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giovedì 8 dicembre 2011

Immacolata disoccupazione. Dove è stato concepito il mantra dell'ingiustizia?

I professoroni bocconiani di tutta Italia sono ancora lì, senza scrupoli di coscienza. Non hanno detto una sola parola mentre questa spaventosa crisi si andava plasmando; avrebbero dovuto disconoscere se stessi, loro che occupavano i posti chiave nei CdA e che si erano già venduti alla consulenza più remunerata. A mettere in guardia la società erano rimaste le esternazioni di quattro comici comunisti. Le stesse elite universitarie ora vantano di possedere gli anticorpi contro la crisi. Per decenni, nelle aule universitarie italiane di stampo bocconiano, hanno insegnato a dei robot aziendali, come innestare e far crescere maestoso un sistema che forgiava la ricchezza di pochi manager strapagati e la povertà del resto dei poveri cristi. Ho cercato, prima che la crisi dirompesse nella sua gravità, di denunciare il meccanismo perverso delle università prestate al potere con i post Ca' Foscari è diventata la lavatrice della reputazione per chi deve rifarsi un nome e Magnifici cambiamenti climatici all'Università Ca' Foscari Venezia. La questione morale. Tutte le persone che ho conosciuto che a vari livelli hanno cercato di denunciare il mantra dell'ingiustizia venivano tacciate per essere ideologicamente disturbate. Il punto è che neanche Martin Lutero avrebbe potuto stavolta denunciare e fermare una tale vendita delle coscienze. 

Il ricco ed il povero. Il povero per farcela dovrebbe piegarsi.

Dove è stato concepito il mantra dell'ingiustizia? Nelle aule universitarie di bocconiana memoria in tutta Italia, dove i baroni universitari teorizzavano che per merito (eh già il merito) fosse giusto che Alessandro Profumo ricevesse una superliquidazione per le dimissioni da Unicredit, di 38 milioni lordi. Che, sommati allo stipendio fino al 21 settembre, pari a 2,59 milioni, hanno portato a 40,59 milioni lordi il totale percepito nel 2010 dall'ex amministratore delegato della principale banca italiana per patrimonio. Negli accordi con Profumo la banca si è impegnata a versare ulteriori 2 milioni in beneficenza. Già perchè sono aumentate le buste paga dei vertici delle società quotate alla Borsa di Milano nel 2010. Secondo un'inchiesta del Sole 24 Ore, sui bilanci finora pubblicati, l'anno scorso i compensi complessivi dei 100 manager più pagati di Piazza Affari sono cresciuti in media del 17% circa, a un totale di circa 300 milioni di euro, rispetto a 256 milioni nel 2009.  (Fonte: Ai top manager italiani un assegno post crisi da 300 milioni di euro - Il Sole 24 Ore) Il finale di questa incredibile storia. Sempre quello. L'Università Ca' Foscari invita Alessandro Profumo a spiegarci in cosa consiste questa crisi. Ci vuole coraggio, lo stesso che prima o poi avranno i poveri cristi per defenestrarvi.

mercoledì 7 dicembre 2011

Quel camerlengo di Bruno Vespa.

Quel Camerlengo di Bruno Vespa
Come al solito Bruno Vespa gli girava attorno.. lo arrufianava, con lo stesso garbo agiografico che ha riservato a tutti i potenti, e soprattutto a Berlusoni di cui è stato il camerlengo, l'inelegante sacerdote; [...] Insomma non è stato un bello spettacolo vedere Vespa che si curvava, si produceva in raffiche di mezzi sorrisi, impediva alle sue stessa domande, a quelle che gli parevano più birichine un impatto troppo diretto. [...] In mezz'ora da Vespa Monti ha cancellato quella comunicazione sobria ed al tempo stesso icastica che era piaciuta agli italiani, adatta ai tempi ed alla funzione tecnica. Da Vespa quell'"emozionati ma corregimi" a cavallo fra Rhett Butler di Via Col Vento e Papa Wojtyla ha ceduto il posto all'intervista dorotea impostata non sul rispetto ma sulla cortigianeria [...] intanto Vespa tirava fuori dalla naftalina la sua vecchia anima democristiana, i democristiani, quelli che si mettevano e sempre stavano nel mezzo, medium, mezzano, mai una domanda scomoda mai una difficoltà vera [...] Monti ha ceduto al rito stanco della terza camera [...] facendo finta di non sapere che nello studio di Porta a Porta è stata confezionata più politica berlusconiana di quanto ne produceva la camera dei deputati dove al contrario non succedeva nulla [...] talk-show lottizzato di cui Vespa è stato il campione della destra [...] archiviare questo genere di giornalismo televisivo come antiquariato televisivo. (Francesco Merlo, La Repubblica)

sabato 12 novembre 2011

La fine dello showman televisivo. La folla è uno strano animale, prima lo porta in trionfo e dopo ride di lui.

 
Silvio Berlusconi ha lasciato il trono dello Stato Italiano; la folla urlava finalmente "Fuori la mafia dallo Stato". Voglio ricordare questo momento con la canzone di Edoardo Bennato "La fantastica storia".

C’era una volta
una città che diventava brutta,
diventava cattiva ogni giorno di più...
E nessuno, in mezzo a tanta gente,
e nessuno, poteva farci niente,
perché ognuno pensava solamente per sé...

Sarà successo veramente,
saranno favole e leggende,
le verità sempre diverse
e le bugie sempre le stesse...
E tra complotti e tradimenti,
avventurieri e replicanti,
va sempre più di male in peggio
e i topi vanno all’arrembaggio...

E poi arriva, come se fosse niente,
uno showman che non fa il cantante
ma che sa conquistare chiunque lo sente...
Scaccia i topi e diventa un eroe,
però la folla è uno strano animale,
prima lo porta in trionfo e dopo ride di lui...

giovedì 10 novembre 2011

Cenere e polvere eravamo e cenere e polvere torneremo ad essere. Quando morite, spegnete le luci porca miseria.

Sono rimasto felicemente colpito dalle modeste tombe prive di fasti nei cimiteri della campagna inglese (nella foto che ho scattato si vede St Peter's Church a Babraham, Cambridgeshire)
Tempo addietro, nel post "Quando muori ricordarti di spegnere proprio tutte le luci", ho cercato di indagare quel bizzarro egoismo che ci vede pesare sulle risorse del pianeta anche da morti; non parliamo poi dei casi patologici, come quello di Silvio Berlusconi che già all'età di quaranta anni ha ordito costruire una tomba mausoleo, ispirandosi al faraone Tutankhamon, con un allacciamento alla rete elettrica spaventoso, secondo l'ex vicesindaco di Arcore Fausto Perego.

La tomba mausoleo di Silvio Berlusconi.

Visitando i dintorni di Cambridge mi hanno profondamente colpito i cimiteri inglesi, luoghi di semplicità e di pace, immersi in una natura amica e accogliente; essi  mancano del tutto di quell'inutile sfarzo e di quel carosello delle vanità senza senso che contraddistinguono i cimiteri italiani, affetti da una sorta di patologica rincorsa ad avere la tomba più granitica e appariscente, con le luci votive manco fossero le luci di natale. In questa visione ci sono tutti i limiti del materialismo cattolico, mischiato a tanta ipocrisia. Le tombe dei defunti inglesi, sembrano più terrene, nel senso che la loro semplicità le inserisce di fatto in un manto erboso soffice pronto ad accogliere serenamente il defunto. La sensazione nei cimiteri inglesi è proprio quella del "cenere e polvere eravamo e cenere e polvere torneremo ad essere" e frequentemente può capitare di incrociare iscrizione tombali, anche recenti, divenute illeggibili come se la tomba ormai fosse stata presa in consegna da Madre Terra e non ci fosse più bisogno di ostentare altro. L'arte di farsi da parte mestamente. Stranamente l'atmosfera che si respira in questi luoghi non è triste. Quando morite, spegnete le luci porca miseria.

Qui ho ripreso con il cellulare il  cimitero presso Whittlesford Church. vicino Duxford (Cambridgeshire).

martedì 8 novembre 2011

Il dramma della ricevuta fiscale in Italia.

Al minuto 1:35 il dramma della ricevuta fiscale in Itallia. La ricevuta fiscale, quella cosa fastidiosa e vetusta, il cui mancato pagamento ci ha messo in crisi. Dall'Inghilterra, quando guardo la BBC o la CNN non fanno che parlare dell'Italia, cercando una spiegazione alla tragica situazione in cui è precipitato il nostro paese, "too big too fail". La "dolce vita" sembra finita, ora ci hanno messo una lente addosso. Passeggiando per Cambridge, uno studente lettone iscritto a psicologia mi ha chiesto: "Is Berlusconi Mafia?". Volevo dare una risposta circostanziata e quindi ho iniziato: "Well, my point of view is" poi però il mio Inglese ancora traballante mi ha tradito ed allora mi sono accorto che la risposta più semplice ed intuitiva andava già a braccetto con il mio pensiero ed ho esclamato soddisfatto "Yes".

martedì 18 ottobre 2011

Se anche i black bloc fossero veramente i nuovi barbari, c'è da dire che c'è un impero decotto e corrotto pronto a sfaldarsi.

Black bloc (Blocco nero).
Ci concentriamo troppo nel guardare terrorizzati la pagliuzza negli occhi dei Black bloc (l'unica parte in vista) e non ci accorgiamo della trave che affligge il sistema. «Il ministro Tremonti ha corrisposto, quale partecipazione all'affitto dell'immobile, a partire dalla seconda metà del 2008, la somma mensile di circa 4mila euro, corrispostemi settimanalmente» (Fonte Corriere.it). È quanto scrive l'ex consigliere del ministro Tremonti in relazione all'abitazione in centro di Roma che secondo i magistrati napoletani sarebbe stata ceduta gratuitamente dal deputato al titolare del ministero dell'Economia e delle Finanze. Il pagamento, sostiene Milanese, è stato effettuato sempre in contanti. Se un paese, presunto avanzato, quale l'Italia annovera un ministro dell'Economia e delle Finanze che paga il proprio affitto attraverso un versamento settimanale in contanti di mille euro ad un suo consigliere, ciò significa che siamo di fronte ad un impero decotto. Chi tra voi pagherebbe il proprio affitto in contanti? Robe da matti. Non serve che dica altro sugli altri esponenti di questo vergognoso governo (Berlusconi, badate il capo dell'esecutivo, pagava con buste piene di soldi in contanti faccendieri quali Lavitola e Tarantini, violando la legge antiriciclaggio), anche perché Tremonti sembrava l'unico rappresentante che potesse vantare una certa credibilità. Il contante, come sappiamo, per chi si trova a combattere fenomeni come l’evasione ed il riciclaggio, è il nemico pubblico numero uno, garantendo l'anonimato e la possibilità di attuare negozi fraudolenti.


Black bloc.
Riteniamo responsabili i Black bloc di gravissime violenze ma se dei ministri quali Sacconi e Brunetta, che mettono mano legiferando a leggi sensibili quali quelle sul lavoro, diventano responsabili di un vero e proprio disastro sociale, in cui il dramma terribile del precariato a vita affligge milioni di giovani appestati da stage e tirocini gratuiti ed in cui le morti bianche (da leggere "Giovani calciatori SOTTO LE LUCI di San Siro e giovani operai SOTTO TERRA. Stanno uccidendo gli operai"), il lavoro nero ed la piaga del caporalato (da leggere "Solo l’azione collettiva può porre un argine all’individualismo imperante") spadroneggiano come mai era successo nella storia della Repubblica italiana, allora forse tutto ciò non rappresenta una gravissima violenza? Possiamo convenire nella condanna di qualsiasi violenza, ma forse volete insinuare che questo governo non sia stato violento?

La violenza ha molte forme: una evidente ed un' altra subdola e difficile da stanare. Per fare un esempio, tra infiniti: si può danneggiare una macchina tirando un sasso (gesto che appare all'evidenza gravissimo e facilmente riconoscibile) oppure danneggiare milioni di autovetture qualora la casa automobilistica dovesse  volutamente risparmiare sul sistema frenante rendendolo difettoso). Non scherziamo, i libri di storia del futuro scriveranno pagine tristi sull'involuzione che contraddistingue il nostro tempo. Mi pare ovvio che chi devasta l'altrui proprietà vada perseguito, ma smettiamola di trangugiare ipocrisia. Non mi pare che il devastante debito pubblico italiano possa imputarsi ai black bloc; è troppo facile prendersela con il blocco nero, la punta estrema della disperazione sociale che arriva all'(auto)distruzione e non trovare il coraggio di accusare chi questo sistema l'ha cavalcato fino a portarci dentro una crisi nera ma nera nera, altro che Black bloc.
A robàre poco se va in gaera, a robàre tanto se fa cariera. 

giovedì 13 ottobre 2011

La caduta dell'impero di diritto romano del Prof.re Luigi Garofalo all'Università degli studi di Padova.

 La caduta dell'impero di diritto romano del Prof.re Luigi Garofalo all'Università degli studi di Padova porta la data del 23 Marzo 2011 d.C, giorno in cui un "barbaro" osò scrivere al Gazzettino una lettera "Quel professore all'Università di Padova che offende e umilia i propri studenti." Aperta una breccia nel muro, subito altri "barbari" accorsero e si accalcarono irrompendo con ben ottantotto commenti, che per una semplice lettera spedita ad un quotidiano fanno una anomala ondata emotiva, che vorrei provare a commentare. Ave, Caesar, morituri te salutant! L'accusa mossa dal "barbaro" scrivente pare chiarissima fin dal titolo. Sull'argomento posso dire la mia, visto che sul finire del 2006 frequentai una decina di lezioni del corso di Istituzioni di diritto romano del suddetto Professore, prima di lasciare il corso disgustato. All'epoca assistetti ad un vero e proprio delirio di onnipotenza (riprendo l'efficace espressione usata nella lettera anonima) perpetrato nei confronti di matricole ingenue ed acerbe di diciannove anni; costoro venivano invitate ad intervenire a lezione con un apparente democratico buonismo per poi essere stroncate dall'ars retorica del professore che, in rigoroso latinorum, dimostrava la loro sconfinata ignoranza. Il tutto condito dall'ilarità generale e dalle risatine sgomente di chi in prima fila osannava per paura l'imperatore. Ricordo ad esempio che ad uno studente disse con tono trionfante: "Lei è flatus vocis". Ciò che mi impressionava era la gratuità con la quale il professore umiliava e si prendeva  gioco degli studenti che, ingenui e sprovveduti quanto volete, frequentavano un corso universitario proprio per approcciarsi ad una disciplina, si intende a loro sconosciuta. Voglio dire, su un' aula di trecento studenti è fisiologico annoverare qualche studente più labile degli altri ma ciò non autorizza nessuno a nutrire il proprio sadismo, trovando soddisfacimento nel provocare umiliazioni psicologiche. Già chi precedeva nella stessa cattedra il Prof.re L. Garofalo, il Prof.re Alberto Burdese, veniva definito alla sua morte dal corriere del veneto un "insegnante duro e severo, talvolta ai limiti del paradosso. Le sue sfuriate durante gli esami, con i libretti degli studenti lanciati fuori dalla finestra, erano diventate un must da raccontare ogni anno alle matricole e avevano contribuito a dipingere nel tempo il profilo di un maestro rigido, ieratico.
L'articolo commemorativo del Corriere probabilmente non poteva spingersi oltre, ma possiamo intuire dalla presenza di un solo commento l'assenza emblematica di una ondata emotiva di cordoglio. Sicuramente il Professore L. Garofalo, di cui nessuno mette in discussione la competenza, ha adottato e volutamente ereditato un modello educativo molto rigido e ferreo; il ruolo dell'aguzzino permette anche la selezione di una elite e la fuga degli studenti bollati come "stolti". Ciò che è del tutto inaccettabile e rappresenta la patologia di quanto sto raccontando (non in forma anonima), è un sarcasmo da semidio, una saccenza pavoneggiata a toni alti e la mancanza di rispetto per l'altrui dimensione umana, intrisa di ignoranza. C'è poco da scherzare per noi cristiani, rimasti umani. La società civile accusa da anni la casta dei baroni universitari ma persiste una impossibilità oggettiva da parte della società di porre un limite a questi abusi. In tal senso, l'unica arma di difesa è quella di evitare senza ombra di dubbio di laurearsi in giurisprudenza all'Università degli Studi di Padova almeno fino a quando non spalancheranno le finestre cambiando l'aria viziata. Il mondo sta cambiando.



Voglio dire subito chiaramente che provo per il Prof.re Luigi Garofalo una pena infinita, visto che tutta questa arroganza non può essere che la spia di una  frustrazione che gli impedisce di "restare umano" e quindi di provare quei sentimenti autentici che sono alla base di una vita equilibrata dove si sperimenta l'amore cristiano. Dall'altra, c'è da dire che sono in arrivo generazioni di barbari che vestono i panni degli studenti, che però non autorizzano i professori universitari ad avvitarsi nell'arroganza e nella saccenza.   Riporto qui di seguito i commenti più critici riportati nell'articolo sul Gazzettino:

1) Egli è fortificato da coloro i quali abbassano lo sguardo e dalle signorine che col labbro tremante hanno la lacrimuccia pronta a scendere daglio occhioni lucidi e si compiace... se invece si trova di fronte chi ha le p..e sotto e risponde per difendere la propria dignità, si ottiene il risultato di un uomo frustrato che ha avuto la fortuna di fare i soldi e si crede Dio e dimostra la propria piccolezza con frasi insultanti, cadute di stile spaziali e manifestazioni di arroganza all'ordine del giorno.

posso dire? poareto!


2) No ma il massimo è stato il 30 e lode regalato ad uno studente amico del figlio a cui è stato riservato un trattamento di favore sconcertante (interrogazione in due riprese a tarallucci e vino), soprattutto se paragonato al comportamento tenuto nei confronti degli altri studenti, bocciati ed insultati senza motivo (e comunque gli insulti a mio avviso non sono mai giustificabili, denotano solo una grande maleducazione.. Un certo tipo di battuta ironica ci può stare, certi appellativi invece sono inammissibili) nella maggioranza dei casi! Vergognoso!

3) Ho sostenuto ben due esami differenti con quel professore, e ne ho viste di tutti i colori: alcune frasi non si possono nemmeno ripetere per le incredibili offese contenute... Altre (sentite con le mie orecchie!) sono state: "mi vergogno di aver sprecato il mio tempo con uno studente indegno come lei", "la prego non vada a raccontare in giro che è stata una mia studentessa", "lei per me è stato un completo fallimento", "lei è un ignorante", "questo dimosta la sua assoluta stupidità"....Senza contare il modo e il tono, saccente e compiaciuto. Ovviamente ad alta voce... Per fortuna in una mattinata d'esame più di due persone, massimo tre, non riesce ad esaminarne, quindi i poveri sfortunati che capitano sotto le sue grinfie sono pochi. E, ci tengo a sottolineare, i malcapitati spesso sono persone preparatissime e intelligentissime!! Eppure ho visto più di qualcuno scoppiare a piangere durante il suo esame.

4) Mi è venuta la pelle d'oca a leggere commenti di gente che quel giorno non c'era e si permette di dire che trattare male gli studenti è giusto e un modo per incentivare allo studio.Io quel giorno c'ero.Ho frequentato tutto il corso,anche i giorni in cui il professore non arrivava o mandava un assistente dopo più di un'ora.Bene ci siamo subiti le sue lezioni..di una noia mortale,abbiamo comprato i suoi libri..pieni di suoi commenti personali e ci siamo presentati al preappello tutti preparati credo,anche perchè ormai siamo studenti del quinto anno che non si presentano più agli esami senza sapere!I Il professore prima di iniziare l'esame ha addirittura avvicinato gli assistenti dicendo loro:mi raccomando bocciate!!!Perchè ci meritassimo una cosa simile non mi è dato saperlo.Sono stata interrogata tra i primi,da un'assistente che non ha fatto altro che insultarmi per tutto l'esame,per fortuna mi sono imposta,convinta di sapere e nonostante i suoi tentativi di bocciarmi non c'è riuscito.Erano 4 libri da studiare,di 4 argomenti diversi e ho visto gente bocciata dopo un minuto che stava seduta perchè non sapeva rispondere alla prima domanda!Poi però ho anche visto che la lista degli iscritti non è stata rispettata e il professore interrogava solo chi voleva lui...come ad esempio lo studente ha cui ha dato il libro del miglior studente(non si sa perchè l'abbia ricevuto dato che non ha mai fatto interventi durante le lezioni!Bah...forse per amicizie personali!!!)

5) Mr. Garofalo....così ad intuito....

6) Insulti e offese durante gli esami...ma soprattutto una gran maleducazione nel corso di tutto l'anno!La mancanza di disponibilità e di educazione distingue a mio avviso molti dei docenti della facoltà(quello in questione rimane senza dubbio l'esempio più eclatante in ogni caso).

7) Il professore in questione è una persona brillante e acculturata in una maniera veramente impressionante. E' un peccato che si permetta queste cadute di stile, davvero un peccato...

8) Alla facoltà di giurisprudenza di Padova scene del genere sono una consuetudine, soprattutto da parte di certi docenti che, per tradizione, continuano nel loro delirio di onnipotenza. Perchè solo così si può chiamare. Ormai è (purtroppo) un dato di fatto, ma questo non significa che vada bene così. Ho visto persone veramente in gamba, con ottimi voti, venire colte da crisi di panico tanto da non aver più "coraggio" di affrontare l'esame dopo l'ennesima bocciatura pretestuosa condita da epiteti poco ortodossi. Scene di ordinaria follia insomma, che si ripetono ad ogni esame: c'è sempre il mal capitato di turno. Che questi luminari del diritto abbiano paura che studenti pivellini alle prime armi rubino loro il prestigioso mestiere di avvocato (tra 20 anni)????? Mah...

9) L'episodio riferito dal lettore e' cosa che si trascina da decenni... un celebre docente di Giurisprudenza - recentemente scomparso - che aveva proprio quella cattedra era famoso per questo genere di sfuriate (mi viene da pensare che siano ereditarie...). Il povero studente ovviamente non può replicare perché è un esame obbligatorio per completare gli studi. Io vivo in America e posso assicurare che qui un atteggiamento cosi' pieno di arroganza da parte di un docente universitario è assolutamente inconcepibile.verrebbe licenziato in tronco dall'Università senza molte discussioni.Propongo agli studenti di riprendere questi vergognosi episodi con un telefonino e metterli su YouTube, forse qualcosa si muoverà....

10) Tra l’altro, questi atteggiamenti vessatori dei professori dell’Ateneo patavino fanno sì che studenti, magari volenterosi e intelligenti, prendano paura di questi atteggiamenti poco urbani e si ritirino dall’università, e magari sarebbero potuti divenire buoni ingegneri o buoni medici o buoni avvocati. Per far calare le ali a certi professori è molto semplice! Basta mandare i figli a studiare in altre università… Che è poi quello che consiglio ai genitori di quelli studenti di Giurisprudenza di Padova trattati male dai professori. Tra l’altro, l’Università di Padova non è più in auge circa la Facoltà di Giurisprudenza com’era una volta, difatti, le classifiche CENSIS la relegano solo al 20° posto in Italia.

11) Da ex studente di legge a Padova ho assistito a episodi anche peggiori, di maleducazione e arroganza (assenza ai ricevimenti, clima "terroristico", totale mancanza di collaborazione), anche se non mi hanno impedito di laurerami. Anche nel "famigerato" Bo poi si incontano professori e assistenti gentili e disponibili. Ad ogni modo ritengo assurdo che la severità e il rigore si accompagnino a certe "libertà" nei confronti degli studenti, che non sono certo ragazzini delle elementari e meritano rispetto a prescindere dall'esito dell'esame.

mercoledì 12 ottobre 2011

Solo l’azione collettiva può porre un argine all’individualismo imperante.

L'accoppiata Sacconi \ Brunetta ha vinto la sfida per la "competività": in Italia è tornato il caporalato.
Ho le ultime incombenze in Italia, prima di partire. Questo lunedì mi sono iscritto alla CGIL, versando 26 euro attraverso un tesseramento diretto. Cosa spinge un convinto individualista come me che solitamente rifugge l'omologazione del gregge ad iscriversi ad un sindacato? In prima battuta la CGIL è l'unica organizzazione, con i suoi sei milioni di iscritti circa, ad avere una struttura in grado di reagire nei fatti all'erosione in atto dei diritti fondamentali del lavoratore e nel mio caso, che è quello di tanti altri precari, la CGIL ha proposto una serie di vertenze legali volte a combattere la degenerazione della flessibilità in precariato a vita. Da tempo  tuttavia, soprattutto dopo lo studio del diritto del lavoro, mi sono avvicinato al mondo sindacale comprendendone l'importanza: solo l’azione collettiva può porre un argine all’individualismo imperante. Per questo, capitani d'industria senza scrupoli (Sergio Marchionne) si adoperano in modo certosino per spaccare l'unità del sindacato. Per questo quel mastino di Sacconi non perde occasione per attaccare pubblicamente la CGIL. Certo anche la CGIL non è illibata, ma spero non vogliate imputare al sindacato la colpa di aver provocato il ritorno del caporalato tra i campi di pomodori del Gargano e gli aranceti della 'ndrangheta grondanti sfruttamento. Stiamo nuovamente involvendo. A Vittoria, nelle campagne di Ragusa, per le giovani rumene funziona così: di giorno si spezzano la schiena sui campi. La notte si concedono a caporali e padroni per un tozzo di pane, un tetto sotto cui dormire. Mamour, originario del Gambia, che dal 2007 lavora a Rignano, campagna brulla che ribolle di afa e pomodori in provincia di Foggia racconta: «Lo scenario è tipicamente sahariano». Aria incendiata, terra secca, acqua sporca usata dagli immigrati per bere e lavarsi. La giornata di lavoro nei campi di pomodori dura 12 ore. E viene pagata soltanto venti euro: «Molti si ammalano di patologie gastroenteriche e osteomuscolari. Inevitabile, visto come vivono». Qualcuno non ce la fa, e allora finisce nei cimiteri che si confondono tra le campagne. E le loro tombe recano a stento un nome cui appendere qualche preghiera. Ho tratto queste storie da "Nuovi schiavi d'Italia" di Jacopo Storni. Rappresentano la punta dell'iceberg di una repubblica degli stages dove i negrieri sono tornati al vertice del potere e gestiscono le masse di schiavi. Nessuno ha impedito per anni l'abuso degli stages e dei contratti a termine reiterati che hanno provocato una generazione di precari senza casa. Dove erano Sacconi e Brunetta mentre le nefandezze che ho appena raccontato avvenivano? Brunetta era impegnato a definire i precari "l'Italia peggiore"

martedì 11 ottobre 2011

Brian Haw, un vincitore. Il pacifismo in uno sguardo.

Brian Haw (1949-2011)

Caro Brian Haw,
questa estate ho appreso della tua dipartita e mi son promesso di scriverti. Ora che non puoi più tentare in presenza di risvegliare le nostre coscienze assopite protestando come hai fatto per lunghi dieci anni contro ogni guerra accampato davanti a Westminister, voglio dirti che i tuoi occhi, ricolmi di pace, continuano a parlarci della pace. Mentre i guerrafondai Blair e Bush giocavano alla guerra esportando la democrazia con bombe, presunte "intelligenti", tu hai avuto la cocciutaggine che è di tutti i carpentieri, quale tu eri, di battere il chiodo della pace in un mondo intriso di indifferenza. Gridando nel megafono, ricordavi al parlamento inglese l'esistenza della parola pace e che la guerra non può essere pace. Facile per noi affermare ora che proprio tu avevi ragione, quando per la strada ti si guardava con indifferenza. Mentre la maggioranza delle persone ti scrutava divertita come si guarda ad un visionario strampalato un po' ammattito, proprio tu eri dalla parte del giusto. Il più cocciuto di tutti aveva ragione: tutti i conflitti sono una tragedia per l’umanità, sempre e comunque. L'uomo della strada vedeva più lontano del primo ministro inglese e di tanti politici profumati. Porca miseria, quanto è importante essere dalla parte del giusto nel momento giusto. Hai dato un senso profondo alla tua vita, i tuoi sette figli e le prossime generazioni guarderanno ammirate all'estremo sacrificio a cui hai sottoposto la tua esistenza. Difficile che qualcuno prenda il tuo posto. Chi protesterebbe sotto il vento e la pioggia per dieci lunghi anni fino ad ammalarsi? Hai reso ridicole le autorità che più volte hanno cercato di allontanarti, anche introducendo una nuova legge che proibiva ogni manifestazione nel raggio di un chilometro dal Parlamento inglese. Hanno perso. La tua tenda era più forte di tutto, come gli ideali della pace. Il tuo motto era "stop killing my kids" e nella storia resti te a salvare la dignità umana. In Italia ho ammirato il coraggio di pacifisti quali Vittorio Arrigoni e Turi Vaccaro, veri e proprio miti del pacifismo. Vittorio diceva "Io che non credo alla guerra, non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera. Semmai voglio essere ricordato per i miei sogni. Dovessi un giorno morire, fra cent'anni, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto quello che diceva Nelson Mandela: un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare." Anche tu Brian sei un vincitore. Porca miseria se sei un vincitore, Brian. Più cocciuto del "barone rampante" hai dato dignità all'umanità intera. Io mi inchino di fronte al tuo autentico pacifismo. Alberto

Brian Haw
Brian Haw

Brian Haw
L'accampamento pacifista di Brian Haw. 

sabato 8 ottobre 2011

In Italia la Storia si ripete.


 "La storia si ripete" dell'artista belga Jhoan Friso
Dal basso, una riunione nazista, fascista e leghista. Tre tipologie di raduni similari sono il soggetto dell'opera d'arte denominata "La storia si ripete" dell'artista belga Jhoan Friso, esposta all'Art Verona. I simboli dell'aquila hitleriana, del fascio mussoliniano e del sole celtico leghista si susseguono impietosamente. Improvvisamente l'orgoglio e l'esaltazione della razza padana rispetto al "diverso" che sia terrone, zingaro, negro, omosessuale, comunista si evidenziano nella sequenza della Storia per ciò che sono: In Italia la Storia si ripete, perché sono gli italiani ad essere nuovamente compromessi. Sotto l'ombrello democratico del federalismo (sul quale siamo tutti d'accordo) si annida quel male oscuro, l'egoismo nichilista e tanta tanta pochezza mista a frustrazione che ha già consegnato alla storia i momenti più tristi e tragici dell'umanità. Restiamo umani.

giovedì 6 ottobre 2011

Che schifo questa società assassina. In ricordo di Barbara Zappon.

Barbara Zappon
Lo voglio dire forte e chiaro. Considero l'attuale società ipocrita colpevole di innumerevoli omicidi. L'elenco sarebbe infinito. Un esempio per tutti quelle donne operaie morte in questi giorni per il crollo di una palazzina. Non esistevano per l'Inps, essendo senza contratto, in nero per 3,95 euro l'ora per 14 ore al giorno, non esistono più neanche ora. Ricordatevi questa cifra 3,95 euro non 4 euro. Smettiamola di assolverci sotto il finto ombrello democratico che ci siamo dati. Voglio parlare di un'altra donna anche lei un tempo lavoratrice del tessile, Barbara Zappon, una clochard di via Belzoni a Padova molto conosciuta perché chiedeva l'elemosina agli automobilisti tra via Belzoni e via Falloppio o girava per le piazze spingendo un carrello della spesa. Neanche lei ora non esiste più. Il gruppo nato su Facebook non può riportarla in vita. Ci commuoviamo quando queste persone non ci sono più ma non abbiamo creato una organizzazione autorevole in grado di intervenire lì dove regna la sofferenza. Questa vita per qualcuno si può trasformare in un inferno e non abbiamo costruito uno Stato che riesca ad intervenire per sanare situazioni come queste. C'è di più. Questo nostro Stato schifoso, l'aveva recentemente arrestata per aver improvvisato un giaciglio in una cabina (fonte corriere.it). Sullo sfondo, Barbara nella disperazione era caduta prigioniera della droga. Le strade quindi sono piene di invisibili che non vediamo. La triste vita di Barbara sulla strada è stata spezzata da Michele Casotto 27 anni, che guidava la Peugeot 207 che l'ha investita; questo mezzuomo è dapprima fuggito, lasciando Barbara agonizzante annegare in un canale dove era stata sbalzata, poi si è costituito. Rappresenta il disprezzo ipocrita di questa società assassina. Ovviamente questo mezzuomo aveva un tasso alcolemico doppio rispetto a quanto stabilito dalla legge. Poco prima di essere travolta, Barbara aveva telefonato alla madre esprimendo il desiderio di tornare a casa. In questo post viene ricordata con affetto. La sua morte ha scosso Padova. Aggiungo: la sofferenza ed il dolore che deve aver provato Barbara nella sua triste esistenza sono un grido di dolore che deve scuoterci e portarci ad una rivoluzione. Io non dimentico quello che ho scritto. Tu non dimenticare quello che hai appena letto. 

martedì 4 ottobre 2011

L'unica guerra possibile, quella contro il cancro.


Anna Lisa aveva già perso il fratello Alessandro morto sul lavoro a 19 anni. Una delle tanti morti bianche. Ora, apprendo dal corriere, che Anna Lisa è morta di cancro a 33 anni condividendo la sua malattia sul suo coraggioso blog. "Mi chiamo Anna staccato Lisa, ho 33 anni, sono nata e abito in Toscana. Nel 2008, all’età di 30 anni, avevo un lavoro che tutto sommato mi piaceva, un fidanzato fantastico conosciuto da soli sei mesi, tante amicizie meravigliose e un rapporto stupendo con la mia Mamy.
Ero in ottima forma fisica, facevo regolarmente sport ed ero corteggiatissima, coltivavo i miei hobbies, ridevo, mi divertivo, viaggiavo, sognavo, raccontavo la mia vita sul blog, facevo progetti e stavo bene: era decisamente un periodo positivo, tranquillo, sereno.
Poi, il 21 novembre 2008, mi hanno diagnosticato un tumore al seno.
Per oltre un anno ho lottato contro quel cancro cattivo, aggressivo, “vivace” (come lo definì poi il mio chirurgo), contro la “bestiaccia” come la chiamo io. Ho fatto 11 cicli di chemio e due interventi. Ho combattuto tanto, è vero, ho sofferto, ma ho anche raccontato e condiviso tutto e proprio grazie alla mia mamma, al mio fidanzato, alle mie amicizie, ai miei affetti e al mio blog, posso dire di avere avuto un grande aiuto. Lo diceva anche Shakespeare: “Quando nel dolore si hanno compagni che lo condividono, l’animo può superare molte sofferenze.”
Nel marzo del 2010, all’età di 32 anni, quando avevo ricominciato a prendere in mano la mia vita, mi hanno diagnosticato una seconda “bestiaccia”: metastasi ai polmoni e ai linfonodi del torace. Ho fatto altra chemio, ho fatto radioterapia e terapia ormonale. Ho dovuto fare trasfusioni di sangue, di piastrine. Ho preso e sto prendendo una marea di farmaci, ma nonostante tutto so che non potrò mai guarire. Non ci sono cure, non ci sono terapie per il mio cancro. Posso solo sperare di cronicizzare la malattia, di conviverci.
E quindi continuo a lottare, continuo a condividere, continuo a raccontare la malattia sul mio blog e continuo a considerarmi una malata coccolata, viziata, amata e fortunata. E se la “bestiaccia” è così vivace… beh, io lo sono di più!"

Il Consumismo è l'agente segreto del Cancro, perché distoglie le risorse dalle battaglie vere per la vita, come la donazione per la ricerca contro il cancro.
Solo leggendo Anna Lisa, si può capire la stupidità degli Stati contemporanei che ancora investono la maggior parte delle loro risorse nelle lobbies politiche e nella corsa agli armamenti. Se soltanto avessimo avuto il coraggio umano di destinare le risorse che destiniamo alle cose futili e inutili, probabilmente il cancro sarebbe già stato sconfitto. L'unione fa la forza. Invece, ognuno di noi gioca questa vita in modo egoistico sperando di scamparla. Abbracciate la vita, abbracciamo la vita, restiamo umani.

lunedì 3 ottobre 2011

ITALIA GAME OVER. Lascio l'Italia per non raddoppiare l'amarezza.

Alberto Sciretti in una foto recente del 29 Settembre 2011
Chi mi ha conosciuto o chi mi legge tra le righe può percepire quanto io ami quel dono meraviglioso che è la vita. Ho sempre vissuto intensamente e guardo al mio passato con gioia; nessun rimpianto, nessun rimorso. 
Questo entusiasmo innato che credo mi contraddistingua non può tuttavia impedirmi di riflettere sul fatto che il mio paese, l'Italia, ha imboccato un tunnel senza uscita. A questa considerazione sono arrivati oramai praticamente tutti ed è il leitmotiv del momento.   A crederci sono rimasti gli illusi cronici. Siamo di fronte letteralmente ad una nave che si appresta ad affondare per una falla che ha squarciato lo scafo, il debito pubblico.  Da sempre in questo blog, molto prima dell'arrivo della tempesta, ho parlato a chiare lettere del debito pubblico italiano, fino a caricare esplicitamente un video "Grazie ai politici italiani per il nuovo record di 1753 miliardi di euro di debito pubblico" il 17 settembre 2009 in cui ho accusato esplicitamente la politica italiana di "aver schifosamente indebitato le nuove generazioni". Nessuno mi ha mai querelato per questo. Semplicemente è la verità, dimostrabile in qualsiasi tribunale del mondo. Io non ho paura. Chi non ruba non conosce la paura. Da allora niente è cambiato ed il debito è aumentato fino a sfiorare i 2000 miliardi di euro. Ora io, come altri giovani, ho due alternative. Rimanere o andarmene. Pagare il conto di ciò che non ho bevuto, o andarmene lasciando che paghi chi  ha bevuto stoltamente. Rimanere, significa comunque, in un modo o nell'altro, farsi contagiare amaramente  dall'amarezza di un naufragio annunciato. Andarsene significa rinascere altrove. Secondo voi cosa ho scelto? Sono abituato a dare un seguito alle mie parole. Se dico che questo paese affonderà, bisogna anche che mi allontani in una scialuppa. Non c'è nessuna medicina per l'Italia, perché esattamente come successe nel periodo fascista, gli italiani sono nuovamente compromessi. Non c'è più nessuno in Italia che abbia l'autorevolezza per far capire agli italiani che se stiamo affondando ciò si deve ad un loro malcostume generale diffuso di stampo mafioso, che è sempre stato assolto a suon di condoni. Visto che inseguo da sempre la mia felicità e non ho alcuna intenzione di intristirmi perché gli italiani sono diventati sempre più mafiosi (rimando ad un mio post "Lo spirito della mafia"), ho scelto di allontanarmi per un bel po' di mesi. Poi vediamo. Intanto, in esplorazione.

Eccomi in alcuni momenti di spensieratezza a Gardaland tra il 2004 ed il 2006. Ora bisogna andarsene dall'amarezza Italia che si è adoperata per intristirsi. GOODBYE MALINCONIA

mercoledì 28 settembre 2011

Ecco perché il leone delle Assicurazioni Generali non ruggisce più. Le gazzelle non si fanno più mangiare. Tutto quello che gli azionisti non possono sapere.

Il leone delle Generali non ruggisce più. Questa frase ad effetto riassume in poche parole l'inesorabile declino a cui questo mastodonte italiano andrà incontro. Non fatevi ingannare dagli inviti ad investire nella solidità di chi dichiara al momento di avere una capitalizzazione inferiore al valore del proprio  patrimonio immobiliare. La verità è che da anni ormai nella compagnia assicurativa più grande d'Italia si annida il bacillo della decadenza. Il fetore dell'infezione aveva attirato perfino Cesare Geronzi, diventato presidente del gruppo.  Analizziamo nel dettaglio questa cancrena. Tutto ciò che gli azionisti non possono sapere. 1) Per troppo tempo l'organizzazione produttiva dedita alla raccolta dei premi è stata letteralmente formata a sbranare la gazzella (il cliente). La formazione dei consulenti assicurativi è avvenuta a suon di slides che proiettavano Ferrari prospettando fantomatici guadagni, attraverso un meccanismo provvigionale denominato rappel. Una sorta di superiorità felina del consulente assicurativo rispetto al cliente preda. Tu sei il leone, chi entra nel tuo ufficio è una gazzella. Anche Vanna Marchi si era circondata dei telefonisti più aggressivi ma la sua storia è finita male. La Compagnia ha sempre premiato attraverso i propri ispettori di produzione quei consulenti più scaltri ed aggressivi che garantissero una lauta raccolta di premi. A nessuno ha importato come avvenisse questa raccolta e se alla lunga potesse intaccare il sentiment nei confronti della compagnia. Il sentiment di migliaia  di clienti che sono entrati a contatto con consulenti "aggressivi" è pertanto allo stato dei fatti negativo. Un danno irreparabile. 2) È opinione comune che le Assicurazioni Generali siano care; ora vai tu a togliere dalla testa della gente questo tarlo. Anche questo è un danno irreparabile. Perfino tra le compagnie assicurative on-line RC auto  Dialogo (Gruppo Fondiaria Sai) è molto più conveniente di Genertel (Generali). Se finora i clienti più affezionati erano disposti a pagare qualcosa in più pur di restare sotto l'ombrello protettivo del Leone, ora di fronte ad una crisi senza precedenti guardano semplicemente al prezzo meno caro. Che il leone rimanga pure a bocca asciutta! 3) Le Generali hanno adottato una politica del personale alla lunga fallimentare. Se la sede centrale di Mogliano Veneto si può paragonare ad un carrozzone statale con migliaia di impiegati, a causa della gestione familiare adottata spesso sulla base di raccomandazioni, la rete commerciale ha visto un ricambio continuo di personale con tassi di turn over patologici. C'è stato un abuso degli stages e delle borse di studio. La Compagnia ha optato per un continuo ricambio del personale perché nei primi mesi un neoassunto garantisce con l'entusiasmo il massimo della propria prestazione (basti pensare che con l'entusiasmo assicuri parenti e la cerchia di amici) e poi tende ad adagiarsi. Questa ricerca ciclica e spasmodica di personale commerciale ha intercettato giovani lampadati ruspanti in giacca e cravatta, spesso neolaureati entusiasti accalappiati attraverso annunci spot come ho già dimostrato in un precedente post. Costoro a migliaia, ora si aggirano per l'Italia raccontando la loro esperienza lavorativa deludente: un banchetto spartano ed una sedia, l'elenco telefonico ed un telefono con cui introdursi in modo scomposto nelle case degli italiani. 
La Storia delle Assicurazioni iniziata nel 1831 è destinata pertanto a ridimensionarsi; semplicemente non hanno avuto rispetto per il cliente, la gazzella; questa ora non solo non si fa più mangiare dal leone ma neanche finisce per sbaglio brucando in una agenzia delle Assicurazioni Generali. 
Il leone è stanco. Migliaia di consulenti assicurativi delle Generali, esausti dopo anni di lavoro in cui veniva a loro chiesta sempre  maggiore produzione, vengono ora abbandonati dalla Compagnia andando ad ingrossare le fila di quel sentiment negativo che è quanto di più deleterio per un S.p.A, in una società dove si condividono nei social network le proprie esperienze. 

venerdì 23 settembre 2011

Umberto Bossi durante la tempesta pernacchie, dito medio e parolacce e... l'ultimo dei Padani è un terrone doc.


L'ultimo dei Padani.

Nel filmato sopra, l'"ultimo dei Padani". Abbiamo un ministro delle Riforme, Umberto Bossi, che in uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni si comporta come un bambino monello: ecco quindi il dito medio e le pernacchie. Un bambino monello in fondo è autorizzato istituzionalmente a spararle grosse. Lo statista Padano, sentendosi probabilmente prossimo alla fine, attraverso il linguaggio animalesco dei gesti ci riporta ai tempi delle caverne. La condizione patologica in cui versa l'Italia può essere rappresentata da queste foto. Non voglio neanche affrontare l'argomento  "credibilità" di questo paese di fronte ad un ministro in queste condizioni. Le sue farneticazioni meriterebbero la considerazione di un trattamento obbligatorio sanitario. Rispetto per un grande leader colpito da un ictus? Nessun rispetto per chi non rispetta l'essere umano, che sia terrone o che sia di colore. Sinceramente mi sono veramente stancato di sentire vaccate fuori dal tempo e dalla storia che giornalmente provengono da questo partito di trogloditi, che se doveva portare in Italia i benefici legittimi del federalismo finora al futuro lascia invece solo il duro fardello del figlio dell'ignoranza, Renzo Bossi che ci costa 11.150 euro al mese, frutto di una notte di passione con Manuela Marrone, di origini siciliane. La stessa compagna sarà tra i fondatori del partito, una eminenza terrona nel partito.




Mi son sempre chiesto quale tipo di persona possa sentirsi rappresentata da questo partito di frustrati incazzati che come sempre non trova di meglio che prendersela con quelli che chiama terroni, zingari, negri, culattoni, comunisti. Ne ho scovato uno che porta il mio cognome, Alessandro Sciretti; classe 1988 potrebbe essere proprio l'ultimo dei Padani. Puro orgoglio padano. Qualcosa però qui subito mi colpisce. Qualcosa non torna. Il viso è quello di un terrunciello!!! Il suo sito internet non smentisce tale sensazioni: è frutto dell'amore tra una sarda ed un pugliese. Un terun doc insomma. Ma allora cosa costringe un giovane terrone a rinnegare le "Orecchiette con le cime di rapa" e la "cicoria con la purea di fave"? Come si fa ad avere in tavola il caciocavallo podolico dauno e la cacioricotta e poi a trovare il coraggio di servire nelle file di un partito razzista che insulta qualsiasi interlocutore che si trovi più a sud? Lo stesso Alessandro Sciretti scrive sulla sua pagina facebook: "Quando la Padania chiama, Sciretti risponde! Un uomo impegnato nella vita civile e politica del paese (facciamo fino a Firenze)". La secessione!!!

Screenshot del sito di Alessandro Sciretti. In evidenza in giallo le origini meridionali del terrunciello.


La risposta è in un articolo di Repubblica, "Abatantuono: da terrunciello a leghista", in cui si accenna al personaggio interpretato dall'attore: un immigrato pugliese « milanese al centoventi per ciento ». Già, il terrone che si trasferisce al nord non solo rinnega tendenzialmente le proprie origini quasi se ne vergognasse, ma per mimetizzarsi meglio sposa l'orgoglio della pura razza padana. Di storie come quella di Alessandro Sciretti ce ne sono tantissime; in fondo Umberto Bossi ha sposato una immigrata di origini siciliane. La regola quindi è questa: più esagerano nel rivendicare l'appartenenza ad una pseudo pura razza padana e più nel loro sangue scorre olio pugliese. Io infatti, figlio di un milanese e di una veneta (potrei quindi vantare una genealogia più pura) ho un profondo rispetto invece per chi abita più a sud di me. A mia volta abito più a sud di qualcun'altro. Alessandro Sciretti, suvvia smettila di fare l'immigrato pugliese « torinese al centoventi per ciento ». Liberati da questa gabbia razzista. Sei un terrone in gabbia. Smettila di involvere, inneggiando alla pena di morte. La tua è solo frustrazione; sradicato dalla tua terra, cerchi esagerando di ottenere una sorta di riconoscimento sociale a risiedere al nord. Sii orgoglioso delle tue origini e urla al mondo quanto sono buone le "Orecchiette con le cime di rapa". Dillo ai tuoi elettori, quanto è buona la cacioricotta. Perfino la tua Puglia ha fatto passi da giganti ed ha votato a rappresentarla un omosessuale dichiarato. Solo tu, che sei immigrato al nord senti il bisogno di offendere la tua terra, che è la Puglia e l'Italia. Liberati, perchè sembri Tillon, il protagonista del film "L'ultimo dei Padani".

Origini della famiglia Sciretti. 
Non sembra dalla foto riportata che le origini della famiglia Sciretti siano del tutto celtiche..e la sedia vuota, a rappresentare con rispetto un defunto, non la chiamavano esattamente "cadrega"...

martedì 6 settembre 2011

Tutti dicono che la politica italiana è un esperimento crudele ma allora gli Italiani sono scimpanzè che hanno votato i loro aguzzini?


Nel video sono ripresi degli scimpanzè, all'atto della loro liberazione dopo anni vissuti nel chiuso di un laboratorio. Vedono per la prima volta la luce del sole. Le loro manifestazioni di gioia sono uguali alle nostre; si abbracciano e ridono. Sono liberi. Gli Italiani, scioccati e meravigliati, ora realizzano che il Bel Paese è ad un passo dal baratro; dopo aver votato Craxi, che provocò un debito pubblico spropositato (tu lo vedi il buco dell'ipocrisia?), hanno pensato bene di votare il suo principale amico Silvio Berlusconi (con trogloditi leghisti al seguito), che in questi anni non ha fatto altro che adoperarsi per impedire che una patrimoniale colpisse, e ridistribuisse, i beni di lusso degli evasori e le ricchezze abnormi della manomorta finanziaria, ecclesiastica e politica.  Adesso i nodi vengono al pettine. Nessuno ha il coraggio di ammettere che il vero problema dell'Italia sono gli italiani, la gran parte scimpanzè anestetizzati da sempre dal fascino del fascismo e del berlusconismo. L'Italia è (Parolisi)zzata dalla sua ignoranza e preferisce seguire inebetita il nuovo avvincente spettacolo del delitto di Melania. Piazza affari non è già più un affare e tra poco non sarà più un affare neanche essere italiani. Questo è quanto mi sento di dire guardando in modo disinteressato il mio paese, da quella vergogna del ventennio fascista ai continui e contemporanei rigurgiti neofascisti (vedi articolo di Repubblica: "Via stranieri e gay, morte ai politicanti. Sul web tornano i nazionalisti di Saya"). Il mio consiglio quindi a chi ha due gambe per andarsene: lasciate a gambe levate questo penoso paese. Questo paese non merita al momento di essere liberato da una Primavera perché ad essere compromessi sono i suoi stessi abitanti. Tanto vale andarsene, con tanti saluti. Lasciate quindi questo paese al suo televenditore Berlusconi, questo pseudo Gheddafi televisivo che gli italiani non riescono ancora a riconoscere chiaramente come loro "dittatore imbonitore", e agli scimpanzè che lo hanno voluto e che verranno. Andare all'estero significa prima di tutto liberarsi (e quindi guadagnare in un colpo solo) di quei 31.000 euro di debito pubblico che mediamente pesano su ogni italiano. La libertà, la luce del sole, un abbraccio, una risata, sono altrove in un nuovo mondo dove scegli tu la tua Terra e dove scegli tu se contrarre o meno debiti.


Più o meno a fine Settembre tornerò a scrivere sul Blog. Sono ancora in esplorazione. Al "Grande Fratello" i concorrenti rivolgendosi agli italiani ringraziano sempre per averli votati. Io voglio dire invece agli italiani: vergognatevi scimpanzè!. Questo post è un atto di ribellione.

martedì 17 maggio 2011

Carlo Giovanardi, un troglodita bigotto che agisce fuori dal diritto internazionale, ha sulla coscienza quei morti che non ce l'hanno fatta a vivere, sopportando la sua discriminazione.

 
Yossi & Jagger è un film del 2002, che affronta il tema dell' amore omosessuale, quasi impossibile tra due soldati israeliani in uno sperduto avamposto. Bellissima la colonna sonora del film, la popolarissima canzone israeliana BaNeshama (nell'anima), resa celebre dalla cantante israeliana Rita.


Oggi è la giornata internazionale contro l'omofobia, una ricorrenza promossa dall'Unione europea che si celebra dal 2007, il 17 maggio di ogni anno. Proprio l'Unione Europea, con la risoluzione del 18 Gennaio 2006, ci fornisce una definizione di omofobia (punto A): « l'omofobia può essere definita come una paura e un'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT), basata sul pregiudizio ed analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo. » Subito dopo (punto B), l'Unione Europea aggiunge  che « l'omofobia si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto forme diverse, quali discorsi intrisi di odio e istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all'obiezione di coscienza » Le recenti dichiarazioni discriminatorie del sottosegretario C. Giovanardi, già quindi si pongono fuori dal diritto internazionale, ma non è finita. L'Unione europea, nell'istituire la giornata contro l'omofobia ha approvato la Risoluzione del Parlamento europeo del 26 aprile 2007 sull'omofobia in Europa proprio « considerando che le dichiarazioni e le azioni dei dirigenti politici e religiosi hanno un impatto considerevole sull'opinione pubblica e che quindi essi hanno l'importante responsabilità di contribuire in modo positivo a un clima di tolleranza e parità. » La risoluzione, che per questo motivo fa riferimento al suicidio di un sedicenne italiano di nome Matteo, abitante a Torino, che si è recentemente suicidato lasciando dietro di sé due lettere in cui adduce a motivo del suo gesto il bullismo di cui è stato vittima a causa del suo orientamento sessuale, afferma agli artt. 8 e 10: « Il Parlamento europeo ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell'Unione europea senza discriminazioni » e « condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l'odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli » Questo rapido sorvolo sul diritto internazionale, rende l'idea di come possiamo in punta di diritto, definire a questo punto Carlo Giovanardi per le sue recenti esternazioni: un troglodita bigotto che agisce fuori dal diritto internazionale e che ha sulla coscienza quei suicidi di chi non ce l'ha fatta a vivere sopportando la sua discriminazione violenta, perchè arriva direttamente da un sottosegretario del governo. Carlo Giovanardi, credo dovrebbe più preoccuparsi di promuovere una commissione d'inchiesta sulla pedofilia diffusa tra i preti cattolici, visto che questo sconcerta sempre più la società civile. In questa giornata quindi, il mio augurio che gli uomini non s'arrendano e si conformino all'uguaglianza dell'indifferenza e del pregiudizio.

domenica 8 maggio 2011

Non può essere stato lo Spirito Santo a scegliere questo Papa ma qualcuno che ha voluto bestemmiare.


Il look di Papa Ratzinger.
Spuntano le scarpe Prada.
Tratto da La Repubblica.
Papa Ratzinger è dalle mie parti. Non posso far finta di niente. Sento un mastino di pura razza ariana nel "mio" giardino. 250mila persone sono corse ad acclamarlo. Ignavi? Dante Alighieri era ben conscio dell'esistenza degli Ignavi, cioè di quei dannati che durante la loro vita non agiscono mai né nel bene né nel male, non osano mai concepire una propria idea ma si limitano ad adeguarsi sempre.  Il disprezzo del poeta verso coloro che Visser sanza 'nfamia e sanza lodo, è massimo. Mi si dirà che ci vuole rispetto per chi compie un atto di fede. Anche il mio è un atto di fede. Sto denunciando apertamente un Papa conservatore e rigorista che non solo non comunica AMORE, ma si adopera per seminare odio. Detto questo ero e sono libero di sognare un Papa Nero. Si, proprio un Papa nero che scolta 'le me canson in venessian parche' el 'se nero african. Sono libero di sognare un Papa come San Francesco d'Assisi. Per trasmettere amore bisognava guardare all'Africa o quantomeno non scegliere un impositore riconoscibile per la durezza dogmatica, la chiusura mentale, l'intransigenza. Non voglio qui trattare approfonditamente le gravissime accuse  che il New York Times ha mosso a Papa Ratzinger, che lo vedono occultare gli abusi di un prete americano, sospettato di aver violentato circa 200 bambini sordi di una scuola del Wisconsin. Per la versione italiana potete leggere l'articolo di La Repubblica. Se pensate che La Repubblica sia il giornale del Diavolo, allora spero che almeno il Corriere della Sera in questo articolo susciti un qualche vostro interesse, scuotendo l'essere ignavo. Non tratterò neanche approfonditamente le ombre incerte di una adesione al nazismo che delineano una luce sinistra negli occhi di questo papa. Doveroso ricordare però che tra i giovanissimi iscritti per legge alla Hitlerjugend figurò anche Joseph Alois Ratzinger, allora quattordicenne, divenuto in seguito papa col nome di Benedetto XVI.

Il sorriso (ghigno?) di un Papa freddo e sinistro. Papa Raztinger.
Ora mi chiedo. Se durante l' elezione del Papa è lo Spirito Santo a guidare i Cardinali designati al voto e quindi è lo Spirito Santo che decide chi ha i requisiti per diventare Papa, come è possibile che sia potuto accadere ciò? Io non sono un ignavo e una risposta mi arrischio a darla. Non può essere stato lo Spirito Santo a scegliere questo Papa ma qualcuno che ha voluto bestemmiare. Ma vedo che il popolo della Rete non è poi così ignavo. Riporto qui di seguito i primi tre video presenti su youtube per numero di visualizzazioni impostando la ricerca su "Papa Raztinger".


Al primo posto con 497528 visualizzazioni all'8 maggio 2011


Al secondo posto con 254106 visualizzazioni all'8 maggio 2011.

 
Al terzo posto con 244696 visualiazzaioni all'8 maggio. Forse il più esilirante tra i tre video, ha come premessa: "Domenica delle palme, Joseph Ratzinger elenca i piatti del giorno acclamato dalla folla...Come primo abbiamo..".

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