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domenica 4 novembre 2018

Quando hai perso proprio tutto, la beffa finale. Arriva lo Sciacallo delle Trattorie

Disastro in Veneto. Morti e sofferenza, ma per Salvini cena di pesce a Venezia, SELFIE TRONFIO e sorridente e poi ci fa scoprire la Basilica di San Marco manco fosse Alberto Angela!

martedì 13 marzo 2018

In memoria di Lucia, signora Veneziana dal 1310 al 2010. Una Signora, una finestra, una bandiera e quel maledetto affitto

La Storia riserva spesso degli aneddoti che si trasformano in emozioni quando le similitudini hanno a dir poco dell'incredibile. È il 15 Giugno del 1310 e la Serenissima, Venezia, è ben poco serena a causa di laceranti tensioni tra alcune famiglie del patriziato ed il massimo rappresentante dell'allora Stato, il Doge Pietro Gradenigo. A causa di un fortunale poi, l'atmosfera quel giorno era da fine del mondo. Eccoci ad un fulmineo tentativo di colpo di stato. Uno dei drappelli armati dei rivoltosi è lanciato lungo le Mercerie dell’Orologio al grido di Libertà e morte al doge Gradenigo. Eccoli a pochi passi dall’Arco dell’Orologio, precisamente presso il Sottoportico del Cappello nero e quindi vicinissimi a Piazza San Marco e quindi all' obiettivo finale, il Palazzo del Doge; ed è proprio in questo drammatico frangente che una signora, Lucia Rossi (in seguito passata alla storia come la "vecia del morter"), attirata alla sua finestra da tutto quel trambusto, fece cadere un pesante mortaio di pietra da cucina che uccise all'istante l'alfiere degli insorti che portava la bandiera di cui sotto e forse anche il morale di tutta la colonna armata. Di certo gli insorti, che sicuramente auspicavano l'appoggio delle masse popolari, dovettero vedersi confusi da un gesto che genuinamente arrivava dalla cucina di una popolana e che suonava sinistramente come un fermo "Non ghe se!

La bandiera dei rivoltosi (Museo Correr)
Il Doge, una volta sedata la rivolta e scampato il pericolo della congiura, chiese a Lucia in che modo lo Stato potesse omaggiare quel suo gesto così coraggioso. Lucia "non domandò se non di poter esporre nel dì di San Vito e in ogni solenne giorno della città a quella finestra, donde precipitò il mortaio, uno stendardo o bandiera, collo stemma di San Marco; e che i Procuratori di San Marco non potessero accrescere l'affitto di 15 ducati della casa da essa abitata, né a lei, né a' suoi discendenti; e le venne ogni cosa accordata." Importante notare quindi come lo Stato avesse calmierato l'affitto a Lucia ed ancora un secolo e mezzo più tardi nel 1468 troveremo traccia di un discendente, Nicolò Rossi, che riafferma questo diritto ormai acquisito. 
Quanto questi fatti incidano nella Storia di Venezia, lo evidenzia l'immediata istituzione del famoso 'Consiglio dei Dieci', il  10 luglio del 1310, che da allora in poi avrebbe dovuto occuparsi della sicurezza dello Stato. A ricordare inoltre questo episodio, che vede protagonista la mano di una signora del popolo, che peraltro abitava una casa in affitto di proprietà della Repubblica e che per morosità era a rischio sfratto, venne posto un rilievo marmoreo la “Vecchia del Morter” e fu  infissa nel pavimento una pietra con la data, mentre da quella finestra veniva esposta ad ogni  importante ricorrenza il gonfalone di San Marco.


Ora, scoprire che 700 anni più tardi, siamo al 2010, ancora una signora del popolo veneziano, anch'essa di nome Lucia, sempre alle prese con i morsi dell' affitto, diventa protagonista per aver difeso ancora una volta la bandiera dello Stato, stavolta Italiano, ha dell'incredibile. 
La signora Lucia Massarotto, passata alla Storia come la signora 'tricolore', coraggiosamente per ben 12 anni, ha eroicamente esposto dalla sua finestra il tricolore Italiano, contaminando la scenografia verde dei riti della festa dei Popoli Padani.

I fedelissimi del Carroccio che tentavano, con un bandierone con il sole celtico, di coprire il tricolore di Lucia  
Vi lascio immaginare le urla e gli insulti di quel popolo troglodita e barbaro che non gridava tanto 'Libertà e morte al Doge' ma quanto stavolta 'Padania Libera!'. Alcune minacce costrinsero le forze dell’ordine a tenere sotto controllo la sua abitazione. Quel popolino che andava alla foce del Po a perpetrare rituali celtici con l'ampolla per intenderci. Insulti che possono essere sintetizzati con quel « Il tricolore, lo metta al cesso signora! » che nel 1997 il leader della Lega Umbero Bossi proferì durante il comizio in riva degli Schiavoni. Lucia ebbe modo di dichiarare: "Già, i cittadini dovrebbero sapere chi è veramente il popolo leghista. Non è sempre quello che appare in tivù moderato nei toni e accondiscendente con l’interlocutore. Anzi. Dalla mia finestra ho sempre sentito parole forti, manifestazioni di odio e anche molti insulti. In riva Sette Martiri la Lega è un’altra cosa. Sapesse quante critiche, per usare un eufemismo, ho sentito rivolgere dal parlamentare padano di turno a Berlusconi. Ma poi, come vede, le cose cambiano. Ed ora eccoli là tutti assieme. Personalmente detesto le persone che non sono coerenti"

Questa volta non si registrerà la riconoscenza dello Stato. Lucia non verrà premiata per aver lottato contro il vilipendio alla bandiera. Lucia, una semplice operaia, sarà costretta dalla crisi e sotto i morsi dell'affitto, a lasciare quella costosa finestra. Il padrone di casa aumenterà l'affitto - da 600 a 900 euro e lei con uno stipendio part-time da 950 euro non ce la poteva fare. Lascerà per lo sfratto esecutivo dall'appartamento in zona Castello in cui abitava con i suoi due figli paradossalmente proprio nel giorno dei 150 anni dell'Italia; l'articolo è del Giugno 2010 quasi a ricordarci l'altra Lucia del Giugno 1310. Le sue ultime parole sul destino dell'Italia nel video sottostante: "Non mi sembra che ci sia la voglia di investire sulla cultura, su tutto quello che può essere l'insegnamento del passato, stiamo togliendo la Geografia, stiamo togliendo la Storia dell'Arte, stiamo togliendo laboratori, vogliamo creare un mondo di deficienti, perchè il deficiente chiaramente non è pensante e quindi non può ribellarsi". Restiamo solo noi a ricordare la Signora Lucia. Passaparola.



Anche la propaganda della Lega Nord celebra la 'vecia del morter'. Non hanno capito chi era Lucia nella Storia.

sabato 23 dicembre 2017

Venice, a maritime superpower

Return from Levant (Gianfranco Munerotto, Venetian '30 guns' frigate, oil on canvas, cm 80 x 60, Venice)

I have recently purchased another masterpiece from Gianfranco Munerotto, a painter who has been dedicating himself to the study of the naval history of the Venetian lagoon for over thirty years.  

" Cultivate the sea, and leave the earth.. "

This phrase, from a sixteenth century doge (Tomaso Mocenigo), is the perfect expression of Venice's symbiotic relationshiop with the sea, and the motto of a maritime superpower.

lunedì 11 dicembre 2017

The Lords of the Night have their masterpiece

The Lords of the Night during their nocturnal investigative activity.
(Gianfranco Munerotto, Signori di Notte, Venice, 2017)
Few days ago, I wrote about how proud I am of my Scudo d'Oro, a Venetian gold coin, outstanding at the World Coins Signature Auction in New York on Jan 7-8 2018.

There is more and this is breaking news from me! I secretly commissioned a work, an oil on canvas, which represents that mysterious magistracy of the Lords of the Night (c. 1270 - 1797), who finally have their masterpiece to represent them. These officials had to monitor what  happened throughout the city during the night. An amazing idea, that recently has been taken by Amsterdam, that appointed the first of the of night mayors

I had this painting in my mind for a very long time, but I could't see the way to implement it until I met the most important specialist in the traditional Venetian maritime, Gianfranco Munerotto

The story of the painting is more or less the following, but please add your imagination. Long time ago, when the street lamps, scattered everywhere, did not exist yet, Venice fell into darkness straight after the sunset. A galley, type of ship that was propelled mainly by rowing, is sitting in a remote area of the Venetian lagoon. The bridge reminds the Devil's Bridge on the Island of Torcello. The Codega (someone who opened the way with a lantern) is leading the two Lords of the Night to the main scene. Something is wrong. Venice is watching in the background. There is suspense in the air. Is the Venetian destiny in danger? The Lords will investigate.

giovedì 12 maggio 2016

Tommaso Cacciari, il suo attivismo e antifascismo l'Italia migliore.

@TommasoCacciari profilo Twitter 
Le persone si aggirano come caraffe spettrali pronte a travasare su di te povero bicchiere, una moltitudine di parole che hanno come unico comune denominatore, lo spettro della crisi. Questi sono i tempi che corriamo. Quanto parlano gli Italiani, tutti salottieri dal camerlengo Vespa. I gondolieri, gli stessi che avevano votato Brugnaro pochi mesi fa' incantati dalla promessa dell'abolizione del Parco della Laguna, ora si lamentano che il Sindaco non agisca per fermare il moto ondoso. Poveri noi. Che siamo in crisi (ma anche imbriaghi di parole) lo abbiamo capito tutti e ce lo ricordiamo l'un l'altro tutti i giorni ubriacandoci di parole, ognuna in contraddizione l'una con l'altra, l'importante è parlare. In una Italia di persone parolaie, vuote senz'anima, conservatrici, bigotte, razziste, disoneste e corrotte, considero l'attivismo e l'antifascismo di Tommaso Cacciari, l'Italia migliore. Ho già parlato della guardiana sirenetta che protegge Venezia dai fascismi, ora non ci vorrà molto a riconoscere a Tommaso di essere uno dei pochi veri partigiani antifascisti rimasti. 
Guardato a vista dalla Digos e sempre maltrattato da quel manganello ignorante che per troppi anni ha difeso i Dogi come Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto condannato in via definitiva o i vari vergognosi Magistrati alle Acque, ora cancellati dalla Storia, Tommaso non si è solo opposto in maniera filosofica al capitalismo malato, ma ha anche agito innumerevoli volte occupando il Magistrato alle Acque (nel 2012 ben prima dello scandalo Mose e ben prima che venisse soppresso per manifesta corruzione nel 2014!) oppure lottando ad armi impari contro le lobbies malvagie della crocieristica a Venezia con il movimento No Grandi Navi. Le mie e le tue parole vanno, le azioni di Tommaso restano.
.
Tutti bravi a parole, giammai noi a sporcarci le mani e la fedina penale in prima persona. La lotta costa, meglio lasciarla fare agli altri. Tommaso era lì ovunque in Italia e nel mondo (esemplare il suo impegno a favore del popolo curdo sotto attacco da Turchia e ISIS), anche per te che condividevi il tuo gattino su Facebook,   dove c'era da lottare per grandi ideali e per una società meno corrotta. In un periodo storico durante il quale la condotta violenta della Polizia di Stato ha "gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero", Tommaso è stato e rappresenta quel tombino in ghisa costituzionale che ci ha protetto e ci protegge da un sommerso esercito del male che striscia banale da Salvini a Casapound e che spesso come la Mafia trova sponde in apparati dello Stato.

C'è un aspetto che trovo schifosamente paradossale. In questi ultimi vent'anni, chi richiamava come Tommaso i valori antifascisti della nostra Costituzione veniva costantemente emarginato e manganellato dallo Stato. Chi invece offendeva e denigrava il nostro Meridione e si adoperava per emarginare l'etnia Rom, i migranti e gli omosessuali (guarda a caso gli stessi perseguitati dai Nazisti e Fascisti) agendo chiaramente fuori dalla Costituzione veniva..vi lascio con delle immagini sotto che parlano da sole. 
A 27 anni dalla tragedia nello stadio di Sheffield, in cui persero la vita 96 tifosi del Liverpool, la nuova sentenza scagiona i sostenitori dei Reds e attribuisce le responsabilità agli errori nella pianificazione e gestione del servizio di sicurezza da parte delle forze dell'ordine. Prima o poi gira. Tra cent'anni cosa diranno i libri di Storia di queste immagini? Con Tommaso, tutta una vita.




Parodia che rende l'idea. 

domenica 10 aprile 2016

SAVE THE LAGOON OF VENICE. Sign this petition to restore the protected area!

TO: THE MAYOR OF VENICE, LUIGI BRUGNARO

Please DO NOT ABOLISH the "Park of the Venetian Lagoon". DO NOT REMOVE the protection of more than 16 thousand hectares of this fragile ecosystem.

Why is this important? 

Oh my God, we have got a Trump in the Venetian lagoon. On the Italian news right now, the mayor of Venice entrepreneur Luigi Brugnaro has removed the protected area in the lagoon! This is in addition to the fact, as you probably already know, that cruises are still going through the Venetian lagoon. Only a protected area can really avoid that lobbies destroy this unique ecosystem. Oil tankers, freighters and powerful speed boats carrying hundreds of tourists, create waves that destroy the sandbars and mudflats wiping out the natural movements that once slowed down the advancement of the tides. THEY ACT AS HOT IRONS ON A VERY DELICATE FABRIC, flattening the lagoon bed. 

All these disturbances increase the erosion that is ruining the depths of the lagoon and eating away at the foundations of buildings. Not to mention the disappearance of the sand banks that acted as sponges since centuries, limiting the rise of the water level. Lobbies do not like Nature conservation laws. For this reason, they have just removed the protected area. 

giovedì 17 marzo 2016

Only infinite IGNORANCE can force the mayor of Venice to remove the protected area in the lagoon.

Oh my God, we have got a Trump in the lagoonOn the news right now, the mayor of Venice entrepreneur Luigi Brugnaro has removed the protected area in the lagoon. I dedicated one year of my life trying to promote the idea the only a protected area can really avoid that lobbies destroy this unique ecosystem (the previous Mayor of Venice was arrested in corruption investigation over city's flood barriers)Cruises through the Venetian lagoon!! Oil tankers, freighters and powerful speedboats, that can carry hundreds of tourists, create waves that destroy the sandbars and mudflats, and wipe out the natural movements that once slowed down the advancement of the tides. All these disruptions increase the erosion that is ruining the depths of the lagoon and eating away at the foundations of buildings.
The mayor of Venice replied to my tweet as a lad sending his first text full of emoticons:
Elthon John was right writing about the Mayor of Venice "Beautiful Venice is indeed sinking, but not as fast as the boorishly bigoted Brugnaro". Oh my God, we have got a Trump in the lagoon.

 

martedì 30 settembre 2014

La melassa democristiana o la Natura.


Andreotti, Craxi, Berlusconi, Monti..fino agli ultimi sinistri annunci di Renzi. E e se per una volta alla melassa democristiana scegliessimo la Natura?

giovedì 17 luglio 2014

La maledizione della Venezia del Mose. Il mito Matteo Renzi vacilla nella rete dopo la performance all'Arsenale.



Importa la sostanza e non la forma. Ma non posso esimermi dal far notare che il mito Matteo Renzi vacilla non poco sotto la scure della satira della rete, basta vedere il video di cui sopra. L'uomo invincibile che trovava tempo per tutti, ma non per incontrare direttamente di persona i comitati NOMOSE e NOGRANDINAVI a Venezia (sono stati ricevuti solo tramite il capo del cerimoniale di Stato che ha riferito ai delegati dei movimenti, tra cui anche Marta Canino, che il premier ha assicurato di leggere tutta la documentazione e di dare una risposta), diventa improvvisamente più umano e forse più vero.

mercoledì 16 luglio 2014

Oblio a Venezia. Il REttore della Ca' Foscari, sentendosi Papa, fa difendere l'Università dallo stesso avvocato di Mazzacurati, del Consorzio Venezia Nuova e della commissariata Est Capital.

REttore Carlo Carraro e la 'cappa di ermellino' morto, 
indossata tradizionalmente da regnanti come segno 
del potere.
Virgolettato di Carlo Carraro, REttore uscente della Università Ca' Foscari: « Il nuovo rettore Bugliesi era del resto sul palco con me per la cerimonia, come i due Papi attuali.» Se un REttore sul palco della cerimonia delle lauree a San Marco comincia a percepirsi anche Papa, nel caso di specie Papa Ratzinger, siamo nei guai. Se succede nella Venezia ai tempi degli scandali del Mose, siamo nella aggravante della melma. La dichiarazione sulla difensiva di Carlo Carraro era in risposta alla notizia che lo volevano stordito da un diluvio di fischi a San Marco, lui che aveva invece un fisiologico disperato bisogno di proiettare ripetutamente la sua 'corazzata Potemkin' alla sua ultima apparizione pubblica, rivisitando di fronte alla piazza tutti i suoi successi, un rito che le famiglie fradicie dei laureati si volevano anche risparmiare. Studiano, grondano di titoli come Baroni Banani, per poi non cogliere che sotto alla pioggia ticchettante ad una madre interessa semplicemente solo del proprio figlio e non gradisce che la cerimonia venga appesantita da una regia percepita autocelebrativa. E così è andato in onda invece 'C'era un cinese in coma'.

Quando piove, cosa non fare anche se porti un ermellino morto da secoli sulle spalle.

Ma fossero questi i problemi. Purtroppo Venezia vive il tempo dell'oblio. Ca' Foscari grazie alla legge speciale su Venezia negli ultimi trent'anni ha ingoiato qualcosa come 121 milioni di euro, soldi pubblici su cui chiuderemo un occhio se destinati a produrre cultura. Purtroppo i soldi pubblici prendono tante vie ma quello che crediamo inaccettabile, è che abbiano preso e prenderanno la via anche delle tasche di un avvocato nababbo, Alfredo Biagini, che figura assieme a Scaroni ed al fratello del Rettore Massimo Carraro tra i manager «pubblici» più ricchi del Veneto: reddito da 1,85 milioni di euro, oltre che una Volvo Xc70 e una Porsche 911 Carrera e 2500 azioni nelle Assicurazioni Generali.
Per difendersi in tribunale sulla vicenda della permuta del secolo, tre palazzi storici in svendita, la Ca' Foscari di Carlo Carraro ha scelto di farsi rappresentare e di pagare fior fiore di professionista romano attratto in laguna, Alfredo Biagini, dalla storia alquanto particolare. Avvocato di Mazzacurati, colui che partoriva le tangenti sul Mose, ma anche del Consorzio Venezia Nuova, sotto inchiesta. Non basta. Alfredo Biagini è stato anche il legale della Est Capital del cafoscarino Gianfranco Mossetto, ora commissariata, che da anni opera proprio nel mercato immobiliare. 
Ercole Preziosi, nel film di cui sopra 'C'era un cinese in coma' è uno showman e un impresario di basso profilo. Nonostante si abbatta un terribile temporale egli non rinuncia al suo piglio professionale ed istrionico, ricevendo il dileggio del pubblico al punto di provocargli l'ira davanti a delle personalità politiche locali. E proprio così, ricorderemo Carlo Carraro, protagonista indiscusso della commedia dell'arte veneziana.

sabato 12 luglio 2014

SOS to the World: Save Venice's vulnerable lagoon from big ships.

Please help us, sharing this message. Unfortunately we can't watch underwater, but BIG ships are litterally ironing the Venetian lagoon. Beauty is every day more and more flat. Sandbanks and mudflatswetlands that are paramount for the precarious balancehave been wiped out by waves of oil tankers, freighters and powerful speedboats, that can carry hundreds of tourists. Italian politicians have sold Venice to lobbies. Venetian lagoon is in danger. Please help.



No Big Ships (No Grandi Navi) 




Sos to the World: NO BIG SHIPS in the Venetian Lagoon

mercoledì 9 luglio 2014

Il Gazzettino, la mano morta della conservazione.


Se l'inchiesta sul #Mose a Venezia ha scoperchiato un sistema autoreferenziale corrotto che poteva alimentarsi impunemente da decenni sicuramente lo dobbiamo anche ad un giornalismo servile che giammai rischia inchieste giornalistiche. Un giornalismo dalla mano immobile morta, mai una difficoltà vera, che non osa e si limita al mero compitino per casa. Il Gazzettino, non ce la fa a restare al passo con i tempi. Ancorato ad una visione rigida del mondo, puramente descrittiva, il Gazzettino potrebbe essere il giornale degli anni '80 di Fantozzi, dove spuntano come funghi qua e là notizie tragicomiche senza mai una visione d'insieme o qualcosa che si possa avvicinare all' anima di un giornale. All'inizio dell'anno, prima che Venezia venisse falcidiata dall'inchiesta, avevo scritto una lettera aperta critica al direttore del Gazzettino sull'impostazione fastidiosamente banale del suo quotidiano, ovviamente mai pubblicata, in cui scrivevo « noi lettori meritiamo giornalisti che sappiano anche schiaffeggiare arditamente e tirare per le orecchie giunte, sindaci, assessori ». Stavo sognando.
L'inerzia guarda la tv e legge il Gazzettino.
Ma veniamo all'articolo della vergogna. La doverosa premessa, è che ben due ex presidenti del Magistrato alle Acque, Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva si trovano in carcere con l’accusa di aver ricevuto tangenti e regalie dal Consorzio Venezia Nuova - secondo l’accusa cioè sarebbero entrambi stati sul libro paga dell’ente che avrebbero dovuto controllare. Se perfino il controllore è marcio, tutto è perduto. Un paese sull'orlo del baratro, con oltre 2000 miliardi di debito, sta affondando proprio nell'indifferenza degli uffici stampa compiacenti con i poteri forti e spietati con le vocine fuori dal coro. Non stupisce se Tina Merlin, giornalista dell'Unità, fosse l'unica voce che brillava sulla diga del Vajont. I rompiscatole vanno emarginati.
Fortunatamente, ma non per il Gazzettino, esiste un gruppo di persone guidate da Tommaso Cacciari che, ancora nell'Ottobre 2012, avevano gridato al mondo che qualcosa non tornava nell'agire del Magistrato alle Acque. Avevano occupato i loro uffici, pagando in prima persona anche l'indifferenza degli altri. Gente che ancora lotta mentre i giornalisti gattonano a mangiarsi i pasticcini ai buffet della vergogna. Tommaso Cacciari sugli avvenimenti dell'Ottobre 2012 ha avuto modo di dichiarare: « Sono stato condannato a otto mesi, per occupazione di terreni quando entrammo al Magistrato alle Acque retto dalla signora Piva oggi in manette. Siamo stati querelati per diffamazione quando li chiamammo “corrotti” ». 
L'occupazione del Magistrato alle Acque, chiaramente simbolica e provocatoria dopo gli arresti di cui sopra, ha avuto ancora luogo nel luglio 2014, dopo quindi che il Governo aveva deciso la soppressione dell'istituzione, simbolo di uno Stato che invece di controllare fiancheggiava per assurdo il malaffare. Ed eccoci all'articolo della vergogna. Il Gazzettino, invece di volare alto e contestualizzare l'occupazione nell'ambito di uno scandalo senza precedenti, si mette a fare l'inchiesta sui bagni del Magistrato alle Acque, trattando quei manifestanti, proprio coloro che non erano sul libro paga del Consorzio Venezia Nuova, come fossero barbari animali. Il Gazzettino riesce nell'intento editoriale ed ecco fioccare i commenti anonimi forcaioli della conservazione: « teppisti fannulloni spaccatutto da metterli i ceppi», «Tommy a carogna», «Nullafacenti che creano danno e disagio», «risorse da galera», «Non sono veneziani, furbetti del quartierino», «Squadracce nere in camicia rossa», «i No Global sono come i mafiosi»,  «Dinastia Cacciari, sempre peggio». 
Doña María del Rosario Cayetana Alfonsa Victoria
 Eugenia Francisca Fitz-James Stuart y de Silva 
Falcó y Gurtubay, principalmente conosciuta solo come 
Cayetana d'Alba o La duchessa d'Alba, diciottesima 
Duchessa d'Alba de Tormes, Grande di Spagna 
(Madrid, 28 marzo 1926), è una nobile spagnola.
La chiurgia estetica, altro esempio
di mano morta conservativa.
Santa Inquisizione che è la vostra Conservazione! Quanta frustrazione vi leggo. Inutile menzionare che il sottoscritto ha tentato di lasciare un commento diverso dagli altri, critico anche verso il Gazzettino, ma lascio immaginare a voi se abbia passato le maglie della censura conservativa. 
Un giornalismo di questo tipo alleva la conservazione, quella che ci sta portando congelati e commissariati all'asfissia per debiti. Scrivere un articolo che insista su quello che sembra il passaggio delle orde barbariche di Attila e che rimandi di conseguenza ad un presunto pericolo estremista proprio in quei movimenti giovani e freschi che le bustarelle non le prendevano e che reclamano di diritto un qualche futuro, significa candidarsi a diventare l'ufficio stampa del Titanic. Provo pena anche per quei lettori prediletti del Gazzettino, con quattro soldi da parte che accentuano il loro ringhiare sordo conservativo messo in pericolo da istanze di maggiore distribuzione della ricchezza, e che da sempre votano Lega o Popolo della Libertà per poi ritrovarsi culturalmente con la vergogna in tasca della laurea falsa del trota a Tirana piuttosto che rappresentati da quell'evasore pregiudicato di Berlusconi. Quanta ignoranza anche nel Il Gazzettino, la mano morta della conservazione.

martedì 1 luglio 2014

Anno dopo anno le dighe del MOSE ci uccideranno subdolamente più di quella maledetta diga del Vajont.

Sono stato in quel santuario che è il Vajont diverse volte, pregando e auspicando che, come i medici si sottopongono al giuramento di Ippocrate, gli ingegneri e gli architetti prima di iniziare ad eserciatare le loro professioni, si rechino davanti a quella diga a giurare che mai e poi mai abbandoneranno le ragioni della logica per far spazio a quelle del profitto. Quello che fa male di questa tragica storia, oltre alle 2000 vite spazzate via senza neanche il tempo di scambiarsi l'ultimo gesto d'amore e quel vuoto lancinante che ancora annichilisce l'anima, è che c'era una vocina inascoltata, quella di una giornalista dell'Unità, scrittrice e partigiana italiana, a nome Tina Merlin. Una rompiscatole. Denunciava quella diga maledetta, la diga del disonore, prima ancora che fosse effettivamente messa in funzione. Inascoltata dalle istituzioni, la giornalista fu denunciata per "diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico". C'è una cosa che deve destare le nostre coscienze adesso più che mai. Tina Merlin denunciava i soprusi e le malefatte dell'ente adibito alla costruzione della diga, la società S.A.D.E., quale «Stato nello Stato». Le migliaia di morti del Vajont non hanno mai avuto giustizia esattamente come non l'hanno avuta le centinaia di morti del petrolchimico di Marghera anch'esso voluto, come la diga del Vajont, dal conte di Misurata Giuseppe Volpi.
Dal Vajont al Mose grazie a Tina Merlin.
Passiamo con un volo pindarico dalla S.A.D.E al MOSE. Lasciamo stare per un attimo l' ipotesi più nefasta, che rimanda proprio al Vajont, che vedrebbe la possibilità che tutte le paratoie entrino in risonanza a causa delle onde, fino al collasso dell'intero sistema. Voglio accantonare questa ipotesi catastrofica anche se Tina Merlin ci imporrebbe di parlarne. Ma c'è qualcosa di ancora più subdolo. Un passaggio che richiede forse uno sforzo mentale anche da parte vostra, per capire perché anno dopo anno le dighe del MOSE ci uccideranno più della diga del VajontIl vero affare del MOSE, quello di cui nessuno parla perché è semplicemente disumano parlarne, è la manutenzione, ordinaria e non.  La manutenzione costerà oltre 20 milioni di euro l’anno e ogni manovra delle paratie costerà 250 mila euro (con dieci alte maree l’anno sarebbero già altri 2,5 milioni di euro). Le salatissime pulizie subacquee. Costi quel che costi per difendere l'investimento iniziale ci spremeranno come limoni, noi, i nostri figli e così via fino all'ultimo centesimo. Ora, noi comuni mortali sono anni che ci contiamo come sopravvissuti, che ci guardiamo negli occhi, questa crisi la sentiamo. Quanti si sono suicidati ieri, quanti lo faranno domani, semplicemente non ce la facciamo più. Un debito pubblico oltre i 2000 miliardi di euro, un buco dell'ipocrisia che ci uccide, inghiottendoci subdolamente in tanti modi. Era depresso, ultimamente non sorrideva più, era stanco di vivere. Non sappiamo più che altri termini usare. L'Italia ha smesso di essere spensierata, la felicità se ne è andata da un pezzo. Un esempio di qualche giorno or sono, « Disperato e deluso dalla vita, si è gettato nel vuoto di fronte alla diga del Vajont» Impossibile dimostrare il nesso tra una tangente pagata e una vita spezzata. Le persone si spengono, smettono di sognare, qua e là a macchia di leopardo in innumerevoli articoletti sparsi sulla cronaca dei quotidiani locali dimenticati il giorno dopo. Ci manca la visione d'insieme che ci mostrerebbe i mandanti di quelli che sono in verità omicidi. Da Tangentopoli a questa Venetopoli, i tanti Mazzacurati, i Meneguzzo, in generale questa classe politica, imprenditoriale, ecclesiastica, accademica ha sulla coscienza molte di queste morti, una per tutti quella di Angelo di Carlo. Ogni manovra delle paratie costerà 250 mila euro? Sembra che ci diano due alternative. La morte rapida sulle montagne del Vajont. Quella lenta, per debiti, in pianura. Non era forse anche il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico statale per la realizzazione del Mose, uno «Stato nello Stato» secondo Tina Merlin?

domenica 29 giugno 2014

Dal suicidio di Raul Gardini a quello tentato da Roberto Meneguzzo. Similitudini agghiaccianti per i due finanzieri scalatori di 'Fondiaria', precipitati sotto il peso delle loro tangenti e dopo essersi messi di traverso a Mediobanca.

Raul Gardini (Ravenna, 7 giugno 1933 – Milano, 23 luglio 1993)
Sono passati poco più di 20 anni, sufficienti per farci perdere la memoria. Viviamo il telegiornale di oggi, dimenticando quello di ieri. Cinicamente ci stupiamo sempre per quello che accade in fondo ciclicamente, perdonerete il gioco di parole. Era un caldo luglio del 1993. Tirava un'aria torrida da Tangentopoli. Le cravatte soffocavano come nodi scorsoi. Raul Gardini, imprenditore rampante, conosciutissimo negli ambienti patologici della finanza per la scalata alla Montedison (che all'epoca controllava tra l’altro anche 'Fondiaria', storica e florida compagnia di assicurazioni fiorentina dove Mediobanca di Renato Cuccia aveva sempre fatto il bello ed il cattivo tempo, al punto da considerarla "la pupilla dei suoi occhi") di traverso alla Mediobanca di Enrico Cuccia, sta per mollare la presa alla parete della vita. Le sue stesse mani, da scalatore finanziario, lo fanno precipitare nel vuoto, premono il grilletto di una vecchia Walter Ppk calibro 7,65, resa famosa per lo più dai film di James Bond, l'agente 007. Soltanto tre giorni prima di lui anche il suo acerrimo rivale presidente dell'ENI, Gabriele Cagliari, si era ucciso apparentemente soffocandosi con un sacchetto di plastica nelle docce del carcere di San Vittore. Ironia della sorte, il palazzo nobiliare in cui  Raul si uccide, di sua proprietà e considerato tra le migliori espressioni dell'architettura neoclassica a Milano, si chiama Belgioioso. La stanza dei bottoni di Renato Cuccia, dove sorge la sede di Mediobanca, cuore della vecchia Milano e centro del potere finanziario,  sempre per ironia della sorte stava invece in Via Filodrammatici
Palazzo Belgioioso, Milano.
Raul Gardini era considerato un 'capitano coraggioso' la cui barca il 'Moro di Venezia' da lui voluta e finanziata dalla Montedison da lui spavaldamente scalata, era stata protagonista indiscussa nel 1992 diventando la prima barca italiana nella storia a vincere la Louis Vuitton Cup, la più famosa e prestigiosa competizione velistica. Prigioniero del suo personaggio, travolto dal gusto di sfidare il mondo, giocatore d'azzardo, fumatore incallito, amante della vela, stile da Yuppie. L'uomo, abituato nella sua solitudine e patologia soltanto a 'vincere', sorridente e brillante con una apparente contagiosa voglia di vivere, non aveva retto all'idea di finire in carcere vedendosi distruggere giorno dopo giorno davanti agli occhi dei suoi figli. Antonio di Pietro stava per bussare alla sua porta.
Trovarono sul comodino, un biglietto su carta intestata. 'A Idina, Ivan, Eleonora, Maria Speranza e Elisa: grazie. Raul'. Sono i nomi della moglie, dei figli e della suocera. Se di suicidio quasi certamente si tratta, da un punto di vista finanziario il dito venne puntato contro l'omicida Mediobanca guidata da Enrico Cuccia, istituto di credito italiano fondato nel 1946, centro del mondo finanziario e politico italiano, indispensabile supporto della grande impresa nell'Italia degli anni Ottanta
Enrico Cuccia (Roma, 1907 – Milano, 2000)
L'istituto costituì il perno di un sistema di alleanze, ora al tramonto, che attraverso partecipazioni incrociate e patti parasociali garantiva stabilità degli assetti proprietari dei maggiori gruppi industriali. Mediobanca fu pertanto la gran regista con  i cosiddetti 'patti di sindacato', vere e proprie «scatole cinesi», strumentali a tenere insieme un capitalismo basato sulle relazioni e i favori reciproci: io aiuto a controllare il tuo gruppo traballante, e tu fai lo stesso per me. Se mi fai lo sgambetto, ti puoi anche suicidare. Non vi meraviglierete se l'Italia versa in condizioni disperate. Cuccia, inavvicinabile dai giornalisti e con il culto del silenzio (parlare per lui era il vero peccato mortale), cattolico praticante, uomo completo che poteva vantare elogi dal Duce Benito Mussolini in persona così come di aver realizzato delicate operazioni di collegamento tra i gruppi della resistenza antifascista, 'fece fuori' finanziariamente Raul Gardini per poi presentarsi con una cravatta nera, tornando a casa da Mediobanca, a palazzo Belgioioso subito dopo che Raul si era sparato; una sfinge che cammina, nemmeno una parola
Raul Gardini era riuscito quindi nell’audace impresa di controllare anche 'Fondiaria', autonominandosi Presidente e rigettando le candidature proposte dallo stesso Cuccia, che per quel motivo ruppe con lui le relazioni. Raul Gardini pagò tangenti, sviluppando spregiudicati intrecci a spirale vorticosa con la politica, dimenticando che più che la politica contava Mediobanca che invece aveva irrispettosamente più che indispettito. Nella fretta di andarsene a 60 anni Raul non lasciò direttamente alcuna 'ricetta morale' se non un pensiero ai suoi cari. 
Roberto Meneguzzo (Malo 1956 - ?)
A 58 anni, nel giugno 2014, ha provato a togliersi la vita un altro finanziere 'scalatore', per il mondo della finanza il fondatore della Mediobanca del Nord-Est, il vicentino Roberto Meneguzzo. Non ha retto al brusco passaggio dai confortevoli salotti buoni dell’imprenditoria veneta alla atmosfera cupa e fredda di una cella nel carcere di La Spezia. Arrestato a seguito dell'inchiesta sul MOSE di Venezia in quanto avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel piano corruttivo, in una notte di giugno ha cercato di farla finita, soffocandosi con il lenzuolo. Roberto Meneguzzo era balzato all'attenzione per il tentativo di scalata a Fondiaria, anche lui di traverso a Mediobanca, e per aver messo il naso nelle Assicurazioni Generali sempre controllate da l'istituto di via Filodrammatici. «Fondiaria diabolicum», aveva detto, con una battuta storica, l’avvocato AgnelliL’inizio del declino del suo «salottino buono» del Nord-Est viene da molti ascritto proprio alla rottura traumatica con Mediobanca. Anzi negli ambienti finanziari viene dato per certo che il periodo buio di Roberto Meneguzzo inizi proprio con il tentativo di conquistare Fondiaria. Con quella operazione, in seguito fallita, Meneguzzo si era messo troppo di traverso a Mediobanca. Renato Cuccia si sa non c'è più, scomparso nel 2000, ma il suo spirito aleggia ancora se non fosse che il civico di via Filodrammatici dove ha sede Mediobanca è stato ribattezzato "piazzetta Enrico Cuccia".  
Se soppesando le due personalità troverete inopportuno un paragone tra Raul Gardini ed il semplice dottore commercialista in Vicenza Roberto Meneguzzo, quest'ultimo, che comunque il nomignolo di «nuovo Cuccia» se l'era preso eccome si potrebbe difendere citando i suoi rapporti di amicizia con il faccendiere Marco Milanese, fiduciario dell’ex ministro Giulio Tremonti ed il fatto che la sua voce wikipedia creata dalla sua società nel 2008, preparata sapientemente soltanto in inglese per presentarlo candidamente all'estero, gli attribuisse la disponibilità di gestire quale CEO di Palladio Finanziaria un patrimonio di circa 700 milioni di euro, diventati l'anno seguente 2000 milioni di euro nel curriculum presentato alla Parmalat in quanto nella lista dei candidati per il Consiglio di amministrazione proposti da Intesa Sanpaolo.
Hotel Excelsior al Lido di Venezia.
Le ultime similitudini dei due scalatori, che rappresentavano nell’immaginario collettivo 'malato' i classici finanzieri di successo, vanno contestualizzate proprio in quella Venezia aristocratica che dopo gli scandali del MOSE non è più Serenissima. Raul Gardini aveva comprato la maledetta Ca' Dario, dove si erano già suicidati un po' tutti (anche proprio con un colpo di pistola), stupendo palazzotto veneziano affacciato sul Canal Grande. Un palazzo definito diabolico tanto quanto la storia della assicurazione Fondiaria. La figlia Eleonora Gardini, primogenita di Raul e Idina, aveva inoltre sposato nel 1987 Giuseppe Cipriani, della nota famiglia veneziana di albergatori e ristoratori. 
La finanziaria di Roberto Meneguzzo, laurea all' Università Ca' Foscari di Venezia che attraversa anch'essa momenti bui, ha nella città della Serenissima legami molto forti con la partecipata Est Capitalal momento commissariata, di Gianfranco Mossetto, professore in quiescienza della Ca' Foscari, che aveva importanti progetti immobiliari al Lido di Venezia, riqualificazioni di hotel, tra tutti l'Hotel Excelsior e il Grand Hotel Des Bains, quelli che dai primi del '900 accolgono le maggiori celebrità internazionali e i divi in visita a Venezia, e la costruzione di darsene. Proprio in uno di questi hotel al Lido della Est Capital, l'Excelsior, ora passato sotto il controllo del nuovo gestore HinesRoberto Meneguzzo era solito soffermarsi in una delle suite a lui riservate. Proprio nella sua suite sono avvenute alcune perquisizioni. Per la stessa maledizione che ha condannato la Fenice, il Molino Stucky, la suite presidenziale «San Marco» dell'Excelsior è andata a fuoco proprio quando la proprietà passava dalla Est Capital al nuovo gestore. Non esiste limite alla meraviglia. Il Des Bainsl'albergo di "Morte a Venezia" di Thomas Mann, l'altro gioiello, era andato a fuoco proprio poco dopo l'acquisto sempre da parte della società finanziaria Est Capital. Dove i soldi scorrono a fiumi, pare che i sistemi antincendio non funzionino ammesso che esistano. 
Incendio al Grand Hotel Des Bains
(era di  proprietà di Est Capital)
al Lido di Venezia
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Ho voluto scrivere questo articolo non per glorificare Raul Gardini o Roberto Meneguzzo. Le loro vite effimere  da 'capitani coraggiosi', accomunate da una ingorda ed insana propensione alla tangente pagata anche con i soldi dei cittadini, non lasciano nulla se non forse l'attuale debito pubblico italiano alle future generazioni, ed una immagine fumosa di un capitalismo italiano francamente indecente. Ho voluto accostare le vite di due finanzieri per accendere un faro sulla tipologia di personalità che sta rovinando il Bel Paese. A coloro che fossero mossi da tanta pena o simpatia per i due finanzieri, come per la loro categoria, chiedo di aprire gli occhi sulle centinaia o migliaia di Angelo di Carlo, la classe operaia che va in paradisoScrissi che non avrei dimenticato Angelo. Io sono ancora vivo, qui a ricordarlo. Lo porto nel mio cuore. Simbolicamente con lui ricordo tutti coloro che in questo paese si sono visti negare qualsiasi sogno e la felicità, per colpa di una classe imprenditoriale e politica, se non anche accademica, una generazione di pederasti del dio denaro, che volevano bramosamente raggiungere, a scapito della vita dei loro concittadini italiani, quella suite che perfino Dante avrebbe fatto bruciare all'Inferno. Per quanto tempo ancora dedicheremo tutta la nostra esistenza all'accumulo effimero, qualitativamente in modo spesso mafioso e quantitativamente impedendo al nostro prossimo, i nostri figli, di avere le medesime opportunità di accedere ad una qualche forma di benessere? C'è un problema disumano di distribuzione della ricchezza. Io lo percepisco, voi continuate pure a far finta di niente buttando via la vostra vita in un sacchetto di cellophan. Sottrarre le risorse agli altri, non significa concorrere al progresso materiale della società. Arrestare l'arricchimento dei pochi e l'impoverimento dei tanti per tornare ad essere di nuovo felici. "Finchè esiste la povertà, non può esserci una vera libertà." diceva Nelson Mandela. Qualche anno or sono, folgorato sulla via di Marrakech, scrissi per la prima volta sulla necessità di stabilire un tetto all'arricchimento personale oltre il quale si possa guadagnare soltanto per la gloria morale di donare tutto il superfluo in beneficienza. Un vero privilegio quello di poter donare agli altri che proprio chi si santifica di lauree e specializzazioni negli States, come i tanti Meneguzzo, dovrebbe riscoprire. I furbi staranno già ridendo. Non ci arrivano, accecati dall'ingordigia. Quel limite salva anche la loro vita. In tutte le cose esiste un limite superato il quale non può sussistere il giusto.

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