venerdì 19 ottobre 2007

In memoria di Angelo D'Arrigo: dove osano solo le aquile

Angelo d'Arrigo guidò per 5.300 km uno stormo di gru siberiane, specie in via d'estinzione, nate in cattività, reintroducendole così nel loro habitat naturale. Nel 2004 volò sopra l'Everest con un'aquila nepalese. Ha lottato per la salvaguardia dei Condor.
Ci sono persone che rimpiangi di non aver mai conosciuto, Angelo d'Arrigo è per me sicuramente tra queste. Il sito che ne ricorda le gesta e l'Uomo è http://www.angelodarrigo.com/
Ma chi è Angelo d'Arrigo? Ne riporto la biografia tratta da Wikipedia, l'enciclopedia gratuita:

Angelo D'Arrigo (Catania, 3 aprile 1961 - Comiso 26 marzo 2006), nato da madre francese e padre italiano, è stato un pilota di deltaplano detentore di vari record mondiali di volo sportivo.
Laureato all'Università dello Sport di Parigi nel 1981, dopo aver ottenuto i brevetti di istruttore di volo libero con deltaplano e parapendio, di guida alpina e di maestro di sci, si distingue in gare internazionali vincendo campionati mondiali ed europei di volo libero. Abbandona poi il circuito agonistico dedicandosi a progetti che uniscono la sua passione per il volo con la ricerca scientifica aeronautica e sugli uccelli migratori, segnando vari record mondiali di traversata in volo senza motore.
Nel 2001 sorvola il Sahara e il Mar Mediterraneo seguendo la rotta dei falchi migratori.
Nel 2002 compie la traversata in deltaplano sulla Siberia. Il progetto, in collaborazione con il Russian Research Institute for Nature and Protection di Mosca, vede D'Arrigo guidare per 5.300 km uno stormo di gru siberiane, specie in via d'estinzione, nate in cattività, reintroducendole così nel loro habitat naturale.
Nel 2004 vola sopra l'Everest con un'aquila nepalese, un altro record mondiale. L'avventura è raccontata nell'emozionante ''Flying Over Everest'' di Fabio Toncelli.
Nel 2006 segue la rotta migratoria dei condor sulle montagne dellAconcagua nella Cordigliera delle Ande.
Muore nel 2006 in un incidente durante una dimostrazione di volo a Comiso: l'aereo da turismo su cui si trovava come passeggero, pilotato da un Generale dell'Aeronautica Militare Italiana, precipita da un'altezza di 200 metri per cause ancora da stabilire.
In memoria di suo marito, la vedova Laura Mancuso ha istituito la
Fondazione Angelo d'Arrigo, un ente di benificenza.
La Doc Lab - National Geographic Channel in associazione con Rai Uno,hanno prodotto il documentario di Marco Visalberghi "Nati per volare", dedicato ad Angelo d'Arrigo e alla sua battaglia per la salvaguardia dei condor, che è stato presentato in anteprima mondiale nel marzo 2007.

I record:

Angelo d'Arrigo è attualmente detentore dei seguenti record:
Prima traversata in solitario del Mediterraneo in deltamotore: Catania (IT) / Il Cairo (EG)
Prima traversata in solitario del Sahara in deltamotore: Il Cairo (EG) / Casablanca (MA)
Prima traversata del Sahara in deltaplano
Prima traversata del Mediterraneo in deltaplano
Prima traversata della Siberia in deltaplano
Primo sorvolo dell'Everest in deltaplano
Record di distanza deltamotore no stop: 1830 km
Record di altitudine con deltamotore: 9.100 mt
Record di altitudine con delta idrovolante: 6.500 mt
Record di velocita ascensionale in deltamotore
Record di altitudine in deltaplano sull'etna 6.480mt

Anch'io amo i volatili. Non oso immaginare quali emozioni si possano provare nel vedere volare un'aquila od un condor, come ha potuto provare Angelo. Ma chissà, la vita è bella proprio per questo, perchè è piena di sorprese. A proposito di sorprese. Nell'Aprile del 2006 è entrato nella mia vita un pappagallo davvero speciale, che ho chiamato Isidoro. La cosa incredibile che è entrato lui nella mia vita, atterrando sulla spalla dei miei genitori che in quel momento passeggiavano per Viale Garibaldi, un grande viale alberato di Mestre.

Isidoro, nelle sue tipiche pose maestose. Viene trattato come un Imperatore. Lui chiama, io corro.


L'estate del 2006 è scappato in maniera rocambolesca, ed è volato libero per il cielo di Mestre per 10 giorni. Era Luglio, e non si respirava dal caldo che faceva. Il Comune di Venezia aveva allertato i cittadini informando circa ondate di calore pericolose per la salute. Faceva un caldo atroce. Al decimo giorno da quando era volato via, quando proprio non nutrivo più nessuna speranza, mi son svegliato improvvisamente sentento cantare la sua compagna, Isabel. Erano le 7 del mattino, troppo strano. Mi sono affacciato al balcone e ho visto Isidoro che volteggiava intorno al mio palazzo. Ho cosparso il balcone di pannocchiette e di recipienti pieni d'acqua, ho messo la gabbia con la sua compagna Isabel per attirarlo e sono riuscito a riprenderlo, in modo rocambolesco, e giusto in tempo: stava morendo disidratato. Proprio perchè rispetto anche gli animali non mostro il video, in cui si vede che iniziò a cantare per ringraziarmi, quando subito dopo gli feci un bagno d'acqua fresca con lo spruzzatore, dopo i 10 giorni di calura. Ma è un video straziante; dove si capisce quanto un animale, possa volerti bene, se ti prendi cura di lui. Per parecchi mesi, ha avuto sintomi da schock, dovuti ai 10 giorni in cui non ha ne mangiato ne bevuto, e non è stato facile recuperarlo. C'erano dei momenti dove proprio si assentava,nascondendosi e mostrandosi ombroso. Ora si è ripreso completamente, e ha dato alla luce due splendidi pappagallini, che proprio in questi giorni stanno muovendo i primi passi.



18/10/2007 I piccoli di Isidoro

Mi è capitato di vedere macchine veloci, sfrecciare per le strade e colpire uccelli che niente possono con una società che si evolve a ritmi sempre più frenetici che non tengono conto dei ritmi della natura. La velocità ormai è tutto. Il treno deve andare sempre più veloce. Gli uccelli non popolano più le nostre città. Sono ben lontani i tempi in cui si raccontava ai bambini delle cicogne sui tetti o che si sentivano le rondini arrivare in città con la Primavera. Ora si sentono solo rombare i clacson delle persone che schiave delle loro stesse nevrosi cittadine, neanche più possono immaginare quali emozioni si possano provare nel vedere uno stormo di migratori in volo.
Nella mia tesi ho parlato molto degli uccelli, in particolare di quelli migratori, che non trovano più nella nostra laguna veneta un punto di riferimento sicuro. Ho scritto nella mia tesi, tra le tante considerazioni:

"Abbiamo una rappresentazione ben precisa di cosa sia un filo spinato, elemento a cui associamo immagini infelici, ma nella sostanza molto spesso nella progettazione della modernità applicata ai nostri usi e costumi, creiamo delle barriere subdole, senza preoccuparci minimamente delle conseguenze. Incentiviamo e ricerchiamo la velocità nelle autostrade, le linee ferroviarie ad alta velocità, i rapidi spostamenti attraverso i vettori aerei, e perdiamo dall’altro lato, la vista di un lento stormo di gru [1] alzarsi in volo, piuttosto che la vista di qualche rara cicogna [2]. I volatili sono in queste zone ad esempio, ovviamente visti e percepiti soltanto come un pericolo per i vettori aerei [3]."

[1] AA.VV, Venezia e le sue Lagune, II, Stab. Tip. Antonelli, Venezia 1847, p. 218.
[2] AA.VV, Venezia e le sue Lagune, II, Stab. Tip. Antonelli, Venezia 1847, p. 2005; C. G. Filiasi, Memorie storiche dei Veneti primi e secondi, VI, Fenzo, Venezia 1796-98 , p. 176.
[3] Un Decreto del Ministero dei Trasporti, ha costituito in quest’ultimi anni la Bird Strike Committee Italy (BSCI), un'apposita commissione per il controllo del livello di popolazione dei volatili negli aeroporti e per lo studio dei sistemi di prevenzione e di allontanamento. Nella realtà aeronautica, le collisioni tra uccelli ed aeroplani non comportano un grosso pericolo per i passeggeri. Dalle casistiche, non risultano casi d'impatto conclusi in modo drammatico. Questi inconvenienti avvengono quasi esclusivamente nelle fasi di atterraggio e decollo. Per ovviare a ciò, qualche aeroporto è ricorso allora ad un metodo che può essere definito ‘ecologico-naturale’. Si tratta dell'impiego dei falchi in funzione di ‘gendarmi’ aeroportuali. Quest'attività non ha riscontrato successo sul territorio nazionale, al punto che solo tre aeroporti usano questo sistema. Il primo esperimento fu fatto nell'aeroporto di Milano; gli attivi attualmente sono Torino Caselle, Ronchi dei Legionari in Friuli ed il Marco Polo di Tessera (VE). In quest’ultimo, i falchi ‘arruolati’ (della specie pellegrini, sacri ed altri) vivono in un particolare regime di semi-libertà. Passano abitualmente il loro tempo su un piccolo e anatomico supporto circolare, al quale sono simbolicamente assicurati da una cordicella. Una volta al giorno, anche se non c'è una reale necessità operativa, il falconiere fa volare, a turno, ogni soggetto. Prima viene controllato il peso e poi, con un cappuccetto in testa, vengono portati in una zona idonea dell'aeroporto. Fonte: Gianni di Lenardo, Responsabile del servizio di falconeria presso l'aeroporto "Marco Polo" di Venezia Tessera.

sabato 13 ottobre 2007

Blog Action Day: le emozioni che può dare solo e soltanto la Natura incontaminata

Quest' articolo è dedicato all'Ambiente.

Da sempre, fin da quando ero piccolo, coltivo una passione sconfinata per la natura ed il paesaggio, intesi nella lora accezione più pura e incontaminata; da anni nei weekend ricerco le emozioni più vere visitando i nostri borghi veneti e limitrofi (in questi ultimi anni mi sono recato decine di volte ad Asolo (TV), Arquà Petrarca (PD), Borghetto (VR), Montagnana (PD), Sirmione (BS) ma anche Portobuffolè (TV), Soave (PD), Monselice (PD), Este (PD), Riva del Garda e tanti altri); può essere d'aiuto visitare http://www.borghitalia.it/ e http://www.touringclub.it/bandiere_arancioni/comuni.asp?area=comuni .
Mi sono innamorato dei colli asolani, dei colli euganei, dei monti lessini, del monte Baldo..(e della laguna veneta naturalmente); se avete voglia di visitare i parchi del veneto è utilissimo http://www.parchiveneto.it/ ; per quanto riguarda l'approccio con la laguna consiglio Valle Averto http://www.wwf.it/oasi/schedeoasi.asp e la passeggiata sull'argine destro del Taglio del Sile da Portegrandi a Caposile, dal quale è possibile ammirare la laguna Nord. Parallelo all'argine sinistro c'è la cosidetta strada Jesolana e il paesaggio di bonifica con i suoi casolari (Ca' Risorta, Ca' Speranza...); e perchè non spendere una parola per la Riviera del Brenta http://www.riviera-brenta.it/ con la stupenda Villa Pisani, che resiste con il suo fascino all'industrializzazione selvaggia?
L'ultimissima sopresa è stata Lazise sul lago di Garda, http://www.lazisecomune.it/ visitata il 06/10/2007 prima di festeggiare la chiusura di una famosa discoteca di Bardolino (VR), che consiglio http://www.hollywood.it/ per la sua splendida location (riaprirà primavera prossima).
Sono sempre più intollerante ai plastificati centri commerciali, coacervi di insegne pubblicitarie e manifestazioni di marketing aggressivo, ai galattici hotel con sale congressi, ai palazzi delle banche; sono sempre più attirato dai borghi storici, dalla casupola diroccata del contadino, dai castelli medioevali, dai paesaggi ancora incontaminati (sempre più rari), da tutto ciò che è stato costruito dall'uomo non in un'ottica economica; il mio pensiero si può sintetizzare in una frase bellissima di Francesco Petrarca, lettera a Francesco Bruni, 24 maggio 1371

"Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo."

Ora riporto un video, delle sequenze che ho tratto dal film il Gladiatore; questo è il paesaggio che veramente mi emoziona, e purtroppo invece, paradossalmente è il paesaggio che stiamo perdendo; un campo di grano, semplice e calmo, è sostituito da qualcosa di cemento, plastica, vetro, che sia frenetico ed alienante.


Riporto un appunto mio di qualche anno fa'

"passeggiando sui camminamenti paesaggistici di Riva del Garda e di Sirmione era percettibile come si sia creato un ciclo virtuoso turismo / paesaggio, per cui torpedoni di turisti, apprezzano i percorsi che costeggiano il lago, dove panchine paesaggistiche, percorsi "vita" per fare ginnastica e jogging, cura del verde pubblico fanno da padroni..insomma a Riva del Garda, veramente si rischia la perfezione in termini di "fruibilità del paesaggio". Tale perfezione non si è applicata, anche ai bordi lagunari. Il paesaggio delle laguna non è fruibile al grande pubblico se non in parte nell'oasi WWF Valle Averto e sporadicamente in altre zone sparse a macchia di leopardo, non in continuata comunicazione tra di loro".

E' notizia di ieri, che Al Gore abbia vinto il premio nobel per la pace, per "gli sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall'uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti"; ne esce ancora una volta sconfitta la politica del presidente G. Bush, cui fece bene il presidente Venezuelano a dire:
Dear Mr Danger, You are a donkey

Fra circa una settimana, il 15 Ottobre 2007, si celebrerà in tutto il mondo il Blog Action Day, ed il tema di quest'anno sarà l'ambiente. Se possiedi un blog e vuoi partecipare anche tu a questa iniziativa, tutto quello che dovrai fare sarà creare, per quel giorno, un post relativo all'ambiente, usando lo stile, forma o modo che meglio preferisci. Potrai scegliere un qualsiasi argomento legato all'ambiente e raccontarcelo. Organizza una giornata per la pulizia del tuo parco o della tua spiaggia, e condividi la tua storia. Se ti piace scrivere, inventati un racconto sul tema dell'ambiente. Hai un podcast, un videoblog o un fotoblog? Partecipa anche tu! L'idea alla base dell'iniziativa è proprio quella di creare un effetto di massa, condividendo più storie e idee possibili tutti insieme.Se hai intenzione di partecipare, registra ora il tuo blog assieme agli altri 7000 che l'hanno già fatto! Puoi inoltre visitare il sito ufficiale del Blog Action Day blog per maggiori informazioni su come anche i blogger possono cambiare il mondo.

domenica 30 settembre 2007

La carica dei seicento: "C'est magnifique, mais ce n'est pas la guerre"

Le informazioni qui riportate sono state desunte dal seguente sito internet: http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Balaclava



The Charge of the Light Brigade at Balaklava by William Simpson, 1855. From Simpson's The Seat of War in the East, second series.

Nel dipinto, si può chiaramente notare, come i 673 (secondo alcune fonti 661) cavalieri inglesi (nel dipinto al centro), si ritrovarono nella valle in mezzo alla fanteria, artiglieria e cavalleria russa che li circondavano sui fianchi dei monti.


Battaglia_di_Balaclava.svg

Nel file qui sopra la ricostruzione storica della Battaglia di Balaclava

1.Carica della brigata pesante

2.Sottile linea rossa

3.Carica della brigata leggera

4.Carica degli Chasseurs d'Afrique

Il terreno di battaglia consisteva di due valli divise da basse colline e creste e consisteva di prateria aperta. La forza britannica era divisa tra le due valli, in quella meridionale si trovava la brigata pesante di cavalleria britannica, mentre in quella settentrionale si trovava la brigata leggera (il 4° e 13° Light Dragoons, 17° Lancers, e l'8° e 11° Hussars), al comando del major general James Thomas Brudenell, marchese di Cardigan. Il comando globale della cavalleria britannica era di George Charles Bingham, marchese di Lucan. Era presente anche una forza francese. Sulle alture Causeway correva la strada Woronzoff, importante perché collegava Balaclava alle fortificazioni di assedio intorno a Sebastopoli. Su di esse si trovavano sei ridotte sorvegliate da truppe Turche e protette da cannoni navali da 12 libbre. Da notare che mentre il comandante in capo britannico Lord Raglan trovandosi sulla cresta Sapounè aveva piena visuale del campo di combattimento, i comandanti della cavalleria trovandosi nelle valli avevano una conoscenza della situazione più limitata. L'esercito russo era significativamente maggiore di quello degli alleati, ma era ostacolato da una cattiva disciplina, cattivi comandanti e armi inferiori. Liprandi comandava direttamente una forza di 25 battaglioni di fanteria, 23 squadroni di cavalleria, 13 squadroni di cavalleria leggera Cosacca e 60 cannoni. Ulteriori forze russe di appoggio si trovavano sulle colline di Fedyukhin al comando del generale Jabrokritski (7 battaglioni e 14 cannoni).

Siamo nell' Ottobre 1854 in Crimea. La carica dei 600 (cavalleggieri inglesi) è un episodio cruento della battaglia di Balaclava, durante la Guerra di Crimea, in cui si scontrarono le forze alleate del Regno Unito, della Francia e dell'Impero Ottomano contro la Russia. Fu il primo dei due tentativi della Russia di rompere l'assedio di Sebastopoli, attaccando il campo britannico di Balaclava, importante base di rifornimento, e prendendo alle spalle le forze assedianti. Nella battaglia si verificarono due famosi episodi della storia militare britannica: la sottile linea rossa (il 93° Highlanders rimase saldo di fronte ad una carica della cavalleria russa) e la carica della brigata leggera/Carica dei 600 quando la brigata leggera britannica caricò frontalmente una batteria russa, completamente circondata sui fianchi dalla fanteria e artiglieria russe. Per capire il contesto della battaglia, durante la quale si sviluppò la disastrosa carica dei 600 cavalleggieri inglesi, può essere utile guardare l'immagine precedente, soprattutto al punto 3. Andiamo per ordine: furono i russi ad attaccare il campo inglese di Balaclava.

Campo Inglese di Balaclava

Balaclava è un piccolo porto a sud di Sebatopoli, nella penisola di Crimea: l'esercito europeo corso in aiuto dei turchi ottomani attaccati dai russi, ha qui la sua base logistica. Dalla sua piccola insenatura parte il cordone ombelicale che collega le forze assedianti Sebastopoli alla madrepatria.Per tagliare quel cordone, il 25 ottobre del 1854 i russi sferrarono un deciso attacco contro le difese di Balaclava. Gli alleati sono colti di sorpresa: la prima cerchia difensiva, un gruppo di ridotte poste sul crinale di una collina, è tenuta da poche truppe turche, e venne conquistata di slancio. L'avanzata russa fu arrestata quando ormai era quasi alle porte di Balaclava da una "sottile linea rossa" formata dal 93mo reggimento Scozzese, che resistette saldamente agli attacchi nemici.




Ma cos'è "la sottile linea rossa"?

Sir Colin Campbell comandante del 93° Highlander formò i suoi uomini in una linea profonda due uomini - la "sottile linea rossa". La linea normalmente avrebbe dovuto essere profonda quattro uomini, ma per coprire l'accampamento questa aveva dovuto essere allungata. Pare che Campbell abbia detto ai suoi uomini "Da qui non c'è ritirata uomini. Dovete morire là dove vi trovate", al che il suo aiutante di campo John Scott replicò "Sì, sir Colin. Se è quello che serve lo faremo". Colin ordinò il fuoco una prima volta alla distanza massima, ma i Russi continuarono la carica, quindi attese fino a che non furono distanti meno di 50 metri prima di ordinare di fare fuoco per la seconda volta. Questa volta i russi ruppero la carica e si ritirarono.
Fu il corrispondente del
Times William H. Russell che osservando l'azione dalla cresta di Sapouné coniò l'espressione "sottile linea rossa", quando scrisse che non poteva vedere nient'altro, tra i russi in carica e la base britannica di Balaclava, che una thin red streak tipped with a line of steel ("un sottile nastro rosso da cui spuntavano punte d'acciaio" ). Riassunta popolarmente in "la sottile linea rossa" la frase divenne un simbolo, giusto o sbagliato, per il sangue freddo dei soldati britannici.
I russi, però, rinnovarono la minaccia lanciando nella mischia la loro cavalleria, che venne a sua volta fermata dalla Brigata della cavalleria pesante inglese, con gravi perdite. Era il momento per lanciare una controffensiva e Lord Raglan, capo delle forze britanniche, ordinò al Duca di Lucan, comandante della Divisione di cavalleria, di "avanzare per recuperare le alture, con il sostegno della fanteria": questa decisione farà entrare nella storia la "Brigata leggera" con la famosa "Carica dei Seicento", uno degli eventi più eroici e futili della storia militare.
L'ordine scritto era il seguene: Lord Raglan wishes the cavalry to advance rapidly to the front, follow the enemy, and try to prevent the enemy carrying away the guns. Horse artillery may accompany. French cavalry is on your left. Immediate. ("Lord Raglan desidera che la cavalleria avanzi rapidamente, segua il nemico e tenti di impedirgli di portare via i cannoni. La cavalleria dell'artiglieria può accompagnarla. La cavalleria francese è alla vostra sinistra. Eseguite subito").
L'ordine venne affidato al capitano Louis Edward Nolan del 15° Hussars che si precipitò a consegnarlo al marchese di Lucan, comandante della brigata leggera. Questi non comprendendo che l'ordine si riferiva alle ridotte occupate dai russi sul fianco destro (che non erano visibili dalla sua posizione) chiese a Nolan a quali nemici e a quali cannoni si riferisse l'ordine. Questi rispose alzando il braccio in direzione dell'altra estremità della valle e dicendo
There is your enemy. There are your guns, My Lord. ("Là c'è il vostro nemico. Là ci sono i vostri cannoni, mio Signore").
In fondo alla valle si trovava una batteria di otto cannoni russi dietro cui si era raggruppata la cavalleria russa in precedenza respinta dalla carica della brigata pesante e dal 93° Highlander.
Il marchese di Lucan irritato dalla risposta di Nolan ordinò al marchese di Cardigan di condurre alla carica la sua brigata contro il fondo della valle e questi dopo un breve alterco ordinò alla sua brigata di montare conducendola nella valle. Dal suo posto di osservazione il comando britannico assistette inorridito all'avanzata del marchese di Cardigan che condusse i suoi 673 (secondo alcune fonti 661) cavalieri nella valle, in mezzo alla fanteria, artiglieria e cavalleria russa che li circondavano sui fianchi dei monti. La prima fila era formata dal 13° Light Dragoon (a destra) e dal 17° Lancers (a sinistra). In seconda linea cavalcava l'11° Hussars, in terza fila l' 8° Hussars e il 4° Light Dragon. Il marchese di Lucan seguì con la brigata pesante ma si arrestò quando si rese conto dell'intensità del fuoco lasciando che la brigata leggera caricasse da sola.
Pare che il capitano Nolan, che si era unito ai ranghi del 17° Lancers, essendo amico dell'ufficiale che li comandava si rese conto dell'errore e che cavalcò di fronte al marchese di Cardigan ondeggiando la spada, ma fu una delle prime vittime del fuoco russo. La valle era lunga circa 2 km ed al passo di trotto la brigata leggera rimase sotto il fuoco dei russi sui fianchi della valle per diversi minuti, giungendo infine di fronte alla batteria che occupava la bocca della valle che prese d'infilata la brigata. La brigata leggera riuscì comunque a caricare e ingaggiare le forze russe in fondo alla valle e a forzarle a ritirarsi dalla batteria, il 13° Light Dragoons con lo squadrone destro del 17° Lancers caricò direttamente la batteria attaccando gli artiglieri, mentre lo squadrone sinistro del 17° Lancers caricò la cavalleria russa dietro di esso, infine l'11° Hussars caricò anch'esso la cavalleria respingendola fino all'acquedotto. Comunque la brigata leggera venne ben presto forzata a ritirarsi venendo attaccata durante il ritorno da elementi della cavalleria russa che emersero dai fianchi delle colline..
Nel frattempo la cavalleria coloniale francese, il 4° Chasseurs d'Afrique ruppe la linea russa sulle colline Fedyukhin e successivamente coprì i rimanenti elementi della brigata leggera mentre questi si ritirarono.
La valle venne successivamente soprannominata "Valle della Morte" dal poeta Tennyson, che compose il famoso poema The Charge of the Light Brigade.
Il marchese di Cardigan sopravvisse alla battaglia e successivamente descrisse lo scontro in un discorso alla Mansion House in Londra, che successivamente venne citato alla Camera dei Comuni:
(EN) "We advanced down a gradual descent of more than three-quarters of a mile, with the batteries vomiting forth upon us shells and shot, round and grape, with one battery on our right flank and another on the left, and all the intermediate ground covered with the Russian riflemen; so that when we came to within a distance of fifty yards from the mouths of the artillery which had been hurling destruction upon us, we were, in fact, surrounded and encircled by a blaze of fire, in addition to the fire of the riflemen upon our flanks."(IT) "Avanzammo lungo il pendio declinante per più di tre quarti di miglio, con le batterie che vomitavano fuoco e fiamme su di noi, palle piene e a mitraglia, con una batteria sul nostro fianco destro e un'altra su quello sinistro e tutto il terreno in mezzo coperto di fucilieri russi; così che quando fummo ad una distanza di circa cinquanta metri dalle bocche di artiglieria che stavano scagliando distruzione su di noi, eravamo, in effetti, circondati da un alone di fuoco, in aggiunta agli spari dei fucilieri sui nostri fianchi"(EN) "As we ascended the hill the oblique fire of the artillery poured upon our rear, so that we had thus a strong fire upon our front, our flank, and our rear. We entered the battery - we went through the battery - the two leading regiments cutting down a great number of the Russian gunners in their onset. In the two regiments which I had the honour to lead, every officer, with one exception, was either killed or wounded, or had his horse shot under him or injured. Those regiments proceeded, followed by the second line, consisting of two more regiments of cavalry, which continued to perform the duty of cutting down the Russian gunners."(IT) "Mentre ascendevamo la collina il fuoco obliquo dell'artiglieria ci prese alle spalle così che avevamo un forte fuoco sul davanti, sui fianchi e dietro. Entrammo nella posizione della batteria - passammo attraverso la batteria - i due reggimenti di fronte abbattendo un grande numero di artiglieri russi nella loro carica. Nei due reggimenti che ho avuto l'onore di condurre, ogni ufficiale, con un'eccezione, fu ucciso o ferito o ebbe il suo cavallo ucciso o ferito sotto di lui. Questi reggimenti proseguirono, seguiti dalla seconda linea consistente in altri due reggimenti di cavalleria che continuarono a svolgere il loro dovere di abbattere gli artiglieri russi."(EN) "Then came the third line, formed of another regiment, which endeavoured to complete the duty assigned to our brigade. I believe that this was achieved with great success, and the result was that this body, composed of only about 670 men, succeeded in passing through the mass of Russian cavalry of - as we have since learned - 5,240 strong; and having broken through that mass, they went, according to our technical military expression, "threes about," and retired in the same manner, doing as much execution in their course as they possibly could upon the enemy's cavalry. Upon our returning up the hill which we had descended in the attack, we had to run the same gauntlet and to incur the same risk from the flank fire of the Tirailleurs [riflemen] as we had encountered before. Numbers of our men were shot down - men and horses were killed, and many of the soldiers who had lost their horses were also shot down while endeavouring to escape."(IT) "Quindi venne la terza linea, formata da un altro reggimento, che riuscì a completare l'incarico assegnato alla nostra brigata. Credo che questo fu un grande successo, e il risultato fu che questo corpo di soli 670 uomini riuscì ad attraversare la massa della cavalleria russa forte di, come apprendemmo in seguito, 5.240 uomini. Ed essendo passati attraverso quella massa, essi, come diciamo noi militari, andarono "threes about" e si ritirarono nella stessa maniera, infliggendo nel loro percorso quante più perdite poterono alla cavalleria nemica. Nel ritornare su per la collina che avevamo disceso nel nostro attacco, dovemmo affrontare la stessa sfida e incorrere nello stesso rischio del fuoco sui fianchi dei fucilieri già incontrati. Numerosi nostri uomini furono abbattuti - uomini e cavalli furono uccisi, e molti dei soldati che avevano perso il cavallo vennero uccisi mentre cercavano di scappare."(EN) "But what, my Lord, was the feeling and what the bearing of those brave men who returned to the position. Of each of these regiments there returned but a small detachment, two-thirds of the men engaged having been destroyed? I think that every man who was engaged in that disastrous affair at Balaklava, and who was fortunate enough to come out of it alive, must feel that it was only by a merciful decree of Almighty Providence that he escaped from the greatest apparent certainty of death which could possibly be conceived."
(IT)"Ma quale, mio Dio, fu il sentimento e quale il portamento di quegli audaci uomini che tornarono alle loro posizioni. Di ognuno di quei reggimenti non tornò che un piccolo distaccamento, due terzi degli uomini che diedero battaglia erano stati uccisi? Io penso che ogni uomo che fu coinvolto in quel disastroso affare a Balaclava, e che fu tanto fortunato da tornare vivo, debba aver provato che fu solo per un decreto pietoso della Divina Provvidenza che era sfuggito da quella che appariva come la più grande certezza di morte che si potesse concepire."
Camera dei Comuni, 29 marzo 1855
Nonostante la leggenda racconti che la brigata venne completamente annientata in realtà pur soffrendo pesanti perdite non venne completamente distrutta, in totale subì circa 118 morti, 127 feriti e 362 cavalli persi. Dopo essersi raggruppati solo 195 uomini erano ancora a cavallo. La futilità dell'azione e la sua audacia sconsiderata spinsero il Maresciallo di Francia Pierre Bosquet ad affermare:

(FR) « C'est magnifique, mais ce n'est pas la guerre »
(IT) « É stato magnifico, ma questa non è guerra »
Si dice che i comandanti russi abbiano inizialmente creduto che i soldati britannici fossero ubriachi. La reputazione della cavalleria britannica venne considerevolmente migliorata in conseguenza di questa carica, ma non si può dire lo stesso di quella dei loro comandanti. Nonostante l'arrivo dei rinforzi di fanteria inglese non vennero intraprese ulteriori azioni e i russi rimasero in controllo delle alture e della strada.

Per chi volesse approfondire, può visionare il film: I seicento di Balaclava (The Charge of the Light Brigade). Un film di Tony Richardson. Con David Hemmings, Trevor Howard, Harry Andrews, John Gielgud, Vanessa Redgrave, Jill Bennett. Genere Guerra, colore 141 (130) minuti. - Produzione Gran Bretagna 1968.

sabato 1 settembre 2007

Megaprojects e la nuova frontiera delle isole artificiali: “Palm Island” e The World”, la colonizzazione del mare è iniziata.

Con il termine megaprojects normalmente s’intendono quei progetti il cui costo è nell’ordine di miliardi di Euro. La realizzazione di grandi opere ha sempre accompagnato l’evoluzione delle civiltà umane; da quella egizia a quella babilonese, dalla greca alla romana, alla cinese e via via fino ai giorni nostri, queste opere o il loro ricordo è giunto fino a noi e ci ha spesso permesso di avere importanti informazioni sullo sviluppo dei popoli che le hanno realizzate.

L'île d'AZ

L’architetto francese Jean-Philippe Zoppini personaggio non nuovo a progetti ambiziosi (il suo studio ha partecipato a una gara d'appalto per la progettazione di un'isola artificiale a Dubai e altri progetti marittimi) ha disegnato una supernave o meglio, dato le sue misure, una vera e propria isola galleggiante. Questa “isola”, L'île d'AZ, sarà un enorme complesso turistico lungo 400 metri per 80 metri di altezza avrà forma ovoidale per una larghezza di 300 metri. Capace di ospitare 10 mila persone al suo interno conterrà addirittura un lago artificiale. Verrà mai costruita? Se qualche armatore, decide di costruirla, per incentivarlo, gli mando per posta la cassetta del Titanic...forza e coraggio!!! eh eh

La vita è una continua sequenza di situazioni in cui bisogna prendere delle decisioni. Molte di queste hanno conseguenze poco importanti, alcune vengono prese in maniera istintiva senza sviluppare pensieri coscienti. Ma vi sono diverse decisioni, molte delle quali prese in condizioni di incertezza, che ci impongono dei ragionamenti perché hanno delle conseguenze più rilevanti: la popolazione dell’ entroterra veneto, di fronte alle invasioni barbariche del V e VI secolo, scelse l’ ‘opzione insulare’ in risposta alle distruzioni ed al disordine; tale ‘valutazione’, ripagò gli astanti e le generazioni successive, assicurando in primis la protezione ed una mera sopravvivenza, e più tardi garantendo una impareggiabile prosperità commerciale e culturale, che perdurò per molti secoli; tuttora l’ ‘opzione insulare’, viene remunerata da un turismo internazionale costante e notevole.

Le zone costiere, aree “sensibili” in cui si registra un’ eccessiva densità demografica, sono saturate da attività spesso tra loro conflittuali, e debbono convivere con l’inquinamento, la distruzione degli habitat, la diminuzione della biodiversità, l’eutrofizzazione, l’erosione delle coste. Turismo, acquacoltura, pesca, diporto nautico e porti turistici, trasporti marittimi e intermodali e connesse infrastrutture, sfruttamento di giacimenti petroliferi e minerari, proprietà pubblica e privata.

Da alcuni anni, in alcune particolari zone del Mondo, vengono costruite vere e proprie isole artificiali.

Maldive: isola artificiale di Hulhumalé.
La neonata isola copre attualmente una superficie di 188 ettari, più o meno la dimensione dell' isola di Malé, la capitale, ma dovrebbe raddoppiare nella prossima fase di bonifica, che inizierà nel 2010. La creazione è costata finora 63 milioni di dollari tra bonifiche e lavori vari. L'area dell'isola di Malé era già stata raddoppiata con diverse tecniche, ma ora si è raggiunto il limite naturale: la barriera corallina, oltre la quale il fondale oceanico declina bruscamente. Malé, sovraffollata capitale dell'arcipelago, è un'isola di appena 800 metri di larghezza per 2 km di lunghezza, dove 75.000 persone vivono in condizioni spesso difficili a causa della congestione delle strade e della mancanza di spazi aperti. Il presidente delle Maldive Maumoon Abdul Gayoom, che ha promosso il "progetto Hulhumalé", sta offrendo incentivi e sconti fino al 40% sui terreni rispetto ai prezzi della capitale, per chi accetti di trasferirsi.
Ma la vera novità è rappresentata dalle isole artificiali di “Palm island” e “The world”, in fase di costruzione nell'incredibile Dubai.


Verrà realizzato al largo di Dubai sul Golfo Persico, sarà composto da 300 isole composte in modo tale che viste dall’alto formino l’intero planisfero terrestre. Volendo si potrà comprare una di queste isole il cui prezzo varia a seconda della dimensione tra 6,2 a 36,7 milioni di dollari. I lavori per la costruzione di questo paradiso artificiale sono già cominciati e sarebbero dovuti finire per la fine del 2005.Le 300 isole nel World copriranno un’area totale di più di 55.000.00 m2 ed assicureranno a Dubai ulteriori 200 km di costa

Fotografia aerea dello stato dei lavori delle isole artificiali di Palm Island. Verranno costruite delle isole artificiali sistemate in modo da formare un albero di palma. Esse alla fine formano un complesso dove troveranno posto 500 appartamenti, 2.000 ville, 25 hotels e 200 negozi di lusso. Alla fine dell’opera saranno creati 125 chilometri di costa artificiale in più lungo il litorale.

Ed in Italia? Qualcosa si muove anche in Italia. Nel nostro piccolo anche nella laguna veneta, le isole artificiali non mancano proprio. (basti pensare alle casse di colmata, predisposte negli anni '60 per l'espansione di Porto Marghera). L'ultima ad esempio è l'isola artificiale di 9 ettari (ed altri 4,5 sommersi), lunga 500 metri e larga 100-200, prevista dal progetto MO.S.E., per alloggiarvi edifici, serbatoi e officine necessari al funzionamento delle paratie. [1]

Anche a Genova, il mare ha le ore contate: il progetto del nuovo porto-fabbrica di Genova realizzato da Renzo Piano potrebbe cambiare radicalmente l’area portuale del capoluogo ligure raddoppiando la superficie già esistente, recuperando numerosi ettari di spiaggia per la città, creando nuove zone verdi e realizzando due isole artificiali, una per il nuovo aeroporto e l’altra per l’attività di cantieristica navale. Un lavoro molto complesso che richiederà 18 anni di lavori e 4 miliardi di euro di investimento. Per occuparsi del tutto è stata creata un’agenzia, Waterfront & Territorio. Il nuovo porto è stato progettato dall’architetto in soli 6 mesi, seguendo in linea le banchine già esistenti, raddoppiando la superficie attuale (da 200 a 435 ettari) con l’ allargamento dei diversi attracchi turistici inclusa l’area della Fiera navale, ma riguadagnando spazio. 33 ha di maree verranno così convertiti in spiagge per la città e il vecchio scalo aeroportuale verrà abbandonato in favore di una nuova isola artificiale (sul modello del progetto di Piano per lo scalo giapponese di Osaka), lunga 3.620m e larga 390, posizionata di fronte alla pista attuale, su pali e cassoni di cemento armato affondati, grazie alla quale il traffico aereo sarà incrementato del 30%. Sull’isola, oltre alle piste, agli hangar, agli spazi e alle attrezzature per gli aerei, troveranno posto anche la torre di controllo e un terminal per i passeggeri. Una seconda isola artificiale, lunga 2 Km e larga 150 m, verrà invece realizzata di fronte al Bacino di Sampierdarena. Essa sarà la nuova sede dei cantieri navali e sarà dedicata esclusivamente alle attività proprie del settore e alla riparazione di grandi navi. Entrambe le isole saranno collegate alla terraferma attraverso un tunnel in parte sotterraneo in parte sottomarino.

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[1] Il paesaggio della Gronda lagunare, del tutto peculiare, è uno tra i più ‘obliterati’ dalle infrastrutture dell'uomo, che hanno distrutto o ignorato tutti gli affacci lagunari, che permettevano un rapporto diretto tra terraferma e laguna. Queste zone umide, erano fondamentali, per l'avifauna selvatica e perchè abbattevano i carichi inquinanti attraverso processi di fitodepurazione, e fungevano da aree tampone, permettendo alla marea di avanzare e ritirarsi naturalmente; si sono ‘irrigiditi’ tutti gli affacci lagunari, con argini cementizi, con casse di colmata e imbonimenti, negando anche alla cittadinanza il rapporto con la laguna (fanno eccezione il Parco di San Giuliano, l’oasi di Valle Averto, il tratto Portegrandi – Caposile lungo l’argine del taglio del Sile, tutti punti non in continuata comunicazione tra di loro). Tratto da: Sciretti Alberto, Il Paesaggio della Gronda della laguna Nord, Università Ca’ Foscari di Venezia a.a. 2004/05.

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