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lunedì 9 maggio 2011

Viaggiatori in esplorazione oltre l'illusione del corpo, nell'anima eterna indistruttibile.


C'è un mondo fatto di emozioni, che è proprio quello dove io sono "Re". Ho cercato di rappresentarlo e di condividerne le idee di fondo nel 51esimo video su youtube , intitolato "In esplorazione oltre l'illusione del corpo, nell'anima eterna indistruttibile". Rappresenta il manifesto del mio pensiero, per i viaggiatori vagabondi del futuro che a loro volta condivideranno la loro felicità. Sono "Re" come Te, che hai messo in viaggio la tua anima e sei partito in esplorazione cercando Verità, Amore, Anima, Emozioni, Natura, Avventura, Scoperte, Felicità, Poesia, Lettura, Pace, Amicizia, Virtù, Libertà, Cultura, Virtù. (Queste sono anche le parole chiavi che aprono questo blog!) Viaggiatori coraggiosi come Eugenio, Angelo, Vittorio, Stefano, Devis e tutti coloro che dimentico solo perchè devo scrivere un post veloce, ancora più veloce. La vita è molto di più che semplice materia chimica. La materia è la grande illusione. Lo spirito è l'unica realtà destinata a durare. La morte non esiste, la vita è spirito, e lo spirito non può morire. Dimenticavo, siamo "Re" ma sempre dopo Jack London!! Grinta, grinta e grinta.

In Cappadocia. Tanti posti nel mio cuore. Ora mi è tornata in mente l'incredibile avventura nelle Gole di Samaria...porca miseria, che dono che è la vita.

martedì 22 marzo 2011

Mongol Rally: lotta per rendere il mondo meno noioso con LA PIÙ GRANDE AVVENTURA NEL MONDO

Il Mongol Rally è una straordinaria avventura automobilistica aperta a tutte le macchine con cilindrata inferiore a 1200 cc e moto 125 cc che vede la propria alba in Europa ed il tramonto a Ulan Bator, in Mongolia. Non male no? Pensate che a seconda del percorso scelto la distanza totale è di circa otto o diecimila miglia (quasi 13 mila km) e la maggior parte delle squadre riesce a completare la manifestazione nell'arco di tre-quattro settimane, sempre che riesca ad arrivare..




Il luogo di partenza principale di questo incredibile "rally" è uno più importanti circuiti storici per l'automobilismo britannico, il circuito di Googwood nel Regno unito, in cui le auto girano il circuito in parata prima di partire; alla carovana si aggiungono partecipanti degli altri paesi europei a mano a mano che si procede verso est e quindi da paesi quali Spagna, Francia ed Italia. Il sito ufficiale della competizione è http://mongolrally.theadventurists.com/ e qui è possibile iscriversi, sempre che abbiate il coraggio di farlo ovviamente..


Mongol Rally 2009 - The Unprofessionals

Viene considerata la più grande avventura nel mondo ("greatest adventure in the world"). Lo spirito che caratterizza questa competizione è quello di alimentare il senso di avventura dei partecipanti ("The Adventurists") uniti in team di due o quattro persone, per rendere il mondo meno noioso ("fighting to make the world less boring").


In questo senso non è importante arrivare primi, se non fosse che non viene riconosciuto alcun premio, poichè la fine coincide con il termine dell'avventura. I veicoli che vi partecipano sono volutamente inadeguati per loro cilindrata per la sfida che hanno di fronte, proprio per alimentare questo spirito avventuroso ("adventurous spirit of the rally"). Nessun sostegno organizzativo viene fornito durante il percorso. Non c'è il soccorso ACI che in 10 minuti vi rimette in sesto. Siete soli con i vostri problemi meccanici, psicologici, fisici. 


Nel 2009, un partecipante ha creato questo video "Tupac in Kazakistan", in cui decine di Kazaki cantano; è attualmente il video più visto del Mongol Rally.

Un po' di storia. La manifestazione, dalla prima edizione del 2004, ha visto ingrossare le file dei proprio partecipanti. Se nel 2004 vi parteciparono soltanto 6 squadre di cui 4 riuscirono a completare il percorso, nel 2005 si iscrissero 43 squadre di cui soltanto 18 arrivarono sani e salvi a Ulan Bator, nel 2006 delle 167 vetture che partirono 117 arrivarono alla meta. Il vero boom accadde però nel 2007, quando l'organizzazione dovette limitare la partecipazione a sole 200 squadre che pagarono una tassa di iscrizione pari a £650 per team.


Gli anni sucessivi è stata confermata la tassa di iscrizione per  £650, con una donazione a scopo caritatevole di un minimo di £ 1.000 per veicolo e un deposito  cauzionale di 500 sterline, rimborsabile tenendo un comportamento corretto lungo il percorso. Si possono abbattare questi costi, ricercando sponsor, visto che alcune televisioni seguono la competizione nel suo evolversi. Jack Osbourne, figlio di Ozzy e Sharon Osbourne, ha partecipato al rally del 2007 con una Fiat Panda 750cc del 1991.


Quali percorsi si seguono? Se tutti i partecipanti si ritrovano per una grande festa a Praga, ognuno poi prende la propria strada; c'è chi punta su Mosca, Kiev, Istanbul, fino a scegliere gli estremi a nord del Circolo Polare Artico e a sud fino in Iran, il Turkmenistan e l'Afghanistan. I team che scelgono di attraversare l'Ucraina diretti in Russia e più a sud la Turchia diretti verso l'Iran, convergono poi Samarcanda, in Uzbekistan, prima di procedere a nord-est per la Mongolia. Nessuno tra questi percorsi è friendly e sicuro: danni alle auto, come forature e rottura delle sospensioni, rapine a mano armata e altre lesioni di minore entità sono eventi molto comuni.

Con l'aumentare dei partecipanti negli ultimi anni, sono aumentati anche gli incidenti stradali e sempre più team durante il percorso ricorrono a trattamenti ospedalieri. Il 6 agosto 2010, uno dei partecipanti britannici purtroppo è morto e altri due compagni del team sono stati gravemente ferito dopo un incidente stradale in Iran (vicino al confine tra Iran e Turkmenistan).  La cilindrata delle automobili che vi partecipano può superare 1200 cc solamente in casi particolari ed entro limiti ragionevoli e comunque il superamento prevede una maggior contributo nella raccolta di fondi per beneficienza. Salvo che non vogliate guidare una ambulanza fino in Mongolia per poi donarla in beneficienza, "participating car must generally be considered to be crap" cioè le macchine devono essere proprio delle scassariole, quindi fino a qualche tempo fa' Citroën 2CV e la Fiat 126, ora però visto che il Governo Mongolo ha preteso giustamente che non entrassero nel paese auto più vecchie di 10 anni, il parco macchine che partecipa alla gara ha visto tra le proprie fila soprattutto Skoda Felicia e la Nissan Micra.


Ovviamente c'è sempre l'originale che decide di guidare un carro funebre o un camper Bedford Rascal. Le auto che si rompono durante il tragitto vengono consegnate o vendute agli operosi meccanici del posto che le rimetteranno in sesto per le loro esigenze ed alcune di queste sono in questo momento in circolazione per l'Asia. Le auto che arrivano a Ulan Bator, in Mongolia, vengono invece battute ad un asta il cui ricavato esaudirà la volontà del pilota.

Esiste un limite, puoi superarlo.

martedì 25 gennaio 2011

Il navigatore satellitare Ovi Maps della Nokia è gratuito anche all'estero?


Sono estremamente soddisfatto dell'acquisto
del cellulare Nokia 5230 dotato anche di
navigazione satellitare gratuita e del supporto
 per auto. Il prezzo ufficiale al 26/01/2001
è di 149 euro.
Il navigatore satellitare Ovi Maps della Nokia è gratuito anche all'estero? Assolutamente si. Ho utilizzato la modalità navigatore satellitare del mio cellulare Nokia 5230 in Gran Bretagna senza spendere un centesimo di euro ed ha funzionato sempre perfettamente. Ovviamente prima di partire per la destinazione bisogna scaricare sul proprio cellulare, sempre gratuitamente, la mappa del paese di destinazione sempre dal sito della Nokia. Vi dirò di più; è stato il vero valore aggiunto della vacanza. Al di là del fatto che con i miei amici dovevo percorrere migliaia di miglia ed avere una voce suadente femminile che ti guida e ti avvisa degli autovelox fissi non può fare che piacere, la guida a vista con i cartelli stradali era spesso compromessa dalla foschia e dal fatto che d'inverno la luce cala velocemente nel pomeriggio. Assisted GPS, o A-GPS, è in grado di abbattere notevolmente lo stress di chi guida, che non ha più la preoccupazione di doversi cercare la direzione di marcia, cosa spesso ardua per le condizioni di visibilità difficili o per la poca dimistichezza con il territorio percorso. I nuovi telefoni cellulari Nokia ottimizzati per la navigazione includono Ovi Maps ed il supporto per auto nella confezione di vendita. Il valore aggiunto è stato proprio avere il navigatore satellitare gratuito integrato nel cellulare. Due oggetti in uno! L'unica accortezza è quella di dotarsi di un caricabatterie per auto, in quanto il cellulare nella modalità navigatore satellitare consuma moltissima batteria e si scarica velocemente. Guardate il prossimo video, sintetizza quanto appena detto.

I poeti del lago non potevano che essere felici - Lake Poets could not but be gay

Immagini emozionanti che ho girato nel Lake District in Gran Bretagna. La musica "Nightwish - Sleeping Sun" me l'ha suggerita un vento del nord...

La macchina noleggiata per la vacanza in Inghilterra
Il Lake District, è una regione nel nord ovest dell'Inghilterra che ho recentemente visitato. La regione, famosa per i suoi laghi e le sue montagne, le più alte dell'Inghilterra, è una meta turistica ambita nel periodo primaverile ed estivo, forse più indicato per soggiornarci. Io non ho resistito ed avendone l'occasione l'ho visitata in pieno inverno. Ma ripeto, essendo la zona, la parte più umida dell'Inghilterra, con frequenti addensamenti di nebbia, è preferibile soggirnarci in primavera, altrimenti aspettatevi pochissime ore di luce e sole. Fin dai tempi dell'Impero romano, l'allevamento di pecore, è stata la principale industria della regione e non meravigliatevi di trovarne continuamente alla vostra destra ed alla vostra sinistra senza soluzione di continuità assieme ai muri a secco funzionali appunto alla pastorizia. Pensate che quando nel 2001 l'afta epizootica costrinse ad abbattere migliaia di pecore in tutto il Regno Unito ed in questa zona in particolare, si perse la centenaria memoria storica delle pecore che riconoscevano i pascoli non recintati e non si smarrivano, e questa conoscenza veniva tramandata tra le generazioni. Per ovviare al problema alcuni pascoli di montagna vennero prudentemente circondati di recinti elettrici. Il rischio è sempre quello di perdere la memoria storica.

Ho scattato questa foto e le seguenti  immergendomi nel paesaggio invernale dei Lake District

Veniamo al titolo, I Poeti del lago non potevano che essere felici. Sto parlando principalmente di Wordsworth, Coleridge e Southey. In particolare pensate che William Wordsworth, il fondatore del Romanticismo e soprattutto del naturalismo inglese, trascorse sessant'anni della sua vita a contatto con la natura lungo questi laghi e queste montagne, tanto cari alla letteratura inglese del settecento e dell'ottocento.
Ho scritto questo post appositamente per fotografare la relazione tra la cornice paesaggistica dei Laghi e le parole del poeta laghista. Il poeta ha immortalato il Lake District nella sua poesia, riconoscendo alla natura la capacità di infondere felicità nella vita di un uomo ("Lake Poets could not but be gay"). Non mi resta che riportare la poesia di Wordsworth "I Wandered Lonely as a Cloud" (Erravo solo come una nuvola), scritta nel 1804 ed ispirata dalla vista dei narcisi dorati in riva all'Ullswater; è considerata l'opera più famosa di Wordsworth.

Erravo solo come una nuvola
I wandered lonely as a cloud

Che galleggia in alto sovra valli e colline,
That floats on high o’er vales and hills,

Quando ad un tratto vidi una folla,
When al l at once I saw a crowd,

Una moltitudine, di narcisi dorati;
A host , of golden daffodils;

Accanto al lago, sotto gli alberi,
Beside the lake, beneath the trees,

Svolazzando e danzando nella brezza.
Fluttering and dancing in the breeze.


Continui come le stelle che brillano
Continuous as the stars that shine

E scintillano sulla via lattea,
And twinkle on the milky way,

Si stendevano in una linea senza fine
They stretched in never-ending line

Lungo il margine di una baia:
Along the margin of a bay:

Diecimila vidi a colpo d'occhio,
Ten thousand saw I at a glance

Scuotendo le loro teste in un vivace ballo.
Tossing their heads in sprightly dance.
 

Le onde accanto a loro danzavano, ma essi
The waves beside them danced; but they

Sorpassano le scintillanti onde in allegria
Out -did the sparkling waves in glee:

Un poeta non poteva che essere gaio,
A poet could not but be gay,

In una tale gioconda compagnia
In such a jocund company:

Guardavo fisso - guardavo fisso - ma poco pensavo
I gazed - and gazed – but little thought

Che ricchezza lo spettacolo mi aveva portato:
What wealth the show to me had brought:


Perché spesso, quando sul mio letto giaccio
For oft , when on my couch I lie

Di distratto o di pensieroso umore,
In vacant or in pensive mood,

Essi balenano su quell'occhio interiore
They flash upon that inward eye

Che è la beatitudine della solitudine;
Which is the bliss of solitude;

E allora il mio cuore si riempie di piacere,
And then my hear twith pleasure fills,

E balla con i narcisi.
And dances with the daffodils.




Un'altra peculiarità di questi luoghi è che il comune rispetto per le leggi e la precoce costituzione di un parco naturale "Lake District National Park" hanno fatto sì che la zona non venisse deturpata dal fenomeno delle seconde case o da mostri di cemento. Insomma non è avvenuto quello che avviene sostanzialmente in Italia. Nel XX secolo, in questa regione vi abitò anche la scrittrice per bambini Beatrix Potter, ambientandovi molti dei suoi famosi libri su Peter Rabbit.

martedì 18 gennaio 2011

Il Vallo di Adriano


Video che ho girato sul Vallo di Adriano

Non voglio dilungarmi a parole sul Vallo di Adriano che ho recentemente visitato, lascio che siano le foto ed il video a rappresentare questo scenario di grande suggestione, che è anche la principale attrazione turistica dell'Inghilterra settentrionale. Camminando per una giornata intera lungo il Vallo, il mio pensiero è volato ad immedesimarsi negli intrepidi legionari che costruirono in pochi anni (tra i 6 e 10 anni) questo interminabile muro in pietra e lo percorsero in lungo ed in largo per sorvegliarlo, mandati in queste lande selvagge e inospitali a contenere popoli primitivi ed ostili. Riconosciuto dall' Unesco Patrimonio dell'Umanità, rappresenta una colossale opera di ingegneria militare lunga 117 Km, eretta nel II secolo d.C., che attraversa l'Inghilterra settentrionale, dal mare d'Irlanda al mare del Nord. Era il confine più a nord e più pesantemente fortificato dell'intero impero romano. Le foto qui di seguito sono state scattate nei luoghi più belli e di maggior interesse e precistamente nei pressi del lago di Crag Lough   tra Housesteads e Vindolandia dove persistono tratti di mura perfettamente conservate e dove si possono effettuare lunghe passeggiate.

Alberto nel punto più caratteristico del Vallo di Adriano, nei pressi del lago di Crag Lough (si intravede nella foto) e nella zona denominata Steel Rigg.

Il vallo di Adriano nei pressi del lago di Crag Lough, con un panorama mozzafiato.











Castle Nick
Castle Nick
Alberto proprio sopra il lago di Crag Lough


In questa foto e in quelle che seguono ho fotogragato Sycamore Gap, conosciuto come l'albero di Robin Hood, in quanto esattamente in questo luogo sono state girate alcune scene del film "Robin Hood: principe dei ladri" con Kevin Costner.


Sycamore Gap, l'albero di Robin Hood.







Quante pecore..pecore e pecore e pecore.

venerdì 7 gennaio 2011

Angelo Calianno: "L'uomo bianco che mentiva nel Paese più ospitale della Terra"


Angelo Calianno nel villaggio di Niafunké, nel Mali in Africa. Classe 1979, profondo conoscitore del continente nero, fin dall'età di 18 anni ha attraversato  in lungo ed in largo paesi africani quali il Botswana, Zimbawe, Zambia, Sud Africa, Gambia, Guinea, Sierra Leone, Tunisia, Marocco, Mali, Algeria; in medioriente il Kurdistan, Palestina, Israele, Syria, Libano ed in Sud America l’Argentina, Cile e Bolivia. L’Europa ovviamente se l’era bevuta già a colazione. Lavora come tour director e contemporaneamente scrive come freelance per Peace Reporter. Notevole il suo reportage da una terra maledetta "Lettere dalla Palestina" ed il racconto di una avventura in solitaria nel parco del Matese, completamente immerso nella natura.  

Il racconto che segue è stato scritto da Angelo Calianno ed è stato ritenuto meritevole di pubblicazione dai docenti della Scuola del viaggio e quindi pubblicato nel 2010 nel libro "Partire" edito da A. Vallardi.
Da dove vieni?
Sierra Leone…
Sierra Leone? E cosa facevi lì? Perché hai scelto quel posto? Quanto tempo ci sei stato?
Dovresti vederla, l’Africa, risposi.

Due mesi prima.
Conoscevo il mondo, o almeno pensavo di conoscerne parte di esso.
Avevo visto già molti paesi Africani, ero stato presente durante la guerra civile in Zimbabwe, avevo attraversato le distese della savana del Botswana, partecipato alle sommosse campesine in Bolivia, ero in quella fase dell’esistenza, in cui pensi che il tuo posto sia solo in viaggio. Ero in quel momento in cui, ci si sente come un satellite, in cui si può essere qualsiasi tipo di persona, purché non complice delle malefatte del mondo.
Eppure nessuna delle esperienze precedenti mi avrebbe preparato alla Sierra Leone, io non so se un viaggio possa davvero portare alla maturità o possa cambiare la vita. Non credo che le persone cambino davvero mai. Ma so che esistono paesi i quali  risvegliano parti di noi assopite o troppo represse, esistono persone che con la loro esistenza, diventano i nostri maestri più importanti.
In Sierra Leone ci arrivai per caso, ero in Gambia quando, l’incontro con un contrabbandiere di diamanti ed un ex capitano della SAS inglese, che guidava elicotteri per una compagnia di estrazione mineraria, mi incuriosirono su questo paese.
Che fine aveva fatto la Sierra Leone dopo la guerra che per 10 anni l’aveva dilaniata? Perché era sparita dai satelliti dell’informazione?
Tutte domande irresistibili, che si mischiano ai racconti magici e suggestivi dei sierraleonesi lontani da casa, che vorrebbero tanto tornarci.
“Benvenuti nel paese più ospitale del mondo”, un murale al porto di Freetown mi accolse così. Quale disegno c’è nella povertà? Nella disgrazia? Chi decide quali posti devono essere tormentati da guerre e carestie mentre gli altri si godono la bella vita? In Africa questo accento è più marcato, perché le enormi ricchezze e bellezze della terra, si accompagnano quasi sempre a guerre intestine causate dall’avidità occidentale.
La Sierra Leone con i 30,000 mutilati, ne è solo un esempio.
“Io sono stato fortunato, mi hanno tagliato solo una mano” racconta Samiel parlando del periodo in cui c’erano i ribelli del RUF. “Mi hanno detto, hai la faccia simpatica, ti toglieremo solo la mano o un piede, a molti amici è andata peggio, e allora gli veniva tolto un braccio e una gamba a colpi di machete”.
Questa è solo una delle storie del paese più ospitale del mondo. Raccontata da Samiel e dai suoi amici con una naturalezza impressionante. Sono storie che farebbero tremare il più cinico dei cuori, immagini che farebbero finire il cielo dall’altro capo del mondo, se non fossimo in Africa.
Dopo alcuni giorni nella capitale Freetown, decido di ripartire, addentrarmi verso est, verso il confine con la Guinea.
Il viaggio, splendido quanto duro, su logore panche di legno messe come sedili in un vecchio scuolabus inglese, ci portò tra frutta e noccioline all’altro capo della nazione, dove l’umidità delle foreste si fa opprimente, dove l’unico uomo bianco che si intravede è qualche missionario, dove la gente ha bisogno di fermarti la mattina al mercato, per raccontarti la sua storia.
“Ho viaggiato molto nella mia vita: Senegal, Marocco, ho studiato anche l’arabo a Taroudant, ma nessun posto è come Kabala”. Kabala è una città vicino al confine con la Guinea, dove la terra rossa Africana si mischia con i cieli puliti senza elettricità ed il verde delle foreste.
La frutta è più fresca, la persone passano i pomeriggi a chiacchierare, sorseggiando un imbevibile intruglio, distillato di foglie di palma, e fumando al fresco, nelle ore più calde.
Kabala sembrava il posto migliore per ripararmi dai troppi racconti di guerra e mutilazioni, caduti sulle mie piccole spalle da europeo.
Ma i racconti non hanno una pausa, hanno un luogo e un momento ben preciso, questo era quel momento, che io fossi pronto o meno. Ma i racconti non fanno pausa, hanno un luogo e un momento ben preciso per arrivare: questo era il momento, che io fossi pronto oppure no. “I caschi blu dell’Onu, che in teoria avrebbero dovuto difenderci, qui venivano dal Bangladesh, nazione più povera al mondo allora e preceduta solo…dalla Sierra Leone. I soldati quando arrivarono con la loro politica di non intervento, si limitarono a guardare quello che i ribelli del Ruf facevano a questa gente. Loro se ne stavano al riposo nella nostra casa, violentando le donne e facendo razzia dei cibi che trovavano. Ma il decidere di non intervenire, non è già una presa di posizione ben precisa?". Questo mi racconta uno dei padri missionari da 25 anni in Sierra Leone.
La sera ogni tanto portava un vento fresco che veniva da chissà dove fino a qui, lontano dal mare e dalle montagne. Si vedevano poche luci durante le mie passeggiate notturne, erano bagliori di piccoli cellulari di alcuni ragazzi, che servivano ad illuminare un po’ la strada. Ogni tanto si diffondeva una musica di una radiolina a batterie, unico mezzo di connessione con un mondo che ha dimenticato alcune delle sue terre, o se ne ricorda solo nel momento del bisogno.
Un predicatore a Freetown rivolgendosi ad alcuni bianchi disse:
“E voi che pensate di essere al sicuro, arriverà il vostro momento! Perché un giorno il vostro mondo finirà, e quando avrete perso le vostre comodità e non saprete più come fare, verrete a farvi insegnare la sopravvivenza da noi, che in queste condizioni abbiamo sempre vissuto. E allora forse potremo essere fratelli, oppure ancora una volta, ve ne andrete, non lasciando altro che morti e terra bruciata, perché, l’uomo bianco mente”.
L’uomo bianco mente, questa frase non l’ho più dimenticata.
In pochi gironi a Kabala diventai una specie di personaggio. Mentre giravo per il mercato la gente mi fermava per chiedermi una chiacchierata, informazioni sull’Italia, qualche tiro con il pallone, per bere un distillato di vino di palma, alcolicissimo, non certo la bibita ideale con 40 gradi all’ombra e l’80 % di umidità.
Diventai così famoso che, in occasione di una gara di atletica, consegnai io i premi.
Con affetto Kabala mi strinse nel suo cuore, i padri missionari mi offrivano pranzi gustosi con cibi africani cucinati all’Italiana, i ragazzi giocavano a calcio; chi era stato meno fortunato durante la guerra e aveva perso una gamba o un braccio, mi raccontava la sua storia, facendosi spingere la rudimentale sedia a rotelle di legno su per un’altura di sabbia.
Una delle principali regole tra viaggiatori dice di lasciare un luogo nel momento in cui ci si affeziona troppo. Perché quel posto potrebbe non lasciarci partire mai più, e le cose da fare ed i posti da vedere erano e sono ancora troppi.
Il momento di lasciare Kabala era arrivato. Lo feci mettendomi in una macchina con altre 7 persone, anche se ne poteva contenere solo 4. Lo feci alla mia maniera, all’alba, non guardando i visi di chi mi salutava, facendo un inchino al luogo che mi ha accolto, uscendo di scena, almeno per il momento.
Il viaggio diventò un’altra splendida avventura: la macchina si rompe, in soccorso venne un mercante che vendeva qualsiasi cosa: dall’oro ai diamanti, dalle batterie per telefoni cellulari alla benzina.
“E tu che ci fai qui? Diamanti? Ne vuoi portare qualcuno in Europa?"
“No, sa, non vorrei avere problemi in aeroporto.”
“Con me non ne avrai, e poi ti basta pagare qualcosa.”
Ovviamente rifiutai.
I miei due mesi in Sierra Leone non si possono riassumere facilmente: le persone incontrate, le storie raccontate. Ma i miei due mesi in Sierra Leone non mi hanno reso una persona migliore. Quelle storie e quei racconti mi hanno bastonato e mi hanno lasciato amore per le persone e molti dubbi. Perché spremere una terra, usurpandola fino a quando non ci sarà più niente da estrarre?
Avrei dovuto scrivere di un viaggio che mi ha dato la maturità, maturità che non credo di aver raggiunto nemmeno dopo tutte le altre piccole grandi imprese affrontate.
Quello che però l’ Africa ci può insegnare è essere sempre gentili con il prossimo, con gli stranieri; il modo in cui venni e vengo trattato in ogni singola spedizione è qualcosa che avevamo ed abbiamo dimenticato, una benedizione che cerco di meritarmi nella vita di tutti i giorni, essendo sempre e comunque in debito verso quei luoghi.
E se mai ci saranno strade e pozioni magiche ingurgitate sotto forma di alcool o cibi esotici che ricorderò, questi saranno sicuramente quelli della Sierra Leone, “il paese più ospitale del mondo”.
“E tu”, come mi disse mister J prima di partire, “Torna a casa, racconta che la guerra è finita, racconta quanto è bella la Sierra Leone e quanto è ospitale la sua gente. Va tra la tua gente e racconta queste cose.”

Due mesi dopo all’aeroporto di Bruxelles ero l’unico ad avere addosso colori diversi, che non fossero il grigio o il nero. O forse i colori c’erano, ma dopo quelli africani, io non li vedevo più.
Una ragazza seduta accanto mi chiese: "Sierra Leone? E cosa facevi lì? Perché hai scelto quel posto? Quanto tempo ci sei stato?"
"Dovresti vederla, l’Africa", risposi, "e se riesci a passare con lo spirito intatto i primi tempi, te ne innamorerai, e vivrai le impressioni che credevi di conoscere, ripescate in una vita antica che non conoscevi. Imparerai ad essere amata ed amare un luogo come non pensavi di poter mai fare, e persino casa tua, al tuo ritorno, avrà un aspetto migliore. E dopo qualche tempo, la dimenticherai o proverai a reprimere il suo ricordo, perché troppo forte sarebbe la voglia di tornare, la voglia di mollare tutto e ripartire. Spaventosa questa voglia. Ti farebbe mentire a te stessa dicendoti che forse stai bene così, perché non c’è niente che ti manca, perché in fondo…l’uomo bianco mente.

Angelo Calianno 
 
Il racconto che segue è stato scritto da Angelo Calianno ed è stato pubblicato nel 2010 nel libro "Partire" edito da A. Vallardi.

mercoledì 5 gennaio 2011

Se hai freddo e loro hanno caldo, sei in Scozia.

31/12/2010 Castello di Edimburgo poche ore prima dell'Hogmanay, il famoso capodanno scozzese.
A fine vacanza il tachimetro segna 1300 miglia inglesi. Appena rientrato in Italia, li  trasformo in 2091 kilometri e torno a guidare a destra. La Scozia. Strade strette e sinuose che saettano in un firmamento di pecore. Le stelle che ti guidano sono delle borchie metalliche con catarifrangente lungo la linea di divisione delle corsie. Il Sole che mi illumina il cammino però è l'Assisted GPS, la cui voce suadente ha cantato dall'inizio alla fine del viaggio. Sul ciglio volpi, lepri e fagiani falciati nel tentativo di attraversare la strada. I corvi banchettano. Sentieri fangosi solcati dalle pecore, diventati delle zuppe imbevute d'acqua. Pozzanghere. Paesaggi ordinati rigogliosi di un'erba verdeggiante che flirta con la candida neve. Foschia. Il buio scende presto. Quante pecore. Quanta selvaggina. Che forza questa Scozia.

03/01/2011 Nelle terre del castello di Howard
Puoi fare centinaia di miglia senza incontrare una pompa di benzina. L'unica che forse trovi è chiusa, sommersa dalla neve. Nessuna casa ferisce arrogantemente un'altra esibendo vanitosamente uno sfarzo evanescente. Le case sono imbevute nel tè della modestia; sono molto piccole e raccolte e portano i colori del paesaggio circostante. Muretti e staccionate squadrano le proprietà. I villaggi sembrano abbandonati. Le macchine tutte uguali. Procedono tutti alla stessa andatura. Poche esili figure anonime vi compaiono nelle strade. L'unica porta aperta alla baldoria e quella del pub. Qui si apre un'altra porta; quella dell'alcool e del gioco scommessa, calcio o cavalli che siano. Birra a fiumi. Qualcuno per la strada corre. Footing con la pila.

30/12/2010 Vallo di Adriano
Tu hai freddo e sei vestito per sfidare il Polo Nord, loro hanno caldo. I giovani sfilano a manichette corte, orgogliosamente temprati alle basse temperature. I negozi nelle grandi città vendono abbigliamenti primaverili; ma siamo in inverno. Ti guardi intorno e le persone vestono al massimo una felpa o una giacca che pare trasparente.

Alberto Sciretti lungo il Vallo di Adriano.
Ti viene ancora più freddo. Guardi il Kilt e ti si congelano i pensieri. Non solo. Mangi fish and chips e ti rendi conto che questo paese è proprio un altro mondo; non si può mischiare e compromettere nella UE. Abbiamo prese delle corrente diverse. Ma non è per quello. Noi uniamo l'acqua calda e fredda in un unico rubinetto. Loro tengono ben separate l'acqua calda dall'acqua fredda; due rubinetti ben distinti, nei lavabi scomodi per te che cerchi acqua tiepida; è come se conoscessero da tempi più remoti di noi la netta differenza tra il bene ed il male. Forse è proprio questo spirito che ha salvato qualche decennio fa' l'Europa, dal nazismo e dal fascismo. Sarà che ho visitato la parte dell'United Kingdom più attaccata alla terra ed ai suoi valori, ma ho colto oltre al paesaggio ordinato i germi di una sana e longeva democrazia.

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