. La ricercatrice ha sapientemente parlato del fatto che nelle università italiane si trama (esiste il "tradimento") invece di valorizzare quei giovani che non hanno un nome, non hanno capitale, non hanno reti di conoscenza già intessute, non hanno potere politico. La ricercatrice illuminata ha così concluso: "Siamo preoccupati perché ci sembra che vi interessi di più il bene di pochi che il bene di tutti, e che Confindustria abbia più diritto ad entrare nella governance dell' Università di quanto quei giovani "capaci, meritevoli ed anche privi di mezzi" di cui parla la Costituzione abbiano diritto di studiarvi. Siamo preoccupati perché crediamo che in questo quadro fosco fatto di crisi economica, di precarietà e di crisi di governo non abbia senso dare prove di forza o perseguire un voto politico. Crediamo che il diritto all' istruzione in Italia sia in pericolo, e che sia nostro dovere proteggerlo oggi domani e sempre, sino a quando riusciremo a creare un' università aperta, orizzontale e di tutti."
L'articolo firmato Marco Travaglio comparso sull'Unità il 12 gennaio 2007
A Ca' Foscari ormai vengono tutti, le colazioni offerte non si contano più a tutti quei personaggi ambigui che devono riabilitarsi agli occhi della società e quindi hanno bisogno di usare quel poco di purezza che ancora emana quel magico tempio chiamato "Università" per poter ripartire ed accreditarsi come attori credibili. Magnifici cambiamenti climatici a Ca' Foscari , così ho chiamato quel periodo che resterà negli annali per le assidue frequentazioni indecenti che vedono bussare alle porte di Ca' Foscari i capitani d'industria e della finanza più spregiudicati: i successori di Giuseppe Volpi, conte di Misurata per intenderci. Una volta prima di aprire le porte si controllava la caratura etica e morale di chi bussava. Già perchè Ca' Foscari è diventata la lavatrice della coscienza e della reputazione per chi deve rifarsi un nome e ripresentarsi "candido" ("candidato") alla società civile come attore credibile; storie simili a quelle di Giancarlo Zacchello, portate alla luce da un articolo del Corriere della Sera firmato da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. 
Giochino di società di Marco Travaglio (27 Ottobre 2004). Confrontare questi tre lanci di agenzia, uno del 1996, l'altro del 2002, il terzo del 2004, e trovare l'eventuale errore.
  1. Il primo - un'Ansa da Milano del 22 febbraio 1996 - dice così: «Il vicepresidente della Techint, Paolo Scaroni, ha patteggiato la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione per le tangenti pagate per gli appalti nelle centrali Enel. La sentenza è stata emessa dai giudici della sesta sezione penale del Tribunale di Milano. Scaroni era accusato di corruzione dal Pm Paolo Ielo per una serie di tangenti versate al Psi quando era amministratore delegato della Techint».
  2. Seconda agenzia Ansa, datata Roma 24 maggio 2002: «L'assemblea dell'Enel ha approvato le liste dei nomi proposti dall'azionista di maggioranza e da quelli di minoranza per il rinnovo del cda del gruppo, nominando alla presidenza - su proposta del Tesoro - Piero Gnudi. Nel pomeriggio è prevista la nomina di Paolo Scaroni ad amministratore delegato».
  3. Terza agenzia, stavolta dell'Adnkronos, datata 21 ottobre 2004: «Ecco l'elenco dei Cavalieri del Lavoro, nominati dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, su proposta del ministro delle Attività produttive Antonio Marzano, di concerto col ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno, con l'indicazione del settore economico e della regione di attività: (...) Paolo Scaroni (elettrica, Lombardia)».
Niente paura, non c'è nessun errore. Non ci sono casi di omonimia: il Paolo Scaroni promosso dal governo amministratore delegato dell'Enel e nominato Cavaliere del Lavoro su proposta dello stesso governo Berlusconi è lo stesso Paolo Scaroni che, quand'era vicepresidente della Techint, pagava le tangenti al Psi di Bettino Craxi e patteggiò la relativa pena di un anno e 4 mesi di reclusione davanti al tribunale di Milano. E non ci sono nemmeno errori di valutazione: in Italia un condannato (sia pure col patteggiamento) per tangenti non è ritenuto incompatibile con incarichi in un'azienda pubblica o semipubblica. Anzi. Prima di pagare le mazzette Scaroni ne dirigeva una privata: fu promosso a quella pubblica solo dopo che fu preso con le mani nel sacco e patteggiò la pena. Forse per dargli un'altra chance. Ora è arrivata la decorazione finale: il cavalierato del Lavoro dalle mani del capo dello Stato (ovviamente ignaro del suo pedigree). Una sorta di risarcimento all'incontrario, riservato al colpevole anziché alle vittime.

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