sabato 11 settembre 2010

Il popolo italiano cacciò Bettino Craxi, per poi nominare imperatore il suo migliore amico

Paul Ginsborg (Londra 1945 -) è uno storico inglese, tra i più noti studiosi contemporanei della storia d'Italia. Fellow del Churchill College di Cambridge, nella cui Università ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Sociali e Politiche. In Italia ha avuto incarichi di insegnamento alle Università degli Studi di Siena e Torino. Dal 1992 insegna Storia dell’Europa contemporanea nella Facoltà di Lettere di Firenze. Qui viene riportato un interessante stralcio di uno dei suoi libri più noti "L'Italia del tempo presente. Famiglia, società civile, Stato 1980-1996" (Einaudi 1998), p. 289.
Nel luglio 1976 la Corte costituzionale aveva emanato un’importante sentenza in cui si definivano le linee guida per la regolamentazione del sistema televisivo. Le trasmissioni nazionali avrebbero dovuto continuare ad essere riservate alla televisione pubblica, mentre alle emittenti private la Corte riservava trasmissioni in ambito locale, in base alla constatazione che le frequenze disponibili erano sufficienti a "consentire la libertà d’iniziativa economica privata senza pericoli di monopoli e oligopoli privati". La Corte aveva inoltre dichiarato che l’etere era una risorsa collettiva, e aveva chiesto al Parlamento di emanare in tempi brevi un’adeguata regolamentazione dell’intero settore dei mass media. Il Parlamento non potè né volle prendere nessuna iniziativa di questo tipo. Trascorsero alcuni anni in cui il mercato della televisione commerciale, libero da vincoli, restò aperto a ogni incursione e a ogni prevedibile conseguenza. Fu proprio in questo periodo che Silvio Berlusconi potè edificare il proprio impero televisivo. Egli era il più dinamico fra gli imprenditori dell’etere, il più preparato a correre sul filo della legalità, colui che sembrava disporre di maggiori risorse finanziarie. Berlusconi era intimo amico di Bettino Craxi. Entrambi milanesi, trascorrevano insieme le vacanze a Portofino e a san Moritz. Un’amicizia così stretta non poteva non influire profondamente sulla politica del governo in ambito televisivo. Il 16 ottobre 1984, due mesi dopo che Berlusconi aveva acquistato rete4 ottenendo così il quasi completo monopolio sull’ emittenza televisiva commerciale, i pretori di Torino, Roma e Pescara ordinarono che i suoi ripetitori venissero parzialmente oscurati. Le motivazioni erano semplici. La sentenza della corte costituzionale del 1976 consentiva l’esistenza di emittenti commerciali scala locale e non nazionale, e le tre reti nazionali di Berlusconi infrangevano palesemente tale dettato. Roma e il Lazio, Torino e il Piemonte, l’Abruzzo e una parte delle Marche si trovarono all’improvviso senza Canale 5, Italia 1 e rete 4. Per gli utenti fu un’esperienza sconcertante. Quel giorno i programmi delle emittenti berlusconiane prevedevano trasmissioni di grande richiamo: un cartone animato di grande successo tra i più piccoli come i Puffi, sceneggiati e film quali Dallas, Dynasty e Mezzogiorno di fuoco (tutti su canale5), l’uomo di Singapore (Italia1), New York, New York (Rete4). Tutto considerato, non era il momento più adatto per ritrovarsi di fronte a uno schermo vuoto. Abbastanza prevedibilmente, il pubblico reagì con accese rimostranze. Le reti di Berlusconi, che continuavano a trasmettere nel resto del Paese, soffiavano sul fuoco chiedendo rispetto per un nuovo diritto del cittadino,"la libertà di telecomando". Di fronte a quella crisi mediatica, la prima nella storia della Repubblica, Bettino Craxi reagì con una rapidità e una determinazione che avrebbero potuto definirsi esemplari se fossero state adottate per altre e più degna causa. Il Consiglio dei Ministri, convocato per il 20 Ottobre, emanò immediatamente un decreto legge valido 6 mesi che consentiva la ripresa delle trasmissioni commerciali su tutto il territorio nazionale. La televisione commerciale era così regredita a un hobbesiano stato di natura, lasciando a Berlusconi tutto il tempo per consolidare il suo stretto controllo del settore.

Fari allo xenon ti accecano? è la macchina del capo che ha sempre gli abbaglianti accesi



Sensazione di un SUV dietro che ti brucia la retina degli occhi ed incendia lo specchietto retrovisore con i fari allo xenon; è la macchina del capo descritta in questra traccia audio che descrive in ogni sua forma, l'accidia della società moderna. Il capo è un mostro, un titano invincibile e ai suoi piedi il popolo addormentato e spiritualmente ritardato, un sonno barbaro dove il futuro è nero elegante. L'artista è una sorta di pseudodemone, si muove in fredde sonorità e svela concetti tristemente realistici di una società plastificata.

Sotto il guanto di velluto di un umanitarismo efficacemente supportato da manipolazione genetica, impiego di sostanze psicoattive, ipnopedia e divertimenti ipertecnologici, l'umanità è finalmente riuscita a sconfiggere le malattie, l'aggressività, la guerra, l'ansia, la sofferenza, il senso di colpa, l'invidia e il dolore. Ma il prezzo di tale vittoria ha un nome: omogeneizzazione, mediocrità, divertimenti banali, affetti superficiali, gusti triviali, falso appagamento, incapacità di provare amore e desiderio.

giovedì 9 settembre 2010

Immune alla deludente sensatezza. Non aprite quella porta.


Inutile nasconderlo. L'adolescenza e la giovinezza sono il periodo della nostra vita in cui l'esperienza la si conquista a morsi. Con il passare degli anni, più ci si allontana dall'adolescenza elettrica, più bussa alla nostra porta una rischiosa "deludente sensatezza". Eppure il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura e per le nuove esperienze. Chi vuole restare vivo e non morire prima di tutto di noia e di luoghi comuni, deve misurarsi spesso la temperatura della propria vita e se necessario apportare un radicale cambiamento al proprio stile di vita.

mercoledì 8 settembre 2010

Un grande insegnante non ha eventi da consegnare alla storia.



Un grande insegnante non ha eventi da consegnare alla storia. La sua vita confluisce in altre vite. Uomini così sono la linfa che alimenta il tessuto intimo delle nostre scuole, sono i più alti sacerdoti custodi di un tempio e continueranno ad essere una fiamma che arde e una forza che darà significato alle nostre vite. (Film "Club degli imperatori")


giovedì 2 settembre 2010

Chi ha ucciso il Kilimanjaro: UN DRAMMA IRRICONOSCIBILE

Il maestoso Kilimangiaro, uno dei simboli dell'Africa Nera: una foto del 2001 a sinistra e a destra una del 2007.

Abbiamo pochissimi maledetti anni. A causa del Global Warming il maestoso Kilimanjaro è irriconoscibile. Neve e ghiacciai non colorano più la più alta catena africana (5895 metri). Dal 1912 si è perso progressivamente l’85 per cento del ghiaccio. Ghiaccio perenne. Il 26 per cento è scomparso invece solo a partire dal 2000. La montagna, che si alza sui torridi altipiani della Tanzania ed è una sorgente di frescura sta morendo. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences grazie allo studio degli scienziati dell’Ohio State University. Ma i ghiacciai sono in ritirata ovunque. Abbiamo pochissimi maledetti anni.


Of the ice cover present in 1912, 85% has disappeared and 26% of that present in 2000 is now gone.

Mai più così? Scegli.


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