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mercoledì 15 gennaio 2014

Thanks to Bucentaur Venice could recover its former glory and its old spirit.


In four years, Bucentaur could be rebuilt and show the same look it had before Napoleon burnt it in Bacino San Marco. After a century, France gives Italy 600 trunks from a forest of Aquitaine to repair the offense. The news was announced a few days ago, but today it became known as the entrepreneur who will fund the first part of the project. His name is Alberto Peruzzo, 49 years old and describes himself as "a man of passion and sometimes even action". It is the news that puts in motion the reconstruction of the gorgeous, last, golden boat on which the Doge used to celebrate the marriage with the sea every year during the Ascension Day.
In a Venice "intoxicated" by mass tourism and increasingly distorted by its urban and commercial changes (13 cruise ships with 40,000 tourists travel through fragile Venice in one day), it would be a good sign, finally concrete, reconnecting directly to the tradition of its ancient crafts and its seafaring tradition. 
The way to go is still long, but if the French believe that is possible, it's time for the Venetians to believe it and act as a consequence. 

lunedì 2 luglio 2012

Prima della partita non avevo la lacrima di Pierrot.

Alberto Sciretti 01/07/2012 prima della partita Italia-Spagna

Alcune foto prima della partita di un guerriero italiano pronto ad una notte interminabile di baldoria. Arrivato in taxi (per le grandi occasioni) al The Avery (pub di Cambridge) ed unitosi ad una consolidata curva composta da trentini, pugliesi, sardi, abruzzesi, e chi piú ne ha ne metta, lentamente sul viso del guerriero é comparsa una persistente lacrima di Pierrot. "Notti magiche inseguendo un goal" un'altra volta. Ritorno mesto al lavandino di casa.

domenica 17 maggio 2009

Un nuovo mondo al Parco del Sojo: il defribrillatore emozionale naturale e artistico

Un anfiteatro naturale dove il posto a sedere ha qualche centinaio d'anni: le sedie più preziose al mondo
Ho avuto la fortuna di visitarlo di notte fianco a fianco dell'ideatore Diego Morlin e della guida Gianluca Morlin: il Parco del sojo il mio primo vero ecomuseo; "natura e arte, storia e tradizione. Una nuova relazione fra scultura contemporanea e tutela dell'ambiente" così cantava la sirena che mi ha attirato di notte nel parco.
Idee iperuraniche, emozioni rare, fulmini cerebrali che scuotono il sonno di chi costantemente rischia di diventare "spiritualmente ritardato" in una pianura disumanizzata che fornifica ricercando la gratificazione immediata non rendendosi neppure conto di ciò che ha perso, ingoiato per sempre nel buco nero dell'asfalto.
Quello che abbiamo perso si trova al Parco del sojo, un nuovo mondo. Il vecchio mondo fatto di palazzinari e speculatori me lo sono bevuto con il vino bevuto alla tavola dei fratelli Morlin.

Scultura dell'arch. Diego Merlin "Il trono"
L'idea di inserire in un'area di interesse ambientale e storico delle sculture d'arte contemporanea, creando una commistione che rende fresco ogni ragionamento e che stimola l'intelletto ad una percezione non univoca o semplicistica dello spazio e del trascorrere del tempo, è di quelle forti.
L'idea è nata dall'architetto Diego Morlin nel 2000; un altro "disperso nei boschi" e non meravigliatevi per l'appunto se la guida, nel traghettarvi in questo nuovo mondo, vi fa tra gli altri i nomi di Mauro Corona e di Marco Paolini (quest'ultimo ha preso proprio casa a pochi metri dal parco)

Scultura dell'arch. Diego Merlin "la sedia della strega"; la scopa della strega si appoggia alla carega
Il parco del Sojo è un laboratorio d'idee che per essere veramente tali devono prima di tutto rispettare madre natura; dopo essersi inchinate a madre natura queste idee devono volare e far volare come streghe; già perchè il sojo è (mi ha ricordato per certe atmosfere il buso dei briganti )un dedalo di sentieri pieni di fascino e mistero, luogo di riparo e di difesa sin dal periodo neolitico; la scopa della strega appoggiata alla carega ti fa volare; ma voli anche grazie alle rassicuranti civette; voli, voli, voli, in uno scenario indimenticabile con sullo sfondo tutta la pianura veneta illuminata

La natura rappresentata da prati e boschi di carpini, roverelle, cornioli con alberi secolari si concede, sposando la capacità artistica dell'uomo di manipolare sapientemente la pietra, il ferro, il legno, il bronzo, il gres conferendovi un'anima; grotte, pozze d'acqua, le masiere (muri di pietra a secco delimitanti le proprietà o a sostegno dei terrazzamenti), le calcare, i fabbricati rurali e gli orti sono un po' natura un po' uomo.

Una cava colorata..
Sono felice di aver visitato l'ecomuseo di notte perchè solo così si sentono e si vedono le streghe volare ("strega vien di notte..") e sento di dover tornare a vedere con l'aiuto del Dio Sole; qui di seguito propongo alcune fotografie notturne delle opere d'arte, alcune senza dicitura (andate a vederle di persona che la virtualità non regala ne virtù ne conoscenza), che si possono forse meglio apprezzare nelle foto del Magico Veneto ;
La tomba del guerriero (alemanno) Teste (opera ispirata ai Daiachi, cacciatori di teste) Donna dormiente
L'uccellatore



La Gallina

La donna seduta
Improvvisamente durante l'escursione un cinghiale (di legno) con le zanne è spuntato dalla macchia.. Notizie della stupenda chiesetta di Covolo, da dove è partita la spedizione notturna, arrivano al 1089
Nel borgo di Covolo le poche anime che vi abitano hanno vicino al numero civico delle abitazioni i nomi di chi vi abita disegnati sulla ceramica.

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Guai a chiunque si illuda che queste fotografie virtuali possono in qualche modo sostituire le emozioni reali che solo una passeggiata in questi boschi è in grado di dare; il parco può avere realmente una funzione terapeutica per chi ha smarrito il proprio cammino; immergetevi nella natura e nell'arte senza lasciare "tracce da turista" che giammai sono "tracce d'artista"; se lasci questo posto magico così come lo hai trovato, senza lasciarvi echi di schiamazzi o briciole di mediocrità plastificate allora avrai condiviso con gli altri quel senso di felicità che tutti in fondo usciti da questo anfiteatro naturale si portano dentro.

martedì 7 ottobre 2008

Dal Castello di San Pelagio, noi voliamo su Vienna

Sciretti Alberto in partenza dal Castello di San Pelagio, con un moderno velivolo della nuova flotta Alitalia (ehm in realtà è un idrovolante Grumman HU 16).
Ho visitato il Museo dell'aria che si trova al Castello di San Pelagio a Due Carrare in provincia di Padova; il museo per la verità non ha nessuna pretesa e mi sento di poter dire che è sicuramente più indicato per gite scolastiche e per bambini a cui andrebbe insegnato che la guerra non è bella; dal campo di aviazione di San Pelagio - una frazione dell'attuale comune - partì il 9 agosto 1918 lo storico volo su Vienna di Gabriele D'Annunzio ;
quest'ultimo che aveva partecipato già ad imprese spettacolari quali la "beffa di Buccari" e che parteciperà qualche anno dopo alla storica "presa di Fiume" , firmava le più gioiose imprese belliche dell'età moderna: in questo caso giungere sul cielo nemico della capitale imperiale e lanciare sulle sue strade e sui suoi tetti oltre due quintali di volantini tricolori.
Il testo del manifesto lanciato su Vienna:
"VIENNESI! Imparate a conoscere gli italiani.Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà.Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d'odio e d'illusioni. VIENNESI! Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l'uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s'è volto contro di voi.Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell'Ucraina: si muore aspettandola. POPOLO DI VIENNA, pensa ai tuoi casi. Svegliati! LUNGA VITA ALLA LIBERTÀ! LUNGA VITA ALL'ITALIA! LUNGA VITA ALL'INTESA!"
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L'impresa si può riassumente leggendo un comunicato ufficiale del Comando Supremo dell'epoca: "Zona di guerra, 9 agosto 1918. Una pattuglia di otto apparecchi nazionali, un biposto e sette monoposti, al comando del maggiore D'Annunzio, ha eseguito stamane un brillante raid su Vienna, compiendo un percorso complessivo di circa 1.000 chilometri, dei quali oltre 800 su territorio nemico. I nostri aerei, partiti alle ore 5:50, dopo aver superato non lievi difficoltà atmosferiche, raggiungevano alle ore 9:20 la città di Vienna, su cui si abbassavano a quota inferiore agli 800 metri, lanciando parecchie migliaia di manifesti. Sulle vie della città era chiaramente visibile l'agglomeramento della popolazione. I nostri apparecchi, che non vennero fatti segno ad alcuna reazione da parte del nemico, al ritorno volarono su Wiener-Neustadt, Graz, Lubiana e Trieste. La pattuglia partì compatta, si mantenne in ordine serrato lungo tutto il percorso e rientrò al campo di aviazione alle 12:40.Manca un solo nostro apparecchio che, per un guasto al motore, sembra sia stato costretto ad atterrare nelle vicinanze di Wiener-Neustadt."

Il lancio dei manifesti su Vienna. In alto a destra è individuabile la cattedrale di santo Stefano

All’esterno, nei giardini, sono stati collocati 7 aerei (Republic RF 84F, Grumman HU-16A ALbatross, Aermacchi MB 308 e MB 326), 2 elicotteri Augusta Bell AB 204 e AB-47J, 5 alianti e motoalianti e 2 missili (Nike Hercules e Nike Ajax).

Subito dopo l'inizio del XX secolo vennero utilizzati dei piccioni con una macchina fotografica attaccata al petto per ottenere fotografie a distanze considerevoli. Questo sistema presentava ovvie imprecisioni e problemi. http://www.nasm.si.edu/exhibitions/lae/script/be_first2.htm#pigeon

Missile terra aria NiKE Hercules che svetta a 8 metri di altezza dalla sua rampa.

Sciretti Alberto inseguito da un'oca nel giardino del castello di San Pelagio (PD)

martedì 3 giugno 2008

Visitare Palmanova città ideale dall’autentica forma stellata


Palmanova vista dall'alto. Per quanto le foto scattate a terra della cittadina friulana possano essere suggestive, non potranno mai superare esteticamente quelle scattate dall'elicottero, che mostrano in una visione d'insieme la sua pianta a forma di stella a nove punte che fu determinata da motivi di ordine militare.


Pochi giorni fa ho visitato Palmanova (UD) in Friuli, gioiello urbanistico dell'architettura della fine del '500. E' facilissimo arrivarci, essendoci l'omonima uscita sull' A4 Torino-Trieste. Sono rimasto impressionato per la qualità della gestione dei flussi turistici; in particolare dal 24 maggio al 4 ottobre 2008 ogni sabato alle ore 9.30 c'è una visita guidata con guide turistiche autorizzate al solo costo di € 1,50 che vi illustrano il Museo Civico Storico e vi portano in giro per la città senza ulteriori spese. (Partenza: Ufficio Turistico I.A.T. Borgo Udine 4; durata della visita 2 ore). Ai visitatori viene consegnato gratuitamente abbondante materiale informativo sulla città-fortezza ed al termine delle visite tutti i partecipanti vengono invitati ad un brindisi offerto dalla "Strada del Vino Aquileia". Veramente notevole. In più le guide sono ragazze giovani veramente preparate e disponibili.

Immagine satellitare di Palmanova. Cliccando sulla foto e quindi ingrandendola si notano le forme della città stellata che ben si evidenzia rispetto all'adiacente campagna. (The Advanced Spaceborne Thermal Emission and Reflection Radiometer (ASTER) flying onboard NASA’s Terra satellite captured this image of Palmanova on March 18, 2004.)
 
Sussistono diverse ipotesi sulle motivazioni che portarono alla scelta di tale nome. Alcuni sostengono che il nome "Palma" derivi da quello del villaggio di Palmada, uno dei piccoli paesi che occupavano originariamente l'area destinata alla fortezza. Altri affermano che, essendo stata iniziata la costruzione nel giorno della vittoria di Lepanto, il nome rieccheggi la palma, simbolo della vittoria del Veneziani sui Turchi. Qui di seguito riportarò tout court gli aspetti che maggiormente mi hanno colpito nel visitarla e nel studiarne la storia (è inutile riportare qui di seguito tutta la storia della città di Palmanova. Siti internet che già parlano in maniera dettagliata e approfondita delle peculiarità di Palmanova sono quelli ufficiali http://www.palmanova.it/ e http://www.comune.palmanova.ud.it/.)

 
Le tre porte d'accesso alla città fortificata di Palmanova, voluta dalla Repubblica di Venezia come base strategica per proteggere i propri confini (soprattutto dai turchi), si devono all'architetto veneto Vincenzo Scamozzi (architetto legato ad Andrea Palladio, a cui si devono tra le tante opere anche le Procuratie Nuove in Piazza San Marco a Venezia), che ne realizzò i disegni nel 1603. I lavori per la costruzione della città, dalla caratteristica pianta a stella, ebbero inizio il 7 ottobre 1593 su progetto e sotto la direzione dell'ingegnere militare Giulio Savorgnan.



Il Civico Museo Storico è un punto importante per informazioni non solo sulla città fortezza, ma anche per manifestazioni e possibili itinerari nei dintorni e in regione. Contiene un'interessante collezione di armi antiche in deposito conservativo provenienti da Castel Sant'Angelo di Roma. Inoltre vi sono esposti documenti che illustrano la storia della città dalla sua nascita alla seconda guerra mondiale. All'interno, possibilità di proiezioni di filmati sulla storia della Fortezza e prenotazioni per visite guidate al Museo, alla città e alle fortificazioni con guide turistiche regionali autorizzate. 


Palmanova rimane ancor oggi per la conservazione del suo sistema fortificato ed urbanistico, un "unicum" in ambito europeo. Concepita come macchina da guerra, la sua progettazione e quindi la sua forma di stella a nove punte fu determinata da motivi di ordine militare. Palmanova fu dotata di tre cerchie di fortificazioni: due furono realizzate durante il dominio veneto, la terza fu invece opera dei Francesi. Tra il 1470 ed il 1499 il Friuli già veneziano dal 1420 aveva subito ben sette incursioni turche provenienti dai Balcani. Nell'anno 1500 Venezia inviò in Friuli Leonardo da Vinci affinchè studiasse opere di difesa sull'Isonzo e a Gradisca, tuttavia solo quando i Senatori veneziani si resero conto di un piano turco per la conquista delle pianure imperiali o veneziane pensarono ad una fortezza di eccezionali dimensioni, cioè Palma, tale che potesse dare ricovero a un gran numero di persone ed ai loro beni. Palmanova, citta’ di fondazione, ha una precisa data di nascita: 7 ottobre 1593. La funzione della nuova fortezza era quella di argine alle invasioni ottomane. Palma rimase per piu’ di duecento anni sotto il dominio della Serenissima (1593-1797), fino a quando il generale Bonaparte la conquistò .Durante la prima guerra mondiale fu sede di ospedali, magazzini e campo di addestramento truppe, con la rotta di Caporetto la città subi’ gravi devastazioni.

L'uomo vitruviano è un disegno di Leonardo da Vinci, iniziato nel 1490 e attualmente conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
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--- Porta Aquileia, viene considerata la più ricca ed elegante, come si addice all'ingresso principale di rappresentanza, dal quale entravano i provveditori generali della Fortezza e gli ospiti illustri. Fu la prima ad essere costruita, nel 1598. La facciata esterna rivestita in pietra d'Istria è ingentilita da due volute che abbracciano la garitta di guardia. Sotto il cornicione corre un fregio di stemmi nobiliari che si riferiscono ai primi nobili Provveditori e Tesorieri della fortezza. All'interno della porta vi sono ambienti per i soldati e ufficiali di guardia e per il Contestabile di Sanità.

Le Porte sono gli unici edifici visibili dall'esterno della Fortezza e conservano ancora in parte le caratteristiche architettoniche originarie. La loro facciata esterna, di fattura piuttosto accurata, contrasta con il rigore e la semplicità delle forme presenti all'interno che esaltano, invece, una funzionalità piuttosto militare.
La controporta di Porta Aquileia. I rivellini (bastioni) davanti alle tre porte, realizzati nella seconda metà del Seicento, determinarono un nuovo modo di accedere alla Fortezza. Sui fianchi, cioè fra queste fortificazioni ed il fossato, furono alzate due controporte con funzioni diverse. La prima aveva la funzione di difendere una strada coperta che correva attorno il rivellino, l'altra serviva per il transito di carri e persone per cui aveva una carreggiata più ampia. Sul filo del fossato, queste controporte di transito avevano un locale per il corpo di guardia e feritoie per i fucilieri. Erano anche munite di rastelli (cancelli) ed erano rinforzate all'esterno da un fossato asciutto con "ponte levadore". Due di queste controporte esistono ancor oggi: una a Porta Aquileia e l'altra a Porta Cividale, entrambe del tipo che serviva a controllare la strada coperta.

L'unicità della fortezza di Palmanova sta nel fatto di poter mostrare concretamente al visitatore le innovazioni che nei secoli la scienza delle fortificazioni andava immaginando. Se nel tardo Cinquecento l'uso dell'artiglieria richiedeva ampi, bassi e possenti terrapieni per proteggere una città, qui Venezia li realizzò. Gli architetti diedero a queste mura la forma di baluardi a punta di freccia e li collegò con le cortine. Ne uscì un ennagono ai cui vertici sporgevano i baluardi affinché potessero essere difesa uno dell'altro.Tutto il circuito fu ulteriormente protetto da un largo fossato e per entrare in città tre ingressi furono situati al centro di altrettante cortine.
Alla metà del Seicento la Serenissima giudicò giunto il momento di rafforzare ancor più la piazzaforte elevando altri nove bastioni (rivellini) al di là del fossato in corrispondenza del lato rettilineo della cerchia che racchiudeva l'abitato. I primi rivellini ad essere costruiti furono quelli di fronte le porte d'accesso, da sempre il punto più debole di qualsiasi fortezza.
Nel 1806, infine, Napoleone Bonaparte decise di ammodernare la macchina da guerra Palmanova e l'impronta più visibile furono le nove lunette, cioè dei baluardi, cinti da un fossato a secco, che si spingevano ancora di più verso la campagna e avrebbero potuto tenere più lontane batterie dell'artiglieria nemica, evitando distruzioni alla città e agli edifici militari.
  Il Duomo di Palmanova (1615 -1636) con la sua fastosa facciata fa parte della piazza, da cui emerge e della quale costituisce l'elemento esaltante. Notate come il campanile stranamente non sia sviluppato in altezza, in modo da non costituire un punto di riferimento per l'artiglieria nemica. Perfetto il sistema delle proporzioni. Anche l'inclinazione della facciata (dovuta ad un cedimento delle fondamenta durante la costruzione dell'edificio) dona una singolare prospettiva, da far quasi credere che sia stata voluta ad arte. Il Duomo di Palmanova è senza confronto il monumento più insigne d'architettura veneta religiosa del Friuli Venezia Giulia.

Osservatorio privilegiato della struttura viaria e urbanistica della città è la Piazza Grande, un tempo denominata Piazza d'Armi. La grande ed elegante piazza è il salotto buono della città. Ogni domenica è interamente chiusa al traffico, mentre d'estate lo è anche ogni sera.


Nei luoghi più rilevanti della città vi si trova una cartellonistica, anche se un po' rovinata come nell'esempio riportato: la Strada delle Milizie. Questa correva circolarmente a ridosso delle mura e permetteva copertura e rapido movimento delle truppe e dei materiali.

La piazza era sì centro luogo di rappresentanza, ma poteva divenire, in caso di assedio, centro di raccolta delle milizie che, poi, venivano indirizzate con facilità verso quella zona delle fortificazioni che fosse stata più in pericolo. Al centro di questo ampio spazio perfettamente esagonale si erge un basamento in pietra d'Istria, su questa base monumentale, da tempo immemorabile testimone delle vicende storiche della fortezza, s'innalza l'alto stendardo, simbolo della fortezza stessa. Colorato ed animato è anche il mercato del lunedì, di antichissima tradizione. La sua istituzione risale, infatti, alla prima metà del Seicento. All'interno di questo appuntamento resiste ancora la golosità della degustazione di un piatto caratteristico: le trippe, innaffiate da ottimi vini friulani.




Sorto nel luglio del 1977, il Gruppo Storico "Città di Palmanova" è andato via via assumendo, nel corso degli anni, un ruolo di primissimo piano nel panorama dei Gruppi storici italiani ed europei. Le sue fedeli riproduzioni di abiti ed armi, le precise ricostruzioni delle manovre militari, le minuziose riproposizioni di balli popolari e di "corte" hanno fatto sì che Associazione sia stata unanimemente riconosciuta quale la più completa nel panorama del Seicento. Ogni rappresentazione viene preceduta da una fase di studio e preparazione di ogni singolo momento. Le innovazioni, che di anno in anno vengono apportate all'interno del Gruppo, sono frutto di una costante ricerca, che avviene sia consultando manuali e scritti dell'epoca, sia avvalendosi della collaborazione di storici ed esperti di tale periodo.


Una rievocazione storica viene realizzata ogni anno la seconda domenica di luglio. In questa giornata si festeggia sia il SS Redentore, patrono della fortezza, che il giorno in cui Gerolamo Cappello, Provveditore Generale, nel lontano 1602 fece innalzare per la prima volta al centro della piazza il vessillo della Repubblica di Venezia alla presenza di tutte le autorità più rappresentative.In questa occasione molte persone indossano costumi, armi e armature dell’epoca per ricreare l’atmosfera di più di quattrocento anni fa. Sfilano dame, cavalieri, popolane dando saggio della loro bravura con caroselli, danze e duelli. La giornata termina con la sfilata notturna la lume dei “ferali” quando il gonfalone di San Marco viene ammainato.

Le altre città stellate nel mondo

Hakodate - Giappone. Classificato come sito storico di particolare interesse nazionale, il Parco di Goryokaku è visitato dai cittadini nel corso dell'intero anno per una molteplicità di eventi, come la fioritura dei ciliegi, il Festival di Goryokaku, spettacoli all'aperto e gli "Star Dreams" (l'illuminazione della cittadella).



Halifax - Canada. Fu realizzata dal governo britannico per protezione dagli attacchi americani e completata nel 1856. Nel 1951 fu catalogata tra i beni culturali nazionali ed è ora uno dei più importanti monumenti storici del Canada. Ogni giorno, alle 12.00, i visitatori sentono il rombo dell'artiglieria e, nel periodo estivo, assistono alla rievocazione delle marce e dell'addestramento di un reggimento vittoriano.


Hamina - Finlandia. L'antico centro, circondato da mura, è un bene storico di rilievo. La cinta fu realizzata nel 1722 per proteggere la Svezia dai ripetuti attacchi della Russia.


Hellevoetsluis - Paesi Bassi. Città a forma di stellaFu costruita dal 1696 al 1715 per proteggere gli arsenali e le navi. Attualmente la città sta perseguendo vari programmi per attirare il turismo attraverso un ulteriore sviluppo del porto storico e della fortezza, quale punto di congiunzione tra cultura e storia. Un importante progetto riguarda la ricostruzione del primo bacino di carenaggio dell'Olanda.

Hue - Vietnam. I resti della fortezza, costruita all'inizio del XIX secolo, sono localizzati nell'area dell'antico centro, di fronte al fiume Huon. L'area è ricca di siti di interesse storico e turistico, tra cui il Palace Hue Museum della dinastia Nguyen.
Nicosia - Cipro. La configurazione attuale del centro storico di Nicosia fu determinata durante il periodo veneziano (1489-1570). Il perimetro della città fu ristretto per ragioni difensive e le antiche fortificazioni irregolari medievali furono sostituite da un nuovo sistema bastionato a undici lati, disegnato da Giulio Savorgnan, uno dei progettisti della città fortezza di Palmanova.

San Pietroburgo - Federazione Russa. L'imperatore della Russia, Pietro il Grande, costruì il castello nel 1703 per prevenire l'attacco dell'armata svedese. La chiesa posta al centro del forte fu dedicata ai discepoli di Cristo, Pietro e Paolo, e fu così chiamata Fortezza "Petropavlovsk".
Usuda - Giappone. È stata costruita da Norikata Matsudaira, ultimo signore del clan Taguchi, ed è conosciuta come Tatsuokajo Goryokaku. E' una della due città a forma di stella del Giappone, essendo l'altra Hakodate. Attualmente la maggior parte dell'area è occupata da una scuola elementare.

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