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lunedì 25 agosto 2014

Il jukebox degli annunci Matteo Renzi. La passeggiata di un bimbominchia celebrità al governo.

Mentre gli Italiani mangiano la polvere...

Matteo Renzi,
nel 'ice bucket challenge'.
George Bush,
nel 'ice bucket challenge'.
Non c'è niente di peggio, se non quando incominciamo a comportarci guidati da quel marketing subdolo che ci insidia, si annida dentro e ci suggerisce come comportarci. Pensiamo di essere liberi, ma non lo siamo. La persona a sinistra, che si accreditava essere capace di cambiare l'Italia, è il bimbominchia Premier Matteo Renzi. Tra selfie e #icebucketchallenge, rituali scimmieschi autocelebrativi promossi da multinazionali del social network per scimmie replicanti, Matteo non perde occasione di performare davanti ai giornalisti. Ha quel bisogno fisiologico di replicare comportamenti diffusi, che lo indentifichino e lo facciano sentire armoniosamente parte di un gruppo, il perfetto scout. Purtroppo l'Italia avrebbe bisogno di qualcos'altro rispetto al perfetto scout, un ebetino miracolato, soprannome datogli da Beppe Grillo, il migliore a fare i compitini per casa. Così Matteo Renzi, bimbominchia celebrità in vacanza a Forte dei Marmi ha preso un secchio di acqua gelata e se lo è rovesciato in testa. I nostri VIP, in vacanza a Forte dei Marmi dove paghi anche l'aria che respiri, fingono di conoscere le sofferenze della povera gente. Povera Italia, anche un bimbominchia al governo ci voleva.

Matteo Renzi alla trasmissione 'Amici'.


domenica 17 agosto 2014

Michele Dallapiccola, il medico veterinario prestato alla 'politica' eccitato dalla caccia all'orsa coi cuccioli.

Michele Dallapiccola a destra.
« E’ un orso dannoso che va fermato, tra tenerlo tutta la vita in gabbia e farlo passare a miglior vita non so cosa sia meglio ». Così dolcemente e pacatamente si esprime sul Corriere l’assessore Michele Dallapiccola, laureato in Medicina veterinaria, alto esponente del Partito Autonomista Trentino Tirolese, e che attualmente ricopre in Trentino il ruolo di Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca.
Ce lo immaginiamo così, con la siringa in mano, pronto a far passare dolcemente e pacatamente a miglior vita gli orsi troppo 'selvatici'. Un esperto, lui che ha diretto il "Macello Pubblico Alta Valsugana" S.r.l. quale Amministratore Unico. Ed eccoci alla sventurata Daniza, l'orsa coi cuccioli, intrinsecamente colpevole di aver dato delle zampate ad un fungaiolo che si era nascosto dietro un albero per osservare la cucciolata. Uno scemo qualunque, penserete. No, sono questi i frangenti in cui i tanti Dallapiccola danno il meglio di sé. L'Italia tracolma di mezzuomini, i tanti Schettino, cellule dormienti pronte ad attivarsi per rovinare l'Italia e rovesciare l'ordine naturale delle cose. Quando l'ignoranza poi si laurea, eccovi l'iniezione letale. Vi basti leggere i tweet tra il sadico e l'eccitato di Michele Dallapiccola che rincorreva l'orsa Daniza: 


« Inverveniamo SUBITO », SUBITO in maiuscolo, in quanto l'orsa terrorista Daniza potrebbe farsi saltare in aria con il radiocollare in centro a Trento. « Operazioni di tutela delle persone »??? Ma siamo noi che dovremmo tutelarci da lei. Fermiamoci un secondo. Ci sono quattro orsi messi letteralmente in croce nel Trentino. Dire che son stressati, è dir poco. Portano il radiocollare, devono continuamente spostarsi per evitare la nostra morbosità, devono sopravvivere alle dichiarazioni di esponenti della Lega Nord e Forza Italia che vorrebbero abbatterliCome vi sentireste vivendo con un radiocollare e i Dallapiccola che ogni giorno vi analizzano la cacca, pronti ad accusarvi di essere troppo selvatici? L'assurda cattura di quest'orsa, non farà che stressarla ulteriormente. 
Uccidete Daniza. Daniza assassina. Rinchiudetela con 3 radiocollari sul collo. Sparatele tranquillanti. Oppure Dio ci scampi dai Dallapiccola? Liberi tutti, anche gli orsi.



mercoledì 9 luglio 2014

Il Gazzettino, la mano morta della conservazione.


Se l'inchiesta sul #Mose a Venezia ha scoperchiato un sistema autoreferenziale corrotto che poteva alimentarsi impunemente da decenni sicuramente lo dobbiamo anche ad un giornalismo servile che giammai rischia inchieste giornalistiche. Un giornalismo dalla mano immobile morta, mai una difficoltà vera, che non osa e si limita al mero compitino per casa. Il Gazzettino, non ce la fa a restare al passo con i tempi. Ancorato ad una visione rigida del mondo, puramente descrittiva, il Gazzettino potrebbe essere il giornale degli anni '80 di Fantozzi, dove spuntano come funghi qua e là notizie tragicomiche senza mai una visione d'insieme o qualcosa che si possa avvicinare all' anima di un giornale. All'inizio dell'anno, prima che Venezia venisse falcidiata dall'inchiesta, avevo scritto una lettera aperta critica al direttore del Gazzettino sull'impostazione fastidiosamente banale del suo quotidiano, ovviamente mai pubblicata, in cui scrivevo « noi lettori meritiamo giornalisti che sappiano anche schiaffeggiare arditamente e tirare per le orecchie giunte, sindaci, assessori ». Stavo sognando.
L'inerzia guarda la tv e legge il Gazzettino.
Ma veniamo all'articolo della vergogna. La doverosa premessa, è che ben due ex presidenti del Magistrato alle Acque, Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva si trovano in carcere con l’accusa di aver ricevuto tangenti e regalie dal Consorzio Venezia Nuova - secondo l’accusa cioè sarebbero entrambi stati sul libro paga dell’ente che avrebbero dovuto controllare. Se perfino il controllore è marcio, tutto è perduto. Un paese sull'orlo del baratro, con oltre 2000 miliardi di debito, sta affondando proprio nell'indifferenza degli uffici stampa compiacenti con i poteri forti e spietati con le vocine fuori dal coro. Non stupisce se Tina Merlin, giornalista dell'Unità, fosse l'unica voce che brillava sulla diga del Vajont. I rompiscatole vanno emarginati.
Fortunatamente, ma non per il Gazzettino, esiste un gruppo di persone guidate da Tommaso Cacciari che, ancora nell'Ottobre 2012, avevano gridato al mondo che qualcosa non tornava nell'agire del Magistrato alle Acque. Avevano occupato i loro uffici, pagando in prima persona anche l'indifferenza degli altri. Gente che ancora lotta mentre i giornalisti gattonano a mangiarsi i pasticcini ai buffet della vergogna. Tommaso Cacciari sugli avvenimenti dell'Ottobre 2012 ha avuto modo di dichiarare: « Sono stato condannato a otto mesi, per occupazione di terreni quando entrammo al Magistrato alle Acque retto dalla signora Piva oggi in manette. Siamo stati querelati per diffamazione quando li chiamammo “corrotti” ». 
L'occupazione del Magistrato alle Acque, chiaramente simbolica e provocatoria dopo gli arresti di cui sopra, ha avuto ancora luogo nel luglio 2014, dopo quindi che il Governo aveva deciso la soppressione dell'istituzione, simbolo di uno Stato che invece di controllare fiancheggiava per assurdo il malaffare. Ed eccoci all'articolo della vergogna. Il Gazzettino, invece di volare alto e contestualizzare l'occupazione nell'ambito di uno scandalo senza precedenti, si mette a fare l'inchiesta sui bagni del Magistrato alle Acque, trattando quei manifestanti, proprio coloro che non erano sul libro paga del Consorzio Venezia Nuova, come fossero barbari animali. Il Gazzettino riesce nell'intento editoriale ed ecco fioccare i commenti anonimi forcaioli della conservazione: « teppisti fannulloni spaccatutto da metterli i ceppi», «Tommy a carogna», «Nullafacenti che creano danno e disagio», «risorse da galera», «Non sono veneziani, furbetti del quartierino», «Squadracce nere in camicia rossa», «i No Global sono come i mafiosi»,  «Dinastia Cacciari, sempre peggio». 
Doña María del Rosario Cayetana Alfonsa Victoria
 Eugenia Francisca Fitz-James Stuart y de Silva 
Falcó y Gurtubay, principalmente conosciuta solo come 
Cayetana d'Alba o La duchessa d'Alba, diciottesima 
Duchessa d'Alba de Tormes, Grande di Spagna 
(Madrid, 28 marzo 1926), è una nobile spagnola.
La chiurgia estetica, altro esempio
di mano morta conservativa.
Santa Inquisizione che è la vostra Conservazione! Quanta frustrazione vi leggo. Inutile menzionare che il sottoscritto ha tentato di lasciare un commento diverso dagli altri, critico anche verso il Gazzettino, ma lascio immaginare a voi se abbia passato le maglie della censura conservativa. 
Un giornalismo di questo tipo alleva la conservazione, quella che ci sta portando congelati e commissariati all'asfissia per debiti. Scrivere un articolo che insista su quello che sembra il passaggio delle orde barbariche di Attila e che rimandi di conseguenza ad un presunto pericolo estremista proprio in quei movimenti giovani e freschi che le bustarelle non le prendevano e che reclamano di diritto un qualche futuro, significa candidarsi a diventare l'ufficio stampa del Titanic. Provo pena anche per quei lettori prediletti del Gazzettino, con quattro soldi da parte che accentuano il loro ringhiare sordo conservativo messo in pericolo da istanze di maggiore distribuzione della ricchezza, e che da sempre votano Lega o Popolo della Libertà per poi ritrovarsi culturalmente con la vergogna in tasca della laurea falsa del trota a Tirana piuttosto che rappresentati da quell'evasore pregiudicato di Berlusconi. Quanta ignoranza anche nel Il Gazzettino, la mano morta della conservazione.

martedì 8 luglio 2014

Mentire per tradire, la pratica diffusa del doping della menzogna.

Lance Edward Armstrong è un ex ciclista statunitense, professionista dal 1992 al 2011, capace di conquistare per sette volte consecutive il Tour de France (record nella storia della corsa francese) dal 1999 al 2005, attraverso il sistematico e criminale utilizzo di pratiche dopanti. Il doping della menzogna. Lungo il corso di tanti anni, tutti applaudivano, tutti credevano, non era vero niente.

Da tempi immemorabili esiste la menzogna. Il Vangelo di Giovanni (13,21-22) « In verità, in verità vi dico che uno di voi mi tradirà ». Per innumerevoli ragioni, l'uomo da sempre accarezza l'accattivante possibilità di manipolare subdolamente la realtà. Mentire per tradire principalmente. Anche l''arte' della menzogna conosce la sua massima espressione, la sottigliezza più estrema, esattamente quando chi mente viene assorbito dalla sua stessa menzogna, convincendosi a credere di pronunciare delle verità sacrosante proprio mentre pronuncia le menzogne più artefatte. In quel momento, il mentitore raggira ogni sesto senso o sospetto, e guardandoti dritto negli occhi, credendoci veramente ti dice « Tutti i bambini sono angeli, per me scendono proprio dal cielo, e una cosa così non va fatta, i bambini vanno lasciati in pace. Io non sarei capace di far male ad un bambino ». Così parlava candidamente Mario Alessi dopo aver rapito e ucciso il bambino Tommaso Onofri. 


Milioni di persone quotidianamente si tradiscono per poi giurarsi amore eterno un secondo dopo. Perfino la battagliera Alessandra Mussolini, tutto famiglia e onore, non sapeva più cosa dire di fronte alla notizia che vedrebbe il marito frequentare prostitute minorenni. Ritengono contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda, sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe. Berlusconi giura sulla testa dei suoi figli di non aver mai pagato una donna per delle prestazioni sessuali. Lance Edward Armstrong, il suo volto d'angelo che giura di non averi mai fatto uso di sostanze dopanti qualche ora dopo aver fatto una trasfusione per aggirare i controlli. Tutti pronti a giurare di non aver mai evaso un euro al fisco. E se fosse invece proprio la menzogna il doping che tiene in piedi l'attuale sistema? L'anima degli Italiani è stata educata alla menzogna per più di vent'anni, perché la verità fa male. L'alfiere massimo è stato Berlusconi, sfacciato, solare, nella sua improntitudine. Mentire per tradire, la pratica diffusa del doping della menzogna. 

martedì 1 luglio 2014

Anno dopo anno le dighe del MOSE ci uccideranno subdolamente più di quella maledetta diga del Vajont.

Sono stato in quel santuario che è il Vajont diverse volte, pregando e auspicando che, come i medici si sottopongono al giuramento di Ippocrate, gli ingegneri e gli architetti prima di iniziare ad eserciatare le loro professioni, si rechino davanti a quella diga a giurare che mai e poi mai abbandoneranno le ragioni della logica per far spazio a quelle del profitto. Quello che fa male di questa tragica storia, oltre alle 2000 vite spazzate via senza neanche il tempo di scambiarsi l'ultimo gesto d'amore e quel vuoto lancinante che ancora annichilisce l'anima, è che c'era una vocina inascoltata, quella di una giornalista dell'Unità, scrittrice e partigiana italiana, a nome Tina Merlin. Una rompiscatole. Denunciava quella diga maledetta, la diga del disonore, prima ancora che fosse effettivamente messa in funzione. Inascoltata dalle istituzioni, la giornalista fu denunciata per "diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico". C'è una cosa che deve destare le nostre coscienze adesso più che mai. Tina Merlin denunciava i soprusi e le malefatte dell'ente adibito alla costruzione della diga, la società S.A.D.E., quale «Stato nello Stato». Le migliaia di morti del Vajont non hanno mai avuto giustizia esattamente come non l'hanno avuta le centinaia di morti del petrolchimico di Marghera anch'esso voluto, come la diga del Vajont, dal conte di Misurata Giuseppe Volpi.
Dal Vajont al Mose grazie a Tina Merlin.
Passiamo con un volo pindarico dalla S.A.D.E al MOSE. Lasciamo stare per un attimo l' ipotesi più nefasta, che rimanda proprio al Vajont, che vedrebbe la possibilità che tutte le paratoie entrino in risonanza a causa delle onde, fino al collasso dell'intero sistema. Voglio accantonare questa ipotesi catastrofica anche se Tina Merlin ci imporrebbe di parlarne. Ma c'è qualcosa di ancora più subdolo. Un passaggio che richiede forse uno sforzo mentale anche da parte vostra, per capire perché anno dopo anno le dighe del MOSE ci uccideranno più della diga del VajontIl vero affare del MOSE, quello di cui nessuno parla perché è semplicemente disumano parlarne, è la manutenzione, ordinaria e non.  La manutenzione costerà oltre 20 milioni di euro l’anno e ogni manovra delle paratie costerà 250 mila euro (con dieci alte maree l’anno sarebbero già altri 2,5 milioni di euro). Le salatissime pulizie subacquee. Costi quel che costi per difendere l'investimento iniziale ci spremeranno come limoni, noi, i nostri figli e così via fino all'ultimo centesimo. Ora, noi comuni mortali sono anni che ci contiamo come sopravvissuti, che ci guardiamo negli occhi, questa crisi la sentiamo. Quanti si sono suicidati ieri, quanti lo faranno domani, semplicemente non ce la facciamo più. Un debito pubblico oltre i 2000 miliardi di euro, un buco dell'ipocrisia che ci uccide, inghiottendoci subdolamente in tanti modi. Era depresso, ultimamente non sorrideva più, era stanco di vivere. Non sappiamo più che altri termini usare. L'Italia ha smesso di essere spensierata, la felicità se ne è andata da un pezzo. Un esempio di qualche giorno or sono, « Disperato e deluso dalla vita, si è gettato nel vuoto di fronte alla diga del Vajont» Impossibile dimostrare il nesso tra una tangente pagata e una vita spezzata. Le persone si spengono, smettono di sognare, qua e là a macchia di leopardo in innumerevoli articoletti sparsi sulla cronaca dei quotidiani locali dimenticati il giorno dopo. Ci manca la visione d'insieme che ci mostrerebbe i mandanti di quelli che sono in verità omicidi. Da Tangentopoli a questa Venetopoli, i tanti Mazzacurati, i Meneguzzo, in generale questa classe politica, imprenditoriale, ecclesiastica, accademica ha sulla coscienza molte di queste morti, una per tutti quella di Angelo di Carlo. Ogni manovra delle paratie costerà 250 mila euro? Sembra che ci diano due alternative. La morte rapida sulle montagne del Vajont. Quella lenta, per debiti, in pianura. Non era forse anche il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico statale per la realizzazione del Mose, uno «Stato nello Stato» secondo Tina Merlin?

martedì 24 giugno 2014

Venezia, cercasi pifferaio magico per ricacciare I RATTI NEI FONDI NERI DELLE FOGNE.


Edoardo Bennato - La fantastica storia del pifferaio magico

Ed allora, c'era una volta 
una città che diventava brutta, 
diventava cattiva ogni giorno di più... 
E nessuno, in mezzo a tanta gente, 
e nessuno, poteva farci niente, 
perché ognuno pensava solamente per sé...

VENEZIA DERATTIZZAZIONE IN CORSO

venerdì 20 giugno 2014

Vostra Eminenza Angelo Scola, se solo Robin Hood ti avesse incrociato in laguna. Mentre tutti a Venezia rubavano, tu benedicevi le loro coscienze.

Un angelo in laguna? Il caso Angelo Scola.
Robin Hood si sa, amava rubare ai ricchi, per ridistribuire ai poveri. Quei San Martini appesantiti che entravano nella foresta di Sherwood (da cui oggigiorno prende il nome il circuito scomunicato ed eretico dei centri sociali) e non intendevano donare il proprio mantello, ne uscivano lietamente alleggeriti. Immaginatevi per un attimo il cardinale Angelo Scola addentrarsi zampettando con il suo pesante fardello, le sue bisacce stracolme, in quella foresta. Con lui tutti gli averi della Fondazione 'Studium Generale Marcianum' da lui creata. Per l'amor di Dio, averi regolarmente denunciati e contabilizzati e aggiungiamoci fin da subito per non indispettirlo 'Scola Santo Subito'Robin Hood non avrebbe battuto ciglio, lo avrebbe fatto uscire in sandali e mutande, convertendolo de facto all'ordine francescano. Forse perfino quel criminale del faccia d'Angelo, Felice Maniero, colui che tra le provincie di Padova e Venezia veniva visto quasi come un Robin Hood del Brenta, lo avrebbe volentieri alleggerito. Purtroppo Angelo Scola, adesso arcivescovo di Milano, ha invece imperato indisturbato in lungo ed in largo in una laguna senza più banditi se non l'abbaiare innocuo dei movimenti e dei centri sociali, finendo per diventare a suo tempo addirittura il candidato favorito per il dopo-Ratzinger. Dio ce ne scampi. Le frequentazioni tra Angelo Scola e Benedetto XVI risalgono ai tempi della 'Congregazione della Dottrina della Fede' essendo il primo consulente ed il secondo prefetto.
Benedetto XVI e Angelo Scola. 
Negli ultimi anni è chiaro a molti che l'Italia dal debito pubblico sconsacrato venga costantemente rovinata proprio da politici cattolici mezzani, quelli che si mettono e sempre stanno nel mezzo, quelli che mai si scompongono, mai una difficoltà vera. Un cattolicesimo ipocrita che funge da cuscino morbido e accogliente per delle teste corrotte. Una classe dirigente che diventa tale proprio in virtù dell' appartenenza alla Borghesia Cattolico Romana, quella a cui apparteneva Mario Monti, la cui attività taumaturgica di stampo bocconiano avrebbe dovuto risollevare l'Italia e rappresentare una novità dirompente in uno scenario quasi compromesso, e che invece si presentò agli italiani dal salotto di quel camerlengo ipocrita di Bruno Vespa, quello stesso salotto cattolico in cui era stata confezionata con garbo agiografico la politica berlusconiana più becera. Per certi versi non evangelici, purtroppo la "condanna a morte" di questo paese è un certo stile della curia. Vediamo come.
L'operato di Angelo Scola in qualità di patriarca di Venezia tra il 2002 e il 2011 si deve ascrivere a quel patto morboso e malato tra politica e bigottismo religioso che ci ha trascinati negli abissi della stagnazione, quella che per intenderci ci ha portati a celebrare la messa cattolica al Re del Porno (con Rocco Siffredi, Ilona Staller, Eva Henger, Paolini) e a rifiutarla a Piergiorgio Welby, piuttosto che ad avere in parlamento lo scempio dei tanti Giovanardi, il belato dei Bondi, e quei Casini che di fronte alla condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra di Salvatore Cuffaro dichiarò "I miei sentimenti di amicizia con Salvatore Cuffaro appartengono a me come uomo e come cristiano: non li ho mai rinnegati e non li rinnego". Ve li ricordate gli anni cupi e misteriosi di andreottiana memoria?
Angelo Scola.
Mentre a Venezia assistiamo all'ennesimo crollo del sistema, dalla politica alla magistratura, dai controllori del Magistrato alle Acque ai giudici della Corte dei Conti, e l'Italia si sveglia con l'ennesimo comunicato sul record del debito pubblico a 2.146 miliardi miliardi di euro,  emerge che la Fondazione 'Studium Generale Marcianum' voluta da Angelo Scola riceveva finanziamenti da coloro coinvolti nello scandalo tangenti. Il debito pubblico immorale creatosi principalmente negli anni della Democrazia Cristiana dallo scudo crociato non potrà oggigiorno che aumentare se i soldi pubblici destinati ad una opera pubblica quale il Mose vengono in parte dirottati a favore di qualsiasi tipo di fondazione, in questo caso quella cattolica di Angelo Scola. Titola il Gazzettino: ''Fondi alla Curia per un posto in prima fila con Scola e Papa Ratzinger.'' Per farla breve, i corrotti facevano a gara a rimpinguare le casse della suddetta Fondazione per accreditarsi moralmente nell'entorage veneziano, presentandosi immacolati come se avessero fatto la prima comunione.
Screenshot del sito web della Fondazione  'Studium Generale Marcianum'  di Angelo Scola da cui si evince il partenariato con l'impresa di costruzioni Mantovani coinvolta nello scandalo veneziano.

Il meccanismo della lavatrice delle coscienze sporche era in vigore a Venezia anche grazie all'Università Ca' Foscari, vero e proprio Vaso di Pandora fortunatamente ora scoperchiato. Onorificenze 'vendute' dalle Università come la Chiesa vendeva le indulgenze. Non stupitevi se il Rettore Carlo Carraro, che fece la scuola cattolica all'Istituto Barbarigo della diocesi di Padova e che naturalmente siede anche nel CdA della Fondazione Marcianumdichiarò a mezzo stampa a commentare la nomina del cardinal Angelo Scola ad arcivescovo nella Milano del celeste Formigoni: « non posso nascondere il dispiacere per l’Università veneziana. Perdiamo un punto di riferimento culturale con il quale in questi anni abbiamo condiviso la stessa visione rispetto all’importanza della formazione per il futuro dei nostri giovani e della nostra società. Si tratta di convinzioni profonde che sicuramente troveranno sempre una salda àncora nel Patriarcato e nei progetti condivisi con Sua Eminenza Angelo Scola ». Permettetemi di dire che i due avevano anche come riferimento le Assicurazioni Generali, visto che Scola era amico personale dell’ex presidente Antoine Bernheim mentre Carlo Carraro era lautamente pagato nel Consiglio di Amministrazione.
Quella dichiarazione fece venire i capelli bianchi al Prof. Dario Calimani che espresse turbamento, per una realtà come quella universitaria in cui la cultura dovrebbe nascere dal dibattito che si sviluppa all’interno dell’istituzione piuttosto che da ispirazioni, visioni e ideologie esterne. 
Angelo Scola e  Piergiorgio Orsoni.
Rimane indelebile il fatto oggettivo che il nome del cardinale sia stato fatto diverse volte nell'ambito dell'inchiesta sul Mose e che i soldi della Cricca andassero anche alla sua Fondazione.  Il sistema Mose oliava ogni angolo della laguna, non poteva mancare quindi anche il Patriarcato di Venezia.  Fu proprio Angelo Scola a sostenere strenuamente la candidatura di Piergiorgio Orsoni a Sindaco di Venezia. Orsoni, definito dal corriere il Professore cattolico, è tutt’ora procuratore di San Marco, la più prestigiosa carica vitalizia della Repubblica di Venezia dopo il Doge, legata a doppio filo con il patriarcato. Nel consiglio di amministrazione della Fondazione eccovi sia il capo supremo delle tangenti, Mazzacurati, sia Orsoni, ex sindaco di Venezia.
Angelo Scola.
In una recente dichiarazione Angelo Scola ha dimostrato l'intenzione « di tutelarsi legalmente nei confronti di chi continuasse a dare informazioni imprecise, scorrette o false. Una tutela necessaria perché sia rispettata la verità e perché non sia disturbata la missione pastorale del cardinale Scola nella Chiesa di Milano. » Si sa, Angelo Scola appartiene in modo indissolubile a Comunione e Liberazione, tanto che anche da quelle parti arrivarono gli Auguri a "Papa Angelo Scola" in una gaffe memorabile subito dopo la nomina di Papa Francesco. Una lezione francescana.
Sicuramente non perderanno l'occasione per tacciare questo articolo di moralismo, contro il quale Comunione e Liberazione ha lanciato una crociata. Io dico che fortunatamente nella Chiesa è prevalsa una visione del mondo diversa e lo spessore della persona del Papa Francesco viene riconosciuto giorno dopo giorno tanto quanto quello di Angelo Scola si affievolisce. Da citare anche le parole dell'attuale Patriarca di Venezia che parla apertamente di un esame di coscienza anche per la Chiesa a Venezia.
Sono io quindi che mi tutelo moralmente scrivendo questo articolo. Mentre tutti a Venezia rubavano, tu Angelo benedicevi le loro coscienze. Se solo Robin Hood ti avesse incrociato in laguna.

venerdì 6 giugno 2014

In Normandia per non dimenticare quei giovani morti per la libertà. Oggi, 70 anni fa, morivano anche per estirpare i nostri fascismi.


Proprio 70 anni fa, il 6 Giugno 1944, su alcune spiagge della Normandia morirono migliaia di giovani per la libertà. Morivano anche per estirpare i nostri fascismi. Morivano lontani da casa per ridarci quella stessa libertà che noi oggi interpretiamo ancora come libertà di arricchirsi idebitamente, di corrompere e farci corrompere.   Il Fascismo ed il Nazismo oggigiorno assumono le vesti di quella abberazione chiamata corruzione. Quella che striscia schifosamente nella maggior parte degli uffici italiani come la peste bubbonica. Li vedi sgattaiolare compromessi, forme evanescenti alimentate da ansiolitici che non riconoscono più nemmeno se stesse. L'Italia tracolma di fantocci patinati di ipocrisia che sono emissari della corruzione incarnata. 
La nostra libertà non ha prezzo. Sbarcate contro la corruzione, assaltatela, non datele tregua. Se non vi farete mai corrompere, allora l'ultimo respiro della vostra vita sarà, guardandovi indietro, quello della libertà. 

martedì 3 giugno 2014

Tutti a Londra, o verso nord, il miraggio. Le armi che abbiamo venduto, ci tornano indietro come spettri.

Immaginate per un istante di aver perso tutto. Di non aver nulla, proprio nulla, se non indosso degli stracci pregni di fatica. C'è solo una cosa che vi mantiene in vita. La speranza. La speranza di una vita migliore. I love you England. Il miraggio di un mondo, di una vita migliore. Le immagini che riporto raccontano della situazione a Calais, il punto ed il porto più vicino alla sognata Gran Bretagna. In Italia li confortiamo ad andare verso Nord. Li vediamo passare. Qualcuno rimane ma molti devono proseguire verso nord. « Dove vai? Non lo so, ma devo andare verso nord ». Hanno dentro questa missione da compiere vivi o morti. Eccoli quindi rischiare l'inverosimile, con la forza della disperazione. Se non sono già morti sul fondo del Mediterraneo vedendo prima morire la propria moglie e i propri bambini, ora rischieranno di essere divorati dalle ruote di un tir o di morire lentamente soffocati al loro interno. Ed allora nasce spontanea una domanda. Armi, l’export italiano vale 2,7 miliardi. Anche verso i paesi in guerra. Ma ne vale veramente la pena? Ma ce l'abbiamo ancora una morale, oppure è l'indifferenza che ci divora? La risposta. Le armi che abbiamo venduto e che vendiamo, ci tornano indietro come spettri. Vendiamo le armi anche a paesi in guerra, ma ci disturba vederne le conseguenze.

Campo profughi improvvisato a Calais, Francia.











giovedì 15 maggio 2014

Beppe Grillo da Bruno Vespa. La fine della coerenza è comica.


C'è una cosa che nessuno sopporta più, sono i parolai. Professionisti della parola, dell'arte della retorica, che predicano bene e razzolano male. I Savonarola e i Martin Lutero che ti twittano il cambiamento. Beppe Grillo sembrava avere una parvenza di coerenza. Gridava, sbraitava, si dava da fare, anche se non posso perdonargli una scoreggia, quella di aver aperto il movimento a quegli ignoranti di Casapound. Lo stavo a guardare incuriosito. Poi venne il giorno anche per lui, il giorno del giudizio. Beppe Grillo ha annunciato di andare da Bruno Vespa. Proprio da quel camerlengo che ha manipolato la comunicazione italiana, come un prete che distorce la sua messa blasfema. Quel salotto ipocrita, mai una difficoltà vera. Il declino di Beppe Grillo è iniziato. La fine della coerenza è comica.

mercoledì 7 maggio 2014

La patologia fascista permane e va considerata un disturbo mentale.

Immagine tratta dal profilo facebook di Daniele De Santis, accusato di aver sparato contro alcuni tifosi napoletani a pochi passi all’Olimpico. L'immagine di questo bunker di estrema destra, che si commenta da sola, evidenzia tutta la patologia del rigurgito neofascista. 
La patologia fascista permane e va considerata un disturbo mentale che paralizza il nostro Paese. Impercettibile la cogliamo giornalmente. Permane quando Di Canio salutava a braccia tatuate la curva con il saluto romano e per risposta bordate di cori dal linguaggio crudo e violento sintentizzabili nel «Boia chi molla». Permane in generale in tutti gli stadi, dove le curve sono raduni di ideologie violente e xenofobe. Vive e permane quando Alessandra Mussolini starnazza in Parlamento a suon di slogan come lame difendendo i valori morali della sua idea di famiglia mentre il marito frequenta prostitute minorenni. Permane quando un sindacato di Polizia applaude i colleghi condannati per l'assasinio di Aldrovandi o quando le forze dell'ordine nella caserma di Bolzaneto si macchiarono di atrocità e dove secondo i giudici vi fu una grave lesione della dignità delle persone. Permane giornalmente nelle modalità utilizzate dalla forze dell'ordine per fronteggiare i manifestanti, dove il manganello viene usato quasi sadicamente o dove si calpestano o si prendono a calci manifestanti a terra. Permane nel linguaggio degli esponenti della Lega Nord, loro che ce l'hanno duro. Permane nel movimento dei Forconi, Forza Nuova, Casapound e nel linguaggio talvolta troppo violento di Beppe Grillo, quando ad esempio grida 'Italianiiii' imitando con cattivo gusto il Duce o quando apre il suo movimento agli esponenti di Casapound. Permane fervamente nei pensieri del padre di Alessandro di Battista. Permane nel salotto di Bruno Vespa, quando la sua regia patinata di ipocrisia confeziona realtà che non esistono se non nella mente dell'elite del momento con l'ausilio della voce pastosa di Renato Mannheimer. Peggio del cinema di propaganda fascista. Permane quando spavaldi neofascisti fanno arrivare a piazza Navona un camion con decine di spranghe e mazze da baseball con il tricolore. Permane nell'atteggiamento immobile, rigido e autoritario di quei burocrati che abitano palazzi costruiti durante il ventennio fascista e che forse per un certo verso devono proprio la loro posizione a quell'impostazione di pensiero. Permane nelle strutture parastatali della Mafia e della Camorra. Permane in giornalisti quali Sallusti, Belpietro e Giuliano Ferrara. Permane in tutti coloro che privi di cultura tatuano sul proprio corpo i segni indelebili di una ideologia patologia.  Permane in chi, non avendo studiato la Storia, parla di quel periodo senza sapere quello che sta dicendo.  
Se l'Italia ha un'ombra, lo deve al suo passato fascista. La guerra disumana e le leggi razziali abominevoli solo per sintetizzare qualche decennio di NON VITA. 

mercoledì 12 marzo 2014

La figlia della Lupa non twitta più. Mussolini la vergogna continua.


Vale la pena riportare l'immagine del profilo twitter di Alessandra Mussolini, il giorno in cui i giornali riportano la notizia che vedrebbe il marito frequentare prostitute minorenni. La figlia della lupa, non twitta più. In fondo come si fa a non capirla. Alessandra, Alessandra, il nonno che appartiene alla miseria umana non te lo sei scelto ma il marito si. La vogliamo ricordare con questo profilo che voleva tanto dirci quanto veramente "normale" fosse la vita di questa donna sposata, che tirando le somme ha una vita andata a puttane. Mussolini la vergogna continua. 

lunedì 27 gennaio 2014

Vola colomba bianca vola.


Liberiamo la colomba simbolo della pace. Lo ha fatto papa Franceso davanti a migliaia di fedeli. La colomba bianca vola. Pochi battiti d'ala e un gabbiano reale la punta. Ma non basta. Anche il corvo, uccello del malaugurio, sinistramente tormenta la povera creatura per la quale non c'è scampo. Tempi buii per la pace. E così ce ne stiamo andando anche noi, noi timidi, noi buoni, noi onesti, noi persone per bene. C'è un problema disumano di distribuzione della ricchezza. Proprio oggi i giornali ci raccontano il resoconto di questi ultimi anni; un italiano su sei vive con meno di 640 euro netti al mese. Aumenta la concentrazione della ricchezza: il 10% della famiglie italiane possiede il 46,6% del patrimonio complessivo (45,7% nel 2010). Proprio io che sono scappato dall'Italia rifugiandomi nel Regno Unito, scopro inorridito dai giornali d'oltremanica che soltanto 85 persone al mondo posseggono l'equivalente di quanto possedduto da 3.5 miliardi di persone. Questo ristretto numero di miliardari, che potrebbero riempire a stento un bus a due piani, posseggono le ricchezze di metà della popolazione mondiale. Ora diventa tutto più chiaro. Qui ci hanno letteralmente coglionato, facendo diventare la politica un apparente conflitto a tarallucci e vino tra fronde di renziani, bersaniani, cuperliani, dalemiani, finiani, berlusconiani e vai a non finire secondo il miracolo della moltiplicazione dei pani e delle poltrone. Tutti d'accordo, per non cambiare niente. Tutti d'accordo, per occultare quella triste verità che vede una stretta minoranza arricchirsi a spese delle sofferenze della maggioranza. La concentrazione della ricchezza quindi è andata aumentando nonostante la classe operaia se ne andasse in paradiso, come Angelo di Carlo. I pesci grossi, pescecani ingrassatisi nella finanza che non crea lavoro, si sono mangiati e mangieranno a poco a poco i pesciolini. I gabbiani scaltri non si accontentano dei pesciolini, ma hanno iniziato a saziarsi di una inaspettata carne tenera nel petto della colomba. Fermare l'arricchimento dei pochi Berlusconi e l'impoverimento dei tanti non era solo un dovere morale. Era la condizione indispensabile per non provocare il collasso di un intero paese. Non abbiamo mai visto una patrimoniale sui beni di lusso o le tasse abbattersi sulla finanza speculativa. Ma in futuro non avrete mai visto il popolo incazzarsi così tanto.  Libertà, Uguaglianza, Fratellanza. 


sabato 11 gennaio 2014

Stagista..ma team leader!


Un grande opportunità. Stagista..ma team leader
Vai a capire perché Renzi parla attraverso anglicismi di Jobs Act

sabato 4 gennaio 2014

That is why what we live is not a true democracy.

Chart of the number of homeless people each night a New York. September 2013: 52,351!
Just compare these charts. The shame of our democracy. If you take in consideration the last ten years, you realize that the stocks of giants as Priceline or Google have grown as much as the number of homeless. Nelson Mandela said that "while poverty persists, there is no true freedom." In the past, the poor could at least cultivate their land and live thanks to the product of their labor. Nowadays, in the financial democracies with no available land, wealth tends to be concentrated in the hands of a select few. That is why what we live is not a true democracy. That is why we need a revolution. 

Priceline's stocks (NASDAQ:PCLN) has appreciated more than 5931% in the last ten years. 

Googles's stocks (NASDAQ:GOOG) has appreciated more than 920% in the last ten years. 

sabato 28 dicembre 2013

Addio a Giuliano Ferrara. Dietro ad Il Foglio di carta il più grande produttore di merda concettuale.

Sorpreso dalla Vita. Giuliano Ferrara.
Quando tutto è perduto, quando perfino l'orchestra sul Titanic smette di suonare avendo l'acqua salina assalito gli strumenti si sente un urlo inopportuno della propaganda concettuale, uno di quelli che farebbe innervosire perfino la Regina ma stavolta non è il Cavaliere. È Giuliano. È Giuliano Ferrara che ti informa che l'aborto è un omicidio. Ferrara infatti è per la vita ma anche per chiudere un occhio sulle torture a Guantanamo. Potrebbe scambiarsi la penna con Magdi Cristiano Allam, sono intercambiabili nel firmare articoli che cercano l'essenza di Dio in una pattumiera concettuale. Questo Nerone pronto a bruciare mediaticamente a difesa delle radici giudaico-cristiane dell'Europa, amico d'Israele, ha mangiato alla tavola del Cavaliere ritagliandosi il ruolo del grasso buffone che poteva permettersi qualche sonora critica propositiva. Mai una lotta giornalistica vera su quei fondamentali sui quali l'Italia moriva arrancava giorno dopo giorno.  Lo ricorderemo così, mentre con la sigaretta in bocca in televisione veicolava messaggi avvelenati a favore della vita. Lui che amava andare a cavallo, avendo il cattivo gusto di imporre la propria pesantezza anche a chi non ha il dono della parola. Addio a Giuliano Ferrara, tra i più grandi produttori di merda concettuale.

giovedì 26 dicembre 2013

Per non dimenticare le cravatte di Bertinotti a Porta a Porta.

Paolo Bertinotti nell'imitazione di Corrado Guzzanti che non trascura nello sfondo, le mitiche cravatte.
C'era una volta un signore distinto che impediva il governo di centrosinistra aprendo in tal modo la strada al ventennio Berlusconiano. Non so quanti si ricorderanno di Bertinotti. Rappresentante di una sinistra romantica tutta retorica e generosità generica si ritrovò additato sul il corriere per avere la stessa cravatta di George Bush. Robe da matti. In quell'articolo si diceva: "Il guardaroba di Bertinotti è fornitissimo e selezionato, decine e decine di Luca Roda, lo stilista bresciano con cui spesso passa lunghi minuti a conversare di codici di eleganza, tagli, stoffe, novità. Potere di una tentazione. Divisi su tutto, Bertinotti e Bush si ritrovano con lo stesso «stilista del girocollo»". L'ultima apparizione nel maggio 2013 lo vede con la moglie al matrimonio di Valeria Marini, arrivare scortato poco prima del Principe Carlo Giovannelli e Elsa Martinelli, e poi Anna Tantangelo, Alfonso Signorini, Iva Zanicchi, Alba Parietti... 
La memoria è la cosa più importante che ci è rimasta. Non dobbiamo dimenticare chi partecipava al circo di Porta a Porta con quel camerlengo di Bruno Vespa coglionandoci di parole soffici e bombate d'ipocrisia apparentemente dalla parte degli operai. Addio Fausto Bertinotti.

Bertinotti e consorte al matrimonio di Valeria Marini.  Notevole l'atteggiamento della scorta.
Dolce vita romana. Fausto Bertinotti insieme a donna Assunta Almirante  la vedova di Giorgio Almirante, fondatore e leader storico del Movimento Sociale Italiano.

mercoledì 25 dicembre 2013

Auspicio #2014. Liberariamoci dell'intelligenza di Renato Brunetta.

Santoro lo invita ancora per fare audience, in quanto attira mosche a non finire. Il nostro Paese però soffre e quindi è arrivata l'ora di liberarsi di questo premio nobel mancato, un mix perfetto bipolare tra il politico e l'accademico che gli ha permesso di sopravvivere tirando a campare ancora per un po'. Dai Mastella ai Rutelli alcuni dei parolai se ne sono già dovuti andare. Ora tocca a Renato. Il 2014 sarà il suo anno. Ho già scritto del suo bipensiero. L'Italia merita di essere più stupida, merita di liberarsi dell'intelligenza di Renato Brunetta. L'unico metodo possibile è quello di non dargli tregua. Fischiatelo, rivoltatevi alle sue fantomatiche esternazioni sull'economia, chiedetegli quanto ci costa quando lo vedete a spasso con la scorta, ripagate la sua arroganza con la stessa noncuranza. Non dategli tregua. Brunetta ha la colpa imperdonabile di aver dato luce ad una dottrina economica liberista schizzofrenica che concepiva così come strutturata l'impoverimento delle masse (obiettivo raggiunto) a fronte di un suo arrichimento immobiliare (obiettivo raggiunto). Lui è stato il mentore, il guru, il supporto scientifico ai vari lestofanti che si volevano arricchire a spese degli altri. Il faro di un berlusconismo criminale. Il suo latrato patetico contro l'IMU, non fa che suggerirci l'unica strada percorribile: una patrimoniale secca e spietata sui beni di coloro che si sono arricchiti sottraendo ricchezza agli altri. Qualcuno, colmo d'ipocrisia, vorrà vedere in questo post quel linguaggio violento che in passato ha connotato periodi bui. A costoro, rispondo che la classe operaia come Angelo di Carlo se ne è già andata in paradiso, ora tocca a personaggi quali Renato Brunetta incamminarsi verso l'inferno. 

domenica 1 dicembre 2013

Se muori, muoio anch'io.

Nello stesso giorno in Italia muore Doriano Romboni pilota che correva in una manifestazione per ricordare un altro pilota Marco Simoncelli e in California muore in un incidente stradale Paul Walker, l'attore di "Fast and Furious" serie di film incentrati sulle corse clandestine di automobili. Non cogliere l'assurdo di queste storie significa aver perso quell'istinto di sopravvivenza che considera la vita, quale risultato di un atto d'amore dei nostri genitori che si sono prodigati per darcela e tenerci in vita, sacra. Se la vita consiste in una continua lotta contro l'entropia, sarà pur vero che le nostres chances di rimanere in vita sono proporzionali anche agli sforzi che la nostra mente compie emancipandosi dagli stili di vita veicolati dai messaggi pubblicitari diffusi dalle case automobilistiche che ci vorrebbero sempre alla guida di roboanti macchine da corsa fiammeggianti e dai film americani modello Fast and Furious. Se solo tutti insieme decidessimo che la nostra vita e quella degli altri rappresentano il bene più prezioso che abbiamo, sarebbe facile installare su tutti i veicoli dei limitatori di velocità da disinserire solo in casi di emergenza da denunciare poi alle autorità. Salviamo i nostri figli, che stanno morendo sulle strade per ignoranza e immaturità. Non limitiamoci alle solite raccomandazioni di circostanza. Diciamolo forte e chiaro, sulla strada è facile morire e uccidere. 

Ne ho parlato tante volte in questo Blog. Nel 2011 con La strage silenziosa continua. Dov'è lo Stato? ed ultimamente con Trussardi, la tragedia silenziosa del «levriero».
La Porsche rossa, sulla quale viaggiava come passeggero Paul Walker. L'attore di "Fast and Furious".

sabato 30 novembre 2013

#andiamoOLTRE lo stagno di rane dei delinquenti abituali.



Il discorso più bello nel Senato della Repubblica in questi ultimi 20 anni si deve alla senatrice Paola Taverna, che dimostra come quello del centrosinistra in questi anni non sia stata opposizione ma collusione. Grazie Paola, hai dimostrato che un altro discorso è possibile.

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