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domenica 17 aprile 2011

Vittorio Arrigoni scrisse del suo Battello Ebbro ("Le bateau ivre") come Arthur Rimbaud e disse: "brillerò anche per coloro che non hanno osato"

Il Battello Ebbro di Vittorio Arrigoni (1975-2011) e Arthur Rimbaud (1854-1891). Ebbro perchè il distacco da un mondo convenzionale intriso di omogeneizzazione, mediocrità, divertimenti banali, affetti superficiali, gusti triviali, falso appagamento, incapacità di provare amore e desiderio provoca ebbrezza.
C'è una stupenda poesia scritta il 23 Marzo 2005 da Vittorio Arrigoni, il giovane volontario italiano ucciso a Gaza, che rende, più di ogni altro scritto, l'idea di quel miliziano della pace quale lui era. Ed insieme a lui gli altri giovani caduti per la pace della International Solidarity Movement.   Credo sia stata scritta da lui, di suo pugno, perchè si trova ad oggi solamente in questo post sul suo blog, che ci tengo a dire, rappresenta uno dei libri più emozionanti e facilmente accessibili sul web. Sono sicuro che il blog di Vittorio sarà una delle stelle comete che guideranno le future generazioni verso un mondo di pace più giusto. Pensate solo che il suo motto era "Restiamo Umani". Il titolo della poesia "Le bateau ivre" è ripreso volutamente da una poesia di Arthur Rimbaud scritta nel 1871 all'età di sedici anni, in cui il poeta maledetto si identifica nel viaggio di un battello ebbro, che abbandona le costrizioni del mondo occidentale e cerca di realizzarsi nella libertà della natura, rappresentata dal mare aperto. Se Rimbaud tornerà dall'Africa in Europa per morire tra atroci sofferenze a Marsiglia a soli 37 anni e nella sua poesia l’avventura della evasione fantastica verso l'ignoto si conclude con un ritorno rassegnato, maliconico, quasi autodistruttivo, alla più nota acqua d’Europa, Vittorio Arrigoni nella sua poesia vara un fiero battello ebbro di sola andata e lo guida contro gli "orrori del mondo" conscio del proprio "richiamo al dovere". Morirà soffrendo in Medio Oriente, a Gaza il 15/04/2001 a soli 36 anni.  Sono parole sue: "Ho brillato anche per coloro che non hanno osato."

Vengono i brividi a leggere la versione di Vittorio Arrigoni di "Le bateau ivre":

L'odissea oscura si svela
dinnanzi ai prossimi giorni,

ho un battello ebbro come taxi per il non ritorno,
nessun testamento se non il mio ricordo sepolto
nelle coscienze di coloro che ho amato.
i miei ideali sconvolti si fanno brace
e brucia onnipresente il richiamo al dovere
il volere primo della mia anima errante,
Lasciarsi alle spalle ogni scrupolo di conforto
per la passione della compassione
della connivenza con la tragedia,
della ricerca di un medicamento
contro ogni orrore del mondo.


Sarò in Palestina,
entro poco
se le stelle mi saranno compiacenti
e brillerò anche per coloro che non hanno osato,
perchè non è una resa schivare i domini della morte,
ma è per la mia anima offesa un richiamo alla non abdicazione.


Quella strada che il fato mi fece svoltare
che è presto mutata nella mia causa utopica
e mi perdoni la mia musa,
la mia famiglia certificata
e quella atavica che cercai ricomporre
tutti e tutte coloro che son stati sfiorati dai miei tentacoli d'emozione
chiedo perdono
per non aver osato guardare uno specchio
e scoprirmi reso alla ricerca dell'assurdo.

Vittorio Arrigoni.
Per la difficile interpretazione invece della versione di Arthur Rimbaud, intrisa della stessa droga e delle stesse sostanze allucinogene a cui anelava, potete appoggiarvi a questo link. Ecco la versione del poeta maledetto di "Le bateau ivre":

Appena presi a scendere lungo i Fiumi impassibili,
Mi accorsi che i bardotti non mi guidavan più:
Ignudi ed inchiodati ai pali variopinti,
I Pellirosse striduli li avevan bersagliati.


Non mi curavo più di avere un equipaggio,
Col mio grano fiammingo, col mio cotone inglese.
Quando assieme ai bardotti si spensero i clamori,
I Fiumi mi lasciarono scender liberamente.


Dentro lo sciabordare aspro delle maree,
L'altro inverno, più sordo di una mente infantile,
Io corsi! E le Penisole strappate dagli ormeggi
Non subirono mai sconquasso più trionfante.


La tempesta ha sorriso ai miei risvegli in mare.
Più lieve di un turacciolo ho danzato sui flutti
Che eternamente spingono i corpi delle vittime.
Dieci notti, e irridevo l'occhio insulso dei fari!


Più dolce che ai fanciulli qualche acida polpa,
L'acqua verde filtrò nel mio scafo di abete
E dalle macchie rosse di vomito e di vino
Mi lavò, disperdendo il timone e i ramponi.


Da allora sono immerso nel Poema del Mare
Che, lattescente e invaso dalla luce degli astri,
Morde l'acqua turchese, dentro cui, fluttuando,
Scende estatico un morto pensoso e illividito;


Dove, tingendo a un tratto l'azzurrità, deliri
E ritmi prolungati nel giorno rutilante,
Più stordenti dell'alcol, più vasti delle lire,
Fermentano i rossori amari dell'amore!


Io so i cieli che scoppiano in lampi, e so le trombe,
Le correnti e i riflussi: io so la sera, e l'Alba
Che si esalta nel cielo come colombe a stormo;
E qualche volta ho visto quel che l'uomo ha sognato!


Ho visto il sole basso, fosco di orrori mistici,
Che illuminava lunghi coaguli violacei,
Somiglianti ad attori di antichi drammi, i flutti
Che fluivano al tremito di persiane, lontano!


Sognai la notte verde dalle nevi abbagliate,
Bacio che sale lento agli occhi degli Oceani,
E la circolazione delle linfe inaudite,
E, giallo e blu, il destarsi dei fosfori canori!


Ho seguito, per mesi, i marosi che assaltano
Gli scogli, come mandrie di isterici bovini,
Stupito che i lucenti piedi delle Marie
Potessero forzare i musi degli Oceani!


Ho cozzato in Floride incredibili: fiori
Sbocciavano fra gli occhi di pantere con pelli
D'uomo! In arcobaleni come redini tesi
A glauche mandrie soto l'orizzonte dei mari!


Ho visto fermentare gli stagni enormi, nasse
Dove frammezzo ai giunchi marcisce un Leviatano!
Frane d'acqua scuotevano le immobili bonacce,
Cateratte lontane crollavano nei baratri!


Ghiacciaci, soli d'argento, flutti madreperlacei,
Cieli ardenti! Incagliavo in fondo a golfi bruni
Dove immensi serpenti mangiati dalle cimici
Cadon, da piante torte, con oscuri profumi!


Ai bimbi avrei voluto mostrare le dorate
Dell'onda cupa e azzurra, o quei pesci canori.
- Schiune di fiori, mentre salpavo, m'han cullato,
E talvolta ineffabili venti m'han dato l'ali.


Martire affaticato dai poli e dalle zone,
Il mare che piangendo mi addolciva il rullio
Faceva salir fiori d'ombra, gialle ventose,
Ed io restavo, simile a una donna in ginocchio,


Quasi isola, scuotendo sui miei bordi i litigi
E lo sterco di uccelli dagli occhi bioni, e urlanti.
Vogavo ed attraverso i miei legami fragili
Gli affogati a ritroso scendevano a dormire!


Io, battello perduto nei crini delle cale,
Spinto dall'uragano nell'etra senza uccelli,
Né i velieri anseatici, né i Monitori avrebbero
Ripescato il mio scafo ubriacato d'acqua;


Libero, fumigante, di brume viole carico,
Io che foravo il cielo rossastro come un muro
Che porti, leccornie per i buoni poeti,
Dei licheni di sole e dei mocci d'azzurro;


Io che andavo chiazzato dalle lunule elettriche,
Folle trave, scortato dagli ippocampi neri,
Quando il luglio faceva crollare a scudisciate
I cieli ultramarini dai vortici infuocati;


Io che tremavo udendo gemere acento leghe
I Behemot in foia e i densi Maèlstrom,
Filando eternamente sulle acque azzurre e immobili,
Io rimpiango l'Europa dai parapetti antichi!


Ho visto gli arcipelaghi siderei e delle isole
Dai cieli deliranti aperti al vogatore:
- È in queste notti immense che tu dormi e t'esili
Stuolo d'uccelli d'oro, o Vigore futuro?


Ma basta, ho pianto troppo! Le Albe sono strazianti.
Ogni luna mi è atroce ed ogni sole amaro:
L'acre amore mi gonfia di stordenti torpori.
Oh, la mia chiglia scoppi! Ch'io vada in fondo al mare!


Se desidero un'acqua d'Europa, è la pozzanghera
Nera e gelida, quando, nell'ora del crepuscolo,
Un bimbo malinconico abbandona, in ginocchio,
Un battello leggero come farfalla a maggio.


Non posso più, bagnato da quei languori, onde,
Filare nella scia di chi porta cotone,
Né fendere l'orgoglio dei pavesi e dei labari,
Né vogar sotto gli occhi orrendi dei pontoni.



Ritratto di Arthur Rimbaud all'età di diciassette anni, ca. 1872 (Étienne Carjat). Un anno prima aveva composto Il Battello Ebbro.

venerdì 15 aprile 2011

Nato da una famiglia di partigiani ha combattuto il nazifascismo di oggi: VITTORIO ARRIGONI ed il suo motto "Restiamo Umani"

Vittorio Arrigoni (4 febbraio 1975 – Gaza, 15 aprile 2011). Il suo motto è "Restiamo Umani".
Sono triste. Non avevo mai visitato il blog di Vittorio Arrigoni, non ne conoscevo l'esistenza. Non sapevo che fosse a Gaza dopo il barbaro assassinio da parte degli israeliani di due attivisti di International Solidarity Movement (ISM) Tom Hurndall e Rachel Corrie. Anche Vittorio Arrigoni era membro della medesima associazione. Appena entrato nel suo blog vi leggo "Guerriglia alla prigionia dell'Informazione. Contro la corruzione dell'industria mediatica, il bigottismo dei ceti medi, l'imperdonabile assopimento della coscienza civile. La brama di Verità prima di ogni anelito, l'abrasiva denuncia, verso la dissoluzione di ogni soluzione precostituita, L'infanticidio di ogni certezza indotta. La polvere nera della coercizione entro le narici di una crisi di rigetto. L'abbuffata di un pasto nudo, crudo amaro quanto basta per non poter esser digerito." Poche parole per rendermi conto che avevi già raggiunto tutte quelle verità che una società anestetizzata non è più in grado di capire. Ci lasci in eredità il tuo pensiero, Vittorio. La cosa più importante che potevi lasciarci.


Chi era e cosa ci lascia Vittorio Arrigoni.

giovedì 17 marzo 2011

La patologia dei rapporti virtuali: deformano e creano persone che non esistono in realtà.

Come negare l'evidenza, con un po' di fantasia.

Da tanti anni sono immerso nella rete fino al collo. Ne conosco il perimetro, so come navigare. C'è una grande differenza però tra me ed altri internauti. Io sono vivo, sono reale. Utilizzo cioè la rete, per accelerare quei processi che mi farebbero altrimenti perdere inutilmente tempo. Da questo punto di vista, internet ha un potere incalcolabile. Ripeto, incalcolabile per chi ne conosce ogni anfratto. Quello che non ho mai fatto è fingere di essere ciò che non sono. La rete è solo uno strumento, la vita si svolge fuori e quindi le bugie hanno le gambe corte.

Checco Zalone in una macchietta teatrale che mostra in modo esemplare alcune patologie della rete.

Dopo tanti anni, devo ammettere con dispiacere che anche la rete è diventata l'ospedale psichiatrico aperto 24h su 24h, per chi non sa dove andare a depositare la propria patologia; c'è l'uomo ragno feticista che vola ovunque gridando di adorare i piedi delle ragazze, c'è la ragazza che millanta di essere la donna gatto bellissima ed è una cessa, c'è quello che ti vuole convincere di essere stato rapito dagli alieni, c'è chi dice di cercare amore ma con un altro nickname è contemporaneamente impegnato a proporre un incontro sessuale, c'è chi distribuisce "Ti Amo" nelle chat perchè è un latin lover della virtualità, c'è chi spedisce messaggi da multilevel marketing credendo nelle catene di Sant'Antonio, c'è chi dice di essere pronto a fare una rivoluzione tanto quanto nella realtà gli tremano le ginocchia, c'è chi cerca notorietà nella rete perchè nella realtà non se lo fila nessuno, c'è chi dopo tanti anni di virtualità ancora non se la sente di incontrarti e chiede tempo, c'è chi vive insomma solamente nella realtà virtuale. Potrei andare avanti all'infinito, ma un mio amico ha avuto in un colloquio con me il dono della sintesi: "la realtà virtuale deforma e crea persone che non esistono in realtà". Questo crea un mondo di malintesi, di deludenti misunderstanding, equivoci a non finire, fraintendimenti imbarazzanti. La patologia che affligge gli internauti è sempre e solo una; sotto copertura di un impalpabile anonimato, curano le proprie frustrazioni reali fingendo di essere ciò che non sono. Se sono sinceri, cosa rarissima, lo fanno soltanto per raccontarti quello che nella realtà è inconfessabile; praticamente come una caraffa si versa in un bicchiere, ti rovesciano addosso tutte le loro paturnie. Anche per questo motivo non ho mai lasciato sul web miei commenti anonimi, ma li ho sempre firmati con nome e cognome.


Niente foto sul profilo se sei cessa.

La rete quindi bisogna conoscerla ed affrontarla con la consapevolezza che gli altri internauti hanno l'irresistibile tentazione di farti sopportare lentamente tutte quelle patologie che sono costretti a soffocare nella vita reale.  Quindi orsettina83 smettila di dire da 9 mesi al grandepuffo81 che cerchi amore. Questo lo abbiamo capito. Quello che non si è capito è se tu esista anche nella realtà. Dubbio.

Professori universitari senza infamia e senza lode.


È notizia di qualche giorno fa, che Sir Howard Davies, rettore della London School of Economics, si sia dimesso affermando: “I am responsible for the School’s reputation, and that has suffered.” Ha riconosciuto che la reputazione dell’istituzione ha sofferto, in relazione alla lauta donazione ricevuta nel 2009 da Saif al Gheddafi, nominato dottore di ricerca in quella medesima Università l’anno precedente, con una tesi pare copiata.
Anche le Università italiane erano anni che  vergognosamente fiutavano l'affare e  si sono prodigate nel tentativo di conferire la laurea honoris causa addirittura al capostipite Gheddafi. Già, quello che ormai accomuna il sistema universitario italiano è la proliferazione del modello di professore eticamente disturbato. Dante li definirebbe come « coloro / che visser sanza 'nfamia e sanza lodo » e proprio con questo modo di dire, credo si possano definire quei professori universitari che, pur avendo avuto la fortuna di acquisire tutti gli strumenti culturali a spese della pubblica collettività, non hanno voluto mettersi al servizio della società civile in questo particolare e delicato frangente storico, promuovendo un rinnovamento etico del sistema universitario che potesse alimentare comportamenti virtuosi e contrastare quindi lo smantellamento dell'istruzione pubblica. Per dirla in soldoni, il dilagare del modello di professore eticamente disturbato ha favorito l'opera  di questo Governo, di completo depotenziamento del sistema universitario. Un danno irreparabile per le future generazioni, si pensi solamente al fatto che nell'anno accademico 2009/2010, gli immatricolati (cioè coloro che si sono iscritti per la prima volta a un corso universitario) sono calati del 2,3 per cento. Ciò significa più potenziali partecipanti narcisi ai casting di "Amici" e ai provini per diventare tronisti e partecipanti al "Grande Fratello". Più ignoranti in circolazione, vere e proprie schegge ubriache al volante. 
Magnifico, Illustrissimo, Amplissimo, Egregio..l'ipocrisia nelle Università.
L'Università che conosco meglio, Ca' Foscari a Venezia, nel 2009 ha tentato di riparare a questo "vergognoso" ritardo storico, tentando il conferimento della laurea honoris causa ad una eminenza grigia, Giancarlo Zacchello, in presenza di un contemporaneo ed "opportuno" investimento finanziario di 800.000 euro, erogato dall’ente pubblico capitanato dal medesimo. Un maledetto articolo, “Un malloppo val bene una laurea”, comparso sul Corriere della Sera e firmato da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, ha interrotto bruscamente questa "trasparente ed innocua transazione" tra enti pubblici. Il Rettore della medesima università, Prof. Carlo Carraro, si è attivamente impegnato nel corteggiare Paolo Scaroni, invitandolo a tenere la lectio magistralis all’inaugurazione dell’anno accademico 2010/11. Costui, Amministratore Delegato di Eni S.p.A., ha patteggiato 1 anno e 4 mesi perché pagava mazzette al PSI in cambio di appalti dall’Enel e siede al momento con il Rettore nel Consiglio di Amministrazione delle Assicurazioni Generali. Tale Cda è presieduto da Cesare Geronzi, per il quale in questi ultimi giorni i pubblici ministeri hanno chiesto otto anni di reclusione nell’ambito del processo per il crack del gruppo Cirio. L’Università si è risparmiata una possibile lectio magistralis di una ricercatrice vecchia e noiosa come Margherita Hack. Chi se ne frega, diranno i cafoscarini narcotizzati, se sia emerso da uno studio-pilota dal titolo "Finanza e armamenti: le connessioni di un mercato globale" realizzato dall’Osservatorio sul Commercio di Armi (Os.C.Ar) di IRES Toscana – Istituto di ricerche Economiche e Sociali, che le Assicurazioni Generali hanno acquistato quote di aziende che producono armi nucleari (210 mila euro), bombe a grappolo (160 mila) ed altre tipologie di armi controverse (370 mila) (Valori, n.78, Aprile 2010). In questo particolare frangente storico, accettiamo tutto.
Avendo il medesimo Rettore apertamente appoggiato a mezzo stampa la riforma della Gelmini e svolto diligentemente i compiti per casa assegnati dal ministro, addirittura in anticipo rispetto allo stesso iter d'approvazione della Riforma, ha favorito in modo geniale l’istituzione Ca’ Foscari che è riuscita a guadagnarsi il secondo posto nella classifica delle università italiane stilata dal Ministero. Ruby Rubacuori pare che abbia chiesto 5 milioni di euro, Ca’ Foscari ha ricevuto in incentivi più del doppio. Schei, non parole al vento come queste. È un ottimo risultato in questi tempi difficili, se si pensa a ciò che pare abbia dovuto dare in cambio la ragazza minorenne, la propria "dignità", e dall’altro invece la trascurabile perdita percepita di reputazione della nostra istituzione anche per aver spalleggiato il ministro del governo Berlusconi, Mariastella Gelmini.  “Chi se ne frega”, avrebbero detto nel 1931 quei 1251 professori universitari, tra i quali soltanto 12 si opposero al giuramento di fedeltà al Fascismo, perdendo la cattedra; chi se ne frega, se adesso i cugini dello IUAV se la vedono male e se la Riforma complessivamente prosciuga le casse del sistema universitario nel suo insieme. Anche nel prostituirsi ci vuole uno stile e Ca’ Foscari è la prima della classe, l’esempio di una nuova università d’elite. 
A proposito, Gheddafi cerca attualmente sul mercato mercenari pronti a sostenerlo. Visto il momento di difficoltà, paga benissimo e velocemente. Visto che questo Rettore si occupa di fund raising e fortunatamente non è tormentato da pletorici dubbi etici, forse è il caso di sondare il terreno, c’è petrolio che potrebbe finanziare la cattedra più traballante, guarda a caso quella di etica economica.

mercoledì 9 marzo 2011

Kevin Richardson ed i suoi 39 leoni hanno in comune l'ISTINTO

Kevin Richardson alle prese con un bagno inusuale.
Kevin Richardson, classe 1974, è uno zoologo, conosciuto per aver svolto approfondite ricerche e documentari su animali nativi dell'Africa; è possibile scorgerlo attorniato da branchi di leoni, ghepardi, leopardi e iene nella sua riserva a nord di Johannesburg in Sudafrica. Mi appunto questo nome, vale la pena andarlo a trovare. Dopo 12 anni di convivenza con i leoni è considerato il massimo esperto sul campo. Conosciuto pertanto in tutto il mondo con l'appellativo di "Lion Whisperer", Kevin è anche un autore e produttore di film.


Kevin Richardson in particolar modo ha allevato con amore i leoni bianchi, proteggendo la loro specie a rischio d'estinzione. Attualmente, Richardson ha un appezzamento presso Broederstroom, città a 50 km da Johannesburg,  chiamato il Regno del Leone Bianco; questo parco di 800 ettari (2.000 ettari), costruito inizialmente per il set del film "White Lion", ospita 39 leoni.


Richardson ha lavorato con grandi felini scendendo nei meandri del loro territorio, sempre basandosi sull' istinto, invece che su regole statiche, un po' come piace a me. Dorme talvolta con i leoni, dimostrando che questi hanno una personalità, dei sentimenti e "possono" essere creature sociali.


In questo post, si può ammirare come spettatori il risultato finale di anni ed anni di esperienza e di sacrifici di una persona che ha dedicato la sua vita a questi animali. Non racconterò le innumerevoli volte in cui, crescendo a fianco di questi leoni, Kevin Richardson è stato graffiato da zampate "giocose" di questi leoni; è nella natura dei leoni graffiarsi l'un l'altro e loro trattano a volte Kevin come un loro pari. La natura dei leoni, come ben sapete, è un'altra e nel loro istinto primordiale e naturale vedrebbero solitamente in un uomo, che imprudentemente e maldestramente si avvicina, un lauto spuntino.

sabato 5 marzo 2011

La ballata di Sacco e Vanzetti

The Ballad of Nick & Bart (Here's to you) di Ennio Morricone, cantata da Joan Baez. Il testo riprende le parole finali di un discorso di Bartolomeo Vanzetti: Here's to you Nicola and Bart, Rest forever here in our hearts, The last and final moment is yours, That agony is your triumph!

Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono due operai anarchici italiani per errore arrestati, per errore processati, per errore giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni venti. L'uno faceva l'operaio in una fabbrica di scarpe, l'altro il pescivendolo. Vanzetti durante il processo disse: "Al centro immigrazione, ebbi la prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America [...] quella era la Terra promessa eppure le automobili e i tram passavano oltre senza badare a me". La stessa cosa che direbbero gli immigrati giunti in questi giorni sulle nostre spiagge. Erano operai in grado di scioperare, tenere discorsi e leggevano; per questo si guadagnarono la diffidenza e divennero gli imputati ideali da eliminare socialmente per la loro linea di condotta contro il governo. Il giudice che li condannò ingiustamente alla pena di morte li definì "due bastardi anarchici". In risposta allo stesso giudice, Vanzetti esclamò: «Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra — non augurerei a nessuna di queste ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un radicale, e davvero io sono un radicale; ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano.»
 
Durante Sanremo 2011 Emma e Modà hanno cantato la versione di Gianni Morandi di "Here's to you".


La canzone “Ho visto un film” di Gianni Morandi scritta sulle note di "Here's to you"

giovedì 3 marzo 2011

Bradley Manning: un gay diverso da sopprimere con la pena di morte o con il carcere a vita

Bradley Manning, 23 anni, ritratto in questa foto mentre chiede "equality" (parità) durante una manifestazione per i diritti degli omosessuali. Rischia la pena di morte e quasi sicuramente il carcere a vita, per aver rilasciato all'organizzazione WikiLeaks migliaia di documenti top secret, in cui si denunciavano gli orrori della guerra, mentre svolgeva il suo incarico di analista informatico in Iraq, nei ranghi della U.S Army. È detenuto, dal luglio 2010, in isolamento nel carcere militare di Quantico, in Virginia, in condizioni che il suo avvocato Glenn Greenwald, ha denunciato essere inumane, che gli standard di altri paesi costituiscono tortura. In particolare, Bradley è detenuto in isolamento e costretto a dormire senza vestiti, in mutande, anche se gli è permesso di tenere una coperta; gli vengono confiscati gli occhiali da vista, non permettendogli così di vedere, e gli è stato imposto di portare un 'grembiule antisuicidio'.
In tutto il mondo la società è composta in gran parte da lavoratori "eterodiretti", che significa in soldoni "comandati da altri". L'eterodirezione si sostanzia ad esempio nell'ordinamento giuridico italiano nell'art. 2094 del codice civile, in cui si sottolinea il fatto che il prestatore di lavoro subordinato è appunto, testuali parole, "sotto la direzione dell'imprenditore". Ora, provate a traslare il concetto, applicandolo alla subordinazione a cui è sottoposto un qualsiasi militare. Il concetto si radicalizza, ne conveniamo tutti, per arrivare alla cieca obbedienza. Ben arrivati al classico marine, una macchina da guerra, una specie di robot nelle mani del ministero della difesa statunitense. Ora, per le gerarchie militari dell' U.S Army, l'incubo peggiore, il MALE ASSOLUTO, è avere tra le proprie file, annidato come cellula dormiente proprio un ragazzo omosessuale come Bradley Manning, che per contrasto con gli "eterodiretti" potremmo definire "gaydiretto"; costui, pensa. Si è ritagliato un angolo tutto suo in quel cervello tormentato da ordini anche illogici. Riflette, è pericoloso nella misura in cui può compromettere un equilibrio, non importa se imbevuto d'ipocrisia.
Bradley Manning

Ritiene di avere una coscienza a cui dover rendere conto. Sogna un mondo migliore, meno ipocrita. Bradley Manning è un analista informatico ed ha accesso al Secret Internet Protocol Router Network. Davanti ai suoi occhi, sulla sua workstation, scorrono velocemente migliaia di singole immagini ed informazioni che insieme possono formare un puzzle, una cruda verità, che provoca angoscia. Bradley Manning è tormentato. Stavolta, un video gli trapana l'animo. Si tratta di un video conosciuto nella rete con il nome di "Collateral Murder" (morti collaterali), in cui due elicotteri americani AH-64 Apache  scambiano la macchina fotografica ed il cavalletto di due reporters della Reuters, il ventiduenne Namir Noor-Eldeen ed il suo assistente Saeed Chmagh, per un RPG (un lanciarazzi) e dei fucili mitragliatori Ak47; Namir Noor-Eldeen era il primo ad arrivare come sempre sul teatro degli scontri per documentare questa triste guerra.
Bradley Manning
Gli avevano già sparato ad una gamba, gli avevano rotto il naso, era stato incarcerato; ma lui era sempre il primo ad arrivare nel teatro degli scontri, con l'arma più potente che ci sia: una macchina fotografica. Gli elicotteri Apache, mitragliano i reporters, compiono una strage in cui moriranno in una terribile sequenza 12 civili innocenti, compreso un padre che con i suoi bambini tentava con il proprio furgoncino di portare i reporters e altri feriti in ospedale. Bradley Manning vede il video classificato top secret e di fronte all'assassinio di un suo coetaneo e di altri civili, crolla e non riesce ad andare oltre. Ed è l'inizio dei suoi guai. Il motivo per cui sto scrivendo. Guardate attentamente il video "Collateral murder".

 
Questo è il video "Collateral murder" visto da Bradley Manning. Ascoltate al minuto 05:19 il mitragliere dell'Apache che sghignazza "ha,ha ha, li ho colpiti"; al minuto 05:28 "sto cercando nuovi obiettivi" come se stesse giocando ad un videogame, in cui la vita non vale assolutamente niente, anzi uccidere garantisce maggior punteggio; al minuto 06:29 il mitragliere esclama soddisfatto "guarda quei morti bastardi" e l'elicotterista gli risponde "Bello, bel colpo"; al minuto 09:39, Saeed Chmagh è ancora vivo e sta per essere caricato su un furgoncino giunto in soccorso che ospita anche dei bambini. L'elicotterista sbuffa un "Come on, let us shoot!", lamentandosi di questi continue richieste di autorizzazione per poter aprire il fuoco. Poi apre il fuoco e si consuma la strage di innocenti. Al minuto 12:54 festeggiano con un "Yeah" quando un blindato passo sopra il corpo di uno dei civili colpiti. A proposito dei bambini sul furgoncino, al minuto 15:29, i soldati americani, che ancora non realizzano di aver mitragliato degli innocenti esclamano in modo assurdo: "è un loro errore, portare i loro figli in battaglia".

Questo video doveva restare segreto. Qualcuno, l'accusa indica proprio Bradley Manning, ha avuto il coraggio di ribellarsi a questa e a tante altre atrocità e ha deciso che il mondo doveva sapere. "I want people to see the truth" disse Bradley Manning in seguito in una chat. Il video è stato quindi consegnato a WikiLeaks (dall'inglese "leak", "perdita", "fuga di notizie"), un'organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un contenitore (drop box) protetto da un potente sistema di cifratura, documenti coperti da segreto (segreto di stato, segreto militare, segreto industriale, segreto bancario) e poi li carica sul proprio sito web. Ecco perchè il video è arrivato fino a noi. Bradley Manning viene arrestato, con l'accusa di aver divulgato il video e altre centinaia di migliaia di documenti riservati. In un'intervista al Guardian del dicembre 2010, Julian Assange, il portavoce di WikiLeaks che ha sempre affermato il fatto che "la prima vittima della guerra sia la verità", lo ha definito un eroe. Nell'ottobre 2010, WikiLeaks ha potuto diffondere più di 300.000 documenti riservati dell'esercito statunitense che rivelano gravi inadempienze delle autorità statunitensi nel perseguire abusi, torture e violenze perpetrate durante la guerra in Iraq. La divulgazione dei documenti ha rivelato inoltre la morte di decine e decine di migliaia di civili (Fonte La Repubblica 23 ottobre 2010). Se si pensa alla morte di Nicola Calipari, tutto questo non desta stupore.
A sinistra il soldato Bradley Manning che avrebbe violato il segreto militare per far conoscere al mondo l'orrore della guerra. A destra uno screenshot del filmato ""Collateral murder".
È sulla persona di Bradley Manning, analista della Decima Divisione di Montagna, che dobbiamo concentrarci; è su questo ragazzo dal viso rubizzo, che all'età di 13 anni vide i propri genitori divorziare e scoprì la propria omosessualità, che dobbiamo riflettere. A scuola, preso di mira per il suo essere un po' effemminato, aveva il coraggio di dissentire dai propri insegnanti. Un vero ribelle, costretto per un periodo a vivere anche in una macchina poichè il padre non accettava la sua omosessualità. Ebbe una relazione con Tyler Watkins, un hacker che lo convinse che l'informazione debba essere libera (testuali parole: "information should be free").

Bradley Manning, con il suo compagno Tyler Watkins.
Ingabbiato nel nonsense e  nella frustrazione personale di chi vede infranti continuamente i propri ideali, in quella condizione di sospensione esistenziale in cui si trovano molti soldati sul teatro di guerra, ha rotto genialmente il ciclo dell'ipocrisia, che ha come unico risultato quello di negare alla società civile la verità. Ricordate le discordanti versioni sulle modalità, sollevate dal ministro La Russa, che hanno portato alla morte il giovane alpino italiano Matteo Miotti? Imbarazzante. Il nodo cruciale è proprio questo: la possibilità da parte della società civile tutta, la vostra possibilità ammesso che vi interessi, di accedere alla verità. Sono parole di Bradley Manning: i want people to see the truth… regardless of who they are ... because without information, you cannot make informed decisions as a public. Bradley Manning non può e non deve essere l'anomalia. Non possiamo costruire una società nella quale, individui come lui vengono incarcerati e considerati un pericolo pubblico, al punto che debbano essere vegliati giorno e notte dalle guardie carcerarie.  Di fronte a tutto ciò che intacca la purezza della nostra coscienza, il nostro senso civico, la nostra onestà, il nostro pudore, abbiamo il diritto naturale ed aggiungo il dovere di ribellarci. Abbiate il coraggio di dare un senso alla vostra vita, ribellatevi. Come scrissi in un post, tempo addietro, le regole ingiuste vanno infrante.
A sinistra Julian Assange ed a destra Bradley Manning.
I ministri Frattini e La Russa hanno pubblicamente condannato Julian Assange, deplorandone l'operato. A loro volta non hanno mai speso una parola per affermare il principio sacrosanto che la società civile abbia il diritto di conoscere la verità, qualunque essa sia. Non hanno mai detto niente sulle atrocità della guerra. Ad esempio gli U.S.A hanno invaso l'Iraq adducendo la presenza di armi di distruzione di massa, che poi non sono mai stato rinvenute. Non si può continuare a prendere in giro la società civile, insabbiando una verità dietro l'altra. Il mondo sta cambiando ed ha fame di verità. I popoli del nordafrica, non adulano più i faraoni. I giovani in tutto il mondo utilizzando la tecnologia, prendono a morsi la verità e si fanno beffa dei potentati. Riflettete; questa storia non ve l'ha raccontata doverosamente il Tg1, ma l'avete letta per caso su internet. Il sistema ufficiale non passa questo tipo di notizie, è impegnato nel tentativo mistificatorio di far passare come normale, il bacio dell'anello a Gheddafi da parte di Berlusconi. Il governo italiano non muoverà un dito per le sorti di Bradley Manning, è impegnato piuttosto nel sottolineare, per compiacere le gerarchie ecclesiastiche irritate dagli scandali del Premier che possono deturpare "lo stato di ipocrisia", come mai sotto il berlusconismo i gay potranno sposarsi o adottare dei figli. Il governo ha cavalcato la doverosa campagna per Sakineh, una donna iraniana che rischia la lapidazione, solamente perchè tale campagna era strumentale a difendere il principio dell'esportazione della democrazia attraverso la guerra. L'attuale governo, non spenderà una parola per un giovane omosessuale, che ha sacrificato la sua vita per consegnare alla società civile una scomoda verità. Devi farlo tu.
Bradley Manning ha perso la sua libertà e rischia la vita affinché anche tu possa accedere alla verità. Non sprecarla. Lotta.


sabato 19 febbraio 2011

L'Arcadia dello spirito nelle Bucoliche di Virgilio

Epitafio sulla tomba di Virgilio: "Mantova mi ha dato la
vita, i Calabri me l'hanno rapita, ora Partenope mi tiene
con sé; ho cantato pascoli, campagne, eroi."
Voglio intercettare quella luce che indora l'uva sui colli solatii; voglio vivere la mia vita a contatto con la natura per avvicinarmi il più possibile alle espressioni del rapporto umano più vero: l'amore e l'amicizia. Voglio parlare di Virgilio (Publio Virgilio Marone), per immergermi nella quieta esistenza della vita campestre e allontanare momentaneamente l'inquitudine per le torbide vicende del berlusconismo che al momento soffocano il Bel Paese. L'apparente distanza degli argomenti trattati non impedisce, spero, che si faccia sentire la meditazione sugli avvenimenti contemporanei. Quanti di voi hanno sognato di fuggire dalla violenza del traffico cittadino, dall'annientamento e dal soffocamento dell'ombra di un palazzo di nove piani? quanti di voi sognano di rifugiarsi in una "Arcadia dello Spirito", in una campagna alla ricerca di un otium idealizzato, dove il tumulto e il timore non raggiungano la quiete dell'esistenza campestre, semplice, sobria, dedita alla bellezza? T.S. Eliot ha scritto a proposito della solitudine: "Tu strascuri e sminuisci il deserto, il deserto non è solo dietro l'angolo, il deserto è compresso nel vagone della metropolitana, è accanto a te, il deserto è nel cuore di tuo fratello". Questo per dire, che costruiamo frequentatissimi non-luoghi, come mastodontici centri commerciali,  dove paradossalmente ci sentiamo però sempre più soli. Ho già parlato in un post di come Francesco Petrarca, l’illustre poeta, quando scelse di stabilirsi ad Arquà Petrarca nel 1370, disse queste parole: "Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo".
01/05/2010 Gregge di pecore, fotografate sul monte Baldo dove mi reco spesso anche per passeggiate a cavallo.
Già, perchè nelle nostre città caotiche è impossibile coltivare il regno dello spirito, in cui si possano rinforzare gli ideali umani più profondi; è impossibile riflettere su un ideale di amicizia pura e incondizionata, sulla nostra infanzia e su tutte le piccole cose che ci davano quiete; è impossibile accorgerci dell'ombra protettiva degli alberi, del mormorio dei ruscelli, del quieto pascolare delle caprette quando le notizie delle guerre dei nostri giorni, ci riportano all'amara realtà uccidendo la leggerezza e la scherzosità. In questo post, quindi voglio guardare alla vita dei pastori, alle loro gare di canto, ai loro amori.


Nell'immagine il dio Pan, insegna a Dafni 
a suonare il "Flauto di Pan" (Pompei,ca. 100 a.C.) 

Virgilio è nato nella poesia. Quand'era in attesa del futuro poeta, la madre sognò di partorire un ramo di lauro, e di vederlo subito crescere fino al cielo. Storicamente il "ramo di lauro" venne alla luce il 15 ottobre del 70 a.C vicino a Mantova, nell'area di Pietole ed Andes. Virgilio, figlio di proprietari terrieri, conobbe negli allora incantati paesaggi della pianura padana, la vita e il lavoro della gente di campagna, che tanta parte ebbero nella sua ispirazione. Pensate che Virgilio, dopo aver composto le "Bucoliche" tra il 42 ed il 39 a.C, la sua prima prima opera compiuta, doveva fuggire per la strada all'importuno entusiasmo della gente durante i suoi soggiorni a Roma; in questo momento il popolo italiano acclama i partecipanti ai reality e ai talent show, un mondo dei balocchi effimero. Anche nelle "Georgiche",  composte tra il 37 ed il 30 a.C, il poeta celebra il lavoro dei campi, nella concretezza della coltivazione degli alberi e della vite, dell'allevamento del bestiame e delle api. Leggendo le  Bucoliche di Virgilio mi sono annotato tutte le parole chiavi che potessero alimentare quell'immagine per il tutto, che va sotto il nome di Arcadia e le ho trascritte qui di seguito; parole in disuso ("armenti", "farro" etc) che leggendo tutto d'un fiato, hanno il potere di portarci, come per magia, in un altro mondo. 

abete, acqua, aglio, agnelli, agnellino, allori, altare, alveare, amore, api, aquila, aratro, arco, argilla, argini, aria, ariete, armenti, arsura, avena, barba, bastone, bestia, bosco, buoi, cacio, cagne, cardo, calendule, camini, campagna, campi, campicello, cani, canna, canto, canzoni, capanna, capre, capretti, castagne, cavalle, cera, cerbiatti, cervi, cesto, cielo, cespugli, cicale, cigno,  cinghiali, citisio, città, colombe, contagio, contadino, cornacchia, corno, cotogne, covi, cuccioli, cuore, danza, dei, dio, dirupi, disgrazia, dolore, edera, elicriso, erbe, estate, faggio, falcetto, fanciullo, farro, fatica, fiere, filari, fiore, fiumi, flauto, focacce, focolare, foglie, fonti, formaggio, fragole, frasche, frassino freddo, fresco, frumento, frutti, fuliggine, fuoco, gelo, germoglio, gesta, ghiaccio, ghiande, ghirlanda, giacinto, gigli, ginepri, giogo, gioia, giovane, giovenche, giunco, gloria, gole, grappoli, gregge, grifi, grotta, ibisco, incenso, inverno, lana, latte, lauri, lavanda, leccio, legna, libertà, lido, linci, linfa, lupo,  madri, mandria, manico, mare, mele, mesi, messi, miele, mietitori, mirto, monti, more, muschio, narciso, nettare, nevi, nido, noccioli, noci, nubi, nuvole, oca, odore, olio, olivo, olmo, ombra, ontani, orgoglio, orticello, orzo, ovili, palude, papaveri, pascoli, pastori, pasture, pecore, pelo, peri, pesci, piana, piante, pianto,  pietà, pietra, piffero, pini, pioggerella, pioggia, pioppo, poeta, pomi, porcai, porpora, potatore, povertà, prati, primavera, prugne, querce, ramarro, rami, rasoio, rastrello, resina, riso, riparo, risparmio, ritmo, riva, roccia, roseti, roveto, rugiada, rupi, silvestre, salceto, salice, sambuco, sassi, schiavitù, scorza,selve, sera, serpe, serpillo, siepe, silenzio, soffio, sole, solchi, sonno, sorgenti, speranza, spiga, stalla, stelle, stelo, suolo, sussurro, tempietto, terra, Terra, tetto, timo, tori, torrenti, tortora, tracce, valichi, valli, valore, vampa, vento, verde, versi, viburni, vimini, viole, violetta, vino, vite, vitella, volpi, zampillo, zampogna, sefiro, zoccoli, zolle
Paesaggio amenico che ho recentemente fotografato nel viaggio in Scozia

Sono i processi di lunga durata che creano paesaggi stabilizzati, culturalmente identificabili, mentre i mutamenti di breve durata, creano paesaggi antagonisti, confusi, paesaggi del mutamento e della crisi. Questa è una massima che ho trovato nei libri di quel genio che era Eugenio Turri, massimo geografo italiano. Durante i miei viaggi, dove ho sentito veramente vicino il mondo egreste e bucolico tratteggiato da Virgilio è stato nelle isole greche dell'Egeo, in particolare Ios e Creta. In Italia invece ho sentito  tale sensazione avvicinandomi agli ulivi di Sirmione, vicino alla Grotta di Catullo e ad Arco di Trento in una spianata di ulivi che ho fotografato.
Video che ho girato alla Tomba di Omero; è l'Arcadia?

Eccovi alcuni passi tratti dalle Bucoliche: Qui tra i fiumi di sempre e le sorgenti sacre prenderai il fresco e l'ombra. Di qua la siepe - quella di sempre - sul limite vicino, dove le api iblèe succhiano il fiore del salceto, ti sedurrà col suo sussurro a abbandonarti al sonno. Di là, sotto l'alta rupe, canterà al vento il potatore; e intanto né le rauche colombe, che tu ami, né la tortora in cima all'alto olmo cesserà il suo pianto. 
Una capra che scruta l'orizzonte nel paesaggio egreste di Ios, dove mi sono recato più volte.


Così il pastore Melibeo nelle Bucoliche: Avanti mie caprette, gregge felice un tempo, avanti! Mai più vi guerderò, sdraiato in una verde grotta, arrampicarvi di lontano sul ripido roveto. Non canterò più canzoni; mai più, caprette, sarò il vostro pastore mentre brucate citiso fiorito e amaro salice. 
Sdraiarsi tra gli steli d'erba. Sentirsi in simbiosi con Madre Terra e con la Natura. Sorridere.  
Nelle gole di Samaria a Creta ho osservato in libertà gli ultimi esemplari di kri-kri, una razza locale di capre selvatiche minacciata di estinzione.

giovedì 17 febbraio 2011

L'intercettore superveloce Gojira ferma la caccia sanguinaria alle balene. La migliore difesa ecologista è l'attacco.

Dalla loro parte il diritto naturale delle balene alla sopravvivenza. Dalla loro parte la legge internazionale. I nuovi ecopirati combattono nel giusto.

In Italia ci siamo abituati. Fatta la legge trovato l'inganno. Questo assunto era stato fatto proprio anche dalle baleniere giapponesi che, con la complicità delle autorità nipponiche, nonostante la caccia per scopi commerciali ai cetacei fosse vietata da una moratoria internazionale del 1986, continuavano in questi anni la mattanza dei cetacei nascondendosi dietro l'assurda ipocrisia della "ricerca scientifica". Le autorità di Tokyo affermavano che questa caccia facesse parte integrante della cultura nipponica e non disdegnavano che, nonostante i dichiarati fini di ricerca, la carne finisse sulla tavola dei giapponesi. Grazie all'attivismo a tenaglia dell'associazione di difesa dell'ambiente Sea Shepherd e alle pressioni diplomatiche di stati virtuosi come la Nuova Zelanda e l'Australia che hanno denunciato il Giappone al tribunale dell'Aia, il Giappone ha sospeso la caccia alle balene nell'Antartico (Fonte il Corriere della Sera 16/02/2011), di cui avevo già parlato in un post a fine 2007. Questo a mio avviso insegna che l'attivismo può cambiare la storia quando interpreta la difesa come attacco. L'immagine dell'intercettore superveloce Gojira credo renda perfettamente questa idea. Un ultimo aspetto. Mentre l'italietta si fa conoscere nel mondo per il bunga bunga, nazioni virtuose come la Nuova Zelanda e l'Australia si distinguono per stile e valori, dimostrando da sempre di essere popoli che non solo non possono conoscere la vergogna del fascismo e del berlusconismo italiano, ma sono interpreti della propria storia nella misura in cui rispettano il pianeta e gli animali che lo abitano.
L'intercettore superveloce Gojira (nome giapponese del mostro cinematografico Godzilla) dell'associazione Sea Shepherd che ha costretto il Giappone a sospendere la caccia alle balene. L'intercettatore  assieme ad altre barche d'appoggio facenti parte della flotta «ecopirata», si sono posti sulla scia delle quattro baleniere giapponesi ed in particolare della nave-mattatoio, l'ammiraglia Nisshin Maru, piazzandosi davanti allo scivolo a poppa e manovrando in modo tale da impedire alle navi arpionatrici l'azione. 


L'intercettore superveloce Gojira ha sostituito il Ady Gil, un trimarano da primato, concepito per l'ambizioso obiettivo di circumnavigare il globo con un mezzo a basso impatto ambientale, acquistato e ribattezzato Ady Gil dalla Sea Shepherd, organizzazione ambientalista non-profit, per operazioni di disturbo nei confronti della flotta nipponica di baleniere. Proprio durante una di queste operazioni, il 7 gennaio 2010, la Ady Gil é affondata in seguito ad una collisione con la baleniera giapponese MV Shōnan Maru 2.

mercoledì 9 febbraio 2011

Per alcuni decenni sulle reti Mediaset è andata in onda la rappresentazione dell'IDEA DELLA PROSTITUZIONE. Ed ora, con la crisi, i nostri figli si prostituiscono.

Aida Yespica si spoglia davanti a Mastella (Canale 5 il Bagaglino). Per anni sulle reti Mediaset è andata in onda la rappresentazione della prostituzione, intendendosi con questa qualsiasi prestazione sessuale effettuata dietro corrispettivo, senza che la prestazione sessuale debba necessariamente consistere in una congiunzione carnale. Infatti, qualsiasi attività diretta a eccitare e soddisfare la libidine sessuale del destinatario si configura come prestazione sessuale e integra prostituzione se è appositamente retribuita dal destinatario della medesima (Cass., sez. III, 8.10.2004, n. 45785). In tal caso gli spettatori hanno retribuito Mediaset aumentando l'audience d'ascolto.
Un' indagine di studenti.it ha fotografato in modo spietato una delle prime subdole degenerazioni sociali frutto anche  del berlusconismo, intendendo con questo anche la decennale promozione di disvalori sul  monopolio televisivo commerciale di Silvio Berlusconi: il culo della Belen e della Aida Yespica per dirlo senza mezze misure; in particolare il 30% dei giovani partecipanti al sondaggio ritiene la prostituzione un'alternativa possibile se mancano i soldi per studiare oppure un'occupazione. Sono sempre più i giovani che decidono di prostituirsi, principalmente in webcam, per far fronte al lavoro che non c'è, per pagarsi gli studi o semplicemente per potersi permettere il superfluo. Mostrarsi in webcam nudi ed assecondare le richieste di un pubblico pagante è diventata una valida alternativa per  giovani dalla libido facile che fuggono da lavoro sottopagati e dal precariato ma anche per chi ricerca una guadagno facile e veloce.

Aida Yespica su Canale 5
Negli anni del  dominio neotelevisivo del reality show in cui si enfatizza l'esibizione delle lacrime come presunto segno della verità dei sentimenti, è stato fomentato un giubilante giovanilismo in cui il corpo degli adolescenti è oggetto di un vero e proprio culto sociale e lo scatenamento della libido sessuale tipico della pubertà è incitato più che inibito dalla cultura dominante. I teenager  guardano al sesso con pragmatismo, lontani dal sogno di un amore romantico. Ragazzi e ragazze che, tra sbornie da weekend e serate in discoteca, si dedicano al cyber-bullying, tramite l'invio di e-mail e sms intimidatori e la diffusione in rete di video compromettenti. "Che farne dei vent'anni quando non sono più ciò che fugge ma ciò su cui il nostro desiderio, la nostra attenzione, il nostro rimpianto pervicacemente sostano? Come la mettiamo con la giovinezza, quando la giovinezza è tutto?" scrive il bravissimo Antonio Scurati in "Gli anni che non stiamo vivendo".
Inizialmente erano le veline che andavano in onda sempre più svestite durante Striscia la Notizia e che entravano mezze nude nelle case degli italiani, poi le letterine, le meteorine e così via in un vorticoso alludere alla sfrenatezza sessuale che ha trovato la propria apoteosi simbolica nello squallore delle notti di Arcore, in cui lo stesso proprietario delle Reti Mediaset sembra che esercitasse l'odierno Ius primae noctis o il Droit du seigneur su prostitute, aspiranti show-girl o deputate.
Che per aumentare gli ascolti sulle reti mediaset sia andata in onda una rappresentazione dell'idea della prostituzione non lo sostiene soltanto il sottoscritto; basta guardare questo trailer di Videocrazy - Basta apparire, un film documentario del 2009 diretto da Erik Gandini che ovviamente non vedremo mai sulle televisioni italiane.

Videocracy è un'analisi di come in Italia il potere della televisione influenzi comportamenti e scelte della popolazione, essendo essa la principale fonte di informazione per la quasi totalità delle persone. Gandini focalizza l'attenzione soprattutto sull'impero mediatico di Silvio Berlusconi e su come questo sia la fonte del suo potere politico. Il documentario non approfondisce la vicenda berlusconiana ma si evolve per suggestioni, evidenziando la penetrazione sociale dei valori promossi dalla televisione commerciale.

Alessia Marcuzzi, attuale presentatrice del Grande
Fratello, simula sesso orale con l’aiuto di un würstel
in prima serata su Italia 1 durante "Così fan tutte".
Il fenomeno sociale  drasticamente in aumento è quello della prostituzione virtuale come la vendita di prestazioni erotiche e sessuali tramite web cam, il cui pagamento avviene principalmente tramite carte prepagate. Il potere della televisione ha quindi influenzato comportamenti e scelte della popolazione, che vede quasi dieci milioni di italiani frequentare ed alimentare la prostituzione. Il sito di Cam 4 è solo una delle centinaia di piattaforme di live show dove avvengono tali esibizioni molto spesso dietro il compenso di cosiddette tips, gettoni virtuali dal valore di 0,01$, la nuova valuta monetaria del sesso online. Lo sa bene la Prof.ssa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati di Milano, che in un articolo così spiega la prostituzione virtuale di una ragazzina dodicenne: "Innanzitutto, perché una ragazzina così giovane comincia, di fatto, a prostituirsi “virtualmente”? Tra l’altro, senza nessuna percezione delle implicazioni morali del suo comportamento? Lo fa perché si diverte. Perché soddisfa il proprio bisogno di esibizionismo, oggi non solo lasciato a briglia sciolta, ma iperattivato dai modelli mediatici di riferimento. Lo fa perché ne trae una molteplice gratificazione narcisistica: perché diventa oggetto di desiderio, ma senza “sporcarsi” in contatti diretti; perché si consente il gusto della trasgressione più eccitante, usando addirittura i bagni della scuola come miniset fotografico; perché riesce a farsi pagare puntualmente dai suoi clienti d’immagini, e a comprarsi in piena autonomia i vestiti che le piacciono; perché ha scelto acquirenti non minacciosi e non rischiosi, in quanto coetanei e, probabilmente, più immaturi di lei. In scala ridotta, perché superminorenni, i protagonisti di questa storia agiscono paradossalmente rispettando ciascuno le regole del libero mercato: io ti vendo un prodottino che tu vuoi, e tu mi paghi subito quanto concordato. Punto. Tutti felici, tranne gli adulti. In un mondo plutocratico, ma qui dovremmo dire “scheicratico” (schei = denaro, ricchezza, in veneto), la ragazzina ha agito quello che respira nell’aria. L’importante è guadagnare. Tanto e subito. Possibilmente senza troppa fatica (questa è una novità, mutuata dal modello mediatico delle veline, rispetto al passato di durissimi lavoratori, tipico dei veneti)
Il mercato che allude alla prostituzione,
in cui troneggiano riviste di Gossip,
viene gestito tra gli altri da Alfonso Signorini,
Lele Mora, Febrizio Corona.

  Avendo ormai la società perso di vista quegli indispensabili anticorpi etici ed una conseguente capacità di legiferare in modo virtuoso, non rimane che chiedersi banalmente se tutto questo sia o meno legale. L'extrema ratio a cui appellarsi è oramai sempre la giustizia e ci si lamenta pure per la sua lentezza, proprio perchè intasata di istanze per incapacità del legislatore. “L’atto di prostituzione non implica di necessità la congiunzione carnale, comunque realizzata, o anche il solo contatto fisico tra i soggetti del rapporto, dovendosi invece far coincidere la relativa nozione con quella, assai più ampia, di prestazione sessuale a pagamento, qualificabile come tale ogni qual volta essa consista in comportamenti oggettivamente idonei a stimolare l’istinto sessuale del fruitore” (pronuncia della Suprema Corte del 3.6.2004, n. 36157). In tal senso segnalo un'altra pronuncia tendente a qualificare l'attività di prostituzione, quella posta in essere da delle ballerine di un locale notturno le quali, dietro il pagamento di un sovrapprezzo da parte dei clienti, si appartavano con questi per farli assistere da vicino allo spettacolo erotico. Sebbene non vi fosse, nemmeno in questo caso, nessun contatto fisico tra cliente e ballerina, la giurisprudenza configurava i delitti di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione (per approfondimento vedere Cass., sez. III, 12.2.2003, n. 13039). La volontà dimostrata dai giudici di porre un vero e proprio freno al dilagare del preoccupante fenomeno della mercificazione del proprio corpo a fine sessuale si scontra con una innarestabile penetrazione sociale dei valori promossi dalla televisione commerciale, che si riflettono conseguentemente in uso distorto di internet.
Nella puntata del terzo serale di Amici, un programma di Maria de Filippi in onda in prima serata su Canale 5 e visto da un pubblico molto giovane, il ballerino Josè Perez  ha indossato un perizoma ai limiti dello spogliarellismo. Sono talmente frequenti le immagini spinte in televisione che è difficile oramai tracciare un confine tra l'arte e la mera pornografia venduta per aumentare l'audience.

Migliaia di giovani fanno i casting Mediaset sperando di "farcela anche loro", di diventare famosi. A proposito del programma di Amici, così Antonio Scurati scrive in "Gli anni che non stiamo vivendo": "I ragazzi di Amici, gli aspiranti ballerini, cantanti, attori di questa scuola per celebrità, non saranno mai famosi. E non lo saranno perchè lo sono già. La fama non li attende in un futuro raggiunto a fatica grazie allo sviluppo dei loro personali talenti; li travolge nel presente in virtù di un meccanismo di pura e semplice visibilità mediatica. Il loro momento di fulgore non è il culmine di un'esistenza, di una carriere artistica, ma il riverbero abbagliante che si rimpiange per tutta una vita."
Maria de Filippi con il ballerino Vito Conversano. I giovani guardano al tempio televisivo ed alla moda come ad un oracolo, coltivando il valore del corpo, elevandolo ad un vero e proprio culto sociale; ecco quindi teenager para-anoressiche consacrate all'effimero. L'esempio da imitare è quello del ballerino che sappia contare soltanto fino ad otto; chi coltiva il proprio spirito studiando, chi riempie la propria anima attraverso la fatica dell'apprendimento scolastico ed universitario è uno sfigato, condannato alla precarietà.
Tecniche della tv commerciale pornografica

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