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giovedì 10 novembre 2011

Cenere e polvere eravamo e cenere e polvere torneremo ad essere. Quando morite, spegnete le luci porca miseria.

Sono rimasto felicemente colpito dalle modeste tombe prive di fasti nei cimiteri della campagna inglese (nella foto che ho scattato si vede St Peter's Church a Babraham, Cambridgeshire)
Tempo addietro, nel post "Quando muori ricordarti di spegnere proprio tutte le luci", ho cercato di indagare quel bizzarro egoismo che ci vede pesare sulle risorse del pianeta anche da morti; non parliamo poi dei casi patologici, come quello di Silvio Berlusconi che già all'età di quaranta anni ha ordito costruire una tomba mausoleo, ispirandosi al faraone Tutankhamon, con un allacciamento alla rete elettrica spaventoso, secondo l'ex vicesindaco di Arcore Fausto Perego.

La tomba mausoleo di Silvio Berlusconi.

Visitando i dintorni di Cambridge mi hanno profondamente colpito i cimiteri inglesi, luoghi di semplicità e di pace, immersi in una natura amica e accogliente; essi  mancano del tutto di quell'inutile sfarzo e di quel carosello delle vanità senza senso che contraddistinguono i cimiteri italiani, affetti da una sorta di patologica rincorsa ad avere la tomba più granitica e appariscente, con le luci votive manco fossero le luci di natale. In questa visione ci sono tutti i limiti del materialismo cattolico, mischiato a tanta ipocrisia. Le tombe dei defunti inglesi, sembrano più terrene, nel senso che la loro semplicità le inserisce di fatto in un manto erboso soffice pronto ad accogliere serenamente il defunto. La sensazione nei cimiteri inglesi è proprio quella del "cenere e polvere eravamo e cenere e polvere torneremo ad essere" e frequentemente può capitare di incrociare iscrizione tombali, anche recenti, divenute illeggibili come se la tomba ormai fosse stata presa in consegna da Madre Terra e non ci fosse più bisogno di ostentare altro. L'arte di farsi da parte mestamente. Stranamente l'atmosfera che si respira in questi luoghi non è triste. Quando morite, spegnete le luci porca miseria.

Qui ho ripreso con il cellulare il  cimitero presso Whittlesford Church. vicino Duxford (Cambridgeshire).

lunedì 4 ottobre 2010

L'art.21 della Costituzione non vale per un libraio che sostiene di amare Milingo

Se passasse Francesco Totti e scrivessessimo "I love Milito" (attaccante Inter) succederebbe qualcosa?

Ma come, in questi giorni in tutta la rete non si fa che parlare della bestemmia del premier Silvio Berlusconi e la censura dello Stato cosa fa, si materializza con forza con un povero libraio borbottino, Salvatore Rizzuto Adelfio, che rivendicando il ruolo del libraio come operatore culturale, aveva esposto nella propria libreria "AltroQuando" uno striscione ironico con scritto I love Milingo, in concomitanta con la visita del Papa a Palermo ed il relativo adiacente passaggio.  La Costituzione vigente, così all'art. 21 Art. 21 co.1: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. L’opera censoria delle forze dell’ordine pare lesiva della libertà democratica di espressione del pensiero e per questo la rete è insorta parlandone, anche con riferimento alla contemporanea bestemmia del premier.


"Pazzesco. Ho visto il video della Digos che fa una irruzione stile rogo nazista dei libri del '33. Non so se aver più timore di rapinatori o se della Polizia. Il fine settimana a scodinzolare dietro dietro il papa... La settimana scorsa a manganellare studentini (detto con affetto... ho 50 anni) di 16/18/20 anni a Torino. Dopo che li avevano già bastonati in altre città. Bastoni per chi a Napoli protesta per evitare l'ennesima discarica a 300 mt da casa, dato che ha già 3 malati di cancro in casa...Bastoni per chi protesta per la chiusura degli stabilimenti. Bastoni... bastoni... bastoni...Brutti segnali" Tratto dal Blog di Beppe Grillo.

domenica 17 maggio 2009

Il Paesaggio spirituale al Santuario Madonna della Corona

Dal Santuario della Madonna della Corona, costruito in un incavo scavato nel Monte Baldo (monte che ultimamente frequento assiduamente), si gode di un paesaggio notevole. Purtroppo questo splendido posto è pervaso a mio modesto parere non da una cristianità parca e silente, timida e rispettosa della natura ma i simboli della cristianità cattolica più altisonante si manifestano nella strada asfaltata che sforna continuamente pellegrini facendogli risparmiare perfino una breve e salutare passeggiata nel bosco, in opere in ferro o bronzo stridenti che vanno a comporre una via crucis innaturale (abbiamo probabilmente molto da imparare in questo caso dal Monastero di Simonopetra sul Monte Athos e dai monasteri tibetani).

All'inizio del video che ho girato si notano quegli elementi in ferro di cui parlavo prima che così tanto stonano nella via crucis che porta al santuario e alla fine del video mi sono soffermato sulla montagna ferita che si scorge dal santuario: le ferite della natura. La canzone unz unz l'ho messa perchè anche l'assoluto può fare rumore.

Se nel XV secolo era un romitaggio, la prima chiesa venne inaugurata nel 1530. Divenne santuario nel 1625 quando i cavalieri di Malta fecero rifabbricare la chiesa che venne completata nel 1680.
La facciata ed il campanile in stile neogotico si presentano incastonati nella roccia
All'interno del santuario vi è la Scala Santa, è la riproduzione della scala che si trova a Roma vicino alla Basilica di San Giovanni in Laterano, è la scala dove Gesù salì e discese più volte nel giorno in cui, fu flagellato, incoronato di spine e condannato alla morte sulla croce, sporcandola così con il suo sangue.
Ci sono due modi per raggiungere il santurio e cioè attraverso un percorso a gradoni nel bosco che vi consiglio oppure attraverso una strada asfaltata dopo il paese di Spiazzi, che termina in una galleria scavata nella roccia nel 1922; questa strada è percorribile solo a piedi dai pellegrini e da un servizio navetta (sgradito) e durante il tragitto ci sono le quattordici stazioni della Via Crucis .
Il sito ufficiale del Santuario è http://www.madonnadellacorona.it/index.php ; Il Santuario diocesano di Verona della Madonna della Corona é aperto tutto il tempo dell'anno con i seguenti orari: Novembre - Marzo: dalle ore 8.00 alle ore 18.00 Aprile - Ottobre: dalle ore 7.00 alle ore 19.30
Vicino al santuario la cartellonistica invadente si rivolge al turista sempre peccatore o al pellegrino desideroso di manifestare comportamenti ossessivi e flagellanti proponendo delle tradizioni da attuare nel salire la Scala Santa 1) Dopo aver intinto l'acqua santa ci si fa il segno della croce 2) Si salgono i 28 gradini solamente in ginocchio e ad ogni gradino si prega il signore e si medita sulla passione di Gesù Cristo....
Per la cronaca non ho visto nessuno attuarle e io mi sono avvicinato come sempre a Dio con il mio stile; qual è il mio stile? io mi avvicino a Dio frequentando la natura in modo entusiasta, nella consapevolezza che ognuno dovrebbe ricercare l'altro, l'assoluto, Dio, attraverso un proprio percorso naturale spontaneo; qualsiasi schema artificiale che codifichi comportamenti consuetudinari lo lascio al popolino e a chi ha bisogno di sentirsi parte di un gregge..fate voi, io mi annoio ed il mio peccato originale è tra l'altro di sentirmi spirituale solamente se alle verità ci arrivo attraverso il mio umile percorso, privo di intermediari e liturgia tra me e l'altro.
"Modello di pellegrino blogger attento" che riprende il santuario e che spegnerà la videocamera solamente in presenza dell'Assoluto per il post della vita!!! (nella foto Sciretti Alberto).

venerdì 14 novembre 2008

La "condanna a morte" di questo paese è lo stile della curia

Lo stile della Curia, come imparò a sue spese Fra Paolo Sarpi a cui attentarono i sicari mandati dalla Chiesa, si attua a suon di stilettate giornalistiche.
L' "Avvenire", il quotidiano dei vescovi italiani, si è schierato contro l'interruzione delle cure ad Eluana Englaro. L'immagine qui riportata è la prima pagina dell'Avvenire di Venerdì 14 Novembre 2008; l'immagine di sfondo sta a rappresentare la Giustizia italiana ed il titolo è "Condanna a morte per Eluana".
Visto che durante tutta la mia vita il mio destino mi ha portato a studiare la Storia e quindi ho dovuto prendere atto tra gli innumerevoli episodi storici che in questo momento non è possibile citare tout court
  1. Giovanna d'Arco e Giordano Bruno sono stati bruciati sul rogo;
  2. Galileo Galilei è stato costretto dalla chiesa ad abiurare;
  3. la Chiesa vendeva le indulgenze come hamburger e patatine provocando la reazione di Martin Lutero;
  4. con la complicità della Chiesa e con i crocifissi in mano sono state sterminate intere popolazioni del Sud-America ed in altre parti del mondo;
  5. la Chiesa tentò di assassinare fra Paolo Sarpi il quale scampato ai sicari disse "Riconosco lo stile della Chiesa";
  6. la gran parte dell'arretratezza del meridione d'Italia si deve proprio al latifondo ecclesiastico la cd "manomorta ecclesiastica" che per secoli ha afflitto buona parte del paese e molti dei mali che affliggono la società italiana dalla gerontocrazia adreottiana alle innumerevoli ingiustizie sociali (vedi l'emblematica condizione di disparità in cui si trova la donna, ancora quasi del tutto esclusa dagli organi decisionali quali cda, parlamento..La classifica stilata dal World Economic Forum che analizza la condizione femminile in base alla partecipazione alla vita politica, economica, l'istruzione e l'assistenza sanitaria vede l'Italia 67esima: dopo di noi in Europa solo Repubblica Ceca, Romania, Grecia, Cipro e Malta; prima di noi nel mondo Lituania, Moldavia, Lesotho, Filippine, Botswana, Mozambico) si possono imputare allo status quo portato avanti a remi indietro dalla Chiesa;
  7. si sono perfino negati i funerali a Piergiorgio Welby dopo averne mortificati i diritti naturali. Piergiorgio Welby aveva detto in una lettera al Presidente della Repubblica: "Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso – morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita – è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c’è pietà";
  8. in questi ultimi anni la Chiesa ha pesantemente e con successo interferito nella politica italiana prodigandosi per negare i diritti alle coppie di fatto estranee al concetto di famiglia cattolica e per disconoscere agli omosessuali la capacità di amare veramente e di essere persone come tutte le altre, relegandole ai margini della società;
  9. la Chiesa ritiene prevalente il suo diritto a disporre della vita di Eluana Englaro, arrivando come in questo caso ad asserire che la Giustizia italiana l'ha condannata a morte rispetto al diritto del padre che l'ha messa al mondo e che chiede che si ponga fine a questo accanimento terapeutico che la figlia avrebbe rifiutato e che Piergiorgio Welby ha felicemente descritto essere una non-vita;
  10. la Chiesa continua a mietere vittime criminalizzando moralmente i metodi contraccettivi e nella sua politica non si fa portavoce di quegli "ultimi che dovrebbero essere i primi", ed è distante anni luce dal messaggio d'amore lasciato da Gesù Cristo e da Francesco d'Assisi e da quei missionari che oggigiorno con coraggio combattono contro l'analfabetismo e la fame nei paesi in via di sviluppo.
Visto che l'Avvenire in un ottimo esempio di bipensiero orwelliano si può permettere liberamente di accusare la giustizia italiana di omicidio, allora ho pensato per la par condicio di predisporre anch'io una mia prima pagina ideale:

Nell'immagine Angelo Bagnasco , nella sua tipica espressione cristiana e caritatevole, (Pontevico, 14 gennaio 1943) è un cardinale e arcivescovo cattolico italiano, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e Arcivescovo metropolita di Genova, nonché generale di corpo d'armata dell'Esercito Italiano (è stato a capo dei cappellani, e come tale è generale di corpo d’armata in pensione)

domenica 26 ottobre 2008

L'Abbazia di Praglia: la farmacia della Repubblica di Venezia


Come non parlare per grandezza, storia e fama, della farmacia dei benedettini di S. Maria di Praglia? Quali emozioni poi nella scoperta che divenne farmacia ufficiale della Repubblica di Venezia, quando ottenne nel corso del XVII dalla Repubblica Veneta il permesso di “poter dispensare medicamenti a titolo di carità alle genti di suo servizio e ai popoli circumvicini”; erano giunti a mettere a disposizione la propria arte farmaceutica anche al di là dei limiti loro imposti.


L'Abbazia di Praglia, che consiglio caldamente di visitare (la visita all'Abbazia è gratuita; dal loro sito internet http://www.praglia.it/ ho attinto le informazioni, qui riassunte) è sorta ai piedi dei colli Euganei tra l'XI e il XII secolo; è direttamente collegata con l'Abbazia di Santa Giustina di Padova dalla quale partì la grande Riforma monastica benedettina che si diffuse su tutta la penisola fino in Sicilia. L'Abbazia di Praglia conobbe una prima sopressione napoleonica nel 1810 e sucessivamente quella della legge 7 luglio 1866, che sopprimeva tutte le corporazioni religiose, in seguito all'unificazione d'Italia. L'attività del monastero riprese nel 1904 e da allora il nuovo cammino di Praglia fu sempre in ascesa. Durante la seconda Guerra Mondiale, tutta la comunità fu impegnata a salvare civili e militari, ebrei e ariani, connazionali e stranieri, religiosi e secolari, senza parlare della pronta accoglienza e della gelosa e vigilante custodia di infiniti e preziosi tesori di storia e di arte, compresi i quattro cavalli di bronzo della basilica di S. Marco a Venezia. A partire dagli anni Sessanta la Comunità ha assicurato una presenza costante presso l'antico Santuario del Monte della Madonna (Teolo), mentre dagli anni Novanta ha dato vita ad una piccola comunità benedettina in Bangladesh, diocesi di Khulna.
È il chiostro d’ingresso dell’Abbazia. Chiamato “botanico” perché era destinato alla coltivazione delle piante officinali per la farmacia del Monastero
Chiostro pensile. Il cortile, che poggia su quattro pilastri, è costituito da piani inclinati per convogliare l’acqua piovana nella grande cisterna sottostante che alimentava il pozzo centrale. Questo chiostro raccoglie attorno a sé i locali più rappresentativi della vita dei monaci: la chiesa abbaziale, il refettorio monumentale, la biblioteca, il capitolo e la clausura.
Il Chiostro Rustico si estende ad ovest del complesso monastico, distaccato rispetto al nucleo centrale e un tempo destinato alle attività agricole (da qui la denominazione “rustico”)

Ogni volta che in Monastero si deve deliberare qualcosa d'importante..tutti i fratelli sono convocati a Consiglio, nella Sala del Capitolo; come ben si vede dalla fotografia sotto il pavimento l’ossario con i resti dei fratelli defunti, garantisce una continuazione ideale con il passato. Le decisioni delle riunioni sono prese nel rispetto della tradizione secolare. Qui si riunivano i monaci professi solenni per la lettura e il commento di un capitolo della Regola, qui inizia ufficialmente l’itinerario monastico con l’ammissione alla prova del noviziato e qui termina con le deposizione nel sepolcreto. Domina tutta la sala la Deposizione di Cristo di Girolamo Tessari, realizzata intorno al 1536.
La basilica abbaziale, dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta, è preceduta da un’ampia scalinata e domina dall’alto il paesaggio circostante. Il progetto fu ideato dall’architetto Tullio Lombardo, che in quegli stessi anni (1499-1500) stava lavorando alla cappella dell’Arca del Santo, nella basilica di S. Antonio a Padova.
La torre campanaria doveva essere a cuspide ma, in seguito ad un fulmine che la colpì nel 1795 fu sostituita da un coronamento merlato.

Fin dalla sua fondazione, Praglia è abitata da una comunità di monaci che vivono secondo il progetto di vita stabilito da San Benedetto da Norcia nella sua Regola (sec. VI). Stabilendo uno stretto legame di solidarietà con ogni uomo, il lavoro permette ai monaci di guadagnarsi la vita, di provvedere alla manutenzione ordinaria del monastero e di venire in aiuto a varie situazioni di bisogno e povertà.
Oltre al quotidiano servizio fraterno e all’impegno stabile nei vari ambiti di vita del monastero, i monaci a Praglia si occupano in alcune specifiche attività lavorative: nel Restauro del libro antico, nella Cosmetica “Apis Euganea”, nell’Erboristeria “Pratalea”, nell’apicoltura, nella pubblicazione di opere a carattere monastico e spirituale con la collana “Scritti Monastici”.

L' ospitalità dell'Abbazia è solo di carattere spirituale; vengono accolti tutti coloro che intendono trascorrere presso il nostro monastero alcuni giorni di preghiera e di ritiro spirituale. Ad essi viene data la possibilità di condividere la vita monacale nella partecipazione al ritmo della giornata dei monaci fatto di preghiera, di lavoro, di studio, e di silenzio.

All'ingresso del Refettorio Monumentale o Refettorio Grande si fanno notare i due grandi Lavabo degli inizi del XVI secolo in pietra d’Istria intarsiata con piombo e marmi policromi; La decorazione riprende elementi del regno animale e vegetale, in particolare ad animali acquatiche al delfino che soccorre l’uomo per portarlo in acque tranquille, che allude al Risorto; l'acqua come elemento che purifica il corpo dalla sporcizia e richiama al monaco la continua purificazione di cui necessita l’anima attraverso il digiuno e la penitenza.
Il patrimonio librario ha superato la cifra complessiva di 120.000 volumi.

Ciò che vi consiglio caldamente di comprare durante la visita all'abbazia sono i loro prodotti preparati dalle loro labororiose mani oppure c'è la possibilità di comprarli on-line http://www.praglia.it/Prodotti/prodotti.htm


Nel loro laboratorio attrezzato, preparano creme e prodotti a base esclusivamente naturale, utilizzando erbe officinali e prodotti da alveare, continuando così un'antica tradizione.

I monaci detengono moltissime arnie dalle quali ricavano il miele, ad alto potere nutriente ed emoliente, la cera, che svolge una azione protettiva della pelle, il polline, emoliente e rivitalizzante, la propoli, di cui è nota l'attività antisettica, doni dell'operosità e delle generosità delle api.


Le miscele di erbe sono idonee per la preparazione di infusi o decotti e possono essere utilizzate come coadiuvanti nel trattamento di varie sintomatologie; al banco della "farmacia" si possono chiedere pertanto importanti consigli in merito a qualsiasi sintomatologia.
Nella foto delle arnie dell'Abbazia di Praglia; come tutte le arnie valgono più di tutto l'oro ed il petrolio del mondo; producono il miele, molto nutriente, che praticamente non ha una vera e propria data di scadenza. Le famiglie di api dell'Abbazia sono state interamente sterminate da un virus nel 1990 e da allora la loro ricostituzione è stata una strada in salita.

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