lunedì 28 gennaio 2008

Elevarsi dallo stagno di rane.


«Socrate: ritengo che la terra sia grandissima e che noi, dal Fasi alle colonne d'Ercole, non ne abitiamo che una ben piccola parte, solo quella in prossimità del mare, come formiche o rane intorno a uno stagno; e molti altri popoli vivono anch'essi in regioni un po' simili alle nostre. Infatti, sparse su tutta la superficie terrestre vi sono cavità di ogni specie, per forma e per grandezza, nelle quali si raccolgono l'acqua, la nebbia e l'aria. Ma la terra vera e propria, la terra pura si libra nel cielo limpido, dove son gli astri, in quella parte chiamata etere da coloro che sogliono discutere di queste questioni; ciò che confluisce continuamente nelle cavità terrestri non è che un suo sedimento. Noi che viviamo in queste fosse non ce ne accorgiamo e crediamo di essere alti sulla terra, come uno che stando in fondo al mare credesse di essere alla superficie e vedendo il sole e le altre stelle attraverso l'acqua, scambiasse il mare per il cielo; costui non è mai riuscito, per inerzia o debolezza, a salire alla superficie del mare e non ha mai, così, potuto osservare, emergendo dalle onde e sollevando il capo verso la nostra dimora, quanto essa fosse più pura e più bella della sua, né ha sentito mai parlarne da qualcuno che l'abbia vista. È quello che capita anche a noi: relegati in qualche cavità della terra, crediamo di abitare in alto, sulla sua sommità e chiamiamo cielo, l'aria, convinti come siamo che esso sia lo spazio dove si volgono gli astri; il caso è identico e anche noi, per debolezza e inerzia, siamo incapaci di attraversare gli strati dell'aria, fino ai più eccelsi; se potessimo giungere fin lassù o aver l'ali per volare in alto, noi vedremmo, levando il capo, le cose di lassù, come i pesci che, emergendo dalle onde, vedono quanto accade quaggiù; e se le nostre facoltà fossero in grado di sostenerne la vista, noi riconosceremmo che il vero cielo è quello, quella la vera luce e la vera terra. Perché questa nostra terra, le sue pietre e tutta quanta la regione che abitiamo, sono guaste e corrose come, dalla salsedine, quelle sommerse nel mare; nulla nasce nel mare di cui valga la pena parlare, nulla che sia, per così dire, perfetto, ma dirupi e sabbie e distese di fango e pantani ovunque, anche dove c'è terra, insomma, cose che non si possono per nulla paragonare alle bellezze che abbiamo noi; quelle di lassù, poi, sono di gran lunga superiori alle nostre. E sarà bello come ascoltare una favola, Simmia, sentir parlare di queste terre vicine al cielo.»
«Oh, sì, Socrate,» esclamò Simmia, «e noi ascolteremo volentieri questa favola.»

Platone, Il Fedone, LVIII



sabato 12 gennaio 2008

'Into the wild'

 

Sicurezza, conformismo , tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà sono la ricetta dell'infelicità; non esiste niente di più devastante che un futuro certo.Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso.

On the road with Christopher McCandless: INTO THE WILD

Christopher McCandless, morto a 24 anni, "cavaliere solitario che misura se stesso sulla capacità di sopportare la privazione. Di ogni cosa: della civiltà, delle comodità, del cibo, dell'amore, del consenso" pur di abbracciare la Natura. Nel 1992 Chris aveva vent'anni una famiglia pronta a dargli ogni bene di lusso e una brillante carriera davanti a sé. Ma girò le spalle a tutto. Non gli interessava. Anzi, peggio: lo allontanava da se stesso, dal significato di essere Uomo. Così bruciò la macchina, regalò i suoi risparmi e senza nulla se ne andò verso l'Alaska per vivere, anzi sopravvivere, solo grazie alla forza e alla capacità di capire la natura. (tratto da il Venerdì di Repubblica, numero 1034 11 Gennaio 2008)

Locandina del film "Into the Wild"
Finalmente un film, "Into the Wild", che intercetta i pensieri di tanti giovani. Quei sogni che la politica, il potere, non saranno mai in grado di cogliere.
Il film è tratto dal best seller di Jon Krakauer, Nelle terre estreme, (Corbaccio).
Chi non ha per una volta pensato, "appena mi laureo, me ne vado" oppure "vado a lavorare all'estero, in un paese lontano"? Chi si sente veramente libero?
Io ci penso continuamente e so che presto o tardi avverrà, sto solo aspettando, come sempre che passi il treno giusto con dentro le persone... che sto aspettando. Nel frattempo mi godo "Into the Wild", che è fantastico ancora prima di vederlo..
Potrei scrivere tantissimo, a riguardo, di quelli che sono i miei sogni, i miei progetti, ma in fondo, è più la paura che parlandone evaporino...quindi preferisco limitarmi a riportare quanto scritto da altri: Angelo Calianno.
Angelo Calianno di 26 anni, sono pugliese, e viaggio per passione da quando avevo 18 anni, ho vissuto due anni a Londra e una volta l'anno scappo in Africa o in Sud America per minimo un mese. Per il momento non ho un lavoro fisso, perchè questo mio prendere e lasciare lavori per poi partire mi crea qualche problema, quindi faccio una miriade di lavori, l'interprete, il barista, lo scrittore Free Lance, e il collaboratore con agenzie di viaggio e Tour Operator. Tratto da: http://www.inafrica.it/
CORAGGIO DI PARTIRE (di Angelo Calianno) http://senzacodice.blog.co.uk/
Nell’agosto 1992, a nord del monte Mckinley, in Alaska, un cacciatore di alci trovò in un vecchio autobus abbandonato, il corpo di un ragazzo, ormai in decomposizione. Accanto al corpo senza vita, qualche libro e un diario. Un diario firmato con uno pseudonimo che il ragazzo aveva usato fino a quel momento, Alexander Supertramp, ma il vero nome del ragazzo come si sarebbe scoperto poco dopo era Chris McCandless. Ma chi era Chris McCandless e cosa ci faceva una ragazzo così giovane, solo e sperduto nelle foreste dell’Alaska? Nel 1990 dopo aver conseguito con il massimo dei voti una laurea, Chris, un ragazzo di 22 anni e di buona famiglia, prese tutti i suoi risparmi (25 000 dollari) e gli diede in beneficenza, bruciò la sua auto e sparì dalla circolazione, per sempre, uniche tracce, i suoi appunti sul diario e la gente che incontrò sul suo cammino. Con poche righe spiegò ad amici e famiglia che non ne poteva più della sua vita normale e voleva abbracciare la natura. John Krakauer, uno scrittore americano ma prima di tutto un avventuriero ed un alpinista, affascinato dalla storia di Chris, decise tramite gli appunti nel diario e gli indirizzi annotati, di intervistare chiunque avesse incontrato Chris, chi gli aveva dato un passaggio, le persone per cui aveva lavorato in piccoli fast food o in fattorie sperdute dell’American del nord, chi l’aveva ospitato o semplicemente, fatto una chiacchierata e preso il suo indirizzo, raccolse tutto questo in uno splendido libro, ormai quasi introvabile “Into the Wild” (Nelle Terre Estreme, nella versione italiana) Quello che ne emerse fu incredibile, tutti, nessuno escluso ricordavano quel ragazzo con grande affetto, Chris aveva come unica filosofia, quella di lasciare il posto in cui si trovava, appena ci si fosse trovato bene, la sua sfida era….mettersi alla prova ogni giorno, e come ultima destinazione, arrivare nella fredda Alaska, lì dove finalmente avrebbe potuto abbracciare la natura che da tanto cercava. Chris si muoveva per l’ovest americano lavorando ovunque gli capitasse, fino a mettere da parte i soldi necessari per la partenza successiva, da tutti veniva ricordato come un ragazzo taciturno e lavoratore, e sempre con il sorriso sulle labbra. Il corpo di Chris venne ritrovato nell’estate del 1992, nel vecchio pullman abbandonato c’erano graffiti e passi sottolineati di alcuni libri come quelli di Tolstoj, Kerouac, Jack London ecc. Il motivo della morte di Chris tutt’ora non è stato chiarito, lo stato di decomposizione non permise una autopsia accurata, Chirs potrebbe essere morto di stenti, freddo oppure avvelenato da alcune radici di cui si era cibato.Lo scherzo del destino fu che la salvezza per Chris era soltanto a pochi kilometri dall’autobus abbandonato, infatti a un’ora di cammino avrebbe trovato sia la strada, che un capannone per i rifugi usato dai Rangers, ma lo spirito di Chris gli aveva sempre imposto di viaggiare senza una mappa, quindi, lui ignorava tutte queste cose. Tra le tante persone con cui parlò, ci fu qualcuno che affezionò al ragazzo più degli altri, un anziano signore che incontrò Chris mentre faceva autostop, insieme viaggiarono da Salton City fino a Grand Juction in California. L’uomo si chiamava Ronald A. Franz, (uno pseudonimo su richiesta dell’uomo) una persona sola, in pensione e molto insoddisfatta della propria vita, Ron non voleva più separarsi dal suo nuovo giovane amico, ma sapeva di non poterlo fermare. Ecco alcuni stralci delle lettere che Chris scrisse a Ron: “Ron, apprezzo sinceramente l’aiuto che mi hai dato e i momenti che abbiamo trascorso insieme. Spero che la nostra separazione non ti abbia depresso troppo. Potrebbe passare molto tempo prima di rivederci ma, ammesso che io superi l’affare Alaska tutto d’un pezzo, riceverai di sicuro mie notizie. Vorrei ripeterti solo il consiglio che già ti diedi in passato, ovvero che secondo me dovresti apportare un radicale cambiamento al tuo stile di vita, cominciando con coraggio a fare cose che mai avresti pensato di fare o che mai hai osato. C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo , dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà, non esiste niente di più devastante che un futuro certo.Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura.La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso. "Spero davvero, Ron, che non appena ti sarà possibile, lascerai Salton City, attaccherai una roulotte al camion e comincerai a goderti il grande lavoro che il Signore ha compiuto nell’ovest americano,vedrai cose, conoscerai gente, e ti insegneranno molto. Dovrai farlo in regime d’economia, niente motel, preparati da mangiare da solo e, come regola generale, spendi il meno possibile, perché così ti ritroverai ad apprezzare immensamente ogni cosa.Spero che la prossima volta che ti vedrò sarai un uomo con una sfilza di nuove esperienze e avventure alle spalle.Non esitare o indugiare in scuse.Prendi e vai, Sarai felice di averlo fatto.Riguardati." Alex.
L’ottantenne Ron, venne così colpito dalle parole del giovane vagabondo che vendette la sua casa e i mobili per comprarsi un Caravan, ci mise dentro un letto, un’attrezzatura da campeggio e cominciò a viaggiare lungo l’ovest Americano, Ron arrivò fino alla Bajada, stesso posto dove si era accampato mesi prima Chris, si fermò lì, in attesa del ritorno del suo amico, che purtroppo non avvenne mai.
Molti furono i giovani impressionati dalle gesta di Chris, qualcuno lo paragonò ad un moderno profeta, altri usarono parole taglienti accusandolo di dare cattivo esempio per i giovani che cercano di farsi strada nella società. Per me invece, come per tanti altri, Chris fu la prima spinta a viaggiare, per me come per tanti altri, Chris rappresenta il coraggio di mettersi uno zaino sulle spalle per affrontare realtà che non avrebbe mai immaginato, questa di Chris, è solo una delle tantissime storie, che si può incontrare viaggiando. Angelo Calianno

Una frase sottolineata da Chris nel libro "La felicità familiare" di Lev Tolstoj : “Volevo il movimento, non un esistenza quieta, volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia, che non trovava sfogo, in una vita tranquilla”

Per approfondire l'intera vicenda di Chris McCandless puoi visitare http://www.inesplorazione.it/2008/04/una-storia-vera-un-viaggio-nella-natura.html

giovedì 3 gennaio 2008

Castelli della Loira e Parigi

Imitazione di Alberto Angela, al Castello di Chenonceau (France)

Il solito turista italiano qualsiasi cerca di confondersi tra i colori di un labirinto nel parco del Castello di Chenonceau, cercando di fare una foto diversa. Che noia... È possibile visitare i castelli della Loira e Parigi in 4 giorni scarsi (partenza 29/12/07 ore 15 e rientro alla mezzanotte dell' 01/01/08), macinando 3000 km in tutto? E' possibile , è possibile.

Alla base di un simile viaggio, ci vuole una buona dose di voglia di guidare e di attenzione alla guida e una doverosa scelta dei siti da visitare e delle priorità perchè il tempo è poco e gli imprevisti spietati; uno tra tutti, quello di perdere letteralmente 5 ore nelle prossimità del traforo del Monte Bianco.
La strada che porta al traforo del Monte Bianco. Il pedaggio attuale è di 32,30 euro per sola andata, e di 40,30 euro andata e ritorno.
(ANSA) - COURMAYEUR, 30 DIC - E' tornata normale la circolazione al Traforo del Monte Bianco dove ieri l'attesa per transitare al valico aveva toccato le 5 ore.Una lunga coda di mezzi si era formata al Traforo per l'esodo di molti vacanzieri diretti in Francia. Era anche rimasta bloccata la Ss26 perche' in seguito all'ingorgo sull'autostrada le auto venivano deviate appunto sulla strada statale. Volontari e personale della Cri, coordinati dalla Protezione civile della VdA, hanno distribuito bevande calde e coperte. Io ed i miei amici abbiamo avuto a disposizione una Renault Megane 1.5 Diesel, un'auto perfetta per un lungo viaggio, garatendo alte prestazioni per la cilindrata ed allo stesso tempo un risparmio in termini di carburante. Per dormire e fare una ottima colazione consiglio la catena B and B Hotels , B&B dislocati un po' ovunque; una camera per 2 o 3 persone costa mediamente 40 euro per notte, niente male vero? Qui di seguito una carellata di immagini dei monumenti notevoli che siamo riusciti a visitare.

Castello di Chambord

Particolare del Castello di Chambord

La Chiesa Maddalena a Parigi.
La Torre Eiffel, La Torre Eiffel (in lingua francese Tour Eiffel) è il monumento più famoso di Parigi ed è conosciuta in tutto il mondo come simbolo della Francia.
Arco di trionfo all'inizio dell'Avenue des Champs-Élysées (letteralmente Viale dei Campi Elisi)
Arco di Trionfo del Carrousel. Sullo sfondo il Louvre ed il Palazzo delle Tuileries Abbazzia di Cluny. Cluny divenne la guida illuminata del monachesimo occidentale già a partire dal tardo X secolo
Capodanno 2007/2008 lo abbiamo trascorso sotto la torre Eiffel (l'altro posto dove i giovani festeggiano sono gli Champs-Élysées). I festeggiamenti, che nell'insieme sono stati molto più contenuti rispetto alla capitale italiana, dove avevo passato il precedente capodanno, dove il calore della gente persiste per ore ed ore, sono purtroppo sfociati in gravi scontri tra la Gendarmeria Nazionale francese ed un gran numero di delinquenti da strada o i cosidetti banlieusard (abitanti delle banlieue ). Ho personalmente visto un paio di persone ferite portate via dalla Gendarmeria, e le cariche della polizia erano l'abitudine. C'è da dire, che fin dalle prime ore della sera, Parigi era percorsa da automezzi della Gendarmeria, a sirene spiegate, che si dispiegavano nei punti nevralgici della città. Sotto la torre Eiffel sono stai perfino parcheggiati, dei mezzi della Gendarmeria, specializzati nel disperdere le folle con gli idranti. Sotto la torre Eiffel, intorno all'1 di notte, era un campo di battaglia; la gendarmeria in assetto antisommossa caricava i facinorosi che a centinaia tiravano bottiglie ed entravano in contatto con le forze dell'ordine. Tornato a casa ho cercato inutilmente tra le notizie ansa, un resoconto da quanto da me visto di persona, inutilmente. Una ragazza Corsa, con cui ho parlato a lungo, mi accennava al fatto che questi scontri con la polizia, anche di vaste dimensioni, sono diventati un appuntamento imperdibile per le bande di sbandati, che tutti gli anni a capodanno si danno appuntamento qui per confrontarsi con la gendarmeria, come ad impossessarsi idealmente del cuore della città. In generale quindi si percepiva a Parigi, una tensione sociale ed un disagio, che forse da noi abbiamo conosciuto solamente negli stadi.
Un video del borgo di borgo di Semur-en-Auxois
In 4 giorni è difficile se non impossibile farsi una idea precisa di un paese, vasto tra l'altro come la Francia, ma posso azzardare la seguente visione d'insieme (sperando di non cadere in luoghi comuni): la Francia, mi è sembrata più legata alle sue tradizioni rispetto all'Italia, al punto da conservare meglio il suo paesaggio intatto, così come le insegne dei negozi dei borghi di campagna risalgono ancora al dopoguerra. Il legame con il passato, sinonimo di equilibrio, qui è vissuto come un vanto ed è lo standard a cui ci si conforma nell'essere francesi autentici. Anche il modo di vestire dei francesi è parco e privo di eccessi. La campagna francese è una vera forza, nel senso che è possibile per km e km non avvistare abitazioni o tracce antropiche. Non vi sono stati introdotti elementi alienanti od in contrasto con il territorio. L'atmosfera sembra ferma nel tempo, con i colori della terra ed in generale l'utilizzo di colori tenui. Tutto sembra essere permeato dalla pacatezza, perfino la mezzanotte del capodanno a Parigi, è vissuta con entusiasmo, ma il rientro nei ranghi degli abituali rapporti impostati su un velato distacco è veloce ed inesorabile. Qui di seguito riporto alcune fotografie, che raccontano la particolare forma architettonica delle abitazioni francesi.

Questa fotografia, di una abitazione francese ai bordi del Fiume Loira, mi ha ricordato tantissimo la fisionomia di un nostro casone Veneto. Vedi la mia tesi "Paesaggio della Gronda della Laguna Nord" a pag. 101, figg. 108-110-111

Uno scorcio di case nella periferia del borgo di Semur-en-Auxois
L'aspetto negativo del viaggio, è stato invece il fatto di non conoscere la normativa stradale francese, che non differisce di molto dalla nostra, se non per il fatto che le strade ovunque, sono piene di autovelox fissi, che funzionano sempre con una precisione.. insomma, da loro rispettare i limiti di velocità non è un optional.

Un autovelox da me fotografato lungo una autostrada francese. Una volta tanto sono io a fotografare...grrrrrrr.
Autovelox fissi in uso in Francia. Sono ovunque, funzionano sempre, io ho avuto l'onore (sfortuna) di essere fotografato per ben 2 volte (nel centro di Orleans ed in prossimità di Parigi). E' stata l'unica vera spiacevole scoperta della vacanza. Gli autovelox sono annunciati dal cartello, che si vede sulla destra nella prossima didascalia e che recita "pour votre sécurité controls automatiques". I francesi rispettano alla lettera i limiti di velocità, gli unici che non lo fanno sono gli ingenui italiani vacanzieri che abituati a non rispettare le regole, sfrecciano in terza corsia, come il sottoscritto, credendo che i francesi siano un popolo di tartarughe. Gli autovelox, posizionati ovunque, anche nel centro delle città francesi, puniscono l'infrazione anche di chi, ritrovandosi su una strada a scorrimento veloce si autoconvince di poter osare i 70km\h. Per esperienza personale, quindi mi sento di dire, che chiunque si rechi in Francia, non adotti il tipo di guida all'italiana, perchè ne esce mortificato. 

Cartello di avvertimento autovelox francese.


Ma le multe prese in Francia arrivano o non arrivano? Sembrerebbe di no (a me anche dopo 6 mesi non è arrivato nulla, e se mi arrivasse ne darei notizia qui), dai posts che ho trovato:
Lun 03-Set-07: "per il momento, solo i veicoli immatricolati in Germania e nel Lussemburgo saranno perseguiti in caso di eccesso di velocità in Francia. Il sistema di scambio d'informazioni con il Lussemburgo è in atto dal 24/1/2005 e con la Germania dal 1/4/2006. Per gli altri paesi gli automobilisti non rischiano nulla ed il grosso punto debole del sistema. Nel 2004, un terzo dei 2,1 milioni di contravvenzioni fatte grazie ai radar automatici non è stato inviato. Nel 75% dei casi i veicoli flashati erano immatricolati all'estero". Attenzione, però, pare che contatti fra Francia, Spagna, Belgio e Francia siano in atto per creare una rete informatica di scambio informazioni... insomma, per il momento se non siete fermati in Francia, fregatevene dei flash, ma fra poco si scherzerà meno....
Io di flash in francia ne ho beccati tanti ma non mie mai arrivato niente comunque per sentito dire se non paghi in svizzera non succede niente se non ritorni piu li ma se disgraziatamente ritorni li e ti ferma la polizia sono cacchi acidi perche ti inseriscono come moroso e ti fanno pagare pesce piatto e interessi a rovescio di qui in italia se fanno una foto velox a uno svizzero non la paga e neanche viene schedato nei terminali della polizia purtroppo la tematico e lunge e l italia come al solito e la beneffatrice dell europa ti faccio un banale esempio noi con i tir paghiamo una barca di soldi per attraversare la svizzera con 40ton. loro invece entrano in italia con 45ton e non pagano niente w l italia

domenica 23 dicembre 2007

La morte bianca: Robert Falcon Scott


Robert F. Scott's camp at the South Pole, c. 1912.
Robert Falcon Scott (Plymouth, 6 giugno 1868 – Antartide, 29 marzo 1912) è stato un marinaio e esploratore britannico.
Il tentativo di raggiungere il Polo Sud
Il 1 novembre 1902 Scott, accompagnato da Edward Wilson e da Shackleton, lasciò Hut Point per dirigersi a sud con le slitte trainate dai cani. Scott, nell'erronea convinzione che il terreno sarebbe stato pianeggiante e agevole da percorrere, aveva previsto dei quantitativi di razioni alimentari molto ridotti. La spedizione incontrò all'inizio bufere con caduta di neve fresca che resero difficile il cammino, al punto che i tre erano costretti a trasportare metà del loro carico per mezzo miglio e poi tornare indietro per recuperare l'altra metà. I tre commisero inoltre alcuni errori tecnici: uno di questi fu quello di spostare i cani da una muta all'altra, scatenando feroci liti e diminuendo così l'efficacia delle mute. Inoltre i cani non erano preparati per l'impresa e per le condizioni climatiche, avendo passato l'inverno al riparo a bordo della nave con pochissime uscite di allenamento. Nessuno dei tre aveva esperienza di sopravvivenza in ambienti estremi come quello antartico: si pensi che Shackleton non aveva mai montato una tenda né dormito in un sacco a pelo. Quando i tre erano già sfiniti dalla cecità da neve, dalle scarse razioni, dal clima avverso e, nel caso di Shackleton, dallo scorbuto, avvistarono le catene montuose antartiche che eliminarono le speranze di poter raggiungere il Polo. Nonostante ciò Scott decise di proseguire e solo intorno all'82° parallelo si arrese all'evidenza dell'impossibilità di proseguire. Dai suoi diari si evince che Scott attribuì l'intera colpa del fallimento ai cani e non agli errori tecnici nella preparazione. Scott, Wilson e Shackleton raggiunsero il punto più meridionale il 31 dicembre 1902, a 480 miglia dal Polo.
La spedizione Terra Nova (1910 - 1912)
Secondo Scott il raggiungimento del Polo da parte di un britannico non era importante solo per questioni di prestigio nazionale. Scott lo considerava anche un opportunità di arricchimento e di miglioramento di status per la sua famiglia. Dopo il matrimonio con la scultrice Kathleen Bruce il 2 settembre 1908 e la nascita del loro unico figlio nell'anno 1909, partì per la sua seconda spedizione nell'Antartico. Il 1 giugno 1910 la nave Terra Nova salpò da Londra alla volta dell'Antartide. Fin da subito fu chiaro a Scott che il raggiungimento del Polo sud sarebbe stato una sorta di gara con il norvegese Roald Amundsen. Entrambe le spedizioni partirono nell'ottobre 1911 dai rispettivi campi base. Ma mentre Amundsen e i suoi quattro compagni erano in viaggio con sci e cani da slitta, Scott e i suoi utilizzarono pony e motoslitte che si rivelarono ben presto difettose, nonché cani da slitta che anche stavolta nessuno sapeva condurre. La spedizione composta da Scott, Edward Wilson, Edgar Evans, Lawrence Oates e dal tenente Henry Bowers, raggiunse il Polo Sud tra il 17 e il 18 di gennaio del 1912. Ma qui la delusione fu enorme, quando i cinque si resero conto che Amundsen li aveva preceduti di diversi giorni: sul ghiaccio svettava ancora la bandiera norvegese, lasciata da Amundsen già il 14 dicembre 1911.
Amundsen con la bandiera norvegese piantata al polo sud
Purtroppo per Scott e i suoi, la migliore organizzazione della spedizione di Amundsen fu evidente anche (e soprattutto) nel durissimo viaggio di ritorno. Se infatti il norvegese era riuscito a percorrere tra le 15 e le 20 miglia al giorno (pur avendo previsto di percorrerne 30 al giorno), Scott raggiunse una prestazione massima di 13 miglia al giorno. Mentre Amundsen riuscì a rientrare al campo base senza difficoltà, per Scott e i suoi il rientro divenne ben presto una lotta disperata. In gran parte contribuirono anche le pessime condizioni meteorologiche con temperature talmente rigide che, dall'introduzione delle moderne stazioni meteo negli anni '60, furono nuovamente registrate una sola volta. Il primo che perse la vita nel corso della marcia di rientro fu Evans che si era infortunato in seguito ad una caduta ed ebbe un crollo fisico e psicologico. Poco dopo peggiorarono le condizioni di Lawrence Oates tanto da ostacolare la marcia degli altri membri della spedizione. Quando Oates si rese conto di avere poche possibilità di sopravvivenza, ma soprattutto di rappresentare un fattore di rischio per i rimanenti membri della spedizione, abbandonò volontariamente la tenda durante una tempesta di neve. Il suo corpo non fui mai ritrovato. Il gesto di Oates fu inutile. I cadaveri dei rimamenti membri della spedizione furono trovati sei mesi dopo a sole 11 miglia da un grande deposito di viveri allestito appositamente per la loro spedizione. Rimasero i loro diari nei quali descrissero nel dettaglio le sofferenze patite. É celebre la frase di Scott:
(EN) « Had we lived I should have had a tale to tell of the hardihood, endurance and courage of my companions which would have stirred the heart of every Briton. » (IT) « Fossimo sopravvissuti, avrei avuto una storia da raccontarvi sull'ardimento, la resistenza ed il coraggio dei miei compagni che avrebbe commosso il cuore di ogni inglese. »

lunedì 17 dicembre 2007

L'Amore per la vita e non solo..

La valle della Loira tra Sully-sur-Loire e Chalonnes. Castelli della Loira sto arrivando!!!!

Ho già parlato dell' incredibile estate che ho passato. Ora sto organizzando un viaggio, visiterò i castelli della Loira i giorni prossimi al capodanno, che invece passerò a Parigi. Cosa festeggiare scuotendo la bottiglia a 10 minuti dalla mezzanotte, cosa festeggiare saltando come un grillo per l'Avenue des Champs-Élysées?? Beh, oggi ad esempio l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato la risoluzione per la moratoria contro la pena di morte nel mondo con 104 voti a favore, 54 contro e 29 astenuti. La risoluzione è stata approvata alle 11.45, ora di New York. Non ci sono solo brutte notizie. Non tutti hanno mollato. C'è chi ci crede ancora. La vita è bellissima, perchè è piena di sorprese. Chi non molla, prima o poi i propri sogni li realizza. Non sei ancora convinto\a?
Allora senti che musica, questa poesia curda (la mia poesia preferita):
LA CANNA E IL VENTO
Non era mai accaduto
nel boschetto
Gli alberi erano tutti innamorati
di una canna
una cannuccia sottile
che amava invece il vento,
il vento che porta la pioggia
Così il boschetto l'aveva ripudiata
La canna innamorata
Rispose: "Per me questo va bene"
Voi, state pure tutti da una parte,
Che dall'altra c'è il vento della pioggia.
Così vuole il mio cuore
il boschetto, offeso,
sentenziò la morte
per quell'innamorata dagli occhi di rugiada.
Chiamò il picchio dal becco forte, e il picchio colpì nel cuore
tre, quattro, cinque volte
nel cuore della piccola canna
Da quel giorno
La canna innamorata divenne un flauto.E da quel giorno
Le ferite degli amanti
Parlano con le dita del vento
E cantano.
Ovunque nel mondo
Da quel giorno.
Se leggendo questa poesia, non senti l'Inno alla vita, all'Amore, allora ...credo che tutto sia perduto. Thira, a Santorini, Isole Cicladi. Un formicaio bianco, mescolato al tenue azzurro della piscine, che attende immobile, l'infinito spettacolo del tramonto che si ripete, tutte le sere. Un arcobaleno quotidiano. Santorini, i will come back! Quei drinks..sorseggiati piano piano sulle terrazze che danno a strapiombo sul mare..accompagnando il sole che tramonta..gli amici intorno che si rincorrono per le stradine strette...
Thira, a Santorini, Isole Cicladi

A Ios, le attrazzioni si possono raggiungere con il quod.
I tramonti di Santorini, sono i più belli del mondo? Così si dice. Il mio problema è che mi resta da scoprire il resto del mondo per poterlo dire. Ma le atmosfere di Santorini, come di tutte le Cicladi in generale, sono un qualche cosa di indescrivibile.

Santorini, ai bordi della caldera. Al tramonto le barche da pesca e da turimo rientrano al porticciolo. La sensazione è quella di essere sospesi nel vuoto, in una dimensione dove tu sei spettatore, e l'Immenso è il protagonista. L'isola vulcanica, in tal senso, trasmette molta forza. Hai bisogno di grinta? Vai a Santorini

Mykonos.
I colori della Grecia: il bianco ed il blu.
Ios con i mulini a Vento e le fortificazioni veneziane.
A nord dell'isola è possibile visitare la tomba di Omero dove si presume che il poeta sia stato seppellito dopo la sua morte causata da una malattia che lo ha colpito nel suo viaggio verso Atene. E' a mio parere uno dei posti più belli di tutte le isole Cicladi. Non riesci a parlare, sei annichilito dalla storia, dal vento li fortissimo, dal rispetto per un qualche cosa che comunque è più avanti di te, pur facendo parte della storia antica. Omero..


Ios, la tomba di Omero
Le capre, qui sono più felici di tanti uomini che soffocano immersi nella big city life (dove l'uomo muore intellettualmente diventando un colletto bianco in cerca di un presunto successo, fumo negli occhi)

Mylopotas. Non scrivo per incantare serpenti, o per vendere pentole. Racconto la mia vita attraverso esperienze dirette. Siete un gruppo di persone giovani tra i 16 e i 30 anni? Andate a Mylopotas; è la spiaggia che avete sempre sognato. Vuoi delle indimenticabili partite a beach volley fino al tramonto, vuoi un'acqua cristallina in uno scenario arcadico, tra caprette e ulivi? Vuoi assaporare le emozioni dell'Arcadia di Sannazaro e allo stesso tempo, stare tra migliaia di giovani che hanno solo uno scopo nella loro giornata e cioè fare casino, casino, casino? Vai a Mylopotas.
Confermo parola su parola quanto riportato da Wikipedia
Quando arriva l’oscurità subito si capisce il motivo di una simile tranquillità durante il giorno. Quelle che di giorno sono calde e semi-deserte stradine del centro (“Chora”) si riempiono in maniera per molti inimmaginabile di persone pronte a partecipare ad un party grande come tutto il villaggio e che dura fino all’alba. Il Villaggio pullula di piccoli locali dove gli alcolici a fiumi e la musica a volume alto che si diffonde anche per le stradine fa si che ogni persona sia trascinata a fare festa come non mai. Ogni locale nella fascia post-apertura (quindi nella fascia dalle 23 alle 1.30) fa di tutto, ma proprio di tutto…non è raro essere presi “di peso” e buttati dentro!, per farvi entrare per riempire il locale e far sì che il party più forte della sera avvenga appunto lì dentro attirando ancora nuovi clienti. Ogni club piazza fuori dall’entrata almeno un paio di ragazzi chiamati kamaki(dal greco esca)(di solito ragazze!) che urlano delle frasi per convincervi a scegliere quel locale per la vostra serata (anche offrendovi alcolici a basso costo). Ogni notte a Ios è una festa e la si passa saltando da un locale all’altro (la maggior parte offre ingresso gratuito oppure ingresso gratuito con consumazione obbligatoria) fino all’alba quando i locali chiudono e i più vivaci continuano a ballare e far festa per le stradine intonando cori e canti! I turisti che popolano l’isola sono quasi tutti giovani di età compresa tra i 16 e i 30 anni che sanno bene cosa li aspetta sull’isola e che, spesso, fanno anche più di tre giorni di viaggio per raggiungerla, la maggior parte dei turisti di Ios scopre l’isola nella vacanza post-maturità. Molti dei turisti che popolano l’isola tornano quasi ogni anno per trovare un luogo (cosa sempre più rara) dove tutti hanno voglia di fare festa indipendentemente dalla nazionalità o dai vestiti che uno porta. La polizia locale, che chiude sempre un occhio sull’abuso di alcol dei turisti non tollera assolutamente la guida in stato di ebrezza e ancora meno l’introduzione di droga sull’isola. Nonostante gli alcolici a basso costo (uno dei più in voga è il Flaming lamborghini) va comunque prestata un po’ di attenzione a cosa si beve. Alcuni club hanno la cattiva abitudine di diluire i drink con soluzioni alcoliche probabilmente da solo distillate durante l’anno e che aumentano di gran lunga i “postumi della sbornia”. Con un po’ di buon senso si riescono comunque ad evitare simili inconvenienti. Un motto (preso da una maglietta di uno dei locali di Ios) che descrive l’atmosfera notturna è il seguente: “Party hard or…go home!” (“festeggia duro o tornatene a casa!”) oppure altre magliette simili (quasi tutti i locali ne danno una omaggio ogni 7 shoots).
Ore 6 del mattino. Santorini. Tutta la notte passata in discoteca a ballare. Chiedo pietà. voglio dormire. Si è bello vedere l'alba insieme, ma adesso...andiamo a dormire! ZZzzzzz
Mylopotas dall'alto. La spiaggia ideale.
L'incredibile Red Beach di Santorini. Dalla foto, si può intuire la natura vulcanica dell'isola, la forza dell'isola.
Per spronare l'uomo ad elevarsi dallo stagno di rane, Platone ha scritto nel Fedone...
Poi, riprese, «ritengo che la terra sia grandissima e che noi, dal Fasi alle colonne d'Ercole, non ne abitiamo che una ben piccola parte, solo quella in prossimità del mare, come formiche o rane intorno a uno stagno; e molti altri popoli vivono anch'essi in regioni un po' simili alle nostre. Infatti, sparse su tutta la superficie terrestre vi sono cavità di ogni specie, per forma e per grandezza, nelle quali si raccolgono l'acqua, la nebbia e l'aria. Ma la terra vera e propria, la terra pura si libra nel cielo limpido, dove son gli astri, in quella parte chiamata etere da coloro che sogliono discutere di queste questioni; ciò che confluisce continuamente nelle cavità terrestri non è che un suo sedimento. Noi che viviamo in queste fosse non ce ne accorgiamo e crediamo di essere alti sulla terra, come uno che stando in fondo al mare credesse di essere alla superficie e vedendo il sole e le altre stelle attraverso l'acqua, scambiasse il mare per il cielo; costui non è mai riuscito, per inerzia o debolezza, a salire alla superficie del mare e non ha mai, così, potuto osservare, emergendo dalle onde e sollevando il capo verso la nostra dimora, quanto essa fosse più pura e più bella della sua, né ha sentito mai parlarne da qualcuno che l'abbia vista. È quello che capita anche a noi: relegati in qualche cavità della terra, crediamo di abitare in alto, sulla sua sommità e chiamiamo cielo, l'aria, convinti come siamo che esso sia lo spazio dove si volgono gli astri; il caso è identico e anche noi, per debolezza e inerzia, siamo incapaci di attraversare gli strati dell'aria, fino ai più eccelsi; se potessimo giungere fin lassù o aver l'ali per volare in alto, noi vedremmo, levando il capo, le cose di lassù, come i pesci che, emergendo dalle onde, vedono quanto accade quaggiù; e se le nostre facoltà fossero in grado di sostenerne la vista, noi riconosceremmo che il vero cielo è quello, quella la vera luce e la vera terra. Perché questa nostra terra, le sue pietre e tutta quanta la regione che abitiamo, sono guaste e corrose come, dalla salsedine, quelle sommerse nel mare; nulla nasce nel mare di cui valga la pena parlare, nulla che sia, per così dire, perfetto, ma dirupi e sabbie e distese di fango e pantani ovunque, anche dove c'è terra, insomma, cose che non si possono per nulla paragonare alle bellezze che abbiamo noi; quelle di lassù, poi, sono di gran lunga superiori alle nostre. E sarà bello come ascoltare una favola, Simmia, sentir parlare di queste terre vicine al cielo.». «Oh, sì, Socrate,» esclamò Simmia, «e noi ascolteremo volentieri questa favola.

domenica 16 dicembre 2007

Merowe Dam: una diga Cinese in Sudan

La diga di Merowe, la maggiore opera idrica in corso in Africa, vuole creare, entro il 2008, un bacino artificiale di raccolta dell’acqua al fine di migliorare la fornitura energetica del Sudan. Il principale Paese implicato nel progetto è la Cina.

La macchina cinese al lavoro; con la laboriosità tipica di un formicaio, la diga di Merowe, sulle rive del Nilo, meglio conosciuta come Merowe Multi-Purpose Hydro o Hamdab Dam, è un imponente progetto di costruzione nel nord del Sudan, circa 350 km a nord della capitale Khartum.

Una sezione della diga Merowe. La diga, il cui bacino di raccolta dell’acqua raggiungerà i 174 km di lunghezza e i quattro di larghezza, dovrebbe servire a migliorare la fornitura energetica del Sudan. Una volta terminata, conterrà un serbatoio di 12,5 km³, circa il 20% del flusso annuale del Nilo.

Il principale Paese implicato nel progetto è la Cina. E’ infatti la China Import Export Bank a fornire buona parte dei finanziamenti per la costruzione della diga, attualmente portata avanti da una joint venture composta dalla China International Water & Electric Corp e dalla China National Water Resources and Hydropower Engineering Corporation. Hanno un ruolo non secondario anche alcune istituzioni finanziarie arabe, la compagnia tedesca Lahmeyer International e la francese Alstom.

Il costo totale del progetto si aggira intorno ai 1.200 milioni di euro finanziati da: China Import Export Bank (circa 240 milioni di euro); Arab Fund for Economic and Social Development (circa 130 milioni di euro ); Saudi Fund for Development (circa 130 milioni di euro ); Oman Fund for Development (circa 130 milioni di euro ); Abu Dhabi Fund for Development (circa 85 milioni di euro ); Kuwait Fund for Arab Economic Development (circa 85 milioni di euro ). I costi rimanenti si suppone siano coperti dal governo Sudanese.



Impatti ambientali
La diga di Merowe, la maggiore opera idrica in corso in Africa costringerà al reinsediamento forzato oltre 50.000 persone. Il rapporto di IRN (International Rivers Network) e di The Cornerhouse, basato sui risultati di una missione sul campo, evidenzia come le comunità locali siano costrette a lasciare le terre fertili sulle rive del Nilo per zone del deserto nubiano e denunciano come non vi sia stata un’adeguata valutazione degli impatti ambientali del progetto.
Durante la sua costruzione non sono mancati arresti, massacri e violazioni dei diritti umani. Le mancate politiche di reinsediamento e di compensazione del governo sudanese stanno esasperando le popolazioni impattate dalla diga di Merowe. L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) denuncia la situazione di 50 mila persone, appartenenti ai gruppi arabi dei Manasir, Amri e Hamadab, che rischiano di perdere le loro case presso le rive del Nilo in Sudan e di essere forzatamente espropriati delle loro terre a causa del riempimento del bacino di raccolta della diga di Merowe. L’associazione chiede alle imprese coinvolte nella costruzione della diga di sostenere le vittime almeno nella loro richiesta di risarcimento. Le offerte di risarcimento avanzate dal governo sudanese sono state finora rifiutate dalla popolazione colpita in quanto ritenute insufficienti, mentre le famiglie interessate si battono anche contro il reinserimento forzato in regioni desertiche e non-coltivabili. Con il completamento del riempimento del bacino della diga, 50 mila persone, contadini e allevatori, perderanno non solo le proprie case, ma anche campi coltivati e pascoli, che finora garantivano la loro esistenza e sopravvivenza economica.
I primi sfollati sono stati sistemati ad El Multaga. In questo centro abitato negli ultimi due anni il tasso di povertà è aumentato dal 10% al 65%. Il costo delle pompe che in assenza del fiume servono per irrigare nonché la povertà del suolo nel quale sono reinsediati hanno inciso non poco sulle condizioni economiche delle popolazioni dell’area. La popolazione degli Amri, la seconda più numerosa ad essere impattata dalla costruzione della diga di Merowe, in Sudan, ha recentemente avviato una serie di proteste, in parte sfociate in atti di violenza. Gli Amri contestano la decisione unilateralmente presa dalle autorità governative di procedere con il loro reinsediamento nell’inospitale regione di Wadi Al Mugadam. Secondo la “Campagna per la riforma della Banca Mondiale”( CRBM )si tratterebbe, peraltro, di una zona desertica utilizzata anche come discarica per le scorie nucleari.
International Rivers Network (partner internazionale di CRBM) chiede che la costruzione della diga di Merowe, sul tratto del Nilo che attraversa il Sudan settentrionale, sia sospesa sine die. La richiesta, inoltrata alla China CCMD Consortium, Alstom, Lahmeyer International ed allaABB, ovvero le società che compongono il consorzio costruttore dell’opera, è stata fatta in quanto la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) del progetto non sembra rispondere ai numerosi interrogativi in merito alla fattibilità del progetto. Tale giudizio negativo sulla VIA è stato espresso da una revisione indipendente realizzata dallo Swiss Federal Institute of Acquatic Science and Technology. Lo studio denuncia i seguenti impatti negativi: le fluttuazioni della portata dell’acqua del Nilo nel tratto interessato dalla diga porteranno alla progressiva erosione degli argini del fiume; la sedimentazione provocherà una diminuzione della capacità di produrre energia idroelettrica; l’inquinamento e la decomposizione di materiale organico costituiranno un serio pericolo per la salute delle popolazioni che berranno l’acqua e mangeranno il pesce presente nel bacino artificiale formato dalla diga; - la distruzione dei siti archeologici presenti nell’area.
Lo studio della Swiss Federal Institute of Acquatic Science and Technology mette inoltre in luce come le emissioni di gas serra prodotte dall’impianto equivarranno a quelle rilasciate nell’atmosfera da un progetto di estrazione di gas naturale in grado di fornire lo stesso ammontare di energia.

La documentazione qui riportata salvo le immagini, è stata tratta da sito Centro di documentazione sui conflitti ambientali

domenica 9 dicembre 2007

Andrea Zanzotto: chi salverà il veneto dal cemento?


Il Poeta Andrea Zanzotto
Zanzotto è diventato l'anima dei comitati che tutelano il paesaggio veneto (http://www.paesaggivenetisos.org ), il fulcro intorno al quale si sta stringendo la rete delle associazioni ambientaliste.
Nel giorno in cui, Legambiente dichiara fuori legge 7 citta' su 10 per lo smog, è doveroso parlare di Andrea Zanzotto.
Roma, 8 dic. - (Adnkronos) In fatto di legge su Pm10: 7 citta' su 10 fuori legge, dal 1 gennaio ad oggi Torino e' risultata la piu' inquinata, seguita da Venezia-Mestre e Verona. E' quanto e' emerso nel corso dell'8° congresso nazionale di Legambiente. Il 70% delle emissioni di Pm10 (polveri sottili) e' dovuto al traffico. Negli ultimi dieci anni, inoltre, le emissioni da CO2 da trasporto stradale sono aumentate del 18%.Legambiente in una nota suggerisce di "Scoraggiare il trasporto privato con il ticket urbano" in considerazione del fatto che si sono verificati: 149 giorni di superamento a Torino, 127 a Venezia, 121 a Verona. E ancora, 116 a Vicenza, 115 a Cagliari e Padova, 110 a Reggio Emilia. E poi 107 a Lodi, 106 a Frosinone, 100 a Milano e Pesaro. Secondo Legambiente e' un quadro nero quello rilevato dalla centraline di rilevamento delle polveri sottili nelle maggiori citta' italiane. I dati sul PM10 (aggiornati al 25 novembre scorso) riportano un numero impressionante di superamenti giornalieri della soglia consentita dalla legge (che fissa, dal 2005, il valore limite medio giornaliero per le polveri sottili a 50 g/mc, che puo' essere superato al massimo per 35 giorni all'anno). "Questo bonus - dicono a Legambiente - e' stato invece gia' ampiamente consumato da 47 citta' su 68 (sette citta' su dieci)". In particolare l'associazione ambientalista ritiene che si debba passare al "pay per use", introducendo "forme di ticket urbano per le automobili al fine si scoraggiare il trasporto privato recuperando nello stesso tempo risorse per il trasporto pubblico.


Come presentare un poeta se non riportando una sua poesia?

Andrea Zanzotto Da "Dietro il paesaggio" Elegia Pasquale Pasqua ventosa che sali ai crocifissi con tutto il tuo pallore disperato, dov'è il crudo preludio del sole? e la rosa la vaga profezia? Dagli orti di marmo ecco l'agnello flagellato a brucare scarsa primavera e illumina i mali dei morti pasqua ventosa che i mali fa più acuti E se è vero che oppresso mi composero a questo tempo vuoto per l'esaltazione del domani, ho tanto desiderato questa ghirlanda di vento e di sale queste pendici che lenirono il mio corpo ferita di cristallo; ho consumato purissimo pane Discrete febbri screpolano la luce di tutte le pendici della pasqua, svenano il vino gelido dell'odio; è mia questa inquieta gerusalemme di residue nevi, il belletto s'accumula nelle stanze nelle gabbie spalancate dove grandi uccelli covarono colori d'uova e di rosei regali, e il cielo e il mondo è l'indegno sacrario dei propri lievi silenzi. Crocifissa ai raggi ultimi è l'ombra le bocche non sono che sangue i cuori non sono che neve le mani sono immagini inferme della sera che miti vittime cela nel seno.




In un belissimo articolo su la Repubblica del 7 Dicembre, così si parla di Andrea Zanzotto.
"Da Pieve di Soligo, dove si alzano le Prealpi Trevigiane, lo sguardo di Zanzotto si allunga oltre il paesaggio veneto, scavalca la laguna e l'inferno di Marghera e arriva fino in Cina, 'il paese in cui lo sconquasso ambientale corre al ritmo di un capitalismo vorace, perché viaggia con i metodi autoritari del partito comunista', dice il poeta. Ma è la pedemontana, sono l'altopiano di Asiago, il Montello e il Piave la ragnatela alla quale restano avvinghiati i suoi versi. E anche le sue battaglie perché non tutto di queste colline venga devastato dal cemento degli stabilimenti industriali e delle villette. [...] Dopo la guerra si costruiva perché c'era bisogno, continua Zanzotto. Le case erano distrutte. C'erano i soldi del Piano Marshall. Disordinatamente, ma si raggiunsero 'gradini sopportabili di decenza'. 'Poi questo slancio si affievolì'. E come siamo arrivati ad oggi? 'Si è voluto ottenere il massimo con il minimo costo, ma poi il costo è stato altissimo. Il mito della ricchezza facile è un febbrone che ha il potere di distruggere l'organismo. E questo territorio è stato incrostato di stabilimenti che ora sono vuoti perché è più conveniente produrre all'estero, di centri commerciali dove - è accaduto un po' di tempo fa - un operaio è morto schiacciato e il suo corpo è rimasto coperto da un lenzuolo, mentre la gente entrava a far compere'. E il paesaggio che lei ricorda? 'Se potessi vederlo da un aereo non riconoscerei più nulla, ma passeggiando si può ancora scorgere qualche angolo che alimenta la facoltà dell'immaginazione. Prenda il Piave. Era un fiume torrentizio. Ora è asciutto in tanti tratti, eppure quelle linee d'argento che attraversano il suo letto continuano a nutrire la creazione mitica.'" (da F. Erbani, Andrea Zanzotto. Chi salverà il Veneto dal cemento, "La Repubblica", 07/12/'07)

Questa poesia di Zanzotto è inedita, viene esposta alla mostra fotografica "L'altra Venezia" al Molo K di Marghera.
Fu Marghera
Vuoto come denti cavati
quadri e intarsi di nulla diversi
l'abbandono non è
né morte né liberazione
l'abbandono è crollo disarticolazione
è strappo di colori e di forme del nulla
che non si rivelò più creante
che in questa spenta saccagnata ridda
secche scadenze dei fuochi del niente
sono bocche sdentate pelli bruciate
forze defenestrate ma per niente
domate o patafisiche in nero in cinerino
smascherate, virate, creative nell'essere
puri colmi di morte della stessa morte. Questa è una fotografia da me scattata il 10/10/2005 dalla rocca di Asolo. Anche dal Castello di Marostica, si può constatare come la pianura veneta, obliterata dalla cementificazione, sia diventata ormai un cimitero di capannoni industriali.

domenica 2 dicembre 2007

GENITORIANTISMOG


Le "Mamme Antismog di Milano" sono nate nell'inverno 2001/2002, in un momento di particolare emergenza ambientale a fronte della quale l'unica iniziativa dell'amministrazione è stata quella di consigliare alle mamme di tenere i figli a casa. Da allora, nulla è successo di veramente significativo nella lotta all'inquinamento, a parte grandi dichiarazioni d'intenti e progetti mai attuati. Tale situazione ci ha spinto a rafforzare il nostro impegno, fino a decidere di costituirci in una nuova associazione dal nome "Genitori Antismog". L'associazione GAS si propone una duplice finalità: da un lato spronare gli amministratori locali ad affrontare il problema dell'inquinamento con soluzioni concrete e lungimiranti, dall'altro sensibilizzare e coinvolgere i cittadini stessi sui temi del traffico e dell'inquinamento.
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Celentano intanto dal suo nuovo programma, "La situazione di mia sorella non è buona", attacca duramente gli architetti definendoli la piu' grande sciagura:
No, guardi che la catena di montaggio della distruzione dell’umanità parte dai comuni che sono i mandanti: poi ci sono gli architetti, e certo i comuni hanno i loro geometri. I comuni, più che far qualcosa, lasciano fare, danno vita a queste brutture, non si oppongono: non ha importanza se il destino di chi ti cammina accanto sta crollando, è questa la disgrazia. Sono cose che si dicono da tempo e non cambiano; son rassegnato a un futuro sempre più brutto, ma cerco di avere la coscienza a posto, parlandone.

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