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sabato 14 maggio 2011

In esplorazione oltre la morte, per il tramite dell'Amore, sento la Vita.

© Alex Stoddard Un fotografo ed artista concettuale di 17 anni che ama la foresta; con i suoi scatti, che fanno riflettere anche sulla dimensione dell'uomo nella Natura, tratta in modo nudo e crudo i temi difficili della Vita e della Morte che affronterò in questo post. La prima mi ha fatto pensare alla caducità della vita. Cadremo come foglie morte in un sonno profondo e la terra è sempre pronta ad accoglierci e decomporci.
Pochi giorni fa si è spento Derek Miller, il più famoso Blogger canadese per essere stato tra i primi a creare nell'ottobre del 2000 un Blog; una candela di 41 anni resa tremolante e consunta dalla malattia, che è riuscito però a beffare metaforicamente la morte manifestandosi ex post al mondo intero, alla moglie, alle due figlie di 13 e 11 anni non attraverso un freddo testamento, uno spuntino per notai, ma per il tramite di un ultimo messaggio d'amore che ha voluto chiamare "The last post". Morte da autentico Blogger direte. L'ho letto, toccante.

© Alex Stoddard Nasciamo da Madre Terra. Tra le sue radici c'è sempre nascosta la Vita primordiale.
E Voi, smettetela di fuggire ed affrontate l'argomento della morte una volta per tutte, prima o poi tanto vi tocca. La morte non va temuta perchè quando ci siamo noi non c'é lei e quando c'é lei non ci siamo noi (Epicuro).

© Alex Stoddard La morte non ha mai galleggiato così tanto, da quando il Nord ignora il Sud.
Proprio pochi giorni fa' scrivevo "quando muori, ricordarti di spegnere proprio tutte le luci, anche la lampada votiva", riflettendo sull'opportunità di non imporre egoisticamente ai posteri, da parte dei defunti, l'obbligo di essere ricordati consumando obbligatoriamente le poche energie finite che rimangono a questo pianeta.   
© Alex Stoddard Il celofan plastificato è l'ipocrisia che ci soffoca in quel tentativo malriuscito di rendere artificiale ciò che è di per sè, naturalmente autentico. Solo la natura è perfezione, tutto il resto è manipolazione che ci imprigiona, avvolgendoci in una tela di un ragno, sporca di una patina di smog, soffocante.
Tra qualche anno o decennio è possibile che ci saranno milioni di "The last post" e si darà il caso che la competizione tra i blogger defunti apripista si sposterà per forza di cose tra i post programmati a tempo "The second last post", "The third last post" etc. Se Cossiga prima di morire dispose che alla sua morte fossero inviate delle lettere ai vertici dello Stato Italiani, non oso pensare cosa potrebbe inventarsi un Berlusconi, quando morirà, per continuare a dare vita al Berlusconismo; credo che disporrà che gli Italiani gli costruiscano a mano una Piramide monumentale. Non voglio però qui approfondire l'esigenza nascente nelle persone di continuare a dire la propria anche da morti, ma piuttosto riflettere sul concetto di morte che Derek Miller, il blogger canadese recentemente scomparso, in qualche modo ci ha "imposto" unilateralmente, lasciandoci questo scritto.

© Alex Stoddard Siamo unici esattamente come tutti gli altri. Non esiste una Vita più degna ed una meno degna. Restiamo umani. Io fratello, tu sorella.
Derek non aveva fiducia nell'aldilà. Scrive infatti « Io non sono andato in un posto migliore o peggiore. Io non sono andato da nessuna parte, perché Derek non esiste più. Non appena il mio corpo smetterà di funzionare e i neuroni del mio cervello cesseranno l'attività, subirò una notevole trasformazione: da un organismo vivente a un cadavere, come un fiore o un topo che non riescono a superare una notte particolarmente gelida. La prova è chiara che una volta che sono morto, è finita ». Derek quindi è riuscito più o meno genialmente a sconfiggere la morte, continuanando a parlarci dal suo blog, ma lo ha fatto per negare violentemente quello che in verità non poteva ancora conoscere, perchè all'epoca era ancora vivo. Un errore di presunzione dal mio punto di vista di homo sapiens ancora in vita.

© Alex Stoddard ama camminare scalzo nella foresta. Entra in contatto diretto con la natura; nella natura, anche viscida,  c'è l'esaltazione delle tue autentiche potenzialità e dei limiti che sai infrangere. Sconfiggi qualsiasi paura e sarai più astuto di qualsiasi serpente, che messo al servizio del fine cattivo, cerca di uccidere la vita.
Seguitemi, non è facile ma cercherò di spiegarmi. Io non conosco parole più belle di quelle di Jack London in quel bellissimo libro che è Il vagabondo delle stelle, per contrastare questa visione nichilista e sconfiggere si la morte ma per far trionfare invece definitivamente la vita: « è la vita a costituire l'unica realtà e il vero mistero. La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. Lo so. Io sono la vita. Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi.

© Alex Stoddard La morte apparentemente esiste per noi e per le foglie che galleggiano vicino a noi senza vita. Ma quante foglie poi rinascono, grazie a quelle che sono orgogliosamente cadute per dare nuova vita? 
Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente ho abitato. [...] La materia è la grande illusione. La materia, cioè, si manifesta nella forma e la forma è un fantasma. [...] Lo spirito è l'unica realtà destinata a durare. Io sono spirito, e sono io che duro. [...] La mente...solo la mente sopravvive. La materia fluisce, si solidifica, fluisce di nuovo, le forme che essa assume sono sempre nuove. Poi di disintegrano in quel nulla eterno donde non vi è ritorno.[...] lo spirito è indistruttibile.»
 
© Alex Stoddard Per iniziare a comprendere come il vero senso della Vita sia proteggere la natura, bisogna immergerci in essa a testa in giù, apportando un radicale cambiamento al nostro stile di vita, incominciando a fare cose che mai avremmo pensato di poter fare.
Per Jack London dunque e anche per me « ognuno di noi, ogni essere umano che oggi abiti il pianeta, reca effettivamente dentro di sé la storia immarcescibile (inalterabile) della vita fin dal momento in cui essa ebbe inizio. È una storia scritta nei tessuti e nelle ossa, in funzioni e organi, nelle cellule cerebrali e nello spirito, in tutta una serie di bisogni ed impulsi atavici che attengono tanto al mondo fisico che a quello psichico.»

© Alex Stoddard Dormiamo artificiosamente in case che ci separano da quel letto di stelle, che è veramente la nostra casa. Pensiamo in maniera maniacale ad abbellire l'interno delle nostre case e non ci preoccupiamo se fuori, a qualche centinaio di metri, il nostro vero letto naturale viene distrutto. Quella distanza che separa il letto artificiale da quello naturale è costellato d'ipocrisia; è una sorpresa.
Questo ci permette di affermare con forza che la morte non esiste. Apparentemente sembrano parole vane e vuote, per alimentare un sogno impregnato d'illusione. Ma la morte non esiste, perchè noi tutti siamo fratelli e sorelle che si evolvono nella Vita. Perfino chi uccide e disprezza l'altrui Vita, si porta dentro più o meno latente quel senso del rimorso, che mantiene in vita il prossimo ucciso. 

© Alex Stoddard Chi ti propone un futuro nucleare felice, ti porge nel frattempo una maschera d'ipocrisia. Chiedetelo alla Natura,che non riesce ad assorbire le sue scorie.
Ognuno di noi porta il testimone, onorando la Vita, fino a dove il proprio corpo glielo consente e poi lo trasmette ai posteri, ai nostri figli o alle persone che ci hanno conosciuti e che hanno costrettamente deviato il loro cammino incontrandoci e parlandoci. Loro e ciò che abbiamo fatto per evolverci, sono la Vita che continua. Una favilla mai spenta.

© Alex Stoddard Le nostre vite si elevano come quelle degli alberi che sempre più sentiamo la necessità di tagliare. Ci stiamo uccidendo l'un l'altro.
Pensate a quel bellissimo film che è Il favoloso mondo di Amélie per focalizzare l'attenzione su tutti quei microscopici cambiamenti che provochiamo negli altri ad ogni nostra più minima interferenza e che non possiamo cogliere nella loro dimensione perchè avvengono lontano dalla percezione dei nostri sensi e quindi tendenzialmente dalla nostra immaginazione. Come possiamo pensare che tutto ciò muoia con noi?

© Alex Stoddard La vita è un salto felino nella natura che è sempre stata la nostra Arca di Noè.
Questa prospettiva, ci permette di realizzare pienamente l'importanza di lavorare in vita per i valori della Vita. Lavorare in vita come se coloro che riceveranno il nostro testimone fossimo sempre noi in un' altra vita.

© Alex Stoddard Legati testardamente con la vita rampicante alla vita degli alberi come il Barone Rampante di Calvino. 
Se saremo sempre noi in una prossima vita, a maggior ragione almeno egoisticamente è importante adoperarci per un mondo migliore e perchè l'uomo si evolva spiritualmente. Per questo caro Derek, tu non sei morto.
© Alex Stoddard L'armonia della natura ci spoglia di ogni artificio atto a circonvenire il prossimo; è facile mentire nelle città corrose dalla corruzione delle menti cementificate, è difficile mentire in un bosco.
Lasci una splendida frase a tua moglie che io ora faccio mia « I have never had second thoughts, because we have always been good together, through worse and bad and good and great ». Non hai mai avuto ripensamenti verso tua moglie, hai vissuto felicemente nell'Amore. Già questo non vi sembra sufficientemente eterno? Può forse mai morire, quel sentimento? 

© Look left and look right  La tua casa è nella natura. La tua casa è la natura con un cielo limpido senza preoccupazioni.
Sto quindi contestando fermamente quel tuo pensiero « The evidence is clear that once I died, it was over [...] what came afterwards, which was (and is) nothing ». Prova ne è quanto appena affermato ed il fatto se vuoi, che le tue idee circolano ancora e che stiamo ancora anettendo il tuo testimone.

© Look left and look right Qual è il tuo impatto sul pianeta? Una vita leggera o pesante per coloro che verranno? Cosa lasci su una spiaggia? Semplici impronte o bottiglie rotte in vetro che tagliano i piedi ai bagnanti che verranno?
Inoltre se tu stesso dici che nessuno può immaginare quello che veramente verrà nella nostra vita per quanto ci sforziamo di pianificarla (« it turns out that no one can imagine what's really coming in our lives »), come puoi da vivo spingerti a dire, che dopo che il tuo corpo cesserà di vivere, non ci sarà proprio niente? Riflettiamo insieme Derek, nella Vita.

© Look left and look right L'importante è salire. Se tentavi di andare sempre più sù con una semplice altalena, ora sarai lassù, in alta quota.
Proprio nell'ultima parte del tuo ultimo post, avvalori quanto ho appena detto. Ti rivolgi al tuo grande Amore, tua moglie e alle tue figlie, con il rammarico di chi non potrà essere fisicamente loro vicino, nelle prove che certamente le attenderanno nella vita, ma allo stesso tempo dichiari la tua più grande gioia che è la Vita stessa, perché « il mondo è un luogo meraviglioso e stupefacente », riconoscendo implicitamente che la tua vita continua nelle persone che hai amato e che ti hanno amato.

© Look left and look right  Gli elementi sono semplici. Siamo noi che complichiamo tutto, per mero interesse personale. La natura è l'unica terapia semplice che ci purifica dall'effimero.
Quindi è l'Amore quel testimone di cui ho parlato fino ad adesso. L'Amore è ciò che ci unisce e ci rende se volete eterni ed immortali, al punto da permetterci di dire che la morte non esiste.  

© Look left and look right  Questa foto mi ispira semplicemente semplicità.
Aggiungi riconoscendo che pur essendo morto a soli 41 anni sei anche stato fortunato: « Non mi sono mai dovuto chiedere come mi sarei procurato il mio prossimo pasto. Non ho mai dovuto temere l'arrivo di soldati stranieri, con mitra e machete, che avrebbero ucciso o ferito la mia famiglia. Non ho mai dovuto lottare per salvarmi la vita. Purtroppo, queste sono cose che alcune persone devono fare ogni giorno »
 
© Alex Stoddard Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. Questa si scopre ardentemente nei libri di Mark Twain (Le avventure di Tom Sawyer; Le avventure di Huckleberry Finn), Jack London (Zanna Bianca; Il vagabondo delle stelle), George Orwell (1984; La fattoria degli animali), H. D. Thoreau (Walden, ovvero la vita nei boschi), Krakauer Jon (Nelle terre estreme), Daniel Defoe (Robinson Crusoe), Emilio Salgari..questi libri possono accenderti un grande fuoco dentro ed alimentare emozioni senza confini.
« Airdrie - scrive alla moglie chiudendo il post - tu sei stata la mia migliore amica e il mio legame più stretto e profondo. Io non so cosa saremmo stati l'uno senza l'altra, ma credo che il mondo sarebbe stato un luogo più povero. Ti amo profondamente. Ti amo, ti amo, ti amo ». Qualcuno a 41 anni, sul punto di morte, riconosce comunque di essere stato più fortunato di centinaia di milioni di africani. Tu, ci riusciresti?

Celine Dion - I'm Alive

La più bella esperienza di ogni Vita è l'esperienza dell'essere amati e di amare.

© Alex Stoddard Accenditi. Diventa ciò che sei.
Per il tramite di quell'incredibile avventura eterna che è l'Amore, oltre la morte c'è la Vita.

© Alex Stoddard Che differenza c'è tra te che sei la Vita e gli alberi? Perchè allora li tagliano per poi scrivere "vendesi capannone" o "capannone affittasi". Gli annunci della crisi che cerca nuovi fallimenti, perchè è la terra che non produce più vita.
© Alex Stoddard La foto più bella è quella di Madre Natura che è la Vita.

lunedì 24 gennaio 2011

Jack London: Il Vagabondo delle stelle

Nel libro Il Vagabondo delle Stelle, Jack London, veleggiando nel cosmo della vita, narra degli eventi storici realmente accaduti, tra questi la storia di Daniel Foss,  che fu l'unica persona a salvarsi del brigantino The Negociator di Alessandria, affondato nell' Oceano Pacifico il 26 Novembre 1811 e che visse tra indicibili sofferenze per cinque anni su un isolotto di scogli di pochi metri quadri, cibandosi della carne cruda delle foche e bevendo acqua piovana, prima di essere avvistato da una nave di passaggio, la U.S.S. Neptune.
Ho eletto da molto tempo Jack London quale mio scrittore preferito. Gli devo la lettura di Zanna Bianca e Il richiamo della foresta, letti durante la mia infanzia. Scusate se è poco. Ora sono all'ultimo romanzo dello scrittore, Il Vagabondo delle stelle (titolo originale The Star Rover). Si dice che Jack London durante la sua vita assumesse delle droghe ed un passaggio profetico del libro così recita "Sono certo che fanno così pure quelli che scrivono romanzi. Si drogano e la loro fantasia va a mille giri". Jack London nel libro si scaglia contro la brutalità della vita carceraria, contro il codice penale della California e quindi contro la pena di morte ed in particolare l'impiccagione e lo fa a suo dire nel 1913. Jack London conobbe il carcere solo per pochi giorni e scrisse questo romano d'evasione in cui c'è proprio tutto: crudo realismo, denuncia sociale e l'avventura. Sono sue parole queste parole scritte nere su bianco nel libro: "non mi sono mai imbattuto in una crudeltà più terribile del sistema carcerario di oggi". Ed ancora: "No, non ho alcun rispetto per la pena di morte. Si tratta di un'azione sporca, che non degrada soli i cani da forca pagati per compierla ma anche la comunità sociale che la tollera, la sostiene con il voto e paga tasse specifiche per farla mettere in atto. La pena di morte è un atto stupido, idiota, orribilmente privo di scientificità". Ascoltate la sua perorazione contro la pena di morte per impiccagione: "Se il collo della vittima si spezza in virtù del perfetto funzionamento del nodo scorsoio e della botola, nonché in virtù del calcolo perfetto della lunghezza  della corda in rapporto al peso della vittima, perchè mai si legano le braccia del condannato?" Insomma lo scrittore, si chiede come mai al condannato vengano legate le braccia, visto che i fautori dell'impiccagione sostengono che il reo muoia istantaneamente. Per evitare che il condannato allenti il nodo nel disperato tentativo di respirare. La perorazione continua: "C'è un'altra domanda che voglio porre  ai pacifici e rispettabili membri della società, la cui anima non ha mai sfiorato le fiamme dell'inferno: perchè, prima di aprirgli la botola sotto ai piedi, al condannato si cala un cappuccio nero sulla testa?" Per evitare che si scorga l'orrore sui volti delle vittime che non muoiono immediatamente. "Non sarà, cari i miei rispettabili concittadini, che questi cani da forca, questi vostri cani da forca hanno paura di vedere sui volti delle vittime i segni terribili di quell'orrore di cui si macchiano al vostro posto, su mandato nostro e vostro?" Queste domande Jack London dice di farle proprio a coloro che dicono di essere seguaci di Cristo.

Non ho versato lacrime quando il 30 dicembre 2006 Saddam Hussein è stato impiccato per crimini contro l'umanità, ma ho colto una illogicità manifesta nel condannarlo a morte per crimini contro l'umanità, giustiziandolo con l' impiccagione. La pena di morte non è una pena. Si contesta l'omicidio per commetterne un altro, egualmente arbitrario.
La tortuna della cella d'isolamento, la fame, la sete, le percosse da parte di secondini perfidi e vendicativi disegnano perfettamente quella condizione, che per certi versi persiste nel nostro attuale sistema carcerario sotto la veste dell'sovraffollamento carcerario. In otto in una stanza da due. Anche nelle carceri si costruisce in altezza, nell'epoca dei letti a castello. Una condizione a cui non ha potuto sopravvivere una foglia debolissima e già priva di linfa vitale, Stefano Cucchi.  
Una immagine può essere scioccante, ma non può esserlo più della verità nuda e cruda. Queste sono le foto scattate al cadavere di Stefano Cucchi, tossicodipendente con altre patologie finito nel sistema carcerario con l'accusa di spaccio. Il volto tumefatto, un occhio rientrato, la mascella fratturata. Pubblicare queste foto come quelle di Federico Aldovrandi è l'unico modo per gridare la verità, di fronte alle mistificazioni di vergognosi politici, uno per tutti nella vicenda Carlo Giovanardi, che disse che Stefano Cucchi era morto perchè "anoressico, drogato e sieropositivo". L'ipocrita grida scandalizzato alla pubblicazione di queste foto, non alle parole di questo pseudo onorevole Giovanardi. Quella di Stefano è innanzitutto una storia di diritti negati che si è consumata in appena una settimana. Se la droga è già una condanna, trova la propria apoteosi nell'attuale sistema carcerario.
Secondo i magistrati della procura di Roma, la morte di Stefano Cucchi sarebbe conseguente all' «abbandono di persona incapace»: questo profilerebbe una accusa nei confronti dei medici e infermieri del Pertini, più grave dell'omicidio colposo, sanzionabile fino ad 8 anni di reclusione mentre il colposo è cinque anni. Nel capo di imputazione i pm scrivono che i medici e gli infermieri in servizio dal 18 ottobre al 22 ottobre dello scorso anno «abbandonavano Stefano Cucchi del quale dovevano avere cura» in quanto «incapace di provvedere a se stesso». In particolare il giovane «era affetto da politraumatismo acuto, con bradicardia grave e marcata, alterazione dei parametri epatici» e «segni di insufficienza renale». Una situazione, secondo i magistrati, che lo poneva «in uno stato di pericolo di vita» e che quindi «esigeva il pieno attivarsi dei sanitari» che invece «omettevano di adottare i più elementari presidi terapeutici e di assistenza che nel caso di specie apparivano doverosi e tecnicamente di semplice esecuzione e adottabilità e non comportavano particolari difficoltà di attuazione essendo peraltro certamente idonei a evitare il decesso del paziente» (Fonte Corriere)

La schiena di Stefano Cucchi fratturata all’altezza del coccige.

Torno ad occuparmi strettamente del libro, anche se è proprio leggendolo che ho pensato al caso di Stefano Cucchi.  Jack London è un genio nel cercare di trasmettere con rabbia a quelli che chiama "suoi concittadini, immersi negli agi" la sordità del sistema carcerario, una insensibilità e indifferenza, dove non entra l'amore vero di Gesù. La tortura crea il vagabondo tra le stelle. In particolare nel libro la sofferenza la induce l'utilizzo della camicia di forza sui detenuti. La sofferenza spinge il vagabondo a camminare tra le stelle in cerca delle formule del cosmo, degli arcani segreti dell'universo, il sapere infinito. La tortura del regime carcerario spinge all'orgia dell'immaginazione, simile a quella che gli uomini sperimentano nei sogni indotti da una droga, o nel delirio, o in uno stato di pura e semplice sonnolenza. Ora vi cito il passo più bello del libro "È la vita a costituire l'unica realtà e il vero mistero. La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. Lo so. Io sono la vita. Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi. Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente ho abitato. [...] La materia è la grande illusione. La materia, cioè, si manifesta nella forma e la forma è un fantasma. [...] Lo spirito è l'unica realtà destinata a durare. Io sono spirito, e sono io che duro." Ed ancora: "La mente...solo la mente sopravvive. La materia fluisce, si solidifica, fluisce di nuovo, le forme che essa assume sono sempre nuove. Poi di disintegrano in quel nulla eterno donde non vi è ritorno.[...] lo spirito è indistruttibile."


Un video dove ho recitato il passo appena proposto di Jack London.
Il Vagabondo delle stelle è ambientato per la maggior parte della propria narrazione nel penitenziario di stato di San Quintino, a Point Quentin in California, a nord della città di San Francisco.

Scrive Jack London: "Pativamo sofferenze atroci. Le nostre guardie, che è come dire i vostri cani da guardia, cari i miei concittadini, erano degli autentici bruti. L'ambiente in cui vivevamo faceva ribrezzo, il cibo era sporco, monotono, poco nutriente. Solo degli essere umani potevano sopravvivere, per mera forza di volontà, ad una dieta così sbilanciata." La critica dello scrittore al sistema carcerario è spesso ironica e pungente "Le celle di isolamente non sono riscaldate: sarebbe davvero immorale proteggere i detenuti dall'inclemenza degli elementi."
Nel libro la singola vita di una persona viene collocata all'interno di un processo più ampio e metafisico dell'intera umanità: "Come avviene per qualsiasi essere vivente, anch'io sono il risultato di un processo di crescita. Non ho avuto inizio quando sono nato o, addirittura, nel momento in cui sono stato concepito. La mia crescita ed il mio sviluppo sono l'esito di un numero incalcolabile di millenni. Tutte le esperienze fatte nel corso di queste e di infinite altre esistenze hanno per gradi dato forma a quell'insieme - possiamo chiamarlo anima o spirito - che è il mio io. Non capite? Io sono tutte queste vite. La materia non ricorda, lo spirito sì. Ed il mio spirito altro non è che la memoria delle mie infinite incarnazioni." Per Jack London "ognuno di noi, ogni essere umano che oggi abiti il pianeta, reca effettivamente dentro di sé la storia immarcescibile della vita fin dal momento in cui essa ebbe inizio. È una storia scritta  nei tessuti e nelle ossa, in funzioni e organi, nelle cellule cerebrali e nello spirito, in tutta una serie di bisogni ed impulsi atavici che attengono tanto al mondo fisico che a quello psichico."


Jack London, 1902 circa.
Lo scrittore ammonisce il lettore nel non dimenticare ciò che è stato: "Sono io quell'uomo, ne sono il risultato, ne sono il compendio, sono il bipede implume che venne su dal fango, creando l'amore e la legge dall'anarchia di quella feconda esistenza che nella giungla lanciava le sue grida e le sue urla. Sono io tutto ciò che quell'uomo era e quanto divenne in seguito. Mi vedo mentre passo con dolore da una generazione all'altra, cacciando e uccidendo pesci e selvaggina, creando campi là dove c'era la foresta, mi vedo mentre fabbrico rozzi utensili di pietra e di osso, costruisco case di legno, copro i tetti con foglie e paglia, trasformo erbe e radici selvatiche nei precursori del riso, del miglio, del grano, dell'orzo e di altri cibi squisiti, imparo ad arare il suolo, a seminare, a fare il raccolto, a immagazzinare, a utilizzare le fibre delle piante e a trasformarle in fili per tesserne indumenti, sì, mi vedo mentre metto a punto sistemi di irrigazione, o lavoro i metalli, apro vie al commercio e mercati, costruisco imbarcazioni, individuo rotte di navigazione, mi vedo mentre organizzo la vita di un villaggio, poi unisco un villaggio all'altro fino a formare singole tribù, poi unisco una tribù all'altra fino a farle divenire nazioni, sempre teso alla ricerca delle leggi che governano le cose e dando agli essere umani leggi che consentono loro di vivere insieme e in amicizia e così uniti configgere e distruggere tutte le creature viscide, urlanti e striscianti che potrebbero distruggerli."
Jack London elegge inoltre l'amore quale esperienza più sublime della vita: "Ciò nonostante, se rifletto su tutto questo con animo sereno, giungo alla conclusione che la cosa più importante di tutta la vita, di tutte le vite, per me e per tutti gli uomini, fino a quando le stelle si sposteranno nel firmamento e non si arresterà il continuo mutamento dei cieli, è stata, è e sarà la donna, più importante di ogni nostra fatica o impresa, più grande d'ogni parto della fantasia e dell'invenzione, più grande di qualsiasi battaglia, di qualsiasi osservazione delle stelle, più grande di qualsiasi mistero..la cosa più grande di tutte è stata la donna. [...] Stretto tra le sue braccia ho dimenticato le stelle. [...] E posso affermare, in conclusione, che non ho mai conosciuto follia più dolce e intensa di perdermi nella bellezza e nel profumato oblio dei suoi capelli. [...] Le stelle possono mutare il loro corso, i cieli possono trarci in inganno, ma la Donna resta per sempre, splendente di luce, eterna, come me, al di là di ogni maschera e di ogni avventura, l'uomo unico, il suo compagno."



Il cottage dove Jack London risiedeva e scrisse tra il 1905 e l'anno della sua morte il 1916. Si trova tuttora in California, nella valle di Sonoma che lo scrittore scelse per i suoi paesaggi incantati. La proprietà di Jack London e della sua fedele compagna Charmian, chiamata anche Beauty Ranch, era articolata in diverse casette inserite in un contesto amenico ed un laghetto; ora la proprietà è un parco protetto su esplicita volontà della moglie Charmian che volle che venisse preservata in memoria di Jack London e dei suoi lavori: il "Jack London State Historic". Il sito web ufficiale del parco è il seguente  http://www.parks.ca.gov/?page_id=478 ; “All I wanted,” disse Jack London, “was a quiet place in the country to write and loaf in and get out of Nature that something which we all need, only the most of us don’t know it.Tra le casette richiamate, si erigono anche le affascinanti e misteriose rovine di quello che fu la casa sogno di Jack London e della moglie Charmian (London's dream house), purtroppo distruttasi in un incendio nel 1913:  WOLF HOUSE
Le rovine della Casa del Lupo di Jack London immersa negli eucalipti. La sua casa sogno. Jack London scrive nel Vagabondo delle stelle: "Ho davanti agli occhi la fattoria dei miei sogni, alla quale vorrei tanto potermi dedicare per una intera esistenza. La mia fattoria! I prati di erba medica, il florido bestiame Jersey, gli alti pascoli, e ancora più su le capre d'angora che brucano i cespugli, dissodando il terreno!"
Il vagabondo delle stelle termina con queste parole "la morte non esiste, la vita è spirito, e lo spirito non può morire. [...] Solo lo spirito, nella sua ascesa verso la luce, resiste e continua a screscere su se stesso in virtù di successive e infinite incarnazioni. Che cosa sarò quando tornerò a vivere? Chissà. Chissà..."

Questo è un libro da leggere. Questo libro non ha eguali nella letteratura. Potrei giurare che sia il libro più bello che abbia mai letto, ma farei un torto ad altre intense emozioni; c'è una cosa che voglio dire prima di chiudere questo post; mi sono ritrovato nel libro quando Jack London racconta di come si sperimentano i sogni "Si, il fascino di questi sogni stava proprio nel loro essere in successione ordinata. [...] Una vera delizia, quando puoi fare tutto così, come la frustrazione di non ricordare da svegli i particolari minuti." Anche a me tanti anni fa', durante l'infanzia, capitava di fare un sogno ricorrente in cui delle forme geometriche si incastravano perfettamente in un mondo parallelo, che badate bene non era il tetris. Sperimentavo un viaggio piacevole in un mondo ordinato, di cui al risveglio ricordavo solo la beatitudine di così tanta perfezione. Probabilmente durante la notte la nostra materia grigia mette ordine all'entropia del giorno. O chissà...chissà.

martedì 18 maggio 2010

Jack London è Re

Video spot del blog "In esplorazione oltre lo stagno di rane"

Alberto Sciretti. Aprile 2010
"L'ultimo bagliore del tramonto si spegneva sulle deserte solitudini gelate e, contro l'indistinto colore del cielo, più viva spiccava la massa scura degli abeti che premevano e incalzavano il corso gelato del fiume.
Il vento che sino allora aveva impazzato, strappando dagli alberi la veste gelata che li aveva ricoperti, ora aveva tregua.
Nessun rumore, nessuna voce d'uomo rompeva quel silenzio, e la natura, sempre uguale da che è nato il mondo, dominava incontrastata." (Incipit di Zanna Bianca di Jack London)
Alberto Sciretti. Aprile 2010
"La mente... solo la mente sopravvive. La materia fluisce, si solidifica, fluisce di nuovo, le forme che essa assume sono sempre nuove. Poi si disintegrano in quel nulla eterno donde non vi è ritorno. La forma è un'apparizione, [...], ma il ricordo permane, rimarrà fino a quando lo spirito resiste, e lo spirito è indistruttibile." ("Il Vagabondo delle Stelle" di Jack London cap. XVI)
Ci sono delle traccie nella vita che portano a scoperte che mai avresti pensato di fare. Ho voluto intitolare questo post "Jack London è Re"  per citare Chris McCandless. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura.
Alberto Sciretti. Aprile 2010
È la vita a costituire l'unica realtà e il vero mistero. La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. Lo so. Io sono la vita. Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi. Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente abitato. ("Il Vagabondo delle Stelle" di Jack London cap. XII)

venerdì 18 aprile 2008

Una storia vera, un viaggio nella natura alla ricerca della libertà assoluta: nelle Terre Estreme con Chris McCandless



Non è poi così inconsueto che un giovane si lanci in un'impresa considerata incauta dai più vecchi. Nella nostra cultura, non meno che in altre, l'esporsi al rischio costituisce una sorta di rito di passaggio. Il pericolo ha sempre esercitato un certo fascino. Sostanzialmente è questo il motivo per cui gli adolescenti guidano troppo veloce, bevono troppo e prendono troppe droghe, ed è questo il motivo per cui le nazioni sono sempre riuscite a reclutare ragazzi per le loro guerre.

Devils Thumb in Alaska: un'intrusione di diorite che il lavorio di antichi ghiacciai ha trasformato in una torre di immense e spettacolari proporzioni. Una delle vette al mondo più difficili da scalare. La montagna ha un aspetto particolarmente sinistro: un'enorme pinna di pietra sfaldata, scura e maculata di ghiaccio. (l'autore del libro "Nelle Terre Estreme" Jon Krakauer, la scalerà a 23 anni. Per il racconto dell'impresa vedi Jonathan Krakauer, Eiger Dreams, Anchor, 1997)

Ecco un passaggio della scalata di Jon Krakauer:
A tenermi attaccato alla montagna, a tenermi attaccato al mondo, erano soltanto due sottili chiodi di molibdeno al cromo piantati in un centimetro di acqua congelata. Eppure più mi arrampicavo, più mi sentivo a mio agio. Al principio di ogni scalata, specialmente se solitaria, senti costantemente il richiamo dell'abisso alle spalle, e per resistere devi compiere uno sforzo tremendo e consapevole, non puoi permetterti di abbassare la guardia un solo istante. Il vuoto, col suo canto di sirena, ti fa salire i nervi a fior di pelle, rende i movimenti incerti, goffi, scoordinati. Ma proseguendo la scalata, ti abitui all'esposizione, a stare gomito a gomito col destino, finisci per credere nell'affidabilità delle tue mani, dei tuoi piedi, della tua testa, finisci per fidarti del tuo autocontrollo. [...] un'rresistibile chiarezza di propositi [...] ritmo lento e ipnotio - piccozza, piccozza, rampone, piccozza, piccozza

La foto in alto ed in basso mostra il Cerro Torre, che furono scalate da Jon Krakauer, l'autore di "Nelle Terre estreme". Il medesimo scrittore nel libro "Aria Sottile", racconterà di una sua partecipazione ad una spedizione sull'Everest dove una tempesta colse di sorpresa gli alpinisti uccidendone nove.
Il Cerro Torre è una delle più spettacolari cime del Campo de Hielo Sur, è situato in una regione contesa fra Argentina e Cile, a ovest del Fitz Roy (o Cerro Chalten). La vetta del Cerro Torre è considerata fra le più inaccessibili del mondo perché, qualunque via si scelga, bisogna affrontare almeno 800 metri di parete granitica, per arrivare ad una cima perennemente ricoperta da un "fungo" di ghiaccio. Inoltre le condizione climatiche e meteorologiche della regione sono particolarmente sfavorevoli.

Una società di costruzioni, la Yutan Construction, al fine di costruire la Stampede Trail, la strada che Chris McCandless seguì per addentrarsi nella foresta, acquistò tre vecchi autobus (modello International Harvester degli anni '40), li fornì di cuccette e stufe rudimentali, per ospitare gli operai durante i lavori. Successivamente visto il fallimento del progetto, la strada tornò ad essere impraticabile a causa del permafrost in disgelo e delle inondazioni stagionali, due autobus furono riportati indietro, mentre il terzo, presso il quale troverà rifugio e la morte Chris McCandless, rimase a metà sentiero per offrire rifugio ai cacciatori. Il bus, che tuttora giace arruginito nella radura accanto allo Stampede Trail, ha il motore ovviamente guasto, parecchi finestrini sono rotti o mancano del tutto. La vernice verde e bianca è completamente ossidata e una scritta ormai sbiadita, ma che che si può leggere ancora nella foto qui riportata, indica che un tempo il vecchio autobus apparteneva al trasporto cittadino di Fairbanks, era il numero 142.

ON LOCATION: il regista Sean Penn (a sinistra) e lo scrittore Jon Krakauer di fronte al bus che Chris McCandless usò come campo base e dove purtroppo troverà la morte, a cui indagò la Alaska State Troopers, la polizia di stato. Viluppi di epilobio soffocano gli abitacoli delle ruote e s'insinuano oltre gli assi. Il 142 di Fairbanks è parcheggiato accanto a pioppi tremoli e a una decina di metri dalla cima di una modesta altura, una lingua di terra elevata che sovrasta la confluenza del fiume Sashana e di un affluente più piccolo. L'ambiente è piacevole, aperto e pieno di luce. E' facile capire perchè McCandless ne abbia fatto il proprio campo base. Anche il padre di Chris visitando l'autobus ebbe a dire "Riesco a capire cosa possa aver attratto Chris". Intorno al veicolo sono sparpagliate centinaia di ossicini e migliaia di aculeidi porcospino, resti della piccola selvaggina che costituiva il grosso della dieta di McCandless. A margine di quest'ossario giace uno scheletro più imponente, quello dell'alce che il ragazzo aveva ucciso per poi tormentarsi di rimorso.

Chris McCandless all'interno dell'autobus su un pannello di compensato scrisse, firmandosi Alexander Supertramp Maggio 1992: "Da due anni cammina per il mondo. Niente telefono, niente biliardo, niente animali, niente sigarette. Il massino della libertà. Un estremista. Un viaggiatore esteta la cui dimora è la strada. Scappato da Atlanta. mai dovrai fare ritorno perchè the west is the best. E adesso, dopo due anni a zonzo, arriva la grande avventura finale. La battaglia climatica per uccidere l'essere falso dentro di lui e concludere vittoriosamente il pellegrinaggio spirituale. Dieci giorni e dieci notti di treni merci e autostop lo hanno portato fino al grande bianco del Nord. Per non essere più avvelenato dalla civiltà, egli sfugge, e solo cammina sulla terra per smarrirsi nella foresta"


Christopher Mccandless, era un giovane di 24 anni, quando morì di stenti nelle sperdute terre dell'Alaska. Ha lasciato come testamento questa istantanea, una fotografia ottenuta con l'autoscatto, con la quale bisogna confrontarsi; le gambe accavallate ed una postura rilassata, una camicia di lana spessa o flanella a quadri, gli stivali, la barba incolta ed i capelli disordinati del viaggiatore, l'espressione serena, un sorriso eterno di chi guarda alla macchina fotografica con l'intenzione di lasciare un ricordo sereno; quante volte si indossiamo vestiti scargianti per attirare l'attenzione, colori spesso ottenuti attraverso processi chimici di lavorazione industriale?
Eppure i colori tenui della terra che indossava Mccandless, attirano per la loro semplicità e si confondono perfettamente con il contesto ambientale in cui si trovava, compreso quel bus 142, che per tanti giorni lo ha riparato dal freddo e dalle tormente di neve. Christopher Mccandless, cercava a tal punto di confondersi con Madre Natura, di mimetizzarsi, di essere un tutt'uno, che ha pagato con la vita, diventando cenere e ritornando polvere. Chris aveva ereditato i lineamenti angelici della madre, soprattutto gli occhi, le cui scure profondità rivelavano ogni emozione.
Davanti a questa fotografia, ogni coscienza si confronta volente o meno con i temi ancestrali della libertà dell'essere umano e della sua autenticità; quante persone in carriera, dal dirigente all'operaio sono tanto infelici tanto più sono permeati dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo; certo quest'ultimi sembrano assicurare una pace dello spirito, una agiatezza, che sono però il principio della fine. La vita scorre. Christopher, complice la giovane età e sicuramente una sensibilità rara, non ha accettato il compromesso, che una società come la nostra ormai pretende ed impone, non ha permesso al compromesso di annientarlo, ma ha portato fino agli estremi il pensiero spartano per il quale, i soldi, le comodità, le agiatezze, indeboliscono e rendono impuro l'uomo.
L'autore del libro, Jon Krakauer, visitando l'autobus vi troverà una serie di oggetti che appartenevano a Chris: una borraccia di plastica verde, una minuscola bottiglia di pastiglie per purificare l'acqua, un cilindro consumato di Chap Stick, un paio di pantoloni imbottiti, un'edizione tascabile di O Jerusalem! con il dorso spaccato, guantoni di lana, una bottiglia di repellente per gli insetti Muskol, una scatola di fiammiferi piena, un paio di stivali da lavoro in plastica marrone col nome di Gallien scritto in pallido inchiostro nero sul risvolto (Gallien fu un uomo che gli diede un passaggio e gli regalò degli stivali), un fodero in pelle decorato dalle iniziali R. F. (l'involucro del machete che Ronald Franz diede al giovane), lo spazzolino da denti blu, una scatole di filo interdentale e la capsula d'oro del molare che stando al diario, si sarebbe staccata dal dente dopo tre settimane dall'arrivo. Lo scrittore inoltre trovò due paia di frusti Levi's; uno dei due è rattoppato alla bell'e meglio con nastro adesivo grigio per tubi, sull'altro sono state accuratamente cucite sulle ginocchia e sul sedere pezze di vecchia coperta. Quest'ultimo paio portava anche una cintura ricavata da una striscia di lenzuolo, testimonianza di quando Chris dimagrendo, si sarà trovato a perdere i pantaloni. Gli stessi oggetti che ritroveranno i genitori di Chris quando 10 mesi dopo la morte, decideranno di visitare l'autobus. La madre si sedette sul materasso sui cui era morto il figlio. Il padre sistemò una lapide appena dietro la porta, una semplice placca d'ottone con poche parole commemorative.

Lapide.
Northern view of Denali (Mt. McKinley) and tundra from Stampede Trailhead - Fall 1999. Chris McCandless imparerà a suo spese che, malgrado l'intuito suggerisca il contrario, è l'inverno, e non l'estate, la stagione migliore per avventurarsi a piedi nella foresta, in quanto il terreno in disgelo si trasforma in una tortura di muskeg paludoso e ontano impenetrabile.

Una sezione della fredda Stampede Trail, la strada che condusse Chris McCandless nella foresta. Macchie di ontani e da venature di abeti striminziti. Territorio ondulato e tortuoso. All'estremità dello Stampede Trail, girano parecchi sciatori, appassionati di motoslitte e slitte trainate da cani, ma soltanto fino a marzo o al principio di aprile, quando il ghiaccio sui fiumi comincia a rompersi

L'autobus non è semplice da raggiungere perchè lo Stampede Trail viene tagliato dal Teklanika, un fiume rapido e gelato, e la prospettiva di guadare questo torrente latteo spinge gran parte delle persone a fare dietrofront.
Lo Stampede Trail, la strada che Chris McCandless seguì per addentrarsi nella foresta, si snoda su questo territorio ondulato e tortuoso.
La fotografia sopra e sotto è il fiume Teklanika, che impedirà a Chris il 5 luglio del 1992 di tornare nella civiltà. Quando sessantasette giorni prima aveva guadato il fiume nel rigido clima primaverile, si era trovato di fronte un gelido ma tranquillo corso d'acqua alto fino al ginocchio, ed era bastato passeggiare fino alla riva opposta. Il 5 luglio invece, il Teklanika scorreva freddo e rapido a piena portata, gonfiato dalle pioggie e dal disgelo dei ghiacciai della Catena d'Alaska. L'acqua, resa opaca dai sedimenti glaciali e più calda soltanto di qualche grado rispetto al ghiaccio da cui derivava, aveva il colore del cemento umido. Troppo profondada guadare, emetteva lo stesso suono roboante di un treno merci e in pochi secondi la portentosa corrente avrebbe fatto perdere l'equilibrio al ragazzo e se lo sarebbe portato via.
Fiume Teklanika. Nella bella stagione sono davvero poche le persone che attraversano il Teklanika, gran parte del percorso è indefinito e ricoperto di vegetazione. Subito dopo il fiume, il sentiero curva a sudovest, risalendo il letto di un rapido ruscello e poichè i castori attraverso il ruscello hanno costruito una fitta rete di dighe, il sentiero sbuca direttamente nel mezzo di un'estensione d'acqua grande dodicimila metri quadrati.


Bus's coordinates should be these: ( 63°51′36.13″N, 149°24′50.62″W).

Chris era piccolo e miope, motivo per cui portava occhiali con montatura in metallo. Un gran lavoratore, secondo questa testimonianza "Lavorava sodo, come mai avevo visto in vita mia. Non importava di cosa si trattasse, lui lo faceva e basta: lavoro fisico pesante, togliere il grano marcio o i topi morti dal fondo di un buco, lavoro che ti sporchi così tanto che alla fine della giornata non sai nemmeno più a cosa assomigli. E mai ha lasciato un lavoro a metà: se iniziava qualcosa, doveva finirlo a tutti i costi, sembrava quasi una questione morale. Alex era la classica persona che definiemo "moralmente responsabile". Era abbastanza severo con se stesso."
Chris McCandless, in una foto vera posa con un porcospino in un autoscatto. (Courtesy Of Mccandless Family -- Villard Books Via Associated Press). McCandless aveva sempre avuto un atteggiamento ambivalente verso l'uccisione di animali. Ebbe non pochi rimorsi infatti quando abbattè un alce ed ebbe a dire nel suo diario "Vorrei non aver mai ammazzato l'alce. Una delle più grandi tragedie della mia vita".

Quello che segue è un passaggio evidenziato in uno dei libri rinvenuti con la salma di Chris McCandless:

"Volevo il movimento, non un'esistenza quieta. Volevo l'emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia che non trovava sfogo in una vita tranquilla." LEV TOLSOTJ, La Felicità familiare

Christopher Johnson McCandless se la prese molto quando i genitori dopo la laurea espressero il desiderio di compragli una macchina nuova. La sua auto era in ottimo stato, aveva ribattuto: una Datsun b210 del 1982 a cui teneva molto, essendo un acquisto dell'ultimo anno di liceo. Centoventottomila chilometri e qualche ammaccatura ma meccanicamente perfetta.


Quella di Chris era di colore giallo e aveva preso l'abitudine di usarla nei lunghi viaggi solitari delle vacanze scolastiche. Chris fu costretto ad abbandonarla, non prima di averla privata della targa e di averla nascosta come meglio poteva con una tela cerata marrone (non voleva che la famiglia fosse informata), dopo che una inondazione la travolse. Chris McCandless, ignorando i cartelli che indicavano l'assoluto divieto di guidare fuori strada a causa del pericolo delle inondazioni improvvise (per maggiori informazioni http://www.nps.gov), si era accampato infatto vicino ad un alveo in secca, dove l'auto fu travolta da un'ondata di acqua marrone, non forte al punto da procurare danni permanenti, ma abbastanza per metterla momentaneamente fuori d'uso.), che vi ritrovarono dentro una chitarra Gianini (la chitarra che la madre di Chris usava per suonare le ninne nanne per calmare il figlio Chris), un tegame contenente 4 dollari e 93 cent in spiccioli, un pallone da football, un sacchetto dell'immondizia pieno di vecchi indumenti, una canna da pesca con relativa attrezzatura, un rasoio elettrico nuovo, un'armonica a bocca, i cavi della batteria, una decina di kg di riso e, nel vano portaoggetti, le chiavi. Un Ranger riuscì a far partire il motore dopo aver caricato la batteria, e incredibilmente dopo aver constatato che "quell'auto andava come un razzo", la Datsun b210 di Chris venne usata con successo per combattere il traffico di droga.

Nello Zaino di Chris, c'erano libri di scrittori quali Thoreau, Tolstoj e Gogol, Michael Crichton (di questi lesse "Il terminale uomo", Robert Pirsig, Louis L'Amour. Ma quali sono quindi le persone al cui pensiero Chris ha attinto? A chi si ispirava quando, dopo aver abbandonato l'auto fuori uso, bruciò il proprio denaro, un patetico mazzetto di banconote, 123 dollari? Sicuramente Henry David Thoreau e Ralph Waldo Emerson , Tolstoj e Jack London. I primi due filosofi, considerati tra le menti filosofiche più sottovalutate che l'America abbia prodotto, incitavano uno stile di vita in profondo contatto con la natura. Per quanto concerne Tolstoj, così si espresse Chris in una lettera ad un ragazzo che nel corso dei suoi viaggi lo aveva aiutato: "[...] Spero ti abbia portato il libro, perchè Wayne, credimi, dovresti veramente leggere Guerra e pace. Quando ti dissi che hai uno dei caratteri più nobili fra quelli che ho conosciuto, ne ero davvero convinto. E' un libro straordinario e fortemente simbolico, ci sono cose che penso tu capirai, cose che sfuggono a gran parte della gente. Tornando a me, ho deciso che per un po' farò questa vita. Non mi riesce di rinunciare a tutta questa libertà e semplice bellezza. [...]
Henry David Thoreau (Concord, 12 luglio 1817 – 6 maggio 1862) è stato un filosofo e scrittore statunitense. Intrattenne una profonda amicizia con Ralph Waldo Emerson e con altri pensatori trascendentalisti. Nel 1845, per sperimentare una vita semplice e per protesta contro il governo, si stabilì in una piccola capanna da lui stesso costruita presso il lago di Walden. Qui poté dedicarsi a tempo pieno alla scrittura e all'osservazione della natura. Dopo due anni, nel 1847, lasciò il lago di Walden per vivere col suo amico e mèntore Ralph Waldo Emerson e la sua famiglia a Concord. Nel 1846 Thoreau rifiutò di pagare la tassa che il governo imponeva per finanziare la guerra schiavista al Messico, da lui giudicata moralmente ingiusta e contraria ai principi di libertà, dignità e uguaglianza degli Stati Uniti. Per questo, in seguito, fu incarcerato per una notte (e liberato il giorno successivo quando, tra le sue vibrate proteste, sua zia pagò la tassa per lui). Dopo qualche anno, nel 1849, scrisse il saggio Disobbedienza civile. L'opera fu letta anche da Tolstoj, Gandhi e M. L. King, che da questa trassero ispirazione per la lotta non violenta delle loro campagne. Nel 1854 pubblicò "Walden, ovvero La vita nei Boschi", nel quale descriveva la sua esperienza di vita sul lago Walden. Walden, ovvero La vita nei boschi è il resoconto dell'avventura dell'autore, che dedicò ben due anni (dal 4 luglio 1845 al 6 settembre 1847) della propria vita nel cercare un rapporto intimo con la natura e insieme ritrovare se stesso in una società che non rappresentava ai suoi occhi i veri valori da seguire, ma solo l'utile mercantile.

Cartelli che avvisano del pericolo di inondazioni improvvise, nella LAKE MEAD NATIONAL RECREATION AREA, li dove Chris McCandeless si accampò.

L'auto fu ritrovata dai Rangers lungo il letto del Detrital Wash vicino al lago Mead al al confine tra Nevada ed Arizona (per maggiori informazioni visita il sito Arizona Flood Warning and Drought Monitoring Webpage


Nella foto il Monte Katahdin che Thoreau scalò. L'ascensione dei bastioni selvaggi e terribili benchè bellissimi, lo colpi e lo spaventò, ma lasciò in lui una sorta di vertiginosa soggezione. Quell'inquietudine suscitata dalle alture granitiche del Katahdin ispirò parte degli scritti più efficaci e ne colorò profondamente il pensiero riguardo alla terra e alla sua condizione rude e selvaggia.
Il saggio Disobbedienza Civile di Henry David Thoreau divenne per Chris McCandless una sorta di vangelo.
« La massa degli uomini serve lo stato in questo modo, non come uomini soprattutto, bensì come macchine, con i propri corpi. Essi formano l'esercito permanente, e la milizia, i secondini, i poliziotti, i posse comitatus, ecc. Nella maggior parte dei casi non v'è alcun libero esercizio della facoltà di giudizio o del senso morale; invece si mettono allo stesso livello del legno e della terra e delle pietre, e forse si possono fabbricare uomini di legno che serviranno altrettanto bene allo scopo. Uomini del genere non incutono maggior rispetto che se fossero di paglia o di sterco. Hanno lo stesso tipo di valore dei cavalli e dei cani. Tuttavia persino esseri simili sono comunemente stimati dei buoni cittadini. Altri, come la maggior parte dei legislatori, dei politici, degli avvocati, dei ministri del culto, e dei funzionari statali, servono lo Stato principalmente con le proprie teste; e, dato che raramente fanno delle distinzioni morali, sono pronti a servire nello stesso tempo il diavolo, pur senza volerlo, e Dio. »
(Thoreau in Disobbedienza Civile)

"Nessun uomo seguì mai il suo genio tanto da esserne sviato. Sebbene il risultato fosse debolezza fisica, tuttavia nessuno può dire che le conseguenze fossero da rimpiangersi, poichè queste erano una vita condotta secondo principi più alti. Se il giorno e la notte sono tali che voi li salutiate con gioia, e la vita emana una fragranza come fiori ed erbe molto profumate, il vostro successo sarù più agile, colmo di stelle e immortale. Tutta la natura si conratual con voi e,momentaneamente, voi avete occasione di benedirvi. I guadagni e i valori più grandi sono ben lungi dall'essere apprezzati. Facilmente giungiamo a dubitare che essi esistano. Presto li dimentichiamo. Essi sono la realtà più alta. [...] Il vero raccolto della mia vita quotidiana è qualcosa di altrettanto intangibile e indescrivibile dei colori del mattino e della sera. E' un po' di polvere di stella afferrata - un segmento di arcobaleno che abbiamo preso con una mano." Henry David Thoreau, Walden ovvero vita nei boschi (passaggio evidenziato in uno dei libri rinvenuti con la salma di Chris McCandless)

Ralph Waldo Emerson (Boston, 25 maggio 1803 – Massachusetts, 27 aprile 1882) è stato uno scrittore, saggista e filosofo statunitense. È conosciuto anche per essere stato un noto poeta. Il saggio Nature, pubblicato nel 1836, anche se non fu tra i più letti, contiene in poche pagine gran parte delle idee di Emerson.

Jack London (pseudonimo di John Griffith Chaney) (San Francisco, 12 gennaio 1876 – 22 novembre 1916) è stato uno scrittore statunitense, noto per romanzi quali Zanna bianca e Il richiamo della foresta. Nel 1897 partì per unirsi alla Corsa all'oro del Klondike: è in quella regione che scriverà i suoi primi racconti di successo. Tutta la sua vita fu infatti caratterizzata da esperienze lavorative diverse: fece lo strillone di giornali, il pescatore clandestino di ostriche, il lavandaio, il cacciatore di foche, il corrispondente di guerra russo-giapponese, l'agente di assicurazioni, il coltivatore e, appunto, il cercatore d'oro prima di diventare uno scrittore di successo. Lo scrittore morì per una overdose. Chris McCandless quando si ritrovò a vendere dei libri presso una bancarella, cercò di convincere ogni malcapitato a leggere "Il richiamo della foresta". L'infatuazione di McCandless per lo scrittore risaliva all'infanzia: la fervente condanna della società capitalista, l'esaltazione del mondo primordiale e la difesa degli umili rispecchiavano appieno le passioni di Chris. Incantato dell'avvicente ritratto che London fece della vita in Alaska e nello Yukon, McCandless lesse e rilesse "Il Richiamo della foresta", "Zanna Bianca" e tutti gli altri romanzi d'avventura dello scrittore.
Quando i genitori si offersero di compragli una macchina nuova scrisse alla sorellina Carine "Ho ripetuto milioni di volte che la mia macchina è la migliore del mondo, che ha attraversato il continente da Miami all'Alaska, che in tutte quelle migliaia di chilometri non mi ha mai dato problemi, che non la venderò mai, che gli sono molto affezionato, ma loro no, loro ignorano quello che dico e pensano che ne accetterei una nuova! In futuro starò attento a non accettare più i loro regali, perchè potrebbero pensare di comperare anche il mio rispetto". Con questa macchina, Chris partirà per la sua Odissea, un viaggio epico senza ritorno dopo aver dedicato, per come la vedeva lui, gli ultimi quattro anni a un compito oneroso e assurdo: laurearsi. L'obiettivo? liberarsi dei condizionamenti del mondo soffocante dei genitori e simili, quel mondo di superficialità, di sicurezza ed eccessi materialistici che lo escludeva dolorosamente dall'autentico pulsare dell'esistenza. In tal senso come simbolo della completa rottura col passato adottò un nuovo nome, Alexander Supertramp, e dal quel momento non si sarebbe più chiamato Chris McCandless (salvo che in una richiesta d'aiuto scritta prima di morire)

Quando vide una canoa in alluminio di seconda mano, d'impulso decise di acquistarla. Voleva ridiscendere il Colorado fino al Golfo di California, quasi 650 km a sud, oltre il confine col Messico.

Immagini del fiume Colorado sopra e sotto (http://www.nps.gov/)








Il capodanno del 31 Dicembre 1990, Chris lo passò guardando la luna piena alzarsi sul Gran Desierto, quattromila e quattrocento km quadrati di dune mutevoli, la più grande estensione di sabbia dell'America del Nord. In questo periodo stette per più di 36 giorni senza vedere un'anima viva, sopravvivendo con poco più di 2 kg di riso e quanto riusciva a guadagnare dal mare (ammirava il deserto costeggiando la costa con la canoa), un'eperienza che in seguito l'avrebbe convinto di poter sopravvivere con una dieta altrettanto scarsa anche nella foresta d'Alaska.
Gran Desierto
"Ma cos'è la storia? E' un dar principio a lavori secolari per riuscire a poco a poco a risolvere il mistero della morte e vincerla un giorno. Per questo si scoprono l'infinito matematico e le onde elettromagnetiche, per questo si scrivono sinfonie, ma non si può progredire in tale direzione senza una certa spinta. Per scoperte del genere occorre un'attrezzatura spirituale, e in questo senso, i dati sono già tutti nel Vangelo. Eccoli. In primo luogo, l'amore per il prossimo, questa forma suprema dell'energia vivente, che riempie il cuore dell'uomo ed esige di espandersi e di essere spesa. Poi i principali elementi constitutivi dell'uomo d'oggi, senza i quali l'uomo non è pensabile, e cioè l'idea della libera individualità e della vita come sacrificio."

Boris Pasternak, Il dottor Zivago (passaggio evidenziato in uno dei libri rinvenuti con la salma di Chris McCandless)
SLAB CITY, NILAND Per vedere il sito ufficiale della slab city clicca qui

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Chris durante i suoi viaggi, si recò negli Slabs, una vecchia base aerea della Marina militare abbandonata e distrutta, di cui resta solo un reticolo di vuote fondamenta di cemento disseminate in lungo e in largo nel deserto. Non appena arriva novembvre, quando nel resto del Paese il tempo peggiora, circa cinquemila tra emigranti, girovaghi e vagabondi d'ogni genere si riuniscono in questo luogo fuori dal mondo per vivere con pochi soldi sotto il cielo e le stelle. Gli Slabs fungono da capitale stagionale di una brulicante società itinerante, di una tollerante cultura di gommati che coinvolge pensionati e indigenti, esiliati e disoccupati perenni.

McCandless perlò spesso con la gente degli Slabs dei suoi piani per l'Alaska. Ogni mattina faceva esercizi di ginnastica. per prepararsi ai rigori della foresta.

Salvation Mountain di Leonard Knigth http://www.salvationmountain.us/ Per maggiori informazioni clicca qui




Video of Salvation Mountain

Salton City vicino a Salton Sea.

Chris McCandless si accampò vicino al Salton Sea, dormendo sulla sabbia protetto da una tela cerata appesa a un ramo di creosoto. Vicino a lui, in un bizzarro accampamento, circa duecento persone si erano adunate per svernare insieme nei propri veicoli,. Una America postapolcalittica, una comunità oltre i margini della società, dove gli hippie giravano completamente nudi per l'accampamento bagnandosi nelle fonti geotermiche: il posto esattamente si chiama Oh-My-God Hot Springs. (ora non esiste più perchè è stata spianata dai bulldozer e coperta di cemento per ordine della commissione sanitaria dell'Imperial Valley. I funzionari della contea sostengono di aver eliminato le sorgenti per timore che i bagnanti potessero contrarre gravi malattie dai microbi virulenti che ritenevano pullulare nelle vasche termali). McCandless se ne stava comunque per conto proprio ad un kilometro di distanza dall'accampamento. Si recò in cima al San Jacinto Peak, insieme ad un vecchio di oltre 80 anni, che nella notte di San Silvestro del 1957 perse la moglie ed il suo unico figlio che stava per laurearsi in medicina, in un incidente stradale causato da un ubriaco. I due strinsero una amicizia molto profonda, strascorrendo molto tempo insieme. Ilvecchio rivedeva in Chris il figlio perduto. Mentre conversava con il vecchio, Chris si sfogava esplodendo invettive contro i genitori, i politici e l'idiozia endemia dello stile di vita prevalente negli Stati Uniti. In una lettera che Chris scrisse al vecchio dopo che i due si separarono, si dice "Vorrei ripeterti di nuovo il consiglio che già ti diedi in passato, ovvero secondo me dovresti apportare un radicale cambiamento al tuo stile di vita, cominciando con coraggio a fare cose che mai avresti pensato di fare o che mai hai osato. C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perchè è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso. Se vuoi avere di più dalla vita, Ron, devi liberarti della tua inclinazione alla sicurezza monotona e adottare uno stile più movimentato che al principio ti sembrerà folle, ma non appena ti ci sarai abituato, ne assaporerai il pieno significato e l'incredibile bellezza. Per cui Ron, in poche parole, vattene da Salton City e mettiti sulla strada. Ti garantisco che sarai felice di averlo fatto. Temo però che il mio consiglio non verrà ascoltato. Dici sempre che sono testardo, ma tu lo sei ancora più di me. Hai una meravigliosa opportunità sulla via del ritorno di vedere uno dei paesaggi più belli della terra, il Grand Canyon, qualcosa che ogni americano dovrebbe vedere almeno una volta nella vita. Eppure, per qualche ragione a me incomprensibile, non desideravi altro che arrivare a casa al più presto [...] Non fissarti in un posto, muoviti, sii nomade, conquistati ogni giorno un nuovo orizzonte [...]". (le parole di Chris McCandless si possono riassumere nel verso di Pindaro, tanto amato da Nietzsche: "diventà ciò che sei!, realizza le tue autentiche potenzialità".) Il Vecchio seguendo il consiglio di McCandless vendè tutto e comprò un Caravan accampandosi nel deserto, occupando lo stesso spazio che era stato di McCandeless vicino alle sorgenti calde, di cui ho parlato prima, aspettando il ritorno dell'amico. Quando un giornalista gli mostrerà le foto dell'autobus in cui il giovane perderà la vita in Alaska, il vecchio si allontanò con gli occhi umidi. Disse il vecchio "Quando Alex partì per l'Alaska pregai. Chiesi al Signore di avere un occhio di riguardo per quel ragazzo, gli dissi che era speciale. Eppure lo lasciò morire. Allora il 26 Dicembre, quando seppi cosa era successo, rinunciai a Dio. Mi ritirai dalla chiesa e diventai ateo. Decisi che non potevo più credere in un Dio che aveva permesso che una cosa tanto terribile accadesse a un ragazzo come Alex". Come ho scritto prima, il vecchio aveva già perso un figlio e la moglie in un incidente stradale causato da un ubriaco.


San Jacinto Peak Mountains
Chris McCandless aveva l'abitudine di sotterrare, nascondendoli, gli oggetti che non poteva portarsi dietro. Chris McCandless farà ritorno anche a Detrival Wash, dove ritrovò la vecchia targa della Datsun "Virginia SJF-421". Gli piaceva ritrovarli, passato tanto tempo. Aveva bisogno di punti fermi, in una vita nomade in cerca di se stesso. Aveva poi l'abitudine bellissima di scrivere cartoline e lettere alle persone con cui aveva vissuto per una o due settimane. Le medesime lo ricordano simpaticamente anche come un gran imbranato, uno che "vedeva gli alberi, ma non vedeva la foresta". Dire la verità rientrava in un credo che il ragazzo prendeva molto seriamente. Chris era affascinato dal paesaggio e si godeva la libertà in compagnia di vagabondi che incontrava sul cammino. Era dell'idea che non si dovesse possedere più di quanto non si riesca a caricare in spalla correndo alla massima velocità. Lavorò presso una azienda agricola, presso un ristorante italiano e presso un McDonald (i colleghi del McDonald gli fecero notare come puzzasse, poichè Chris non aveva dimora fissa).

Il rapporto tra Chris ed i genitori fu sicuramente problematico. Soprattutto il padre, autoritario, testardo, irritabile, spinse Chris alla ribellione, purtroppo con mancanza di misura. In una lettera alla sorella Chris, scriveva "[...] Dopo però, quando sarà il momento, con un taglio netto e veloce li escluderò dalla mia esistenza. Una volta per tutte divorzierò da loro come miei genitori e mai più, finchè avrò vita, parlerò con uno di quegli idioti. La farò finita con loro, una volta per tutte, e stavolta sarà per sempre."

Castità e purezza morale erano qualità sulle quali il ragazzo rimuginava spesso (uno dei saggi ai quali lui si ispirava Thoreau mai perse la verginità), al punto che nel libro Walden di Thoreau, Chris cerchiò il passo "la castità è la fioritura dell'uomo; e ciò che si chiama Genio, Eroismo, Santità e simili, sono solo i vari frutti che vengono come conseguenza di essa". Inoltre uno dei libri rinvenuti sull'autobus insieme alla salma fu una raccolta di storie che includeva "La sonata a Hreutzer" di Tolstoj, in cui un nobiluomo fattosi asceta denuncia le esigenze della carne. Insomma Chris, non era per niente ossessionato dal sesso, come gli adolescenti al giorno d'oggi, che sono bombardati da immagini pornografiche.
"L'Alaska ha sempre esercitato un certo fascino su sognatori e disadattati, su chi pensa di poter rattoppare i buchi della propria esistenza nell'incontaminata vastità dell'Ultima Frontiera. Soltanto che la foresta non perdona e di sogni e desideri non sa che farsene. Edward Hoagland, così scrive in Up the black to Chalkyitsik: "In America abbiamo la tradizione del grande fiume a due cuori: portare le propri ferite nella natura per una cura, una conversione, un riposo o quel che sia. E come nel caso di Hemingway, se le ferite non sono troppo gravi, funziona. Ma qui non siano nel Michigan (o per quanto, neppure nelle grandi foreste del Mississippi di Faulkner) Qui siamo in Alaska. Quando venne il momento di partire ed un amico si offerse di pagargli l'aereo egli rispose "No, no, voglio andarci in autostop. Volare sarebbe come imbrogliare, rovinerebbe tutto". Una persona che a differenza della maggior parte delle persone, mette in pratica quello in cui crede.

Prima di lasciare le persone con cui lavorava (mietitori) per dirigersi in Alaska, McCandless pianse e spedì a costoro questa cartolina: "Queste saranno le mie ultime righe, Wayne. Sono arrivato due giorni fa ed è stato molto difficile trovare passaggi nello Yukon, ma alla fine ce l'ho fatta lo stesso. Per favore, restituisci al mittente tutta la posta che ricevi. Potrebbe passare molto tempo prima che io ritorni al Sud. Se quest'avventura avrà un esito fatale e non dovessi più ricevere mie notizie sappi che per me tu sei un grand'uomo. Ora entro nella natura."

La storia di Chris McCandless, può avere qualche analogia con quella di Gene Rosellini, come scrive Jon Krakauer in "Nelle terre estreme". Gene Rosellini, che la gente vicino a Cordova (Alaska) chiamava il sindaco di Hippie Cove , studente alla University of Washington e poi alla Seattle University si immerse nell'antropologia, nella storia, nella filosofia e nella linguistica accumulando crediti di centinaia di ore senza mai laurearsi. Non ne vedeva il motivo. La ricerca della conoscenza, sosteneva, era un obiettivo degno di per sé, e non necessitava di alcuna convalida esterna. Lasciata l'accademia, nel 1977 giunse a Cordova in Alaska, dove nella foresta ai margini della città decise di dedicare la propria vita a un ambizioso esperimento antropologico

Cordova (Alaska)


Cordova (Alaska)


"Volevo capire se era possibile essere indipendenti dalla moderna tecnologia" riferì Rossellini 10 anni dopo. Si domandava se gli uomini potessero ancora vivere come gli antenati all'epoca dei mammut e delle tigri dai denti a sciabola o se invece la nostra specie si fose allontanata troppo dalle radici e non fosse più in grado di sopravvivere senza polvere da sparo, acciaio e altri artefatti dalla civiltà. Con l'ossessione tipica di questo genere di genio meticoloso e caparbio, Rosellini eliminò dalla propria vita tutti gli strumenti che non fossero quelli primitivi creati da materiali naturali con le sue stesse mani. Si convinse che gli uomini fossero regrediti in esseri progressivamente inferiori ed il suo obiettivo era quello di tornare a uno stato naturale. Si nutriva di radici, bacche, alghe e cacciava selvaggina con lance e trappole. Vestito di stracci, sopportava rigidi inverni e sembrava quasi che le privazioni gli procurassero piacere, al punto di dover tagliare un tronco con una pietra affilata mettendoci anche giornata (rifiutava sega e ascia). Come se non fosse abbastanza duro vivere secondo le regole che si era imposto, Rosellini si sottoponeva a un severo esercizio fisico non appena gli avanzava del tempo. Riempiva le giornate con la ginnastica callistenica (è una ginnastica dolce e ritmata, intesa a sviluppare forza e bellezza del corpo umano) il sollevamento pesi e la corsa, spesso con un carico di pietre sulle spalle. Nel corso di un'estate raccontò di aver coperto una media di trenta chilometri al giorno. Dopo decenni dove ammise di aver effettivamente sperimentato la realtà fisica, mentale ed emotiva dell'età della pietra, ammise che per gli esseri umani come noi li conosciamo non è possibile vivere nella natura e della natura. A 49 anni ammise la sconfitta e annunciò di voler girare il mondo con lo zaino in spalla, dai30 ai 40 km al giorno, 7 giorni alla settimana, 365 giorni l'anno. Ma nel novembre 1991, Rossellini fu trovato riverso sul pavimento della sua baracca con un coltello piantato nel cuore. Il coroner determinò che la ferita fatale era stata autoinflitta, ma non fu trovata nessuna lettera di spiegazione. Altra storia molto simile, quella di John Mallon Waterman, uomo da 400 flessioni al giorno, che a 16 anni John scalò il monte McKinley, la vetta più elevata dell'America settentrionale. La giovane psiche del giovane fu scossa dalla malattia mentale della madre, dal fratello che perse una gamba,e dal fatto che 8 amici e compagni di roccia rimasero uccisi in incidenti o si tolsero la vita. Dopo aver scalato incredibilmente il monte Hunter per 145 giorni si candidò alle elezioni scolastiche con un programma proponendo il sesso libero fra studenti e la legalizzazione delle droghe allucinogene. Non venne eletto,allora pensò di correre per il partito "Nutri l'Affamato", la cui priorità era essenzialmente che nessuno sul pianeta morisse di fame. Divenne sempre più spericolato nelle scalate al Denali, fino a che che scomparve in un ghiacciaio. Le sue orme andavano dritte verso un labirinto di crepacci giganti, a testimonianza del fatto che il ragazzo non compiva alcuno sforzo per aggirare evidenti pericoli.
La storia di McCandless assomiglia a quella inoltre di Carl McCunn e Everett Ruess. Quest'ultimo, un artista, a 20 anni s'avventurò nel deserto dello Utah, senza mai farvi ritorno. Così scriveva Everett al fratello "Quando farò visita alla civiltà? Non presto, credo. Non sonoancora stanco della vita selvaggia, anzi apprezzo sempre più la sua bellezza e l'esistenza errante che conduco. Preferisco la sella al tram e il cielo stellato al soffito, preferisco il sentiero oscuro e difficoltoso verso l'ignoto alla strada asfaltata, e la pace profonda del selvaggio allo scontento generato dalle città [...] E' vero, mi manca compagnia intelligente, ma sono cos' poche le persone con le quali posso condividere ciò che per me è tanto importante che ho imparato a contenermi. La bellezza intorno a me è sufficiente.


Davis Gulch (Canyons of the Escalante) è un canyon piccolo ma molto grazioso e per secoli i viandanti di questa terra arida e ostile hanno confidatato nell'oasi presente sul fondo della gola, una gola talmente stretta da far pensare a una fessura. Calarsi nel canyon è come giungere inun mondo nuovo, rispetto all'arida distesa di pietra nuda e sabbia rosso mattone che si trova in superficie;nel canyon infatti si trovano pioppi neri americani graziosamente chinati sopra fichi d'india in fiore e lunghi steli d'erba agitati dalla brezza. Le sue ripide pareti rocciose rivelano misteriose pittografie vecchie di 900 anni, e nelle rientranze riposano ancora i resti di antiche dimore dei Kayenta Anasazi.



In questo canyon, il Davis Gulch il ventenne Everett Ruess incise il proprio pseudonimo nella parete "Nemo 1934" (scritte ora cancellate dall'acqua che è salita di livello. Nemo poteva ispirarsi a Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne in cui il protagonista fugge la civiltà). Passati sessant'anni ancora non sappiamo quasi nulla della fine che fece Everett Ruess, inghiottito dal deserto. Per leggere le lettere che il giovane scrisse, esiste un opera biografica di W. Rusho "Everett Ruess: A vagabond for beauty"

Fucile Regmington semiautomatico calibro 22 conportata 4 x 20, un modello fuori produzione chiamato Nylon 66 che i cacciatori dell'Alaska preferivano per leggerezza e affidabilità. Fu il fucile che Chris McCandless usò per cacciare in Alaska, assieme a 4 scatole da cento cartucce.

Chris affrontò questa avventura con un fucile Regmington, 5kg di riso, una machina fotografica con 5 rullini. Ci sono rimaste una richiesta d'aiuto e 113 annotazioni concise ed enigmatiche racchiuse nelle pagine finali di un manuale di piante commestibili, che raccontavanole ultime settimane di vita del giovane. Mc Candless lasciò un segno indelebile in varie persone, anche se con buona parte di esse trascorse soltanto una settimana o due al massimo. Una volta stupì tutti, suonando il piano in una osteria in modo impareggiabile, producendo melodie country honky-tonk passando al ragtime e concludendo con pezzi di Tony Bennett (a Chris piaceva tantissimo, in particolare canzoni quali Tender is the night oppure Summers by the sea-sailboats in Capri). Era un istintivo, affrontava le sfide di petto e faceva ricorso alla sua straordinaria energia. Quando iniziò a correre, un'attività che premia volontà e determinazione piuttosto che finezza o astuzia, che il giovane scoprì la propria vocazione atletica, diventando uno dei migliori fondisti della regione. Si allenava con un pastore dello Shetland di nome Buckley e la corsa per lui era un intenso esercizio spirituale che rasentava la religione. (Chris era matto per Buck, un pastore dello Shetland, l'estate in cui scomparve, desiderava portarlo con sè e ne aveva chiesto il permesso a mamma e papà. Soltanto che Buck era appena stato investito e doveva ancora riprendersi, per cui gli risposero di no. Adesso ovviamente, rimpiangono la decisione, anche se d'altra parte il cane era conciato proprio male. Certamente se il cane fosse stato con lui, nonavrebbe corso gli stessi rischi, per salvaguardare la vita del cane) Per Chris riuscire bene in qualcosa era una questione mentale, una semplice questione di ottimizzazione dell'energia disponibile.
Shetland pastore

Alcune sue citazioni:
- "Non voglio sapere che ore sono, che giorno è e neppure dove mi trovo. Non me ne importa niente." Chris McCandless
- "Jack London è Re. Alexander Supertramp Maggio 1992 (Graffito inciso su un pezzo di legno scoperto sul luogo di morte di Chris McCandless)
- "Salve, belva primitiva! E anche a te, capitano Ahab! Alexander Supertramp Maggio 1992 (Incisione trovata nell'autobus abbandonato sullo Stampede Trail)
I cacciatori che trovarono Chris ormai senza vita da due settimane e mezzo, videro sulla punta di un ramo d'ontano vicino all'uscita posteriore del veicolo, una specie di bandiera di segnalazione, uno scaldamuscoli di lana rossa del tipo usato dai ballerini. Sulla porta socchiusa del bus era affiso un biglietto scritto a mano su una pagina strappata ad un romanzo di Nikolaj Gogol in cui c'era scritto:

S.O.S Ho bisogno del vostro aiuto. Sono malato, prossimo alla morte, e troppo debole per andarmene a piedi. Sono solo, non è uno scherzo. In nome di Dio, vi prego, rimanete per salvarmi. Sono nei dintorni a raccogliere bacche e tornerò stasera. Grazie. Chris McCandless. Agosto?


Quando Chris scrisse questo messaggio d'aiuto, era da mesi in sottoalimentazione. Era preoccupato, al punto da abbandonare il glorioso nomignolo Alexander Supertramp per tornare a quello ricevuto alla nascita dai propri genitori. Era il 12 agosto 1992, 7 giorni prima di morire. McCandless aveva accumulato un notevole deficit calorico e si reggeva su un equilibrio estremamente precario. Il 6, 7 e 8 agosto non aveva annotato nulla nel suo diario. Il 9 agosto scrisse di aver sparato a un orso senza però colpirlo, il 10 di aver avvistato un caribù, ma di non essere riuscito a sparare, e finalmente di aver ucciso 5 scoiatoli. L'11 agosto colpì e mangiò una pernice bianca, il 12 si trascinò fuori dall'autobus in cerca di bacche non prima di aver lasciato la richiesta d'aiuto sopracittata. Accanto ad un passo del libro Il dottor Zivago che così recitava "Si accorsero allora che solo la vita simile alla vita di chi ci circonda, la vita che si immerge nella vita senza lasciar segno, è vera vita, che la felicità isolata non è felicità. Era questo che amareggiava più di ogni altra cosa" Chris McCandless scrisse:

"Felicità è vera soltanto se condivisa"

Il 30 luglio, le sue condizioni fisiche precipitarono all'improvviso verso il disastro e già il 18 agosto Chris McCandless era morto. Si sono fatte molte congetture sulle cause di un declino tanto rapido, tra cui quella che sia rimasto lentamente avvelenato da alcune semenze (i semi di patata diventano moderatamente tossici quando cominciano a germogliare. Contengono la solanina, un veleno presente nella famiglia delle solanacee che, se ingerito per un breve periodo produce vomito, diarrea, cefalea e letargia, ma sul lungo periodo finisce per pregiudicare il ritmo cardiaco e la pressione sanguigna). Molto probabilmente McCandless ingerì una specie strettamente correlata, il pisello odoroso selvatico hedysarum mackenzii.
 Distese di Hedysarum mackenzii in Alaska. Benchè si tratti di una pianta più piccola, il pisello odoroso selvatico è talmente simile alla patata selvatica che perfino esperti botanici hano difficoltà a distinguerli. Esiste una sola caratteristica che li differenzi, che probabilmente Chris ignorava: nella parte inferiore delle foglioline verdi della patata selvatica sono presenti numerose venuzze laterali, mentre in quelle del pisello odoroso selvatico esse non sono visibili.

Fiaccato dai semi velenosi, McCandless scoprì di essere improvvisamente troppo debole per mettersi in marcia verso la salvezza. E poichè era troppo debole anche per cacciare seriamente, precipitò in una spirale di deperimento che lo portò alla morte. L'autopsia evidenziò come il grasso sottocutaneo era praticamente inesistente. Al momento dell'autopsia i resti di McCandless pesavano soltanto una trentina di kg. Il 5 agosto, 14 giorni prima di morire scriverà nel diario "Ma con un soffio di vita addosso. La morte incombe minacciosa. Troppo debole per mettermi in marcia, letteralmente intrappolato nella foresta - niente selvaggina".
Una foto vera di Chris McCandless. Una delle ultime cose che Chris McCandless fece fu quella di scattarsi una foto accanto all'autobus sotto la volta celeste del cielo d'Alaska. Con una mano rivolge il biglietto d'addio all'obiettivo e con l'altra proge un saluto sereno e coraggioso al mondo: “I have had a happy life and thank the Lord. Goodbye and may God bless all.”. "Ho avuto una vita felice e ringrazio il Signore. Addio e che Dio vi benedica!"


Prima di morire, McCandless compose un breve messaggio d'addio:

"Ho avuto una vita felice e ringrazio il Signore. Addio e che Dio vi benedica!"
A Chris piaceva molto leggere; in particolare sappiamo che tra i suoi libri preferiti c'era "Guerra e pace" di Tolstoj. Gli studi universitari presso l'Emory University di Atlanta, con una specializzazione in storia e antropologia. Era ossessionato dalle ingiustizie, quali l'oppressione razziale in Sudafrica e durante i fine settimana si aggirava nei quartieri più depressi di Wahington a chiaccherare con prostitute e senza tetto, a offrire loro un pasto o un consiglio sincero per migliorare le loro condizioni. Cercava di convincere anche gli amici a dedicarsi agli affamati e a coltivare una coscienza sociale. Prima di partire per la sua grande avventura diede in beneficienzacirca ventiquattromila dollari. Ma non era certo il classico benefattore taciturno e scontroso che disapprova il divertimento. Anzi, di tanto in tanto non disdegnava alzare il gomito, e fu sempre un incorreggibile istrione. Sosteneva che la carriera fosse una invenzione del ventesimo secolo. Dimostrò di essere anche un venditore senza pari, quando fu assunto da un imprenditore edile per piazzare vendite nel quartiere.

Chris McCandless ha provocato indirettamente tanto dolore alla sua famiglia. La sorella, molto legata a Chris, dice di non passare giorno senza piangere. Il Padre disse guardando una istantanea del figlio "La cosa più brutta è non averlo più vicino. Ho trascorso parecchio tempo con Chris, forse più che con gli altri figli. Mi piaceva tanto la sua compagnia, anche se ci ha procurato parecchie delusioni". Il padre che lavorava per la Nasa era molto autoritario, ma da quando Chris nel 1990, fece perdere le proprie tracce, qualcosa nel padre cambiò. La scomparsa del figlio è stata motivo di paura e sofferenza che hanno fatto emergere un lato morbido e tollerante della sua personalità.

Old Rag Mountain, o semplicemente Old Rag. Alla sommittà che si nota nella foto, Chris McCandless insieme al Padra, all'età di 8 anni la raggiunse portando lo zaino in spalla per tutto il cammino. Da quel momento le escursioni in montagna diventarono una consuetudine familiare e quasi ogni anno padre e figlio tornarono all'Old Rag per ripetere l'esperienza.

Chris ricercava la Verità. In uno dei libri (Henry David Thoreau, Walden ovvero vita nei boschi) rinvenuti con la salma di Chris McCandless c'era un passaggio sottolineato e annotata in grande la parola "Verità" nella calligrafia del ragazzo. Il passaggio era questo "Datemi la verità, invece che amore, denaro o fama. Sedetti a una tavola imbandita di cibo ricco, vino abbondante e servi ossequiosi, ma alla quale mancavano la sincerità e la verità; partii affamato da quel desco inospitale. L'ospitalità era fredda come i gelati". Prima di partire per il lungo viaggio senza ritorno, Chris era già ritornato a casa dopo un viaggio che lo aveva visto rischiare di morire disidratato nel deserto del Mojave.


Deserto del Mojave

Il suo desiderio di verità verrà distrutto nell'ambito familiare quando scoprirà che il padre aveva continuato a frequentarsi con la prima moglie. Quando la doppia vita dell'uomo venne alla luce, la rivelazione provocò ferite rpofonde e tutte le persone coinvolte soffrirono enormemente. Quando si tratta dei proprio genitori, i figli riescono a diventare giudici spietati e poco inclini alla clemenza, e ciò fu particolarmente vero nel caso di Chris. Ancor più egli adolescenti in genere Chris vedeva solo il bianco o il nero, e giudicava se stesso e gli altri secondo un codice morale di insostenibile rigore. Arrivo a vedere il padre quindi come un ipocrita bigotto. Confessò alla sorella Carine che l'inganno commesso dai genitori rendeva la sua "intera infanzia una specie di finzione". E così crebbe il risentimento nei confronti dei genitori insieme allo sdegno per le ingiustizie perpretrate nel mondo in generale (caccia alle balene dei giapponesi). Sempre più ruppe i rapporti con i genitori e anche con la sorella a cui sembrava tenere tantissimo. Nel luglio del 1992, 2 anni dopo la partenza di Chris da Atlanta, la madre saltò sul letto a Chesapeake Beach nel mezzo della notte e svegliò il marito "Ero cerca di aver sentito la voce di mio figlio che mi chiamava" spiega con le lacrime al volto. "Non so come potrò superare questa cosa. Non stavo sognando, non me lo sono immaginato, era proprio la sua voce che mi pregava "Mamma, aiutami!", ma non potevo aiutarlo perchè non sapevo dove fosse. E non mi disse nient'altro, solo "Mamma, aiutami!".

Normalmente prima potevano passare anche sei o sette mesi senza che il bus vedesse traccia di visitatori. Ora dopo il film ed il libro è un po' diverso. Basta guardare questo articolo di questo blog http://edplumb.blogspot.com/2007/11/skiing-into-wild-night-at-bus-142.html . Alcune Agenzie turistiche promuovono già il Into the Wild Tour. La rivista Outside con l'edizione del Gennaio 1993 dedicava la copertina al servizio speciale sulla morte di Chris McCandles. La storia di Chris McCandless divenne di dominio publico e i quotidiani di tutto il Paese dedicavano ampio spazio perfino agli stralci del suo diario.

Dopo Chris McCandless.

Ho deciso di leggere "Nelle Terre Estreme" (Into the Wild) di Jon Krakauer Ed. Corbaccio, dopo aver visto lo splendido film di Sean Penn al cinema. Il libro si è rivelato il più bel libro che abbia mai letto (almeno questa è la sensazione dopo averlo finito). Quanto qui riportato quindi non è altro che la trascrizione dei passi più significativi ed alcune considerazioni. Il 20% delle royalties derivanti dalla vendita di Nelle Terre estreme sarà donato a un fondo di borse di studio a nome di Chris McCandless.

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