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lunedì 1 novembre 2010

Marsilio Editori compie 50 anni

Nel mondo dell'editoria c'è una galea veneziana, l'ammiraglia Marsilio Editori, che da 50 anni solca leggera quel mare magnum che chiamiamo cultura. È l'anniversario e per l'occasione si è tenuta una grande festa al teatro La Fenice a Venezia.


Costantinopoli si può ancora conquistare? certo se nel 2010 si chiama Sonzogno ed ha un certo che di femminile. L’editrice veneziana ha acquisito infatti la storica Sonzogno ed il suo catalogo, rilevando così uno dei più antichi e popolari marchi dell’editoria italiana. La casa editrice veneziana, partita da quel porto sicuro che diede alla storia anche il primo editore in senso moderno, Aldo Manuzio (1449-1515), percorre ora a vele spiegate rotte prima sconosciute, che potranno portare i suoi lettori verso incantevoli lidi remoti. Rimanete saldi al vostro posto. Lidi gialli come la sabbia dorata. Vele al vento verso l'ignoto. Duri ai banchi, in quel mare che è la vita.


Intervista al Prof.re Cesare de Michelis per i 50 anni della Marsilio Editori, nata il 23 febbraio 1961.
 «Far libri, stamparli, leggerli, scriverli, raccoglierli, venderli, recensirli, nella mia vita mi sembra di non aver fatto altro, come se un’ossessiva passione mi avesse travolto appena ragazzo. Eppure da sempre mi è sembrato non privo di significato farli qua, dov’ero cresciuto, nella nostra terra, magari a Venezia.

Quando cominciai lo sapevo e non lo sapevo che la Serenissima era stata la patria del libro, che proprio nell’isola aveva preso forma e si era definito all’alba del Cinquecento, quello strano mestiere che è far l’editore, grazie a Aldo Manuzio, il principe e il principio di tutta la storia dei libri.

Per questo continuo a fare libri a Venezia, come se il tempo che intanto è passato non sia bastato a cancellare una storia che ha ormai cinque secoli e più»
                                                                                 Cesare De Michelis
Le sede della Marsilio Editori, recentemente restaurata, ben visibile per chi arriva a Venezia attraversando il Ponte della Libertà, è per dirla con le parole di Cesare De Michelis «il baricentro esatto di Venezia intesa come terraferma e centro storico».

domenica 17 ottobre 2010

Gli anni che non stiamo vivendo. Il tempo della cronaca


Ho letto in questi giorni "Gli anni che non stiamo vivendo. Il tempo della Cronaca" di Antonio Scurati (Ed. Bompiani) nel pieno del martellamento selvaggio della televisione sui fatti di Avetrana ed ho potuto quindi meglio aprezzarne il senso. Il libro è un buon contenitore di idee illuminate, l'unica pecca è che esse vengono ripetute e spalmate per 300 pagine. Alcune sono elucubrazioni tirate come la pasta della pizza perché si doveva confezionare un libro. Qui di seguito condivido i punti salienti:

  1. "Non ne possiamo più dell'ottimismo consumistico. Trent'anni di forzoso ottimismo sono troppi. Siamo cresciuti in una delirante fantasmagoria da multilevel marketing. Lo schema era semplice: se tu fossi diventato al tempo stesso acquirente e venditore di un prodotto qualsiasi (che fossero assicurazioni o detersivi poco importava), se poi avessi convinto 10 amici  a farlo, e se questi ne avessero convinti altri dieci, e così via, in breve saresti stato ricco. Lo saremmo stati tutti. Grazie a piccole percentuali, ci saremmo tutti seduti in cima a una piramide di rendite di posizione. Non avresti nemmeno avuto bisogno di scalarla, la piramide, perchè ti avrebbe usato la cortesia di erigersi da sola, giusto sotto di te. La moltiplicazione dei profitti sarebbe stata algebrica, i consumi espandibili all'infinito, la vita una cosa meravigliosa. Si trattava solo di crederci, di avere fiducia, di essere ottimisti. Di fare, ogni giorno e dappertutto, pubblicità per noi stessi." (pag.8)
  2. "Sta lì, forse, l'origine della nostra indigenza: viviamo nel tempo della cronaca. La cronaca non è più, per noi, uno dei tanti modi di raccontare il tempo presente.È diventata, invece, il criterio generale del nostro sentimento del tempo. Misuriamo su di esso, esclusivamente su di esso, le nostre esigenze. Ed è un metro corto. Da qui forse, quell'altrimenti ingiustificabile senso di oppressione, quell'irosa sensazione di peggioramento che è la speciale condanna toccata a un'umanità sotto ogni altro aspetto privilegiata. La vita, se vissuta nell'orizzonte angusto della cronaca, si cronicizza in una malattia inguaribile di lungo decorso." (pag. 13)
  3. Con riferimento alla casa di Cogne e alle trasmissioni di Bruno Vespa: "Alla fine capiamo: non siamo mai entrati nell'autentica casa del delitto, ma nel plastico usato dai mercanti del tempio televisivo per venderci la nostra dose di finta paura quotidiana, la nostra piccola pillola di veleno senza la quale non riusciamo più a prender sonno." (pag. 23)
  4. "Si piange di più perché, da un ventennio a questa parte, il dominio neotelevisivo del reality show fa perno su di una retorica della vita vissuta, nella quale l'autenticismo posticcio enfatizza l'esibizione delle lacrime come presunto segno della verità dei sentimenti. [...] commozione generale che scuote di singhiozzi una nazione in posa davanti alle telecamere ma anche davanti agli schermi [...] Tutte queste lacrime, indipendentemente dal sentimento che le fa sgorgare, sono fatte della medesima sostanza comunicativa di quelle strappate proditoriamente dai programmi specializzati nel commercio della pietà" (pagg. 27-28)
  5. Con riferimento ai funerali di Giovanni Paolo II: "La foto scattata ad un cadavere, riletta a distanza di tempo e di spazio, garantisce, attraverso la propria mediazione immaginifica, la realtà dell'istante supremo, di quei brevi momenti in cui si è sfilato accanto al feretro, spesi non in contemplazione della morte ma a fotografare la morte. La foto scattata dal videofonino diventa così un referto di morte che è una certificazione d'esistenza in vita della situazione vissuta. L'immagine digitalizzata di un cadavere portentoso consente al pellegrino, di ritorno dal suo viaggio, di dire non soltanto Io c'ero, ma anche Io ci sono, Io esisto." (pag. 34)
  6. "Confusione di guerra e pace che caratterizza la violenza militare odierna. Oggi la pace e la guerra non sono correlate logicamente, legate l'una all'altra da rapporti di contrarietà, contraddizione, opposizione, ma commiste, confuse l'una nell'altra. La confusione nell'ordine del linguaggio (verbale e non) manifesta e, simultaneamente, produce quella nell'ordine delle cose." (pag. 38) Per approfondire meglio il detto "La guerra e pace" rimando alla recensione di 1984 di G. Orwell
  7. "In primo luogo, non dobbiamo dimenticare che la sfrenatezza sessuale e distruttiva dei nostri ragazzi è il lato lugubre di un giubilante giovanilismo. Oggi il corpo degli adolescenti sono al centro di un vero e proprio culto sociale, e lo scatenamento della libido sessuale tipico della pubertà è incitato più che inibito dalla cultura dominante." (pag. 50)
  8. Con riferimento alle accuse di molestie sessuali mosse a Don Gelmini: "Sabato scorso Vittorio Messori, uno dei più colti e stimati intellettuali cattolici, coautore di ben due papi (ha scritto libri a quattro mani sia con Giovanni Paolo II sia con Benedetto XVI), in una sconcertante intervista ha dichiarato di non trovare nulla di scandaloso in un uomo di Chiesa che ogni tanto "tocchi qualche ragazzo", se poi "ne salva a migliaia". Dopo aver dichiarato che molti santi e beati della Chiesa erano psicopatici vittime di gravi turbe della sessualità, Messori si è spinto fino a dichiarare che la pedofilia - forse il più odioso di tutti i crimini, stando al senso comune - sarebbe, secondo un certo "realismo della Chiesa", nient'altro che "un'ipocrita invenzione". Poiché la linea di demarcazione tra l'adulto e il bambino sarebbe sempre in qualche misura convenzionale, non ci sarebbe nessuna sostanziale differenza tra un rapporto omosessuale consesuale tra due adulti e gli abusi di un adulto su un bambino [...] Nelle stanze del silenzio in cui giovani disperati aprono il loro cuore a curatori (nel senso letterale del prendersi cura) quali don Gelmini, la guarigione la si attende non dall'applicazione di un protocollo medico-scientifico ma dalla benedizione di un dono religioso. In quelle stanze, intanto, c'è comunque un uomo in totale potere di un altro uomo." (pagg. 92-94)
  9. Con riferimento alle gemelline Cappa del delitto di Garlasco: "le due sciocchine di Garlasco, le sorelline fatue che posavano da veline davanti ai cronisti di nera, le sventate, le teenager para-anoressiche consacrate all'effimero" (pag. 98)
  10. "Ciò che intendo dire che, d'epoca in epoca, la violenza assume forme, modi e figure molto diversi. Il XX è stato il secolo della violenza della storia, il XXI sembra avviato a diventare quello della violenza della cronaca. L'attentato dell'11 Settembre 2001 ha fatto da spartiacque tra queste due epoche della violenza. Appartiene per un verso alla violenza della storia, per altro verso a quella della cronaca. Non sarà, perciò, forse del tutto inutile tentare di innalzare al livello di una riflessione epocale i sanguinosi fatti di cronaca che, con cadenza settimanale o mensile, scuotono l'opinione pubblica in brevi fiammate d'attenzione, per poi subito essere dimenticati a beneficio di nuove microtragedie fresche di stampa. Non lo sarà, soprattutto perché una delle caratteristiche della violenza della cronaca è proprio quella di ridursi a una congerie di fatti minuti e dispersi, di negarsi al pensiero rendendo apparentemente impossibile un loro inquadramento dentro una visione del mondo, una comprensione che abbracci il passato, il presente e il futuro della nostra vicenda individuale e collettiva [...] Visto nell'ottica della violenza della cronaca, infatti, il nostro mondo finisce con l'apparirci come una sterminata, nauseante, insostenibile distesa di dettagli insignificanti, di fatti diversi e sanguinolenti, irriducibili a uno scopo, a un disegno, a un'idea" (pagg. 109-112)
  11. "L'ottavo rapporto Euripes-Telefono Azzurro parla di teenager che guardano al sesso con pragmatismo, lontani dal sogno di un amore romantico. Ragazzi e ragazze che, tra sbornie da weekend e serate in discoteca, si dedicano al cyber-bullying, tramite l'invio di e-mail e sms intimidatori e la diffusione in rete di video compromettenti" (pag. 121)
  12. "26 Aprile 2008: Amstetten, nel sud dell'Austria, si scopre luogo dell'orrore. Josef Fritxl, 73 anni, ingegnere in pensione, confessa di aver segregato la figlia Elisabeth nella cantina di casa per 24 anni. Abusando di lei e facendole partorire sette figli, di cui uno morto e incenerito nel bruciatore della caldaia. Per tutto il tempo, Fritzl ha vissuto una vita segreta con Elisabeth e tre dei figli, e una vita normale con altri tre figli-nipoti e la moglie, che sostiene di esserne sempre stata all'oscuro. Chi l'ha conosciuto lo descrive come un uomo normale, disponibile e in buono stato fisico" (pag. 131)
  13. "Abbiamo avuto infanzie felici, giovinezze agiate, esistenze pacifiche, eppure accusiamo molti dei sintomi dei soldati traumatizzati in battaglia: vissuti intrusivi, stordimento, confusione, tendenza a evitare tutto ciò che ricordi in qualche modo l'esperienza (anche solo simbolicamente) traumatica, incubi, insonnia, irritabilità, ansia, aggressività, tensione. In molti casi, in troppi casi, cerchiamo sollievo alle nostre sofferenze proprio come tendono a fare i traumatizzati. abuso di alcol, droga, farmaci e psicofarmaci." (pag. 137)
  14. "Apparteniamo all'umanità più agiata, sana, protetta, longeva che abbia calcato la faccia della terra, eppure sembriamo la più impaurita, insicura, isterica e menagrama" (pag. 147)
  15. "Milano, Gennaio 2010: soltanto nel primo mese dell'anno, le concentrazioni di PM10 - le polveri sottili derivanti principalmente dal traffico motorizzato - arrivano a superare le soglie dall'allarme per 20 giorni consecutivi, raggiungendo quasi il triplo del livello consentito. Interrogato sull'argomento, il vicesindaco Riccardo De Corato risponde: dobbiamo combattere gli inutili allarmismi che vedono nel traffico la causa di tutti i mali." (pag. 153) Non c'è da stupirsi se i nostri figli hanno la tosse ed il catarro per l'intera durata dell'inverno e poi il raffreddore da fieno per l'intera durata di quella che un tempo di definiva bella stagione. (pag. 155)
  16. "Non prendiamo in mano il nostro destino, se rimaniamo incapaci di un pensiero profondo sul nostro essere nel tempo che vada oltre le previsioni meteo per il prossimo weekend in montagna. E questo senso del tempo profondo porta con sé, innanzitutto, il senso della fine." (pag. 156)
  17. "Eppure c'è un ceto politico che il dovere dell'ottimismo ora ancora predicarlo, come se fosse tutta questione di debolezza di carattere, di ansie immotivate, di fragilità psicologica. Il che significa un nuovo tuffo nel consumismo." (pag. 171)
  18. Nel capitolo "Il berlusconismo, un'egemonia culturale": "Negli anni Ottanta, a organizzare il consenso spontaneo della grandi masse popolari all'indirizzo iperconsumistico impresso alla vita sociale dal gruppo dominante, furono pubblicitari ed esperti di marketing aziendale." (pag. 175)
  19. Riferendosi all'estasi dell'outlet: "Perché non ci costruiscono anche degli alberghi qui dentro? Così uno non deve nemmeno più uscire per andare a casa a dormire e il giorno dopo può continuare! L'idea la suggerisce il maschio di una coppia di trentenni obesi, mentre si lascia andare su di una panchina ergonomica. È carico fino all'inverosimile di sacchetti finto-povero marchiati da svariate griffe dell'abbigliamento e si sta avviando al parcheggio, dove la sua capiente auto da fuoristrada lo attende per ricondurlo a casa dopo una caccia formidabile". (pag. 203)
  20. "Da questo momento, ha ufficialmente inizio quelle che Philippe Ariès ha chiamato la congiura del silenzio, il complotto ordito dai "sani" (naturalmente a fin di bene!) per nascondere al malato la verità della sua fine prossima. Una congiura che costringe i suoi esecutori, e in particolare quelli più esposti al giudizio dell'ingannato, a rincorrere a una teoria infinita di artifici, menzogne, trucchi per tenere celato ciò che il progredire della malattia rende sempre più evidente: l'avvicinarsi della morte." (pag. 214)
  21. "Spettacolo offerto da un certo politico che con le sue diatribe partitiche, i suoi tatticismi elettorali, le sue piaggerie ecclesiastiche, tiene in ostaggio una società molto più avanzata rispetto al suo inerte conservatorismo lungo la linea della libertà di amarsi." (pag. 217)
  22. "Le vediamo lì in strada, a vendersi in una tenuta da lavoro che non ha più niente dell'abbigliamento madornale e sguiato della puttana vecchio stile, che nella sua mise triviale cercava il segno di distinzione rispetto alla donna costumata. No, queste nuove prostitute ragazzine sono pressoché indistintguibili dalle nostre liceali. Le nostre liceali, infatti, ostentano a loro volta - negli indumenti e nelle movenze - un'estrema disinibizione e promiscuità sessuale. Le prostitute si mimetizzano con le liceali e queste con quelle" (pag. 230)
  23. "Un'approfondita ricerca sul tema della prostituzione: otto milioni di clienti. Una rilevante fetta della popolazione maschile fissata a uno stadio di sottosviluppo della propria sessualità, a quello stadio in cui l'atto sessuale si colora di una sinistra sfumatura sadica, diventa un esercizio predace di possesso e disprezzo" (pag. 231)
  24. "Se oggi le mie amiche trentenni, pur desiderandolo, non hanno figli, è principalmente perchè le condizioni lavorative della generazione precaria non lo consentono. È la progressiva scomparsa delle tutele legislative per le lavoratrici cosiddette atipiche, non l'eclissi di un sentimento religioso del mondo o di supposti valori tradizionali, a scoraggiarci tutti, uomini e donne, rispetto al gesto sovrano della procreazione." (pag. 240)
  25. "Che farne dei vent'anni quando non sono più ciò che fugge ma ciò su cui il nostro desiderio, la nostra attenzione, il nostro rimpianto pervicacemente sostano? Come la mettiamo con la giovinezza, quando la giovinezza è tutto? (pag. 247)
  26. "I ragazzi di Amici, gli aspiranti ballerini, cantanti, attori di questa scuola per celebrità, non saranno mai famosi. E non lo saranno perchè lo sono già. La fama non li attende in un futuro raggiunto a fatica grazie allo sviluppo dei loro personali talenti; li travolge nel presente in virtù di un meccanismo di pura e semplice visibilità mediatica. Il loro momento di fulgore non è il culmine di un'esistenza, di una carriere artistica, ma il riverbero abbagliante che si rimpiange per tutta una vita." (pag. 249-250)
  27. "Il sole tramonta sull'avanguardia di un esercito di ottocentomila straniere che si curano di vecchi non loro, di malati non loro, di figli non loro. In loro, il Welfare State si è silenziosamente privatizzato. Chi può, paga. Chi può, se ne mette una in casa di queste donne venute dall'Est, dal Sud, dal Terzo o dal Quarto Mondo. Perchè tanto si sa: lo Stato è sparito, la società si è dissolta, la famiglia è data in outsourcing.

venerdì 15 ottobre 2010

Duri ai banchi, è arrivata l'era dell' "eBook" e l' "eReader" sarà il regalo del Natale 2010


Ho voluto fotografare con un screenshot il sito di http://www.edigita.it/ prima del lancio ufficiale previsto per il giorno 18 ottobre 2010. Edigita (Editoria Digitale Italiana), la prima piattaforma digitale italiana dedicata esclusivamente alla distribuzione degli eBook, il libro digitale.
 
L'era del libro digitale è arrivata. "Duri ai banchi" vi dico. "Duri" è un modo di dire che tuttora viene usato a Venezia, e deriva dal grido "Duri ai banchi!" che invitava i vogatori delle galere a reggersi saldamente ai banchi di voga nell'imminenza di uno speronamento. Con il termine eBook si intende un'opera letteraria monografica pubblicata in forma digitale e consultabile mediante appositi dispositivi informatici.  State già storcendo il naso lo so. Questa storia degli eBook (contrazione di electronic book), non va giù a nessuno. La prima smorfia su un viso intelligente, potrebbe crearsi al pensiero che i nuovi supporti digitali non garantiscono come il libro cartaceo la conservazione delle informazioni per lunghi periodi di tempo, la conservazione badate del patrimonio collettivo delle civiltà (fate sempre delle copie in più memorie fisse di tutti i documenti, mail, foto alle quali siete legati da una qualche forma di ricordo sentimentale, perchè la morte digitale esiste ed arriva quando meno te l'aspetti!!!!!). Dall'altro qualcuno sta pensando emozionato a tutti quegli alberi che grazie a questo marchingegno infernale non verranno più abbattuti. Ancora una volta comunque ci toccherà capire ed adeguarci alle imposizioni della tecnologia per non restare indietro. Già, perchè non se lo aspettava nessuno che Amazon, compagnia di commercio elettronico statunitense,  annunciasse il sorpasso delle vendite di ebook sui libri cartacei.
Immagine di un magazzino di Amazon. Il futuro. Quale futuro.
La diffusione dell’ebook, che sta procedendo più rapidamente del previsto, erode negli U.S.A le vendite dei volumi tradizionali. Il 20 luglio 2010 il Corriere.it se ne usciva con l'articolo "Gli ebook superano i libri di carta"; poi  "Stieg Larsson è il primo scrittore da un milione di copie vendute sul Kindle, il lettore di libri digitali di Amazon." Insomma, che ci piaccia o no dobbiamo farcene una ragione: il dvd è nato come arricchimento della videocassetta ma poi le videocassette sono scomparse e ora anche Blockbuster sta fallendo. La comodità, semplicità d'uso ed ergonomicità degli ultimi dispositivi di lettura in commercio (in particolare quelli con schermo e-ink, una tecnologia di display progettata per imitare l'aspetto dell'inchiostro su un normale foglio) rendono il mercato degli eBook sufficientemente maturo per potersi sviluppare notevolmente e modificare gli assetti dell'editoria classica.

La quota di mercato del libro digitale negli Stati Uniti è stata nel 2009 inferiore al 2% e secondo le previsioni crescerà fino al 15-20 per cento entro il 2015. Edigita, di cui facevo cenno sopra, prevede che il mercato italiano possa raggiungere almeno i 60-70 milioni di euro nel 2015 con una quota non inferiore al 4-5%. Nella sintesi del Rapporto 2010 sullo stato dell'editoria presentato dall'Associazione Italiana Editori (AIE) alla Fiera del Libro di Francoforte ai primi di Ottobre 2010, si evince, oltre al fatto interessante che le donne leggono più degli uomini (51,6% contro il 43,6%), che "il nuovo fenomeno degli e-book che, secondo le stime, valeva nel 2009 lo 0,03% del mercato complessivo (1,1 milioni di euro) già a Natale 2010 raggiungerà la quota dello 0,1% sul totale (3,4 milioni di euro)". Insomma, il lettore di eBook (eReader) sarà il regalo del Natale 2010, basta dirlo e già aumento di un vagoncino il treno del consumismo.

domenica 6 aprile 2008

"1984": l'individuo in lotta contro l'ambiente dominato dallo strapotere dei mezzi di comunicazione e tecnologie alienanti

Silvio Berlusconi. Ho pensato a lui, quando George Orwell parla di un "Sinistro incantatore, capace di abbattere l'edificio della civiltà con la sola forza della voce". E come non pensare all' inno di Forza Italia quando Orwell parla di "un inno alla saggezza e alla mestà del Grande Fratello, ma soprattutto di un atto di autoipnosi, di un volontario ottundimento della coscienza, raggiunto per mezzo del ritmo".

In questo periodo ho letto attentamente uno dei capolavori di George Orwell, 1984. Ho pensato di trascriverne alla lettera i passi più interessanti, che mi hanno ricordato purtroppo tanti fenomeni dei giorni d'oggi. Uno tra tutti l'esistenza indisturbata di oligopoli, monopoli, posizioni dominanti nel mercato della comunicazione e non solo.
Senate House on Malet Street in Bloomsbury, durante la Seconda Guerra Mondiale ospitò il Ministero dell'Informazione (George Orwell sposò una dipendente del medesimo Ministero). Nel celebre "1984" dello scrittore George Orwel, l'edificio è il Ministero della Verità. Ecco come viene descritto: "Il Ministero della Verità differiva in maniera sorprendente da qualsiasi altro oggetto che la vista potesse discernere. Era un’enorme struttura piramidale di cemento bianco e abbagliante che s’innalzava, terrazza dopo terrazza, fino all’altezza di trecento metri. Da dove si trovava Winston era possibile leggere, ben stampati sulla bianca faccita in eleganti caratteri, i tre slogan del Partito: LA GUERRA È PACE , LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ, L’IGNORANZA È FORZA
Eric Arthur Blair, vero nome di Gorge Orwel, nasce il 25 giugno 1903 nel Bengala. Tutti i suoi romanzi sono ispirati a reali esperienze di vita; si arruolò nella Polizia imperiale indiana in Birmania, stette a Parigi dove esplorò i bassifondi, sopravvivendo grazie alla carità dell’Esercito della Salvezza, sobbarcandosi lavori umilissimi; su commissione di una associazione culturale filosocialista, svolse un’indagine nelle zone più colpite dalla depressione economica, che lo porterà nei primi mesi del 1936 tra i minatori dell’Inghilterra settentrionale; sposò una impiegata del ministero dell’Informazione e partì sempre nel 1936 come volontario per la guerra di Spagna, arruolandosi nelle file del Partito Operaio d’unificazione marxista, d’ispirazione trotzkista, ove fu ferito seriamente; successivamente si arruolò nelle milizie territoriali inglesi (British Home Guard) e collaborò con giornali e riviste. Morirà a Londra il 21 Gennaio 1950.

George Orwel
Ora riporterò i passi che ho selezionato dal libro "1984".
1) "Per chi, si chiese a un tratto, scriveva quel diario? Per il futuro, per gli uomini non ancora nati. […] Come fare a comunicare col futuro? Era una cosa di per se stessa impossibile. O il futuro sarebbe stato uguale al presente, nel qual caso non l’avrebbe ascoltato, o sarebbe stato diverso, e allora le sue asserzioni non avrebbero avuto senso."

Beppe Grillo. Grillo è autore di un blog, lanciato con il tour 2005 Beppegrillo.it, primo in Italia per numero di link entranti e tra i primi al mondo (negli ultimi sei mesi arrivato alla nona posizione) secondo Technorati, arrivando a contare una media di 150.000 - 200.000 contatti al giorno. La decisione di affidare il proprio pensiero ad un blog può essere fatta risalire alle vicende che hanno portato al progressivo allontanamento di Grillo dalle emittenti televisive nazionali. Con l'apertura del suo blog Grillo giunge in breve ad utilizzare la rete come fonte di informazione globale e di dirompente cambiamento sociale: « In questo momento il mondo, senza accorgersene, sta vivendo la terza guerra mondiale: quella dell'informazione. L'unico modo per salvarsi è sapere. Conoscere le notizie. Noi abbiamo un mezzo, la Rete, che ci consente di arrivare dritti alle notizie. La politica, le televisioni, i giornali arrivano sempre dopo.» 2) "Ieri sera al cinema. Solo Film di guerra […] poi si vedeva una scialuppa di salvataggio piena di bambini con un elicottero che le volteggiava sopra. C’era una donna di mezz’età forse un’ebrea seduta a prua con un bmbino di tre anni fra le braccia. Il bambino strillava dalla paura e nascondeva la testa fra i seni della madre come se volesse scavarsi un rifugio nel suo corpo e la donna lo abbracciava e lo confortava anche se era anch’essa folle di terrore, coprendolo per quanto poteva come se le sue braccia potessero allontanare da lui i proiettili. Poi l’elicottero sganciò una bomba da 20 chili che li prese in pieno un bagliore terribile poi la barca volò in mille pezzi. Poi ci fu una bellissima inquadratura del braccio di un bambino che andava su su su nell’aria doveva averlo seguito un elicottero con una cinepresa sul muso e uno scroscio di applausi si levò dai posti riservati ai membri del Partito"
Studio Aperto, il telegiornale di Italia 1, Mediaset, è un esempio lampante di come l'informazione di un paese serva a lobotomizzare le coscienze: servizi patetici, riciclati schifosamente, falsi pure, con tette e culi in primo piano: la ricerca estrema nel singolo episodio del "patetico style" con musiche epiche. La pubblicità delle reti commerciali in genere è basata sulla esaltazione della ricchezza, o del potere, in modo da inclinare al delitto ampi strati sociali in quanto colloca i poveri e i deboli nella drammatica alternativa di sentirsi emarginati o di ricorrere a comportamenti devianti per ottenere i beni più diffusament apprezzati.
La manomissione dell'informazione attuata da Bruno Vespa in questi anni è ben documentata da questo video circostanziato di Marco Travaglio. Anche Bruno Vespa, di fronte a gravi problemi sociali del paese quali la corruzione, le "morti bianche", etc. ha dedicato le sue trasmissioni in modo morboso a singoli fatti di cronaca (famoso l'episodio del plastico di Cogne e della bicicletta di Garlasco), i cosiddetti "fumogeni dell'informazione".
2) "Nel secondo minuto, l'Odio raggiunse il parossismo. I presenti si sedevano e balzavano in piedi di continuo, urlando con tutte le loro forze nel tentativo di coprire l'esasperante belato che proveniva dal teleschermo; la donna dai capelli color sabbia si era fatta tutta rossa in faccia, mentre la bocca le si apriva e chiudeva come quella di un pesce tirato fuori dall'acqua [...] La ragazza dai capelli neri che sedeva alle spalle di Winston aveva cominciato a urlare "Porco! Porco! Porco!" [...] La cosa orribile dei Due Minuti dell'Odio era che nessuno veniva obbligato a recitare. Evitare di farsi coinvolgere era infatti impossibile. Un'estasi orrenda, indotta da un misto di paura e di sordo rancore, un desiderio di uccidere, di torturare, di spaccere facce a martellate, sembrava attraversare come una corrente elettrica tutte le persone li raccolte, trasformando il singolo individuo, anche contro la sua volontà, in un folle urlante, il volto alterato da smorfie. E tuttavia, la rabbia che ognuno provava costituiva un'emozione astratta, indiretta, che era possibile spostare da un oggetto all'altro come una fiamma ossidrica."
Insulti del Senatore Strano al Senatore Cusumano nel Parlamento Italiano: "cesso", "cesso corroso", "mafioso", "merda", "checca squallida", "frocio mafioso", "stronzo", "frocio".
L'onorevole Vittorio Sgarbi e le risse televisive sulle reti Mediaset, di proprietà di Silvio Berlusconi.
3) "Gli appartamenti Vittoria erano case vecchie, costruite prima del 1930,e cadevano a pezzi. L'intonaco si staccava continuamente dalle pareti, le condutture scoppiavano ad ogni gelata, dal tetto colava acqua tutte le volte che nevicava, il riscaldamento funzionava a scartamento ridotto, sempre che per motivi di risparmio non fosse spento del tutto. Le riparazioni nel caso non foste in grado di provvedere da soli, dovevano ricevere l'approvazione di commissioni misteriose, che potevano differire di un paio d'anni perfino la riparazione del vetro di una finestra."
Estratti (da Annozero del 27 marzo 2008) del reportage sulle White, le case della periferia di Milano in cui le persone vivono (muoiono) circondate da amianto, senza che nessuno dalle istituzioni abbia mai mosso un dito. Scampìa è un quartiere napoletano di circa 80.000 abitanti. Oltre l'80% dei suoi edifici risale al ventennio '70-'90, quando il quartiere fu costituito anche come circoscrizione di Napoli. Alcune realizzazioni edilizie, oggi discusse, furono realizzate in momenti di piena emergenza post-terremoto - le cosiddette zone 167. È uno dei quartieri pìù popolosi della città, nonostante il fatto che il numero di residenti vada visto pesantemente al rialzo per via degli abusivi - che secondo alcune stime raggiungono l'ordine delle migliaia di unità - che hanno occupato i più disparati alloggi, compresi scantinati e ballatoi. Il suo nome è diventato tristemente famoso per essere uno dei quartieri più degradati e problematici della città. Questo degrado si accompagna anche ad una marcata povertà materiale e sociale le cui cause, ancorché recenti, sono profondamente diffuse nella periferia nord di Napoli. Il principale freno allo sviluppo del quartiere è la massiccia presenza della criminalità organizzata: la camorra è fortemente presente nella zona, controllando una notevole mole di lavoro nero, che si manifesta soprattutto col racket ed il traffico di droga, che trova in Scampìa una piazza in cui avviene spaccio anche di grossi quantitativi senza particolari problemi - al punto da essere definita paradiso della droga (infatti detiene il primo posto in Europa per quanto riguarda lo spaccio di droga). Scampìa è nota anche per i suoi problemi legati all'edilizia urbana. Oltre alle cosidette Vele, si nota la presenza di strade senza illuminazione, caseggiati sprovvisti di servizi e scarsissimi collegamenti pubblici costituiscono una situazione decisamente problematica.
4) "Al giorno d'oggi quasi tutti i bambini erano orribili. [...] adoravano il Partito e tutto quello che lo riguardava. I canti, i cortei, gli stendardi, le gite, le esercitazioni coi fucili giocattolo, gli slogan, il culto del Grande Fratello, tutto ciò costituiva per i bambini un gioco meraviglioso. La loro ferocia era tutta incanalata verso l'esterno, verso i nemici dello Stato, gli stranieri, i traditori, i sabotatori, gli psicocriminali"

Il Grande Fratello (noto anche come GF) è un reality show televisivo. Il titolo si ispira all'opera di George Orwell, 1984. Il romanzo narra di un Grande Fratello, capo dello stato totalitario di Oceania che attraverso le telecamere sorveglia costantemente e reprime il libero arbitrio dei suoi cittadini. Lo slogan del libro "Il Grande Fratello vi guarda" si attaglia al meccanismo del programma televisivo, nel quale gli autori della trasmissione (il Grande Fratello appunto) hanno il controllo della situazione nella Casa.
5) "Oggi la paura, l'odio e il dolore c'erano ancora, ma non esistevano pene più profonde e complesse, nè la dignità data dall'emozione [...] D'un tratto era in piedi su un prato tagliato di fresco, elastico sotto il piede, in una sera estiva, quando i raggi del sole, cadendoobliquamente, indorano il suolo. Questo paesaggio compariva così spesso nei suoi sogni, che non riusciva mai a essere certo di non averlo già visto nella vita reale. Nei suoi pensieri , da sveglio, lo chiamava il Paese dell'Oro. Era un vecchio pascolo mordicchiato dai conigli e attraversato da un sentiero serpeggiante, con rialzi del terreno qua e là che rivelavano le tane delle talpe. Nella siepe brulla all'altra estremità del campo, i rami degli olmi ondeggiavano lievemente nella brezza, le foglie fluttuanti in fitte masse, come tante chiome di donna. Da qualche parte lì vicino, sebbene fosse nascosto alla vista, scorreva lentamente un ruscello dalle acque limpide, e nelle pozze sovrastate dai salici nuotavano le lasche."

Guglielmo Ciardi, Mattino di Maggio, cm. 57 x 75 Museo d'Arte Moderna Ca' Pesaro Venezia
6) "E se tutti quanti accettavano la menzogna imposta dal Partito, se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera. "Chi controlla il passato" diceva lo slogan del Partito "controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato" [...] Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda; sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe, fare uso della logica contro la logica;
Una applicazione pratica del linguaggio "bipensiero" (Berlusconi-operaio), in un cartellone elettorale delle scorse elezioni politiche
rinnegare la morale proprio nell'atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito l'unico suo garante; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all'occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo. Soprattutto, saper applicare il medesimo procedimento al procedimento stesso. Era questa, la sottigliezza estrema: essere pienamente consapevoli nell'indurre l'inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto. Anche la sola comprensione della parola "bipensiero" ne implicava l'utilizzazione [...] Fuori il mondo appariva freddo […] sembrava che non vi fosse colore nelle cose, se si eccettuavano i manifesti incollati per ogni dove."
7) "Un simile processo di alterazione continua non era applicato solo ai giornali, ma anche a libri, periodici, manifesti, film, commenti sonori, cartoni animati, fotografie, insomma ad ogni scritto o documento passibili di possedere una qualche rilevanza politica o ideologica. Giorno dopo giorno, anzi quasi minuto dopo minuto, il passato veniva aggiornato. In tal modo si poteva dimostrare, prove documentarie alla mano, che ogni previsione fatta dal Partito era stata giusta; nello stesso tempo, non si permetteva che restasse traccia di notizie o opinioni in contrasto con le esigenze del momento. La storia era un palinsesto che poteva essere raschiato e riscritto tutte le volte che si voleva."
Milano, 22 luglio 2003. Sul numero 20 di Panorama del 15 maggio 2003, alle pagine 1 e 36, sono state pubblicate due immagini del premier Silvio Berlusconi (nonché editore del settimanale), che raffigurano il presidente del Consiglio ripreso di spalle nell’aula del tribunale di Milano durante una sua dichiarazione spontanea. La foto di copertina e quella interna differiscono, perché nella prima l’immagine della nuca dell’uomo politico è stata ritoccata e mostra il premier diversamente dalla realtà con abbondante capigliatura. Il presidente dell’Ordine, Franco Abruzzo, ha avviato una istruttoria sulla vicenda, che presenta aspetti almeno sconcertanti. Il Consiglio (unanime), archiviando il procedimento, ha ritenuto, comunque, di non dover sanzionare una piaggeria di Carlo Rossella verso il suo editore-presidente. La piaggeria non è un illecito disciplinare, anche se è qualcosa di peggio sul piano morale individuale. Sarà valutata successivamente la posizione del fotoreporter Luigi Nocentini, che ha "firmato" la foto "taroccata" del premier. Secondo il difensore di Rossella "…..Appare evidente che se manipolazione vi è stata, cosa che non si esclude, essa non è certamente avvenuta presso la redazione di Panorama…".
Qualcuno (Piero Ricca) ha avuto il coraggio di dire ad Emilio Fede: "Lei è la vergogna del giornalismo italiano"

"Guardando quella faccia senza occhi, quella mascella che si alzava e si abbassava rapidamente, Winston ebbe la curiosa sensazione che non si trattasse di un uomo ma di un fantoccio. A parlare non era il suo cervello, ma la laringe. Quelle che gli uscivano di bocca erano parole, ma non si trattava di un discorso nel vero senso della parola, erano rumori emessi meccanicamente, come lo starnazzare di un’anatra."

Emilio Fede


8) "E se tutto ciò peggiorava , naturalmente, a mano a mano che il corpo invecchiava, non costituiva comunque il segno che non era questo l’ordine naturale delle cose, se era vero che il cuore vi veniva meno per lo sconforto, la sporcizia, la scarsità di ogni bene, per gli inverni interminabili, i calzini che si attaccavano alle scarpe, gli ascensori che non funzionavano mai, l’acqua gelata, il sapone che sembrava fatto con la sabbia, le sigarette che si sbriciolavano fra le dita, il cibo dal sapore strano, malefico? Come sarebbe potuto apparire intollerabile, tutto ciò, se non si fosse conservato una sorta di ancestrale ricordo che le cose un tempo erano state diverse?"
Napoli, invasa dall'immondizia.
9) "Al matrimonio si riconosceva il solo scopo di procreare figli da mettere al servizio del Partito. Il rapporto sessuale doveva essere considerato un atto di scarsa importanza e vagamente disgustoso, come un clistere. Anche questo fatto non veniva mai espresso a chiare note, ma lo si inculcava in ogni membro del Partito fin dall’infanzia. Vi erano perfino associazioni, come la Lega Giovanile Antisesso, che propugnavano la totale castità per i membri di entrambi i sessi. […] l’ideologia complessiva del Partito, che si sforzava di distruggere l’istinto sessuale."
Angelo Bagnasco , in una sua critiana e fraterna immagine (Pontevico, 14 gennaio 1943), è un cardinale e arcivescovo cattolico italiano, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e Arcivescovo metropolita di Genova
10) "Se c’è una speranza scrisse Winston, questa risiede fra i prolet. […] Finché non diverranno coscienti della loro forza, non si ribelleranno e, finché non si ribelleranno, non diverranno coscienti della loro forza. […] Naturalmente, il Partito pretendeva di aver liberato i prolet dalla schiavitù. Prima della Rivoluzione, i prolet erano stati orribilmente oppressi dai capitalisti, erano stati frustati e ridotti alla fame, le donne costrette a lavorare nelle miniere di carbone (se era per questo, le donne lavoravano ancora nelle miniere di carbone), i bambini venduti alle fabbriche all’età di sei anni. Nello stesso tempo, però, conformemente ai principi del bipensiero, il Partito insegnava che i prolet erano esseri inferiori per natura e che , come gli animali, dovevano essere tenuti in soggezione mediante l’applicazione di poche e semplici regole. In effetti, dei prolet non si sapeva granché. Non era necessario. Finché continuavano a lavorare e generare, le altre cose che facevano non avevano grande importanza. Lasciati a se stessi, come bestiame in libertà nelle pianure argentine, avevano sviluppato uno stile di vita che pareva gli si confacesse alla perfezione, una specie di modello ancestrale. Nascevano, vivevano in topaie, cominciavano a lavorare a dodici anni, attraversavano un fiorente quanto breve periodo di bellezza e di desiderio sessuale, a vent’anni si sposavano, a trenta erano già uomini e donne di mezz’età per poi morire, quasi tutti a sessant’anni. Il lavoro pesante, la cura della casa e dei bambini, le futili beghe coi vicini, il cinema, il calcio, la birra e soprattutto le scommesse, limitavano il loro orizzonte. […] Non era auspicabile che i prolet avessero forti sentimenti politici. Da loro non si richiedeva altro che un po di patriottismo primitivo al quale poter fare appello tutte le volte in cui era necessario fargli accettare un prolungamento dell’orario di lavoro o diminuire le razioni di qualcosa. Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento (il che talvolta, pure accadeva), questo scontento non aveva sbocchi perché, privi com’erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie. Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più grandi."
Otto Griebel, Die Internationale, 1928-1930, Berlin
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1868-1907 Volpedo (Alessandria)
Nella notte fra il 5 e il 6 dicembre 2007 sette operai dello stabilimento di Torino della ThyssenKrupp vengono investiti da una fiammata generata da una fuoriuscita di olio bollente. I sette moriranno nel giro di un mese, mentre un altro operaio resta ferito in maniera non grave. Critiche all'azienda sono state sollevate da più parti, sia perché alcuni degli operai coinvolti nell'incidente stavano lavorando da 12 ore, avendo quindi accumulato 4 ore di straordinario, sia perché secondo le testimonianze di alcuni operai i sistemi di sicurezza non hanno funzionato (estintori scarichi, idranti malfunzionanti, mancanza di personale specializzato). L'azienda ha smentito che all'origine dell'incendio vi sia una violazione degli standard di sicurezza.
11) "Ciò che veramente caratterizzava la vita moderna non era tanto la sua crudeltà, né il generale senso d’insicurezza che si avvertiva, quando quel vuoto, quell’apatia incolore. A guardarsi intorno, ci si rendeva conto che la vita non aveva nulla in comune, non solo con quel torrente di menzogne che fluiva dai teleschermi, ma nemmeno con il programma ideale del Partito"
12) "Prese il libro di storia per bambini e guardò il ritratto del Grande Fratello che campeggiava sul frontespizio. I suoi occhi lo fissarono, ipnotici. Era come se una qualche forza immensa vi schiacciasse, qualcosa che vi penetrava nel cranio e vi martellava il cervello, inculcandovi la paura di avere opinioni personali e quasi persuadendovi a negare l’evidenza di quanto vi trasmettevano i sensi."
Il Presidente degli Stati Uniti d'America, l'11 Settembre 2001, durante l'attacco alle Torri Gemelle, è in una scuola "Booker School" con un libro a rovescio in mano, come si evince dall'immagine. Sta quindi fingendo di leggere con una bambina.
13) "Stavano parlando della Lotteria. Dopo aver proseguito per altri trenta metri, Winston si voltò a guardarli. Discutevano ancora appassionatamente, i volti accesi dalla disputa. La Lotteria, con le enormi cifre che corrispondeva settimanalmente, era il solo avvenimento pubblico con il quale i prolet nutrissero un serio interesse. In tutta probabilità, vi erano milioni di prolet per i quali la Lotteria costituiva la principale, se non unica, ragione di vita. Per loro era una delizia, una felice follia, un conforto, uno stimolante. Quando era in ballo la Lotteria, anche persone che sapevano a malapena leggere e scrivere dimostravano di riuscire a fare calcoli complicatissimi e di possedere una memoria stupefacente. Vi era poi tutta una cricca di persone che si guadagnavano da vivere vendendo amuleti, sistemi per vincere e pronostici."
14) "Sul campo di battaglia, nella camera della tortura, su una nave che sta per colare a picco, i motivi per cui state combattendo sono sempre dimenticati, perché il corpo si dilata fino a riempire di sé il mondo intero, e perfino quando siete paralizzati dalla paura o urlate per il dolore, la vita è una diuturna lotta contro la fame o il freddo, contro la mancanza di sonno, contro l’acidità di stomaco o il mal di denti."
15) "Chiunque controlli l’Africa equatoriale o i paesi del Medio Oriente, o l’India meridionale, o l’arcipelago indonesiano, può anche disporre dei corpi di decine o centinaia di milioni di lavoratori sottopagati e rotti alla fatica. Gli abitanti di queste regioni, ridotti più o meno esplicitamente alla condizione di schiavi, passano di continuo da un conquistatore all’altro e sono utilizzati, come avviene per il carbone ed il petrolio, nella corsa agli armamenti, all’accaparramento di nuove terre, al controllo di una maggiore quantità di manodopera e via discorrendo, all’infinito. […] Queste popolazioni non aggiungono nulla alla ricchezza mondiale, dal momento che tutto ciò che producono è utilizzato per fini bellici e che lo scopo di ogni conflitto è sempre quello di poter partire da posizioni di vantaggio nella guerra successiva. Ciò che viene prodotto da queste popolazioni ha l’effetto di accelerare il ritmo di uno stato di guerra ininterrotto. […] I beni di consumo dovevano essere prodotti, ma non distribuiti. E in effetti l’unico modo per raggiungere un simile obiettivo erano stato di guerra perenne. Scopo essenziale della guerra è la distruzione, non necessariamente di vite umane, ma di quanto viene prodotto dal lavoro degli uomini.[…] Nello stesso tempo, la consapevolezza di essere in guerra , e quindi in pericolo, fa sì chela concentrazione di tutto il potere nelle mani di una piccola casta sembri l’unica e inevitabile condizione per poter sopravvivere.
Lord of War - The life of a bullet
Enduring Freedom ("libertà duratura" in lingua inglese, acronimo OEF) è il nome ufficialmente utilizzato dal governo degli Stati Uniti d'America per designare alcune operazioni militari
"Nella sua qualità di dirigente, è spesso necessario che un membro del Partito Interno sappia che questo o quel particolare relativo alla guerra è falso, in più di un caso può avere coscienza che l’intero conflitto è una mistificazione, che o non esiste affatto o si combatte per fini del tutto diversi da quelli dichiarati. Una simile consapevolezza è agevolmente neutralizzata dalla tecnica del bipensiero."
Un esempio lampante credo possa essere quello della guerra in Iraq, la cui motivazione era la presenza di "armi di distruzione di massa" nel suolo iracheno. All'alba della cosiddetta guerra al terrorismo, la connotazione dispregiativa del termine venne sfruttata per motivare l'opinione pubblica statunitense a favore della guerra. Successivamente non impressionò più di tanto se le armi di distruzione di massa non furono mai ritrovate.
16) "Non credo che nel corso della nostra esistenza noi possiamo cambiare qualcosa, ma non è impossibile immaginare piccoli nuclei di resistenza che nascono qua e là, gruppetti di persone che si mettono insieme e poi lentamente infittiscono le proprie file, fino a lasciare dietro di sé una qualche traccia visibile. In tal modo la prossima generazione potrebbe riprendere il cammino là dove noi lo abbiamo interrotto.
17) "L’essenza del governo oligarchico non è l’eredità che passa di padre in figlio, ma la persistenza di una determinata visione del mondo e di un determinato modello di vita, che i morti impongono ai vivi. Un gruppo dirigente è tale finchè ha la possibilità di nominare i propri successori. Al partito non interessa perpetuare il proprio sangue, ma se stesso. Non è importante chi detenga il potere, purchè la struttura gerarchica resti immutata. Tutte le convinzioni, i costumi, i gusti, le emozioni, gli atteggiamenti mentali che caratterizzano il nostro tempo sono stati in realtà programmati al solo fine di sostenere la mistica del Partito e di impedire che venga colta la vera natura della società contemporanea. […] Da parte dei proletari, in particolare, non vi è nulla da temere: abbandonati a se stessi, continueranno, generazione dopo generazione, secolo dopo secolo, a lavorare, generare e morire, privi non solo di qualsiasi impulso alla ribellione, ma anche della capacità di capire che il mondo potrebbe essere diverso da quello che è.
Antonio Bassolino. Il 31 luglio 2007 è stato richiesto il rinvio a giudizio dalla Procura della Repubblica di Napoli per i presunti reati che avrebbe commesso durante il periodo tra il 2000 e il 2004 come commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania. È stato criticato perché la Regione Campania ha effettuato operazioni economiche ritenute svantaggiose con la Banca UBS, presso cui lavora il figlio Gaetano Bassolino, all'interno del settore che si occupa degli investimenti delle pubbliche amministrazioni. Il consulente finanziario della trasmissione Report (trasmessa il 14 ottobre 2007) ha affermato che l'operazione è costata alla Regione Campania 28 milioni di euro[8] di costi impliciti, trasferendo però questo debito sulle gestioni future.
Massimo Cacciari.Fu sindaco di Venezia dal 1993 al 2000. Nel 2000 tentò di diventare presidente della Regione Veneto, uscendone sconfitto. Nel 2005, a sorpresa, annunciò la sua intenzione di ricandidarsi a sindaco di Venezia. I partiti di sinistra dell'Ulivo avevano però già raggiunto l'accordo per la candidatura unitaria del magistrato Felice Casson, ma Cacciari dichiarò di voler andare avanti anche a costo di spaccare l'unità della coalizione, cosa che effettivamente successe: Cacciari venne sostenuto da UDEUR e Margherita. La sua azione di sindaco, portata avanti con modi superbi e arroganti (stile che contraddistingue le sue interviste) nella città veneziana, verrà ricordata per l'incapacità di istituire un parco naturale protetto nella laguna di Venezia e per non aver saputo tutelare la salute dei propri cittadini, riducendo l'inquinamento devastante che caratterizza la terraferma veneziana, soffocata tra Petrolchimico e tangenziale di Mestre. La Regione Veneto, quindi può contare tra gli altri sui bellissimi parchi dei Colli Euganei, dei Monti Lessini, del Delta del Po, delle Dolomiti, ma non su un Parco naturale protetto della Laguna. Inoltre in questi anni delicati per la città di Venezia, non ha adottato nessuna politica efficace per incentivare i giovani veneziani a restare nella città insulare, e non ha contrastato la speculazione edilizia delle grandi multinazionali a Venezia. Massino Cacciari, usualmente viene presentato come filosofo. Per me è un "laureato in filosofia".
18) Il bipensiero implica la capacità di accogliere simultaneamente nella propria mente due opinioni tra loro contrastanti, accettandole entrambe. […] Sa quindi di essere impegnato in una manipolazione della realtà, e tuttavia la pratica del bipensiero fa sì che egli creda che la realtà non venga violata. Un simile procedimento deve essere conscio, altrimenti non potrebbe essere applicato con sufficiente precisione, ma la tempo stesso ha da essere inconscio, altrimenti produrrebbe una sensazione di falso e quindi un senso di colpa. Il bipensiero consiste nel fare uso di una forma consapevole di inganno, conservano al tempo stesso quella fermezza di intenti che si accompagna alla più totale sincerità. Raccontare deliberatamente menzogne e nello stesso tempo crederci davvero, dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario, richiamarlo in vita dall’oblio per tutto il tempo che serva, negare l’esistenza di una realtà oggettiva e al tempo stesso prendere atto di quella stessa realtà che si nega, tutto ciò è assolutamente indispensabile.
Ecco un esempio pratico di "bipensiero" praticata da Clemente Mastella:
I.) I dati oggettivi:
a) Il 17 gennaio 2008 conferma le sue dimissioni e concede in un primo momento l'appoggio esterno al governo. b) Il 21 gennaio 2008 apre la crisi di governo durante un comunicato stampa dalla sede dell'UDEUR dichiarando di lasciare la maggioranza dopo 2 anni. c) Il 23 gennaio 2008 l'UDEUR si astiene sul voto di fiducia alla Camera dei deputati. d) Il 24 gennaio 2008 il governo cade a seguito del voto contrario alla fiducia. Votano contro la fiducia due dei senatori dell'UDEUR, due dei senatori dei Liberal Democratici, Domenico Fisichella e Franco Turigliatto, tutti eletti nello schieramento di centro-sinistra.
II) Manipolazione della verità attraverso la pratica del "bipensiero":
Dal Blog di Clemente Mastella 8 Aprile 2008
Ho letto con molta attenzione, questa mattina, le analisi del Presidente Romano Prodi sul quotidiano La Stampa e per questa ragione ho deciso di rispondere.Caro Romano, non sono io ad averti tradito, ma chi ha lavorato per mandarti a casa logorando la tua e la nostra azione di governo. Condivido, infatti, in larga parte le considerazioni di Prodi, soprattutto, quando individua in alcune forze politiche la responsabilità di aver minato l’azione dell’esecutivo, con dichiarazioni ed atteggiamenti istituzionalmente opinabili. Quanto a me, ricordo di essere stato oggetto, sin dal mio insediamento, di una campagna di delegittimazione portata sistematicamente avanti da una parte della coalizione, e assecondata da quegli stessi organi “padronali” dell’informazione, acerrimi nemici del professore bolognese, che strumentalizzando inchieste giudiziarie, rilevatesi poi prive di ogni fondamento, hanno decretato la mia panchina politica. Nelle circostanze in cui è maturato il mio accerchiato e sono stato costretto ad alzare bandiera bianca, ho dovuto registrare un’avara solidarietà umana e scarse solidarietà politiche, proprio da coloro che hanno lavorato per la fine della tua esperienza di governo. Nei tuoi riguardi, caro Romano sono sempre stato leale e ti conferma anche oggi la mia piena stima."
Leggendo "1984", ho capito, che esiste un punto di non ritorno: ed è quando le persone non possono più capire, perchè sono compromesse e la realtà è stata manipolata in modo irreversibile.

venerdì 28 marzo 2008

Pellegrinaggio sentimentale alla casa di Francesco Petrarca ad Arquà (PD)


Dalla porta-finestra della stanza da letto di Franceso Petrarca (stanza di Venere), chiusa da un poggiolo in ferro battuto che sostituì nel 1690 l'originaria balconata in legno, si può vedere il panorama del monte Cero, a destra, del monte Castello, a sinistra.
Il Monte Cero, a destra, ed il monte Castello a Sinistra, a cui poteta rimirare costantemente il Petrarca ogni momento; le piramidi italiane del faraone Francesco Petrarca.
La casa di Francesco Petrarca ha a mio avviso un valore inestimabile per molteplici motivi, che vanno al di là del valore che può avere la casa museo di uno tra i più grandi letterati al mondo; la casa, insieme al paesaggio circostante bucolico e alle atmosfere del borgo di Arquà Petrarca (PD) che magicamente nel corso dei secoli si sono conservate, rappresenta tuttora adesso un coacervo di verità, che altrove non è più possibile cogliere. Se a tante domande non trovate risposte, ad Arquà Petrarca le potete ancora trovare. Io personalmente l'ho visitata decine di volte. Perfino la notte in cui l'Italia vinse i mondiali di calcio, dopo aver festeggiato tutta la notte, convinsi i miei amici a raggiungerla alle 4 di notte. Ed in un silenzio di tomba, trovai risposte anche allora. La pace e la serenità che trasmette questo luogo, permette infatti di meditare, pratica di difficile attuazione altrove.
Street, New York I , 1926, Georgia O'keeffe
(showed dramatic changes that transformed New York in the first half of 1900)
Francesco Petrarca nacque ad Arezzo nel 1304. Fu forse Francesco il Vecchio da Carrara a donare, nel 1369, al Petrarca la Casa fra le cui pareti si spense nel 1374. Era un epoca dove persone come lui, venivano concretamente premiate dalla politica per le loro attitudini. Francesco Petrarca fu amico del Boccaccio, che lo venne a trovare più volte e che morirà un anno e mezzo dopo il poeta.

I protagonisti del Decameron in un dipinto di John William Waterhouse, A Tale from Decameron, 1916, Lady Lever Art Gallery, Liverpool
Francesco Petrarca, l’illustre poeta, quando scelse di stabilirsi ad Arquà Petrarca disse queste parole:
"Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo".

Stanza da letto del Petrarca (Stanza di Venere). Si notino la porta per accedere allo studiolo sulla destra e sulla sinistra la porta-davanzale con il panorama dei colli euganei.
Francesco Petrarca nel suo periodo patavino affrontò anche questioni di natura pratica e legate alla gestione della città. Un esempio di tali discorsi ce lo offre il Petrarca stesso nelle Epistole Senili (XIV, 1), da pari a pari, invitò il Da Carrara a occuparsi di un problema che affliggeva la città in modo serio. Contravvenendo allo statuto municipale, vi era l'abitudine di lasciare liberi i maiali per le strade, provocando ovvi inconveniente igienico-sanitari, ma ancor più risultando pericolosi per i cavalieri, spesso disarcionati dalle proprie cavalcature che si imbizzarrivano alla loro vista. Se i padovani, il Petrarca compreso, ormai subivano tale presenza con indifferenza per per la consolidata abitudine, così non era per i forestieri, che notavano con sorpresa l'incivile usanza. (anche al giorno d'oggi di notte e verso sera in giro per Padova ci sono dei "maiali" che spacciano droga, impunemente ed in barba a qualsiasi legge vigente. Ma purtroppo non c'è più un Petrarca che denunci con successo una simile situazione di degrado in cui è precipitata la città patavina). Il poeta ricordò al signore di Padova che le leggi della città prevedevano il sequestro degli animali lasciati incustoditi e suggerì di ripristinare in toto la prescrizione, facendola ribadire alla cittadinanza tramite il pubblico banditore e magari inasprendo le pene e istituendo un'apposita squadra di sorveglianti con il compito di portare via i maiali. Con uno spirito estremamente moderno per il suo tempo, asserisce il valore dell'aspetto e del decoro delle città quale requisito per un'ottimale qualità della vita di chi ci abita. Francesco Petrarca si interessa anche della salubrità dei Colli Euganei, esortando ad attuare lavori di bonifica.
"[...] tu Padova, nobilissima città, felice per posizione geografica e mite clima, vicina al mare, cinta da fiumi, ricca di fertili campagne, famosa per cittadini di vivace ingegno, celebrata nella storia per antico illustre nome [...]" (Francesco Petrarca, Familiari, XV 14) "Mi sono costruito sui colli Euganie una piccola casa, decorosa e nobile; qui conduco in pace gli ultimi anni della mia vita, ricordando e abbracciando con tenace memoria gli amici assenti o defunti" (Francesco Petrarca, Senili XIII, 8, Lettera a Matteo Longo, 6 Gennaio 1371
Davanti alla casa c'è il giardino, sul retro il brolo.
Facciata della casa di Francesco Petrarca. Dopo la morte del Petrarca si succedettero diversi proprietari, ma la casa non subì sostanziali cambiamenti, nel rispetto del ricordo del poeta. Il mito della casa come luogo di memorie petrarchesche e meta di pellegrinaggio letterario e sentimentale. Addirittura nel Cinquecento si può dire diventò una specie di San Giacomo di Compostella letterario e laico. Paolo Valdezocco, proprietario della casa dal 1546 al 1556, fece aggiungere la loggetta e la scala esterna, dalla quale tutt'oggi si accede al primo piano, e fece dipingere alle pareti gli affreschi che ancora si possono ammirare, ispirati alle opere del Petrarca. Le scene sono dipinte nella parte più alta, mentre la parte sottostante delle pareti è illustrata con motivi ornamentali a imitazione dei tessuti di damasco
Il fregio pittorico della stanza centrale rappresenta sette scene ispirate alle allegorie della canzone petrarchesca "Nel docle tempo della prima etade", numero 23 del Canzoniere, nota anche come canzone della metamorfosi.
Il poeta è trasformato in un cigno. ("ond'io presi col suon color d'un cigno")
Laura ed Amore trasformano il poeta in pianta di alloro ("[...] facendomi d'uom vivo un lauro verde, che per fredda stagion foglia non perde")
Il poeta si lascia cadere sull'erba e dal gran piangere si trasforma in fonte ("Come huom che tra via dorma, gittaimi stancho sovra l'erba un giorno. Ivi accusando il fuggitivo raggio, a le lagrime triste allargai 'l freno et lasciaile cader come alor parve; né già mai neve sotto al sol disparve com'io sentì me tutto venir men, et farmi una fontana a pié d'un faggio") A destra, Laura strappa il cuore al poeta ("Questa che col mirar gli animi fura, m'aperse il petto, e 'l cor prese con mano"). Al centro il poeta incontra Laura ma non la riconosce (Poi la rividi in altro habito sola, tal ch'i non la conobbi, oh senso umano") ed a sinistra Laura trasforma il poeta in un sasso ("Tosto tornando, fecemi, oimè lasso, d'un quasi vivo et sbigottito sasso")
Il cervo inseguito dai cani: "Una sfera m'apparve da man destra, con fronte humana, da far arder Giove, cacciata da duo veltri, un nero, un biancho". Studiolo del Petrarca, luogo di lavoro e di meditazione,dove egli conservava i suoi preziosi e amati libri, e dove nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374 morì. Nello studiolo si conservarono la seggiola e il vetusto armadio-libreria che sarebbero stati usati dal Petrarca, secondo una tradizione attestata sin dal Cinquecento.
Vittorio Alfieri così ricorda la sua visita nel 1783 con riferimento allo studiolo
O cameretta, che già in te chiudesti
quel grande, alla cui fama angusto è il mondo; quel si gentil d'amor mastro profondo
per cui Laura ebbe in terra onor celesti:
o di pensier soavemente mesti
solitario ricovero giocondo;
di quai lagrime amare il petto inondo,
nel veder ch'oggi inonorata resti!
Prezioso diaspro, agata, ed oro
foran debito fregio, e appena degno
di rivestir sì nobile tesoro.
Ma no: tomba fregiar d'uom ch'ebbe regno vuolsi, e por gemme ove disdice allor:
qui basta il nome di quel divo ingegno.
(Vittorio Alfieri, Rime, XLI)
La morte di Laura: "Alfin vid'io per entro i fiori et l'erba pensosa ir sì leggiadra et bella donna"
Particolare: Altichiero "Petrarca tra i notabili" Padova, oratorio di San Giorgio
Sulle pareti di alcune stanze sono visibili alcune iscrizioni di alcuni studenti (studenti austriaci del 1544 ad esempio) a ricordo della loro visita. Per ovviare all'usanza di apporre la propria firma sulle pareti della casa, fin dal 1787 furono messi a disposizione dei visitatori i cosidetti Codici di Arquà, registri dover poter lasciare il proprio nome, un pensiero, una poesia a testimonianza del pllegrinaggio ai luoghi petraarcheschi.
Luigi Ceccon, Francesco Petrarca, 1874. Monumentale statua del poeta che si può ammirare al piano terreno della casa di Arquà.
L'accesso ad Arquà Petrarca.
Famosa nella casa è la gatta imbalsamata,una delle curiosità più note e di richiamo della casa, che secondo la tradizione sarebbe la gatta domestica del poeta che gli faceva compagnia nelle ore di studio e di solitudine, come è raffigurato nell'affresco della Sala dei Giganti in Padova. In verità si tratta di una invenzione dei primio anni del Seicento.
Arca in marmo rosso, Tomba di Francesco Petrarca ove il Petrarca vi fu tumulato nel 1380 Sullo sfondo la chiesa arcipretale di Santa Maria Assunta. Sull'attuale sagrato della chiesa, fino al al XIX secolo adibito a cimitero, vi è la tomba del poeta, edificata nel 1380 dal genero Francescuolo da Brossano suo erede testamentario. Sulla sommità dell'arca la testa in bronzo del poeta, ora sostituita da una copia, il cui originale è esposto proprio nella casa.
La tomba del Petrarca fu meta di reverente pellegrinaggio fin dalla sua erezione, ma anche di un ossessivo fanatismo per il culto del poeta, che provocò parecchi violazioni e depredazioni del sarcofago (nel 1630 il sarcofago fu aperto e furono asportate alcune ossa del braccio destro, mai ritrovate). Tra i tanti visitatori illustri della casa si annoverano Lord Byron (1817), Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo e tanti altri.
Sul sarcofago, sostenuto da quattro pilastri, vi è incisa l'epigrafe che sarebbe stata dettata dallo stesso poeta "Questa pietra ricopre le fredda ossa di Francesco Petrarca; accogli Vergine Madre la sua anima; tu o Figlio della Vergine, perdona. E possa essa, stanca ormai della terra, riposare nella rocca celeste." (Frigida francisci palis hic tegit ossa Petrace; suspice virgo parens animam; sate virgine parce. Fessaq(ue) iam terris celi requiescat in arce M CCCLXXIIIJ XVIIIJ JULIS")
Visione notturna della Tomba di Francesco Petrarca. Nel suo testamento F. Petrarca scrisse "Se chiudessi i miei giorni in Arquà, dove è la mia casa di campagna, e Dio mi avesse concesso quel tanto desidero, di costruire cioè una modesta cappella in onore della Vergine, in essa prescelgo di essere seppellito. Se no più in baso, in luogo decoroso presso la pieve." (la cattiva abitudine di riesumare i cadaveri di illustre personaggi, come ultimamente è successo per Padre Pio c'è sempre stata se si pensa che anche la tomba di Francesco Petrarca fu aperta nel 1873, e vennero prese le misure antropometriche dello scheletro del poeta.
Nuovi nuclei abitativi ad Arquà Petrarca e sullo sfondo il monte Cero.

Arquà Petrarca, insieme ad Asolo ed ai suoi colli, è riuscita nei secoli a conservare intatto il paesaggio che la circonda. La speculazione edilizia in queste zone, tuttavia è sempre in agguato. D'altronde, l'uomo soffocato nella pianura veneta da un cimitero di capannoni industriali abbandonati, da strade trafficate ed inquinamento dilagante, tenderebbe a rifugiarsi costi quel che costi in questi posti che invece hanno resistito meglio all'antropizzazione.
Un esempio di casa ideale a mio avviso. Chi non sognerebbe una casa così?
Il Petrarca amava le piante; nel suo giardino piantò l'alloro, la vite, il pomo e le piante aromatiche quali il rosmarino, l'issopo, il marrobbio.
I dintorni del borgo di Arquà Petrarda si contraddistinguono per il verde lussureggiante e la possibilità di effettuare lunghe passseggiate in un contesto unico nel suo genere. Qui l'unica fonte di inquinamento rilevante è un cementificio con un indotto importante (che per chi si avvicina ad Arquà Petrarca è comunque un pugno in un occhio), che però non è riuscito a rovinare lo spettacolo scenico di questi colli tanto cari al Petrarca.


Vagando per le ripide vie di Arquà, si può ancora cogliere un'atmosfera medioevale che a ragione contribuisce a rendere il borgo famoso. Ancora oggi il borgo è imbevuto della presenza del poeta, e si può dire che ogni pietra parli di lui e della sua poesia, infondendo al visitatore la stessa tranquillità e la stessa serenità che l'anziano poeta potè trovare nel suo soggiorno euganeo.
Il verde lussureggiante nei pressi di Arquà Petrarca (PD)

A 19 km a sud-ovest di Padova, a Valsanzibio di Galzignano, in una conca circondata da amene colline poste ad anfiteatro, si trova villa Barbarigo, oggi Pizzoni Ardemani, cinta da un’ eccezionale testimonianza di giardino secentesco, uno tra i più importanti ed integri in Europa e definito "perla degli Euganei". Copre oltre 150.000 mq e comprende il famoso labirinto antico di bossi, che si sviluppa per oltre 1.500 metri lineari (il solo labirinto, con quello di Villa Pisani, a Stra, che si sia conservato nella nostra regione). II giardino meraviglioso è inoltre caratterizzato da un ricco patrimonio di viali, aiuole fiorite, statue (in buona parte opera del Merengo), giochi d’acqua, fontane e decorazioni architettoniche volte ad accentuarne la vastità e la pittoricità. L’ingresso della villa serviva anche di approdo alle barche giunte attraverso la valle da pesca di Santo Eusebio, da cui il nome "ValSanZibio". Un tempo estesa a tutta la pianura la "Valle" oggi si limita al laghetto preservato per rispecchiare l'elegante costruzione.



Video dalla stanza da letto di Francesco Petrarca (PD)

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