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mercoledì 9 luglio 2008

Torce a Porto Marghera..il tramonto più bello del mondo.

Avviso comparso sul portale del Comune di Venezia
Attivate le torce di Porto Marghera [09 Luglio 2008, 20:30] Livello di emergenza: Codice Verde Data ed Ora della notizia: 09 Luglio 2008, 20:30 La Protezione civile del Comune di Venezia, sentiti i Vigili del Fuoco, comunica che l'evento visivo in corso è dovuto a uno sfiaccolamento delle torce presso lo stabilimento Polimeri Europa dovuto ad un blocco del processo di cracking causato da una improvvisa mancanza di vapore. Non si tratta, pertanto, di un incendio a impianti e/o depositi. Sul posto sono presenti i Vigili del Fuoco. Seguiranno ulteriori aggiornamenti.
La combustione in fiaccola si sta riducendo [09 Luglio 2008, 21:06] Livello di emergenza: Codice Verde Data ed Ora della notizia: 09 Luglio 2008, 21:06 La Protezione civile rende noto che lo sfiaccolamento in torcia si va via via estinguendo: una delle due torce è quasi spenta mentre anche l'altra sta riducendo la combustione.Seguiranno ulteriori aggiornamenti.
Fine evento [09 Luglio 2008, 21:35] Livello di emergenza: Codice Verde Data ed Ora della notizia: 09 Luglio 2008, 21:35 La Protezione civile del Comune di Venezia, sentiti i Vigili del Fuoco, rende noto che l'evento visivo che ha interessato due fiaccole di Polimeri Europa, nell'area del sito industriale di Porto Marghera, è concluso. E' stata infatti riattivata l'erogazione di vapore all'impianto di cracking che ha comportato, di conseguenza, il quasi totale spegnimento delle torce. Sul luogo restano i tecnici e le squadre dei Vigili del Fuoco. L'Arpav ha attivato i sistemi di rilevazione del Simage ed è anch'essa operativa sul territorio con i propri tecnici per monitorare le eventuali ricadute di prodotti della combustione.Non seguiranno ulteriori comunicati

La nube che si è alzata da Porto Marghera in seguito all'accensione delle torce. Eventuali ricadute di prodotti della combustione? Fotografia scattata alle 21.12 del giorno 09/07/2008
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Mestre e Marghera sono due città a vocazione turistica bellissime da visitare, piene di imprevisti...come in questo caso l'accensione delle torce.....se siete fortunati potrete assistere a qualche incidente industriale ed assaporare nell'aria l'odore "doc" dello smog prodotto in gran parte dalla Tangenziale di Mestre che da noi acquista quel frizzantino che lo rende unico in tutto il mondo, perchè si mescola all'inquinamento decennale di Porto Marghera. Qui da noi, l'inquinamento non è improvvisato, ma è consolidato da anni e svariate aziende si sono adoperate negli anni esercitandosi nell'inquinamento della laguna. Alcuni tra gli abitanti di Mestre e Marghera, i più "primitivi" e restii al cambiamento, incredibilmente rinunciano alla vita, decidendo di morire ammalandosi di cancro, come alcune persone conosciute personalmente da chi vi parla, negandosi quindi la possibilità di assistere a questo straordinario spettacolo che l'ingegno umano ci regala tutti i giorni: Il tramonto di Porto Marghera..tra i più rossastri...per i bagliori delle fiaccole... con colori unici nel suo genere dovuti alle polveri sottili nell'aria che donano sfumature introvabili.

Il mio sentito grazie a tutti coloro che in questi anni hanno lavorato e si sono adoperati per rendere questo tramonto sempre più bello. Mestre e Marghera così come sono state concepite sono due città bellissime dove finalmente siamo riusciti a sconfiggere per sempre la Natura (nemica dell'uomo), e finalmente non vedremo più quei campi di grano..che sapevano regalare al Veneto solo polenta e osei. Adesso però mi raccomando puntiamo sul turismo per queste due città...le cose belle e uniche vanno condivise.

Non è uno spettacolo?

mercoledì 4 giugno 2008

Incidente nucleare a Krsko in Slovenia

Una immagine "rassicurante"... dell'impianto nucleare di Krsko in Slovenia dove si è verificato l'incidente nucleare. Il sito web della centrale nucleare è il seguente http://www.nek.si/

Riporto la notizia dell'incidente nucleare accaduto oggi alla centrale nucleare di Krsko in Slovenia. Notate come si sprechino i condizionali. Tutte le certezze sfumano di fronte ad una gelida notizia. In Italia si è ormai da mesi riaperto il dibattito sul nucleare. (Durante la campagna elettorale il leader udc Casini si era detto pronto a far costruire una centrale anche a roma «Vado in piazza per dire sì al nucleare» «Domani sarò in piazza per dire torniamo al nucleare, facciamo una scelta coraggiosa anche se impopolare» Clicca qui per vedere l'articolo completo.)
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"LUBIANA - La centrale nucleare di Krsko in Slovenia è stata fermata "per qualche ora" per determinare le cause di una fuga che non dovrebbe avere impatto sull'ambiente. Lo ha assicurato la direzione del sito a seguito dell'allerta dell'Unione europea. "La centrale è stata fermata a titolo preventivo per qualche ora al fine di permettere al personale di stabilire le cause del guasto e di ripararla", ha detto la direzione dell'impianto in un comunicato. "Un arresto d'emergenza non è stato necessario e il guasto non dovrebbe avere impatto sull'ambiente", ha aggiunto la direzione. Sfruttata in comune da Slovenia e Croazia, la centrale nucleare di Krsko produce il 20% dell'elettricità consumata in Slovenia e il 15% di quella utilizzata in Croazia. La Commissione europea ha lanciato un'allerta. Il sistema d'allerta è scattato dopo che dalla Slovenia è stato comunicato che si era verificata una perdita nel circuito di raffreddamento della centrale di Krsko, che si trova a circa 130 km da Trieste. Al momento - si legge in un comunicato diffuso a Bruxelles - non è stata rilevata alcuna fuga radioattiva. In Slovenia sono scattate le procedure per lo spegnimento della centrale, procedure che sono state completate. Un portavoce della Commissione europea ha poi confermato che non ci sono state fughe di radioattività e che le procedure messe in atto dalla Slovenia sono state corrette. Bruxelles, ha aggiunto, attende ora ulteriori informazioni sulla situazione. La centrale nucleare di Krsko si trova nella regione sud-occidentale della Slovenia. Il messaggio d'allerta - si legge nella nota della Commissione Ue - è stato ricevuto a Bruxelles alle 17.38. In base agli accordi Euratom, la comunità europea per l'energia atomica, il sistema di risposta rapida d'emergenza 'Ecurie' prevede che i Paesi membri informino la Commissione europea e tutti gli altri Paesi partner potenzialmente interessati quando si possa presentare l'esigenza, se necessario, di adottare misure di protezione della popolazione in seguito a incidenti a carattere radiologico o nucleare. Le strutture della Commissione europea preposte a gestire l'emergenza, si legge ancora nella nota di Bruxelles, resteranno in attività fino a quando non avrà ricevuto informazioni che assicurino che la situazione è completamente sotto controllo".
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La Slovenia possiede un unico impianto nucleare, quello di Krsko, e fino a questo momento non si erano mai verificati incidenti. Consultando la pagina UE sul nucleare sloveno (http://europa.eu/scadplus/leg/en/lvb/e14110.htm), si può leggere come la Slovenia in questi ultimi anni abbia lavorato per l'ammodernamento dei reattori della centrale ed ha firmato con il governo croato un accordo riguardo la proprietà congiunta degli impianti di Krsko. Nell'estratto del documento che riporto qui sotto, addirittura si dice che il livello di sicurezza della centrale di Krsko è comparabile a quello delle centrali nucleari occidentali più moderne.
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("La sicurezza nucleare riveste un'importanza particolare nel quadro dell'allargamento dell'Unione. La Slovenia ha continuato a progredire in questo settore portando a termine il programma di ammodernamento 1998-2000 della centrale di Krsko. Inoltre, i governi sloveno e croato hanno firmato un accordo riguardante l'appartenenza congiunta di questa centrale. La sicurezza nucleare della centrale è comparabile al livello di sicurezza presentato dalle centrali nucleari dell'Europa occidentale. Occorrono tuttavia misure supplementari. Nel giugno 2001 è stata adottata dal Consiglio, nel contesto dell'allargamento, una relazione sulla sicurezza nucleare. Questa relazione identifica cinque misure specifiche tendenti a garantire la sicurezza di sfruttamento della centrale Krsko e di altre unità nucleari che riguardano, tra l'altro, la qualificazione sismica della centrale e l'adozione di un piano nazionale di emergenza. La Slovenia dovrà anche vegliare al rispetto integrale dei requisiti e delle procedure Euratom." Versione Inglese "Nuclear safety is particularly important in the context of the enlargement of the Union. In finalising the programme to modernise the Krsko facility between 1998 and 2000, Slovenia has continued to make progress in this area. In addition, the Slovenian and Croatian Governments have signed an agreement concerning their joint ownership of this facility. Its level of nuclear safety is comparable to that of western European nuclear plants. However, additional measures must still be introduced. The Council adopted a report on nuclear safety in the context of enlargement in June 2001. This report identifies five specific measures to guarantee the safe operation of the Krsko facility and other nuclear sites, which include, inter alia, seismic qualification of the facility and the adoption of a national emergency plan. Slovenia will also have to ensure that it complies fully with Euratom requirements and procedures.")
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Già, il nucleare. Il nucleare, non è il fuoco scoperto da Prometeo. Magari fosse un elemento amico dell'uomo. E' una forza che nel momento in cui è stata annessa dall'uomo ne ha sancito anche la possibile estinzione. Le scorie radioattive non si spengono, come si fa per un incendio. E' come se un incendio durasse centinaia d'anni. Il nucleare è una forza mostruosa e spaventosa, capace di spazzare via le coscienze; è inumana. E' il nulla. Spaventa che la storia non insegni nulla. Spaventa che il disastro di Chernobyl sia già stato dimenticato dai più, nel nome di un finto progresso, che sta invece distruggendo questo pianeta. le istituzioni non si fermano a riflettere sui comportamenti reali delle persone e sulla loro sostenibilità per il pianeta. Uno Stato serio, non insegue ed asseconda gli usi e costumi, e quindi i vizi del proprio popolo. Se il popolo spreca l'energia, se ne consuma troppa, dovrebbe restare al buio, a meno che non si voglia imitare la California che in preda sempre più ai black out ed agli incendi, è un enorme condizionatore, che butta fuori aria calda senza preoccuparsi del perchè cresca la temperatura all'esterno esponenzialmente. E' il gatto che si morde la coda: fa caldo? allora abbasso la temperatura producendo calore. Lo Stato dovrebbe promuovere energie alternative, premiare concretamente i comportamenti di coloro che rispettano il pianeta che abitiamo; invece c'è chi, non preoccupandosi delle ricadute delle proprie dichiarazioni, ancora propone l'utilizzo di energie, che poco hanno a che fare con la dimensione dell'uomo e della natura. Ci sono delle forze, che non andrebbero rianimate. La forza di un vulcano, è temuta dall'uomo, altrimenti il Vesuvio non sarebbe continuamente monitorato. Il nucleare va temuto.


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Il Reattore, nella foto è un importante fonte d'elettricità sia per la Slovenia che per la Croazia, ed è localizzato tra Ljubljana and Zagreb sul fiume Sava.( Photo by J.A. Gonyeau) Il sito web della centrale nucleare è il seguente http://www.nek.si/
Le centrali nucleari in Europa producono attualmente circa un terzo dell’elettricità e il 15% dell’energia consumata nell’Unione europea (UE). Spetta tuttavia ai singoli Stati membri decidere se intendono ricorrere a questa fonte energetica. Per approfonimenti http://europa.eu/scadplus/leg/it/s14005.htm ed in particolare per quanto riguarda la sicurezza degli impianti nucleari http://europa.eu/scadplus/leg/it/lvb/l27049.htm

La sala controllo della centrale nucleare di Krsko in Slovenia
Proprio sabato scorso mi ero recato con dei miei amici in Slovenia apprezzandone le smisurate bellezze naturali davvero notevoli, che riassumo in questo video da me girato.

lunedì 17 marzo 2008

Ippolito Caffi: travel along the mediterranean

Per chi ha dipinto Ippolito Caffi, se quanto raffigurato viene tutti i giorni obliterato con cemento armato ed infrastrutture alienanti?
Video di Sciretti Alberto su Ippolito Caffi (1809 - 1866)

"Per chi, si chiese a un tratto, scriveva quel diario? Per il futuro, per gli uomini non ancora nati. La sua mente indugiò per un attimo su quella data dubbia fissata sulla pagina, poi andò a cozzare contro la parola in neolingua bipensiero [1]. Solo allora si rese pienamente conto di quanto fosse temerario ciò che aveva intrapreso. Come fare a comunicare col futuro? Era una cosa di per se stessa impossibile. O il futuro sarebbe stato uguale al presente , nel qual caso non l'avrebbe ascoltato, o sarebbe stato diverso, e allora le sue asserzioni non avrebbero avuto senso". George Orwel, 1984.
"For whom, it suddenly occurred to him to wonder, was he writing this diary? For the future, for the unborn. His mind hovered for a moment round the doubtful date on the page, and then fetched up with a bump against the Newspeak word doublethink [1]. For the first time the magnitude of what he had undertaken came home to him. How could you communicate with the future? It was of its nature impossibile. Either the future would resemble the present, in which case it would not liste to him: or it would be different from it, and his predicament would be meaningless." George Orwel, 1984

[1] La guerra è pace; La libertà è schiavitù; L'ignoranza è forza (War is peace; Freedom is slavery; Ignorance is strength)

Il Santuario e il porto di Genova in un olio di Ippolito Caffi (Veduta di Genova, 1853, Roma, Galleria d'Arte Moderna)

Un giornalista scientifico, Alan Weisman, ha ipotizzato nel suo libro Il mondo senza di noi (Einaudi), la fine della nostra specie, provando ad immaginare le conseguenze: acque pulite, rovine poetiche (i romani antichi hanno fatto costruzioni molto resistenti), verde lussureggiante, ma anche eterni ammassi di plastica (ce n'è oltre un miliardo di tonnellate nel solo Oceano Pacifico, ovvero sei volte la quantità del plancton).
In The World Without Us, Alan Weisman offers an utterly original approach to questions of humanity's impact on the planet: he asks us to envision our Earth, without us.In this far-reaching narrative, Weisman explains how our massive infrastructure would collapse and finally vanish without human presence; what of our everyday stuff may become immortalized as fossils; how copper pipes and wiring would be crushed into mere seams of reddish rock; why some of our earliest buildings might be the last architecture left; and how plastic, bronze sculpture, radio waves, and some man-made molecules may be our most lasting gifts to the universe

"La verità è che, senza di noi, il mondo starebbe una favola. La prospettiva non antropocentrica, ovvio, costa una fatica immane a qualsiasi essere umano. Ma mettendosi per una volta dalla parte del Pianeta è proprio così. Come inquilini del condominio Terra siamo un disastro. Un esercito di locuste, al confronto, sembra educato a Oxford. Scambiamo gli oceani per discariche, trasformiamo i ghiacciai in ghiaccioli. E a forza di pompare allegramente gas serra nell'atmosfera, stiamo arroventando il forno in cui ci siamo infilati, aspettando che il timer ci avverta che la cottura è terminata" (Tratto dall'articolo su Alan Weisman dal Venerdi di Repubblica 14 Marzo 2008)
La materia organica, quella specie di compost involontario prodotto dai rifiuti nelle strade, germinerebbe. La vegetazione prenderebbe il sopravvento. Le città sarebbero punteggiate da incendi. Senza spazzini ci sarebbe in giro un sacco di materiale combustibile. E senza pompieri in circolazione, i fulmini innescherebbero roghi continui. La ceramica di lavandini e water è,dal punto di vista geologico, quasi un fossile: tendenzialmente non si deteriora. Anche il bronzo è un altro materiale estremamente duraturo: statue e fontane sopravviverebbero


Floods in New York's subways. The big cities would crumble with remarkable ease. London or New York, like all large towns near the sea, would start to rot from their foundations up, as underground tunnels and conduits that carried trains and cables, roadways and sewage, started to fill up with water within days. The pumps that keep them dry would have simply ceased to operate.
Manhattan è circondata dall'acqua e una potente struttura di pompaggio che funziona di continuo evita che i tunnel della metropolitana ne siano invasi. Basterebbe uno stop al sistema di 48 ore perchè avesse inizio l'allagamento.
Ponti sbriciolati da ruggine e sale. Anche l'ingegneria civile più solida, in assenza di manutenzione, ha una data di scadenza. I tiranti di acciaio dei ponti verrebbero per esempio mangiati nel tempo dalla ruggine, lasciando crollare la campata di cemento in acqua, dove verrebbe corrosa dal sale.

Grass shoots would begin to shatter every road surface in the worl. The drawing above is what Fifth Avenue/St. Patrick's Cathedral would look like
Il traguardo dei 500 anni sarebbe tagliato da pochissimi manufatti umani. Solo gli edifici più antichi, in pietra, potrebbero farcela. Tra gli altri materiali invece, porcellana e pneumatici sarebbero quelli con maggiori probabilità di sopravvivenza nel lungo periodo.

Dopo qualche migliaio di anni ogni costruzione sarebbe coperta da una nuova glaciazione. Sopravviverebbero nella loro forma originaria gli edifici sotterranei, come il tunnel che, attraversando la Manica, collega la Francia alla Gran Bretagna.

giovedì 7 febbraio 2008

I send an S.O.S to the world: the venetian lagoon is dying day by day

07/02/2008. This is a message in a bottle. I really send an S.O.S to the world.
Really, the venetian lagoon is dying, due to the fact that venetian politicians are buring the truth under contamined sand. Just watch at this video, and try to answer my question "What is the colour of the venetian lagoon? Brown or blue?"
A bathroom in a church. This is God in Venice?
Mazzorbo (VE), an island in the venetian lagoon.
There is no time, there are no words. Plaese tell the truth. Death and disability of many workers from various forms of cancer in Porto Marghera near Venice. This is the truth. Pretend truth.
Look at this photo gallery. You need an investigation on the trace element distribution in sediments, marine water and mussels in the Venetian Lagoon to know the truth? Just only a photo. The levels of heavy metals in water and sediments are sufficiently high to cause adverse biological effects.
This is water of the venetian lagoon. Why?
People of Venice swam in Venetian Lagoon till about 1950. Why I cant't? Tell me why.
The so called "Barena" near Passo - Campalto (VE). Contaminated Site. Behind, the skyline of Venice. Is it normal to see that in venetian lagoon in 2008 year? Is it the progress of civilization? This is also the venetian lagoon , thanks to the venetians politicians.
St. Mark's Square, isn't all Venice. The real Venice is a lagoonside town. Lagoon is dying. Remember.
This is what you are losing; what is dying.
Why is dying? Look at the next Video. You are going to understand why venetian politicians are killing the nature. What can you see entering into the lagoon? Little fishing boat? Nooooo.....Cruises trough the venetian lagoon!!
Madness in the Venetian Lagoon
Oil tankers, freighters and powerful speedboats that can carry hundreds of tourists create waves that destroy the sandbars and mud-flats, and cancel out the natural movements that once slowed down the advancement of the tides. All these disruptions increase the erosion that is ruining the depths of the lagoon and eating away at the foundations of buildings.

The so called "barene" are literally been consumed by waves due to the passage of speed boat.
Please. Help me, to send this S.O.S to the world. Thank you. Sciretti Alberto.

domenica 16 dicembre 2007

Merowe Dam: una diga Cinese in Sudan

La diga di Merowe, la maggiore opera idrica in corso in Africa, vuole creare, entro il 2008, un bacino artificiale di raccolta dell’acqua al fine di migliorare la fornitura energetica del Sudan. Il principale Paese implicato nel progetto è la Cina.

La macchina cinese al lavoro; con la laboriosità tipica di un formicaio, la diga di Merowe, sulle rive del Nilo, meglio conosciuta come Merowe Multi-Purpose Hydro o Hamdab Dam, è un imponente progetto di costruzione nel nord del Sudan, circa 350 km a nord della capitale Khartum.

Una sezione della diga Merowe. La diga, il cui bacino di raccolta dell’acqua raggiungerà i 174 km di lunghezza e i quattro di larghezza, dovrebbe servire a migliorare la fornitura energetica del Sudan. Una volta terminata, conterrà un serbatoio di 12,5 km³, circa il 20% del flusso annuale del Nilo.

Il principale Paese implicato nel progetto è la Cina. E’ infatti la China Import Export Bank a fornire buona parte dei finanziamenti per la costruzione della diga, attualmente portata avanti da una joint venture composta dalla China International Water & Electric Corp e dalla China National Water Resources and Hydropower Engineering Corporation. Hanno un ruolo non secondario anche alcune istituzioni finanziarie arabe, la compagnia tedesca Lahmeyer International e la francese Alstom.

Il costo totale del progetto si aggira intorno ai 1.200 milioni di euro finanziati da: China Import Export Bank (circa 240 milioni di euro); Arab Fund for Economic and Social Development (circa 130 milioni di euro ); Saudi Fund for Development (circa 130 milioni di euro ); Oman Fund for Development (circa 130 milioni di euro ); Abu Dhabi Fund for Development (circa 85 milioni di euro ); Kuwait Fund for Arab Economic Development (circa 85 milioni di euro ). I costi rimanenti si suppone siano coperti dal governo Sudanese.



Impatti ambientali
La diga di Merowe, la maggiore opera idrica in corso in Africa costringerà al reinsediamento forzato oltre 50.000 persone. Il rapporto di IRN (International Rivers Network) e di The Cornerhouse, basato sui risultati di una missione sul campo, evidenzia come le comunità locali siano costrette a lasciare le terre fertili sulle rive del Nilo per zone del deserto nubiano e denunciano come non vi sia stata un’adeguata valutazione degli impatti ambientali del progetto.
Durante la sua costruzione non sono mancati arresti, massacri e violazioni dei diritti umani. Le mancate politiche di reinsediamento e di compensazione del governo sudanese stanno esasperando le popolazioni impattate dalla diga di Merowe. L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) denuncia la situazione di 50 mila persone, appartenenti ai gruppi arabi dei Manasir, Amri e Hamadab, che rischiano di perdere le loro case presso le rive del Nilo in Sudan e di essere forzatamente espropriati delle loro terre a causa del riempimento del bacino di raccolta della diga di Merowe. L’associazione chiede alle imprese coinvolte nella costruzione della diga di sostenere le vittime almeno nella loro richiesta di risarcimento. Le offerte di risarcimento avanzate dal governo sudanese sono state finora rifiutate dalla popolazione colpita in quanto ritenute insufficienti, mentre le famiglie interessate si battono anche contro il reinserimento forzato in regioni desertiche e non-coltivabili. Con il completamento del riempimento del bacino della diga, 50 mila persone, contadini e allevatori, perderanno non solo le proprie case, ma anche campi coltivati e pascoli, che finora garantivano la loro esistenza e sopravvivenza economica.
I primi sfollati sono stati sistemati ad El Multaga. In questo centro abitato negli ultimi due anni il tasso di povertà è aumentato dal 10% al 65%. Il costo delle pompe che in assenza del fiume servono per irrigare nonché la povertà del suolo nel quale sono reinsediati hanno inciso non poco sulle condizioni economiche delle popolazioni dell’area. La popolazione degli Amri, la seconda più numerosa ad essere impattata dalla costruzione della diga di Merowe, in Sudan, ha recentemente avviato una serie di proteste, in parte sfociate in atti di violenza. Gli Amri contestano la decisione unilateralmente presa dalle autorità governative di procedere con il loro reinsediamento nell’inospitale regione di Wadi Al Mugadam. Secondo la “Campagna per la riforma della Banca Mondiale”( CRBM )si tratterebbe, peraltro, di una zona desertica utilizzata anche come discarica per le scorie nucleari.
International Rivers Network (partner internazionale di CRBM) chiede che la costruzione della diga di Merowe, sul tratto del Nilo che attraversa il Sudan settentrionale, sia sospesa sine die. La richiesta, inoltrata alla China CCMD Consortium, Alstom, Lahmeyer International ed allaABB, ovvero le società che compongono il consorzio costruttore dell’opera, è stata fatta in quanto la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) del progetto non sembra rispondere ai numerosi interrogativi in merito alla fattibilità del progetto. Tale giudizio negativo sulla VIA è stato espresso da una revisione indipendente realizzata dallo Swiss Federal Institute of Acquatic Science and Technology. Lo studio denuncia i seguenti impatti negativi: le fluttuazioni della portata dell’acqua del Nilo nel tratto interessato dalla diga porteranno alla progressiva erosione degli argini del fiume; la sedimentazione provocherà una diminuzione della capacità di produrre energia idroelettrica; l’inquinamento e la decomposizione di materiale organico costituiranno un serio pericolo per la salute delle popolazioni che berranno l’acqua e mangeranno il pesce presente nel bacino artificiale formato dalla diga; - la distruzione dei siti archeologici presenti nell’area.
Lo studio della Swiss Federal Institute of Acquatic Science and Technology mette inoltre in luce come le emissioni di gas serra prodotte dall’impianto equivarranno a quelle rilasciate nell’atmosfera da un progetto di estrazione di gas naturale in grado di fornire lo stesso ammontare di energia.

La documentazione qui riportata salvo le immagini, è stata tratta da sito Centro di documentazione sui conflitti ambientali

domenica 9 dicembre 2007

Andrea Zanzotto: chi salverà il veneto dal cemento?


Il Poeta Andrea Zanzotto
Zanzotto è diventato l'anima dei comitati che tutelano il paesaggio veneto (http://www.paesaggivenetisos.org ), il fulcro intorno al quale si sta stringendo la rete delle associazioni ambientaliste.
Nel giorno in cui, Legambiente dichiara fuori legge 7 citta' su 10 per lo smog, è doveroso parlare di Andrea Zanzotto.
Roma, 8 dic. - (Adnkronos) In fatto di legge su Pm10: 7 citta' su 10 fuori legge, dal 1 gennaio ad oggi Torino e' risultata la piu' inquinata, seguita da Venezia-Mestre e Verona. E' quanto e' emerso nel corso dell'8° congresso nazionale di Legambiente. Il 70% delle emissioni di Pm10 (polveri sottili) e' dovuto al traffico. Negli ultimi dieci anni, inoltre, le emissioni da CO2 da trasporto stradale sono aumentate del 18%.Legambiente in una nota suggerisce di "Scoraggiare il trasporto privato con il ticket urbano" in considerazione del fatto che si sono verificati: 149 giorni di superamento a Torino, 127 a Venezia, 121 a Verona. E ancora, 116 a Vicenza, 115 a Cagliari e Padova, 110 a Reggio Emilia. E poi 107 a Lodi, 106 a Frosinone, 100 a Milano e Pesaro. Secondo Legambiente e' un quadro nero quello rilevato dalla centraline di rilevamento delle polveri sottili nelle maggiori citta' italiane. I dati sul PM10 (aggiornati al 25 novembre scorso) riportano un numero impressionante di superamenti giornalieri della soglia consentita dalla legge (che fissa, dal 2005, il valore limite medio giornaliero per le polveri sottili a 50 g/mc, che puo' essere superato al massimo per 35 giorni all'anno). "Questo bonus - dicono a Legambiente - e' stato invece gia' ampiamente consumato da 47 citta' su 68 (sette citta' su dieci)". In particolare l'associazione ambientalista ritiene che si debba passare al "pay per use", introducendo "forme di ticket urbano per le automobili al fine si scoraggiare il trasporto privato recuperando nello stesso tempo risorse per il trasporto pubblico.


Come presentare un poeta se non riportando una sua poesia?

Andrea Zanzotto Da "Dietro il paesaggio" Elegia Pasquale Pasqua ventosa che sali ai crocifissi con tutto il tuo pallore disperato, dov'è il crudo preludio del sole? e la rosa la vaga profezia? Dagli orti di marmo ecco l'agnello flagellato a brucare scarsa primavera e illumina i mali dei morti pasqua ventosa che i mali fa più acuti E se è vero che oppresso mi composero a questo tempo vuoto per l'esaltazione del domani, ho tanto desiderato questa ghirlanda di vento e di sale queste pendici che lenirono il mio corpo ferita di cristallo; ho consumato purissimo pane Discrete febbri screpolano la luce di tutte le pendici della pasqua, svenano il vino gelido dell'odio; è mia questa inquieta gerusalemme di residue nevi, il belletto s'accumula nelle stanze nelle gabbie spalancate dove grandi uccelli covarono colori d'uova e di rosei regali, e il cielo e il mondo è l'indegno sacrario dei propri lievi silenzi. Crocifissa ai raggi ultimi è l'ombra le bocche non sono che sangue i cuori non sono che neve le mani sono immagini inferme della sera che miti vittime cela nel seno.




In un belissimo articolo su la Repubblica del 7 Dicembre, così si parla di Andrea Zanzotto.
"Da Pieve di Soligo, dove si alzano le Prealpi Trevigiane, lo sguardo di Zanzotto si allunga oltre il paesaggio veneto, scavalca la laguna e l'inferno di Marghera e arriva fino in Cina, 'il paese in cui lo sconquasso ambientale corre al ritmo di un capitalismo vorace, perché viaggia con i metodi autoritari del partito comunista', dice il poeta. Ma è la pedemontana, sono l'altopiano di Asiago, il Montello e il Piave la ragnatela alla quale restano avvinghiati i suoi versi. E anche le sue battaglie perché non tutto di queste colline venga devastato dal cemento degli stabilimenti industriali e delle villette. [...] Dopo la guerra si costruiva perché c'era bisogno, continua Zanzotto. Le case erano distrutte. C'erano i soldi del Piano Marshall. Disordinatamente, ma si raggiunsero 'gradini sopportabili di decenza'. 'Poi questo slancio si affievolì'. E come siamo arrivati ad oggi? 'Si è voluto ottenere il massimo con il minimo costo, ma poi il costo è stato altissimo. Il mito della ricchezza facile è un febbrone che ha il potere di distruggere l'organismo. E questo territorio è stato incrostato di stabilimenti che ora sono vuoti perché è più conveniente produrre all'estero, di centri commerciali dove - è accaduto un po' di tempo fa - un operaio è morto schiacciato e il suo corpo è rimasto coperto da un lenzuolo, mentre la gente entrava a far compere'. E il paesaggio che lei ricorda? 'Se potessi vederlo da un aereo non riconoscerei più nulla, ma passeggiando si può ancora scorgere qualche angolo che alimenta la facoltà dell'immaginazione. Prenda il Piave. Era un fiume torrentizio. Ora è asciutto in tanti tratti, eppure quelle linee d'argento che attraversano il suo letto continuano a nutrire la creazione mitica.'" (da F. Erbani, Andrea Zanzotto. Chi salverà il Veneto dal cemento, "La Repubblica", 07/12/'07)

Questa poesia di Zanzotto è inedita, viene esposta alla mostra fotografica "L'altra Venezia" al Molo K di Marghera.
Fu Marghera
Vuoto come denti cavati
quadri e intarsi di nulla diversi
l'abbandono non è
né morte né liberazione
l'abbandono è crollo disarticolazione
è strappo di colori e di forme del nulla
che non si rivelò più creante
che in questa spenta saccagnata ridda
secche scadenze dei fuochi del niente
sono bocche sdentate pelli bruciate
forze defenestrate ma per niente
domate o patafisiche in nero in cinerino
smascherate, virate, creative nell'essere
puri colmi di morte della stessa morte. Questa è una fotografia da me scattata il 10/10/2005 dalla rocca di Asolo. Anche dal Castello di Marostica, si può constatare come la pianura veneta, obliterata dalla cementificazione, sia diventata ormai un cimitero di capannoni industriali.

domenica 2 dicembre 2007

GENITORIANTISMOG


Le "Mamme Antismog di Milano" sono nate nell'inverno 2001/2002, in un momento di particolare emergenza ambientale a fronte della quale l'unica iniziativa dell'amministrazione è stata quella di consigliare alle mamme di tenere i figli a casa. Da allora, nulla è successo di veramente significativo nella lotta all'inquinamento, a parte grandi dichiarazioni d'intenti e progetti mai attuati. Tale situazione ci ha spinto a rafforzare il nostro impegno, fino a decidere di costituirci in una nuova associazione dal nome "Genitori Antismog". L'associazione GAS si propone una duplice finalità: da un lato spronare gli amministratori locali ad affrontare il problema dell'inquinamento con soluzioni concrete e lungimiranti, dall'altro sensibilizzare e coinvolgere i cittadini stessi sui temi del traffico e dell'inquinamento.
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Celentano intanto dal suo nuovo programma, "La situazione di mia sorella non è buona", attacca duramente gli architetti definendoli la piu' grande sciagura:
No, guardi che la catena di montaggio della distruzione dell’umanità parte dai comuni che sono i mandanti: poi ci sono gli architetti, e certo i comuni hanno i loro geometri. I comuni, più che far qualcosa, lasciano fare, danno vita a queste brutture, non si oppongono: non ha importanza se il destino di chi ti cammina accanto sta crollando, è questa la disgrazia. Sono cose che si dicono da tempo e non cambiano; son rassegnato a un futuro sempre più brutto, ma cerco di avere la coscienza a posto, parlandone.

mercoledì 28 novembre 2007

Il nucleare rispetta il valore di una vita?

Micheal e Vladimir due fratelli, a cui il nucleare ha spezzato la vita

Un mio pensiero. Uno Stato serio, non insegue ed asseconda gli usi e costumi, e quindi i vizi del proprio popolo. Se il popolo spreca l'energia, se ne consuma troppa, dovrebbe restare al buio, a meno che non si voglia imitare la California che in preda sempre più ai black out ed agli incendi, è un enorme condizionatore, che butta fuori aria calda senza preoccuparsi del perchè cresca la temperatura all'esterno esponenzialmente. E' il gatto che si morde la coda: fa caldo? allora abbasso la temperatura producendo calore. Lo Stato dovrebbe promuovere energie alternative, premiare concretamente i comportamenti di coloro che rispettano il pianeta che abitiamo; invece c'è chi, non preoccupandosi delle ricadute delle proprie dichiarazioni, ancora propone l'utilizzo di energie, che poco hanno a che fare con la dimensione dell'uomo e della natura. Ci sono delle forze, che non andrebbero rianimate. La forza di un vulcano, è temuta dall'uomo, altrimenti il Vesuvio non sarebbe continuamente monitorato. Il nucleare va temuto.

Il leader udc Casini si era detto pronto a far costruire una centrale anche a roma «Vado in piazza per dire sì al nucleare» «Domani sarò in piazza per dire torniamo al nucleare, facciamo una scelta coraggiosa anche se impopolare» Clicca qui per vedere l'articolo completo.

Adriano Celentano - Sognando Chernobyl

Il nucleare. Il nucleare, non è il fuoco scoperto da Prometeo. Magari fosse un elemento amico dell'uomo. E' una forza che nel momento in cui è stata annessa dall'uomo ne ha sancito anche la possibile estinzione. Le scorie radioattive non si spengono, come si fa per un incendio. E' come se un incendio durasse centinaia d'anni. Il nucleare è una forza mostruosa e spaventosa, capace di spazzare via le coscienze; è inumana. E' il nulla.
Spaventa che la storia non insegni nulla. Spaventa che il disastro di Chernobyl sia già stato dimenticato dai più, nel nome di un finto progresso, che sta invece distruggendo questo pianeta. le istituzioni non si fermano a riflettere sui comportamenti reali delle persone e sulla loro sostenibilità per il pianeta.

No grazie, preferisco campi di grano, un cavallo ed una allegra vendemmia in compagnia.


Gli attivisti di Greenpeace entrano in azione al congresso del WEC - il Consiglio Mondiale dell'Energia (20° Congresso mondiale dell'energia Roma 11 - 15 novembre 2007 ) - per dire NO al nucleare come risposta ai cambiamenti climatici.
Esplosione nucleare di Hiroshima.

Hiroshima, durante la seconda guerra mondiale, fu risparmiata dai bombardamenti americani ma il 6 agosto 1945 alle 8:16 (ora locale) Little Boy, la prima bomba atomica ad essere utilizzata in un conflitto militare, esplose ad un altitudine di 576 metri con una potenza pari a 12.500 tonnellate di TNT. Little Boy provocò: circa 130.000 morti, 177 mila persone sfollate, e morte negli anni successivi, dovuta alle radiazioni.

Esplosione nucleare.

martedì 20 novembre 2007

"Esperanza" è l'unica speranza per fermare la "caccia alle balene per scopi di ricerca scientifica"


Come vengono uccise le balene? Un arpione esplosivo penetra nel corpo dell’animale e poi esplode provocando squarci di almeno 20 centimetri che vanno via via ampliandosi. Le balene muoiono tra atroci sofferenze e, spesso, dopo una lunga agonia. Si stima che, in media, il tempo minimo in cui sopraggiunge la morte per l’animale ferito è di almeno due minuti, ma si registrano moltissimi casi di agonia durata più di un’ora e, addirittura, fino a cinque ore.
Ogni anno il governo giapponese è autore di una mattanza ingiustificata nelle acque dell'Oceano Meridionale Articolo tratto da ANSA 2007-11-20 ore 17:31
SYDNEY - Peggiora invece di migliorare, la sorte delle balene del Pacifico. Domenica una flotta baleniera giapponese è salpata per quella che potrebbe diventare la caccia più vasta degli ultimi 20 anni, con un obiettivo di oltre mille grandi cetacei, tra i quali per la prima volta figurano anche le megattere, a rischio di estinzione secondo gli ambientalisti, e particolarmente amate dai whales watchers per i loro caratteristici salti acrobatici fuori dall'acqua. La mossa dei giapponesi ha suscitato le ire della Nuova Zelanda e dell'Australia, che hanno presentato formale protesta attraverso i propri ambasciatori a Tokyo. "L'Australia è contro ogni forma di caccia delle balene, chiediamo formalmente al Giappone di riconsiderare le proprie decisioni", ha detto il ministro degli Esteri australiano Alexander Downer. Altri in Australia sono stati meno diplomatici. Da Canberra il ministro ombra per gli Affari esteri, Robert McClelland, ha invocato l'uso della marina militare come deterrente contro le baleniere giapponesi, che spesso pescano anche dentro i confini delle aree protette, soprattutto nei mari antartici. La premier neozelandese Helen Clark ha usato parole durissime: "I pescherecci giapponesi avrebbero fatto meglio a restarsene a casa loro, invece di venire qui nascondendosi sotto l'imbroglio di una missione scientifica, quando vogliono semplicemente uccidere mille balene". Il Giappone aveva ufficialmente abbandonato la caccia commerciale alle balene nel 1986, ubbidendo alla moratoria internazionale, per passare dall'anno successivo a quello che continua a chiamare caccia per scopi di ricerca scientifica. Il portavoce di Greenpeace, Steve Shallhorn, ha sottolineato oggi che i biologi marini d'Australia e altri paesi del Pacifico hanno più volte sostenuto che le informazioni scientifiche sulle balene si possono ottenere senza uccidere gli animali. Greenpeace ha promesso di tallonare le sei navi peschereccio con la loro nave ammiraglia Esperanza, già posizionata al largo delle coste giapponesi.

La nave di Greenpeace, l'Esperanza. 


Per quattro mesi - tanto durerà la stagione - l'organizzazione ambientalista cercherà di ostacolare i giapponesi, chiedendo la sospensione della caccia e impegnandosi in azioni di lotta non violenta, come ha già fatto in passato. "Questa non è scienza, è un business mascherato da scienza. Le balene sono animali protetti e noi vogliamo che la legge sia rispettata", ha detto dalla Esperanza il capo della spedizione Karli Thomas, all'agenzia di stampa australiana Aap. La piccola flotta che ha lasciato il porto di Shimonoseki setaccerà per quattro mesi le acque dei mari del sud del Pacifico fino all'Antartide, e si teme che sconfinerà nella zona che l'Australia ha dichiarato parco marino dedicato proprio ai cetacei. L'obiettivo è la pesca di 935 balenottere dal rostro, 50 balenottere azzurre e 50 megattere, queste ultime fino ad ora mai cacciate. Il passaggio delle megattere lungo le coste dell'Australia è uno degli appuntamenti più attesi da turisti e animalisti, per i salti spettacolari fuori dall'acqua, e per la docilità dei grandi cetacei, che si lasciano avvicinare dalle barche e, in alcuni casi, persino dai surfisti. Quattro anni fa una di queste balene era entrata nella baia di Sydney, nuotando tra i traghetti e le barche fino all'Opera House. Ora la nuova stagione delle baleniere giapponesi mette a rischio di sopravvivenza, oltre alle balene stesse, anche l'industria australiana del whale-watching, che ha un giro d'affari di 180 milioni di euro l'anno. Sono migliaia le persone che ogni anno arrivano sulle coste orientali del continente per osservare il passaggio delle megattere che dall'Antartide risalgono le coste per partorire nelle acque più calde della barriera corallina, ridiscendendo poi alla fine dell'estate accompagnate dai piccoli.

mercoledì 7 novembre 2007

Un palo fa paluo: butterflies' wings are very fragile -- please don't touch


Barene in prossimità di Passo Campalto (VE), attualmente arginate, perché quasi irrimediabilmente inquinate, dalla permanenza nell’area per decenni di un tiro al piattello sportivo. Emblematico esempio, di una generica banalizzazione delle aree di margine [1], un foro di proiettile sul cartello illustrativo della “barena”.

"L’ecosistema più produttivo al mondo, un paesaggio unico al mondo quale quello della laguna, non è ancora un parco naturale a tutti gli effetti. Soltanto le Dolomiti, o i Colli Euganei o Lessini meritavano di essere salvaguardati attraverso un Ente Parco. Il nostro primo cittadino è dagli anni ’90 che ne parla, ne parla e ne parla. Quando si tratta di istituire un parco naturale si parla solamente, quando però tanti anni fa’ c’era da costruire il Petrolchimico, l’aeroporto sul bordo della laguna, ed ora possibili sublagunari, nuovi ponti inutili, grandi centri commerciali od un enorme hotel\centro congressi, porticcioli per barche lussuose, allora, tutto ciò si realizza.
Passeggiando sulle rive del Lago di Garda (Riva del Garda ad esempio) ci sono camminamenti paesaggistici, piste ciclabili, ed il paesaggio è fruibile da parte della gente attraverso innumerevoli punti di osservazione, ed invece qui nel veneziano non solo per decenni si è negato alla popolazione della terraferma un qualsiasi rapporto con la laguna (il parco di San Giuliano ha cercato di rimediare ad una epocale ingiustizia), ma abbiamo concepito opere impattanti con conseguente irrigidimento della gronda lagunare e sua marginalizzazione e scomparsa delle aree umide, fondamentali zone di transizione tra terra e acqua, capaci di sviluppare una fauna e una flora uniche; poco importa se le barene scompaiono lentamente erose dal moto ondoso di veri e proprio motoscafi che diventano “ferri da stiro”; poco importa se Mestre, è ancora una città caotica e congestionata, senza un’anima, con i livelli di pm10 nell’aria che giornalmente superano i livelli di guardia; poco importa se in centro a Mestre, lì dove una volta arrivavano gioiosi campi di grano, siano rimasti pochi fazzoletti d’erba con i nuovi “alberi antenne” della telefonia mobile, questi sono dettagli. Va tutto bene, sorridiamo alla vita, a quei magnifici tramonti rossastri nei cieli di Marghera."

Video da me girato della laguna Nord, attraversata con una barca a fondo piatto, quindi incapace di creare onde dannose capaci di erodere le barene e costruita con i vecchi criteri. Appena potrò renderò disponibile il materiale fotografico e video sulla laguna di Venezia accumulato in quest'ultimi anni. http://www.sciretti.it/tesi.pdf

[1] Un esempio per tutti: il tiro al piattello sportivo nella barena presso Passo Campalto (VE); il gestore dell’impianto, che era privo di autorizzazioni comunali e del Magistrato alle acque, realizzava abusi edilizi, e in pieno dispregio alle normative ambientali, disturbava con il rumore ossessivo delle gare di tiro i residenti, ma cosa ben più grave, inquinava la laguna con il piombo sparato; i resti di piattelli disseminati a milioni sulle barene circostanti, testimoniano ancora questa poca lungimiranza. Il gestore ha tentato un’ opera di bonifica, fallita miseramente per le inadeguatezze del progetto, per il quale ha comunque ricevuto 100.000.000 £ dalla Regione Veneto. Dal 2002 l'impianto è stato chiuso dopo una ulteriore diffida del Magistrato alle acque, su pressione del Comitato per la salvaguardia dell’ambiente di Campalto "La Salsola", ma le strutture abusive non sono state smantellate. Fonte: Pino Sartori, biologo, cofondatore del Comitato per la salvaguardia dell’ambiente di Campalto "La Salsola".

sabato 27 ottobre 2007

Vajont e Petrolchimico di Marghera: morire in Veneto all'improvviso o lentamente.


Un binario divelto dalla furia delle acque. Vajont, 1963. Siamo più forti noi o la natura?

Le caratteristiche salienti che accomunano i due tra i più gravi disastri umani ed ecologici della nostra Repubblica, sono incredibilmente tanti e principalmente sono questi:
1) L'essere stati voluti ed ideati dal medesimo capitano d'industria, uomo di spicco del regime fascista;
2) Aver causato migliaia di morti;
3) Aver sfruttato impropriamente o inquinato uno dei quattro elementi della terra, l'acqua, ed esser stati due tra i più gravi disastri ambientali della nostra repubblica.

Per quanto riguarda la tragedia del Vajont consiglio la visione del film capolavoro italiano Vajont, del sito internet http://www.vajont.net/ , della denuncia civile di Marco Paolini http://vajont.org/vajont_static/paolini.html
Per quanto riguarda il disastro del Petrolchimico consiglio il sito dell'associazione Gabriele Bortolozzo http://agb.provincia.venezia.it/bortolozzo/gabriele.htm
Uno dei momenti più belli , tratto dal Film "Vajont"
Questo articolo è tratto dalla tesi di laurea "Paesaggio della Gronda lagunare della Laguna Nord" di Sciretti Alberto

L’idea iniziale di un porto industriale in terraferma, cominciò a prendere forma alla fine del XIX secolo, dopo che a Venezia si era ormai capito che lo sviluppo di un moderno sistema industriale e portuale, indispensabile alle sorti economiche della città, e peraltro in essa già presente, poneva problemi insormontabili di accessibilità e di compatibilità con il tessuto urbano esistente [1]. Porto Marghera sorse concretamente nel 1917 da un’ idea di Giuseppe Volpi [2], e cioè quella della ‘grande Venezia’, industriale e moderna, frutto di ‘genialità’; costui rappresentava perfettamente l’espressione della cultura coraggiosa e spregiudicata dei capitani d’industria moderni, ignari dei rischi connessi all’evocazione delle forze sconosciute del progresso. Quando si pensa a Giuseppe Volpi come ad un d’annunziano uomo d’azione, ispirato da ideali protesi al bene della comunità, non si conosce probabilmente fino in fondo, il conflitto d’interessi insito nella volontà del Volpi di creare un distretto industriale in questa fascia delle gronda lagunare; Volpi che aveva a disposizione una abbondante liquidità di denaro, profitti eccezionali ottenuti con la guerra, dalle principali imprese energetiche e metallurgiche italiane, fu a lungo presidente della S.A.D.E. (Società Adriatica di Elettricità) [3], da lui costituita nel 1905. Aveva dunque tutto l’interesse perché nascesse un distretto industriale a cui poter fornire in seguito l’elettricità, in regime di monopolio. Se il Petrolchimico si è rilevato il più grave disastro ambientale di sempre della storia italiana, non è stato da meno, la costruzione da parte della stessa S.A.D.E., della diga del Vajont [4], pensata negli anni '40, ma realizzata solo alla fine degli anni '50 [5].

---------------Note-------------

[1] Divenuto ben presto necessario l'ampliamento della Stazione Marittima, si sviluppò un ampio dibattito dal quale emerse già nel 1902, ad opera di Luciano Petit, l'idea rivoluzionaria e decisiva per l'avvenire della città, di un nuovo porto in terraferma. Camillo Pavan, Porto Marghera, le origini , ristampa anastatica, dalla rivista “Le Tre Venezie”, giugno 1932. (http://www.camillopavan.it/)
[2] Lettera di Giuseppe Volpi al direttore di “Le tre Venezie”, Palazzo San Beneto, Venezia 24 maggio 1932.
[3] La S.A.D.E., a cui partecipavano alcuni personaggi del mondo economico veneziano, iniziò la sua attività di elettrificazione, acquistando alcuni impianti a Belluno, Cividale e Palmanova. Nel giro di pochi anni, grazie anche all'opera dell' ingegnere Achille Gaggia, chiamato dal Volpi a dirigere tecnicamente la società, attraverso una politica di acquisizione di piccole centrali locali, giunse a controllare un' area che andava dai confini orientali del paese fino a Verona e a Bologna. A metà degli anni '20, la S.A.D.E. aveva già raggiunto una dimensione di primo piano tra i grandi gruppi elettrici italiani. Anche se la produzione idroelettrica fu a lungo dominante (circa 320.000 KW alla fine degli anni '30), la S.A.D.E. era dotata di una serie di centrali termiche nel Veneto a Venezia, Padova, Soria (VR), nel Friuli e in Emilia Romagna. L'impegno maggiore nel settore termico, si ebbe tuttavia tra 1926 e il 1930, quando fu realizzata la grande centrale a carbone e nafta di Porto Marghera con una potenza di 57.000 Kw. L'impianto era stato chiaramente programmato da Volpi in relazione allo sviluppo del polo industriale di Marghera, di cui fu uno dei principali promotori (nel polo erano presenti industrie chimiche, elettrochimiche ed elettrometallurgiche con aziende come la Montecatini, la Vetrocoke, la Società Anonima Veneta Alluminio e più tardi l'AGIP). La stessa SADE era presente in alcune industrie metallurgiche come la San Marco e la Metallurgica Feltrina. Nel 1944, dopo l'arresto e la fuga di Giuseppe Volpi in Svizzera, per i suoi stretti legami con il governo fascista, la presidenza della S.A.D.E. passò ad Achille Gaggia, uomo di fiducia di Giuseppe Volpi. (http://www.enel.it)
[4] Vajont è il nome del torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, nei pressi di Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno. La storia di queste comunità venne sconvolta dalla costruzione della diga del Vajont, che determinò la frana del monte Toc nel lago artificiale. La sera del 9 ottobre 1963 si elevò una giganteca ondata, che seminò ovunque morte e desolazione. La stima più attendibile è, a tutt'oggi, di 1910 vittime. Sono stati commessi tre fondamentali errori umani che hanno portato alla strage: l'aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico; l'aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza; il non aver dato l'allarme la sera del 9 ottobre per attivare l'evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione. Fu aperta un'inchiesta giudiziaria. Il processo venne celebrato nelle sue tre fasi dal 25 novembre 1968 al 25 marzo 1971 e si concluse con il riconoscimento di responsabilità penale per la previdibilità di inondazione e di frana e per gli omicidi colposi plurimi. Ora Longarone ed i paesi colpiti sono stati ricostruiti. La zona in cui si è verificato l'evento catastrofico continua a parlare alla coscienza di quanti la visitano attraverso la lezione, quanto mai attuale, che da esso si può apprendere. (http://www.vajont.net/ - Sito ufficiale a cura del Comune di Longarone)
[5] Il 30 gennaio 1929, la S.A.D.E. di Giuseppe Volpi chiese la concessione di derivazione del torrente Vajont per la produzione di energia elettrica, corredata dal progetto dell'ingegnere Carlo Semenza. Il 22 giugno del 1940, la S.A.D.E. del capitano d'industria Giuseppe Volpi chiese al Ministero dei lavori pubblici l'autorizzazione per utilizzare i deflussi del Piave, degli affluenti Boite, Vajont e altri minori, nonchè la costruzione di un serbatoio della capacità di 50 milioni di metri cubi creato mediante la costruzione nel Vajont, presso il ponte del Colombèr, di una diga alta 200 metri. Il 15 ottobre 1943 Giuseppe Volpi, nella sua qualita' di ministro dell'Industria in carica, grazie alla confusione di quei giorni di una Roma allo sbando, convoca e ottiene per la sua S.A.D.E. il voto favorevole del Consiglio Superiore Fascista dei Lavori Pubblici: alla riunione sono presenti 13 componenti sull'organico dei 34, dunque senza che neanche aver raggiunto il numero legale. Gli scavi, iniziarono nel settembre 1956 senza autorizzazione, e la diga fu pronta nel 1960.

giovedì 30 agosto 2007

Estate 2007, l'Europa brucia. Beriev BE-200 dove sei?


Beriev b 200
Non ho memoria di un' estate della mia vita che non sia trascorsa senza che i giornali riportassero notizie di rovinosi incendi un po' in tutta Europa; tutti gli anni, dopo l'appuntamento con la morte di decine e decine di persone arse vive e con devastanti distruzioni della macchia mediterranea si sollevano le solite polemiche: ma di chi è la colpa?
Da una interrogazione parlamentare (Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00373 Atto n. 2-00373 Pubblicato il 29 aprile 2003 Seduta n. 385 TESTO DISPONIBILE), si può desumere chiaramente come la responsabilità dei singoli Stati come istituzioni sia altissima, ed anche dell' Europa quale istituzione nascente, che non si è ancora dotata di una flotta aerea comune, che combatta questo fenomeno. Non ho memoria infatti, di nessun presidente del consiglio, che davanti al proprio paese abbia affrontato la cruda realtà, promettendo l'acquisto di 50 piuttosto che di 100 velivoli per la lotta contro gli incendi (potranno sembrare cifre spropositate ma anche soltanto una vita umana risparmiata alla terribile morte per arsura, vale per il sottoscritto l'acquisto anche di 1000 velivoli. Questo per me è uno Stato con la S maiuscola). Dalla medesima interrogazione parlamentare si desume come l'Italia nel 1998 fosse dotata di soli 14 velivoli Canadair CL415; 14 velivoli?! Io spero che questo dato, non lasci indifferenti, anche se forse lo troverà scandaloso solo chi ha chiesto aiuto perchè vedeva tutti i suoi risparmi andare in fumo, e si è visto rispondere che l' intera flotta statale dei canadair era impegnata altrove. Già perché quei pochi velivoli che ci sono, a volte sono impegnati tutti contemporaneamente, con grande stress per i bravissimi piloti che li pilotano.
Secondo la protezione civile “Qualsiasi punto del Paese è raggiungibile entro 60/90 minuti dal decollo. Attualmente il Dipartimento della Protezione Civile può disporre di 16 Canadair, 4 elicotteri S 64, 6 elicotteri del C.F.S. (2 AB 412 e 4 NH 500), 2 elicotteri AB 212 della Marina Militare, 3 elicotteri dell'EI (1 CH 47, 1 AB 212, 1 AB 205), 1 elicottero AB 212 dell'A.M. 2 AB 412 dei VV.F. A questi mezzi si aggiungono quelli in dotazione alle Regioni. Inoltre la Protezione Civile ha stretto un accordo di reciproco aiuto con la Francia: i nostri aerei intervengono in Corsica ed in Costa Azzurra, quelli francesi in Liguria, Sardegna, Piemonte, Valle d'Aosta e Toscana.”
Durante questa estate 2007, che verrà ricordata più o meno come le ultime, proprio per i terribili incendi che hanno flagellato l'Europa, sembra prioritario scagliarsi contro i piromani, mettere delle taglie, inasprire le pene (provvedimenti tutti sacrosanti) ma nessuno pensa al fatto che in fondo ipiromani, figli di Nerone, sono sempre esistiti; i mass media focalizzano l'attenzione solo di loro, tracciandone morbosamente profili psicologici e dimenticano di mettere in luce come l'intero impianto di sicurezza per lo spegnimento degli incendi boschivi sia antiquato almeno quanto il suo velivolo simbolo, il Canadair. Questo è il dato saliente della questione, questa è la notizia.

Canadair in azione

Gli attuali velivoli, Canadair CL-415 chiamati anche Bombardier Aerospace 415, sono stati introdotti nel 1994, su una rivisitazione del Canadair CL-215 il cui primo volo risale al 23 Ottobre 1967; la capacità del modulo antincendio è di 5.346 litri, autonomia di volo di 6 ore, e tempo di rifornimento estinguente di 12 secondi; è davvero un peccato che l'essere umano, non sia progredito anche in questo settore, dopo essere sbarcato sulla luna nel 1969; forse è ancora più incredibile che un paese come il nostro dipenda dalla funzionalità di soli 14 o 16 apparecchi per lo spegnimenti dei grandi incendi.

Quali soluzioni, oltre a quella più ovvia, e quindi più disattesa, di implementare il parco macchine dei velivoli in dotazione? Navigando sul web ho trovato su un blog questa accattivamente testimonianza:

“Sono rimasto affascinato da questo aereo (il rumore dei motori è stupendo) che ho visto in azione a Maratea nell'estate del 2005. http://www.airliners.net/open.file?id=1046235 Era in corso un incendio e vedevo svolazzare i soliti Canadair e qualche elicottero. Ad un certo punto gli altri aerei sono spariti, ho sentito un sibilo, ho alzato gli occhi ed ho visto questo aereo...con i finestrini...del tutto simile ad un aereo civile e mi sono chiesto cosa ci facesse a bassa quota nel mezzo di un incendio un jet passeggeri. Poi ho visto sganciare l'acqua ed ho capito che era (anche ) un aereo antincendio. Poichè non ne ho più visti, nè mi risulta che la Protezione Civile li abbia in dotazione chiedo ai più esperti qualche notizia in più sull'aereo e sul suo utilizzo in Italia. E' un aereo versatile e interessante, su youtube ci sono video anche per operazioni di salvataggio in mare".

E così mi sono informato meglio, scoprendo che il velivolo in questione si chiama Beriev BE 200, ed è un grande idrovolante a reazione antincendio russo (solo l’Unione Sovietica ha continuato a produrre grandi idrovolanti). Si tratta di una macchina di grandi dimensioni, capace di una portata di oltre 12.000 litri di acqua (più del doppio del Canadair e dei maggiori elicotteri oggi in servizio). Guardate questo video dell'aereo in azione, davvero impressionante http://it.youtube.com/watch?v=AdJzxrz1AGo

Sembra che la nostra protezione civile ne abbia acquistato uno o noleggiato in leasing nel 2005, e che sia stato pilotato da personale italiano coadiuvato da personale russo (lo deduco da alcune testimonianze “l'anno scorso l'ho visto in zona di Olbia (era basato come gli altri Canadair) all'opera nello spegnimento di un incendio. Impressionante”. Ma poi il progetto deve essere decaduto per problemi burocratici (sembrerebbe che la ragione fosse perché l'aereo non era più autorizzato a volare nei cieli italiani per gravi problemi di manutenzione; forse l'operatore russo era stato iscritto nella celebre Black List comunitaria, ma le notizie non sono chiare).

Sarà pure demagogia, ma trovo mediocre una qualsiasi società in cui, anche una società privata, possa arrivare a pagare l'arte di una persona di calciare una palla, 10 o 20 milioni di euro all'anno (il giocatore più pagato al mondo nel 2006 risulta Ronaldinho con 22,5 milioni di euro - Fonte Il Sole 24ore), e poi per quanto riguardi i costi della sicurezza, come l'acquisto di numerosi velivoli antincendio, sembra che i soldi non ci siano mai.
Le risorse andrebbero impiegate per implementare in modo consistente la flotta aerea esistente in modo serio e non parsimonioso, e se necessario acquistare anche mostri come questo: 10 Tanker Air Carrier, sembrerebbe capace perfino di "allagare", oltre che di aggredire vasti incendi. (scarica 45,600 litri di acqua o liquido ritardante!!!!) Guardatelo in questo video (è un modello simile dello stesso tipo): http://it.youtube.com/watch?v=Ui_PC0XJvhU
Paradossalmente in Italia, in Spagna, in Grecia, in Portogallo, si risparmia sulle flotte antincendio senza pensare quanto costa in termini di vite umane e danni, un vasto incendio boschivo che non si riesce a circoscrivere. L'unica soluzione seria quindi, mi pare sia quella di implementare in modo consitente (raddoppiare?), il numero di velivoli adibiti alla salvaguardia del patrimonio boschivo italiano e delle nostre vite.

10 Tanker Air Carrier

Mauro Corona in "Le voci del bosco" scrive: "Non esiste sulla terra nessun motivo che possa scusa l'incendio doloso di un bosco. Reputo tale azione grave come un omicidio, se non superiore. E andrebbe punita di conseguenza".

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