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lunedì 26 settembre 2011

La crisi inizia quando l'ultimo dei pastori non riesce sfamarsi con 300 pecore ed è costretto a sperare nei contributi

Andrea Maffeo, ha scelto un lavoro utile e produttivo, quello del ramingher, un pastore che dorme sempre all'aperto anche d'inverno. A lui è stato dedicato un film documentario "Sentire l'aria". Il padre di Andrea si chiama Michele Maffeo, da sette anni si occupa di cure palliative per malati terminali di cancro: «Certo, le ambizioni di ogni genitore sono diverse. Non dico che speravo che facesse il chirurgo, ma magari un lavoro in cui si realizzasse di più. Però Andrea a scuola soffriva troppo. E mi è venuto in mente che Mario Rigoni Stern aveva la terza media. Non so se in futuro ci rinfaccerà di non aver insistito di più per farlo studiare. Ma so che un uomo può trovare la sua morale in mezzo ai boschi come nel centro di Torino. Intanto gli stiamo con il fiato sul collo. La cosa più importante è che Andrea impari il rispetto».
Mi piacerebbe dire che il mio Paese ce la farà. Mi piacerebbe vedere un futuro oltre alla crisi. Purtroppo gli italiani si sono già fatti incantare da troppi illusionisti che negavano l'esistenza stessa di una crisi ed è ora di affrontare la verità nuda e cruda. Negare una crisi strutturale di un sistema paese come il nostro significa condannarlo ad un fallimento ancora più repentino e violento, imputandolo alle future generazioni. Il nostro paese è già sprofondato in una posizione di non ritorno perché nessuno dentro di sé ci crede più.

L'italia è in gabbia; il paese non cresce e ad essere compromessi, dopo il fascismo, sono nuovamente gli italiani.  
Il nostro paese soffrirà come non mai, come o peggio della Grecia per intenderci, perché negli ultimi decenni (da Craxi a Berlusconi) ha prodotto una classe politica di lestofanti. Quando il malaffare arriva alle istituzioni, i danni che ne conseguono sono inimmaginabili. Politici allenati all'esercizio di vuote parole nei salotti dell'ipocrisia televisivi che si adoperano invece, quando ci va bene, in modo parassitario. Una classe politica però non è altro che un prodotto della società civile. Questa è completamente compromessa. Per questo l'Italia non ce la farà. Gli italiani invece di rimuovere i fattori che hanno prodotto l'avvitamento in una recessione senza uscita hanno votato Berlusconi, dopo Craxi, contribuendo ad allargare ancora di più le maglie del debito pubblico. Gli italiani più si impoveriscono più divengono dediti al lotto ed ai giochi d'azzardo. Più ci addentriamo nella crisi più la passione per il calcio di un pallone diventa l'unica fede. Più la situazione economicamente si fa nera più si appassionano alla cronaca nera, premiando puntate morbose indecenti di Porta a Porta e di altri programmi, nati come funghi in seguito al notevole audience. Già, perché forse non è chiaro ma la crisi la determiniamo noi, con i nostri comportamenti. L'involuzione è degli italiani. La maggior parte degli italiani evade non appena ne ha la possibilità ed accetta di lavorare in nero entrando nell'anonimato. Se ovunque si fa "nero" non c'è da stupirsi se alla lunga arriva una "crisi nera nera". La maggior parte degli italiani adottano comportamenti e modelli mafiosi ed il loro lavoro consiste nel fregare il prossimo; il prossimo è un cliente, più spesso una preda. Raccomandano e si fanno raccomandare. 
Il sorriso genuino ed autentico di Andrea Maffeo. Sulla felicità che contraddistingue il pastore rimando all'articolo che ho scritto "L'Arcadia dello spirito nelle Bucoliche di Virgilio" ed al video "Addio all'ufficio. Tornate alla terra. Tornate alla felicità".












La maggior parte degli italiani guarda alla cosa pubblica come ad un "pollo da spennare". I dipendenti pubblici invece di adoperarsi per snellire i procedimenti amministrativi, li aggravano e contribuiscono a complicare gli ingranaggi di una macchina spesso improduttiva, inutile ed infernale.  L'atteggiamento di chi entra nel pubblico non è quello di sforzarsi di essere utile alla collettività ma l'atteggiamento di chi si vuole depositarsi e sistemarsi a vita, introducendosi in un sistema già collaudato per ricevere potenziali fannulloni. Abbiamo un esercito permanente e centinaia di caserme dove ancora i soldati giocano a fare la guerra nel nome di una pseudo democrazia da esportazione.  Chi vuole entrare in politica dicendo di voler cambiare le cose lo fa pensando ad un proprio tornaconto personale; cerca semplicemente il potere fine a se stesso. Ad essere attratti dal potere sono le persone disoneste che intravedono la possibilità di ottenere protezione. A dividere questo paese ed ad assestargli una ferita mortale ci ha pensato la lega di Umberto Bossi. Al nord ci si è convinti che la crisi dipenda esclusivamente dall'arretrato Sud. Masse ignoranti leghiste ad ondate insultano terroni, zingari, negri, culattoni, comunisti. Tutti contro tutti quando per farcela ci sarebbe voluto uno sforzo coeso e soprattutto l'operosità di cambiare il sistema paese nei fatti e non per slogan. In Italia essere ignoranti è un privilegio. Se hai studiato ti misurano con sospetto le competenze. 
Nonostante la fatica Andrea arriva alla fine delle sue giornate stanco ma sorridente. Cosa rara per chi in pianura finisce la proprio giornata di lavoro nauseante suonando il clacson, imbottigliano nervosamente in una fila interminabile di macchine inquinanti. I suoni che sente Andrea sono invece quelli dei campanacci, del crepitio del fuoco e il tamburellare ritmico della pioggia. Appoggiato al suo bastone Andrea invece sembra davvero un re e la natura il suo regno.

L'Italia non ce la farà perché ha distrutto la gran parte del proprio patrimonio ambientale. Una generazione di speculatori e palazzinari ha prodotto colate di cemento e bitumato l'Italia. Dall'altro la finanza speculativa in Italia, come nel resto del mondo, ha inghiottito le risorse sottraendole all'economia reale. Gli italiani hanno continuato ad inseguire l'ipocrisia improduttiva e bigotta di una mentalità cattolica fuori dal tempo e dalla storia. I lavori più inutili ed improduttivi sono quelli che vanno per la maggiore. Il dramma è quindi che nel lavoro è scomparsa la passione e si lavora tanto per lavorare. Abbiamo avvocati che si adoperano per portare i processi a prescrizione, commercialisti che aiutano gli imprenditori ad evadere, notai burocrati  che aspettano solo che tu compri casa per chiederti dazio. Manomorta. Qualcosa nelle persone si è spento. In un supermercato senza controlli la gente ruba in modo convulsivo, perché l'uomo non conosce più  l'onestà. I modelli craxiani e del berlusconismo, una televisione per mentecati, ha rovinato il substrato sociale italiano compromettendolo. Il pastore che segue giorno e notte il proprio gregge ha già sperimentato fino in fondo questa crisi. Il suo gregge vale meno di un paio di scarpe di una velina. Un esempio per tutti, quello di Andrea Maffeo un giovane pastore con 300 capi, insufficienti per vivere, ma abbastanza per sperare un giorno di farcela: «Devo arrivare a 500, avere più contributi, produrre più lana. Riuscire presto a pagarmi le spese: il fieno, il granturco, la tosa». Se 300 pecore non bastano a mantenere una persona, figuriamoci una famiglia. Che brutta questa crisi che sta arrivando. Abbiamo perso il senso del limite e la misura dell'Altro. Manchiamo di spiritualità. I grandi potentati economici giocano con gli equilibri geopolitici con cinismo e le redini sono sfuggite agli umani.


Le parole di un giovane pastore, Andrea Maffeo che ha rinunciato a tutte le comodità preconfezionate  ed a 16 anni, figlio di un chirurgo e di un’insegnante di Biella, ha scelto di fare il pastore: «Mi piacciono le bestie, stare all’aria, prendermi cura di loro. Andare a cercare sempre nuovi prati per portarle a pascolare, anche se non è facile. Ma quando finisce la giornata e vedo che le mie pecore hanno la pancia piena, sono felice anche io». 

Andrea Maffeo ed il suo gregge sono una cosa sola. Ha creato un marchio per valorizzare e diffondere la lana del biellese.

sabato 14 maggio 2011

In esplorazione oltre la morte, per il tramite dell'Amore, sento la Vita.

© Alex Stoddard Un fotografo ed artista concettuale di 17 anni che ama la foresta; con i suoi scatti, che fanno riflettere anche sulla dimensione dell'uomo nella Natura, tratta in modo nudo e crudo i temi difficili della Vita e della Morte che affronterò in questo post. La prima mi ha fatto pensare alla caducità della vita. Cadremo come foglie morte in un sonno profondo e la terra è sempre pronta ad accoglierci e decomporci.
Pochi giorni fa si è spento Derek Miller, il più famoso Blogger canadese per essere stato tra i primi a creare nell'ottobre del 2000 un Blog; una candela di 41 anni resa tremolante e consunta dalla malattia, che è riuscito però a beffare metaforicamente la morte manifestandosi ex post al mondo intero, alla moglie, alle due figlie di 13 e 11 anni non attraverso un freddo testamento, uno spuntino per notai, ma per il tramite di un ultimo messaggio d'amore che ha voluto chiamare "The last post". Morte da autentico Blogger direte. L'ho letto, toccante.

© Alex Stoddard Nasciamo da Madre Terra. Tra le sue radici c'è sempre nascosta la Vita primordiale.
E Voi, smettetela di fuggire ed affrontate l'argomento della morte una volta per tutte, prima o poi tanto vi tocca. La morte non va temuta perchè quando ci siamo noi non c'é lei e quando c'é lei non ci siamo noi (Epicuro).

© Alex Stoddard La morte non ha mai galleggiato così tanto, da quando il Nord ignora il Sud.
Proprio pochi giorni fa' scrivevo "quando muori, ricordarti di spegnere proprio tutte le luci, anche la lampada votiva", riflettendo sull'opportunità di non imporre egoisticamente ai posteri, da parte dei defunti, l'obbligo di essere ricordati consumando obbligatoriamente le poche energie finite che rimangono a questo pianeta.   
© Alex Stoddard Il celofan plastificato è l'ipocrisia che ci soffoca in quel tentativo malriuscito di rendere artificiale ciò che è di per sè, naturalmente autentico. Solo la natura è perfezione, tutto il resto è manipolazione che ci imprigiona, avvolgendoci in una tela di un ragno, sporca di una patina di smog, soffocante.
Tra qualche anno o decennio è possibile che ci saranno milioni di "The last post" e si darà il caso che la competizione tra i blogger defunti apripista si sposterà per forza di cose tra i post programmati a tempo "The second last post", "The third last post" etc. Se Cossiga prima di morire dispose che alla sua morte fossero inviate delle lettere ai vertici dello Stato Italiani, non oso pensare cosa potrebbe inventarsi un Berlusconi, quando morirà, per continuare a dare vita al Berlusconismo; credo che disporrà che gli Italiani gli costruiscano a mano una Piramide monumentale. Non voglio però qui approfondire l'esigenza nascente nelle persone di continuare a dire la propria anche da morti, ma piuttosto riflettere sul concetto di morte che Derek Miller, il blogger canadese recentemente scomparso, in qualche modo ci ha "imposto" unilateralmente, lasciandoci questo scritto.

© Alex Stoddard Siamo unici esattamente come tutti gli altri. Non esiste una Vita più degna ed una meno degna. Restiamo umani. Io fratello, tu sorella.
Derek non aveva fiducia nell'aldilà. Scrive infatti « Io non sono andato in un posto migliore o peggiore. Io non sono andato da nessuna parte, perché Derek non esiste più. Non appena il mio corpo smetterà di funzionare e i neuroni del mio cervello cesseranno l'attività, subirò una notevole trasformazione: da un organismo vivente a un cadavere, come un fiore o un topo che non riescono a superare una notte particolarmente gelida. La prova è chiara che una volta che sono morto, è finita ». Derek quindi è riuscito più o meno genialmente a sconfiggere la morte, continuanando a parlarci dal suo blog, ma lo ha fatto per negare violentemente quello che in verità non poteva ancora conoscere, perchè all'epoca era ancora vivo. Un errore di presunzione dal mio punto di vista di homo sapiens ancora in vita.

© Alex Stoddard ama camminare scalzo nella foresta. Entra in contatto diretto con la natura; nella natura, anche viscida,  c'è l'esaltazione delle tue autentiche potenzialità e dei limiti che sai infrangere. Sconfiggi qualsiasi paura e sarai più astuto di qualsiasi serpente, che messo al servizio del fine cattivo, cerca di uccidere la vita.
Seguitemi, non è facile ma cercherò di spiegarmi. Io non conosco parole più belle di quelle di Jack London in quel bellissimo libro che è Il vagabondo delle stelle, per contrastare questa visione nichilista e sconfiggere si la morte ma per far trionfare invece definitivamente la vita: « è la vita a costituire l'unica realtà e il vero mistero. La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. Lo so. Io sono la vita. Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi.

© Alex Stoddard La morte apparentemente esiste per noi e per le foglie che galleggiano vicino a noi senza vita. Ma quante foglie poi rinascono, grazie a quelle che sono orgogliosamente cadute per dare nuova vita? 
Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente ho abitato. [...] La materia è la grande illusione. La materia, cioè, si manifesta nella forma e la forma è un fantasma. [...] Lo spirito è l'unica realtà destinata a durare. Io sono spirito, e sono io che duro. [...] La mente...solo la mente sopravvive. La materia fluisce, si solidifica, fluisce di nuovo, le forme che essa assume sono sempre nuove. Poi di disintegrano in quel nulla eterno donde non vi è ritorno.[...] lo spirito è indistruttibile.»
 
© Alex Stoddard Per iniziare a comprendere come il vero senso della Vita sia proteggere la natura, bisogna immergerci in essa a testa in giù, apportando un radicale cambiamento al nostro stile di vita, incominciando a fare cose che mai avremmo pensato di poter fare.
Per Jack London dunque e anche per me « ognuno di noi, ogni essere umano che oggi abiti il pianeta, reca effettivamente dentro di sé la storia immarcescibile (inalterabile) della vita fin dal momento in cui essa ebbe inizio. È una storia scritta nei tessuti e nelle ossa, in funzioni e organi, nelle cellule cerebrali e nello spirito, in tutta una serie di bisogni ed impulsi atavici che attengono tanto al mondo fisico che a quello psichico.»

© Alex Stoddard Dormiamo artificiosamente in case che ci separano da quel letto di stelle, che è veramente la nostra casa. Pensiamo in maniera maniacale ad abbellire l'interno delle nostre case e non ci preoccupiamo se fuori, a qualche centinaio di metri, il nostro vero letto naturale viene distrutto. Quella distanza che separa il letto artificiale da quello naturale è costellato d'ipocrisia; è una sorpresa.
Questo ci permette di affermare con forza che la morte non esiste. Apparentemente sembrano parole vane e vuote, per alimentare un sogno impregnato d'illusione. Ma la morte non esiste, perchè noi tutti siamo fratelli e sorelle che si evolvono nella Vita. Perfino chi uccide e disprezza l'altrui Vita, si porta dentro più o meno latente quel senso del rimorso, che mantiene in vita il prossimo ucciso. 

© Alex Stoddard Chi ti propone un futuro nucleare felice, ti porge nel frattempo una maschera d'ipocrisia. Chiedetelo alla Natura,che non riesce ad assorbire le sue scorie.
Ognuno di noi porta il testimone, onorando la Vita, fino a dove il proprio corpo glielo consente e poi lo trasmette ai posteri, ai nostri figli o alle persone che ci hanno conosciuti e che hanno costrettamente deviato il loro cammino incontrandoci e parlandoci. Loro e ciò che abbiamo fatto per evolverci, sono la Vita che continua. Una favilla mai spenta.

© Alex Stoddard Le nostre vite si elevano come quelle degli alberi che sempre più sentiamo la necessità di tagliare. Ci stiamo uccidendo l'un l'altro.
Pensate a quel bellissimo film che è Il favoloso mondo di Amélie per focalizzare l'attenzione su tutti quei microscopici cambiamenti che provochiamo negli altri ad ogni nostra più minima interferenza e che non possiamo cogliere nella loro dimensione perchè avvengono lontano dalla percezione dei nostri sensi e quindi tendenzialmente dalla nostra immaginazione. Come possiamo pensare che tutto ciò muoia con noi?

© Alex Stoddard La vita è un salto felino nella natura che è sempre stata la nostra Arca di Noè.
Questa prospettiva, ci permette di realizzare pienamente l'importanza di lavorare in vita per i valori della Vita. Lavorare in vita come se coloro che riceveranno il nostro testimone fossimo sempre noi in un' altra vita.

© Alex Stoddard Legati testardamente con la vita rampicante alla vita degli alberi come il Barone Rampante di Calvino. 
Se saremo sempre noi in una prossima vita, a maggior ragione almeno egoisticamente è importante adoperarci per un mondo migliore e perchè l'uomo si evolva spiritualmente. Per questo caro Derek, tu non sei morto.
© Alex Stoddard L'armonia della natura ci spoglia di ogni artificio atto a circonvenire il prossimo; è facile mentire nelle città corrose dalla corruzione delle menti cementificate, è difficile mentire in un bosco.
Lasci una splendida frase a tua moglie che io ora faccio mia « I have never had second thoughts, because we have always been good together, through worse and bad and good and great ». Non hai mai avuto ripensamenti verso tua moglie, hai vissuto felicemente nell'Amore. Già questo non vi sembra sufficientemente eterno? Può forse mai morire, quel sentimento? 

© Look left and look right  La tua casa è nella natura. La tua casa è la natura con un cielo limpido senza preoccupazioni.
Sto quindi contestando fermamente quel tuo pensiero « The evidence is clear that once I died, it was over [...] what came afterwards, which was (and is) nothing ». Prova ne è quanto appena affermato ed il fatto se vuoi, che le tue idee circolano ancora e che stiamo ancora anettendo il tuo testimone.

© Look left and look right Qual è il tuo impatto sul pianeta? Una vita leggera o pesante per coloro che verranno? Cosa lasci su una spiaggia? Semplici impronte o bottiglie rotte in vetro che tagliano i piedi ai bagnanti che verranno?
Inoltre se tu stesso dici che nessuno può immaginare quello che veramente verrà nella nostra vita per quanto ci sforziamo di pianificarla (« it turns out that no one can imagine what's really coming in our lives »), come puoi da vivo spingerti a dire, che dopo che il tuo corpo cesserà di vivere, non ci sarà proprio niente? Riflettiamo insieme Derek, nella Vita.

© Look left and look right L'importante è salire. Se tentavi di andare sempre più sù con una semplice altalena, ora sarai lassù, in alta quota.
Proprio nell'ultima parte del tuo ultimo post, avvalori quanto ho appena detto. Ti rivolgi al tuo grande Amore, tua moglie e alle tue figlie, con il rammarico di chi non potrà essere fisicamente loro vicino, nelle prove che certamente le attenderanno nella vita, ma allo stesso tempo dichiari la tua più grande gioia che è la Vita stessa, perché « il mondo è un luogo meraviglioso e stupefacente », riconoscendo implicitamente che la tua vita continua nelle persone che hai amato e che ti hanno amato.

© Look left and look right  Gli elementi sono semplici. Siamo noi che complichiamo tutto, per mero interesse personale. La natura è l'unica terapia semplice che ci purifica dall'effimero.
Quindi è l'Amore quel testimone di cui ho parlato fino ad adesso. L'Amore è ciò che ci unisce e ci rende se volete eterni ed immortali, al punto da permetterci di dire che la morte non esiste.  

© Look left and look right  Questa foto mi ispira semplicemente semplicità.
Aggiungi riconoscendo che pur essendo morto a soli 41 anni sei anche stato fortunato: « Non mi sono mai dovuto chiedere come mi sarei procurato il mio prossimo pasto. Non ho mai dovuto temere l'arrivo di soldati stranieri, con mitra e machete, che avrebbero ucciso o ferito la mia famiglia. Non ho mai dovuto lottare per salvarmi la vita. Purtroppo, queste sono cose che alcune persone devono fare ogni giorno »
 
© Alex Stoddard Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. Questa si scopre ardentemente nei libri di Mark Twain (Le avventure di Tom Sawyer; Le avventure di Huckleberry Finn), Jack London (Zanna Bianca; Il vagabondo delle stelle), George Orwell (1984; La fattoria degli animali), H. D. Thoreau (Walden, ovvero la vita nei boschi), Krakauer Jon (Nelle terre estreme), Daniel Defoe (Robinson Crusoe), Emilio Salgari..questi libri possono accenderti un grande fuoco dentro ed alimentare emozioni senza confini.
« Airdrie - scrive alla moglie chiudendo il post - tu sei stata la mia migliore amica e il mio legame più stretto e profondo. Io non so cosa saremmo stati l'uno senza l'altra, ma credo che il mondo sarebbe stato un luogo più povero. Ti amo profondamente. Ti amo, ti amo, ti amo ». Qualcuno a 41 anni, sul punto di morte, riconosce comunque di essere stato più fortunato di centinaia di milioni di africani. Tu, ci riusciresti?

Celine Dion - I'm Alive

La più bella esperienza di ogni Vita è l'esperienza dell'essere amati e di amare.

© Alex Stoddard Accenditi. Diventa ciò che sei.
Per il tramite di quell'incredibile avventura eterna che è l'Amore, oltre la morte c'è la Vita.

© Alex Stoddard Che differenza c'è tra te che sei la Vita e gli alberi? Perchè allora li tagliano per poi scrivere "vendesi capannone" o "capannone affittasi". Gli annunci della crisi che cerca nuovi fallimenti, perchè è la terra che non produce più vita.
© Alex Stoddard La foto più bella è quella di Madre Natura che è la Vita.

mercoledì 14 maggio 2008

Grido di Pietra tutto italiano a Cerro Torre

Suggestiva immagine di un arrampicatore

Il Cerro Torre è una delle più spettacolari cime del Campo de Hielo Sur, è situato in una regione contesa fra Argentina e Cile, a ovest del Fitz Roy (o Cerro Chalten). La vetta del Cerro Torre è considerata fra le più inaccessibili del mondo perché, qualunque via si scelga, bisogna affrontare almeno 800 metri di parete granitica, per arrivare ad una cima perennemente ricoperta da un "fungo" di ghiaccio. Inoltre le condizione climatiche e meteorologiche della regione sono particolarmente sfavorevoli.
Video montato da Sciretti Alberto, con immagini tratte dal Film "Grido di Pietra" del 1991.
La data della prima ascensione del Cerro Torre è oggetto di discussioni e polemiche. Nel 1959 l'alpinista trentino Cesare Maestri e il ghiacciatore austriaco Toni Egger tentano la scalata con il supporto di Cesarino Fava. Dopo una settimana Maestri fu ritrovato in stato confusionale e raccontò a Cesarino Fava di aver raggiunto la vetta il 31 gennaio insiema ad Egger, che era poi caduto morendo durante la discesa portando con sé la macchina fotografica e quindi le prove del successo.

Cesare Maestri in una foto del 1954 (Archivio Corriere della Sera)
Toni Egger, che perse la vita dopo aver raggiunto la vetta del Torre Cerro assieme a Cesare Maestri.
Così racconterà quegli attimi Cesare Maestri: "Per scendere adottiamo il sistema che si usa nei salvataggi: uno si lega attorno alla corda doppia e l'altro lo cala di peso a carrucola su due moschettoni frenanti. Dobbiamo fare così altrimenti le corde verrebbero portate via dalla forza del vento. Arriviamo così verso le 19 del 2 febbraio a circa 150 metri dalle corde fisse. Decidiamo di passare la notte sulla cima di un piccolo nevaio pensile. Pianto tre chiodi e cominciamo a fare il buco per passare la notte. Ma a Toni questo posto non sembra tanto sicuro, vuole vedere a destra più in basso se c'è una sistemazione migliore fuori dal tiro delle valanghe. Mentre lo calo ed egli è arrivato a una quindicina di metri da me, un rumore assordante mi fa alzare il capo: una enorme massa di neve e ghiaccio si tacca dalla cima. Urlo: «Attento, Toni» e mi appiattisco contro la parete. Un colpo sordo e la corda si tende, Toni è investito e coperto dalla valanga. Un pezzo di ghiaccio mi colpisce duramente alla testa. La tensione della corda diventa insopportabile, poi si rilascia. La valanga continua a cadere con sempre minore forza finché solo pochi pezzi di ghiaccio passano fischiando. Il piccolo nevaio è stato letteralmente spazzato. Chiamo Toni. Nessuno risponde. Non rimane nessuna speranza. La valanga ha portato con sè tutto l'occorrente per bivaccare. Mi rannicchio nel mio buco di neve e aspetto che passi questa notte tremenda. Sapevo fin dall'inizio che sarebbe dovuta finire così e che domani sarebbe stata la volta mia. All'alba del 3 febbraio esco dal mio buco come un condannato a morte. Comincio a scendere a corda doppia con lo spezzone che mi rimane, dalla cima continuano a cadere valanghe. Dopo varie ore, arrivo finalmente alle corde fisse. La parete è un inferno. A pochi metri dal cono di deiezione mi scivolano i piedi e non riesco più a tenermi con le mani; volo così per circa una diecina di metri, la neve caduta durante la notte mi accoglie materna ed attutisce il colpo. Lo spirito di conservazione mi porta attraverso il tormentato ghiacciaio a circa 300 metri dal campo tre dove mi trova Cesarino per caso, molte ore dopo, in uno stato di semi-incoscienza, mentre balbettavo: «Toni è caduto».Su questa montagna dopo circa duecento ore Toni ha perso la vita, ha pagato a caro prezzo il suo sogno, ma ora dorme tranquillo. Non lo disturberà mai più il freddo o l'urlo del vento. Dorme avvinto nei colori delle bandiere chehanno sventolato sulla cima. Il celeste del cielo, il bianco della neve, il verde dei boschi e il rosso del calore. Lui ora dorme, ha lasciato a noi il doloroso racconto e un vuoto incolmabile nell'alpinismo mondiale e nei nostri cuori.
La vicenda dà vita a numerose polemiche, altri tentativi falliscono, e Maestri torna a sfidare il Torre nel 1970. Questa volta la cordata, composta oltre che da Maestri da Ezio Alimonta, Daniele Angeli, Claudio Baldessarri, Carlo Claus e Pietro Vidi, affronta la parete Sud-Est portando con sé un martello compressore. Scendendo Maestri, in un gesto di sfida, spacca i chiodi piantati e lascia appeso il compressore all'ultimo, cento metri sotto la cima. La Via del Compressore (o Via Maestri) sarà ripercorsa nel 1979 dall'americano Jim Bridwell che scopre che i chiodi lasciati dai suoi predecessori s'interrompono a 30 metri dalla cima. Ancora una volta l'ascensione di Maestri viene messa in dubbio. Nel 2005 Ermanno Salvaterra, uno dei maggiori conoscitori del Torre e il primo a scalarlo d' inverno (nel luglio 1985), fino ad allora sostenitore di Maestri decide di ripercorrere la via del '59 e riesce a raggiungere la cima. Non trova tracce di un precedente passaggio e scopre che la via segue un tragitto diverso da quello che per anni aveva descritto Maestri. La prima ascensione indiscussa del Cerro Torre è quella compiuta ad opera di un gruppo di alpinisti lecchesi (Daniele Chiappa, Mario Conti, Casimiro Ferrari e Pino Negri) nel 1974. Il tentativo di scalare il Cerro Torre da parte di due famosi alpinisti è il soggetto del film Grido di pietra (Cerro Torre: Schrei aus Stein), girato nel 1991 dal celebre regista tedesco Werner Herzog e interpretato da Vittorio Mezzogiorno, Mathilda May e Brad Dourif.
L'ultimo attacco italiano a Cerro Torre, da molti ritenuta la più difficile parete del mondo, è avvenuto con successo il 13 novembre 2004, grazie a Giacomo Rossetti (31 anni), Alessandro Beltrami (23 anni)ed Ermanno Salvaterra (50 anni). Per il racconto dell'impresa vedi lo speciale del Corriere della Sera
Le nostre porta-ledge (tendine da parete) nel posto di bivacco chiamato Dalai Lama. Questo nome lo detti a questo posto già 3 anni fa nel corso del mio primo tentativo alla Est del Torre per l’incredibilità del posto dovuto alle incredibili dimensioni ed impressionanti forme di questa grande lama in sospeso sulla parte ed avendo conosciuto poco prima quella Grande persona del Dalai Lama mi venne in mente lui raggiungendo questo posto. (foto e testi di Ermanno Salvaterra)
Alessandro Beltrami nella tormenta lavora sistemando la ledge (foto e testi di Ermanno Salvaterra)
Incredibile video di Ermanno Salvaterra, protagonista della prima salita alla parete est sul Cerro Torre nel 2004
I shot this for my wife, who was 5 months pregnant with my son at the time, on the summit of Cerro Torre after completing the first ascent of the complete SE Ridge with my Slovenian friend and climbing partner Marko Prezelj and another climber. The rock mountain visible as I do a circle is Fitz Roy, the highest mountain in the area. I am a professional speaker and have a website: www.stephenkoch.com

Ermanno Salvaterra sulla Ferrata Castiglioni. Già in tenera eta', si trova a trascorrere l'estate in montagna a 2500 metri di quota. All'eta' di 11 anni farà in cordata la prima vera scalata alle Torri d'Agola.
Sciretti Alberto, da bambino in montagna.

Sciretti Alberto in montagna, in una immagine del Gennaio 2006.

domenica 11 maggio 2008

Ascesa al buso dei Briganti sul Monte Cinto



"eunt homines admirari alta montium et ingentes fluctus maris et latissimos lapsus fluminum et oceani ambitus et giros siderum, et relinquunt se ipsos" (‘E gli uomini se ne vanno ad ammirare le alte cime delle montagne, i flutti smisurati del mare, i corsi lunghissimi dei fiumi, l’immensità dell’oceano e il moto degli astri, e abbandonano se stessi’). Confessiones di Sant'Agostino

Ci fu un tempo in cui uno, prima d’avventurarvisi per le strade, faceva testamento e poi si segnava tre volte. Quel gruppo di sassi, chiamato Buso dei Briganti, a tre quarti del Monte Cinto sui Colli Euganei, era un covo di ladri e di briganti. Io sono stato lassù, a mio rischio e pericolo. I briganti per fortuna erano impegnati altrove perchè son riuscito a ritornare indietro sano e salvo.
I briganti erano tutti uomini prestanti ed atletici, con alti cappelli conici, sciarpe, uose di cuoio rilegate alle gambe con fettuccie rosse, fucile pugnale e fiaschetta ad armacollo. Il fenomeno del brigantaggio fu di portata nazionale. Per quanto riguarda queste zone fra i briganti e i gendarmi s’iniziò una lotta terribile, che finì con lo sterminio dei primi il 15 marzo 1856: 100 impiccati sulla piazza d’Este! Questa l’ultima retata. Per ulteriori informazioni clicca qui
I Briganti lesti come caprioli, giù per quel canalone si precipitavano al piano, per calare sui malcapitati viandanti; e non solo di notte, ma anche in pieno giorno.
Frequentato fin dagli albori della storia umana e punto di osservazione sulla pianura, da cui si potevano controllare le vie di percorrenza obbligate, questa singolare formazione geologica è stata, nel corso degli anni, torre di guardia, forte, polveriera clandestina e nascondiglio di briganti. Suggestiva è l’apertura nella trachite che sosteneva un pesante portone a chiusura dell’accesso al pianoro esterno della formazione rocciosa, creando quell’alone di leggenda che l’accompagna ancora.


Panoramica del Buso dei Biganti. Si intuisce come i briganti avessero scelto questa sporgenza rocciosa, potendo così controllare la pianura sottostante e scorgere possibili viandanti che la attraversavano. Una volta avvistati si precipitavano giù per fare quello di cui erano capaci.

Panoramica dal Buso dei Briganti, uno dei più bei punti d'osservazione della pianura Veneta.
Monte Lozzo dal buso dei briganti.

Monte Lozzo visto dal "Buso dei Briganti"
Particolare dei campi adiacenti Lozzo Atesino, visti dal buso dei briganti.
Al buso dei briganti sono rimasti esclusivamente ramarri e lucertole, che lo popolano felicemente.
Gli speroni rocciosi di trachite del buso dei briganti.
Lo sperone roccioso del buso dei briganti visto dal basso.


Una cava dismessa di riolite colonnare sul Monte Cinto.
Sciretti Alberto alla cava di Riolite sul Monte Cinto.


Sommità del Monte Cinto dove si trovava un castello medioevale. I resti che si possono ancora vedere sono ben pochi, ma il luogo è affascinante con un verde lussureggiante.

Sulla sommità del monte Cinto, un po' nascosta si trova una grotta che ho visitato (con un po' di coraggio), priva di pippistrelli.
Interno della grotta, che probabilmente faceva parte del Castello medioevale.

Strategicamente importante per il ruolo di controllo sulla pianura circostante e sul settore sud occidentale dei Colli Euganei, il Monte Cinto era già frequentato dall’uomo in epoca preistorica (come testimoniano i reperti dell’Età del Bronzo rinvenuti). Nel Medioevo fu sede di un castello di cui si hanno notizie a partire dall’anno Mille. Il nucleo fortificato, raso al suolo una prima volta nel 1242, fu ricostruito e definitivamente abbandonato nel XV sec. Dopo la conquista della zona da parte della Repubblica di Venezia. Le rovine, che ancora oggi testimoniano un’antica potenza, occupano tutta la cima del colle; alcuni tratti sono ancora visibili.

Potatura legnosa della vite sul Monte Cinto. La potatura dipende da tanti fattori (livello di fertilità del terreno, disponibilità di acqua,intensità di radiazione solare, distanze di impianto, tipo di produzione)

Particolare. La vite a Maggio. Lungo il sentiero del Monte Cinto è pieno di filari di vite.
IL SENTIERO DEL MONTE CINTO per arrivare alla Busa dei Briganti

Partenza: Cento metri dal piazzale del Museo Geopaleontologico di Cava Bomba. Nel caso che il museo sia chiuso il sentiero può essere imboccato da via Chiesa dietro la parrocchiale di Cinto parcheggiando nello spazio di fianco al ristorante “Cinzia”.

L'impianto di Cava Bomba era una fornace per la produzione di calce viva, rifornita dal pregiato calcare della cava sul monte Cinto a ridosso del grande tino di cottura. Il complesso rappresenta una bella ed affascinante realtà di archeologia industriale ed uno dei più imponenti esempi di fornace dei Colli Euganei, in attività fino agli anni '70, documento di un passato recente e delle sue implicazioni socio-economiche. Attualmente vi si trova il Museo Geo-paleontologico.

La sommità del forno è sul piano di cava, al quale è collegata con un pontile dove scorrevano i carrelli che trasportavano la roccia calcarea e, in alternanza, carbone coke per alimentare il forno.
Sciretti Alberto su un carrello a Cava Bomba.
Modelli di dinosauro in scala naturale a Cava Bomba
Sciretti Alberto sul sentiero del Monte Cinto

Lunghezza del percorso: 5,3 Km comprese deviazioni Dislivello complessivo: 267 metri
Grado di difficoltà: medio.
Stagione più favorevole: primavera
Tempo medio di percorrenza: 3 - 4 ore

Apicoltura sui colli Euganei.

I principali tipi di miele prodotti nella zona dei Colli Euganei, zona particolarmente vocata per le particolarità botaniche, sono quello di Acacia, il Millefiori, il Castagno e il miele di Melata. Circa il 99% del miele prodotto sui Colli Euganei viene venduto in barattolo, e solo una piccolissima parte è destinato a impieghi diversi, soprattutto come ingrediente di medicinali (sciroppi, creme) e per la produzione di liquori.
Quando le api scompariranno dalla faccia della terra, all'umanità resteranno solo quattro anni di vita: niente più api, niente più impollinazione, niente più piante, niente più animali e niente più uomini. La frase, dalla paternità incerta, viene attribuita ad Einstein. E' da parecchio tempo in circolazione ed ha previsto con decenni d'anticipo la moria che sta azzerando la popolazione delle api, anche nel territorio euganeo. A lanciare l'allarme sono gli apicoltori e i produttori di miele, visto che gli insetti in questione stanno morendo con un ritmo impressionante e si parla di 7 arnie su 10 svuotate dalla strage silenziosa. La colpa viene data, anche se sull'argomento si sta discutendo molto a livello mondiale, ad alcuni pesticidi di nuova generazione, che colpiscono indistintamente gli insetti nocivi e pure le api.


Sciretti Alberto sul Monte Cinto. Dove sono finite le api?

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