sabato 9 ottobre 2010

Federico Aldrovandi ha vinto la sua battaglia grazie all'amore ed alla tenacia dei suoi genitori

Il 29 febbraio del 2008 mi ero unito anch'io convintamente alle migliaia di appelli alla Giustizia per Federico Aldrovandi chiedendo con forza un rinnovamento nelle polizia di stato italiana che ancora si deve affrancare del tutto dalla cultura arbitraria del manganello sfasciateste. Lo Stato ha riconosciuto, in un accordo tra le parti raggiunto all'inizio di Ottobre 2010, alla famiglia di Federico Aldrovandi, ragazzo ucciso a Ferrara durante un controllo di polizia il 25 settembre 2005, quasi due milioni di euro, ammettendo sostanzialmente la propria responsabilità, nelle persone di Paolo Forlani, Luca Pollastri, Enzo Pontani e Monica Segatto per aver ecceduto nel loro intervento, infierendo sul giovane in una colluttazione imprudente usando i manganelli che poi si sono rotti, ammanettandolo a pancia in giù con le mani dietro la schiena, posizione che avrebbe causato un'asfissia posturale.
Di questa storia rimarrà il ricordo per una giovane vita spezzata ed il coraggio e la grinta di due genitori che non hanno creduto alla versione fornita inizialmente dalla polizia ed hanno quindi cominciato a raccogliere prove e testimonianze arrivando a pubblicare in un blog su Kataweb le foto del figlio massacrato pur di rendere evidente l'ingiustizia.

I tre ramoscelli verdi

Crocifissione è un dipinto di Andrea Mantegna, datato 1457-1459 e conservato nel Musée du Louvre di Parigi Il dipinto a mio parere può rappresentare il concetto schizzofrenico della pena di morte nella Storia.

C'era una volta un eremita che viveva in un bosco ai piedi di un monte e trascorreva il suo tempo in preghiera e opere pie; e ogni sera portava ancora due secchi d'acqua su per il monte, per amor di Dio. Quell'acqua dissetava molti animali e ristorava molte piante, perché‚ sulle cime soffia sempre un vento forte che prosciuga l'aria e la terra; e gli uccelli selvatici, che temono gli uomini, roteano su in alto nel cielo, cercando un po' d'acqua con l'occhio acuto. E poiché‚ l'eremita era tanto pio, un angelo del Signore, visibile al suo sguardo, lo accompagnava su per il monte, contava i suoi passi e gli portava da mangiare, quando egli aveva finito il suo lavoro; come quel profeta che per volere di Dio era nutrito dai corvi. Quando l'eremita, nella sua santità, era già arrivato a un'età venerabile, gli accadde un giorno di vedere da lontano un malfattore condotto alla forca. E disse fra sé: "Ha quel che si merita!". La sera, quando portò l'acqua sul monte, l'angelo, che solitamente lo accompagnava, non apparve, non gli portò da mangiare. Allora egli si spaventò, interrogò il suo cuore, pensando a quale colpa potesse avere commesso, dato che Dio era in collera; ma non lo sapeva. Non mangiò né‚ bevve, si gettò a terra e pregò giorno e notte. E una volta che piangeva amaramente nel bosco, udì il canto soave di un uccellino; allora si afflisse ancora di più ed esclamò: "Come canti felice! Il Signore non è in collera con te. Ah, se tu potessi dirmi come l'ho offeso, perché‚ ne faccia ammenda, e il mio cuore si rassereni!". Allora l'uccellino si mise a parlare e disse: "Hai avuto torto nel condannare un povero peccatore condotto alla forca; per questo Iddio è in collera con te. A lui solo spetta il giudizio. Ma se vuoi fare ammenda e pentirti del tuo peccato, egli ti perdonerà". Ed ecco gli apparve l'angelo con in mano un ramo secco e gli disse: "Devi portare questo ramo secco fino a quando ne spunteranno tre verdi ramoscelli; e di notte, quando vuoi dormire, lo metterai sotto il tuo capo. Mendicherai il tuo pane di porta in porta e non passerai due notti sotto lo stesso tetto. Questa è la penitenza che ti impone il Signore. Allora l'eremita prese il pezzo di legno e tornò nel mondo, che non vedeva da tanto tempo. Non bevve e non mangiò nulla all'infuori di quello che gli davano di porta in porta. Ma molte preghiere non erano ascoltate e molte porte rimanevano chiuse, sicché‚ spesso per interi giorni egli non riceveva neanche una crosta di pane. Una volta era andato di porta in porta da mattino alla sera, nessuno gli aveva dato nulla, nessuno voleva accoglierlo per la notte; allora egli andò in un bosco e trovò finalmente un grotta da cui era stata ricavata una casa; e dentro c'era una vecchia. Egli disse: "Buona donna, ospitatemi in casa vostra per questa notte!". Ma ella rispose: "No, non posso, anche se lo volessi. Ho tre figli che sono cattivi e crudeli: se tornano dalla loro scorreria e vi trovano, ci ammazzano tutt'e due". L'eremita disse: "Lasciatemi restare! Non faranno nulla ne a voi ne a me". E siccome la donna era caritatevole, si lasciò convincere. Così l'eremita si coricò sotto la scala e mise il pezzo di legno sotto il suo capo. A quella vista, la vecchia gliene domandò la ragione ed egli le raccontò che lo portava sempre con sé‚ per penitenza e di notte lo usava come cuscino. Aveva offeso il Signore perché‚ vedendo un povero peccatore che andava al supplizio, aveva detto che se lo meritava. Allora la donna si mise a piangere e gridò: "Ah, se il Signore punisce solo per una parola, che sarà mai dei miei figli, quando compariranno a giudizio davanti a Lui?". A mezzanotte tornarono a casa i briganti con strepito e fracasso. Accesero un fuoco, e quando le fiamme illuminarono la grotta, ed essi videro un uomo coricato sotto la scala, andarono su tutte le furie e gridarono alla madre: "Chi è quell'uomo? Non ti abbiamo forse ordinato di non accogliere nessuno?". La madre disse: "Lasciatelo stare, è un povero peccatore che fa penitenza". I briganti domandarono che cosa avesse fatto, e gridarono: "Vecchio, raccontaci i tuoi peccati!". Il vecchio si alzò e narrò come, con un'unica parola, avesse tanto peccato che Dio si era adirato con lui, e ora egli doveva espiare questa colpa. I briganti furono così colpiti dal suo racconto, che ebbero orrore della loro vita passata, si ricredettero e, sinceramente pentiti, incominciarono a scontare la loro colpa. Dopo aver convertito i tre peccatori, l'eremita tornò a coricarsi sotto la scala. Ma al mattino lo trovarono morto; e dal legno secco, sul quale posava il capo, erano cresciuti tre ramoscelli verdi. Il Signore lo aveva di nuovo accolto nella sua grazia.

L'educazione alla vita, passa attraverso il racconto di fiabe, come quella riportata, in quel periodo delicato della nostra vita che si chiama infanzia.
Gli autori di questa fiaba sono due fratelli che inseparabili fin da bambini, vissero e studiarono e scrissero insieme per tutta la loro vita. Il maggiore dei fratelli Grimm, Jacob (1785-1863) era il più ostinato e severo; il secondo, Wilhelm (1786-1859) il più gaio e il più poeta. Ma le fiabe che i Grimm scrivevano erano quelle che le mamme  e le nonne tedesche raccontano ai bambini, e che esse hanno imparato a loro volta dalle loro mamme e nonne.

venerdì 8 ottobre 2010

Chiedono la pena di morte, perchè sono più bestie della BESTIA?

La pena di morte non è una pena. Si contesta l'omicidio per commetterne un altro, egualmente arbitrario. Illogico. Ti uccido perchè tu hai ucciso.

L'esecuzione capitale è un atto intrisecamente delittuoso: l'ordinamento che lo prevede non rispetta la condizione della propria validità. Per fortuna l'articolo 27 della Costituzione italiana comma 4: "Non è ammessa la pena di morte". Nessuno tocchi Caino, insomma. A questo punto, posto che ignorantia legis non excusat, chiedono la pena di morte violando la Costituzione italiana, perchè sono più bestie della BESTIA?

Medioevo \ Barbarie

giovedì 7 ottobre 2010

Bleating advertising on Ryanair flights after cabin crew check

Video by Alberto Sciretti

After "cabin crew check" (nice sound), please shut up and let us relax. Stop to the bleating advertising on Ryanair flights. Thank you.

Dopo l'intrigante annuncio "cabin crew check", lasciateci rilassare e spegnete quel gracchiante belato pubblicitario sui voli Ryanair. Grazie.

23/09/2010 - Alberto Sciretti. Sono perplesso dopo aver ascoltato la gracchiante pubblicità martellante su un conveniente volo Ryanair. Sui voli si vende di tutto, si fa per dire dagli orologi (del baffo?) ai gratta e vinci (i numeri di vanna marchi?). Ma il viaggio non doveva essere rilassante? Ho capito, è solo conveniente, "low cost".

martedì 5 ottobre 2010

Pungoleresti un leone con un punteruolo in ferro per un pubblico pagante? La natura è indomabile.


Due leoni, dopo chissà quali angherie e una vita triste sostanzialmente innaturale lontana dalla loro savana,  hanno attaccato un domatore durante uno spettacolo circense a Lviv in Ucraina. Il domatore Oleksie Pinko, per quanto zoppicante con una gamba insanguinata, forse impossibilitato a battere in ritirata e cercando di riprendere il controllo dell'arena con la violenza colpisce con un punteruolo in ferro un leone, scatenando l'aggressività naturale del felino che trova sostegno in un compagno. I leoni ce l'avevano unicamente con il domatore, ignorando gli addetti del circo che si adoperano per fermare i leoni con getti d'acqua e bastonate in attimi scioccanti, mentre i felini attaccano il domatore. Il domatore, che ha rischiato di essere lettaralmente sbranato, è stato azzannato più volte alle braccia. Pinko è stato portato in ospedale dove è stato operato d'urgenza. Ora è in condizioni giudicate stabili. Ora ha conosciuto un vero leone.


Questo è l'attacco naturale di un leone. Lo pungoleresti con un punteruolo in ferro per far divertire un pubblico pagante?

lunedì 4 ottobre 2010

L'art.21 della Costituzione non vale per un libraio che sostiene di amare Milingo

Se passasse Francesco Totti e scrivessessimo "I love Milito" (attaccante Inter) succederebbe qualcosa?

Ma come, in questi giorni in tutta la rete non si fa che parlare della bestemmia del premier Silvio Berlusconi e la censura dello Stato cosa fa, si materializza con forza con un povero libraio borbottino, Salvatore Rizzuto Adelfio, che rivendicando il ruolo del libraio come operatore culturale, aveva esposto nella propria libreria "AltroQuando" uno striscione ironico con scritto I love Milingo, in concomitanta con la visita del Papa a Palermo ed il relativo adiacente passaggio.  La Costituzione vigente, così all'art. 21 Art. 21 co.1: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. L’opera censoria delle forze dell’ordine pare lesiva della libertà democratica di espressione del pensiero e per questo la rete è insorta parlandone, anche con riferimento alla contemporanea bestemmia del premier.


"Pazzesco. Ho visto il video della Digos che fa una irruzione stile rogo nazista dei libri del '33. Non so se aver più timore di rapinatori o se della Polizia. Il fine settimana a scodinzolare dietro dietro il papa... La settimana scorsa a manganellare studentini (detto con affetto... ho 50 anni) di 16/18/20 anni a Torino. Dopo che li avevano già bastonati in altre città. Bastoni per chi a Napoli protesta per evitare l'ennesima discarica a 300 mt da casa, dato che ha già 3 malati di cancro in casa...Bastoni per chi protesta per la chiusura degli stabilimenti. Bastoni... bastoni... bastoni...Brutti segnali" Tratto dal Blog di Beppe Grillo.

sabato 2 ottobre 2010

Magnifici cambiamenti climatici all'Università Ca' Foscari Venezia. La questione morale

30/09/2010 L'entrata principale di una Ca' Foscari irriconoscibile è sbarrata fisicamente da decine di poliziotti in assetto antisommossa, chiamati a tutelare l'ordine pubblico rispetto alle sacrosante proteste dei 39 lavoratori dell'Università reintegrati dal giudice. Scudi e manganelli fuori luogo alimentano nientemeno che la tensione ed il nosense nel tempio delle idee, del dialogo e della conciliazione. Lo Stato non è più in grado di tutelare il diritto al lavoro, se non per mano di una magistratura sempre più intasata e pertanto astutamente criminalizzata. L'unico pericolo concreto è rappresentato dall'incapacità manifesta di un rettore, Prof. Carlo Carraro, esperto di cambiamenti climatici, di ricevere dignitosamente i propri lavoratori in quella che più volte i giudici hanno sancito essere la loro sede naturale di lavoro. I lavoratori sono stati ricevuti nel cortile in una atmosfera surreale, indegna di una Università. La temperatura del clima a Ca' Foscari sta aumentando e tende a surriscaldarsi e questa incapacità saccente ed imbarazzante non contribuisce a rasserenare il clima.


Nella serata del 30 Settembre 2010, il Prof.re Carlo Carraro, circondato da decine di poliziotti in assetto antisommossa, chiamati irrazionalmente da Bologna a contenere un “pericolosissimo” manipolo di lavoratori disperati ed esasperati che da troppi maledetti mesi chiedono il rispetto delle ordinanze dei giudici, ha, tra le tante cifre richiamate in un freddo cortile ed in una atmosfera surreale, parlato della necessità di reperire 700.000 euro per sbloccare l’ennesima impasse in una vicenda vergognosa anche per l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che molto probabilmente si ritroverà a rispondere in solido con l’appaltatore di retribuzioni, contributi previdenziali, effettuazione e versamento delle ritenute fiscali sui redditi di tutti i lavoratori coinvolti nella vicenda. Si pensi che perfino gli antichi veneziani nel loro glorioso Arsenale evitavano gli appalti nella costruzione degli scafi perché pur favorendo la produttività, non davano sufficienti garanzie di qualità. Per questo motivo, dopo essere stato adottato in vari casi per la costruzione di tutta la galera, venne limitato esclusivamente alle opere morte e alle attrezzature, cioè alle parti in cui la lavorazione affrettata non pregiudicava la sicurezza dello scafo. A Ca’ Foscari, come ovunque, il servizio di portineria è parte dello scafo, è il biglietto da visita che rappresenta in prima linea l’immagine dell’Università con i propri clienti e più in generale con gli utenti tutti. Quando lo studente percepisce un disservizio da parte del servizio erogato dalla portineria, lo imputa a Ca’ Foscari e non alla cooperativa che si è aggiudicata l’appalto.
Purtroppo Ca' Foscari è sempre più imbevuta di ipocrisia; tanto più si solleva palpabile una questione morale all'Università tanto più evapora timidamente il coraggio di denunciarla da parte dei suoi protagonisti.  Un malloppo val bene una laurea, scriveva sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella in una vicenda poco chiara che riguardava l'Università Ca' Foscari. A nessuno sembra importare che la società civile guardi sempre più all'Università esattamente come nel medioevo un contadino guardava il castello baronale del proprio Signore di turno. Il nodo cruciale è come sempre il conflitto d'interesse tra il ruolo pubblico che si ricopre e  i meri interessi privati. Qui si solleva la questione morale, a Ca' Foscari come altrove. La questione più spinosa è anche quella paradossalmente meno dibattuta anche purtroppo in una Università.

Nelle aule universitarie si affronta nella teoria il Total Quality Management, un modello di qualità che prevederebbe, tra i tanti aspetti anche la possibilità di mettere in discussione i metodi di lavoro da parte dei lavoratori, eppure questi lavoratori delle portinerie nella pratica vengono trattati come dei paria e si vedono negare oltre al diritto al lavoro anche il diritto di parola sul blog del Rettore nella vicenda incresciosa  che li riguarda. L'Università è indifferente rispetto alla politica illegale dell'attuale cooperativa che ha vinto l'appalto e si limita a contare, come ha fatto il Rettore nella serata richiamata, i lavoratori come se fossero figurine da eliminare una ad una prima di arrivare ad una soluzione fisiologica. L'istituzione pubblica non è insorta neanche quando sui 28 lavoratori assunti inizialmente dalla nuova cooperativa al posto dei 39 reintegrati, ben 18 circa sono stati portati alle dimissioni a suon di turni massacranti in violazione della normativa giuslavorista, con irreali ambulanze davanti alle sedi universitarie e funzionari della Direzione Provinciale del Laovoro - Servizio Ispezione del Lavoro chiamati a mettere luce sulla vicenda.

Dicevo che lo studente non sa distinguere, tra Università e cooperativa. Sinceramente non so più neanche io distinguere i volti dell'attuale classe dirigente e della gerontocrazia. Nella fretta potrei scambiare il Prof.re Carlo Carraro con Alessandro Profumo o Cesare Geronzi e tanti altri. Guardateli i volti di chi si occupa di finanza a discapito dell'economia reale; sono tutti uguali, patinati di ipocrisia e pronti a risolvere con compromessi e transazioni economiche i nodi morali della vita, costruendo un modello di società impregnata di ingiustizia. L'esame di etica economica l'hanno superato velocemente come se fosse un pesante carretto trainato da uno stupido mulo. Sembrano costruiti nel laboratorio della saccenza e della presunzione con lo stampino. Sono quasi tutti dei premi nobel mancati, che alterano la realtà vendendo fumo, così come si vende una “gondoeta” in plastica ad un turista in Lista di Spagna spacciandola per oro zecchino; credono fermamente di dire verità sacrosante mentre pronunciano le menzogne più artefatte. Visto ed appurato che sono un ideologo provocatore, incapace di cogliere la sublime magnificenza di chi come l'attuale Rettore Carlo Carraro, probabilmente è stato il protagonista indiscusso ed incompreso della mostra Russie sul totalitarismo e sulla mistificazione, cercando di togliere in un episodio poco chiaro le mailing list alle RSU di Ca’ Foscari in violazione di legge (art. 28 Legge 20 maggio 1970 n.300), ho trovato  i 700.000 euro. È stato facile trovare i 700.000 euro. Cosa vuoi che siano 700.000 euro al giorno d'oggi.




Contemporaneamente alla nomina nell’ Aprile 2010 del Prof.re C. Carraro nel Cda delle Assicurazioni Generali presieduto da Cesare Geronzi in barba al principio fumoso del cumulo di incarichi rispetto al suo attuale mandato di Rettore, è emerso da uno studio-pilota dal titolo "Finanza e armamenti: le connessioni di un mercato globale" realizzato dall’Osservatorio sul Commercio di Armi (Os.C.Ar) di IRES Toscana – Istituto di ricerche Economiche e Sociali – vincitore del bando di finanziamento della Fondazione Culturale Responsabilità Etica onlus per il 2009, che le Assicurazioni Generali hanno acquistato, come tante altre banche bisogna dirlo, quote di aziende che producono: armi nucleari (210 mila euro), bombe a grappolo (160 mila), ed altre tipologie di armi controverse (370 mila) (Valori, n.78, Aprile 2010). Ora, se il Prof.re Carlo Carraro riuscisse a convincere il suo amico Cesare Geronzi ad investire questi 740.000 nella pacifica istruzione universitaria togliendoli dalle disponibilità dei fabbricanti di morte, il problema sarebbe risolto. Peccato che la mia sembri soltanto ideologia. In fondo questa storia, se la raccontassimo ad un semplice malgaro dell'Altopiano di Asiago non la capirebbe. Beato lui.
Cesare Geronzi, che presiede il Consiglio di Amministrazione delle Assicurazioni Generali, è imputato per il reato di bancarotta in due processi di competenza del Tribunale di Roma. Uno riguarda il crack Cirio, mentre l'altro il crack Parmalat ed Eurolat, accaduti tra il 2002 e il 2003. All'epoca dei reati contestati, Geronzi era dirigente del gruppo bancario Capitalia e assisteva finanziariamente il gruppo Cirio e il gruppo Parmalat. A Marzo 2010 i processi devono ancora avere inizio (Il Sole 24 Ore, Svolta al processo Eurolat Cesare Geronzi prosciolto dall'accusa di estorsione, 23 Marzo 2010).
Cesare Geronzi secondo Marco Travaglio

Il lavoro è essenziale per il benessere di tutti: oltre ad assicurare un reddito, apre la strada al progresso sociale ed economico dando più potere agli individui e alle loro famiglie e comunità. Per realizzare questo progresso però il lavoro deve essere dignitoso. Dignitoso significa che garantisce una posizione produttiva e sufficientemente retribuita, sicurezza sul lavoro e protezione sociale per sé e per le proprie famiglie. Lavoro dignitoso significa migliori prospettive per lo sviluppo personale e per l'integrazione sociale, libertà di manifestare le proprie opinioni, di organizzarsi e di partecipare alle decisioni riguardanti la propria vita, e dà pari opportunità di trattamento a tutte le donne e gli uomini. "Il lavoro non è una merce" si disse in una Conferenza generale dellOrganizzazione internazionale del Lavoro, riunita a Filadelphia nel 1944. Nel 2010 possiamo dire che questa vicenda semplicemente non è dignitosa.

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