venerdì 29 febbraio 2008

Giustizia per Federico Aldrovandi:renovatio nella Polizia di Stato


C'è una madre in Italia, che chiede dal suo Blog, di "accendere una luce sul buio che doveva coprire la morte di suo figlio". Un lumicino provo ad accenderlo anch'io sulla vicenda, cercando con l'occasione di capire perchè la maggior parte delle persone quando viene fermata dalla Polizia di Stato, ha paura, invece di sentirsi protetta.

Il corpo tumefatto di Federico Aldrovandi, un giovane nato a Ferrara il 17 luglio 1987 e mortovi il 25 settembre 2005 all'età di 18 anni, dopo una collutazione con 4 agenti della Polizia di Stato. La madre di Federico Aldrovandi, è stata costretta a pubblicare sul suo Blog questa foto del figlio scattata in obitorio, perchè all'inizio la tesi della questura tendeva a sostenere che il giovane fosse morto a causa di una overdose dovuta alle droghe che aveva ingerito (francobolli all’Lsd o ecstasy). In effetti la foto, che evidenzia le ecchimosi dovute alle percosse, si commenta da sola.
All’alba del 25 settembre 2005 il diciottenne Federico Aldrovandi, incesurato, muore ammanettato a faccia in giù, in una pozza di sangue durante un controllo di polizia. Purtroppo in una simile vicenda ovviamente i contorni sono poco chiari. Non voglio qui ripercorrere l'intera vicenda che peraltro è complessa e largamente trattata nel web (vedi l'articolo "Uno squillo nell'alba di Federico" del Corriere della Sera ), ma nel documentarmi mi sono soffermato su due elementi oggettivi, che mi paiono importanti ed inconfutabili:
  1. Due manganelli furono rotti nella collutazione tra i 4 agenti e Federico. (vedi dichiarazione dell'allora Ministro Giovanardi in Parlamento nel corso di una interrogazione parlamentare)
Nel prossimo video, con Federico ormai morto ed accasciato sull'asfalto si sente distintamente un poliziotto dire "eh, sono l'unico che ha il portafoglio" (di federico) e poi una fragorosa risata.
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Da questi due fatti oggettivi, e quindi non confutabili dalla accusa e dalla difesa, credo che nascano delle considerazioni spontanee. Possibile che 4 agenti siano costretti ad usare e quindi a rompere dei manganelli sulla testa di un 18 enne disarmato pur di immobilizzarlo? La cultura del manganello, è l'unica parola della polizia? Se 4 poliziotti sono costretti a usare il manganello per immobilizzare un giovane disarmato, non è meglio che cambino mestiere? Non mi risulta che nessuno dei 4 polizziotti abbia riportato alcuna contusione. Ipotizziamo anche che Federico, fosse in preda ad una crisi a causa delle droghe che pare avesse assunto, il comportamento di 4 professionisti delle forze dell'ordine è quello di rompergli 2 manganelli sulla testa? E poi, possibile che la morte di un ragazzo di 18 anni, una giovane vita spezzata, dia la possibilità ad un poliziotto a pochi metri dal corpo esamine di ridere in modo fragoroso dopo una battuta di un collega? No, davvero, la madre di Federico ha ragione a gridare che qualcosa in questa faccenda davvero non torna.

Federico, alla sera andava a distribuire le pizze per non gravare troppo sull'economia della famiglia. Meritava uno Stato che funziona, che capisce i giovani e le loro problematiche (alle 5 del mattino purtroppo è pieno di giovani impasticcati che ritornano a casa, ed il manganello non è il modo per dialogare con loro) e che punisce in modo trasparente chi tra i suoi rappresentanti compie abusi di potere. Anche nella sventurata ipotesi che Federico cantasse e sbraitasse in preda a sostanze dopanti, che fosse aggressivo o manesco (come riportano le fonti della polizia), resta il fatto che Federico era disarmato, e quindi i lividi sul suo volto, il suo sangue, sono le immagini di un omicidio.
La madre di Federico nel suo Blog dice tra le tante cose "Si pensi che la macchina della polizia contro la quale si sarebbe fatto male mio figlio, non è stata sequestrata ed è stata lavata e riparata sottraendola all’esame dei periti del GIUDICE. Si pensi che i manganelli rotti sul corpo di mio figlio non sono stati sequestrati ma sono stati consegnati, ripuliti, solo dopo l’esplosione del blog."
Quella mattina in una delle volanti c'era un defibrillatore. Uno degli agenti aveva anche fatto il corso per poterlo utilizzare. Invece di sentire degli agenti di Polizia ridere maneggiando il portafoglio di Federico, sarebbe stato bello sentirli concitati nel cercare di salvargli la vita con il defibrillatore dopo averne accertato l'arresto cardiaco. Questo significa essere dei professionisti, degli uomini. I picchiatori, non sono degli uomini.

Punto GPS N 14°24.644 W 003°19.699. La solidarietà accesasi intorno al caso di Federico si è materializzata nella costruzione di pozzo per l'approvigionamento di acqua in Mali. Il pozzo, entrato in funzione nell'agosto 2007 e costato 5050 € , è stato finanziato dagli amici di Federico.
Che la Polizia di Stato abbia un bisogno estremo di rinnovarsi e di far emergere dentro di se personale altamente qualificato, lo si evince dai numerosi filmati che ho raccolto. Il fatto che sia un mestiere difficile e pericoloso, sottopagato piuttosto che dimenticato dallo Stato, non può diventare una eterna scusante che giustifichi innumerevoli episodi in cui la reazione delle forze dell'ordine è risultata sproporzionata alla minaccia se non del tutto arbitraria.
In Italia, ci sono tanti altri lavori che sono molto più pericolosi e sottopagati: penso a quei "cavatori" che ricorda Luis Sepulveda nel suo "Le rose di Atacama", in cui peraltro si rammenta che nella zona di Carrara muoiono da sei a otto cavatori all'anno (la polvere di marmo è una maledizione bianca che pian piano pietrifica i polmoni), penso ai lavoratori edili generici nei tanti cantieri italiani, che cadono come mosche nell'indifferenza generale.
Gli episodi, che mi sono rimasti impressi particolarmente in questi anni, vanno dalle violenze della polizia e di altri corpi al G8 di Genova (2001), all'assassinio di Federico Aldrovandi (2005) e di Gabriele Sandri (2007).
Per quanto riguarda i fatti del G8 di Genova, io rimango convinto che un qualsiasi drappello di poliziotti o carabinieri non debba in nessun caso, mai e poi mai, arretrare di fronte a bande di facinorosi, a meno che la ritirata non possa perpetrarsi in modo del tutto composto e tale da alleggerire una situazione pesante. A Genova, nel 2001, ho visto drappelli delle forze dell'ordine ritirarsi in modo caotico e confuso, rendendo le orde di scalmanati ancora più aggressive, come se si stesse giocando al gatto che rincorre il topo. Carlo Giuliani, è morto proprio durante il ritiro caotico del 12° Battaglione Sicilia dei Carabinieri. Se una camionetta dei carabinieri non si fosse trovata isolata e i suoi occupanti non fossero stati colti dal terrore, forse Carlo Giliani sarebbe ancora vivo. Questo la dice lunga sull'impreparazione, delle nostre forze dell'ordine, e sulla responsabilità ancora più grave, di chi in quella occasione, ha messo personale senza esperienza (ad esempio Mario Placanica, il carabiniere che materialmente sparò uccidendo Carlo Giuliani) a fronteggiare una tale situazione. Nessuno mette in dubbio l'aggressività dei manifestanti, ma è anche vero che esistono gli strumenti dissuasivi idonei per non indietreggiare di fronte a centinaia di scalmanati, fino ad arrivare all'estremo rimedio, cioè sparare proiettili di gomma.
    Sequenze fotografiche della morte di Carlo Giuliani.
Oltre alle sopraccitate ritirate caotiche di molti reparti, che non hanno fatto altro che aumentare il disordine, la scarsa professionalità di una parte delle forze dell'ordine si è manifestata nella totale mancanza di coordinamento tra i reparti coinvolti (sembra non funzionassero bene le comunicazioni radio, figuriamoci in caso di conflitto), un atteggiamento sprezzante fascista politicamente orientato contro i manifestanti, l'abuso di potere concretizzatosi in percosse gratuite ed offese morali inutili. Testimonianza di quanto appena detto, sono i prossimi video. Ogni calcio in più ad un manifestante inerme, è un calcio all'onorabilità del corpo di cui fa parte il funzionario dello Stato; questo è il mio modo di pensare. Il primo filmato testimonia l'utilizzo criminale dei blindati contro i manifestanti. Questa non è professionalità. Basterebbe che uno di quei blindati sbandasse perchè un manifestante muoia.
Il secondo filmato testimonia l'utilizzo di armi improprie da parte dei carabinieri.
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Le nostre forze dell'ordine hanno suscitato anche perplessità all'estero, poichè duranti partite di calcio a livello europeo (Roma - Manchester United) si sono messe in evidenza per un utilizzo indiscriminato del manganello, che può causare lesioni interne anche molto gravi.
L'episodio che comunque, ha lasciato sconcertati molti italiani, credo sia stato non molti mesi fa, una conferenza stampa surreale, con il portavoce della Polizia Roberto Sgalla (lo stesso del G8 di Genova) che chiede ai cronisti di non fare domande e il questore di Arezzo Vincenzo Giacobbe che racconta una storia in cui un poliziotto della stradale ("un ottimo elemento che di solito opera benissimo") spara due colpi in aria ma colpisce un giovane tifoso laziale seduto sul sedile posteriore della Megane Scenic che stava lasciando l'area di servizio di Badia al Pino. Gabriele Sandri. 
Ora che un questore in Italia, si possa permettere di prendere in giro i cittadini dicendo che un agente ha sparato in aria ed un giovane di 28 anni, Gabriele Sandri, contemporaneamente viene colpito al collo da un proiettile e muore, forse diventa imbarazzante per quella che ufficialmente si dice essere una democrazia. Tale episodio la dice lunga sul clima omertoso e autoreferenziale che si respira nella Polizia di Stato.

Gli ultimi episodi hanno visto la polizia distinguersi particolarmente nel manganellare i cittadini che protestavano a Marigliano (NA) per questioni legate allo smaltimento dei rifiuti.
La Polizia, deve rinnovarsi. La cultura del manganello non paga. La violenza crea violenza. Anch'io nel lontano 2002, ho avuto un incontro ravvicinato alle 4 del mattino con una volante della Polizia impazzita. Avevo 22 anni. Voglia di chinarmi al potere arbitrario zero, orgoglio come sempre da vendere. Mi ero fermato dopo essermi imbattuto in un incidente stradale sul Terraglio (strada che collega Mestre a Treviso), in cui non ero minimamente coinvolto. Ero rimasto scioccato dal fatto che avevo visto una persona dolorante venire estratta dalle lamiere. Figuratevi cosa mi successe per aver avuto il coraggio di dire ai due poliziotti della volante che sopraggiunse, che erano in notevole ritardo. Per un paio d'ore, in modo arbitrario sono stato tenuto sotto le intemperie al freddo, anche dopo che i protagonisti dell'incidente e le loro autovetture erano state portate via. Denigrato, trattato come un criminale. Me la volevano far pagare. La pressione psicologica era fortissima. Quella notte era in corso una tempesta. Subii gravi ingiustizie, una per tutte la contestazione della guida in stato d'ebbrezza e relativo sequestro del veicolo, quando quei poliziotti non mi avevano mai visto guidare visto che erano stati chiamati li per un incidente stradale; ingiustizie che mi spinsero per fortuna a non firmare il verbale stillato da quel Poliziotto. Ma a questo mondo a volte esiste una Giustizia. Il medesimo poliziotto nell' Aprile del 2007 venne arrestato per concussione. 

Nel 2002 avevo lasciato depositato agli atti, tra le altre cose quanto segue "Io continuavo ad avere la sensazione che il funzionario ce l’avesse con me, per ciò che avevo detto riguardo il ritardo nell’arrivo del posto e che me la volesse far pagare, tant’è vero che ad un certo punto scoraggiato dall’atteggiamento del funzionario di Polizia, che a mio avviso si disinteressava dell’incidente per accanirsi su di me, ho chiamato i Carabinieri (112) e nuovamente la Polizia Stradale". Nel 2007 al medesimo poliziotto sono stati contestati decine di episodi dove terrorizzava gli automobilisti nel Veneto facendosi scudo della divisa. Gli atteggiamenti intimidatori, provocatori, persecutori e assurdi verso gli automobilisti, erano gli stessi che aveva assunto verso la mia persona nel 2002.Vi rendete conto, di quanti danni possa causare anche soltanto un agente corrotto?
La Polizia inoltre deve imparare a confrontarsi con i giovani. E' difficile trovare in Italia, un giovane che pensi che la Polizia sia amica del cittadino. Perchè una simile fama? Perchè quelle pantere sulle volanti ad intimorire, e non una politica di avvicinamento a quello che è il cittadino comune. Gli occhiali scuri, tipo rambo, i modi di fare bruschi ed arbitrari perchè, perchè, perchè? Non puoi chiedere ad un giovane di abbassare lo sguardo perchè è un poliziotto ad intimartelo. Io penso di capire la situazione nella quale è morto Federico Aldrovandi.
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Non ho mai capito perchè, le volanti con a bordo persone che detengono un potere enorme, tra cui anche quello di uccidere loro simili, non vengano dotate di telecamere in modo che il "controllore sia effettivamente a sua volta controllato", anche nel suo interesse. Chi impugna manganelli, pistole, o qualsiasi arma che possa arrecare offesa, e detiene il potere di preservare l'ordine, dovrebbe avere tutto l'interesse affinche vi sia una prova costante ed inconfutabile del pieno rispetto delle leggi. Finchè non verrà installata una telecamera per ogni volante, esisteranno sempre delle zone d'ombra, che vanno a discapito dei più deboli e di chi tra i poliziotti fa questo lavoro in modo onesto e non violento, per quanto possibile.

lunedì 18 febbraio 2008

Oscar Pistorius: il figlio del Vento, senza gambe. L' handicap diventa un vantaggio.

«Quando la gente mi chiede: cosa provi ad avere le gambe artificiali?, io rispondo: non lo so, tu cosa provi ad avere due gambe reali
A rappresentare Oscar Pistorius, ho scelto una immagine tratta da una nota pubblicità per la quale si è prestato (ho elaborato l'immagine per togliervi il marchio pubblicitario ed inserirvi delle scritte); tale immagine infatti, pur trascurando gli aspetti umani connaturati a simili storie, evoca molto bene il sentimento alieno che si sprigiona, fatto di determinazione e grinta miste a tecnica e robotica.
Questa è la storia felice, di Oscar Pistorius, nato a Pretoria (SudAfrica) il 22 novembre 1986. Pistorius è un amputato bilaterale detentore del record del mondo sui 100, 200 e 400 m piani. Corre grazie a particolari protesi in fibra di carbonio.

Protesi in fibra di carbonio.
Viene soprannominato the fastest thing on no legs, la cosa più veloce senza le gambe, o blade runner perchè le due barre di carbonio nero al posto delle gambe e dei piedi lo fanno sembrare uno che corre su delle lame.

Ad un anno (11 mesi per l'esattezza) gli vennero amputate entrambe le gambe dalle ginocchia in giù: era nato senza la tibia, colpa di una malformazione. Hende e Sheila Pistorius, i genitori, acconsentirono all'amputazione dopo che gli esperti in campo medico, non avevano prospettato altre alternative. Il piccolo Oscar, che ha un fratello maggiore, Carl, e una sorellina, Aimee, non si perse d'animo, andò a scuola, frequentò l'high school, ed iniziò ad amare lo sport fino ad approdare all'atletica leggera. Lo Sport, già quello sport, che in questa società caotica ed alienante stiamo trascurando, relegandolo ad puro contorno della nostra vita. Lo sport che in questi anni ha forse più di tutti gli altri pagato questa crisi, è proprio l'Atletica leggera. Chi tra i nostri ragazzi preferisce accendere la televisione piuttosto che infilarsi una paio di scarpe da ginnastica e andare a correre? Purtroppo stiamo costruendo delle città, che fanno sembrare alieno chi va a farsi una corsa. La storia di Oscar ha mille sfaccettature emozionanti: una per tutte, suo fratello Carl da piccolo, aveva paura di lanciarsi in discesa con un’auto a pedali; bene Oscar andava con lui e metteva la protesi fra asfalto e ruota come freno. A Carl disse che ogni cosa è possibile, basta volerlo, a costo di frenare in quel modo.

Se un giorno, su un campo d'atletica in qualche parte del mondo doveste imbattervi in un paio di gambe finte, allora guardatevi attorno, perchè Oscar Pistorius, o un suo qualche successore, è nei paraggi. Cercate questa persona, perchè ha sicuramente qualcosa da dirvi su quella che è la determinazione e la grinta per riuscire a trasformare un handicap in un qualche cosa di normale e perchè no, in un vantaggio. Sarebbe bello un mondo dove le persone normali invidiano quelle apparentemente svantaggiate per un qualche deficit?


Intanto Oscar corre. Arriva agli allenamenti in macchina, scende camminando su gambe finte ma "normali" (intese come le protesi normali rosa e rotonde), tira fuori dal portabagagli le sue lame di carbonio, si cambia gli arti, prima l'uno e poi l'altro e comincia a correre.

Oscar è molto legato al padre che lo segue constantemente. Non considera il suo deficit il male peggiore. Ha perso la madre quando aveva 15 anni, per una reazione allergica ai farmaci.

Primi piani di Oscar Pistorius, una vita ad abbattere barriere.
Il suo primo appuntamento ufficiale di rilievo furono le Paralimpiadi di Atene del 2004. A diciassette anni vinse il bronzo sui 100 metri e l'oro sui 200, battendo anche atleti amputati singoli più quotati di lui, come gli statunitensi Marlon Shirley e Brian Frasure.

Fin dal 2005 ha espresso il desiderio di poter correre coi normodotati alle Olimpiadi di Pechino 2008. La IAAF il 13 gennaio 2008 ha respinto questa richiesta. Un parziale successo Pistorius però lo ottenne nel giugno del 2007, quando gli organizzatori del Golden Gala di Roma lo hanno ammesso a competere coi normodotati sui 400 metri.

Il 13 luglio 2007, Pistorius quindi gareggia nello Stadio Olimpico di Roma per il gruppo B del Golden Gala, assieme ad alteti normodotati, ottenendo la seconda posizione.

Pistorius detiene il record del mondo per amputati su tutte e tre le distanze su cui corre: 10.91 sui 100, 21.58 sui 200 e 46.56 sui 400.

Ha fatto molto discutere, diventando un vero e proprio caso sportivo, la sua esclusione dalle Olimpiadi di Pechino. Lo ha stabilito la Federazione internazionale di atletica leggera (Iaaf) sulla base delle conclusioni di uno studio affidato a una commissione medica indipendente, secondo la quale le sue protesi alle gambe in fibra di carbonio offrono «chiari vantaggi meccanici». Le sue prestazioni sono state comparate a quelle di cinque atleti normodotati: a parità di velocità, è stato calcolato che il sudafricano consuma il 25 per cento di energia in meno. Questo perché una volta raggiunta una data velocità, correre con le protesi necessita di meno energia rispetto a correre con arti naturali. Dunque l'uso di dette protesi deve essere considerato un aiuto tecnico che va contro alla regola 144.2 della Iaaf, che vieta espressamente "l'impiego di ogni elemento tecnico... che garantisca un vantaggio sugli atleti che non utilizzano lo stesso strumento".
Io penso che per quanto se ne dica in termini strettamente sportivi, Oscar sia un esempio per tutti a cui guardare, da cui le persone normali, che spesso nel loro quotidiano si spavantano per nulla, possono attingere grinta e determinazione. Per quanto concerne l'accusa di artificiosità del suo gesto sportivo, mi permetto di osservare che anche un ginocchio ricostruito chirurgicamente di un calciatore con l'innesto di viti e protesi provvisorie, piuttosto che l'abuso di sostanze come la creatina, rendono spesso tanti sportivi, dei uomini bionici. Insomma i confini non sono poi così netti. Parliamone.
Il presidente del Comitato Paralimpico italiano, Pancalli, ha così commentato la vicenda: ""Mi si passi l'ironia, non avrei mai immaginato nella vita di svegliarmi un giorno ed apprendere che un ragazzo senza gambe è avvantaggiato".
Per approfondire i motivi dell'esclusione guarda l'articolo della Gazzetta dello Sport piuttosto che l'articolo del Corriere della Sera
Oscar Pistorius, 400 m second time in Roma Golden League

A quali altre sfide starà pensando Oscar Pistorius?

Controllo della velocità media con sistema TUTOR

Portale con Tutor. Il sistema individua e punisce chi, spingendo sull'acceleratore per lunghi tratti, mette a repentaglio la vita degli altri. I dati relativi alle auto che hanno rispettato i limiti di velocità sono immediatamente eliminati.
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Se hai raggiunto questo articolo, attraverso qualche motore di ricerca, probabilmente guidando in autostrada hai sgranato gli occhi davanti all'avviso appena riportato ("con tutor controllo velocità media speed control") rimanendo traumatizzato o sorpreso dal Tutor, il nuovo"controllore" di velocità, utilizzato sulle strade a partire dal 23 dicembre 2005 (e chi lo sapeva?). Purtroppo gli automobilisti italiani non sono stati informati adeguatamente della novità, e quindi ho pensato di scrivere un articolo, che altro non è che un riassunto di quanto riportatato dal sito web della Polizia di Stato e quello di Autostrade S.p.A.
Segnaletica ufficiale di preavviso del Tutor
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- Cos'è il Tutor?
Il Tutor è un innovativo sistema, sviluppato da Autostrade per l'Italia e messo a disposizione della Polizia Stradale che ne detetiene la piena ed esclusiva disponibilità, che permette di rilevare, in base al tempo di percorrenza, la velocità media dei veicoli.
Il Tutor, una volta riscontrata la violazione e previa convalida dell'agente di Polizia, interroga gli archivi della Motorizzazione per risalire all'intestatario, compila e stampa il verbale per la firma in originale e, contestualmente, inoltra in via informatica i dati per la procedura di notifica al trasgressore.
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- Come funziona il Tutor?
Il Tutor permette, grazie all’installazione di sensori e portali con telecamere, il rilevamento della velocità media lungo tratte autostradali di lunghezza variabile, indicativamente tra 10 e 25 km. La velocità media è calcolata in base al tempo di percorrenza: il sistema monitora tutto il traffico e ne registra gli orari di passaggio sotto i portali posti all’inizio ed alla fine della tratta controllata.
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- Dove è attivo il Tutor?
Attualmente il sistema è strutturato su 76 postazioni di rilevamento della velocità che coprono 1.056 Km di autostrada in concessione alle sociètà autostradali "Autostrade per l'Italia" e "Strada dei parchi". Clicca qui per l'elenco completo dei Tutor. E' importante sottolineare che le aree d'installazione del sistema sono state individuate in base al numero di incidenti e lo scopo è quello preventivo per creare un deterrente alle velocità più elevate. Il piano di installazioni 2008/2009 permetterà di raggiungere una copertura con il sitema Tutor di oltre 2500 km.
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- Quando è attivo il Tutor?
Il Tutor è in grado di funzionare in qualsiasi condizione atmosferica e di illuminazione (di notte, con pioggia, in presenza di nebbia con visibilità fino a 30/40 metri)
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- Quali sono i vantaggi?
Nei periodi di grande traffico sono più di 10 milioni i veicoli in viaggio sulle autostrade italiane. Le statistiche mostrano come oltre il 90% degli incidenti mortali sia dovuto a comportamenti di guida inadeguati e come ogni anno la velocità causi circa il 60% dei decessi che si verificano in autostrada. I risultati positivi del Tutor sono i seguenti:
  • Tasso di mortalità: - 50%
  • Tasso di incidentalità con feriti: -27%
  • Riduzione della velocità media (-15%) e della velocità di picco (-25%)
Il controllo automatico della velocità permette inoltre di impiegare le pattuglie della Stradale in altri servizi come: l'attività di soccorso, il rilevo di incidenti stradali, il controllo sul trasporto di merci pericolose. Il Tutor realizza in automatico i controlli che richiederebbero, in ciascun tratto controllato, l'impiego di dieci pattuglie al giorno.
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- E la privacy?
E' Realizzato nel rispetto delle più severe norme sulla tutela della privacy e sicurezza informatica.I dati relativi alle auto che hanno rispettato i limiti di velocità sono immediatamente eliminati.
Per eventuali controversi relative al servizo autostradale è possibile attivare una procedura di conciliazione con il supporto delle Associazioni dei Consumatori qui indicate:
  1. ADOC
  2. ADUSBEF
  3. CODACONS
  4. FEDERCONSUMATORI

sabato 9 febbraio 2008

Centinaia di correntisti di Banca Intesa letteralmente venduti a Veneto Banca S.p.A

No, non è possibile. Se sono un correntista della Banca Intesa questa non potrà mai vendermi ad un'altra Banca! Non può essere che ne venga informato soltanto 10 giorni prima del fatto così giuridicamente rilevante. Invece in Italia, anche questo può succedere. In sostanza l'operazione, che si configura come "cessione di ramo d'azienda", avrà efficacia dal prossimo 18 febbraio, data nella quale Veneto Banca S.p.A. subentrerà nei rapporti bancari e finanziari in essere con Intesa Sanpaolo S.p.A. Secondo quanto previsto dall'art 58 del Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, entro 3 mesi può essere esercitato il diritto di recesso. Guarda questo documento, intitolato "Il trasferimento dei suoi rapporti a Veneto Banca S.p.A.".

Gentile Cliente,
a seguito della fusione a suo tempo avvenuta fra Intesa e Sanpaolo, e dei suoi conseguenti riflessi normativi, è prevista la cessione di alcune nostre Filiali in Italia.
In particolare, la Filiale nella quale Lei intrattiene i rapporti, dal 18 Febbraio p.v. entrerà a far parte di Veneto Banca S.p.A., primaria controparte bancaria con 133 sportelli sul territorio.
Continuazione dei rapporti: Il passaggio a Veneto Banca S.p.A. non comporterà naturalmente alcuna interruzione nei rapporti (che gentili...) e nell'erogazione dei servizi, anche se potranno essere necessarie parziali modifiche operative (le fregature?) illustrate nel documento allegato. A partire dal 18 febbraio, l'operatività riferita ai prodotti e servizi di Intesa SanPaolo S.p.A in suo possesso proseguirà in Veneto Banca S. p. A. senza variazioni, fatta eccezione per alcune particolarità operative.
SONO STATO INFORMATO UFFICIALMENTE DEL TRASFERIMENTO DEI MIEI PRODOTTI A VENETO BANCA 10 GIORNI PRIMA DELL'EFFETTIVO PASSAGGIO. Le coordinate bancarie cambieranno con i disagi che ne conseguono, e dal 17 Febbraio 2008 i servizi on Line della Banca Intesa, non saranno più operativi (in verità una nota avvisa che per motivi tecnici, alcune funzionalità on line non saranno disponibili perfino nelle giornate precedenti tale data). Ora io sono giovane, posso anche con la stessa velocità con la quale mi viene imposto il passaggio, chiudere tutto, cosa che farò quanto prima. Ma una persona anziana?

venerdì 8 febbraio 2008

World Press Photo 2007: la più bella foto dell'anno (2007)

The international jury of the 51st annual World Press Photo Contest selected a color image of the UK photographer Tim Hetherington as World Press Photo of the Year 2007. The picture was taken 16 September 2007 and shows a US soldier resting at "Restrepo" bunker, named after a soldier from his platoon who was recently killed by insurgents.
La fotografia di un soldato statunitense in un bunker afghano è il miglior scatto dell'anno. L'immagine, colta dal britannico Tim Hetherington per la rivista Vanity Fair, ha vinto la 51esima edizione del World Press Photo, uno dei più prestigiosi premi foto-giornalisti del mondo. Mostra lo «sfinimento di un uomo, e lo sfinimento di una nazione», ha spiegato la giuria nel fornire le motivazioni della sua scelta (Tim Hetherington, UK for Vanity Fair).
Harpooned and bloody, a mother whale and her baby are dragged on to a factory ship.
Barbaric? No, research, says Japan.
La megattera uccisa assieme al suo piccolo di meno di dodici mesi vengono issati a bordo di una baleniera giapponese: è una delle prove raccolte dalla nave del governo australiano sul massacro in atto nell'Oceano Antartide. L'agonia delle balene può durare per decine di minuti oppure ore. (La Repubblica, Venerdì 8 Febbraio 2008)
Australia's government on Thursday released graphic pictures of Japanese hunters harpooning whales and dragging their bleeding carcasses onto a ship near Antarctica, calling it evidence of the ''indiscriminate'' slaughter of the animals. Japan denied one of the photos showed a mother and its calf being killed, and accused Australian officials and media of spreading propaganda.

I don't Know why.
Per approndire clicca qui

giovedì 7 febbraio 2008

I send an S.O.S to the world: the venetian lagoon is dying day by day

07/02/2008. This is a message in a bottle. I really send an S.O.S to the world.
Really, the venetian lagoon is dying, due to the fact that venetian politicians are buring the truth under contamined sand. Just watch at this video, and try to answer my question "What is the colour of the venetian lagoon? Brown or blue?"
A bathroom in a church. This is God in Venice?
Mazzorbo (VE), an island in the venetian lagoon.
There is no time, there are no words. Plaese tell the truth. Death and disability of many workers from various forms of cancer in Porto Marghera near Venice. This is the truth. Pretend truth.
Look at this photo gallery. You need an investigation on the trace element distribution in sediments, marine water and mussels in the Venetian Lagoon to know the truth? Just only a photo. The levels of heavy metals in water and sediments are sufficiently high to cause adverse biological effects.
This is water of the venetian lagoon. Why?
People of Venice swam in Venetian Lagoon till about 1950. Why I cant't? Tell me why.
The so called "Barena" near Passo - Campalto (VE). Contaminated Site. Behind, the skyline of Venice. Is it normal to see that in venetian lagoon in 2008 year? Is it the progress of civilization? This is also the venetian lagoon , thanks to the venetians politicians.
St. Mark's Square, isn't all Venice. The real Venice is a lagoonside town. Lagoon is dying. Remember.
This is what you are losing; what is dying.
Why is dying? Look at the next Video. You are going to understand why venetian politicians are killing the nature. What can you see entering into the lagoon? Little fishing boat? Nooooo.....Cruises trough the venetian lagoon!!
Madness in the Venetian Lagoon
Oil tankers, freighters and powerful speedboats that can carry hundreds of tourists create waves that destroy the sandbars and mud-flats, and cancel out the natural movements that once slowed down the advancement of the tides. All these disruptions increase the erosion that is ruining the depths of the lagoon and eating away at the foundations of buildings.

The so called "barene" are literally been consumed by waves due to the passage of speed boat.
Please. Help me, to send this S.O.S to the world. Thank you. Sciretti Alberto.

martedì 5 febbraio 2008

Christopher Mccandless: "la felicità è tale solo se condivisa"

Autoscatto di Christopher Mccandless
Una frase sottolineata da Chris nel libro "La felicità familiare" di Lev Tolstoj: “Volevo il movimento, non un esistenza quieta, volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia, che non trovava sfogo, in una vita tranquilla
Particolare della foto di Christopher Mccandless
Christopher Mccandless, era un giovane di 24 anni, quando morì di stenti nelle sperdute terre dell'Alaska. Ha lasciato come testamento questa istantanea, una fotografia ottenuta con l'autoscatto, con la quale bisogna confrontarsi; le gambe accavallate ed una postura rilassata, una camicia di lana spessa o flanella a quadri, gli stivali, la barba incolta ed i capelli disordinati del viaggiatore, l'espressione serena, un sorriso eterno di chi guarda alla macchina fotografica con l'intenzione di lasciare un ricordo sereno; quante volte si indossiamo vestiti scargianti per attirare l'attenzione, colori spesso ottenuti attraverso processi chimici di lavorazione industriale? Eppure i colori tenui della terra che indossava Mccandless, attirano per la loro semplicità e si confondono perfettamente con il contesto ambientale in cui si trovava, compreso quel bus 142, che per tanti giorni lo ha riparato dal freddo e dalle tormente di neve. Christopher Mccandless, cercava a tal punto di confondersi con Madre Natura, di mimetizzarsi, di essere un tutt'uno, che ha pagato con la vita, diventando cenere e ritornando polvere.
Davanti a questa fotografia, ogni coscienza si confronta volente o meno con i temi ancestrali della libertà dell'essere umano e della sua autenticità; quante persone in carriera, dal dirigente all'operaio sono tanto infelici tanto più sono permeati dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo; certo quest'ultimi sembrano assicurare una pace dello spirito, una agiatezza, che sono però il principio della fine. La vita scorre. Christopher, complice la giovane età e sicuramente una sensibilità rara, non ha accettato il compromesso, che una società come la nostra ormai pretende ed impone, non ha permesso al compromesso di annientarlo, ma ha portato fino agli estremi il pensiero spartano per il quale, i soldi, le comodità, le agiatezze, indeboliscono e rendono impuro l'uomo.
Christopher nella fotografia, non ha l'aria di uno che ha posizionato la macchina fotografica con l'autoscatto ed ha corso trafelato per mettersi in posa, prigioniero di quei 10 secondi che si hanno a disposizione. Non si spiegherebbe la posizione con le gambe a cavalcioni. Non è prigioniero neanche del tempo, è libero da qualsiasi schema e dai ritmi frenetici. Ammesso che sia veramente un autoscatto, sembra che la fotografia sia stata scattata in modo impersonale.
La morte è tragicità, ma è anche un evento improcrastinabile per tutti; Christopher l'ha affrontata serenamente prima degli altri, inconsapevole del fatto che più cercava come un eremita l'assoluta pace dei sensi e dello spirito nelle sperdute lande dell'Alaska, e tanto più avrebbe fatto poi eco la sua storia, echeggiata in un libro e in un film, Into the Wild, in questi giorni nella sale cinematogragiche. Forse avrebbe voluto vivere e la giovane età l'ha tradito, forse quella fotografia era stata scattata per essere mostrata di persona a sua madre dopo un lungo abbraccio, forse è il saluto consapevole di chi ha capito che è finita; ma questa è una curiosità, tipica di chi vede un film; soltanto Christopher conosce la verità, ed il suo cuore, che ora batte in chi ora legge la sua storia, conosceva la leggerezza del vento, la maestosità delle montagne, la purezza dell'acqua e della neve cristallina, lo spettecolo di un fazzoletto di terra ancora incontaminato.
In questi anni, connotati proprio da una contagiosa mediocrità delle persone nel loro animo, standardizzato dai mass media, uomini d'azione senza scrupoli, stanno rovinando questo pianeta, con politiche insostenibili per la terra e per le persone sensibili che ancora la abitano. Sono loro ad aver ucciso Christopher; è da loro che Christopher scappava. Cercava l'autenticità di un rapporto sano con la natura, un dialogo con essa, impossibile li dove colate di cemento e tempeste di insegne pubblicitarie impediscosco la ricerca della verità. In fondo la vita, se è vera è per forza avventurosa, a meno che non si stia comodi sempre sotto lo stesso sole e lo stesso focolare, e se è avventurosa, allora diventa proprio come quella partita a scacchi con la morte che si gioca nel film di I. Bergman "Il Settimo Sigillo" di cui vi propongo ora la parte in questione.
Giocheresti a scacchi con la Morte rischiando continuamente di perdere la tua vita pur di difendere la tua autenticità, la tua purezza, in una eterna ricerca di nuove verità?
Christopher l'ha fatto, e la Morte l'ha sopraffatto. Ha apparentemente "perso" con il sorriso sulle labbra, dando però all'Uomo l'occasione di meditare sul perchè i nostri figli, giocano partite più grandi di loro, come un branco di balenottere che si vanno ad arenare, morendo inspiegabilmente sulla spiaggia. Cosa stiamo facendo di noi, cosa stiamo facendo di questo pianeta.
Christopher, proprio verso la fine della sua esistenza, conquista una verità disarmante per la sua semplicità: la felicità è tale, solo se condivisa; ed allora in un inno alla vita, è giusto vedere nella foto che ci ha lasciato Christopher, la volontà di condividere la sua gioia con tutti coloro che avessero potuto un giorno vedere quella foto... ed io per questo gliene sono grato.
Per la storia completa di Christopher Mccandless clicca qui

domenica 3 febbraio 2008

Fa, fa, fa come è difficile videare in alta quota e come è facile cadere

La vita per tentativi:
MOV02531.MPG 1 tentativo
MOV02532.MPG 2 tentativo
3 tentativo
Questo è invece il modo per cadere cercando di rompersi una spalla; il video ha vinto il premio miglior espressione falsa a video dopo un male lancinante:

Il Mito delle due metà


Durante il simposio, prende la parola anche il commediografo Aristofane e dà la sua opinione sull'amore narrando un mito. Un tempo - egli dice - gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v'era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all'antica perfezione. mi sembra che gli uomini non si rendano assolutamente conto della potenza dell'Eros. Se se ne rendessero conto, certamente avrebbero elevato templi e altari a questo dio, e dei più magnifici, e gli offrirebbero i più splendidi sacrifici. Non sarebbe affatto come è oggi, quando nessuno di questi omaggi gli viene reso. E invece niente sarebbe più importante, perché è il dio più amico degli uomini: viene in loro soccorso, porta rimedio ai mali la cui guarigione è forse per gli uomini la più grande felicità. Dunque cercherò di mostrarvi la sua potenza, e voi fate altrettanto con gli altri. Ma innanzitutto bisogna che conosciate la natura della specie umana e quali prove essa ha dovuto attraversare. Nei tempi andati, infatti, la nostra natura non era quella che è oggi, ma molto differente. Allora c'erano tra gli uomini tre generi, e non due come adesso, il maschio e la femmina. Ne esisteva un terzo, che aveva entrambi i caratteri degli altri. Il nome si è conservato sino a noi, ma il genere, quello è scomparso. Era l'ermafrodito, un essere che per la forma e il nome aveva caratteristiche sia del maschio che della femmina. Oggi non ci sono più persone di questo genere. Quanto al nome, ha tra noi un significato poco onorevole. Questi ermafroditi erano molto compatti a vedersi, e il dorso e i fianchi formavano un insieme molto arrotondato. Avevano quattro mani, quattro gambe, due volti su un collo perfettamente rotondo, ai due lati dell'unica testa. Avevano quattro orecchie, due organi per la generazione, e il resto come potete immaginare. Si muovevano camminando in posizione eretta, come noi, nel senso che volevano. E quando si mettevano a correre, facevano un po' come gli acrobati che gettano in aria le gambe e fan le capriole: avendo otto arti su cui far leva, avanzavano rapidamente facendo la ruota. La ragione per cui c'erano tre generi è questa, che il maschio aveva la sua origine dal Sole, la femmina dalla Terra e il genere che aveva i caratteri d'entrambi dalla Luna, visto che la Luna ha i caratteri sia del Sole che della Terra. La loro forma e il loro modo di muoversi era circolare, proprio perché somigliavano ai loro genitori. Per questo finivano con l'essere terribilmente forti e vigorosi e il loro orgoglio era immenso. Così attaccarono gli dèi e quel che narra Omero di Efialte e di Oto, riguarda gli uomini di quei tempi: tentarono di dar la scalata al cielo, per combattere gli dèi. Allora Zeus e gli altri dèi si domandarono quale partito prendere. Erano infatti in grave imbarazzo: non potevano certo ucciderli tutti e distruggerne la specie con i fulmini come avevano fatto con i Giganti, perché questo avrebbe significato perdere completamente gli onori e le offerte che venivano loro dagli uomini; ma neppure potevano tollerare oltre la loro arroganza. Dopo aver laboriosamente riflettuto, Zeus ebbe un'idea. "lo credo - disse - che abbiamo un mezzo per far sì che la specie umana sopravviva e allo stesso tempo che rinunci alla propria arroganza: dobbiamo renderli più deboli. Adesso - disse - io taglierò ciascuno di essi in due, così ciascuna delle due parti sarà più debole. Ne avremo anche un altro vantaggio, che il loro numero sarà più grande. Essi si muoveranno dritti su due gambe, ma se si mostreranno ancora arroganti e non vorranno stare tranquilli, ebbene io li taglierò ancora in due, in modo che andranno su una gamba sola, come nel gioco degli otri." Detto questo, si mise a tagliare gli uomini in due, come si tagliano le sorbe per conservarle, o come si taglia un uovo con un filo. Quando ne aveva tagliato uno, chiedeva ad Apollo di voltargli il viso e la metà del collo dalla parte del taglio, in modo che gli uomini, avendo sempre sotto gli occhi la ferita che avevano dovuto subire, fossero più tranquilli, e gli chiedeva anche di guarire il resto. Apollo voltava allora il viso e, raccogliendo d'ogni parte la pelle verso quello che oggi chiamiamo ventre, come si fa con i cordoni delle borse, faceva un nodo al centro del ventre non lasciando che un'apertura - quella che adesso chiamiamo ombelico. Quanto alle pieghe che si formavano, il dio modellava con esattezza il petto con uno strumento simile a quello che usano i sellai per spianare le grinze del cuoio. Lasciava però qualche piega, soprattutto nella regione del ventre e dell'ombelico, come ricordo della punizione subìta. Quando dunque gli uomini primitivi furono così tagliati in due, ciascuna delle due parti desiderava ricongiungersi all'altra. Si abbracciavano, si stringevano l'un l'altra, desiderando null'altro che di formare un solo essere. E così morivano di fame e d'inazione, perché ciascuna parte non voleva far nulla senza l'altra. E quando una delle due metà moriva, e l'altra sopravviveva, quest'ultima ne cercava un'altra e le si stringeva addosso - sia che incontrasse l'altra metà di genere femminile, cioè quella che noi oggi chiamiamo una donna, sia che ne incontrasse una di genere maschile. E così la specie si stava estinguendo. Ma Zeus, mosso da pietà, ricorse a un nuovo espediente. Spostò sul davanti gli organi della generazione. Fino ad allora infatti gli uomini li avevano sulla parte esterna, e generavano e si riproducevano non unendosi tra loro, ma con la terra, come le cicale. Zeus trasportò dunque questi organi nel posto in cui noi li vediamo, sul davanti, e fece in modo che gli uomini potessero generare accoppiandosi tra loro, l'uomo con la donna. Il suo scopo era il seguente: nel formare la coppia, se un uomo avesse incontrato una donna, essi avrebbero avuto un bambino e la specie si sarebbe così riprodotta; ma se un maschio avesse incontrato un maschio, essi avrebbero raggiunto presto la sazietà nel loro rapporto, si sarebbero calmati e sarebbero tornati alle loro occupazioni, provvedendo così ai bisogni della loro esistenza. E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d'amore gli uni per gli altri, per riformare l'unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell'uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell'unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E' per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare. Stando così le cose, tutti quei maschi che derivano da quel composto dei sessi che abbiamo chiamato ermafrodito si innamorano delle donne, e tra loro ci sono la maggior parte degl adulteri; nello stesso modo, le donne che si innamorano dei maschi e le adultere provengono da questa specie; ma le donne che derivano dall'essere completo di sesso femminile, ebbene queste non si interessano affatto dei maschi: la loro inclinazione le porta piuttosto verso le altre donne ed è da questa specie che derivano le lesbiche. I maschi, infine, che provengono da un uomo di sesso soltanto maschile cercano i maschi. Sin da giovani, poiché sono una frazione del maschio primitivo, si innamorano degli uomini e prendono piacere a stare con loro, tra le loro braccia. Si tratta dei migliori tra i bambini e i ragazzi, perché per natura sono più virili. Alcuni dicono, certo, che sono degli spudorati, ma è falso. Non si tratta infatti per niente di mancanza di pudore: no, è i loro ardore, la loro virilità, il loro valore che li spinge a cercare i loro simili. Ed eccone una prova: una volta cresciuti, i ragazzi di questo tipo sono i soli a mostrarsi veri uomini e a occuparsi di politica. Da adulti, amano i ragazzi: il matrimonio e la paternità non li interessano affatto - è la loro natura; solo che le consuetudini li costringono a sposarsi ma, quanto a loro, sarebbero bel lieti di passare la loro vita fianco a fianco, da celibi. In una parola, l'uomo cosiffatto desidera ragazzi e li ama teneramente, perché è attratto sempre dalla specie di cui è parte. Queste persone - ma lo stesso, per la verità, possiamo dire di chiunque - quando incontrano l'altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straodinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall'affinità con l'altra persona, se ne innamoranc e non sanno più vivere senza di lei - per così dire - nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s'aspettano l'uno dall'altro. Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell'amore: non possiamo immaginare che l'attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C'è qualcos'altro: evidentemente la loro anima cerca nell'altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza. Se, mentre sono insieme, Efesto si presentasse davanti a loro con i suoi strumenti di lavoro e chiedesse: "Che cosa volete l'uno dalI'altro?", e se, vedendoli in imbarazzo, domandasse ancora: "Il vostro desiderio non è forse di essere una sola persona, tanto quanto è possibile, in modo da non essere costretti a separarvi né di giorno né di notte? Se questo è il vostro desiderio, io posso ben unirvi e fondervi in un solo essere, in modo che da due non siate che uno solo e viviate entrambi come una persona sola. Anche dopo la vostra morte, laggiù nell'Ade, voi non sarete più due, ma uno, e la morte sarà comune. Ecco: è questo che desiderate? è questo che può rendervi felici?" A queste parole nessuno di loro - noi lo sappiamo - dirà di no e nessuno mostrerà di volere qualcos'altro. Ciascuno pensa semplicemente che il dio ha espresso ciò che da lungo tempo senza dubbio desiderava: riunirsi e fondersi con l'altra anima. Non più due, ma un'anima sola. La ragione è questa, che la nostra natura originaria è come l`ho descritta. Noi formiamo un tutto: il desiderio di questo tutto e la sua ricerca ha il nome di amore. Allora, come ho detto, eravamo una persona sola; ma adesso, per la nostra colpa, il dio ci ha separati in due persone, come gli Arcadi lo sono stati dagli Spartani. Dobbiamo dunque temere, se non rispettiamo i nostri doveri verso gli dèi, di essere ancora una volta dimezzati, e costretti poi a camminare come i personaggi che si vedono raffigurati nei bassorilievi delle steli, tagliati in due lungo la linea del naso, ridotti come dadi a metà. Ecco perché dobbiamo sempre esortare gli uomini al rispetto degli dèi: non solo per fuggire quest'ultimo male, ma anche per ottenere le gioie dell'amore che ci promette Eros, nostra guida e nostro capo. A lui nessuno resista - perché chi resiste all'amore è inviso agli dèi. Se diverremo amici di questo dio, se saremo in pace con lui, allora riusciremo a incontrare e a scoprire l'anima nostra metà, cosa che adesso capita a ben pochi. E che Erissimaco non insinui, giocando sulle mie parole, che intendo riferirmi a Pausania e Agatone: loro due ci sono riusciti, probabilmente, ed entrambi sono di natura virile. Io però parlo in generale degli uomini e delle donne, dichiaro che la nostra specie può essere felice se segue Eros sino al suo fine, così che ciascuno incontri l'anima sua metà, recuperando l'integrale natura di un tempo. Se questo stato è il più perfetto, allora per forza nella situazione in cui ci troviamo oggi la cosa migliore è tentare di avvicinarci il più possibile alla perfezione: incontrare l'anima a noi più affine, e innamorarcene. Se dunque vogliamo elogiare con un inno il dio che ci può far felici, è ad Eros che dobbiamo elevare il nostro canto: ad Eros, che nella nostra infelicità attuale ci viene in aiuto facendoci innamorare della persona che ci è più affine; ad Eros, che per l'avvenire può aprirci alle più grandi speranze. Sarà lui che, se seguiremo gli dèi, ci riporterà alla nostra natura d'un tempo: egli promette di guarire la nostra ferita, di darci gioia e felicità. (Platone, Simposio)

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