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lunedì 29 dicembre 2014

Chi con il suo 'Tweet' punge Renzi. Dove osano cinguettare i gufi.

Matteo ha incantato quasi tutti. Un pifferaio magico veramente. Sicuramente l'Italiano medio Fantozzi che con gli 80 euro gattona al bar a soddisfare la propria bavosa libidine alle slot per dementi dipendenti. La figlia Mariangela invece, a casa disoccupata e mazziata, balbetta qualche tweet audace di protesta con sexy account 'cappuccettorosso17' ma viene subito zittita dai 'gufa!' e 'rosicona!' del Premier onnipotente. Asfaltata, rottatamata come tutti i giovani. Ed eccoci alle liti in famiglia per miseria. Ne sentivamo la mancanza. Padre contro figlia, generazioni l'una contro l'altra in una nuova lotta tra poveri. 

Dopo il purgatorio di Monti, chi avrebbe mai pensato di ritrovarsi all'Inferno con lo scout Renzi? 'Perdete ogni speranza, Voi che votate.' È successo. Come sempre partigiane (nel destino della Storia d'Italia), le brigate dei gufi e dei rosiconi provano a scuotere quello che resta delle coscienze ottenebrate da questo Kraken patetico, accolto in alcune scuole da bambini addestrati ed allineati a cantare 'Forza Matteo'. Ma Renzi ha un imperdonabile vizietto difetto. Una carica di pateticità all'ennesima potenza. Una bomba di melassa vomitevole che mette a nudo le sue vanità. I giochini, sorrisini, battutine con i giornalisti sono lo strumento per appagare il suo ego. Per descrivervi questo stomachevole sfarfallio allo stomaco non ho altro di meglio  che mostrarvi il volto di Barbara D'Urso, la tipica giornalista italiana prona che pone le domande ai potenti. Li rappresenta un po' tutti.


A questo punto, avrete capito a quale sentiment alludo. Vi aspetto, siete andati a vomitare. 

Con Monti eravamo in Purgatorio. Vabbè poi, lo dice anche Dante, viene il Paradiso. ODDIO QUI ITALIA DI RENZI È L'INFERNO.

Inferno Italia: 'LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE VOTATE'

sabato 27 dicembre 2014

Renzi NUN ME ROMPE ER CA'.


Matteo Renzi ricevette 50 milioni di vecchie lire, dall'altro socio del patto del Nazareno, partecipando come concorrente raccomandato alla Ruota della Fortuna (Mediaset). Gira, gira, gira ...la fortuna continua ad arridere ai soci del patto del Nazareno. A noi #gufi e #rosiconi, la ruota della sfortuna? Noi proni, con la mano tesa ad elemosinare 80 euro, mentre il padre di Matteo contrae  1.300.000 € di debiti dopo aver nominato il figlio dirigente raccomandato? No, ma voi state scherzando. Vomito. Renzi NUN ME ROMPE ER CA'

mercoledì 24 dicembre 2014

2014 IN BREVE: tra finzione da starlette e Daniza che soffre e muore veramente.

Il 2014 lo ricorderemo come l'anno dell'annuncite ipocrita. Ogni giorno, tra passeggiate con il gelatoselfie, una battutina ed una risatina ai giornalisti, verità e menzogne più artefatte si mescolano in un cocktail patetico perfetto che si beve tutto d'un fiato dalla Barbara D'Urso con pubblico finto. Mai una domanda vera sul perchè Matteo Renzi fosse stato fatto dirigente nell'azienda di famiglia che andrà in bancarotta con 1 milione e 300 mila euro di debiti. Mai una difficoltà vera, quelle nel 2014 le ha conosciute una mamma orsa, Daniza, che ha corso fino allo stremo per garantire ai suoi due cuccioli quella libertà che i veterinari della Provincia di Trento volevano toglierle costi quel che costi. La politica del cemento ci vuole nelle gabbie con l'ultimo modello dell'iPhone o a far la fila nei centri commerciali per degli orsi in peluche. Sia mai che respirino veramente. Tutto ciò che è veramente naturale, va abbattuto, non importa se incitiamo ad uccidere proprio l'ultima coppia di lupi. Per questo il 2014 è per me rappresentato dallo scatto di Daniza che sembra guardarci mentre allatta la sua prole. A me quella foto dice qualcosa sulla differenza tra realtà naturale e finzione

sabato 22 novembre 2014

Due Mattei complementari, Renzi e Salvini. Vite flaccide e finte da concorrenti a Mediaset. Poi Silvio ha spalancato loro lo SHOW della politica. Chiamateli con il loro nome: FIGLI DI.. MEDIASET.

Due Mattei complementari che facevano le code per partecipare alle trasmissioni Mediaset. Salvini, un troglodita bigotto delle caverne e Renzi, un bimbominchia della melassa democristianaPoi Silvio ha spalancato loro lo SHOW della politica. Poveri Italiani, povera Italia. 

Era il 1993. Un giovanissimo Matteo Salvini, appena 20enne, in cerca di notorietà partecipa a Mediaset come concorrente a una puntata del telequiz 'Il pranzo è servito', allora condotto da Davide Mengacci.
Era il 1994. Un giovanissimo Matteo Renzi, appena 19enne, in cerca di notorietà partecipa a Mediaset come concorrente a una puntata del telequiz 'La Ruota della Fortuna', allora condotto da Mike Buongiorno. All'epoca Berlusconi gli diede 50 milioni di vecchie lire.

sabato 13 settembre 2014

Sedato e ucciso un cuore che batteva forte forte. Esisteva qualcosa di assolutamente vero, l'amore di Daniza per i suoi cuccioli.

L'orsa Daniza con i cuccioli
(fermo immagine da video che la riprende)
Il mondo destabilizzato dall'export della democrazia, fa la fortuna allo stato attuale delle lobbies delle armi. Prima si armano i ribelli in Siria che combattono Assad, poi si bombardano il giorno dopo. Rovesciamenti di fronti senza fine, la guerra è pace e la pace è guerra. A questa schizofrenia, si aggiungono i giornalieri annunci di Matteo Renzi, una mitragliatrice. Vuole cambiare l'Italia e farla ripartire, ma allo stesso tempo spende miliardi per l'acquisto degli F35. Poi si fanno seminari e tavole rotonde con rinfrechi discutendo sui motivi per i quali l'Italia non cresce. In mezzo a questa fuffa di parolai e professionisti degli annunci, c'era un cuore che batteva forte forte. Un cuore vero. In mezzo a tanta falsità, a mezze verità, era bello pensare che esisteva qualcosa di assolutamente vero, l'amore di Daniza per i suoi cuccioli. Anche per chi se ne è andato dall'Italia come me, con tanta amarezza e rabbia. Un cuore naturale che pompava la determinazione di una mamma di svezzare i suoi due cuccioli e sopravvivere alla morbosità dell'uomo che di questi tempi cerca il selfie e la fotina ricordo prima di fare la fila al Grande Fratello.

Munita di radiocollare, monitorata continuamente, trattata come un terrorista che poteva farsi saltare in aria in pieno centro a Trento, l'orsa veniva braccata senza tregua. Stremata non poteva sopravvivere alla politica mentecatta di qualche politico bigotto di valle e di un ministro dell'ambiente nominato da Matteo Renzi, un commercialista favorevole al nucleare. Il suo cuore è stato sedato e ucciso, come il buon senso nell'Italia degli Schettino. Dovevano soffocare e uccidere quel poco di vero e naturale che ci è rimasto. Uccisa a pochi giorni dal letargo che non da fastidio a nessuno. Ma chi? Smettiamola di scagliarci genericamente contro la categoria della politica. I mali hanno nomi e cognomi. Apriamo ufficialmente la caccia ai mandanti responsabili. Per la natura e solo per lei. 
Michele Dallapiccola, Assessore alla caccia della Provincia Autonoma, Ugo Rossi, Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Gian Luca Galletti, Ministro dell'Ambiente.

lunedì 25 agosto 2014

Il jukebox degli annunci Matteo Renzi. La passeggiata di un bimbominchia celebrità al governo.

Mentre gli Italiani mangiano la polvere...

Matteo Renzi,
nel 'ice bucket challenge'.
George Bush,
nel 'ice bucket challenge'.
Non c'è niente di peggio, se non quando incominciamo a comportarci guidati da quel marketing subdolo che ci insidia, si annida dentro e ci suggerisce come comportarci. Pensiamo di essere liberi, ma non lo siamo. La persona a sinistra, che si accreditava essere capace di cambiare l'Italia, è il bimbominchia Premier Matteo Renzi. Tra selfie e #icebucketchallenge, rituali scimmieschi autocelebrativi promossi da multinazionali del social network per scimmie replicanti, Matteo non perde occasione di performare davanti ai giornalisti. Ha quel bisogno fisiologico di replicare comportamenti diffusi, che lo indentifichino e lo facciano sentire armoniosamente parte di un gruppo, il perfetto scout. Purtroppo l'Italia avrebbe bisogno di qualcos'altro rispetto al perfetto scout, un ebetino miracolato, soprannome datogli da Beppe Grillo, il migliore a fare i compitini per casa. Così Matteo Renzi, bimbominchia celebrità in vacanza a Forte dei Marmi ha preso un secchio di acqua gelata e se lo è rovesciato in testa. I nostri VIP, in vacanza a Forte dei Marmi dove paghi anche l'aria che respiri, fingono di conoscere le sofferenze della povera gente. Povera Italia, anche un bimbominchia al governo ci voleva.

Matteo Renzi alla trasmissione 'Amici'.


mercoledì 16 luglio 2014

Oblio a Venezia. Il REttore della Ca' Foscari, sentendosi Papa, fa difendere l'Università dallo stesso avvocato di Mazzacurati, del Consorzio Venezia Nuova e della commissariata Est Capital.

REttore Carlo Carraro e la 'cappa di ermellino' morto, 
indossata tradizionalmente da regnanti come segno 
del potere.
Virgolettato di Carlo Carraro, REttore uscente della Università Ca' Foscari: « Il nuovo rettore Bugliesi era del resto sul palco con me per la cerimonia, come i due Papi attuali.» Se un REttore sul palco della cerimonia delle lauree a San Marco comincia a percepirsi anche Papa, nel caso di specie Papa Ratzinger, siamo nei guai. Se succede nella Venezia ai tempi degli scandali del Mose, siamo nella aggravante della melma. La dichiarazione sulla difensiva di Carlo Carraro era in risposta alla notizia che lo volevano stordito da un diluvio di fischi a San Marco, lui che aveva invece un fisiologico disperato bisogno di proiettare ripetutamente la sua 'corazzata Potemkin' alla sua ultima apparizione pubblica, rivisitando di fronte alla piazza tutti i suoi successi, un rito che le famiglie fradicie dei laureati si volevano anche risparmiare. Studiano, grondano di titoli come Baroni Banani, per poi non cogliere che sotto alla pioggia ticchettante ad una madre interessa semplicemente solo del proprio figlio e non gradisce che la cerimonia venga appesantita da una regia percepita autocelebrativa. E così è andato in onda invece 'C'era un cinese in coma'.

Quando piove, cosa non fare anche se porti un ermellino morto da secoli sulle spalle.

Ma fossero questi i problemi. Purtroppo Venezia vive il tempo dell'oblio. Ca' Foscari grazie alla legge speciale su Venezia negli ultimi trent'anni ha ingoiato qualcosa come 121 milioni di euro, soldi pubblici su cui chiuderemo un occhio se destinati a produrre cultura. Purtroppo i soldi pubblici prendono tante vie ma quello che crediamo inaccettabile, è che abbiano preso e prenderanno la via anche delle tasche di un avvocato nababbo, Alfredo Biagini, che figura assieme a Scaroni ed al fratello del Rettore Massimo Carraro tra i manager «pubblici» più ricchi del Veneto: reddito da 1,85 milioni di euro, oltre che una Volvo Xc70 e una Porsche 911 Carrera e 2500 azioni nelle Assicurazioni Generali.
Per difendersi in tribunale sulla vicenda della permuta del secolo, tre palazzi storici in svendita, la Ca' Foscari di Carlo Carraro ha scelto di farsi rappresentare e di pagare fior fiore di professionista romano attratto in laguna, Alfredo Biagini, dalla storia alquanto particolare. Avvocato di Mazzacurati, colui che partoriva le tangenti sul Mose, ma anche del Consorzio Venezia Nuova, sotto inchiesta. Non basta. Alfredo Biagini è stato anche il legale della Est Capital del cafoscarino Gianfranco Mossetto, ora commissariata, che da anni opera proprio nel mercato immobiliare. 
Ercole Preziosi, nel film di cui sopra 'C'era un cinese in coma' è uno showman e un impresario di basso profilo. Nonostante si abbatta un terribile temporale egli non rinuncia al suo piglio professionale ed istrionico, ricevendo il dileggio del pubblico al punto di provocargli l'ira davanti a delle personalità politiche locali. E proprio così, ricorderemo Carlo Carraro, protagonista indiscusso della commedia dell'arte veneziana.

sabato 12 luglio 2014

SOS to the World: Save Venice's vulnerable lagoon from big ships.

Please help us, sharing this message. Unfortunately we can't watch underwater, but BIG ships are litterally ironing the Venetian lagoon. Beauty is every day more and more flat. Sandbanks and mudflatswetlands that are paramount for the precarious balancehave been wiped out by waves of oil tankers, freighters and powerful speedboats, that can carry hundreds of tourists. Italian politicians have sold Venice to lobbies. Venetian lagoon is in danger. Please help.



No Big Ships (No Grandi Navi) 




Sos to the World: NO BIG SHIPS in the Venetian Lagoon

mercoledì 9 luglio 2014

Il Gazzettino, la mano morta della conservazione.


Se l'inchiesta sul #Mose a Venezia ha scoperchiato un sistema autoreferenziale corrotto che poteva alimentarsi impunemente da decenni sicuramente lo dobbiamo anche ad un giornalismo servile che giammai rischia inchieste giornalistiche. Un giornalismo dalla mano immobile morta, mai una difficoltà vera, che non osa e si limita al mero compitino per casa. Il Gazzettino, non ce la fa a restare al passo con i tempi. Ancorato ad una visione rigida del mondo, puramente descrittiva, il Gazzettino potrebbe essere il giornale degli anni '80 di Fantozzi, dove spuntano come funghi qua e là notizie tragicomiche senza mai una visione d'insieme o qualcosa che si possa avvicinare all' anima di un giornale. All'inizio dell'anno, prima che Venezia venisse falcidiata dall'inchiesta, avevo scritto una lettera aperta critica al direttore del Gazzettino sull'impostazione fastidiosamente banale del suo quotidiano, ovviamente mai pubblicata, in cui scrivevo « noi lettori meritiamo giornalisti che sappiano anche schiaffeggiare arditamente e tirare per le orecchie giunte, sindaci, assessori ». Stavo sognando.
L'inerzia guarda la tv e legge il Gazzettino.
Ma veniamo all'articolo della vergogna. La doverosa premessa, è che ben due ex presidenti del Magistrato alle Acque, Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva si trovano in carcere con l’accusa di aver ricevuto tangenti e regalie dal Consorzio Venezia Nuova - secondo l’accusa cioè sarebbero entrambi stati sul libro paga dell’ente che avrebbero dovuto controllare. Se perfino il controllore è marcio, tutto è perduto. Un paese sull'orlo del baratro, con oltre 2000 miliardi di debito, sta affondando proprio nell'indifferenza degli uffici stampa compiacenti con i poteri forti e spietati con le vocine fuori dal coro. Non stupisce se Tina Merlin, giornalista dell'Unità, fosse l'unica voce che brillava sulla diga del Vajont. I rompiscatole vanno emarginati.
Fortunatamente, ma non per il Gazzettino, esiste un gruppo di persone guidate da Tommaso Cacciari che, ancora nell'Ottobre 2012, avevano gridato al mondo che qualcosa non tornava nell'agire del Magistrato alle Acque. Avevano occupato i loro uffici, pagando in prima persona anche l'indifferenza degli altri. Gente che ancora lotta mentre i giornalisti gattonano a mangiarsi i pasticcini ai buffet della vergogna. Tommaso Cacciari sugli avvenimenti dell'Ottobre 2012 ha avuto modo di dichiarare: « Sono stato condannato a otto mesi, per occupazione di terreni quando entrammo al Magistrato alle Acque retto dalla signora Piva oggi in manette. Siamo stati querelati per diffamazione quando li chiamammo “corrotti” ». 
L'occupazione del Magistrato alle Acque, chiaramente simbolica e provocatoria dopo gli arresti di cui sopra, ha avuto ancora luogo nel luglio 2014, dopo quindi che il Governo aveva deciso la soppressione dell'istituzione, simbolo di uno Stato che invece di controllare fiancheggiava per assurdo il malaffare. Ed eccoci all'articolo della vergogna. Il Gazzettino, invece di volare alto e contestualizzare l'occupazione nell'ambito di uno scandalo senza precedenti, si mette a fare l'inchiesta sui bagni del Magistrato alle Acque, trattando quei manifestanti, proprio coloro che non erano sul libro paga del Consorzio Venezia Nuova, come fossero barbari animali. Il Gazzettino riesce nell'intento editoriale ed ecco fioccare i commenti anonimi forcaioli della conservazione: « teppisti fannulloni spaccatutto da metterli i ceppi», «Tommy a carogna», «Nullafacenti che creano danno e disagio», «risorse da galera», «Non sono veneziani, furbetti del quartierino», «Squadracce nere in camicia rossa», «i No Global sono come i mafiosi»,  «Dinastia Cacciari, sempre peggio». 
Doña María del Rosario Cayetana Alfonsa Victoria
 Eugenia Francisca Fitz-James Stuart y de Silva 
Falcó y Gurtubay, principalmente conosciuta solo come 
Cayetana d'Alba o La duchessa d'Alba, diciottesima 
Duchessa d'Alba de Tormes, Grande di Spagna 
(Madrid, 28 marzo 1926), è una nobile spagnola.
La chiurgia estetica, altro esempio
di mano morta conservativa.
Santa Inquisizione che è la vostra Conservazione! Quanta frustrazione vi leggo. Inutile menzionare che il sottoscritto ha tentato di lasciare un commento diverso dagli altri, critico anche verso il Gazzettino, ma lascio immaginare a voi se abbia passato le maglie della censura conservativa. 
Un giornalismo di questo tipo alleva la conservazione, quella che ci sta portando congelati e commissariati all'asfissia per debiti. Scrivere un articolo che insista su quello che sembra il passaggio delle orde barbariche di Attila e che rimandi di conseguenza ad un presunto pericolo estremista proprio in quei movimenti giovani e freschi che le bustarelle non le prendevano e che reclamano di diritto un qualche futuro, significa candidarsi a diventare l'ufficio stampa del Titanic. Provo pena anche per quei lettori prediletti del Gazzettino, con quattro soldi da parte che accentuano il loro ringhiare sordo conservativo messo in pericolo da istanze di maggiore distribuzione della ricchezza, e che da sempre votano Lega o Popolo della Libertà per poi ritrovarsi culturalmente con la vergogna in tasca della laurea falsa del trota a Tirana piuttosto che rappresentati da quell'evasore pregiudicato di Berlusconi. Quanta ignoranza anche nel Il Gazzettino, la mano morta della conservazione.

domenica 29 giugno 2014

Dal suicidio di Raul Gardini a quello tentato da Roberto Meneguzzo. Similitudini agghiaccianti per i due finanzieri scalatori di 'Fondiaria', precipitati sotto il peso delle loro tangenti e dopo essersi messi di traverso a Mediobanca.

Raul Gardini (Ravenna, 7 giugno 1933 – Milano, 23 luglio 1993)
Sono passati poco più di 20 anni, sufficienti per farci perdere la memoria. Viviamo il telegiornale di oggi, dimenticando quello di ieri. Cinicamente ci stupiamo sempre per quello che accade in fondo ciclicamente, perdonerete il gioco di parole. Era un caldo luglio del 1993. Tirava un'aria torrida da Tangentopoli. Le cravatte soffocavano come nodi scorsoi. Raul Gardini, imprenditore rampante, conosciutissimo negli ambienti patologici della finanza per la scalata alla Montedison (che all'epoca controllava tra l’altro anche 'Fondiaria', storica e florida compagnia di assicurazioni fiorentina dove Mediobanca di Renato Cuccia aveva sempre fatto il bello ed il cattivo tempo, al punto da considerarla "la pupilla dei suoi occhi") di traverso alla Mediobanca di Enrico Cuccia, sta per mollare la presa alla parete della vita. Le sue stesse mani, da scalatore finanziario, lo fanno precipitare nel vuoto, premono il grilletto di una vecchia Walter Ppk calibro 7,65, resa famosa per lo più dai film di James Bond, l'agente 007. Soltanto tre giorni prima di lui anche il suo acerrimo rivale presidente dell'ENI, Gabriele Cagliari, si era ucciso apparentemente soffocandosi con un sacchetto di plastica nelle docce del carcere di San Vittore. Ironia della sorte, il palazzo nobiliare in cui  Raul si uccide, di sua proprietà e considerato tra le migliori espressioni dell'architettura neoclassica a Milano, si chiama Belgioioso. La stanza dei bottoni di Renato Cuccia, dove sorge la sede di Mediobanca, cuore della vecchia Milano e centro del potere finanziario,  sempre per ironia della sorte stava invece in Via Filodrammatici
Palazzo Belgioioso, Milano.
Raul Gardini era considerato un 'capitano coraggioso' la cui barca il 'Moro di Venezia' da lui voluta e finanziata dalla Montedison da lui spavaldamente scalata, era stata protagonista indiscussa nel 1992 diventando la prima barca italiana nella storia a vincere la Louis Vuitton Cup, la più famosa e prestigiosa competizione velistica. Prigioniero del suo personaggio, travolto dal gusto di sfidare il mondo, giocatore d'azzardo, fumatore incallito, amante della vela, stile da Yuppie. L'uomo, abituato nella sua solitudine e patologia soltanto a 'vincere', sorridente e brillante con una apparente contagiosa voglia di vivere, non aveva retto all'idea di finire in carcere vedendosi distruggere giorno dopo giorno davanti agli occhi dei suoi figli. Antonio di Pietro stava per bussare alla sua porta.
Trovarono sul comodino, un biglietto su carta intestata. 'A Idina, Ivan, Eleonora, Maria Speranza e Elisa: grazie. Raul'. Sono i nomi della moglie, dei figli e della suocera. Se di suicidio quasi certamente si tratta, da un punto di vista finanziario il dito venne puntato contro l'omicida Mediobanca guidata da Enrico Cuccia, istituto di credito italiano fondato nel 1946, centro del mondo finanziario e politico italiano, indispensabile supporto della grande impresa nell'Italia degli anni Ottanta
Enrico Cuccia (Roma, 1907 – Milano, 2000)
L'istituto costituì il perno di un sistema di alleanze, ora al tramonto, che attraverso partecipazioni incrociate e patti parasociali garantiva stabilità degli assetti proprietari dei maggiori gruppi industriali. Mediobanca fu pertanto la gran regista con  i cosiddetti 'patti di sindacato', vere e proprie «scatole cinesi», strumentali a tenere insieme un capitalismo basato sulle relazioni e i favori reciproci: io aiuto a controllare il tuo gruppo traballante, e tu fai lo stesso per me. Se mi fai lo sgambetto, ti puoi anche suicidare. Non vi meraviglierete se l'Italia versa in condizioni disperate. Cuccia, inavvicinabile dai giornalisti e con il culto del silenzio (parlare per lui era il vero peccato mortale), cattolico praticante, uomo completo che poteva vantare elogi dal Duce Benito Mussolini in persona così come di aver realizzato delicate operazioni di collegamento tra i gruppi della resistenza antifascista, 'fece fuori' finanziariamente Raul Gardini per poi presentarsi con una cravatta nera, tornando a casa da Mediobanca, a palazzo Belgioioso subito dopo che Raul si era sparato; una sfinge che cammina, nemmeno una parola
Raul Gardini era riuscito quindi nell’audace impresa di controllare anche 'Fondiaria', autonominandosi Presidente e rigettando le candidature proposte dallo stesso Cuccia, che per quel motivo ruppe con lui le relazioni. Raul Gardini pagò tangenti, sviluppando spregiudicati intrecci a spirale vorticosa con la politica, dimenticando che più che la politica contava Mediobanca che invece aveva irrispettosamente più che indispettito. Nella fretta di andarsene a 60 anni Raul non lasciò direttamente alcuna 'ricetta morale' se non un pensiero ai suoi cari. 
Roberto Meneguzzo (Malo 1956 - ?)
A 58 anni, nel giugno 2014, ha provato a togliersi la vita un altro finanziere 'scalatore', per il mondo della finanza il fondatore della Mediobanca del Nord-Est, il vicentino Roberto Meneguzzo. Non ha retto al brusco passaggio dai confortevoli salotti buoni dell’imprenditoria veneta alla atmosfera cupa e fredda di una cella nel carcere di La Spezia. Arrestato a seguito dell'inchiesta sul MOSE di Venezia in quanto avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel piano corruttivo, in una notte di giugno ha cercato di farla finita, soffocandosi con il lenzuolo. Roberto Meneguzzo era balzato all'attenzione per il tentativo di scalata a Fondiaria, anche lui di traverso a Mediobanca, e per aver messo il naso nelle Assicurazioni Generali sempre controllate da l'istituto di via Filodrammatici. «Fondiaria diabolicum», aveva detto, con una battuta storica, l’avvocato AgnelliL’inizio del declino del suo «salottino buono» del Nord-Est viene da molti ascritto proprio alla rottura traumatica con Mediobanca. Anzi negli ambienti finanziari viene dato per certo che il periodo buio di Roberto Meneguzzo inizi proprio con il tentativo di conquistare Fondiaria. Con quella operazione, in seguito fallita, Meneguzzo si era messo troppo di traverso a Mediobanca. Renato Cuccia si sa non c'è più, scomparso nel 2000, ma il suo spirito aleggia ancora se non fosse che il civico di via Filodrammatici dove ha sede Mediobanca è stato ribattezzato "piazzetta Enrico Cuccia".  
Se soppesando le due personalità troverete inopportuno un paragone tra Raul Gardini ed il semplice dottore commercialista in Vicenza Roberto Meneguzzo, quest'ultimo, che comunque il nomignolo di «nuovo Cuccia» se l'era preso eccome si potrebbe difendere citando i suoi rapporti di amicizia con il faccendiere Marco Milanese, fiduciario dell’ex ministro Giulio Tremonti ed il fatto che la sua voce wikipedia creata dalla sua società nel 2008, preparata sapientemente soltanto in inglese per presentarlo candidamente all'estero, gli attribuisse la disponibilità di gestire quale CEO di Palladio Finanziaria un patrimonio di circa 700 milioni di euro, diventati l'anno seguente 2000 milioni di euro nel curriculum presentato alla Parmalat in quanto nella lista dei candidati per il Consiglio di amministrazione proposti da Intesa Sanpaolo.
Hotel Excelsior al Lido di Venezia.
Le ultime similitudini dei due scalatori, che rappresentavano nell’immaginario collettivo 'malato' i classici finanzieri di successo, vanno contestualizzate proprio in quella Venezia aristocratica che dopo gli scandali del MOSE non è più Serenissima. Raul Gardini aveva comprato la maledetta Ca' Dario, dove si erano già suicidati un po' tutti (anche proprio con un colpo di pistola), stupendo palazzotto veneziano affacciato sul Canal Grande. Un palazzo definito diabolico tanto quanto la storia della assicurazione Fondiaria. La figlia Eleonora Gardini, primogenita di Raul e Idina, aveva inoltre sposato nel 1987 Giuseppe Cipriani, della nota famiglia veneziana di albergatori e ristoratori. 
La finanziaria di Roberto Meneguzzo, laurea all' Università Ca' Foscari di Venezia che attraversa anch'essa momenti bui, ha nella città della Serenissima legami molto forti con la partecipata Est Capitalal momento commissariata, di Gianfranco Mossetto, professore in quiescienza della Ca' Foscari, che aveva importanti progetti immobiliari al Lido di Venezia, riqualificazioni di hotel, tra tutti l'Hotel Excelsior e il Grand Hotel Des Bains, quelli che dai primi del '900 accolgono le maggiori celebrità internazionali e i divi in visita a Venezia, e la costruzione di darsene. Proprio in uno di questi hotel al Lido della Est Capital, l'Excelsior, ora passato sotto il controllo del nuovo gestore HinesRoberto Meneguzzo era solito soffermarsi in una delle suite a lui riservate. Proprio nella sua suite sono avvenute alcune perquisizioni. Per la stessa maledizione che ha condannato la Fenice, il Molino Stucky, la suite presidenziale «San Marco» dell'Excelsior è andata a fuoco proprio quando la proprietà passava dalla Est Capital al nuovo gestore. Non esiste limite alla meraviglia. Il Des Bainsl'albergo di "Morte a Venezia" di Thomas Mann, l'altro gioiello, era andato a fuoco proprio poco dopo l'acquisto sempre da parte della società finanziaria Est Capital. Dove i soldi scorrono a fiumi, pare che i sistemi antincendio non funzionino ammesso che esistano. 
Incendio al Grand Hotel Des Bains
(era di  proprietà di Est Capital)
al Lido di Venezia
.
Ho voluto scrivere questo articolo non per glorificare Raul Gardini o Roberto Meneguzzo. Le loro vite effimere  da 'capitani coraggiosi', accomunate da una ingorda ed insana propensione alla tangente pagata anche con i soldi dei cittadini, non lasciano nulla se non forse l'attuale debito pubblico italiano alle future generazioni, ed una immagine fumosa di un capitalismo italiano francamente indecente. Ho voluto accostare le vite di due finanzieri per accendere un faro sulla tipologia di personalità che sta rovinando il Bel Paese. A coloro che fossero mossi da tanta pena o simpatia per i due finanzieri, come per la loro categoria, chiedo di aprire gli occhi sulle centinaia o migliaia di Angelo di Carlo, la classe operaia che va in paradisoScrissi che non avrei dimenticato Angelo. Io sono ancora vivo, qui a ricordarlo. Lo porto nel mio cuore. Simbolicamente con lui ricordo tutti coloro che in questo paese si sono visti negare qualsiasi sogno e la felicità, per colpa di una classe imprenditoriale e politica, se non anche accademica, una generazione di pederasti del dio denaro, che volevano bramosamente raggiungere, a scapito della vita dei loro concittadini italiani, quella suite che perfino Dante avrebbe fatto bruciare all'Inferno. Per quanto tempo ancora dedicheremo tutta la nostra esistenza all'accumulo effimero, qualitativamente in modo spesso mafioso e quantitativamente impedendo al nostro prossimo, i nostri figli, di avere le medesime opportunità di accedere ad una qualche forma di benessere? C'è un problema disumano di distribuzione della ricchezza. Io lo percepisco, voi continuate pure a far finta di niente buttando via la vostra vita in un sacchetto di cellophan. Sottrarre le risorse agli altri, non significa concorrere al progresso materiale della società. Arrestare l'arricchimento dei pochi e l'impoverimento dei tanti per tornare ad essere di nuovo felici. "Finchè esiste la povertà, non può esserci una vera libertà." diceva Nelson Mandela. Qualche anno or sono, folgorato sulla via di Marrakech, scrissi per la prima volta sulla necessità di stabilire un tetto all'arricchimento personale oltre il quale si possa guadagnare soltanto per la gloria morale di donare tutto il superfluo in beneficienza. Un vero privilegio quello di poter donare agli altri che proprio chi si santifica di lauree e specializzazioni negli States, come i tanti Meneguzzo, dovrebbe riscoprire. I furbi staranno già ridendo. Non ci arrivano, accecati dall'ingordigia. Quel limite salva anche la loro vita. In tutte le cose esiste un limite superato il quale non può sussistere il giusto.

venerdì 27 giugno 2014

Tour a Venezia: Goethe 1786, Byron 1816, Hemingway 1948, tangentisti del #MOSE e famiglia Casalesi 2014.

Venezia 1948, Hemingway.
Venezia offre svaghi e divertimenti per tutti i gusti da tempi immemorabili. Per gli esteti più raffinati non c'è niente di meglio, tra un museo e l'altro, di una piacevole pausa in un locale storico e aristocratico come il Quadri di Piazza San Marco, il Caffè Florian, oppure l'Harry's Bar. 
George Gordon Byron
Questi locali accolsero illustri ospiti come Goldoni, Lord Byron, Foscolo, Goethe, Dickens, Proust, D'Annunzio, Eleonora Duse, Rousseau, Stravinsky e Modigliani e tanti altri. 
Al giorno d'oggi, quelli del tuo debito pubblico oltre i 2000 miliardi di euro, sorseggiando un ottimo caffé ed assaggiando qualche delizioso pasticcino puoi invece avere il privilegio di assistere ad uno spettacolo come fossi comodamente seduto in prima fila su una jeep durante un avventuroso safari: lo scambio di qualche raffinata tangente ai tempi del MOSE (leggi a proposito cosa dice Arrigo Cipriani il patron dell'Harry's Bar). Puoi assistere al privilegio di vedere anche i tuoi soldi, venendo le tangenti pagate con soldi pubblici, scorrere a fiumi nell'allegria generale di un carnevale che dura tutto l'anno. Arlecchino passa la busta a Brighella. La guardia di finanza fu la prima a immortalare quelle succulente buste così generosamente spesse da non entrare nella tasca interna della giacca come nel caso che segue.

VENEZIA, pagamento della mazzetta. Nello specifico l’imprenditore Nicola Falconi passa la bustarella a Pio Savioli, consulente del Co.Ve.Co, cooperativa che fa parte del Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico del Mose.

Durante il tour safari per Venezia avete quindi la possibilità di assistere a queste straordinarie relazioni tra animali. Non avvicinatevi troppo per non disturbarli, ricordatevi che stanno lavorando. L'aspetto interessante e notevole, soprattutto dal punto di vista antropologicoè che tutto questo è avvenuto, e avviene, in una atmosfera rilassata, senza mai che il Sindaco, il Rettore, il Patriarca, o le altre cariche pubbliche abbiano tuonato e si siano scagliati contro la corruzione dilagante che avveniva proprio sotto il loro naso per parecchi anni. Garbo agiografico. Sarebbe come chiedere a Bruno Vespa di parlare in diretta televisiva del fatto che il suo collaboratore per tanti anni a Porta a Porta Renato Mannheimer sia indagato dalla Procura di Milano per associazione a delinquere finalizzata a una frode fiscale da 7 mln di euro
Durante la bella stagione c'è la possibilità di rilassarsi seduti ai tavolini all'aperto sorseggiando uno spritz tonificante, nel cuore di Piazza San Marco, cullati dalla musica dell'orchestra privata del Caffè Florian. Sbirciando l'occhio sul tavolino del vicino, nella giornata fortunata, potreste assistere alla stipula dell' appalto dei sogni di tutta una vita, dove prestigiose imprese si impegnano ad asfaltare il Canal Grande piuttosto che a vendere all'asta il Canaletto qui di seguito riportato, il vero originale ai tempi del MOSE. 
Dipinto del Canaletto ai tempi del MOSE. @cassiuslullaby
Agli appassionati esperti cacciatori della selvaggina più rara, si consiglia di mettersi davanti all'ingresso di una nota impresa assicuratrice per poter scorgere i sacchi del nero giornaliero, che a Venezia rappresenta il vero petrolio, arrivare con l'aristocratico 'gatto sornione con gli stivali' (i piani di accumulo assicurativi hanno caratteristiche di impignorabilità ed insequestrabilità che attraggono coloro che necessitano, e sognano, di blindare il proprio capitale evaso al fisco).
Oppure sorprenditi con il tour dei "bacari", le caratteristiche osterie di Venezia, dove l'ubriaco cantore nordista, rimasto indietro, canta ancora in loop le lodi di un altro megaprogetto, quello della sublagunare di Renato Brunetta che tanto ama Venezia.
Non dimenticate di far visita anche all'Università Ca' Foscari dove con un po' di fortuna potreste incontrare il pregiudicato Paolo Scaroni, o simili, invitato dal Magnifico Rettore Carlo Carraro ad inaugurare l'anno accademico.
Gli amanti dell'opera lirica e del balletto possono assistere agli spettacoli del Gran Teatro La Fenice, ricostruito "com'era e dov'era" dopo il terribile incendio del 1996. Nel loggione, se fortunati, scorgerete Piergiorgio Orsoni ancora con l'elmetto, di ritorno da una attenta ispezione ai cantieri del MOSE o il patriarca Scola, impegnatissimo con la sua fondazione a cui i tangentisti donavano generosamente per accaparrarsi un posto in prima fila e meritarsi la sua benedizione.
Ma io lo so, voi avete ancora voglia di svagarvi, instancabili! Se avete voglia di trasgredire il Casinò di Venezia fa al caso vostro. Gattonando piano piano, elegantissimi, potreste fortunosamente imbattervi negli esponenti della famiglia Casalesi, l'ultima rispettabile famiglia illustre che ai tempi del MOSE degna la Serenissima di amorevoli attenzioni, ancora una volta immortalate da quei 'paparazzi' della guardia di finanza.


#Veneziastaiserena

domenica 8 giugno 2014

Ca' Foscari come il Vaso di Pandora. Mai così in basso in 150 anni di prestigiosa storia di questa istituzione.

Alcuni dei magici intrecci nel CdA di Ca' Foscari, Vaso di Pandora. 
Università Ca' Foscari, mai così in basso in 150 anni di prestigiosa storia di questa istituzione, che ne dica Radio Mosca che afferma il contrario. Abbiamo visto quello che appare a tutti gli effetti un cerchio magico e bim bum bam, ne abbiamo dedotto che purtroppo Ca' Foscari ancora puzza. Che l'Università Ca' Foscari abbia toccato il fondo con la gestione del Rettore uscente Carlo Carraro è noto ormai a tutte quelle persone che non sono rimaste con le dita intrecciate davanti al televisore durante gli esperimenti di ipnosi del mago Casella sulla Rai. 
Ci sono motivi per pensare che sia noto perfino a Carlo Carraro che in questi giorni sta sornionamente impacchettando le sue cose preparandosi ad un lungo viaggio che lo porterà negli States dove andrà ad occuparsi altrove di cambiamenti climatici. Sono molti a ringraziarlo per il lavoro svolto e ad augurargli di andare a cambiare il clima da un'altra parte. 
Il Mago Silvan
Chissà, magari il suo maggior cruccio e rimpianto, quale genio incompreso dalla lampada creativa,  è di non essere riuscito a convincere il Senato Accademico a riconoscere al Mago Silvan una onorificienza per alti meriti “nel campo dell’illusionismo e della prestidigitazione”. Sim, sala, bim, neanche la magia del suo Blog istituzionale dal titolo 'Parliamone' ha incantato, visto che nelle ultime elezioni rettorali il 75% dei voti sono andati a candidati che si erano dichiarati non allineati al suo governo, che ne voglia Carlo Carraro che ora si sbraccia a rilasciare magiche dichiarazioni affermando che ci sia continuità con il suo operatoIl meccanismo della propaganda rettorale funzionava infatti esattamente come quello di qualsiasi Ministero della Propaganda che sciorinava i successi oggettivi innegabili in termini di costruzioni di nuove strade e ponti culturali, di bonifiche di paludi universitarie e ovviamente gli eccellenti risultati conseguiti nello sport universitario, senza mai far cenno al baratro morale nel quale l'Università, e Venezia tutta, stava precipitando. Non è mai stata proferita la parola magica 'corruzione', proprio quella che sta innegabilmente spolpando il Bel Paese. Per non parlare della parola 'Etica'. Lo stesso errore concettuale di quei nonnetti, duri di comprendonio come la sella di un cosacco, che ti dicono 'quando c'era quel grande Statista, Lui si che le cose le faceva e lo stato sociale funzionava', poi che quel Lui abbia fatto anche le leggi razziali e ci abbia mandato a morire persino in Russia, trascinandoci nell'oblio, non importa. Non stupisce che l'ultima di Carlo Carraro sia stata quella di mandare Ca' Foscari 'a morire intellettualmente a Mosca'. Ma con quest'ultimo scempio il Vaso di Pandora ora è colmo e persino la maga Nicoletta Paciaroni vede ora tra le sue carte quella del 'carro', della dipartenza del Rettore Carraro.
L'amara ironia della rete. Su twitter hashtag #ReFasullo
Non c'è trucco e non c'è inganno, se arrestano il Prof. Piergiorgio Orsoni a Ca' Foscari si parla di sport. Se il rettore manda in missione un prorettore a Mosca a consegnare una 'pizza onorificienza' a domicilio al controverso ministro della cultura russo che avrebbe copiato la sua tesi al 67%, allora a Ca' Foscari si parla di sostenibilità. Se Ca' Foscari sta per svendere 'tre palazzi storici per una cassapanca' ad una finanziaria allora nell'ateneo veneziano l'argomento principale proposto potrebbe essere il danno 'disumano' che gli studenti arrecano alle royalties fotocopiando i libri. Tutto questo mentre Carlo Carraro siedeva, lautamente oliato, su uno dei CdA, quello delle Generali, tra i più vergognosi della storia repubblicana. C'è da chiedersi se non fosse Tariq Aziz a suggerire al Rettore dal carcere le strategie di comunicazione (o la Casaleggio Associati del #vinciamonoi?), quello che per intenderci andava a belare nella tv di stato che Saddam Hussein stava per vincere la guerra anche quando si sentivano in sottofondo le cannonate dei tank americani avvicinarsi a Baghdad.  
Il vaso di Pandora, leggendario contenitore di tutti i mali.
(opera di Stefano Tulipani
Per noi comuni mortali, semplici malgari dell'altopiano di Asiago, è comunque la composizione del Consiglio di Amministrazione della Ca' Foscari a rappresentare il vero mistero dell' arte della prestidigitazione. La miglior tesi di laurea potrebbe essere quella che riesca a sbrogliare questa matassa noiosamente attorcigliata. Il Dott. Andrea Valmarana membro del CdA cafoscarino e consulente dell'Università in materie fiscali siede anche nel collegio sindacale, un organo di vigilanza, del Gruppo Morellato & Sector SpA di proprietà del fratello del Rettore, famiglia Carraro. Parliamone. Rampollo di un’antica famiglia vicentina nobilitata dai dogi della Serenissima nell’elenco delle “Case fatte per soldo”, sempre il Dott. Andrea Valmarana siedeva nel Cda della finanziaria Palladio e risulta allo stato attuale incaricato da questa nel collegio sindacale della Est Capital Group Spa a cui la finanziaria Palladio partecipa. C'è qualcosa che non va anche da quelle parti, con l'amministrazione straordinaria per decreto del ministero dell’Economia motivato da irregolarità e la rimozione del Presidente il cafoscarino Prof. Gianfranco Mossetto, anch'egli specializzazione negli States. Si pensi che poteva essere proprio la Est Capital del prof. Gianfranco Mossetto, secondo indiscrezioni comparse a seguito di alcune dichiarazioni di Carlo Carraro, a realizzare guarda a caso la nuova casa dello studente da circa 900 posti che Ca' Foscari voleva realizzare a Santa Marta in accordo con l'Iuav. La presenza del Dott. Andrea Valmarana in entrambi gli organi societari (Ca' Foscari - Est Capital), con accesso a notizie riservate su un affare da 40 milioni di euro, configura o no un chiaro conflitto di interessi? Parliamone.
Prof. Gianfranco Mossetto. Dolce vita a Venezia.
Tornando con la bacchetta magica sulla finanziaria Palladio, hanno da pochi giorni proprio arrestato l'amministratore delegato, il cafoscarino Roberto Meneguzzo (anche lui specializzazione negli States), che aveva il suo capitale nelle Assicurazioni Generali. Parliamone. Proprio a rappresentare anche Roberto Meneguzzo nel Cda delle Generali il Rettore Carlo Carraro era stato nominato consigliere indipendente da un altro membro del Cda di Ca' Foscari, prof. Domenico Siniscalco, Presidente di Assogestioni (fino al Novembre 2013), l’associazione italiana delle società di gestione del risparmio. Carlo Carraro e Domenico Siniscalco si frequentano anche nella Fondazione ENI, il primo presidente del comitato scientifico, il secondo membro del CdA della Fondazione con a guida Paolo Scaroni, anch'egli sempre nel CdA delle Generali. Questi vorticosi incroci erano già apparsi a margine di un articolo del Gazzettino e su una inchiesta dell'Espresso ma il buon senso non è più di casa da parecchio tempo a Ca' Foscari, pronta a suonare nei comunicati stampa come Orfeo l'inesistenza di qualsiasi conflitto di interesse senza accorgersi che Euridice è già entrata negli Inferi.

Abbiamo visto anche come il ragioniere Vincenzo Consoli, la cui Veneto Banca partecipa pesantemente nella Palladio finanziaria in cui il ragioniere è membro del CdA e del comitato esecutivo, si ritrovi, qualche anno dopo la laurea honoris causa conferitagli da Ca' Foscari, in qualità di sponsor e ospite d'onore alla consegna dei diplomi di laurea a Ca' Foscari nel novembre 2011. 
Sul blog del Rettore nel settembre 2010 propendevo alla seguente riflessione critica: « non sento lo studente protagonista dell’università italiana, ma vedo ancora fiorire un modello di Professore, più interessato ad appagare il proprio ego ed a coltivare una propria carriera personale, che preoccupato di trasmettere con passione una qualche forma di sapere alle nuove generazioni. » Ora, quattro anni dopo, aggiungo: vedo quel modello di Professore affarista uscire lentamente in modo evanescente dal Vaso di Pandora scoperchiato. Buon viaggio. 

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