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martedì 30 gennaio 2018

Defend Afrin



#DefendAfrin 

martedì 3 giugno 2014

Tutti a Londra, o verso nord, il miraggio. Le armi che abbiamo venduto, ci tornano indietro come spettri.

Immaginate per un istante di aver perso tutto. Di non aver nulla, proprio nulla, se non indosso degli stracci pregni di fatica. C'è solo una cosa che vi mantiene in vita. La speranza. La speranza di una vita migliore. I love you England. Il miraggio di un mondo, di una vita migliore. Le immagini che riporto raccontano della situazione a Calais, il punto ed il porto più vicino alla sognata Gran Bretagna. In Italia li confortiamo ad andare verso Nord. Li vediamo passare. Qualcuno rimane ma molti devono proseguire verso nord. « Dove vai? Non lo so, ma devo andare verso nord ». Hanno dentro questa missione da compiere vivi o morti. Eccoli quindi rischiare l'inverosimile, con la forza della disperazione. Se non sono già morti sul fondo del Mediterraneo vedendo prima morire la propria moglie e i propri bambini, ora rischieranno di essere divorati dalle ruote di un tir o di morire lentamente soffocati al loro interno. Ed allora nasce spontanea una domanda. Armi, l’export italiano vale 2,7 miliardi. Anche verso i paesi in guerra. Ma ne vale veramente la pena? Ma ce l'abbiamo ancora una morale, oppure è l'indifferenza che ci divora? La risposta. Le armi che abbiamo venduto e che vendiamo, ci tornano indietro come spettri. Vendiamo le armi anche a paesi in guerra, ma ci disturba vederne le conseguenze.

Campo profughi improvvisato a Calais, Francia.











venerdì 23 marzo 2012

Quanti civili sono stati uccisi dalle bombe e dalla politica guerrafondaia degli Americani e Israeliani? Alzate la testa, basta capire chi controlla i cieli.



Il pilota americano di un elicottero da guerra Apache gioca alla guerra sulle montagne della provincia di Paktika, nel sud est dell'Afghanistan. Compie spericolate evoluzioni a bassa quota sulla testa dei suoi stessi commilitoni, prima di sfracellarsi rovinosamente come se la realtá fosse un videogame. Ultimamente ho scritto "Do you remember G. Bush? Esportare la Democrazia sganciando bombe dai caccia. Uccisi 8 pastorelli afghani tra i 9 ai 15 anni."
Le stesse manovre causarono la strage del Cermis sulla Alpi italiane per colpa di un aereo militare statunitense decollato dalla base aerea di Aviano. Nella strage morirono 19 cittadini europei, tra i quali tre italiani, sette tedeschi, cinque belgi, due polacchi, due austriaci e un olandese. I pubblici ministeri italiani richiesero inutilmente di processare i quattro marine autori della strage in Italia. Venne invocata la Convenzione di Londra del 19 giugno 1951 sullo statuto dei militari NATO e quindi la giurisdizione sul caso dovette riconoscersi alla giustizia militare statunitense. Inutile aggiungere quindi che nessuno pagó per la morte di questi innocenti. Le prescrizioni in vigore al tempo dell'incidente imponevano un'altezza di volo di almeno 609,6 m. Il cavo della funivia fu tranciato ad un'altezza di 110 m. No comment.
Visto che negli ultimi decenni le stragi di civili per mano dei soldati americani e israeliani non si contano piú e che la politica segregazionista e del petrodollaro ha affamato e ucciso un numero incalcolabile di civili, sarebbe interessante conoscerne il numero con una stima.  La sensazione che la gente conosca solo il numero dei morti dell'attacco dell'11 Settembre. Il resto é fumoso come la polvere sollevata dalle bombe. Alzate la testa, basta capire chi controlla i cieli.

venerdì 16 marzo 2012

L'America impazzita, arresta George Clooney.

George Clooney al momento  dell'arresto.
Che gli Stati Uniti abbiano perso la bussola é chiaro a tutti da tempo. Spendono in armamenti e spandono bombe in giro per il mondo blaterando un concetto di democrazia schizofrenico. Le loro portaerei sono ovunque, ma ovviamente sono sempre gli altri ad essere potenzialmente pericolosi.  Un recente sondaggio nei paesi arabi ha dimostrato come tutti i paesi arabi temano di piú l'America ed Israele che l'Iran. Nel momento in cui tutti i media ed il Congresso americano spingono per la guerra con l'Iran, l' attore George Clooney ha osato occuparsi del povero Sudan. Non ci crederete, l'hanno arrestato. Ha osato distogliere l'attenzione pubblica e parlare di un paese povero. L'industria della guerra non puó permettersi pacifiche distrazioni. Per fortuna che l'America é una democrazia matura.

 

lunedì 3 ottobre 2011

Se solo la scuola ci mandasse in gita in Africa..

"Mamma, vado in gita con la scuola" "Parigi, Londra, Praga; Dove?" "Mamma vado in Africa." Le nuove generazioni, anestetizzate e rovinate dai modelli consumistici proposti dalla televisione, sono cresciute nell'assenza totale di quella verità nuda e cruda rappresentata dall'Africa. Se la scuola avesse mandato i propri studenti in Africa a sentire i morsi della fame, forse molti di noi sarebbero cresciuti più veri e solidali con il proprio prossimo. Bisogna anche dire che Walter Veltroni nel 2004 fu l'unico a mettere in pratica questo metodo educativo; con gli studenti delle scuole romane diede il via ad una serie di viaggi in paesi dell'Africa volti a sensibilizzare gli studenti sul tema della povertà nel Terzo Mondo e per donare, con i soldi raccolti dagli studenti, nuove strutture, specialmente scuole, ai paesi visitati. Il primo viaggio, svoltosi nel 2004, ha avuto come meta il Mozambico, il secondo, del 2005, si è svolto in Rwanda, il terzo, del 2007, è stato in Malawi. Dall'altro, devo dire che Walter Veltroni promise anche di rinunciare alla politica per andare in Africa ad aiutare i bisognosi e vai a capire perché questa "passione" per la politica italiana lo costringe a vegetare ancora in Italia.

Un agnellino appena nato. Mio fratello ha scattato questa foto, che voglio condividere su google in un formato ad alta risoluzione con il seguente monito: tanti di voi hanno un palato esigente che cerca e vuole a tavola carne sempre più tenera;  l'agnello da latte, cioè con poco più di un mese di vita, viene da molti preferito per la carne tenera (chiamato abbacchio); inoltre è tradizione diffusa quella di mangiare carne d'agnello nel giorno di Pasqua. Io sono fortunatamente arrivato a 32 anni senza mai mangiare queste povere creature e chiuderò la mia vita non sentendomi un pervertito della tavola. Proprio perché ci sono persone in Africa che muoiono di fame, credo che spezzare la vita di un animale appena nato e non ancora adulto solo per appagare il palato di qualche pervertito è un gesto barbarico di una società che cerca gratificazioni superflue.  

domenica 16 dicembre 2007

Merowe Dam: una diga Cinese in Sudan

La diga di Merowe, la maggiore opera idrica in corso in Africa, vuole creare, entro il 2008, un bacino artificiale di raccolta dell’acqua al fine di migliorare la fornitura energetica del Sudan. Il principale Paese implicato nel progetto è la Cina.

La macchina cinese al lavoro; con la laboriosità tipica di un formicaio, la diga di Merowe, sulle rive del Nilo, meglio conosciuta come Merowe Multi-Purpose Hydro o Hamdab Dam, è un imponente progetto di costruzione nel nord del Sudan, circa 350 km a nord della capitale Khartum.

Una sezione della diga Merowe. La diga, il cui bacino di raccolta dell’acqua raggiungerà i 174 km di lunghezza e i quattro di larghezza, dovrebbe servire a migliorare la fornitura energetica del Sudan. Una volta terminata, conterrà un serbatoio di 12,5 km³, circa il 20% del flusso annuale del Nilo.

Il principale Paese implicato nel progetto è la Cina. E’ infatti la China Import Export Bank a fornire buona parte dei finanziamenti per la costruzione della diga, attualmente portata avanti da una joint venture composta dalla China International Water & Electric Corp e dalla China National Water Resources and Hydropower Engineering Corporation. Hanno un ruolo non secondario anche alcune istituzioni finanziarie arabe, la compagnia tedesca Lahmeyer International e la francese Alstom.

Il costo totale del progetto si aggira intorno ai 1.200 milioni di euro finanziati da: China Import Export Bank (circa 240 milioni di euro); Arab Fund for Economic and Social Development (circa 130 milioni di euro ); Saudi Fund for Development (circa 130 milioni di euro ); Oman Fund for Development (circa 130 milioni di euro ); Abu Dhabi Fund for Development (circa 85 milioni di euro ); Kuwait Fund for Arab Economic Development (circa 85 milioni di euro ). I costi rimanenti si suppone siano coperti dal governo Sudanese.



Impatti ambientali
La diga di Merowe, la maggiore opera idrica in corso in Africa costringerà al reinsediamento forzato oltre 50.000 persone. Il rapporto di IRN (International Rivers Network) e di The Cornerhouse, basato sui risultati di una missione sul campo, evidenzia come le comunità locali siano costrette a lasciare le terre fertili sulle rive del Nilo per zone del deserto nubiano e denunciano come non vi sia stata un’adeguata valutazione degli impatti ambientali del progetto.
Durante la sua costruzione non sono mancati arresti, massacri e violazioni dei diritti umani. Le mancate politiche di reinsediamento e di compensazione del governo sudanese stanno esasperando le popolazioni impattate dalla diga di Merowe. L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) denuncia la situazione di 50 mila persone, appartenenti ai gruppi arabi dei Manasir, Amri e Hamadab, che rischiano di perdere le loro case presso le rive del Nilo in Sudan e di essere forzatamente espropriati delle loro terre a causa del riempimento del bacino di raccolta della diga di Merowe. L’associazione chiede alle imprese coinvolte nella costruzione della diga di sostenere le vittime almeno nella loro richiesta di risarcimento. Le offerte di risarcimento avanzate dal governo sudanese sono state finora rifiutate dalla popolazione colpita in quanto ritenute insufficienti, mentre le famiglie interessate si battono anche contro il reinserimento forzato in regioni desertiche e non-coltivabili. Con il completamento del riempimento del bacino della diga, 50 mila persone, contadini e allevatori, perderanno non solo le proprie case, ma anche campi coltivati e pascoli, che finora garantivano la loro esistenza e sopravvivenza economica.
I primi sfollati sono stati sistemati ad El Multaga. In questo centro abitato negli ultimi due anni il tasso di povertà è aumentato dal 10% al 65%. Il costo delle pompe che in assenza del fiume servono per irrigare nonché la povertà del suolo nel quale sono reinsediati hanno inciso non poco sulle condizioni economiche delle popolazioni dell’area. La popolazione degli Amri, la seconda più numerosa ad essere impattata dalla costruzione della diga di Merowe, in Sudan, ha recentemente avviato una serie di proteste, in parte sfociate in atti di violenza. Gli Amri contestano la decisione unilateralmente presa dalle autorità governative di procedere con il loro reinsediamento nell’inospitale regione di Wadi Al Mugadam. Secondo la “Campagna per la riforma della Banca Mondiale”( CRBM )si tratterebbe, peraltro, di una zona desertica utilizzata anche come discarica per le scorie nucleari.
International Rivers Network (partner internazionale di CRBM) chiede che la costruzione della diga di Merowe, sul tratto del Nilo che attraversa il Sudan settentrionale, sia sospesa sine die. La richiesta, inoltrata alla China CCMD Consortium, Alstom, Lahmeyer International ed allaABB, ovvero le società che compongono il consorzio costruttore dell’opera, è stata fatta in quanto la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) del progetto non sembra rispondere ai numerosi interrogativi in merito alla fattibilità del progetto. Tale giudizio negativo sulla VIA è stato espresso da una revisione indipendente realizzata dallo Swiss Federal Institute of Acquatic Science and Technology. Lo studio denuncia i seguenti impatti negativi: le fluttuazioni della portata dell’acqua del Nilo nel tratto interessato dalla diga porteranno alla progressiva erosione degli argini del fiume; la sedimentazione provocherà una diminuzione della capacità di produrre energia idroelettrica; l’inquinamento e la decomposizione di materiale organico costituiranno un serio pericolo per la salute delle popolazioni che berranno l’acqua e mangeranno il pesce presente nel bacino artificiale formato dalla diga; - la distruzione dei siti archeologici presenti nell’area.
Lo studio della Swiss Federal Institute of Acquatic Science and Technology mette inoltre in luce come le emissioni di gas serra prodotte dall’impianto equivarranno a quelle rilasciate nell’atmosfera da un progetto di estrazione di gas naturale in grado di fornire lo stesso ammontare di energia.

La documentazione qui riportata salvo le immagini, è stata tratta da sito Centro di documentazione sui conflitti ambientali

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