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domenica 29 agosto 2010

Creta, Isola di Spinalonga: San Marco! San Marco! l'avevano giurato sui leoni

Video da me girato sull'isola di Spinalonga a Creta. 

La Storia ci regala ancora emozioni e quella di Spinalonga è proprio una conquista culturale. Creta fece parte del Dominio da Mar della Serenissima Repubblica di Venezia dal 1212 fino al 1669, quando la città di Candia, la capitale dell'isola, capitolò dopo 22 lunghi anni di assalti ottomani. I Veneziani poterono conservare soltanto tre basi navali, Suda, Grabusa e appunto Spinalonga, che assicuravano quindi ancora delle basi navali d'appoggio per le rotte commerciali verso il Levante. Il forte di Spinalonga è un isolotto alla bocca di uno stretto nel golfo di Mirabello, nella parte orientale di Creta.
Le galee di un tempo necessitavano più che mai di poter contare su queste basi navali strategiche per trovarvi riparo dai nemici o per sfuggire ai fortunali. I porti di Creta fornivano appunto un ponte verso quello che prendeva il nome di “Oltremare” cioè il Mediterraneo aldilà del mare Egeo.
Venezia mantenne Spinalonga fino al 1715, ben 46 anni dopo la caduta di Candia, quando i Turchi li attaccarono in Morea, e non ebbero abbastanza forze navali da aiutare i tre forti che rimanevano loro a Creta.
Questa isola-fortezza è una tappa obbligata per coloro che volessero visitare Creta ed è facilmente visitabile grazie ai traghetti in partenza dal porto di Elounda (costo 10 euro andata e ritorno).

Una suggestiva immagine dell'isola-fortezza di Spinalonga al tramonto. Conquistatela.

Gli imprendibili bastioni dell'isola-fortezza. In particolare si noti il più possente, la Mezzaluna Moceniga, a guardia dagli attacchi da terra che potevano provenire dalle colline di una limitrofa penisola. Ai piedi di queste mura, tra ulivi e massicci blocchi di marmo e pietre, è possibile fare il bagno, sognando future conquiste culturali.
Particolare di una bocca da fuoco della Mezzaluna Moceniga. Notate proprio come i cannoni potessero bersagliare la penisola da cui potevano provenire gli attacchi.

Bocca da fuoco della Mezzaluna Moceniga.

Leone alato, incastonato sul bastione della Mezzaluna Moceniga. Per leone di san Marco o leone marciano o leone alato si intende la rappresentazione simbolica dell'evangelista san Marco, raffigurato in forma di leone alato.

Scorcio dal Bastione Tiepolo con la Mezzaluna Moceniga in evidenza.

Questa immagine, scattata dal bastione Tiepolo, rende l'idea di come da una qualsiasi feritoia fosse possibile controllare l'accesso al golfo di Mirabello.

I difensori, poterono resistere per decine d'anni al lungo assedio, perchè l'isola-fortezza si rese autosufficiente dal punto di vista alimentare. Nella foto un ulivo che dona l'ombra ad una scalinata.

Ecco la Mezzaluna Michiel, la sentinella del mare. Questo bastione infatti a differenza di quello speculare la Mezzaluna Moceniga, sorvegliava il mare e inibiva l'accesso alla baia al naviglio ostile.

Una delle tante case ben conservate che si trovano all'interno della fortezza.

Appena entrati all'interno della fortezza attraverso un tunnel, visibile nell'immagine successiva, ai vostri occhi comparirà uno scorcio di rara bellezza. In quel momento, dalla cornice sarete entrati in un bellissimo quadro.

Tunnel d'ingresso alla fortezza.

sabato 14 agosto 2010

Ho sconfitto il Minotauro e da buon veneziano ho conquistato, stavolta culturalmente, Creta.

Una svolta a Creta.
Memore di leggende che avevo appreso in tenera età, che con il passare degli anni erano diventati un labirinto indefinito tra Minosse, Teseo, Arianna con il filo, Dedalo, mettici anche questo Minotauro che rompe le scatole, ho preso di gran carriera una galea culturale in partenza ed ho conquistato da buon veneziano questa fantastica isola: il labirinto di Cnosso ora è ben scolpito nella mia mente. Dopo aver annesso un labirinto, la vita te ne propone subito un altro; eccomi quindi di nuovo "inesplorazione" (la creiamo questa parola?), per due lunghissimi giorni nelle gole di Samaria, patrimonio dell'unesco che mi hanno dato non pochi grattacapi.

Avevo detto, riprendendo una frase di Jack London di voler "Riprendere le avventure". Beh eccomi accontentato in un canyon, finalmente una vera e propria avventura alle Gole di Samaria durata due giorni.

In primo piano beh ehm..come sempre in mezzo. Sullo sfondo il fertile altopiano di Lassithi: migliaia di mulini a vento e un sistema di irrigazione ancora costruito dai Veneziani, tuttora funzionamente.
Ho respirato l'umidità della grotta dove nacque Zeus e mi sono rigenerato mentre questo paese che puzza..(mamma mia quanto puzza) è impegnato ad annusare un banale appartamento a Montecarlo. Pensate che questa lussureggiante isola fu per molti secoli, precisamente dal 1204 al 1669, parte di quel vasto impero marittimo che avevo reso la Repubblica di Venezia padrona indiscussa dell'Egeo e del Mediterraneo orientale.
Più di 1000 km percorsi su quella scatoletta preziosa della Hyndai Athos, questi i numeri di un'altra indimenticabile vacanza in esplorazione oltre bla bla bla....diciamo oltre le rane dei Baustelle e delle favole di Esopo.

Spiaggia di Vai; forse l'unico grande palmeto del continente europeo che arriva fino al mare....una delle spiaggie più belle che abbia mai visto finora, insieme a Manganari nell'isola di Ios e alla Red beach di Santorini.
Un Fante da Mar, Alberto Sciretti, si aggira boriosamente sul possente ed imprendibile bastione della fortezza veneziana di Spinalonga, che resistette ai Turchi fino al 1715, ben 46 anni dopo quindi la conquista di Creta del 1669 da parte dei Turchi!!!! Sono veneziano, sono veneziano.
In esplorazione ho girato centinaia di scatti e di filmati...ma soprattutto dopo una vacanza di questo tipo sono i miei sogni che risplendono.


martedì 20 aprile 2010

Un altro mondo è possibile fuori dal gregge: cercasi amici contadini

http://www.progettopecoranera.it/ ©  Progetto Pecora Nera

PECORA NERA è un progetto per coltivare la terra insieme, collaborando con la natura e dividendo equamente il frutto del lavoro comune. Attualmente coltiviamo terreni per circa mezzo ettaro e la nostra direzione è raggiungere l'autosufficenza alimentare, così da ridurre la nostra impronta ecologica sul pianeta. Vogliamo coinvolgere altre persone nel nostro progetto, a diversi livelli di partecipazione, secondo le possibilità di ognuno.

http://www.progettopecoranera.it/ © Progetto Pecora Nera
Devis nella foto si chiede "vale la pena oggi di guadagnarsi il pane facendo il contadino? in questi anni sono passato da momenti di entusiasmo a giorni di disillusione. Da par mio, ho verificato cosa significhi produrre e vendere cibo. Sono orgoglioso che i miei pomodori siano considerati squisiti e che, di bocca in bocca, arrivino persone da altri paesi per rifornirsi da me." Devis torna nel campo e rimugina tutto il pomeriggio. Zappata-congettura-zappata-ipotesi-zappata-arringa-zappata-calcolo e così via per ore...


Devis con il suo temibile gallo Achille © Progetto Pecora Nera

Devis, che sogna il trattore e per giocattoli ha dei "semi", ci racconta tanti piccoli segreti nel suo blog; ci rammenta di come un tempo il maiale fosse l'animale "ammortizzatore alimentare"  che faceva la differenza tra mangiare e morire di fame. Nel suo blog apprendo di una "agricoltura del non fare", in cui non bisogna arare il terreno e minimizzare il più possibile gli interventi dell'Uomo, che si limita ad accompagnare un processo largamente gestito dalla Natura, entrando in competizione con le tecniche agricole tradizionali e moderne.
Le sfide © Progetto Pecora Nera
Devis, in stile Chris Mccandless, nel Marzo 2010 è partito dal Friuli ed ha pedalato per 7 ore al giorno raggiungendo la Sicilia © Progetto Pecora Nera
Sognando l'Africa. © Progetto Pecora Nera
Devis on the road © Progetto Pecora Nera
Il blog di Devis mi ha lasciato senza parole. Son rimasto stupefatto. Non avrei mai pensato che un giovane potesse essere detentore di così tanti segreti sulla natura e sulla vita. Devis parla un altro linguaggio...ci parla di Ecovillaggi, piccole comunità rurali o urbane che integrano una struttura sociale basata sulla solidarietà con attività pratiche legate alla progettazione ecologica. Una pecora fuori dal gregge.

Devis campeggia tra gli ulivi © Progetto Pecora Nera

Condivido con Devis la medesima tensione verso la natura e verso la terra, l'attenzione al paesaggio e all' ambiente, il ribollire sanguigno delle emozioni e la loro condivisione; la tentazione dell'avventura e dell'esplorazione alla ricerca di conoscenza e virtù. C'è una differenza però sostanziale che invidio a Devis. Lui la terra l'ha lavorata veramente. Ma la vita è un dono meraviglioso proprio perchè quando meno te lo aspetti, quando ti guardi le mani e non vedi dei calli sapienti, qualcuno ti porge la falce ed il martello.

L'autosufficienza © Progetto Pecora Nera
Cercasi amici contadini..da metà aprile a fine maggio Devis ha pensato ad un periodo di scambio ospitalità-lavoro. Si alloggia in una casa molto spaziosa ed indipendente, si consuma in compagnia cibo di sua produzione. Il lavoro non richiede particolari abilità o predisposizione fisica, cerchiamo sempre di variare le attività per rendere l'esperienza il più significativa possibile. Si lavora intensamente la mattina e al pomeriggio si è liberi di passeggiare e riposare. Per ragioni pratiche la permanenza minima, per le persone che vengono da fuori e non sono mai state a pecora nera, è di cinque giorni. Chi già ci conosce può anche venire in giornata o per un weekend. Per passare qualche giorno da Devis l'indirizzo è info@progettopecoranera.it  

PROGETTO PECORA NERA
http://www.progettopecoranera.it/

venerdì 5 marzo 2010

Una idea per una Agenda 2020: Semester in the Lagoon e Università Ca’ Foscari da Màr

Un academical village con scenario la laguna di Venezia, aspettando che l’Arca dell’educazione comparata prenda finalmente il mare e non restituisca agli studenti soltanto crediti. Thomas Jefferson's Academical Village. For Thomas Jefferson, learning was an integral part of life. The "academical village" is based on the assumption that the life of the mind is a pursuit for all participants in the University, that learning is a lifelong and shared process, and that interaction between scholars and students enlivens the pursuit of knowledge.
Una passeggiata lungo un grande parco verde. Una riflessione.
Un altro mondo, l’Università della Virginia (http://www.virginia.edu/). Se all’ Università Ca’ Foscari il calendario didattico si avvale di aule statiche, dall’altra parte del mondo nella The University hanno già conquistato la “terza dimensione universitaria”, con una offerta formativa che dinamicamente abbraccia i cieli e i mari, quale una per tutti il Semester at Sea:
Semester at Sea mette tutti d’accordo; in fondo è la realizzazione di un sogno.
I cieli e i mari del Semester at Sea.
L’arca di Noè dell’istruzione universitaria, la nave dei talenti MV Explorer (both a traveling university and residential home) ha accolto più di cinquantamila studenti emozionati, accompagnandoli ciclicamente in giro per il mondo per un paio di mesi; un quaranta per cento del totale degli studenti ha potuto usufruire di borse di studio. L’Università, organo propulsivo della cultura di un paese, dovrebbe infatti procacciare finanziamenti ed attrarre sponsor anche per essere in grado, un domani, di realizzare sogni come questi, che oggigiorno troppo banalmente e frettolosamente vengono liquidati come irrealizzabili e utopistici; sogni fluttuanti fuori dalle nude e crude aule universitarie, che fungano da irresistibile tentazione tanto per i giovani talenti quanto per quelle pecorelle che, smarritesi per aver abbandonato la strada maestra dello studio, potrebbero far ritorno all’ovile se questo venisse avvertito anche come una irresistibile tentazione. La società guarda all’Università come al mondo delle idee e si aspetta che tali idee possano impadronirsi del futuro. Lo studente a bordo del MV Explorer tra una lezione e l’altra ha visitato o visiterà Hiroshima, la Grande Muraglia Cinese, il Taj Mahal, La Piramide di Cheope a Giza, le Isole Galapagos, insomma le meraviglie del mondo; ha incontrato o incontrerà, tra gli altri, Nelson Mandela, Mother Theresa, Fidel Castro, Indira Gandhi. Lo studente inoltre avrà accesso a tutto il patrimonio digitale dell’Università della Virginia; trattasi di settantamila libri e trecentocinquantamila immagini, accessibili da tutti. Nessun altro ateneo nel mondo può vantare più volumi in formato elettronico.

Studenti e professori in posa sul MV Explorer.

Altro che “offerta formativa” da banco, qui i crediti universitari diventano stelle nel firmamento della vita. Durante la navigazione si tengono le lezioni e si studia ma when the ship is in a port, no classes are held.

The Rotunda, è il simbolo riconosciuto dell'Università della Virginia. È alto la metà del Pantheon di Roma, che ne ispirò la costruzione.

Thomas Jefferson, il padre fondatore dell'Università della Virginia, è orgoglioso: il campus viaggiante del Semester at Sea è un microcosmo del suo modello Jeffersoniano; nell’università da lui fondata nel 1819, una delle università americane più prestigiose, “nulla al mondo è così potente quanto un' idea della quale sia giunto il tempo” (Victor Hugo). Un fulmine cerebrale nella buia tempesta dell’istruzione; l’Università diventa un irresistibile vettore formativo, un trampolino di lancio attraverso il quale poter raggiungere qualunque verità vicina o lontana, non quattro muri incrostati di un’ aula universitaria rattoppata.

MV Explorer dell’University of Virginia è dotata di 9 aule universitarie ed ha tutte le agevolazioni di un campus universitario quali wireless Internet e una biblioteca con 8.000 volumi.

Se il respiro egualitario delle township jeffersoniane è arrivato fortunatamente anche nelle nostre Università, il percorso di rinnovamento si adagia su riorganizzazioni che sostanzialmente deficitano ancora di grandi idee rivoluzionarie e genialmente anticonformiste, quel mondo di idee richiamato poc’anzi. Fantasticare sul fatto che un Rettore stipuli una convenzione con una compagnia di navigazione per inserire nei percorsi formativi specifici moduli da attuarsi sull’aula didattica del Mar Mediterraneo e dannarsi perché il tutto sia economicamente sopportabile da parte degli studenti, è un artificio fantasioso. In Italia risulta difficile immaginare un Rettore che chieda maggiori finanziamenti al Ministro, per attuare, anche tra dieci anni, un programma formativo sul Mar Mediterraneo che possa nelle intenzioni affermarsi quale irresistibile tentazione per la compagine universitaria europea ed internazionale. L’involuzione impegna ancora tristemente stuole di cortigiani nell’appellarsi vicendevolmente ora Magnifico ora Magnanimo, ora Emerito ora Amplissimo e così via; una vita spesa in convenevoli formali, un mondo ovattato dove regna l’ipocrisia baronale e dove al centro dell’Università non c’è ancora lo studente ma la cattedra e solo la cattedra; perdura una cristallizzazione e una stagnazione della vita universitaria secondo modelli antidiluviani rispetto ad un mondo globalizzato, dove le idee vengono spente come se fossero fiammiferi. Quieta non movere. Quale differenza con l’Università della Virginia, ove per rispettare fino in fondo l’idea Jeffersoniana di uguaglianza, solitamente i professori vengono chiamati "signore" o "signora" (mister/mistress) piuttosto che "Dottore" o "Professore", discriminando per merito e non per titolo. Nella The University gli studenti alla fine di ogni esame firmano una dichiarazione: “sul mio onore di studente, non ho dato né ricevuto aiuto per questo compito/esame.” Grazie a questo sistema d'Onore (Honor System: to not lie, to not cheat, to not steal) ci si spinge fino ad assegnare esami a tempo da svolgere a casa e lo svolgimento di ricerche e studi in maniera particolare. Se nell’Università della Virginia coscienziosamente non è mai stata conferita una laurea honoris causa, dall’altro non si hanno timori reverenziali a riconoscere crediti formativi universitari a quelle attività formative che si terranno nelle vicinanze di una piscina di una nave da crociera.

MV Explorer dell’University of Virginia con gli studenti a terra durante una pausa.

"Semester at Sea" e "Study abroad around the world" sono quindi i motti del Institute for Shipboard Education che vede quale principale sponsor dal 2006 proprio l’University of Virginia, promotrice di una autentica spinta all’internazionalizzazione già dal 1998 con “Virginia 2020: Agenda for the Third Century at the University of Virginia.” (http://www.virginia.edu/virginia2020/). Mentre frequenti le lezioni l’ aula didattica viaggia verso “l’ altro”; mentre prendi appunti l’”Università Affascinante” è diretta verso l’osservazione e l’esperienza empirica. Per fare l’esempio più elementare e se vogliamo banale, è come se l’attività formativa “Storia Bizantina” fosse offerta a Ca’ Foscari su un’ aula didattica che parte da Venezia e raggiunge la capitale europea della cultura 2010, Instanbul.

Immagine futuristica di una possibile Università Ca’ Foscari da Màr

La teoria evoluzionistica di C. R. Darwin non maturò proprio grazie ad un viaggio intorno al mondo sulla nave HMS Beagle, ed in particolare durante la sua sosta alle Isole Galápagos, dove potè sviluppare quelle capacità osservative e analitiche che gli resero possibile la formulazione di un principio biologico rivoluzionario? La possibilità di lavorare durante la spedizione direttamente sul campo d'indagine gli permise di studiare di prima mano sia le caratteristiche geologiche di continenti ed isole, sia un gran numero di organismi viventi e fossili. Bene, questo è quanto oggigiorno manca agli studenti cafoscarini, che se non riescono a spiccare autonomamente il volo, dall’altro non hanno una “università portaerei” che supporti l’internazionalizzazione. Manca l’educazione comparata. "Il “senso internazionale” ha una componente etica ed una conoscitiva; la prima è legata alla concezione che ognuno ha della vita, al concetto dell’uomo, della sua uguaglianza nella dignità, della solidarietà sociale, di un destino globale dell’umanità. Questo atteggiamento etico, che nella forma più matura si presenta come “amore per gli altri”, è indispensabile perché nello studio gli “altri” non siano considerati cose e numeri e variabili, ma esseri umani contrassegnati da una loro originalità e autenticità che solo il rispetto e la estimazione profonda permettono di penetrare con pazienza, tatto, oculatezza, nella consapevolezza che ogni realtà umana individuale o sociale ha le sue profondità nascoste che si traducono non sempre facilmente leggibili per chi osserva provenendo da un altro contesto culturale. Il comparativista sa che non deve lasciarsi andare a reazioni immediate, ma reperire le motivazioni sottese ai comportamenti strani, insoliti, sorprendenti che richiedono nello studioso un autocontrollo abituale. Da qui l’estrema importanza del momento interpretativo, che esige non solo studio attraverso i libri e pubblicazioni, ma anche contatto diretto, convivenza e partecipazione simpatica o empatica, se l’interpretazione vuol raggiungere certe intimità e finezze del contesto studiato. Questo significa lo sforzo, almeno temporaneo, di dimettere la propria mentalità e di lasciarsi assorbire da quella altrui, salvo poi riprendere le distanze della oggettività e svolgere una analisi sia con categorie interne che esterne all’oggetto studiato." (Orizio B., La pedagogia comparata, Brescia, 1977, pp. 60-61) "Coltivar el mar e lassar star la terra" era stato il consiglio lasciato in eredità ai Veneziani da Tommaso Mocenigo ad una Venezia che fino ad allora aveva gravitato totalmente sul mare e oltremare. L'invito non verrà raccolto dal suo successore Francesco Foscari, a cui si deve l'iniziativa nel 1453 di costruire una casa monumento imponente e autocelebrativa "in volta de canal" che tuttora "con ampio sguardo vede da un'alta prospettiva la città" (Ioannesantonius Romanus Ranerius), il palazzo Ca' Foscari, sede dell' omonima Università. Le attuali Linee Guida del Governo per l'Università impongono di "analizzare e valutare le sedi decentrate degli atenei, oggi troppo numerose e non sempre provviste dei necessari requisiti strutturali e qualitativi e verificare contestualmente la loro sostenibilità finanziaria". L'Università Ca' Foscari con l'imminente chiusura di Villa Mocenigo a Oriago di Mira (VE), che dal 1988 ospitava il corso di laurea in Economia e Gestione dei Servizi Turistici vede finire e ridimensionarsi la sua politica espansiva in terraferma. Se ridimensionarsi parrebbe essere d'obbligo, giammai una Università può permettersi di smettere di sognare e di guardare al futuro senza idee. Proprio in una ottica futuristica, per quanto lontana, Ca' Foscari deve rivalutare quell'elemento che è sempre stato il suo genius loci: la laguna ed il mare. L’ Università Ca' Foscari da Mar non è un sogno, ma una delle operazioni culturali possibili in una città come Venezia che è sotto i riflettori del mondo e sotto gli occhi di più di venti milioni di visitatori l’anno. Convegni e moduli formativi sul mare non paiono capricci all' University of Virginia. Dal 1963 l’Institute for Shipboard Education ha realizzato 100 Semestri al Mare attraversando più di 60 paesi ed istruendo più di 50000 studenti di 1500 istituzioni diverse. "Credit while you cruise" è anche il motto della University at sea di St. Petersburg in Florida (http://www.continuingeducation.net/), che riconosce crediti formativi a svariate categorie di professionisti, nell’ambito della formazione continua, attraverso una offerta formativa in navigazione sui mari di tutto il mondo. I convegni e le attività formative sono attuate tramite le maggiori compagnie di navigazione, tra cui non poteva mancare la Costa Cruise Line, di casa a Venezia. Alcune iniziative sono sponsorizzate direttamente dalle stesse Università; ad esempio la 10-Night Roman Empire from Rome, si svolge dal 19 al 29 Aprile 2010 tra Civitavecchia, Dubrovnik, Corfu, Katakolon, Santorini, etc. e vede quale principale sponsor la State University of New York – Stony Brook (http://www.stonybrook.edu/). Una Università diversa è possibile; si suggerisce, sulla scia dell’University of Zagreb e Sevilla University, di stipulare accordi con l’ Università della Virginia che permettano agli studenti di Ca’ Foscari di partecipare al Semester at Sea, secondo le modalità che si riterranno più opportune. Dall’altro, prima di addentrarci nel mondo, avremmo l’obbligo morale di lanciare un “Semester in the lagoon”: a tutti gli studenti verrebbe data, nei mesi primaverili, la possibilità di sperimentare le aule didattiche tra le più affascinanti al mondo, le isole della laguna nord e sud. Battelli che efficientemente trasportino giornalmente le migliaia di studenti nelle isole sperdute della laguna, dove si terranno le lezioni. Una logistica e una regia cafoscarina, che diventerebbero un irresistibile richiamo internazionale, visto che chi torna a casa poi tramanda l’incanto e che nei social network gli studenti avrebbero modo di scambiarsi immagini senza eguali, fotografie di una Università che abbraccia la terra.

Un’ aula didattica immersa nella natura. Se ne possono trovare ovunque l’immaginazione non sia stata soffocata. L’idea, in piccolo, è la stessa della University of Virginia, solo che in questo caso aiuteremmo anche a proteggere culturalmente uno degli ecosistemi più obliterati al mondo dall’ignoranza. Immaginare gli studenti, sparsi per tutta la laguna veneziana, impegnati eticamente in miriadi di piccole lezioni e che all’imbrunire sciamano per rientrare al nido, significa sognare una Università del futuro dove Ca’ Foscari è una galera Reale che sconfigge una banale ed intrusa petroliera. Una Università del futuro che finora vede nelle quattro mura di un’ aula, tutti i propri limiti. C’è da commuoversi quando persone adulte, nell’ambito della formazione permenente, si ritrovano a dire: "I'm just thankful that I've lived long enough to, climb to the top of the leaning tower of Pisa, marvel at the Taj in India, climb the Great Wall of China, almost slide down the inside of the Great Pyramid in Egypt, watch the penguins in Antarctica, and swing on a vine in the Amazon with a group of Semester at Sea students..." Ruby Cavanaugh Koerper, lifelong learner, spring 2007.

domenica 31 gennaio 2010

Marrakech, tra il lusso delle Aston Martin e la miseria dell'asino da soma: le contraddizioni dell'Uomo

Alberto lungo le mura di Marrakech (31/12/2009) fondata tra il 1060 e il 1070.
Ho visitato Marrakech a capodanno e mi porto ancora dentro quel senso di contraddizione tra una roboante Aston Martin che impauriva un affaticato asino da soma e la miseria più totale.
Ho visitato una conceria e ho conosciuto l'Inferno.
Credo sempre più che invece che calmierare il prezzo del pane, bisognerebbe impedire all'individuo di accumulare ricchezze spropositate che altra conseguenza non hanno che affamare l'altrui individuo. "Finchè esiste la povertà, non può esserci una vera libertà." ha detto Nelson Mandela. Un paese dignitoso che voglia sviluppare un senso di appartenenza alla nazione e a quei principi universali dell'uguaglianza, dovrebbe stabilire un tetto all'arricchimento personale, che ne sò 5 milioni di euro a testa oltre ai quali devi dare tutto in beneficienza, magari all'Unicef.
Nel 2009 l'Aston Martin ha presentato la One-77, una esclusiva Gran Turismo che verrà prodotta in solo 77 esemplari e la cui consegna ai clienti è previsto avvenga nel corso del 2010. L'auto dovrebbe costare un milione di euro, il suo motore è una evoluzione del classico V12 ma con cilindrata portata a 7,3 litri e in grado di produrre una potenza massima di 700 CV.
Video di Alberto Sciretti girato a Marrakech.
Rosse le bandiere a Marrakech, sempre più rosso il mio pensiero che però non lacera e soffoca le potenzialità dell'individuo. Credo nell'individuo, nella sua "libera iniziativa economica" proprio come riporta l'art.41 della Costituzione, ma attenzione credo fermamente anche nel secondo comma del medesimo articolo e cioè "Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana." L'art. 4 della nostra Carta Costituzionale ci ricorda infatti che "Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.". Sottrarre le risorse agli altri, non significa concorrere al progresso materiale della società. Torniamo a Marrakech..
Quando arrivi a Marrakech, ti accoglie una ventata d'aria calda, un bisbiglio al deserto. La cosa più bella da fare è passeggiare come tartarughe sotto il sole lungo le mura (a fine dicembre nel primo pomeriggio c'erano 25 gradi al sole, infatti stavo in camicia. Verso il tardo pomeriggio la temperatura inizia a calare fino a raggiungere gli 8-10 gradi alla sera) e frequentare la convulsiva piazza Jama‘a el-Fnaa, i vicoli adiacenti e i suq, cioè mercati coperti che si articolano su numerose viuzze e piazzette, ciascuna delle quali è dedicata ad attività specifiche. Marrakech và vissuta all'aria aperta, non ci sono infatti musei e le Moschee non sono visitabili.

Suq a Marrakech (c'è un grande ingresso dalla piazza principale la Jemaa el-Fna), dove vi rapirà la varietà dei colori. Qui i soldi che mi ero portato via sono evaporati...ma ne è valsa la pena: si possono comprare degli oggetti berberi stupendi lavorati a mano in osso di cammello o corno di gazzella, basta trovarli tra robaccia di dubbia provenienza, fatta a macchina. Non bisogna sottrarsi al rito, all'inizio un po' faticoso, della contrattazione. Il venditore ne conosce il valore, ma lui vuole sapere chi siamo, quanto convinto è il nostro interesse. E, poi, ha tempo; è disposto a cedere e a rilanciare, ad aggiungere qualcosa in più per fare sembrare più conveniente la sua offerta, ad ascoltare la nostra fantasia, gli argomenti che sappiamo scovare in fondo a chissà quale ripostiglio dell'anima per strappare un buon prezzo. Un prezzo alla fine che accontenta tutti se abbiamo condotto bene la trattativa. Chi vende ha ricavato il suo guadagno, che gli consente di vivere, e chi compra pensa sempre di aver comprato un tesoro, come il sottoscritto con il pugnale berbero riportato qui sotto.
Ovviamente, quale ammiratore di Lawrence d'Arabia, me ne sono portato a casa uno: un Koummya o Kumiyah, un glorioso pugnale del Marocco, tradizionale dei Berberi. E' ad un solo taglio. Il fodero è molto incurvato in punta
Veniamo alle rosseggianti mura d'argilla e alle montagne dell'Atlante sullo sfondo con gli adiacenti palmeti e giardini, in cui spopolano olivi e alberi da frutto. Le mura sono composte da un solidissimo impasto di argilla e calce. I fori, ben visibili nelle foto successive, servivano per le travi di sostegno, in corso d'opera, poi per evitare la formazione di umidità. La cinta è alta 6 o 8 metri e spessa 1.4-2; il cammino di ronda era largo appena 60 cm!!! Le mura, le palme e l'Atlante sono i simboli di Marrakech.
Un aspetto che vi stupirà; lungo tutte le mura, vi sono aranceti e aranceti..basterebbe allungare la mano e una succosa arancia sarebbe sotto i vostri denti. Ho pensato che almeno lì, i senzatetto hanno di che sfamarsi. Tuttavia non ho visto nessuno toccare le arancie (vai a vedere che il Re ha imposto la pena di morte per chi ruba le arancie comunali???).
Talvolta sulle mura si possono notare le cicogne che vi nidificano.
Come in tutto l'Islam, anche in Marocco il giardino è prefigurazione e proiezione sulla terra del paradisono promesso agli eletti, luogo in cui immagini, suoni, profumi fanno intravedere al fedele le delizie dell'aldilà. Un esempio tipico in tal senso a Marrakech è il parco dell'Agdal.
La Moschea della Koutoubia, il cui minareto è una delle più alte espressioni dell'arte maghrebina, oltre che simbolo e "faro" di Marrakech; è una della più vaste dell'Occidente islamico.
Il palazzo reale a Marrakech. Audi e Mercedes oscurate che entrano ed escono, schiere di giardinieri che corrono sentendosi parte di un giardino incantato...
Palazzo reale
Piazza Jemaa el-Fna
Piazza Jemaa el-Fna, coinvolgente cuore cittadino che per la sua animosità mette agitazione. Ci si torna più volte, ma si fugge anche. Un ammaliante ma sinistro palcoscenico animato da cantastorie, indovini, acrobati, danzatori, incantatori di serpenti e da artisti di strada. Diventi una formica e se sei giovane alla sera ti viene sibilato continuamente "hashish, hashish". Lasciatevi andare con le aranciate buonissime che costano 3 o 4 Dirham l'una, cioè 30 o 40 centesimi di euro.
Le baraccopoli di Marrakech.
Solo uscendo dal lusso asettico dei grandi alberghi che si può cogliere il Marocco delle contraddizioni e dei contrasti. Solo così si può capire perchè tanti fuggono da questo paese, sicuramente il più bello e potenzialmente il più ricco del Nordafrica. I divari più marcati sono sicuramente quelli sociali, divari tra un'esigua minoranza di ricchi e una maggioranza di poveri e diseredati che vivono la loro marginalità nelle baraccopoli urbane e nei villaggi rurali. Non è facile essere bambini in Marocco, dove la mortalità infantile è sette volte più alta di quella italiana. Questa povertà l'ho toccata con mano, ho visto immagini, come quelle qui sotto di una conceria, dove le condizioni ambientali dei lavoratori sono INUMANE.
Sono entrato in un conceria, ho visto lavoratori a piedi nudi camminare su carcasse d'animali in attesa di essere scuoiati, un odore insopportabile che si cercava di attenuare con delle foglia di menta sotto il naso. Lo ricoderderò per tutta la vita, ho avuto la sensazione di entrare nell'inferno e ci sono stato solo 30 minuti; ci sono persone che ci lavorano una vita intera, che si ammalano e dormono su delle cavità adiacenti.
L'inferno conceria.
Il Marocco gode di un grande vantaggio rispetto ai suoi vicini. Ogni marocchino disponde di 3 volte tanto l'acqua di un algerino e di un tunisino e 30 volte quella di un egiziano. Si pensi che il 20% del territorio marocchino è ricoperto da foreste, contro il 2% della vicina Algeria. Inoltre il Marocco dal 10 ottobre del 2003 ha adottato una nuova legge sulla famiglia. Una riforma storica, perchè l'eguaglianza tra uomini e donne entra a far parte della legislazione. Il Marocco è il secondo paese arabo musulmano, dopo la Tunisia, a compiere questo passo.
Tuttavia il 35% dei marocchini non ha l'acqua potabile e il 38% non ha i servizi igienici nella propria casa, il 50% non possiede un frigorifero e un televisore, il 70% un auto, il 98% un personal computer.
Marocco ha da sempre acceso i sogni di fuga dei giovani italiani con film quali Marrakech Express e Last minute Marocco.
Nota dolente, il traffico. Caotico fino a provocarti mal di testa. Lo smog ti accarezza continuamente. I vigili cercano in modo convulsivo e con l'abuso del fischitto di dare una parvenza logica ad un moto che è nato e rimarrà credo per sempre entropico. Tutti suonano il clacson, ognuno si è autoconvinto di avere più fretta dell'altro. Si china il capo, solo quando passa... l'Aston Martin.

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