domenica 8 giugno 2008

Monzoni Valley: in search of minerals

Monzoni Valley is in the Monzoni's mountains, that have a particoular geological history; in it is possible to find many kind and different minerals. The area gave the name to the mineral Fassaite.

The Monzoni are a mountain range in the group of Marmolada, in the Dolomites. Arise in the province of Trento, between the Val di Fassa west, the valley of San Pellegrino to the south, the group dell'Auta east and the valley of St. Nicholas in the north.

The valleys of Monzoni mountains said "Toal" near refuge Taramelli. Here is possible to find many kind and different minerals.
The group is comprised mostly mountainous rocks and intrusive eruptive filoniane typical (for example monzonite) and contact metamorphic rocks, rich in minerals.

I was able to video this battle on a spur between chamois Alpine near glacial Selle Lake. Males challenge for possession of females with sound references and attitudes threatening, and like in this case you can see the spectacular shots of fighting in horns.

Chamois Alpine near glacial Selle Lake

How can you reach these sites?

In Meida, Pozza di Fassa's hamlet, take the asphalt road that, going up the S. Nicolò Valley, lead to Crocifisso Hut; at the fork near the Hut, take the right way until you arrive in a parking at the beginning of Monzoni Valley. Here the way becomes steeper but it is always rather large, and it is also used by a comfortable taxi service. Than the road goes on a bit flatter and with a long straight stratch arrives at Refuge Monzoni (1792 meters) where you can have a taste of wonderful gastronomic specialities. Going on on the same way, after having gone up a little pasture, you can find on the right the path n° 604, with a very steep starting stretch. At the end of this slope, you arrive in a big valley, where an easy winding path lead to Refuge Vallaccia (2272 meters), placed under the homonymous peak. After a little and deserved break, you go down on the same path, but around 100 meters before the beginning of the final slope, take a little path on the right that, lead you under the summit of Refuge Taramelli (2046 meters), that you can easily reach with some sharp turns.

Refuge Taramelli (2046 meters)

Glacial Selle Lake

Path to the San Pellegrino pass (1918 m) from Glacial Selle Lake

Sciretti Alberto in Val Monzoni May 2008

Sciretti Alberto is searching minerals; when the ice thaws, water can flow further into the rock. When the temperature drops below freezing point and the water freezes again, the ice enlarges the joints further. Repeated freeze-thaw action weakens the rocks which, over time, break up along the joints into angular pieces. The angular rock fragments gather at the foot of the slope to form a talus slope (or scree slope). The splitting of rocks along the joints into blocks is called block disintegration. The blocks of rocks that are detached are of various shapes depending on rock structure.

mercoledì 4 giugno 2008

Incidente nucleare a Krsko in Slovenia

Una immagine "rassicurante"... dell'impianto nucleare di Krsko in Slovenia dove si è verificato l'incidente nucleare. Il sito web della centrale nucleare è il seguente http://www.nek.si/

Riporto la notizia dell'incidente nucleare accaduto oggi alla centrale nucleare di Krsko in Slovenia. Notate come si sprechino i condizionali. Tutte le certezze sfumano di fronte ad una gelida notizia. In Italia si è ormai da mesi riaperto il dibattito sul nucleare. (Durante la campagna elettorale il leader udc Casini si era detto pronto a far costruire una centrale anche a roma «Vado in piazza per dire sì al nucleare» «Domani sarò in piazza per dire torniamo al nucleare, facciamo una scelta coraggiosa anche se impopolare» Clicca qui per vedere l'articolo completo.)
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"LUBIANA - La centrale nucleare di Krsko in Slovenia è stata fermata "per qualche ora" per determinare le cause di una fuga che non dovrebbe avere impatto sull'ambiente. Lo ha assicurato la direzione del sito a seguito dell'allerta dell'Unione europea. "La centrale è stata fermata a titolo preventivo per qualche ora al fine di permettere al personale di stabilire le cause del guasto e di ripararla", ha detto la direzione dell'impianto in un comunicato. "Un arresto d'emergenza non è stato necessario e il guasto non dovrebbe avere impatto sull'ambiente", ha aggiunto la direzione. Sfruttata in comune da Slovenia e Croazia, la centrale nucleare di Krsko produce il 20% dell'elettricità consumata in Slovenia e il 15% di quella utilizzata in Croazia. La Commissione europea ha lanciato un'allerta. Il sistema d'allerta è scattato dopo che dalla Slovenia è stato comunicato che si era verificata una perdita nel circuito di raffreddamento della centrale di Krsko, che si trova a circa 130 km da Trieste. Al momento - si legge in un comunicato diffuso a Bruxelles - non è stata rilevata alcuna fuga radioattiva. In Slovenia sono scattate le procedure per lo spegnimento della centrale, procedure che sono state completate. Un portavoce della Commissione europea ha poi confermato che non ci sono state fughe di radioattività e che le procedure messe in atto dalla Slovenia sono state corrette. Bruxelles, ha aggiunto, attende ora ulteriori informazioni sulla situazione. La centrale nucleare di Krsko si trova nella regione sud-occidentale della Slovenia. Il messaggio d'allerta - si legge nella nota della Commissione Ue - è stato ricevuto a Bruxelles alle 17.38. In base agli accordi Euratom, la comunità europea per l'energia atomica, il sistema di risposta rapida d'emergenza 'Ecurie' prevede che i Paesi membri informino la Commissione europea e tutti gli altri Paesi partner potenzialmente interessati quando si possa presentare l'esigenza, se necessario, di adottare misure di protezione della popolazione in seguito a incidenti a carattere radiologico o nucleare. Le strutture della Commissione europea preposte a gestire l'emergenza, si legge ancora nella nota di Bruxelles, resteranno in attività fino a quando non avrà ricevuto informazioni che assicurino che la situazione è completamente sotto controllo".
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La Slovenia possiede un unico impianto nucleare, quello di Krsko, e fino a questo momento non si erano mai verificati incidenti. Consultando la pagina UE sul nucleare sloveno (http://europa.eu/scadplus/leg/en/lvb/e14110.htm), si può leggere come la Slovenia in questi ultimi anni abbia lavorato per l'ammodernamento dei reattori della centrale ed ha firmato con il governo croato un accordo riguardo la proprietà congiunta degli impianti di Krsko. Nell'estratto del documento che riporto qui sotto, addirittura si dice che il livello di sicurezza della centrale di Krsko è comparabile a quello delle centrali nucleari occidentali più moderne.
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("La sicurezza nucleare riveste un'importanza particolare nel quadro dell'allargamento dell'Unione. La Slovenia ha continuato a progredire in questo settore portando a termine il programma di ammodernamento 1998-2000 della centrale di Krsko. Inoltre, i governi sloveno e croato hanno firmato un accordo riguardante l'appartenenza congiunta di questa centrale. La sicurezza nucleare della centrale è comparabile al livello di sicurezza presentato dalle centrali nucleari dell'Europa occidentale. Occorrono tuttavia misure supplementari. Nel giugno 2001 è stata adottata dal Consiglio, nel contesto dell'allargamento, una relazione sulla sicurezza nucleare. Questa relazione identifica cinque misure specifiche tendenti a garantire la sicurezza di sfruttamento della centrale Krsko e di altre unità nucleari che riguardano, tra l'altro, la qualificazione sismica della centrale e l'adozione di un piano nazionale di emergenza. La Slovenia dovrà anche vegliare al rispetto integrale dei requisiti e delle procedure Euratom." Versione Inglese "Nuclear safety is particularly important in the context of the enlargement of the Union. In finalising the programme to modernise the Krsko facility between 1998 and 2000, Slovenia has continued to make progress in this area. In addition, the Slovenian and Croatian Governments have signed an agreement concerning their joint ownership of this facility. Its level of nuclear safety is comparable to that of western European nuclear plants. However, additional measures must still be introduced. The Council adopted a report on nuclear safety in the context of enlargement in June 2001. This report identifies five specific measures to guarantee the safe operation of the Krsko facility and other nuclear sites, which include, inter alia, seismic qualification of the facility and the adoption of a national emergency plan. Slovenia will also have to ensure that it complies fully with Euratom requirements and procedures.")
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Già, il nucleare. Il nucleare, non è il fuoco scoperto da Prometeo. Magari fosse un elemento amico dell'uomo. E' una forza che nel momento in cui è stata annessa dall'uomo ne ha sancito anche la possibile estinzione. Le scorie radioattive non si spengono, come si fa per un incendio. E' come se un incendio durasse centinaia d'anni. Il nucleare è una forza mostruosa e spaventosa, capace di spazzare via le coscienze; è inumana. E' il nulla. Spaventa che la storia non insegni nulla. Spaventa che il disastro di Chernobyl sia già stato dimenticato dai più, nel nome di un finto progresso, che sta invece distruggendo questo pianeta. le istituzioni non si fermano a riflettere sui comportamenti reali delle persone e sulla loro sostenibilità per il pianeta. Uno Stato serio, non insegue ed asseconda gli usi e costumi, e quindi i vizi del proprio popolo. Se il popolo spreca l'energia, se ne consuma troppa, dovrebbe restare al buio, a meno che non si voglia imitare la California che in preda sempre più ai black out ed agli incendi, è un enorme condizionatore, che butta fuori aria calda senza preoccuparsi del perchè cresca la temperatura all'esterno esponenzialmente. E' il gatto che si morde la coda: fa caldo? allora abbasso la temperatura producendo calore. Lo Stato dovrebbe promuovere energie alternative, premiare concretamente i comportamenti di coloro che rispettano il pianeta che abitiamo; invece c'è chi, non preoccupandosi delle ricadute delle proprie dichiarazioni, ancora propone l'utilizzo di energie, che poco hanno a che fare con la dimensione dell'uomo e della natura. Ci sono delle forze, che non andrebbero rianimate. La forza di un vulcano, è temuta dall'uomo, altrimenti il Vesuvio non sarebbe continuamente monitorato. Il nucleare va temuto.


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Il Reattore, nella foto è un importante fonte d'elettricità sia per la Slovenia che per la Croazia, ed è localizzato tra Ljubljana and Zagreb sul fiume Sava.( Photo by J.A. Gonyeau) Il sito web della centrale nucleare è il seguente http://www.nek.si/
Le centrali nucleari in Europa producono attualmente circa un terzo dell’elettricità e il 15% dell’energia consumata nell’Unione europea (UE). Spetta tuttavia ai singoli Stati membri decidere se intendono ricorrere a questa fonte energetica. Per approfonimenti http://europa.eu/scadplus/leg/it/s14005.htm ed in particolare per quanto riguarda la sicurezza degli impianti nucleari http://europa.eu/scadplus/leg/it/lvb/l27049.htm

La sala controllo della centrale nucleare di Krsko in Slovenia
Proprio sabato scorso mi ero recato con dei miei amici in Slovenia apprezzandone le smisurate bellezze naturali davvero notevoli, che riassumo in questo video da me girato.

martedì 3 giugno 2008

Visitare Palmanova città ideale dall’autentica forma stellata


Palmanova vista dall'alto. Per quanto le foto scattate a terra della cittadina friulana possano essere suggestive, non potranno mai superare esteticamente quelle scattate dall'elicottero, che mostrano in una visione d'insieme la sua pianta a forma di stella a nove punte che fu determinata da motivi di ordine militare.


Pochi giorni fa ho visitato Palmanova (UD) in Friuli, gioiello urbanistico dell'architettura della fine del '500. E' facilissimo arrivarci, essendoci l'omonima uscita sull' A4 Torino-Trieste. Sono rimasto impressionato per la qualità della gestione dei flussi turistici; in particolare dal 24 maggio al 4 ottobre 2008 ogni sabato alle ore 9.30 c'è una visita guidata con guide turistiche autorizzate al solo costo di € 1,50 che vi illustrano il Museo Civico Storico e vi portano in giro per la città senza ulteriori spese. (Partenza: Ufficio Turistico I.A.T. Borgo Udine 4; durata della visita 2 ore). Ai visitatori viene consegnato gratuitamente abbondante materiale informativo sulla città-fortezza ed al termine delle visite tutti i partecipanti vengono invitati ad un brindisi offerto dalla "Strada del Vino Aquileia". Veramente notevole. In più le guide sono ragazze giovani veramente preparate e disponibili.

Immagine satellitare di Palmanova. Cliccando sulla foto e quindi ingrandendola si notano le forme della città stellata che ben si evidenzia rispetto all'adiacente campagna. (The Advanced Spaceborne Thermal Emission and Reflection Radiometer (ASTER) flying onboard NASA’s Terra satellite captured this image of Palmanova on March 18, 2004.)
 
Sussistono diverse ipotesi sulle motivazioni che portarono alla scelta di tale nome. Alcuni sostengono che il nome "Palma" derivi da quello del villaggio di Palmada, uno dei piccoli paesi che occupavano originariamente l'area destinata alla fortezza. Altri affermano che, essendo stata iniziata la costruzione nel giorno della vittoria di Lepanto, il nome rieccheggi la palma, simbolo della vittoria del Veneziani sui Turchi. Qui di seguito riportarò tout court gli aspetti che maggiormente mi hanno colpito nel visitarla e nel studiarne la storia (è inutile riportare qui di seguito tutta la storia della città di Palmanova. Siti internet che già parlano in maniera dettagliata e approfondita delle peculiarità di Palmanova sono quelli ufficiali http://www.palmanova.it/ e http://www.comune.palmanova.ud.it/.)

 
Le tre porte d'accesso alla città fortificata di Palmanova, voluta dalla Repubblica di Venezia come base strategica per proteggere i propri confini (soprattutto dai turchi), si devono all'architetto veneto Vincenzo Scamozzi (architetto legato ad Andrea Palladio, a cui si devono tra le tante opere anche le Procuratie Nuove in Piazza San Marco a Venezia), che ne realizzò i disegni nel 1603. I lavori per la costruzione della città, dalla caratteristica pianta a stella, ebbero inizio il 7 ottobre 1593 su progetto e sotto la direzione dell'ingegnere militare Giulio Savorgnan.



Il Civico Museo Storico è un punto importante per informazioni non solo sulla città fortezza, ma anche per manifestazioni e possibili itinerari nei dintorni e in regione. Contiene un'interessante collezione di armi antiche in deposito conservativo provenienti da Castel Sant'Angelo di Roma. Inoltre vi sono esposti documenti che illustrano la storia della città dalla sua nascita alla seconda guerra mondiale. All'interno, possibilità di proiezioni di filmati sulla storia della Fortezza e prenotazioni per visite guidate al Museo, alla città e alle fortificazioni con guide turistiche regionali autorizzate. 


Palmanova rimane ancor oggi per la conservazione del suo sistema fortificato ed urbanistico, un "unicum" in ambito europeo. Concepita come macchina da guerra, la sua progettazione e quindi la sua forma di stella a nove punte fu determinata da motivi di ordine militare. Palmanova fu dotata di tre cerchie di fortificazioni: due furono realizzate durante il dominio veneto, la terza fu invece opera dei Francesi. Tra il 1470 ed il 1499 il Friuli già veneziano dal 1420 aveva subito ben sette incursioni turche provenienti dai Balcani. Nell'anno 1500 Venezia inviò in Friuli Leonardo da Vinci affinchè studiasse opere di difesa sull'Isonzo e a Gradisca, tuttavia solo quando i Senatori veneziani si resero conto di un piano turco per la conquista delle pianure imperiali o veneziane pensarono ad una fortezza di eccezionali dimensioni, cioè Palma, tale che potesse dare ricovero a un gran numero di persone ed ai loro beni. Palmanova, citta’ di fondazione, ha una precisa data di nascita: 7 ottobre 1593. La funzione della nuova fortezza era quella di argine alle invasioni ottomane. Palma rimase per piu’ di duecento anni sotto il dominio della Serenissima (1593-1797), fino a quando il generale Bonaparte la conquistò .Durante la prima guerra mondiale fu sede di ospedali, magazzini e campo di addestramento truppe, con la rotta di Caporetto la città subi’ gravi devastazioni.

L'uomo vitruviano è un disegno di Leonardo da Vinci, iniziato nel 1490 e attualmente conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
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--- Porta Aquileia, viene considerata la più ricca ed elegante, come si addice all'ingresso principale di rappresentanza, dal quale entravano i provveditori generali della Fortezza e gli ospiti illustri. Fu la prima ad essere costruita, nel 1598. La facciata esterna rivestita in pietra d'Istria è ingentilita da due volute che abbracciano la garitta di guardia. Sotto il cornicione corre un fregio di stemmi nobiliari che si riferiscono ai primi nobili Provveditori e Tesorieri della fortezza. All'interno della porta vi sono ambienti per i soldati e ufficiali di guardia e per il Contestabile di Sanità.

Le Porte sono gli unici edifici visibili dall'esterno della Fortezza e conservano ancora in parte le caratteristiche architettoniche originarie. La loro facciata esterna, di fattura piuttosto accurata, contrasta con il rigore e la semplicità delle forme presenti all'interno che esaltano, invece, una funzionalità piuttosto militare.
La controporta di Porta Aquileia. I rivellini (bastioni) davanti alle tre porte, realizzati nella seconda metà del Seicento, determinarono un nuovo modo di accedere alla Fortezza. Sui fianchi, cioè fra queste fortificazioni ed il fossato, furono alzate due controporte con funzioni diverse. La prima aveva la funzione di difendere una strada coperta che correva attorno il rivellino, l'altra serviva per il transito di carri e persone per cui aveva una carreggiata più ampia. Sul filo del fossato, queste controporte di transito avevano un locale per il corpo di guardia e feritoie per i fucilieri. Erano anche munite di rastelli (cancelli) ed erano rinforzate all'esterno da un fossato asciutto con "ponte levadore". Due di queste controporte esistono ancor oggi: una a Porta Aquileia e l'altra a Porta Cividale, entrambe del tipo che serviva a controllare la strada coperta.

L'unicità della fortezza di Palmanova sta nel fatto di poter mostrare concretamente al visitatore le innovazioni che nei secoli la scienza delle fortificazioni andava immaginando. Se nel tardo Cinquecento l'uso dell'artiglieria richiedeva ampi, bassi e possenti terrapieni per proteggere una città, qui Venezia li realizzò. Gli architetti diedero a queste mura la forma di baluardi a punta di freccia e li collegò con le cortine. Ne uscì un ennagono ai cui vertici sporgevano i baluardi affinché potessero essere difesa uno dell'altro.Tutto il circuito fu ulteriormente protetto da un largo fossato e per entrare in città tre ingressi furono situati al centro di altrettante cortine.
Alla metà del Seicento la Serenissima giudicò giunto il momento di rafforzare ancor più la piazzaforte elevando altri nove bastioni (rivellini) al di là del fossato in corrispondenza del lato rettilineo della cerchia che racchiudeva l'abitato. I primi rivellini ad essere costruiti furono quelli di fronte le porte d'accesso, da sempre il punto più debole di qualsiasi fortezza.
Nel 1806, infine, Napoleone Bonaparte decise di ammodernare la macchina da guerra Palmanova e l'impronta più visibile furono le nove lunette, cioè dei baluardi, cinti da un fossato a secco, che si spingevano ancora di più verso la campagna e avrebbero potuto tenere più lontane batterie dell'artiglieria nemica, evitando distruzioni alla città e agli edifici militari.
  Il Duomo di Palmanova (1615 -1636) con la sua fastosa facciata fa parte della piazza, da cui emerge e della quale costituisce l'elemento esaltante. Notate come il campanile stranamente non sia sviluppato in altezza, in modo da non costituire un punto di riferimento per l'artiglieria nemica. Perfetto il sistema delle proporzioni. Anche l'inclinazione della facciata (dovuta ad un cedimento delle fondamenta durante la costruzione dell'edificio) dona una singolare prospettiva, da far quasi credere che sia stata voluta ad arte. Il Duomo di Palmanova è senza confronto il monumento più insigne d'architettura veneta religiosa del Friuli Venezia Giulia.

Osservatorio privilegiato della struttura viaria e urbanistica della città è la Piazza Grande, un tempo denominata Piazza d'Armi. La grande ed elegante piazza è il salotto buono della città. Ogni domenica è interamente chiusa al traffico, mentre d'estate lo è anche ogni sera.


Nei luoghi più rilevanti della città vi si trova una cartellonistica, anche se un po' rovinata come nell'esempio riportato: la Strada delle Milizie. Questa correva circolarmente a ridosso delle mura e permetteva copertura e rapido movimento delle truppe e dei materiali.

La piazza era sì centro luogo di rappresentanza, ma poteva divenire, in caso di assedio, centro di raccolta delle milizie che, poi, venivano indirizzate con facilità verso quella zona delle fortificazioni che fosse stata più in pericolo. Al centro di questo ampio spazio perfettamente esagonale si erge un basamento in pietra d'Istria, su questa base monumentale, da tempo immemorabile testimone delle vicende storiche della fortezza, s'innalza l'alto stendardo, simbolo della fortezza stessa. Colorato ed animato è anche il mercato del lunedì, di antichissima tradizione. La sua istituzione risale, infatti, alla prima metà del Seicento. All'interno di questo appuntamento resiste ancora la golosità della degustazione di un piatto caratteristico: le trippe, innaffiate da ottimi vini friulani.




Sorto nel luglio del 1977, il Gruppo Storico "Città di Palmanova" è andato via via assumendo, nel corso degli anni, un ruolo di primissimo piano nel panorama dei Gruppi storici italiani ed europei. Le sue fedeli riproduzioni di abiti ed armi, le precise ricostruzioni delle manovre militari, le minuziose riproposizioni di balli popolari e di "corte" hanno fatto sì che Associazione sia stata unanimemente riconosciuta quale la più completa nel panorama del Seicento. Ogni rappresentazione viene preceduta da una fase di studio e preparazione di ogni singolo momento. Le innovazioni, che di anno in anno vengono apportate all'interno del Gruppo, sono frutto di una costante ricerca, che avviene sia consultando manuali e scritti dell'epoca, sia avvalendosi della collaborazione di storici ed esperti di tale periodo.


Una rievocazione storica viene realizzata ogni anno la seconda domenica di luglio. In questa giornata si festeggia sia il SS Redentore, patrono della fortezza, che il giorno in cui Gerolamo Cappello, Provveditore Generale, nel lontano 1602 fece innalzare per la prima volta al centro della piazza il vessillo della Repubblica di Venezia alla presenza di tutte le autorità più rappresentative.In questa occasione molte persone indossano costumi, armi e armature dell’epoca per ricreare l’atmosfera di più di quattrocento anni fa. Sfilano dame, cavalieri, popolane dando saggio della loro bravura con caroselli, danze e duelli. La giornata termina con la sfilata notturna la lume dei “ferali” quando il gonfalone di San Marco viene ammainato.

Le altre città stellate nel mondo

Hakodate - Giappone. Classificato come sito storico di particolare interesse nazionale, il Parco di Goryokaku è visitato dai cittadini nel corso dell'intero anno per una molteplicità di eventi, come la fioritura dei ciliegi, il Festival di Goryokaku, spettacoli all'aperto e gli "Star Dreams" (l'illuminazione della cittadella).



Halifax - Canada. Fu realizzata dal governo britannico per protezione dagli attacchi americani e completata nel 1856. Nel 1951 fu catalogata tra i beni culturali nazionali ed è ora uno dei più importanti monumenti storici del Canada. Ogni giorno, alle 12.00, i visitatori sentono il rombo dell'artiglieria e, nel periodo estivo, assistono alla rievocazione delle marce e dell'addestramento di un reggimento vittoriano.


Hamina - Finlandia. L'antico centro, circondato da mura, è un bene storico di rilievo. La cinta fu realizzata nel 1722 per proteggere la Svezia dai ripetuti attacchi della Russia.


Hellevoetsluis - Paesi Bassi. Città a forma di stellaFu costruita dal 1696 al 1715 per proteggere gli arsenali e le navi. Attualmente la città sta perseguendo vari programmi per attirare il turismo attraverso un ulteriore sviluppo del porto storico e della fortezza, quale punto di congiunzione tra cultura e storia. Un importante progetto riguarda la ricostruzione del primo bacino di carenaggio dell'Olanda.

Hue - Vietnam. I resti della fortezza, costruita all'inizio del XIX secolo, sono localizzati nell'area dell'antico centro, di fronte al fiume Huon. L'area è ricca di siti di interesse storico e turistico, tra cui il Palace Hue Museum della dinastia Nguyen.
Nicosia - Cipro. La configurazione attuale del centro storico di Nicosia fu determinata durante il periodo veneziano (1489-1570). Il perimetro della città fu ristretto per ragioni difensive e le antiche fortificazioni irregolari medievali furono sostituite da un nuovo sistema bastionato a undici lati, disegnato da Giulio Savorgnan, uno dei progettisti della città fortezza di Palmanova.

San Pietroburgo - Federazione Russa. L'imperatore della Russia, Pietro il Grande, costruì il castello nel 1703 per prevenire l'attacco dell'armata svedese. La chiesa posta al centro del forte fu dedicata ai discepoli di Cristo, Pietro e Paolo, e fu così chiamata Fortezza "Petropavlovsk".
Usuda - Giappone. È stata costruita da Norikata Matsudaira, ultimo signore del clan Taguchi, ed è conosciuta come Tatsuokajo Goryokaku. E' una della due città a forma di stella del Giappone, essendo l'altra Hakodate. Attualmente la maggior parte dell'area è occupata da una scuola elementare.

domenica 1 giugno 2008

Quale sarà il tormentone dell'estate 2008?

Alla fine di maggio - inizio di giugno, è il momento giusto per chiedersi quale sarà la canzone dell'estate 2008. (tormentone all’italiana tipo “Tre parole” di Valeria Rossi dell'estate 2001)

Alcuni propongono come tormentone dell’estate 2008 la canzone di Fiorello "Ignazio Jouer" dedicato al neo eletto Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ma lasciamola candidata scherzosamente al nuovo inno delle Forze Armate.

"Blind" di Hercules and Love Affair

Il vero tormentone dell'estate 2008 che mette d'accordo tutti, sembra tardare ad arrivare e siamo già ai primi di giugno... In questo stato d'incertezza secondo me potrebbe spuntarla "Blind" di Hercules and Love Affair che, pur non avendo ritornelli di facile memoria, ha una certa dose circense nel ritmo, che potrebbe accecare gli alcolizzati di tutto il mondo e farli ballare fino a tarda notte. Insomma al momento scommetto su Blind.

Altre novità carine..

Alphabeat - “Fascination”

Mezzo pieno o mezzo vuoto - Max Pezzali

I'm Yours - Jason Mraz

venerdì 30 maggio 2008

L'Uomo delle piante: ma voialtri no gavè na casa vostra?

Ma no gavé 'na casa, cio'! Maaaama mia dami 100 lire che in America voglio andaaar...
Soréa, vuto 'na bea pianta?! Varda, par el moroso de la moglie...varda che vialtri che fa, varda, varda...Varda che bea, varda...garantita tre ani, SA'!Vara che altro, vara...
Vara che altro, vara...Ma voialtri no gavé na casa vostra? Vara, garantita tre ani, vara che bea, garantita tre ani...No eà more mai come Prodi, questa SA'!..
de schei no ghe ne pi!!!
(conversazione dell'Uomo delle piante - Venezia)
Uomo delle piante. L'uomo ama le sue piantine come delle figlie. L'ho sentito personalmente dire in veneziano ad una signora "No signora a lei non gliele vendo le piantine perchè me le fa morire". Insomma non tutte le Siore possono vantare di essere clienti dell'uomo delle piante.
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La città di Venezia è unica nel suo genere. La sua unicità contagia antropologicamente gli animi dei suoi abitanti che incontrandosi nelle calli creano conversazioni uniche nel loro genere. C'è un uomo, che chiameremo Uomo delle Piante (il suo vero nome sembra sia Adriano) che rompe però ogni schema convenzionale e che chi vive o frequenta Venezia non può non conoscere; questo strano personaggio, omino di bassa statura, si dice provenga dalla campagna veneta.
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L'uomo delle piante ripreso nelle calli veneziane.
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Si aggira in zona Dorsoduro, campo Santa Margherita, stracarico di piante e piantine di ogni genere come sopra nella fotografia, invitando le Siore veneziane ad aquistare i propri prodotti con canti ed espressioni in dialetto veneziano davvero esilaranti. Non è possibile quantificare i sorrisi che l'uomo delle piante abbia strappato ai lavoratori e agli studenti che stancamente si recano a lavoro o a lezione.
Video dell'uomo delle piante, che lo ritrae mentre lancia il suo urlo di battaglia "Voglio morireeee!" (qualcuno gli dice scherzando "Non morire adesso però") e poi un "Io non ci sto! " che ricorda il « A questo gioco al massacro io non ci sto » del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Dal messaggio straordinario alla nazione andato in onda a reti unificate alle ore 22 e 30 circa del 3 novembre 1993)
Canta, urla e grida, l'uomo delle piante che non si è ancora normalizzato: il suo "non voglio morire" fa sorridere ma lascia anche una vena di malinconia, come se la parte di Venezia più viva e vera si stia effettivamente spegnendo.
Pietro Fragiacomo, Venezia povera, cm. 78 x 147 Valdagno (Vicenza) Raccolta privata Giuseppe Bernardino Bison, Veduta di un'isola della laguna, 60 x 92 cm Lucca, collezione privata.
Guglielmo Ciardi, Mattino di Maggio, cm. 57 x 75 Museo d'Arte Moderna Ca' Pesaro Venezia

C'è qualcosa in questi quadri, un qualcosa di importante che Venezia sta perdendo sempre più in modo inesorabile. Vorrei sintetizzare quel qualcosa nel termine "autenticità", ma non rende del tutto l'idea. Non è facile da spiegare....
"le difficili condizioni ambientali hanno, per così dire, imposto agli abitanti delle lagune sia lo spirito d’iniziativa, sia lo spirito comunitario, che maturati nel tempo, costituiscono, in fondo, il vero segreto della straordinaria longevità di Venezia come Stato indipendente". A. Zorzi, La Repubblica del leone. Storia di Venezia, Bompiani, Milano 20022, p. 8
Lo spirito comunitario....
I valori e i caratteri originari, che hanno fatto da fondamenta alla coesione della civiltà veneziana, non sono più i caratteri dominanti di oggi; ciò vale soprattutto per la politica e l’atteggiamento che si sono adottati nei confronti della laguna e di questi luoghi, ben diverso dal rispetto quasi sacrale che avevano gli antichi. Sotto il governo della Repubblica, la preservazione della laguna era immedesimata infatti con la conservazione della prosperità politica dello Stato, anzi della sua stessa esistenza. (vedi mia tesi di laurea "Il paesaggio della Gronda della laguna Nord" pagg. 233 - 234)
Quella condivisione di ideali e valori autentici che se fosse stata ancora viva e vigile non avrebbe certamente permesso che Venezia diventasse un luogo di speculazione ove concepire un quarto ponte sul canal Grande piuttosto di una abberrante sublagunare. Non avrebbe permesso che la laguna fosse violentata da delle multinazionali senza scrupoli. Non avrebbe permesso a delle enormi navi da crociera di arrivare arrogantemente nel bacino di San Marco. Adesso mi è un po' più chiaro: il proprietario di una malga in trentino quando va a far legna, o va a funghi, o va a far pascolare le mucche nella valle che abita, sente quella valle sua, di sua proprietà, anche se molto probabilmente concretamente lo spazio gli è soltanto stato dato in concessione. Il Veneziano invece non percepisce più la sua città, è soggetto ad una diaspora che lo costringe a trasferirsi in terraferma e l'invasione di multinazionali che acquistano case e palazzi per farne bed and breakfast ed alberghi è soltanto la spartizione di parti della città che sulla carta sono già state vendute.

giovedì 29 maggio 2008

La fortezza di Masada: le prime forme di guerriglia nella storia, l'epico assedio ed il suicidio di massa.

La Fortezza di Masada (Clicca sull'immagine per ingrandirla). La resistenza degli ebrei alla conquista romana nel I secolo a.C. capeggiata dalla setta degli zeloti e culminata nella caduta di Masada nel 73 d.C. è uno dei primi episodi di guerriglia nella storia.
Fortezza di Masada. Mura alte cinque metri, lungo un perimetro di un chilometro e mezzo, con una quarantina di torri alte più di venti metri , la racchiudevano, rendendola pressoché inespugnabile. Tutt'oggi reclute dell'esercito israeliano vengono condotte sul luogo per pronunciare il giuramento di fedeltà al grido di: "Mai più Masada cadrà" (recentemente G. Bush ha riportato il motto in un discorso pubblico volendo intendere che 'l'alleanza tra Stati Uniti e Israele e' indistruttibile'. La fortezza è un bene protetto dall'UNESCO e Israele ha eretto Masada a monumento nazionale e a principale simbolo del Paese.
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La fortezza di Masada, (nome che in ebraico significa appunto "fortezza"), era un'antica fortezza israeliana pressochè imprendibile, che sorgeva su un altopiano nella Giudea sud-orientale, l'attuale Palestina. Nel 70 dC, dopo la caduta di Gerusalemme, divenne l'ultimo rifugio degli zeloti. In questo luogo i rivoltosi resistettero all'assedio posto dalle legioni romane per altri due anni. La fortezza dell'antica città di Masada fu assediata dalla Legio X Fretensis , i cui soldati, circa 7000, vi entrarono nell'anno 74 dC. Davanti ai loro occhi trovarono solo una orrenda ecatombe: il suicidio collettivo della comunità ebraica zelota che ancora resisteva al potere di Roma: 967 persone. Resosi conto della disfatta ormai imminente, il capo zelota Eleazar Ben Yair, aveva infatti parlato alla sua gente inducendola ad un suicidio collettivo per spada (estratti a sorte per gruppi, gli uomini della comunità uccisero le donne e i bambini togliendosi poi la vita a vicenda); questa sembrò loro essere una sorte preferibile ad un sicuro stato di schiavitù; la vicenza è stata inquadrata tra i primi esempi nella storia di vera e propria guerriglia, intendendo con questa quindi quella particolare forma di lotta, condotta dagli zeloti con operazioni militari da forze perlopiù irregolari, o da forze regolari opportunamente addestrate, in territorio controllato dai romani. Quando anche l'ultimo resistente zelota cadde mentre la città era in preda alle fiamme, a salvarsi furono solo pochi bambini e due donne che si erano nascosti in un anfratto per scampare alla morte. I romani poterono così entrare in Masada ormai priva di difesa: sorpresi di quanto accaduto, tributarono ai valorosi resistenti un silenzioso omaggio.
La fortezza di Masada sorge su una collina rocciosa isolata dall'aspetto inconfondibile.

Uno dei fianchi inaccessibili dell'altopiano su cui si ergeva la fortezza di Masada. Per circa 2000 anni abbiamo conosciuto questo racconto di coraggio e di forza dagli scritti di Giuseppe Flavio (Flavio Giuseppe, Guerra Giudaica, a cura di Giovanni Vitucci, Milano, 1999), storico ebreo del primo secolo d.C. che guidò la resistenza dei ribelli durante la grande rivolta ebrea, ma che fu catturato ed in seguito portato a Roma ove scrisse la storia della guerra.

Il palazzo orientale era come un nido d'aquila appollaiato su spaventosi dirupi e godeva di una vista amplissima sulle opposte sponde del Mar Morto. Si può ritenere che fosse riservato alla residenza personale del re e dei suoi familiari. Nel I secolo a.C. la fortezza era stata il palazzo di Erode il Grande che tra il 37 a.C. e il 31 a.C. la fece fortificare.

Un interessante video su Masada (lingua inglese)

Fotografia di uno dei campi trincerati romani della X legione presa dalla sommità di Masada.

Visualizzazione ingrandita della mappa . Immagine satellitare del medesimo campo trincerato romano (freccia verde). Più in basso a destra si nota chiaramente la fortezza di Masada.

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Come riuscirono gli Zeloti a resistere all'assedio romano che durò forse più di due anni?

Vasti ambienti di magazzino assicuravano agli abitanti della fortezza un'ampia scorta di viveri, la cui perfetta conservazione era garantita dall'aridità e salubrità del luogo

La scarsità delle piogge, tipica dell'ambiente desertico in cui sorge la fortezza, doveva essere compensata moliplicando gli sforzi nella conservazione di ogni goccia d'acqua che cadeva durante l'inverno. Di qui la presenza di numerose e grandissime cisterne scavate nella roccia. La presenza di diversi edifici a torre, costruiti appositamente per ospitare nidi di colombe (columbaria), fa pensare che la carne di questi uccelli dovesse fornire un notevole contributo alla dieta degli abitanti di Masada.

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Come riuscirono i legionari romani a conquistare questa fortezza imprendibile?
I Romani erano maestri nell'arte dell'assedio. Una poderosa rampa d'assedio (agger) fu costruita pazientemente dai soldati attraverso la valle. Ciò consentì ai romani di portare torri e macchine d'assedio vicino alle mura e di tener così lontani i difensori mentre gli arieti le percuotevano fino a provocarne la distruzione.

I romani costruirono un vallo (sorta di limes spesso due metri, ancor oggi visibile) ed un terrapieno di settanta metri che dal basso saliva sino alle mura della fortezza.

Fotografia di una rampa d'assedio.

La rampa d'assedio costruita dai romani si può facilmente vedere alla voce "Roman assault ramp" e "Roman siege ramp"

1. Arrivo del "sentiero a serpente" 2. Abitazioni con triclinio 3. Magazzini 4. Terme 5. Palazzo di nord (tre livelli) 6. Palazzo amministrativo 7. Punto d'osservazione 8. Sinagoga 9. Muro a casamatta e stanze dei rotoli 10. Breccia romana (rampa d'assedio)

11. Ingresso da ovest 12. Torre Bursecai (lavorazione delle pelli) 13. Palazzo occidentale 14. Chiesetta bizantina 15. Quartiere degli ufficiali 16. Torre di guardia 17. Residenze 18. Colombario circolare 19. Grande cisterna 20. Fortezza di sud 21. Mura a casamatta con abitazioni degli zeloti 22. Cella monastica bizantina

L'incredibile assedio di Masada fece da sfondo al film di Boris Sagal, "Masada", con Peter O'Toole, Peter Strauss, genere Storico, colore 90 minuti, una produzione USA 1981. Cronaca romanzata dell'assedio nel quale i fierissimi ebrei Zeloti, asserragliati nella roccaforte di Masada, preferirono il suicidio di massa alla resa agli odiati romani invasori. Parte della trama verte sugli scontri non solo militari, ma soprattutto culturali tra il comandante romano (O'Toole) e il leader zelota (Strauss), alla fine legati da reciproca ammirazione.

Una scena del film "Masada".

Altri video su Masada.

Per approfondimenti: http://www.gliscritti.it/approf/2007/papers/masada.htm nota del prof.Giancarlo Biguzzi.

Immagini e testi sono stati tratti da:

1) http://198.62.75.5/www1/ofm/sbf/escurs/TS/04b_TSit.html STUDIUM BIBLICUM FRANCISCANUM of Jerusalem (SBF) is the Faculty of Biblical Sciences and Archaeology of the Pontificia Universitas Antonianum in Rome.

2) http://it.wikipedia.org/wiki/Masada WIKIPEDIA

3) http://www.laportadeltempo.com/Archeologia%20Biblica/archbibl_011001(1).htm

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