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giovedì 29 aprile 2010

Ecovillaggi, cohousing e comunità intenzionali..fino al Popolo degli Elfi

L'ecovillaggio dei puffi è stato radiato: CHIUSO PER APOLOGIA DI COMUNISMO

Ecovillaggio. Cohousing. Esiste una Rete Italiana Villaggi Ecologici. Il personaggio più conosciuto attivo in questo settore è Jacopo Fo, Figlio di Dario Fo e Franca Rame, che attraverso il proprio sito diffonde il verbo del proprio ecovillaggio: Ecovillaggio solare di Alcatraz

La nuova casa ad alta efficienza termica di Alcatraz. Sullo sfondo la valle dove sorgerà l'ecovillaggio


Il Popolo degli Elfi sembra stanziarsi tra i folti boschi dell’Appennino Pistoiese che fanno da cornice alla vecchia strada che da Pistoia conduce a Bologna.

Casa ad alta efficienza termica di Alcatraz.

Un altro mondo è possibile?

mercoledì 21 aprile 2010

Mi sono reso improvvisamente conto di essermene andato.

Pink floyd - Goodbye blue sky

Un po' di tempo fa' in un post bofonchiavo un "volere volare via". Ancora mi risuonano forti le dolcissime parole tratte da un articolo anonimo "Ho lasciato l'Italia senza mai andarmene" e che mi sento di riproporre nuovamente, perchè quella sequenza di parole mi ha tremendamente stregato e per me è poesia:

"Mi sono reso improvvisamente conto di essermene andato. Io non sono più in Italia, e non sono più italiano. E' come se fossi espatriato e avessi cambiato la mia intera storia. Non riconosco più in me quasi alcuno dei comportamenti che vedo negli altri. I riferimenti "culturali" di base, per esempio quelli che ci fanno ridere alle battute, quelli che fanno capire ad un gruppo di persone di cosa si sta parlando, i sottintesi, perfino alcuni gesti che aiutano le discussioni, sono ormai sballati ai miei occhi.
Per dire: quando gli altri parlano di calcio io vago con la testa per i fatti miei. Argomento irrilevante, quando non nocivo per una decente socialità. Oppure: visto che da oltre un decennio non vedo tv, non entro nelle discussioni degli altri, quasi sempre incentrate su "hai visto ieri...". O il cinema, idem.
Mi sembra che girino tutti a vuoto, avvinghiati alla mangiatoia di cibi malsani o nocivi. Il tempo inesorabile passa, il chiacchiericcio ronza.
E' ovvio che ciò sia derivazione della strana vita che conduco avendo scelto, irrimediabilmente, di spostarmi come mi sposto. La mia città non è più la stessa di quella degli altri da un lungo periodo, ma adesso mi sembra anche essere venuta con me in un posto diverso, magari non proprio di questo stesso identico pianeta ma di uno lievemente in asincrono con questo. In fantascienza dicono "un'altra dimensione" no?

E' così per me.
Ho aperto una porta e sono scivolato via, senza andarmene mai.
Sensazione meravigliosa."

Caro amico fragile - Ron.


La prima volta che sentii questa canzone ero a Soverato in Calabria nell'estate 2004. Allora la associavo ad un caro amico perseguitato dalla sorte e dalla salute fragile. Adesso, in modo più maturo ci sento una riflessione sul bisogno di amicizia e quel bisogno di crescere avendo al nostro fianco l'amicizia. Pur non sperimentando mai sentimenti contrari all'amicizia quali l’invidia e la gelosia, se "l’amicizia vera è rispettare l’identità dell’altro anche nella sua diversità. Amicizia non è inglobare l’altro dentro i nostri schemi, ma comunione delle differenze" io purtroppo credo di avere ancora molta strada da fare. Tendo infatti ad avvicinare e a farmi avvicinare da persone che siano il mio alter ego o da persone sulle quali io possa specchiarmi ritrovandomi.

...Caro amico fragile

tra Dio e diavolo
rimani sempre quello che
mi ha capito subito.
Mio caro amico fragile,
non ti ho tradito mai,
non ti ho tradito mai.
Lei era la mia musica
ma tu ferito in odio
gridasti tutta la tua furia.
E poi… alleluia.
Io salvai il mio grande amore
dal tuo fuoco rettile.
L’ho stretta forte
contro al cuore,
ma adesso dov’è, adesso dov’è.
Caro amico fragile
tra Dio e diavolo
mi amasti forse più degli altri
l’ho sempre saputo
mio caro amico fragile
tra sangue e gelosia
tu sei stato quello che
ha diviso la vita mia.
E allora amico fragile
non è mai facile
che cosa me ne faccio adesso
delle mie lacrime.
Ascolta amico fragile
non voglio dirti addio
ma l’amore è forse
più importante
del dolore tuo e mio.

venerdì 16 maggio 2008

Disobbedienza civile alla Thoreau

Babylon by ZivCG. A modern view
Bruegel Pieter the Elder, The "Little" Tower of Babel c. 1563 (180 Kb); Oil on panel, 60 x 74.5 cm; Museum Boymans-van Beuningen, Rotterdam. La torre di Babele è la leggendaria costruzione di cui narra la Bibbia nel libro della Genesi. La torre, in mattoni, fu costruita nel Sennaar (in Mesopotamia) con l'intenzione di arrivare al cielo e dunque a Dio. Dal punto di vista archeologico, si fa corrispondere la biblica Torre di Babele alla gigantesca ziqqurat iniziata dal sovrano babilonese Nabucodonosor I (XII secolo a.C.). Proprio per questa sua mole straordinaria, essa fu considerata dagli Ebrei simbolo dell'arroganza umana. Dal Libro della Genesi « Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese del Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non dispenderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. » (dalla Bibbia, libro della Genesi 11, 1-9)
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Disobbedienza Civile (Civil Desobedience) è il titolo di un famoso saggio di Henry David Thoreau ,presentato per la prima volta nel 1848 ed infine pubblicato nel '49. In questo saggio Thoreau condanna apertamente le scelte del governo statunitense, in particolare la permissione della schiavitù e la guerra espansionistica contro il Messico; per questi motivi egli si rifiutò di pagare le tasse, tentando di boicottare la politica del governo e di non contribuire al rafforzamento dello schiavismo nel Sud, ma presto venne incarcerato (probabilmente solo per una notte, poiché una sua zia pagò per lui la tassa in questione). Proprio da quest'esperienza nasce Disobbedienza Civile, in cui egli spiega i motivi del suo arresto ingiusto, sostenendo che è ammissibile non rispettare le leggi quando esse vanno contro la coscienza e i diritti dell'uomo; Thoreau fonda così i primi movimenti di protesta e resistenza non violenta, che verranno successivamente rappresentati da Martin Luther King e Gandhi. Quando infatti Thoreau scrive che è necessario disubbidire a leggi ingiuste, o perlomeno attuare una sorta di "resistenza" ad esse, egli non pensa ad una rivolta violenta, ad una rivoluzione armata, ma semplicemente ad una non collaborazione col governo che le ha imposte. Una delle idee principali del saggio è che qualsiasi forma di governo limita drasticamente la singolarità di ogni individuo, perché significa far decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato unicamente a coloro che sono al potere, non tenendo conto del parere e delle esigenze del popolo; la legge non rende perciò l'uomo giusto, lo rende anzi ingiusto quando egli, fedele ai suoi valori ed alla sua libertà, non la rispetta. Più che "Il governo migliore è quello che governa meno", Thoreau sostiene quindi l'idea che "Il governo migliore è quello che non governa affatto". Con Disobbedienza Civile possiamo quindi considerare Thoreau un anarchico, sì, ma pur sempre un anarchico non violento.
Riporto qui di seguito il testo integrale di Disobbedienza Civile, sottolineandovi in grassetto le parti a mio avviso più rilevanti. Vi ho inserito dei quadri di Pieter Bruegel il Vecchio (ca. 1525 – 1569) che è stato un pittore fiammingo della prima metà del Cinquecento.
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Disobbedienza Civile di Henry David Thoreau


Accetto di tutto cuore l'affermazione, - "Il governo migliore è quello che governa meno", e vorrei vederla messa in pratica più rapidamente e sistematicamente. Se attuata, essa porta infine a quest'altra affermazione, alla quale pure credo, - "Il miglior governo è quello che non governa affatto", e quando gli uomini saranno pronti, sarà proprio quello il tipo di governo che avranno. Il governo è nell'ipotesi migliore solo un espediente; ma la maggior parte dei governi sono di solito espedienti inutili, e tutti i governi sono tali di quando in quando. Le obiezioni che sono state sollevate contro l'esistenza di un esercito permanente, ed esse sono molte, sono consistenti e meriterebbero di prevalere, potrebbero essere sollevate anche contro l'esistenza di un governo permanente. L'esercito permanente è solo un braccio del governo permanente. Il governo stesso, che è soltanto la forma nella quale il popolo ha scelto di esercitare la propria volontà, è allo stesso modo suscettibile di abusi e di deviazioni, prima ancora che il popolo possa agire mediante esso. Prova di ciò è l'attuale guerra contro il Messico, ad opera di un numero relativamente piccolo di individui che si servono del governo permanente come di un proprio strumento; in fondo, il popolo non avrebbe acconsentito a quest'impresa. Questo governo americano, - che cos'è se non una tradizione, anche se recente, che si sforza di trasmettersi inalterata ai posteri, ma che sta perdendo parte della propria integrità istante dopo istante? Non ha la vitalità e la forza di un singolo uomo vivente, dal momento che un solo uomo è in grado di piegarlo alla sua volontà. Si tratta di una sorta di cannone di legno per il popolo stesso; e, se le persone dovessero usarlo per davvero gli uni contro gli altri, sicuramente si spezzerà. Ma è necessario nonostante ciò, perché il popolo deve avere un qualche complicato macchinario, e deve poterne sentire il rumore, per soddisfare la sua idea di governo. In questo modo i governi mostrano come sia facile che gli uomini si lascino ingannare, persino che essi stessi si autoingannino, per proprio vantaggio. È notevole, dobbiamo tutti ammetterlo; tuttavia questo governo, da parte sua, non ha mai portato avanti nessuna impresa con la stessa alacrità con la quale è venuto meno ai propri compiti. Esso non mantiene libero il paese. Esso non colonizza l'Ovest. It does not educate. Esso non fornisce istruzione. Il carattere innato del popolo americano ha ottenuto tutto quello che è stato ottenuto; ed avrebbe fatto qualcosa di più, se il governo non si fosse talvolta messo in mezzo. Infatti il governo è un espediente mediante il quale gli uomini potrebbero tranquillamente lasciarsi in pace a vicenda; e, come si è detto, quanto più i governati vengono da esso lasciati in pace, tanto più è vantaggioso. Se scambi e commerci non fossero fatti di gomma, non riuscirebbero mai a superare gli ostacoli che i legislatori pongono continuamente sulla loro strada; e se uno dovesse giudicare questi uomini soltanto in base agli effetti delle loro azioni, e non, in parte, in base alle loro intenzioni, essi meriterebbero d'essere considerati e puniti come quei malvagi che ostruiscono i binari ferroviari. Tuttavia, per parlare in modo pratico e da cittadino, a differenza di coloro che si definiscono anarchici io non chiedo che si abolisca immediatamente il governo, ma chiedo immediatamente un governo migliore. Si lasci che ogni uomo renda noto quale tipo di governo susciterebbe in lui il rispetto, e quello sarà il primo passo per riuscire ad ottenerlo. Dopo tutto, la ragione pratica per la quale, quando il potere è per una volta nelle mani del popolo, si permette ad una maggioranza di governare, e lo si fa per un lungo periodo ininterrotto, non sta nel fatto che la cosa più probabile è che essa sia nel giusto, né nel fatto che ciò sembra la cosa più equa alla minoranza, ma nel fatto che la maggioranza è fisicamente la più forte. Ma un governo nel quale la maggioranza comandi in tutti i casi non può essere basato sulla giustizia, neppure nei limiti nei quali gli uomini la intendono. Non può esistere un governo nel quale non siano le maggioranze a stabilire, virtualmente, il giusto e l'ingiusto, bensì la coscienza? - nel quale le maggioranze decidano soltanto le questioni alle quali sia possibile applicare la regola dell'opportunità? Deve il cittadino - anche se solo per un momento, od in minima parte - affidare sempre la propria coscienza al legislatore? Perché allora ogni uomo ha una coscienza? Io penso che dovremmo essere prima uomini, e poi cittadini. Non è desiderabile coltivare il rispetto della legge nella stessa misura nella quale si coltiva il giusto. Il solo obbligo che ho diritto di assumermi è quello di fare sempre ciò che ritengo giusto. Si dice abbastanza correttamente che una corporazione non abbia coscienza; ma una corporazione costituita da uomini di coscienza è una corporazione con una coscienza. La legge non ha mai reso gli uomini neppure poco più giusti; ed anzi, a causa del rispetto della legge, perfino gli onesti sono quotidianamente trasformati in agenti d'ingiustizia. Un risultato comune e naturale del non dovuto rispetto per la legge è il seguente, che potresti vedere una fila di soldati, colonnello, capitano, caporale, soldati semplici, trasportatori di esplosivi, tutti che marciano verso le guerre in bell'ordine, per monti e valli, contro la propria volontà, ahimè, contro il proprio buon senso e le proprie coscienze, cosa che rende la marcia molto faticosa, e che produce una palpitazione del cuore. Essi non hanno dubbi sul fatto d'essere coinvolti in un maledetto pasticcio; sono tutti uomini d'animo pacifico. E ora, cosa sono? Uomini? oppure fortini e depositi di armi ambulanti, al servizio di qualche potente senza scrupoli? "Visitate l'arsenale, e prendete un "marine", ecco l'uomo che il governo americano riesce a creare, ecco come può ridurre un uomo con la sua magia nera - una mera ombra, un vago ricordo d'umanità, un uomo ancora vivo e già, si potrebbe dire, sepolto sotto le armi con tanto di corteo funebre, anche se potrebbe succedere che


"Non un tamburo si udiva, non una nota funebre, Mentre in fretta trasportavamo il suo cadavere al riparo; Non un soldato sparò un colpo d'addio sopra il sepolcro nel quale seppellimmo il nostro eroe".
La massa degli uomini serve lo stato in questo modo, non come uomini soprattutto, bensì come macchine, con i propri corpi. Essi formano l'esercito permanente, e la milizia, i secondini, i poliziotti, i posse comitatus, ecc. Nella maggior parte dei casi non v'è alcun libero esercizio della facoltà di giudizio o del senso morale; invece si mettono allo stesso livello del legno e della terra e delle pietre, e forse si possono fabbricare uomini di legno che serviranno altrettanto bene allo scopo. Uomini del genere non incutono maggior rispetto che se fossero di paglia o di sterco. Hanno lo stesso tipo di valore dei cavalli e dei cani. Tuttavia persino esseri simili sono comunemente stimati dei buoni cittadini. Altri, come la maggior parte dei legislatori, dei politici, degli avvocati, dei ministri del culto, e dei funzionari statali, servono lo Stato principalmente con le proprie teste; e, dato che raramente fanno delle distinzioni morali, sono pronti a servire nello stesso tempo il diavolo, pur senza volerlo, e Dio. Pochissimi, come gli eroi, i patrioti, i martiri, i riformatori in senso elevato, e gli uomini, servono lo Stato anche con la propria coscienza, e dunque per la maggior parte necessariamente gli si oppongono; e sono comunemente trattati da esso come nemici. Un uomo saggio sarà utile soltanto come uomo, e non si sottometterà ad essere "argilla", né "ad otturare un buco per non far entrare il vento", ma lascerà questo compito alle sue ceneri almeno:
"Sono di nascita troppo nobile per diventare di proprietà, Per essere il secondo al comando, O un utile servo e strumento Di qualunque stato sovrano al mondo".
Chi si concede interamente ai propri simili appare loro essere un uomo inutile ed egoista; ma chi si concede loro solo in parte, è considerato un benefattore ed un filantropo. Come deve comportarsi un uomo, oggi, nei confronti di questo governo americano? Io rispondo che non può esservi associato senza che ciò sia un disonore. Non mi è possibile neppure per un momento riconoscere come il mio governo quell'organizzazione politica che sia anche un governo schiavista. Tutti gli uomini riconoscono il diritto alla rivoluzione, quindi il diritto di rifiutare l'obbedienza, e d'opporre resistenza al governo, quando la sua tirannia o la sua inefficienza siano grandi ed intollerabili. Ma quasi tutti sostengono che non sia questo il caso ora. Ma lo era, essi pensano, all'epoca della Rivoluzione del '75. Ma se qualcuno mi dicesse che quello era un cattivo governo perché tassava certe merci straniere d'importazione, è molto probabile che io non solleverei difficoltà su ciò, perché posso fare a meno di quelle merci: tutte le macchine hanno il loro attrito, ed esso ha forse un lato positivo in grado di controbilanciare quello negativo. Ad ogni modo, è un gran male darvi molto peso. Ma quando l'attrito arriva ad avere la sua macchina, e l'oppressione ed il ladrocinio sono organizzati, allora io dico, non teniamoci questa macchina più a lungo. In altre parole, quando un sesto della popolazione di una nazione che si è impegnata ad essere il rifugio della libertà è formato da schiavi, ed un intero paese è invaso e sottomesso ingiustamente da un esercito straniero, ed è soggetto alla legge marziale, penso che non sia troppo presto per gli uomini onesti per ribellarsi e fare una rivoluzione. Ciò che rende questo compito ancora più urgente è il fatto che il paese assoggettato non è il nostro, ma nostro è l'esercito invasore. Paley, per molti una riconosciuta autorità su questioni morali, nel suo capitolo dedicato al "Dovere di Sottomissione al Governo Civile", risolve l'intero dovere civile in termini di convenienza e prosegue dicendo che, "fino a quando l'interesse dell'intera società lo richieda, cioè, finché il governo in carica non possa essere combattuto o cambiato senza danno pubblico, è volere di Dio che al governo in carica si presti obbedienza, e non oltre". ... "Ammettendo questo principio, la legittimità di ogni caso particolare di resistenza si riduce ad un calcolo, da un lato della quantità di pericolo e offesa, e dall'altro della probabilità di successo e di quanto costerà ottenere una riparazione". Su questo, afferma, ogni uomo dovrà giudicare per sé. Ma Paley non sembra aver mai contemplato quei casi ai quali il principio della convenienza non si applica, quando un popolo, così come un individuo, deve fare giustizia, costi quel che costi. Se ho ingiustamente strappato una tavola ad un uomo che sta per annegare, devo restituirgliela a costo d'annegare io stesso. Ciò, secondo Paley, non sarebbe conveniente. Ma in un caso simile, chi si salvasse la vita, in realtà la perderebbe. Questo popolo deve smettere di tenere schiavi e di fare guerra al Messico, anche se ciò dovesse costargli la sua esistenza come popolo. Nella loro prassi, le nazioni concordano con Paley; ma qualcuno pensa davvero che il Massachusetts stia facendo ciò che è giusto, nella crisi attuale? "Una puttana di rango, una sgualdrina vestita d'argento, Ha il suo strascico sollevato, e la sua anima si trascina nella sporcizia". Parlando in maniera pratica, coloro i quali nel Massachusetts si oppongono ad una riforma non sono un centinaio di migliaia di politici del Sud, ma un centinaio di migliaia di mercanti e di contadini qui, i quali sono più interessati al commercio ed all'agricoltura che all'umanità, e non sono disposti a rendere giustizia agli schiavi ed al Messico, costi quel che costi. Non me la prendo con gli avversari lontani, ma con coloro che, vicino a noi, offrono la propria collaborazione e fanno gli interessi di coloro che sono lontani, e senza i quali questi ultimi sarebbero inoffensivi. Siamo abituati a dire che la massa degli uomini è impreparata; ma il cambiamento in meglio è lento, in quanto i pochi non sono sostanzialmente più saggi o migliori dei molti. Non è tanto importante che molti siano buoni come te, quanto il fatto che esista da qualche parte qualcosa di buono in assoluto, poiché questo influenzerà l'intera massa. Ci sono migliaia di persone che in teoria si oppongono alla schiavitù ed alla guerra, ma che in pratica non fanno niente per porvi fine; persone che, considerandosi discendenti di Washington e di Franklin, se ne stanno sedute con le mani in tasca, e dicono di non sapere cosa fare, e che non fanno niente; che addirittura pospongono la questione della libertà a quella del libero scambio, e leggono tranquillamente il listino-prezzi e le ultime notizie dal Messico dopo cena, e magari si addormentano su entrambi. Qual è il prezzo corrente di un uomo onesto e di un patriota oggi? Esitano, e si rammaricano, e talvolta fanno petizioni; ma non fanno niente con serietà ed in maniera efficace. Aspetteranno, ben disposti, che altri pongano rimedio al male, così da non doversene più rammaricare. Al massimo, si limitano a dare un voto che costa loro poco, ed un debole incoraggiamento ed un Augurio al giusto, quando passa loro vicino. Ci sono novecentonovantanove patroni della giustizia per ogni uomo giusto; ma è più facile trattare con l'effettivo possessore di una cosa piuttosto che con il suo temporaneo custode. Ogni votazione è una sorta di gioco d'azzardo, come la dama o il "backgammon", con una lieve sfumatura morale, un gioco con il giusto e l'ingiusto, con le questioni morali; e naturalmente le scommesse lo accompagnano. Il buon nome dei votanti non è in discussione. Può darsi che io dia il mio voto in base a ciò che considero giusto; ma non è per me vitale che il giusto prevalga. Sono disponibile a lasciare ciò alla maggioranza. L'impegno del voto, dunque, non va mai oltre quello della convenienza. Persino votare per il giusto è un non fare niente per esso. Significa solo manifestare debolmente agli uomini il desiderio che il giusto debba prevalere. Un uomo saggio non lascerà il giusto alla mercé del caso, né desidererà che esso prevalga mediante il potere della maggioranza. C'è pochissima virtù nell'azione delle masse umane. Quando la maggioranza alla fine voterà per l'abolizione della schiavitù, sarà perché la schiavitù le è indifferente, oppure perché sarà rimasta ben poca schiavitù da abolire con il proprio voto. Allora saranno loro gli unici schiavi. Solo il voto di colui che afferma con esso la propria libertà può affrettare l'abolizione della schiavitù. Sento parlare di un congresso a Baltimora, o altrove, per la selezione di un candidato alla Presidenza, un congresso composto prevalentemente da direttori di giornali, e da uomini che sono politici di professione; ma penso, qualunque decisione essi possano prendere, che importanza avrà per un uomo indipendente, intelligente, e rispettabile, se non goderemo noi, ugualmente, del beneficio della sua saggezza e della sua onestà? Non possiamo forse contare su qualche voto indipendente? Non ci sono forse molti individui nel paese che non partecipano ai congressi? Invece no: scopro che il cosiddetto uomo rispettabile s'è immediatamente mosso dalla sua posizione, e che ha perso le speranze nel suo paese, quando il suo paese ha più ragioni di disperare senza di lui. Egli senza indugi adotta uno dei candidati così selezionati come l'unico disponibile, dimostrando così d'essere egli stesso disponibile per qualunque scopo demagogico. Il suo voto non vale più di quello di qualunque straniero senza scrupoli o di qualunque nativo corrotto, che siano stati comprati. Cosa non darei per un uomo che sia un uomo, e che, come dice il mio vicino, abbia una spina dorsale che non puoi trapassare con una mano! Le nostre statistiche sono in errore: la popolazione è stata dichiarata troppo numerosa. Quanti uomini ci sono per ogni mille miglia quadrate nel paese? A mala pena uno. Forse non offre l'America ogni incentivo agli uomini affinché si stabiliscano qui? L'Americano è degenerato in un Tipo Strano, - uno che potrebbe essere riconosciuto dallo sviluppo del suo spirito gregario, e da una manifesta mancanza di intelletto e di serena fiducia in se stesso; uno per il quale la prima e principale preoccupazione, venendo al mondo, è quella di accertarsi che gli ospizi siano in buone condizioni; e, prima ancora di avere legittimamente indossato l'abito virile, quella di raccogliere fondi per il sostentamento di eventuali vedove ed orfani; uno che, in breve, si avventura nella vita solo con l'aiuto della società di mutuo soccorso, la quale ha promesso di dargli una decente sepoltura. Di fatto, non è dovere di un individuo dedicarsi all'estirpazione del male, anche del più grande; giustamente, egli potrebbe avere altre faccende che lo occupano; ma è suo dovere, almeno, tenersene fuori e, se non vi pensa oltre, non dargli il suo supporto praticamente. Se mi dedico ad altri scopi e progetti, dapprima devo almeno verificare che non li sto perseguendo stando seduto sulle spalle d'un altro uomo. Prima di tutto devo scendere da lì, affinché anch'egli possa perseguire i suoi obiettivi. Osservate quale grossolana contraddizione si tollera. Ho sentito alcuni miei concittadini dire: "Vorrei che mi ordinassero di aiutare a sedare un'insurrezione degli schiavi, o di marciare contro il Messico, - figuriamoci se ci andrei"; e tuttavia ognuno di questi stessi uomini ha fornito un sostituto, direttamente, con la loro fedeltà, ed indirettamente, quantomeno, con il loro denaro. Il soldato che si rifiuta di prestare servizio in una guerra ingiusta è applaudito da coloro che non rifiutano di sostenere l'ingiusto governo che fa quella guerra; è applaudito da coloro dei quali egli disprezza e non tiene in alcun conto l'azione e l'autorità; come se lo Stato fosse pentito al punto tale da assumere qualcuno che lo fustighi mentre commette peccato, ma non fino al punto di smettere per un solo momento di peccare. In questo modo, in nome dell'ordine e del governo civile, siamo tutti costretti infine a rendere omaggio ed a sostenere la nostra stessa meschinità. All'iniziale rossore provocato dal peccato, segue l'indifferenza, e da immorale esso diviene, per così dire, amorale, ed in qualche maniera necessario alla vita che abbiamo costruito. L'errore più grande e prevalente richiede che la virtù più disinteressata lo sostenga. Gli animi nobili sono quelli che più probabilmente incorrono nell'insignificante rimprovero al quale è comunemente soggetta la virtù del patriottismo. Coloro che, pur disapprovando il carattere ed i provvedimenti di un governo, gli concedono la propria fedeltà ed il proprio appoggio, ne sono senza alcun dubbio i più coscienziosi sostenitori, e costituiscono molto di frequente i più seri ostacoli alla riforma. Alcuni stanno presentando petizioni alla Stato affinché sciolga l'Unione, affinché non rispetti le richieste del Presidente. Perché non la sciolgono da soli, - l'unione tra sé e lo Stato, - e perché non si rifiutano di versare la propria quota al suo erario? Non hanno forse, con lo Stato, la stessa relazione che lo Stato ha con l'Unione? E non hanno forse le medesime ragioni che hanno impedito loro di opporsi allo Stato, impedito allo Stato di opporsi all'Unione? Come può un uomo essere soddisfatto di prendere semplicemente in considerazione un'opinione, e compiacersi di ciò? Quale compiacimento c'è, se la sua opinione è che egli viene danneggiato? Se il vostro vicino vi truffa anche per un solo dollaro, non vi accontentate di sapere che siete stati truffati, o di dire che siete stati truffati, né di chiedergli di darvi quanto vi spetta; fate invece immediatamente passi concreti per ottenere l'intera somma, e cercate di fare in modo di non essere mai più imbrogliati. L'azione in base ad un principio, - la percezione e l'attuazione del giusto, - cambia le cose ed i rapporti; essa è essenzialmente rivoluzionaria, e non si concilia del tutto con niente che esisteva prima. Essa non solo divide Stati e chiese, divide le famiglie; sì, divide l'individuo, separando ciò che è diabolico in lui dal divino. Le leggi ingiuste esistono: dobbiamo essere contenti di obbedirle, o dobbiamo tentare di emendarle, e di obbedirle fino a quando non avremo avuto successo, oppure dobbiamo trasgredirle da subito? Generalmente gli uomini, con un governo come questo, pensano che dovrebbero aspettare finché avranno persuaso la maggioranza a modificarle. Ritengono che, se opponessero resistenza, il rimedio sarebbe peggiore del male. Ma è proprio colpa del governo se il rimedio è peggiore del male. Lui lo rende peggiore. Perché non è più propenso a prevenire ed a provvedere alle riforme? Perché non ha a cuore la sua saggia minoranza? Perché piange ed oppone resistenza prima d'essere ferito? Perché non incoraggia i suoi cittadini a stare all'erta al fine di evidenziare i suoi errori, ed a fare meglio di quanto lui li indurrebbe a fare? Perché crocefigge sempre Cristo, e scomunica Copernico e Lutero, e dichiara ribelli Washington e Franklin? Si sarebbe portati a pensare che una deliberata e concreta negazione della sua autorità sia l'unico reato mai contemplato dal governo; altrimenti, perché non ha stabilito per questo una pena definita, adeguata e commisurata? Se un uomo che non ha proprietà rifiuta una sola volta di guadagnare nove scellini per lo Stato, viene messo in prigione per un periodo di tempo che non è stabilito da nessuna legge che io conosca, e che è determinato solo dalla discrezione di coloro che l'hanno messo dentro; ma se rubasse novanta volte nove scellini allo Stato, presto gli sarebbe consentito di tornare di nuovo in libertà. Se l'ingiustizia è parte del necessario attrito della macchina del governo, lasciamo stare, lasciamo stare: forse esso si attenuerà, - certamente la macchina si logorerà. Se l'ingiustizia ha una molla, o una puleggia, o una corda, o una manovella esclusivamente per sé, allora si può forse considerare se il rimedio non sia peggiore del male; ma se è di una natura tale da richiedervi d'essere l'agente dell'ingiustizia nei confronti di un altro, allora, io dico, che s'infranga la legge. Lasciate che la vostra vita faccia da contro-attrito per fermare la macchina. Ciò che devo fare è accertarmi, in ogni caso, che non mi sto prestando al male che condanno. Quanto all'adottare i sistemi che lo Stato ha predisposto per rimediare al male, io di tali sistemi non ne conosco. Richiedono troppo tempo, e la vita intera di un uomo se ne sarà nel frattempo andata. Ho altre faccende delle quali occuparmi. Non sono venuto a questo mondo innanzitutto per farne un buon posto nel quale vivere, ma per viverci, buono o cattivo che esso sia. Un uomo non deve fare tutto, ma qualcosa; e poiché non può fare tutto, non è comunque necessario che debba fare qualcosa di sbagliato. Non è affar mio presentare petizioni al governatore o all'Assemblea Legislativa, non più di quanto sia affar loro rivolgere petizioni a me; e, se non ascoltassero la mia petizione, che cosa dovrei fare allora? Ma in questo caso lo Stato non ha previsto nessuna soluzione: la sua stessa Costituzione è il male. Questo potrebbe sembrare sgradevole ed ostinato e tutt'altro che conciliante; invece è trattare con la massima gentilezza e considerazione l'unico spirito che possa apprezzarlo o che possa meritarlo. Di questo tipo è ogni cambiamento in meglio, come la nascita e la morte che sconvolgono il corpo. Non esito a dire che coloro i quali si definiscono abolizionisti dovrebbero immediatamente ritirare in modo effettivo il loro appoggio, sia di persona che in termini di proprietà, al governo del Massachusetts, e non aspettare finché costituiranno la maggioranza per un voto, prima di lasciare che il giusto prevalga mediante loro. Penso che sia sufficiente che essi abbiano Dio dalla loro parte, senza aspettare null'altro. Inoltre, qualsiasi uomo che sia più giusto dei propri vicini costituisce già una maggioranza di uno. Incontro questo governo americano, o il suo rappresentante, il governo statale, in modo diretto e faccia a faccia una volta all'anno, non di più, nella persona del suo esattore delle tasse; questo è l'unico modo nel quale un uomo nelle mie condizioni lo incontra per forza; ed esso allora dice chiaramente, Riconoscimi; e nell'attuale stato di cose, il modo più semplice, più efficace, e assolutamente necessario di trattare con esso su questo punto, il modo di esprimere la vostra scarsa soddisfazione ed il vostro poco amore nei suoi confronti, è dire di no in quel momento. Il mio civile vicino, l'esattore, è proprio colui che devo affrontare, - poiché, dopotutto, è con gli uomini e non con la pergamena che litigo, - ed egli ha volontariamente scelto di essere un rappresentante del governo.Come potrà sapere precisamente chi è, e cosa fa, come ufficiale del governo o come uomo, finché è obbligato a chiedersi se dovrà trattare me, suo vicino, per il quale egli nutre rispetto, come un vicino ed un uomo ben disposto, o come un pazzo ed un disturbatore della pace, ed a capire se può superare questo intralcio alla sua affabilità senza bisogno d'un pensiero o un discorso più insolente o impetuoso che corrispondano alla sua azione? So questo di sicuro, che se mille, se cento, se dieci uomini dei quali potrei fare i nomi, - se solo dieci uomini onesti, - sì, se un uomo ONESTO, in questo Stato del Massachusetts, cessando di tenere schiavi, si ritirasse seriamente da questa associazione, e fosse per questo motivo rinchiuso nella prigione della contea, ciò comporterebbe l'abolizione della schiavitù in America. Perché non conta quanto esiguo l'inizio possa sembrare: ciò che è fatto bene una volta è fatto per sempre. Ma preferiamo parlarne: diciamo che è la nostra missione. La riforma ha molti giornali al proprio servizio, ma non un solo uomo. Se il mio stimato vicino, l'ambasciatore dello Stato, che dedicherà i suoi giorni a definire la questione dei diritti umani in Camera di Consiglio, invece d'essere minacciato dalle prigioni della Carolina fosse fatto prigioniero nel Massachusetts, questo stato così ansioso di attribuire allo stato fratello il peccato della schiavitù, - benché al momento esso possa rivendicare solo un atto di inospitalità alla base della controversia con essa, - l'Assemblea Legislativa non rinvierebbe l'intero argomento all'inverno successivo. Sotto un governo che imprigiona chiunque ingiustamente, il vero posto per un uomo giusto è pure una prigione.
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Bruegel Pieter the Elder, The Triumph of Death c. 1562 (220 Kb); Oil on panel, 117 x 162 cm; Museo del Prado, Madrid

Bruegel Pieter the Elder, Dulle Griet (Mad Meg) c. 1562 (200 Kb); Oil on panel, 117.4 x 162 cm; Museum Mayer van den Bergh, Antwerp. Il quadro meglio di ogni altro, rappresenta nell'arte il concetto della violenza.

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Oggi il posto giusto, il solo posto che il Massachusetts abbia garantito ai suoi spiriti più liberi e meno scoraggiati, è nelle sue prigioni, è l'essere espulsi ed estromessi dallo Stato per volontà della sua stessa legge, così come essi si sono autoesclusi mediante i propri principi. È là che lo schiavo in fuga, ed il prigioniero messicano rilasciato sulla parola, e l'indiano giunto a denunciare le ingiustizie subite dalla sua razza, li troverebbero; su quel suolo separato ma più libero ed onorevole, nel quale lo Stato pone coloro i quali non sono con lui, ma contro di lui, - la sola dimora, in uno stato schiavista, nella quale un uomo libero possa abitare con onore. Se alcuni pensano che la loro influenza là andrebbe perduta, e che le loro voci non affliggerebbero più l'orecchio dello Stato, che tra quelle mura essi non sarebbero più dei nemici, non sanno di quanto la verità sia più forte dell'errore, né quanto più eloquentemente ed efficacemente possa combattere l'ingiustizia colui che l'ha sperimentata un Po sulla propria persona. Date il vostro voto intero, non solo un pezzo di carta, ma tutta la vostra influenza. Una minoranza è senza potere quando si conforma alla maggioranza; non è nemmeno una minoranza in tal caso; ma è irresistibile quando è d'intralcio con tutto il suo peso. Se l'alternativa è tenere tutti gli uomini giusti in prigione, oppure rinunciare alla guerra ed alla schiavitù, lo Stato non avrà esitazioni riguardo a cosa scegliere. Se mille uomini non pagassero quest'anno le tasse, ciò non sarebbe una misura tanto violenta e sanguinaria quanto lo sarebbe pagarle, e permettere allo Stato di commettere violenza e di versare del sangue innocente. Questa è, di fatto, la definizione di una rivoluzione pacifica, se una simile rivoluzione è possibile. Se l'esattore delle tasse, od ogni altro pubblico ufficiale, mi chiede, come uno ha fatto, "Ma cosa devo fare?" la mia risposta è, "Se vuoi davvero fare qualcosa, rassegna le dimissioni". Quando il suddito si è rifiutato di obbedire, e l'ufficiale ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico, allora la rivoluzione è compiuta. Ma supponiamo pure che debba scorrere il sangue. Non c'è forse del sangue versato quando la coscienza è ferita? Attraverso questa ferita scorrono via la vera umanità e l'immortalità di un uomo, ed egli sanguina fino ad una morte eterna. Vedo questo sangue scorrere ora. Ho contemplato l'incarceramento del trasgressore, piuttosto che il sequestro dei suoi beni, - benché entrambi servano allo stesso scopo, - poiché coloro i quali sostengono il diritto più puro, e sono di conseguenza i più pericolosi per uno Stato corrotto, di solito non hanno dedicato molto tempo ad accumulare proprietà. A costoro lo Stato rende un servizio comparativamente piccolo, ed una minima tassa è solita apparire esorbitante, particolarmente se sono costretti a pagarla con speciale lavoro manuale. Se ci fosse qualcuno che vivesse totalmente senza l'utilizzo del denaro, lo Stato stesso esiterebbe a pretenderne da lui. Ma l'uomo ricco - non per fare un confronto offensivo - è sempre venduto all'istituzione che lo rende ricco. In assoluto, più abbondano i soldi, minore è la virtù, poiché il denaro si interpone fra un uomo ed i suoi oggetti, e li ottiene per lui; e certamente non è stata necessaria nessuna grande virtù per ottenere ciò. Esso mette a tacere molte domande alle quali egli sarebbe altrimenti costretto a rispondere; mentre la sola nuova domanda che gli si pone è quella difficile, ma superflua, riguardo a come spenderlo. In questo modo il terreno morale gli viene tolto da sotto i piedi. Le opportunità di vivere sono minori in proporzione all'aumento di quelli che sono chiamati i "mezzi". La cosa migliore che un uomo può fare per la propria cultura quando è ricco è cercare di attuare i progetti che aveva quando era povero. Cristo rispose agli uomini di Erode tenendo conto della loro condizione. "Mostratemi il denaro dei tributi" disse; - ed uno estrasse dalla tasca una moneta; - Se usate denaro che reca l'immagine di Cesare su di sé, e che egli ha reso corrente e di valore, cioè, se voi siete uomini dello Stato, e se con gioia godete dei vantaggi del governo di Cesare, allora rendetegli del suo quando lo chiede; "Rendete perciò a Cesare quel che è di Cesare, ed a Dio quel che è di Dio", - ma egli non li lasciò più saggi di quanto fossero prima né sull'una né sull'altra cosa, poiché essi non vollero sapere. Quando parlo con i più liberi dei miei vicini, mi accorgo che, qualunque cosa essi possano dire sull'importanza e la serietà del problema, e sulla loro considerazione per la tranquillità pubblica, la questione è che non possono fare a meno della protezione del governo attuale, e che temono le conseguenze di un'eventuale disobbedienza per i loro beni e le loro famiglie. Per quanto riguarda me, non mi piacerebbe pensare di dover fare affidamento sulla protezione dello Stato. Ma, se nego l'autorità dello Stato quando mi presenta la cartella delle tasse, presto si prenderà e distruggerà tutte le mie proprietà, tormentando così me ed i miei figli senza fine. Questo è difficile. Questo rende impossibile ad un uomo vivere onestamente, ed allo stesso tempo confortevolmente in apparenza. Non varrà la pena accumulare proprietà; di sicuro svaniranno di nuovo. Dovete affittare o occupare un posto da qualche parte, e far crescere solo un piccolo raccolto, e mangiarlo subito. Dovete vivere una vita interiore, e contare su voi stessi, rimboccandovi sempre le maniche e stando pronti a ricominciare, senza occuparvi di molte faccende. Un uomo potrebbe diventare ricco perfino in Turchia, se sarà da ogni punto di vista un buon suddito del governo turco. Confucio disse, - "Se uno Stato è governato dai princìpi della ragione, la povertà e la miseria sono oggetto di vergogna; se uno Stato non è governato dai princìpi della ragione, ricchezze ed onori sono oggetto di vergogna". No: finché voglio che la protezione del Massachusetts si estenda a me sino a qualche distante porto del sud, dove la mia libertà è in pericolo, o finché sono condizionato soltanto dalla costruzione d'una proprietà in patria mediante un'iniziativa pacifica, posso permettermi di rifiutare lealtà al Massachusetts, e di rifiutare il suo diritto sulle mie proprietà e sulla mia vita. Mi costa meno in ogni senso incorrere nella pena prevista per la disobbedienza allo Stato di quello che mi costerebbe obbedire. Mi sentirei come se valessi meno in tal caso. Alcuni anni fa, lo Stato mi si presentò per conto della Chiesa, e mi ordinò di pagare una certa somma per il sostentamento di un sacerdote, alle funzioni del quale aveva presenziato mio padre, ma io mai. "Paga", mi disse "o sarai rinchiuso in prigione". Mi rifiutai di pagare. Ma, sfortunatamente, un altro uomo ritenne opportuno pagare per me. Non capivo perché il maestro di scuola dovesse essere tassato per supportare il prete, e non viceversa, dal momento che io non ero un insegnante statale, ma mi mantenevo con una sottoscrizione volontaria. Non capivo perché il liceo non potesse presentare una propria richiesta di tasse, e perché lo Stato non sostenesse tale richiesta, così come la chiesa. Tuttavia, su richiesta dei consiglieri comunali, acconsentii a fare per iscritto una dichiarazione di questo tipo: - "Sappiano tutti con la presente che io, Henry Thoreau, non desidero essere considerato membro di alcuna corporazione alla quale non abbia aderito". Diedi questa dichiarazione al segretario comunale; ed egli l'ha tuttora. Lo Stato, avendo appreso in tal modo che non desideravo essere considerato come membro di quella chiesa, da allora non mi ha più fatto una richiesta del genere, sebbene abbia sostenuto che in quell'occasione doveva attenersi alla sua posizione iniziale. Se avessi saputo come identificarle, mi sarei dunque ritirato con accuratezza da tutte le società per le quali non avevo firmato; ma non sapevo dove trovare un elenco completo. Per sei anni non ho pagato la "poll-tax". Una volta per questo fui imprigionato, per una notte; e mentre stavo lì ad esaminare i muri di pietra massiccia, spessi due o tre piedi, la porta di legno e ferro spessa un piede e le grate di ferro dalle quali filtrava la luce, non potevo fare a meno di essere colpito dalla stupidità di quell'istituzione, che mi trattava come se fossi semplice carne e sangue e ossa, da mettere sotto chiave. Mi stupivo che esso avesse concluso alla fine che questo era il migliore uso che poteva fare di me, e che non avesse mai pensato di avvalersi in qualche modo dei miei servigi. Compresi che, se c'era un muro di pietra fra me ed i miei concittadini, ce n'era uno ancora più difficile da scalare o rompere prima che essi potessero arrivare ad essere liberi com'ero io. Non mi sentii imprigionato neppure per un momento, ed i muri mi sembravano un grande spreco di pietra e di malta. Mi sentivo come se solo io, fra tutti i miei concittadini, avessi pagato la mia tassa. Essi chiaramente non sapevano come trattarmi, ma si comportavano come persone rozze. In ogni minaccia ed in ogni cortesia c'era grossolanità, poiché credevano che il mio desiderio più grande fosse quello di trovarmi dall'altra parte di quel muro di pietra. Non potevo fare a meno di sorridere nel vedere con quanta industriosità essi chiudevano la porta in faccia alle mie riflessioni, che li seguivano fuori senza alcun impedimento, e che in realtà esse costituivano l'unico pericolo. Poiché non potevano raggiungere me, avevano deciso di punire il mio corpo; come i ragazzi, i quali, se non possono arrivare a qualcuno per il quale nutrono risentimento, finiscono per maltrattarne il cane. Capii che lo Stato era uno stupido, che era timido come una donna nubile tra i suoi cucchiai d'argento, e che non sapeva distinguere i suoi amici dai suoi nemici, e persi tutto il rispetto che m'era rimasto nei suoi confronti, e lo compatii. Lo Stato dunque non si confronta mai intenzionalmente con il sentimento d'un uomo, intellettuale o morale, ma solo con il suo corpo, con i suoi sensi. Esso non è dotato d'intelligenza od onestà superiori, ma di superiore forza fisica. Non sono nato per essere costretto. Respirerò liberamente. Vediamo chi è il più forte. Che forza ha una moltitudine? Possono costringermi soltanto ad obbedire ad una legge che sia più alta della mia. Essi mi costringono a diventare come loro. Non sono a conoscenza di uomini che vengano costretti a vivere in un modo o in un altro da masse di uomini. Che tipo di vita sarebbe quella, da vivere? Quando incontro un governo che mi dice, "Il tuo denaro o la tua vita", perché dovrei precipitarmi a dargli il mio denaro? Può darsi che esso sia in gravi ristrettezze, e che non sappia cosa fare: non posso aiutarlo in questo. Deve aiutarsi da sé: deve fare come faccio io. Non vale la pena piangerci sopra. Non sono responsabile del perfetto funzionamento dell'ingranaggio della società. Non sono il figlio dell'ingegnere. Percepisco il fatto che, quando una ghianda ed una castagna cadono fianco a fianco, l'una non resta inerte per far posto all'altra, ma entrambe obbediscono alle proprie leggi, e nascono e crescono e fioriscono come meglio possono, fino a quando un giorno una non oscura e non distrugge l'altra. Se una pianta non può vivere secondo la propria natura, essa muore, e così un uomo. La notte in prigione fu abbastanza insolita ed interessante. I prigionieri in maniche di camicia stavano sulla soglia a chiacchierare ed a godersi l'aria della sera, quando io entrai. Ma il secondino disse, "Avanti, ragazzi, è ora di chiudere"; e così si dispersero, ed udii il suono dei loro passi mentre rientravano nelle celle vuote. Il mio compagno di stanza mi fu presentato dal secondino come "un tipo di prim'ordine ed un uomo intelligente". Quando la porta fu chiusa, egli mi fece vedere dove appendere il cappello, e come se la cavava là dentro. Le stanze erano imbiancate una volta la mese; e questa, almeno, era la stanza più bianca, quella arredata più semplicemente, e probabilmente la più pulita della città. Naturalmente, egli volle sapere da dove venissi e cosa mi avesse portato lì; e, quando glielo ebbi detto, gli chiesi a mia volta come lui fosse finito lì, presumendo, naturalmente, che fosse un uomo onesto; e visto come va il mondo, credo che lo fosse. "Perché", mi disse, "mi accusano di aver dato fuoco ad un granaio; ma non l'ho mai fatto". Per quanto riuscii a scoprire, era probabilmente andato a dormire in un granaio quando era ubriaco, ed aveva fumato la pipa là, e così un granaio andò a fuoco. Aveva fama d'essere un uomo intelligente, era stato là dentro in attesa del suo processo per circa tre mesi, ed avrebbe dovuto aspettare per altrettanti; ma s'era decisamente adattato ed accontentato, poiché lo mantenevano gratis, e riteneva d'essere trattato bene. Si mise ad una finestra, ed io all'altra; e capii che, se si restava lì a lungo, l'occupazione principale sarebbe stata quella di guardare fuori dalla finestra. Ben presto avevo letto tutti gli opuscoli che erano stati lasciati lì, ed avevo esaminato da dove erano evasi in passato alcuni prigionieri, e dove una sbarra era stata segata, ed avevo ascoltato la storia dei diversi occupanti di quella stanza; poiché finii per scoprire che persino qui c'erano una storia e dei pettegolezzi che non circolavano mai al di fuori delle mura della prigione. Probabilmente questa è l'unica casa della città nella quale sono composti versi poi stampati sotto forma di circolare, ma non pubblicati. Mi fu mostrato un elenco alquanto lungo di versi composti da alcuni giovani che erano stati scoperti in un tentativo di fuga e che si erano vendicati mettendosi a cantarli. Strappai tutte le informazioni possibili al mio compagno di prigionia, per timore di non rivederlo mai più; ma alla fine egli mi indicò quale fosse il mio letto, e mi fece spegnere il lume. Giacere là per una notte fu come viaggiare in un paese lontano, un paese che non mi sarei mai aspettato di vedere. Mi sembrava di non aver mai sentito i rintocchi dell'orologio municipale prima d'allora, né i suoni serali del paese, dato che dormimmo con le finestre che si trovavano al di qua dell'inferriata aperte. Era come vedere il mio paese natio nella luce del medioevo, ed il nostro fiume Concord s'era trasformato in affluente del Reno, e visioni di cavalieri e castelli mi passavano davanti. Erano le voci degli antichi abitanti, quelle che udivo nelle strade. Ero involontario spettatore ed ascoltatore di qualsiasi cosa venisse fatta e detta nella cucina dell'adiacente locanda del paese, - un'esperienza per me del tutto nuova e rara. Era una visione più intima della mia città natia. Ero proprio dentro di essa. Non avevo mai visto le sue istituzioni prima. Questa è una delle sue istituzioni peculiari, dal momento che è un capoluogo di contea. Cominciai a capire di cosa si occupassero i suoi abitanti. La mattina, le nostre colazioni ci vennero passate attraverso il buco della porta, in piccole gamelle di latta oblunghe e squadrate, siffatte affinché potessero passare, e contenenti una pinta di cioccolata, con pane nero, ed un cucchiaio di ferro. Quando passarono di nuovo a riprendere i recipienti, fui così ingenuo da restituire il pane che avevo avanzato; ma il mio compagno lo afferrò, e disse che dovevo conservarlo per il pranzo o per la cena. Poco dopo egli fu fatto uscire per andare al lavoro a falciare in un campo vicino, ove si recava quotidianamente, e non sarebbe tornato fino a mezzogiorno; così mi augurò una buona giornata, dicendo che dubitava di rivedermi. Quando uscii di prigione, - perché qualcuno interferì e pagò quella tassa, - non notai grandi cambiamenti che avessero avuto luogo nella vita di tutti i giorni, come aveva notato quel tale ch'era entrato in prigione in gioventù e n'era uscito con passo malfermo e con i capelli grigi; e tuttavia ai miei occhi c'era stato un cambiamento sulla scena, - la città, lo Stato, ed il paese, - più grande di qualunque mutamento provocato dal tempo. Vedevo ancora più chiaramente lo Stato nel quale vivevo. Vedevo fino a che punto le persone tra le quali vivevo potevano essere considerate dei buoni vicini ed amici; che la loro amicizia durava solo un'estate; che non avevano grandi intenzioni di fare il giusto; che quanto a pregiudizi e superstizioni erano d'una razza diversa dalla mia, al pari dei cinesi e dei malesi; che a proposito di sacrifici per l'umanità, non correvano alcun rischio, nemmeno per le loro proprietà; che, dopotutto, non erano così nobili ma trattavano il ladro come lui aveva trattato loro, e speravano, con un po' d'osservanza esteriore e poche preghiere, e camminando di tanto in tanto lungo un particolare sentiero, dritto ma inutile, di salvarsi l'anima. Questo potrebbe essere giudicare duramente i miei vicini, dal momento che credo che molti di loro non sappiano che nel loro paese hanno un'istituzione come la prigione. Un tempo c'era l'usanza nel nostro villaggio, quando un povero debitore usciva di prigione, che i suoi conoscenti, guardandolo attraverso le dita, incrociate a rappresentare la finestra della prigione, lo salutassero con un "Come va?" I miei vicini non mi salutarono in quel modo, ma prima mi lanciarono un'occhiata, e poi si guardarono l'un l'altro, come se fossi tornato da un lungo viaggio. Ero stato messo in prigione mentre stavo andando dal calzolaio a ritirare una scarpa che era stata riparata. Quando fui rilasciato il mattino dopo, procedetti nel portare a termine la mia commissione, e, dopo aver calzato la mia scarpa aggiustata, raggiunsi un gruppo che andava per mirtilli, e ch'era impaziente di mettersi sotto la mia guida; ed in mezz'ora, - dato che il cavallo fu presto bardato, - ero in mezzo ad un campo di mirtilli, su una delle nostre colline più alte, a due miglia di distanza; ed allora lo Stato non poteva più essere visto da nessuna parte. Questa è la storia completa de "Le Mie Prigioni". Non mi sono mai rifiutato di pagare la tassa per le strade statali, perché desidero essere un buon vicino tanto quanto desidero essere un cattivo cittadino; e, per quanto riguarda il supporto alle scuole, sto ora facendo la mia parte per istruire i miei concittadini. Non è a causa di qualche voce particolare della cartella delle tasse che mi rifiuto di pagarle. Desidero semplicemente rifiutare obbedienza allo Stato, ritirarmi e starne concretamente alla larga. Non mi interessa seguire il percorso del mio dollaro, ammesso ch'io possa farlo, finché questo non compra un uomo, o un moschetto con il quale sparare a qualcuno, - il dollaro è innocente, - ma mi preoccupo di seguire gli effetti della mia obbedienza. Di fatto, dichiaro tranquillamente guerra allo Stato, a modo mio, sebbene io continui a farne uso ed a trarre da esso i vantaggi che mi sono possibili, come è normale in questi casi. Se altri pagano la tassa che è richiesta a me, per solidarietà nei confronti dello Stato, essi non fanno altro che quello che hanno già fatto nel proprio caso, o piuttosto si rendono complici dell'ingiustizia in misura maggiore di quanto lo Stato non richieda. Se pagano la tassa per una malintesa premura nei confronti dell'individuo tassato, per salvare le sue proprietà, o per impedire ch'egli vada in prigione, è perché non hanno considerato con saggezza quanto essi permettano ai loro sentimenti privati di interferire con il bene comune. Questa, dunque, è la mia posizione attuale. Ma in un caso del genere non si può essere troppo intransigenti, altrimenti la propria azione rischia d'essere influenzata dall'ostinazione o da un eccessivo rispetto delle opinioni degli uomini. Si cerchi dunque di fare solo ciò che si addice a sé ed al momento. Talvolta penso, Ma guarda, questa gente ha buone intenzioni; è solo ignorante; agirebbe meglio, se sapesse come fare: perché dare ai tuoi vicini questa pena di trattarti come non sono inclini a fare? Ma penso pure, questa non è una buona ragione perché io debba fare come loro, o permettere ad altri di patire un dolore molto più grande di questo, di natura diversa. Ancora, dico talvolta a me stesso, Quando molti milioni di uomini, senza ardore, senza cattiva volontà, senza un sentimento personale d'alcun tipo, ti chiedono soltanto pochi scellini, senza la possibilità, questa è la loro posizione, di ritirare o modificare la loro attuale richiesta, e senza la possibilità, da parte tua, di fare appello ad altri milioni di persone, perché dovresti esporti a questa schiacciante forza bruta? Non opponi resistenza al freddo ed alla fame, ai venti ed alle onde, in maniera così ostinata; ti sottometti tranquillamente a mille simili ineluttabilità. Non metti la testa nel fuoco. Ma precisamente in proporzione a quanto considero questa non come una forza completamente bruta, ma in parte una forza umana, e ritengo di avere un rapporto con quei milioni di uomini in quanto milioni di uomini, e non in quanto mere entità brute o inanimate, penso che ci sia una possibilità di appello, in primo luogo e subito rivolta da essi al Creatore e, secondariamente, a se stessi. Ma, se metto deliberatamente la testa nel fuoco, non c'è possibilità di appello al fuoco o al Creatore del fuoco, e posso solo rimproverare me stesso. Se potessi convincermi di avere qualche diritto d'esser soddisfatto degli uomini così come sono, e di trattarli di conseguenza, e non, per certi aspetti, secondo le mie esigenze ed aspettative su come loro ed io dovremmo essere, allora, come un buon Musulmano ed un buon fatalista, dovrei sforzarmi d'essere soddisfatto delle cose come sono, e dire che è la volontà di Dio. E, soprattutto, c'è questa differenza tra resistere a questo e resistere ad una forza meramente bruta o naturale, che a questa posso oppormi con qualche risultato; ma non posso aspettarmi, al pari di Orfeo, di cambiare la natura delle rocce e degli alberi e delle bestie. Non desidero litigare con nessun uomo o nazione. Non voglio spaccare il capello in quattro, fare sottili distinzioni, o proclamare me stesso migliore dei miei vicini. Cerco piuttosto, direi, addirittura una scusa per conformarmi alle leggi del paese. Sono fin troppo pronto a conformarmi ad esse. In verità ho ragione di sospettare di me stesso su questo punto; ed ogni anno, quando passa l'esattore, mi trovo pronto a riesaminare le azioni e la posizione dei governi federale e statale, e lo spirito del popolo, per scoprire un pretesto per conformarmi. "Dobbiamo amare la patria come i nostri genitori, E se mai allontaniamo il Nostro amore o ingegno dal renderle onore, Dobbiamo pensare alle conseguenze ed insegnare all'anima le Questioni di coscienza e di religione, E non il desiderio di potere o di profitto". Credo che lo Stato sarà presto in grado di togliermi di mano tutto il lavoro di questo genere, ed allora non sarò miglior patriota dei miei concittadini. Considerata da un più basso punto di vista, la Costituzione, con tutti i suoi difetti, è molto buona; la legge ed i tribunali sono assai rispettabili; persino questo Stato e questo governo americani sono, per molti versi, alquanto ammirevoli e cose rare delle quali essere grati, come moltissimi li hanno descritti; ma visti da un punto di vista un po' più elevato, sono come io li ho descritti; visti da uno ancora più elevato, e dal più elevato possibile, chi mai dirà come sono, o che non sono affatto degni di nota o di considerazione? Tuttavia, il governo non mi interessa molto, e gli dedicherò meno pensieri possibile. Non sono molti i momenti nei quali vivo sotto un governo, persino in questo mondo. Se un uomo è libero nel pensiero, libero nella fantasia, libero nell'immaginazione, sicché ciò che non è non gli appare mai per molto tempo come ciò che è, i governanti o i riformatori stolti non possono ostacolarlo fatalmente. So che la maggior parte degli uomini la pensa diversamente da me; ma coloro che per professione dedicano la propria vita allo studio di questi o di simili argomenti, mi soddisfano poco o per nulla. Statisti e legislatori, essendo così completamente entro l'istituzione, non la osservano mai in modo chiaro e schietto. Parlano di società in movimento, ma senza di essa non hanno luogo di riposo. Potrebbero essere uomini di una certa esperienza e discernimento, e senza dubbio hanno inventato sistemi ingegnosi e persino utili, per i quali li ringraziamo sinceramente; ma tutta la loro intelligenza e la loro utilità stanno entro limiti certamente non molto ampi. Essi sono soliti dimenticare che il mondo non è governato dalla politica e dalla convenienza. Webster non vede mai secondi fini nel governo, e quindi non può parlarne con autorevolezza. Le sue parole sono saggezza per quei legislatori che non contemplano nessuna sostanziale riforma del governo esistente; ma per i filosofi, e per coloro che legiferano per il futuro, egli non si avvicina mai neppure una volta all'argomento. Conosco persone le cui serene e sagge riflessioni su questo tema rivelerebbero presto i limiti della sua capacità ed apertura mentale. Tuttavia, paragonate alle affermazioni superficiali della maggior parte dei riformatori, ed all'ancor più infima saggezza ed eloquenza dei politici in generale, le sue parole sono pressoché le uniche sensate e degne di stima, e ringraziamo il Cielo per averlo avuto. Al confronto, egli è sempre forte, originale e, soprattutto, concreto. Ciò nonostante, la sua dote non è la saggezza, bensì l'accortezza. La verità dell'avvocato non è la Verità, ma la coerenza, o un espediente di coerenza. La Verità è sempre in armonia con se stessa, e non si prefigge lo scopo principale di mostrare che la giustizia potrebbe accordarsi con il fare il male. Egli merita d'essere chiamato, come è stato chiamato, il Difensore della Costituzione. In effetti le sue uniche azioni determinanti sono difensive. Non è un leader, ma un gregario. I suoi leader sono gli uomini dell'87. "Non ho mai fatto un tentativo" dice "e non mi sono mai riproposto di fare un tentativo; non ho mai appoggiato, né avuto intenzione di appoggiare un tentativo di disturbo a danno dell'accordo così come originariamente è stato stipulato, l'accordo attraverso il quale i diversi Stati sono entrati nell'Unione". Pensando ancora all'approvazione che la Costituzione dà alla schiavitù, egli dice: "Poiché era una parte dell'accordo originario - lasciamo che continui ad esistere". Nonostante il suo eccezionale acume e le sue capacità, egli non è in grado di estrapolare un fatto dalle sue relazioni meramente politiche, e di vederlo come si presenta in senso assoluto per essere elaborato dall'intelletto, - cosa che, per esempio, è giusto che un uomo faccia qui in America oggi riguardo alla schiavitù, - ma si avventura, o è indotto, a dare una risposta senza speranza come quella che segue, pur professando di parlare in senso assoluto, e da un punto di vista individuale, - ma quale nuovo e singolare codice di doveri sociali se ne potrebbe dedurre? "Il modo", egli dice "nel quale i governi di quegli Stati nei quali esiste la schiavitù devono regolarla, è a loro discrezione, sotto la responsabilità che hanno nei confronti dei loro elettori, nei confronti delle leggi universali di proprietà, umanità, e giustizia, e davanti a Dio. Le associazioni costituite altrove, nate da un sentimento umanitario, o da qualunque altra causa, non hanno nulla a che fare con ciò. Esse non hanno mai ricevuto alcun incoraggiamento da me, né lo riceveranno mai". Coloro i quali non conoscono fonti più pure di verità, e che non ne hanno risalito il corso oltre, restano fedeli, e saggiamente vi restano, alla Bibbia ed alla Costituzione, e vi si abbeverano con riverenza ed umiltà; ma coloro che la vedono sgocciolare in questo lago o in quella pozza, si mettono ancora una volta all'opera, e continuano il pellegrinaggio verso la sorgente. Nessun uomo con un talento particolare per la legislazione è comparso in America. Sono rari nella storia del mondo. Ci sono oratori, politici, e uomini eloquenti, a migliaia; ma l'oratore non ha ancora aperto bocca per dire chi sia in grado di risolvere le tanto dibattute questioni del giorno. Amiamo l'eloquenza fine a se stessa, e non per la verità che essa potrebbe esprimere, o per l'eroismo che potrebbe ispirare. I nostri legislatori non hanno ancora imparato il mutuo valore del libero scambio e della libertà, dell'unione e dell'onestà, per una nazione. Essi non hanno predisposizione né talento per i problemi relativamente modesti di tassazione e finanza, del commercio e dell'industria e dell'agricoltura. Se fossimo esclusivamente guidati dal verboso acume dei legislatori del Congresso, ignorando la provvidenziale esperienza e le valide proteste della gente, l'America non conserverebbe a lungo il suo rango fra le nazioni. Il Nuovo Testamento, anche se forse non ho il diritto di dirlo, è stato scritto da milleottocento anni; eppure, dov'è il legislatore che abbia sufficiente saggezza e capacità pratica da servirsi della luce che esso getta sulla scienza della legislazione? L'autorità del governo, per quanto io sia desideroso di sottomettermi ad essa, - dato che ubbidirò di buon grado a coloro i quali sappiano e possano fare meglio di me, ed in molte cose persino a coloro i quali non sappiano e non possano fare altrettanto bene, - è ancora impura: per essere pienamente giusta, deve avere l'approvazione ed il consenso dei governati. Esso non può avere diritti assoluti sulla mia persona o proprietà, al di fuori di quelli che io gli concedo. Il progresso da una monarchia assoluta ad una costituzionale, e da una monarchia costituzionale ad una democrazia, è un progresso in direzione di un vero rispetto per l'individuo. Persino il filosofo cinese era sufficientemente saggio da considerare l'individuo come la base dell'impero. È una democrazia, così come noi la conosciamo, l'ultimo progresso possibile nel governo? Non è possibile fare un passo avanti verso il riconoscimento e l'organizzazione dei diritti dell'uomo? Non vi sarà mai uno Stato realmente libero ed illuminato, finché lo Stato non giunga a riconoscere l'individuo come un potere più elevato ed indipendente, dal quale derivino tutto il suo potere e la sua autorità, e finché esso non lo tratti di conseguenza. Mi compiaccio di immaginare uno Stato che alla fine possa permettersi d'essere giusto con tutti gli uomini, e di trattare l'individuo con rispetto come un vicino; uno Stato che inoltre non consideri in contrasto con la propria tranquillità il fatto che pochi vivano in disparte, senza immischiarsi nei suoi affari e senza lasciarsene sopraffare, - individui che abbiano compiuto tutti i loro doveri di vicini e di esseri umani. Uno Stato che desse questo genere di frutto, e lo lasciasse cadere non appena fosse maturo, preparerebbe la strada ad uno Stato ancora più perfetto e glorioso, che pure ho immaginato, ma che non ho ancora visto in nessun luogo.
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FINE


Bruegel Pieter the Elder, The Tower of Babel 1563 (200 Kb); Oil on oak panel, 114 x 155 cm; Kunsthistorisches Museum Wien, Vienna

domenica 6 aprile 2008

"1984": l'individuo in lotta contro l'ambiente dominato dallo strapotere dei mezzi di comunicazione e tecnologie alienanti

Silvio Berlusconi. Ho pensato a lui, quando George Orwell parla di un "Sinistro incantatore, capace di abbattere l'edificio della civiltà con la sola forza della voce". E come non pensare all' inno di Forza Italia quando Orwell parla di "un inno alla saggezza e alla mestà del Grande Fratello, ma soprattutto di un atto di autoipnosi, di un volontario ottundimento della coscienza, raggiunto per mezzo del ritmo".

In questo periodo ho letto attentamente uno dei capolavori di George Orwell, 1984. Ho pensato di trascriverne alla lettera i passi più interessanti, che mi hanno ricordato purtroppo tanti fenomeni dei giorni d'oggi. Uno tra tutti l'esistenza indisturbata di oligopoli, monopoli, posizioni dominanti nel mercato della comunicazione e non solo.
Senate House on Malet Street in Bloomsbury, durante la Seconda Guerra Mondiale ospitò il Ministero dell'Informazione (George Orwell sposò una dipendente del medesimo Ministero). Nel celebre "1984" dello scrittore George Orwel, l'edificio è il Ministero della Verità. Ecco come viene descritto: "Il Ministero della Verità differiva in maniera sorprendente da qualsiasi altro oggetto che la vista potesse discernere. Era un’enorme struttura piramidale di cemento bianco e abbagliante che s’innalzava, terrazza dopo terrazza, fino all’altezza di trecento metri. Da dove si trovava Winston era possibile leggere, ben stampati sulla bianca faccita in eleganti caratteri, i tre slogan del Partito: LA GUERRA È PACE , LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ, L’IGNORANZA È FORZA
Eric Arthur Blair, vero nome di Gorge Orwel, nasce il 25 giugno 1903 nel Bengala. Tutti i suoi romanzi sono ispirati a reali esperienze di vita; si arruolò nella Polizia imperiale indiana in Birmania, stette a Parigi dove esplorò i bassifondi, sopravvivendo grazie alla carità dell’Esercito della Salvezza, sobbarcandosi lavori umilissimi; su commissione di una associazione culturale filosocialista, svolse un’indagine nelle zone più colpite dalla depressione economica, che lo porterà nei primi mesi del 1936 tra i minatori dell’Inghilterra settentrionale; sposò una impiegata del ministero dell’Informazione e partì sempre nel 1936 come volontario per la guerra di Spagna, arruolandosi nelle file del Partito Operaio d’unificazione marxista, d’ispirazione trotzkista, ove fu ferito seriamente; successivamente si arruolò nelle milizie territoriali inglesi (British Home Guard) e collaborò con giornali e riviste. Morirà a Londra il 21 Gennaio 1950.

George Orwel
Ora riporterò i passi che ho selezionato dal libro "1984".
1) "Per chi, si chiese a un tratto, scriveva quel diario? Per il futuro, per gli uomini non ancora nati. […] Come fare a comunicare col futuro? Era una cosa di per se stessa impossibile. O il futuro sarebbe stato uguale al presente, nel qual caso non l’avrebbe ascoltato, o sarebbe stato diverso, e allora le sue asserzioni non avrebbero avuto senso."

Beppe Grillo. Grillo è autore di un blog, lanciato con il tour 2005 Beppegrillo.it, primo in Italia per numero di link entranti e tra i primi al mondo (negli ultimi sei mesi arrivato alla nona posizione) secondo Technorati, arrivando a contare una media di 150.000 - 200.000 contatti al giorno. La decisione di affidare il proprio pensiero ad un blog può essere fatta risalire alle vicende che hanno portato al progressivo allontanamento di Grillo dalle emittenti televisive nazionali. Con l'apertura del suo blog Grillo giunge in breve ad utilizzare la rete come fonte di informazione globale e di dirompente cambiamento sociale: « In questo momento il mondo, senza accorgersene, sta vivendo la terza guerra mondiale: quella dell'informazione. L'unico modo per salvarsi è sapere. Conoscere le notizie. Noi abbiamo un mezzo, la Rete, che ci consente di arrivare dritti alle notizie. La politica, le televisioni, i giornali arrivano sempre dopo.» 2) "Ieri sera al cinema. Solo Film di guerra […] poi si vedeva una scialuppa di salvataggio piena di bambini con un elicottero che le volteggiava sopra. C’era una donna di mezz’età forse un’ebrea seduta a prua con un bmbino di tre anni fra le braccia. Il bambino strillava dalla paura e nascondeva la testa fra i seni della madre come se volesse scavarsi un rifugio nel suo corpo e la donna lo abbracciava e lo confortava anche se era anch’essa folle di terrore, coprendolo per quanto poteva come se le sue braccia potessero allontanare da lui i proiettili. Poi l’elicottero sganciò una bomba da 20 chili che li prese in pieno un bagliore terribile poi la barca volò in mille pezzi. Poi ci fu una bellissima inquadratura del braccio di un bambino che andava su su su nell’aria doveva averlo seguito un elicottero con una cinepresa sul muso e uno scroscio di applausi si levò dai posti riservati ai membri del Partito"
Studio Aperto, il telegiornale di Italia 1, Mediaset, è un esempio lampante di come l'informazione di un paese serva a lobotomizzare le coscienze: servizi patetici, riciclati schifosamente, falsi pure, con tette e culi in primo piano: la ricerca estrema nel singolo episodio del "patetico style" con musiche epiche. La pubblicità delle reti commerciali in genere è basata sulla esaltazione della ricchezza, o del potere, in modo da inclinare al delitto ampi strati sociali in quanto colloca i poveri e i deboli nella drammatica alternativa di sentirsi emarginati o di ricorrere a comportamenti devianti per ottenere i beni più diffusament apprezzati.
La manomissione dell'informazione attuata da Bruno Vespa in questi anni è ben documentata da questo video circostanziato di Marco Travaglio. Anche Bruno Vespa, di fronte a gravi problemi sociali del paese quali la corruzione, le "morti bianche", etc. ha dedicato le sue trasmissioni in modo morboso a singoli fatti di cronaca (famoso l'episodio del plastico di Cogne e della bicicletta di Garlasco), i cosiddetti "fumogeni dell'informazione".
2) "Nel secondo minuto, l'Odio raggiunse il parossismo. I presenti si sedevano e balzavano in piedi di continuo, urlando con tutte le loro forze nel tentativo di coprire l'esasperante belato che proveniva dal teleschermo; la donna dai capelli color sabbia si era fatta tutta rossa in faccia, mentre la bocca le si apriva e chiudeva come quella di un pesce tirato fuori dall'acqua [...] La ragazza dai capelli neri che sedeva alle spalle di Winston aveva cominciato a urlare "Porco! Porco! Porco!" [...] La cosa orribile dei Due Minuti dell'Odio era che nessuno veniva obbligato a recitare. Evitare di farsi coinvolgere era infatti impossibile. Un'estasi orrenda, indotta da un misto di paura e di sordo rancore, un desiderio di uccidere, di torturare, di spaccere facce a martellate, sembrava attraversare come una corrente elettrica tutte le persone li raccolte, trasformando il singolo individuo, anche contro la sua volontà, in un folle urlante, il volto alterato da smorfie. E tuttavia, la rabbia che ognuno provava costituiva un'emozione astratta, indiretta, che era possibile spostare da un oggetto all'altro come una fiamma ossidrica."
Insulti del Senatore Strano al Senatore Cusumano nel Parlamento Italiano: "cesso", "cesso corroso", "mafioso", "merda", "checca squallida", "frocio mafioso", "stronzo", "frocio".
L'onorevole Vittorio Sgarbi e le risse televisive sulle reti Mediaset, di proprietà di Silvio Berlusconi.
3) "Gli appartamenti Vittoria erano case vecchie, costruite prima del 1930,e cadevano a pezzi. L'intonaco si staccava continuamente dalle pareti, le condutture scoppiavano ad ogni gelata, dal tetto colava acqua tutte le volte che nevicava, il riscaldamento funzionava a scartamento ridotto, sempre che per motivi di risparmio non fosse spento del tutto. Le riparazioni nel caso non foste in grado di provvedere da soli, dovevano ricevere l'approvazione di commissioni misteriose, che potevano differire di un paio d'anni perfino la riparazione del vetro di una finestra."
Estratti (da Annozero del 27 marzo 2008) del reportage sulle White, le case della periferia di Milano in cui le persone vivono (muoiono) circondate da amianto, senza che nessuno dalle istituzioni abbia mai mosso un dito. Scampìa è un quartiere napoletano di circa 80.000 abitanti. Oltre l'80% dei suoi edifici risale al ventennio '70-'90, quando il quartiere fu costituito anche come circoscrizione di Napoli. Alcune realizzazioni edilizie, oggi discusse, furono realizzate in momenti di piena emergenza post-terremoto - le cosiddette zone 167. È uno dei quartieri pìù popolosi della città, nonostante il fatto che il numero di residenti vada visto pesantemente al rialzo per via degli abusivi - che secondo alcune stime raggiungono l'ordine delle migliaia di unità - che hanno occupato i più disparati alloggi, compresi scantinati e ballatoi. Il suo nome è diventato tristemente famoso per essere uno dei quartieri più degradati e problematici della città. Questo degrado si accompagna anche ad una marcata povertà materiale e sociale le cui cause, ancorché recenti, sono profondamente diffuse nella periferia nord di Napoli. Il principale freno allo sviluppo del quartiere è la massiccia presenza della criminalità organizzata: la camorra è fortemente presente nella zona, controllando una notevole mole di lavoro nero, che si manifesta soprattutto col racket ed il traffico di droga, che trova in Scampìa una piazza in cui avviene spaccio anche di grossi quantitativi senza particolari problemi - al punto da essere definita paradiso della droga (infatti detiene il primo posto in Europa per quanto riguarda lo spaccio di droga). Scampìa è nota anche per i suoi problemi legati all'edilizia urbana. Oltre alle cosidette Vele, si nota la presenza di strade senza illuminazione, caseggiati sprovvisti di servizi e scarsissimi collegamenti pubblici costituiscono una situazione decisamente problematica.
4) "Al giorno d'oggi quasi tutti i bambini erano orribili. [...] adoravano il Partito e tutto quello che lo riguardava. I canti, i cortei, gli stendardi, le gite, le esercitazioni coi fucili giocattolo, gli slogan, il culto del Grande Fratello, tutto ciò costituiva per i bambini un gioco meraviglioso. La loro ferocia era tutta incanalata verso l'esterno, verso i nemici dello Stato, gli stranieri, i traditori, i sabotatori, gli psicocriminali"

Il Grande Fratello (noto anche come GF) è un reality show televisivo. Il titolo si ispira all'opera di George Orwell, 1984. Il romanzo narra di un Grande Fratello, capo dello stato totalitario di Oceania che attraverso le telecamere sorveglia costantemente e reprime il libero arbitrio dei suoi cittadini. Lo slogan del libro "Il Grande Fratello vi guarda" si attaglia al meccanismo del programma televisivo, nel quale gli autori della trasmissione (il Grande Fratello appunto) hanno il controllo della situazione nella Casa.
5) "Oggi la paura, l'odio e il dolore c'erano ancora, ma non esistevano pene più profonde e complesse, nè la dignità data dall'emozione [...] D'un tratto era in piedi su un prato tagliato di fresco, elastico sotto il piede, in una sera estiva, quando i raggi del sole, cadendoobliquamente, indorano il suolo. Questo paesaggio compariva così spesso nei suoi sogni, che non riusciva mai a essere certo di non averlo già visto nella vita reale. Nei suoi pensieri , da sveglio, lo chiamava il Paese dell'Oro. Era un vecchio pascolo mordicchiato dai conigli e attraversato da un sentiero serpeggiante, con rialzi del terreno qua e là che rivelavano le tane delle talpe. Nella siepe brulla all'altra estremità del campo, i rami degli olmi ondeggiavano lievemente nella brezza, le foglie fluttuanti in fitte masse, come tante chiome di donna. Da qualche parte lì vicino, sebbene fosse nascosto alla vista, scorreva lentamente un ruscello dalle acque limpide, e nelle pozze sovrastate dai salici nuotavano le lasche."

Guglielmo Ciardi, Mattino di Maggio, cm. 57 x 75 Museo d'Arte Moderna Ca' Pesaro Venezia
6) "E se tutti quanti accettavano la menzogna imposta dal Partito, se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera. "Chi controlla il passato" diceva lo slogan del Partito "controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato" [...] Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda; sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe, fare uso della logica contro la logica;
Una applicazione pratica del linguaggio "bipensiero" (Berlusconi-operaio), in un cartellone elettorale delle scorse elezioni politiche
rinnegare la morale proprio nell'atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito l'unico suo garante; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all'occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo. Soprattutto, saper applicare il medesimo procedimento al procedimento stesso. Era questa, la sottigliezza estrema: essere pienamente consapevoli nell'indurre l'inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto. Anche la sola comprensione della parola "bipensiero" ne implicava l'utilizzazione [...] Fuori il mondo appariva freddo […] sembrava che non vi fosse colore nelle cose, se si eccettuavano i manifesti incollati per ogni dove."
7) "Un simile processo di alterazione continua non era applicato solo ai giornali, ma anche a libri, periodici, manifesti, film, commenti sonori, cartoni animati, fotografie, insomma ad ogni scritto o documento passibili di possedere una qualche rilevanza politica o ideologica. Giorno dopo giorno, anzi quasi minuto dopo minuto, il passato veniva aggiornato. In tal modo si poteva dimostrare, prove documentarie alla mano, che ogni previsione fatta dal Partito era stata giusta; nello stesso tempo, non si permetteva che restasse traccia di notizie o opinioni in contrasto con le esigenze del momento. La storia era un palinsesto che poteva essere raschiato e riscritto tutte le volte che si voleva."
Milano, 22 luglio 2003. Sul numero 20 di Panorama del 15 maggio 2003, alle pagine 1 e 36, sono state pubblicate due immagini del premier Silvio Berlusconi (nonché editore del settimanale), che raffigurano il presidente del Consiglio ripreso di spalle nell’aula del tribunale di Milano durante una sua dichiarazione spontanea. La foto di copertina e quella interna differiscono, perché nella prima l’immagine della nuca dell’uomo politico è stata ritoccata e mostra il premier diversamente dalla realtà con abbondante capigliatura. Il presidente dell’Ordine, Franco Abruzzo, ha avviato una istruttoria sulla vicenda, che presenta aspetti almeno sconcertanti. Il Consiglio (unanime), archiviando il procedimento, ha ritenuto, comunque, di non dover sanzionare una piaggeria di Carlo Rossella verso il suo editore-presidente. La piaggeria non è un illecito disciplinare, anche se è qualcosa di peggio sul piano morale individuale. Sarà valutata successivamente la posizione del fotoreporter Luigi Nocentini, che ha "firmato" la foto "taroccata" del premier. Secondo il difensore di Rossella "…..Appare evidente che se manipolazione vi è stata, cosa che non si esclude, essa non è certamente avvenuta presso la redazione di Panorama…".
Qualcuno (Piero Ricca) ha avuto il coraggio di dire ad Emilio Fede: "Lei è la vergogna del giornalismo italiano"

"Guardando quella faccia senza occhi, quella mascella che si alzava e si abbassava rapidamente, Winston ebbe la curiosa sensazione che non si trattasse di un uomo ma di un fantoccio. A parlare non era il suo cervello, ma la laringe. Quelle che gli uscivano di bocca erano parole, ma non si trattava di un discorso nel vero senso della parola, erano rumori emessi meccanicamente, come lo starnazzare di un’anatra."

Emilio Fede


8) "E se tutto ciò peggiorava , naturalmente, a mano a mano che il corpo invecchiava, non costituiva comunque il segno che non era questo l’ordine naturale delle cose, se era vero che il cuore vi veniva meno per lo sconforto, la sporcizia, la scarsità di ogni bene, per gli inverni interminabili, i calzini che si attaccavano alle scarpe, gli ascensori che non funzionavano mai, l’acqua gelata, il sapone che sembrava fatto con la sabbia, le sigarette che si sbriciolavano fra le dita, il cibo dal sapore strano, malefico? Come sarebbe potuto apparire intollerabile, tutto ciò, se non si fosse conservato una sorta di ancestrale ricordo che le cose un tempo erano state diverse?"
Napoli, invasa dall'immondizia.
9) "Al matrimonio si riconosceva il solo scopo di procreare figli da mettere al servizio del Partito. Il rapporto sessuale doveva essere considerato un atto di scarsa importanza e vagamente disgustoso, come un clistere. Anche questo fatto non veniva mai espresso a chiare note, ma lo si inculcava in ogni membro del Partito fin dall’infanzia. Vi erano perfino associazioni, come la Lega Giovanile Antisesso, che propugnavano la totale castità per i membri di entrambi i sessi. […] l’ideologia complessiva del Partito, che si sforzava di distruggere l’istinto sessuale."
Angelo Bagnasco , in una sua critiana e fraterna immagine (Pontevico, 14 gennaio 1943), è un cardinale e arcivescovo cattolico italiano, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e Arcivescovo metropolita di Genova
10) "Se c’è una speranza scrisse Winston, questa risiede fra i prolet. […] Finché non diverranno coscienti della loro forza, non si ribelleranno e, finché non si ribelleranno, non diverranno coscienti della loro forza. […] Naturalmente, il Partito pretendeva di aver liberato i prolet dalla schiavitù. Prima della Rivoluzione, i prolet erano stati orribilmente oppressi dai capitalisti, erano stati frustati e ridotti alla fame, le donne costrette a lavorare nelle miniere di carbone (se era per questo, le donne lavoravano ancora nelle miniere di carbone), i bambini venduti alle fabbriche all’età di sei anni. Nello stesso tempo, però, conformemente ai principi del bipensiero, il Partito insegnava che i prolet erano esseri inferiori per natura e che , come gli animali, dovevano essere tenuti in soggezione mediante l’applicazione di poche e semplici regole. In effetti, dei prolet non si sapeva granché. Non era necessario. Finché continuavano a lavorare e generare, le altre cose che facevano non avevano grande importanza. Lasciati a se stessi, come bestiame in libertà nelle pianure argentine, avevano sviluppato uno stile di vita che pareva gli si confacesse alla perfezione, una specie di modello ancestrale. Nascevano, vivevano in topaie, cominciavano a lavorare a dodici anni, attraversavano un fiorente quanto breve periodo di bellezza e di desiderio sessuale, a vent’anni si sposavano, a trenta erano già uomini e donne di mezz’età per poi morire, quasi tutti a sessant’anni. Il lavoro pesante, la cura della casa e dei bambini, le futili beghe coi vicini, il cinema, il calcio, la birra e soprattutto le scommesse, limitavano il loro orizzonte. […] Non era auspicabile che i prolet avessero forti sentimenti politici. Da loro non si richiedeva altro che un po di patriottismo primitivo al quale poter fare appello tutte le volte in cui era necessario fargli accettare un prolungamento dell’orario di lavoro o diminuire le razioni di qualcosa. Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento (il che talvolta, pure accadeva), questo scontento non aveva sbocchi perché, privi com’erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie. Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più grandi."
Otto Griebel, Die Internationale, 1928-1930, Berlin
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1868-1907 Volpedo (Alessandria)
Nella notte fra il 5 e il 6 dicembre 2007 sette operai dello stabilimento di Torino della ThyssenKrupp vengono investiti da una fiammata generata da una fuoriuscita di olio bollente. I sette moriranno nel giro di un mese, mentre un altro operaio resta ferito in maniera non grave. Critiche all'azienda sono state sollevate da più parti, sia perché alcuni degli operai coinvolti nell'incidente stavano lavorando da 12 ore, avendo quindi accumulato 4 ore di straordinario, sia perché secondo le testimonianze di alcuni operai i sistemi di sicurezza non hanno funzionato (estintori scarichi, idranti malfunzionanti, mancanza di personale specializzato). L'azienda ha smentito che all'origine dell'incendio vi sia una violazione degli standard di sicurezza.
11) "Ciò che veramente caratterizzava la vita moderna non era tanto la sua crudeltà, né il generale senso d’insicurezza che si avvertiva, quando quel vuoto, quell’apatia incolore. A guardarsi intorno, ci si rendeva conto che la vita non aveva nulla in comune, non solo con quel torrente di menzogne che fluiva dai teleschermi, ma nemmeno con il programma ideale del Partito"
12) "Prese il libro di storia per bambini e guardò il ritratto del Grande Fratello che campeggiava sul frontespizio. I suoi occhi lo fissarono, ipnotici. Era come se una qualche forza immensa vi schiacciasse, qualcosa che vi penetrava nel cranio e vi martellava il cervello, inculcandovi la paura di avere opinioni personali e quasi persuadendovi a negare l’evidenza di quanto vi trasmettevano i sensi."
Il Presidente degli Stati Uniti d'America, l'11 Settembre 2001, durante l'attacco alle Torri Gemelle, è in una scuola "Booker School" con un libro a rovescio in mano, come si evince dall'immagine. Sta quindi fingendo di leggere con una bambina.
13) "Stavano parlando della Lotteria. Dopo aver proseguito per altri trenta metri, Winston si voltò a guardarli. Discutevano ancora appassionatamente, i volti accesi dalla disputa. La Lotteria, con le enormi cifre che corrispondeva settimanalmente, era il solo avvenimento pubblico con il quale i prolet nutrissero un serio interesse. In tutta probabilità, vi erano milioni di prolet per i quali la Lotteria costituiva la principale, se non unica, ragione di vita. Per loro era una delizia, una felice follia, un conforto, uno stimolante. Quando era in ballo la Lotteria, anche persone che sapevano a malapena leggere e scrivere dimostravano di riuscire a fare calcoli complicatissimi e di possedere una memoria stupefacente. Vi era poi tutta una cricca di persone che si guadagnavano da vivere vendendo amuleti, sistemi per vincere e pronostici."
14) "Sul campo di battaglia, nella camera della tortura, su una nave che sta per colare a picco, i motivi per cui state combattendo sono sempre dimenticati, perché il corpo si dilata fino a riempire di sé il mondo intero, e perfino quando siete paralizzati dalla paura o urlate per il dolore, la vita è una diuturna lotta contro la fame o il freddo, contro la mancanza di sonno, contro l’acidità di stomaco o il mal di denti."
15) "Chiunque controlli l’Africa equatoriale o i paesi del Medio Oriente, o l’India meridionale, o l’arcipelago indonesiano, può anche disporre dei corpi di decine o centinaia di milioni di lavoratori sottopagati e rotti alla fatica. Gli abitanti di queste regioni, ridotti più o meno esplicitamente alla condizione di schiavi, passano di continuo da un conquistatore all’altro e sono utilizzati, come avviene per il carbone ed il petrolio, nella corsa agli armamenti, all’accaparramento di nuove terre, al controllo di una maggiore quantità di manodopera e via discorrendo, all’infinito. […] Queste popolazioni non aggiungono nulla alla ricchezza mondiale, dal momento che tutto ciò che producono è utilizzato per fini bellici e che lo scopo di ogni conflitto è sempre quello di poter partire da posizioni di vantaggio nella guerra successiva. Ciò che viene prodotto da queste popolazioni ha l’effetto di accelerare il ritmo di uno stato di guerra ininterrotto. […] I beni di consumo dovevano essere prodotti, ma non distribuiti. E in effetti l’unico modo per raggiungere un simile obiettivo erano stato di guerra perenne. Scopo essenziale della guerra è la distruzione, non necessariamente di vite umane, ma di quanto viene prodotto dal lavoro degli uomini.[…] Nello stesso tempo, la consapevolezza di essere in guerra , e quindi in pericolo, fa sì chela concentrazione di tutto il potere nelle mani di una piccola casta sembri l’unica e inevitabile condizione per poter sopravvivere.
Lord of War - The life of a bullet
Enduring Freedom ("libertà duratura" in lingua inglese, acronimo OEF) è il nome ufficialmente utilizzato dal governo degli Stati Uniti d'America per designare alcune operazioni militari
"Nella sua qualità di dirigente, è spesso necessario che un membro del Partito Interno sappia che questo o quel particolare relativo alla guerra è falso, in più di un caso può avere coscienza che l’intero conflitto è una mistificazione, che o non esiste affatto o si combatte per fini del tutto diversi da quelli dichiarati. Una simile consapevolezza è agevolmente neutralizzata dalla tecnica del bipensiero."
Un esempio lampante credo possa essere quello della guerra in Iraq, la cui motivazione era la presenza di "armi di distruzione di massa" nel suolo iracheno. All'alba della cosiddetta guerra al terrorismo, la connotazione dispregiativa del termine venne sfruttata per motivare l'opinione pubblica statunitense a favore della guerra. Successivamente non impressionò più di tanto se le armi di distruzione di massa non furono mai ritrovate.
16) "Non credo che nel corso della nostra esistenza noi possiamo cambiare qualcosa, ma non è impossibile immaginare piccoli nuclei di resistenza che nascono qua e là, gruppetti di persone che si mettono insieme e poi lentamente infittiscono le proprie file, fino a lasciare dietro di sé una qualche traccia visibile. In tal modo la prossima generazione potrebbe riprendere il cammino là dove noi lo abbiamo interrotto.
17) "L’essenza del governo oligarchico non è l’eredità che passa di padre in figlio, ma la persistenza di una determinata visione del mondo e di un determinato modello di vita, che i morti impongono ai vivi. Un gruppo dirigente è tale finchè ha la possibilità di nominare i propri successori. Al partito non interessa perpetuare il proprio sangue, ma se stesso. Non è importante chi detenga il potere, purchè la struttura gerarchica resti immutata. Tutte le convinzioni, i costumi, i gusti, le emozioni, gli atteggiamenti mentali che caratterizzano il nostro tempo sono stati in realtà programmati al solo fine di sostenere la mistica del Partito e di impedire che venga colta la vera natura della società contemporanea. […] Da parte dei proletari, in particolare, non vi è nulla da temere: abbandonati a se stessi, continueranno, generazione dopo generazione, secolo dopo secolo, a lavorare, generare e morire, privi non solo di qualsiasi impulso alla ribellione, ma anche della capacità di capire che il mondo potrebbe essere diverso da quello che è.
Antonio Bassolino. Il 31 luglio 2007 è stato richiesto il rinvio a giudizio dalla Procura della Repubblica di Napoli per i presunti reati che avrebbe commesso durante il periodo tra il 2000 e il 2004 come commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania. È stato criticato perché la Regione Campania ha effettuato operazioni economiche ritenute svantaggiose con la Banca UBS, presso cui lavora il figlio Gaetano Bassolino, all'interno del settore che si occupa degli investimenti delle pubbliche amministrazioni. Il consulente finanziario della trasmissione Report (trasmessa il 14 ottobre 2007) ha affermato che l'operazione è costata alla Regione Campania 28 milioni di euro[8] di costi impliciti, trasferendo però questo debito sulle gestioni future.
Massimo Cacciari.Fu sindaco di Venezia dal 1993 al 2000. Nel 2000 tentò di diventare presidente della Regione Veneto, uscendone sconfitto. Nel 2005, a sorpresa, annunciò la sua intenzione di ricandidarsi a sindaco di Venezia. I partiti di sinistra dell'Ulivo avevano però già raggiunto l'accordo per la candidatura unitaria del magistrato Felice Casson, ma Cacciari dichiarò di voler andare avanti anche a costo di spaccare l'unità della coalizione, cosa che effettivamente successe: Cacciari venne sostenuto da UDEUR e Margherita. La sua azione di sindaco, portata avanti con modi superbi e arroganti (stile che contraddistingue le sue interviste) nella città veneziana, verrà ricordata per l'incapacità di istituire un parco naturale protetto nella laguna di Venezia e per non aver saputo tutelare la salute dei propri cittadini, riducendo l'inquinamento devastante che caratterizza la terraferma veneziana, soffocata tra Petrolchimico e tangenziale di Mestre. La Regione Veneto, quindi può contare tra gli altri sui bellissimi parchi dei Colli Euganei, dei Monti Lessini, del Delta del Po, delle Dolomiti, ma non su un Parco naturale protetto della Laguna. Inoltre in questi anni delicati per la città di Venezia, non ha adottato nessuna politica efficace per incentivare i giovani veneziani a restare nella città insulare, e non ha contrastato la speculazione edilizia delle grandi multinazionali a Venezia. Massino Cacciari, usualmente viene presentato come filosofo. Per me è un "laureato in filosofia".
18) Il bipensiero implica la capacità di accogliere simultaneamente nella propria mente due opinioni tra loro contrastanti, accettandole entrambe. […] Sa quindi di essere impegnato in una manipolazione della realtà, e tuttavia la pratica del bipensiero fa sì che egli creda che la realtà non venga violata. Un simile procedimento deve essere conscio, altrimenti non potrebbe essere applicato con sufficiente precisione, ma la tempo stesso ha da essere inconscio, altrimenti produrrebbe una sensazione di falso e quindi un senso di colpa. Il bipensiero consiste nel fare uso di una forma consapevole di inganno, conservano al tempo stesso quella fermezza di intenti che si accompagna alla più totale sincerità. Raccontare deliberatamente menzogne e nello stesso tempo crederci davvero, dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario, richiamarlo in vita dall’oblio per tutto il tempo che serva, negare l’esistenza di una realtà oggettiva e al tempo stesso prendere atto di quella stessa realtà che si nega, tutto ciò è assolutamente indispensabile.
Ecco un esempio pratico di "bipensiero" praticata da Clemente Mastella:
I.) I dati oggettivi:
a) Il 17 gennaio 2008 conferma le sue dimissioni e concede in un primo momento l'appoggio esterno al governo. b) Il 21 gennaio 2008 apre la crisi di governo durante un comunicato stampa dalla sede dell'UDEUR dichiarando di lasciare la maggioranza dopo 2 anni. c) Il 23 gennaio 2008 l'UDEUR si astiene sul voto di fiducia alla Camera dei deputati. d) Il 24 gennaio 2008 il governo cade a seguito del voto contrario alla fiducia. Votano contro la fiducia due dei senatori dell'UDEUR, due dei senatori dei Liberal Democratici, Domenico Fisichella e Franco Turigliatto, tutti eletti nello schieramento di centro-sinistra.
II) Manipolazione della verità attraverso la pratica del "bipensiero":
Dal Blog di Clemente Mastella 8 Aprile 2008
Ho letto con molta attenzione, questa mattina, le analisi del Presidente Romano Prodi sul quotidiano La Stampa e per questa ragione ho deciso di rispondere.Caro Romano, non sono io ad averti tradito, ma chi ha lavorato per mandarti a casa logorando la tua e la nostra azione di governo. Condivido, infatti, in larga parte le considerazioni di Prodi, soprattutto, quando individua in alcune forze politiche la responsabilità di aver minato l’azione dell’esecutivo, con dichiarazioni ed atteggiamenti istituzionalmente opinabili. Quanto a me, ricordo di essere stato oggetto, sin dal mio insediamento, di una campagna di delegittimazione portata sistematicamente avanti da una parte della coalizione, e assecondata da quegli stessi organi “padronali” dell’informazione, acerrimi nemici del professore bolognese, che strumentalizzando inchieste giudiziarie, rilevatesi poi prive di ogni fondamento, hanno decretato la mia panchina politica. Nelle circostanze in cui è maturato il mio accerchiato e sono stato costretto ad alzare bandiera bianca, ho dovuto registrare un’avara solidarietà umana e scarse solidarietà politiche, proprio da coloro che hanno lavorato per la fine della tua esperienza di governo. Nei tuoi riguardi, caro Romano sono sempre stato leale e ti conferma anche oggi la mia piena stima."
Leggendo "1984", ho capito, che esiste un punto di non ritorno: ed è quando le persone non possono più capire, perchè sono compromesse e la realtà è stata manipolata in modo irreversibile.

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